Cultura & Società

Teatro Millelire di Roma, dall’8 al 13 gennaio “Bukowski – a night with Hank”. intervista a Roberto Galano, interprete e regista

Teatro Millelire di Roma, dall’8 al 13 gennaio “Bukowski – a night with Hank”.
intervista a Roberto Galano, interprete e regista

Dall’8 al 13 gennaio il Teatro dei Limoni di Foggia approda al Millelire di Roma con Bukowski – a night with Hank di Francesco Nikzad (trailer). Un lavoro di ricerca e studio che, partito nel settembre del 2011, è approdato al suo debutto nazionale a Foggia nell’aprile del 2012. Lo spettacolo, finalista al Torino Fringe Festival, dopo le repliche romane sarà in tournèe in diverse città italiane. Protagonista assoluto di questa intensa rappresentazione è Roberto Galano nel duplice ruolo di attore e regista: Fattitaliani lo ha intervistato.

Quello portato in scena dal Teatro dei Limoni non è una lettura di Bukowski né un collage dei suoi scritti. Si tratta di un testo inedito. Nikzad ipotizza una notte, in cui succede qualcosa di particolare nella vita dello scrittore. Qualcosa che lui non ha mai raccontato. Una sua presa di coscienza.

Un fragile ubriacone perdente. Questo è Bukowski per il Teatro dei Limoni:

Io non sono Bukowski. Charles non era Bukowski. E nessuno sarà mai Bukowski afferma il regista ed interprete Roberto Galano. C’è qualcosa nascosto, protetto dai litri di alcol che marciscono nel fegato, dalle perversioni e l’odio per una mondo pieno di figli di puttana. Qualcosa di così puro che può appartenere solo a un angelo. Ma gli angeli non esistono, e se esistono hanno le ali di carta che si bagnano alla prima goccia di pioggia. Esiste, invece, una notte che divide il mito dello scrittore dal fragile ubriacone perdente. Una notte sola. Soltanto lui e il suo piccolo uccello azzurro nel cuore. Una notte con Hank.

L’INTERVISTA

Qual è il suo rapporto personale col poeta e scrittore?
Con Bukowski è stato un rapporto piuttosto travagliato, mi sono approcciato ai suoi libri durante il periodo dell’adolescenza, e da adolescente ribelle quale ero lo adoravo, ma in effetti era solo una posa, una trasgressione, un rifiuto delle regole. Quando sono cresciuto l’ho ignorato e respinto per molto tempo, lo trovavo eccessivo, inutile, privo di profondità. Poi qualche anno fa, per caso, mi capita tra le mani “Bluebird”, la leggo e mi tocca così tanto quella poesia che quando scopro che era di Bukowski quasi ci resto male, da lì ho iniziato a rileggerlo tutto, ma con un occhio completamente diverso.

Per un artista come lei che cosa significa rappresentare un testo su un personaggio come Bukowski?
Sarebbe stato banale rappresentare Hank limitandosi al suo classico stereotipo (cazzo, figa, puttane, bar, vino, birra…) tutto questo è presente nel personaggio, ma è molto marginale rispetto al lavoro fatto sulla sua anima da perdente, sui suoi dubbi, sulle sue paure, sulla poesia che nasconde.

Quale aspetto è risultato più spontaneo e quale più complesso nel dirigerlo e interpretarlo?
Quando lavoro ad un personaggio, mi piace ritrovare qualcosa di me in ogni sua sfaccettatura, lo trovo più sincero, più profondo. Hank ha una tale malinconia dentro, soprattutto in rapporto alla solitudine, che spesso mi spaventa.

Nel duplice ruolo di attore e regista, ha avuto più occasioni per confrontare se stesso con il personaggio?
Ho imparato che per interpretare qualunque personaggio al meglio è necessario “capirlo fino in fondo” ma non “giudicarlo”, quindi come regista mi limito a creare le atmosfere dentro le quali calare l’attore.

Lo spettacolo è stato più difficile dal punto di vista organizzativo o emozionale/emotivo?
Assolutamente la seconda.

Goffredo Palmerini
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