Ma dov’è la più importante differenza tra un musicista professionale e non professionale? Prima di tutto nell’educazione musicale. La formazione di un pianista o violinista esige, in media, 15 anni (es. i miei studi son durati 21 anni). Un direttore d’orchestra deve studiare ancora di più. Mi sembra un concetto sbagliato quello di aprire le strutture musicali professionali ai dilettanti, senza comunicare questo fatto al pubblico. Ci sono i medici laureati, specializzati, che lavorano negli ospedali pubblici e le cliniche private. Ci sono “medici” non professionisti quali si muovono dentro i circuiti, da loro creati, distribuendo, non gratuitamente,i loro consigli, i loro farmaci, le loro terapie. Ogni tanto, in Italia, si occupano di queste attività i giornalisti satirici televisivi. Divertente e triste.
Ci sarebbe difficile di capire ed accettare, che, questi medici-dilettanti, utilizzando il titolo “dottore” potrebbero entrare nelle strutture ospedaliere, per esercitare i loro “talenti”, ad insaputa dei pazienti non dubitanti della loro professionalità. Che cosa si dovrebbe pensare se queste persone fossero assistite dai medici ed infermieri professionali?
E cosa di diverso succede quando un direttore d’orchestra e qualche solista dilettante, accompagnati dal ensemble, si presentano al pubblico come professionisti senza avvisarlo che si tratta di una produzione amatoriale?
Propongo una riflessione seria della parte dei musicisti e organizzatori competenti in vista di creare in Abruzzo un circuito dedicato alle persone che praticano musica come hobby,per evitare situazioni imbarazzanti come quella che ha avuto luogo il giorno 27 gennaio (Concerto della memoria) in una città abruzzese.