Il 2012 dell’artigianato: per l’Abruzzo macchina indietro di dieci anni
A dicembre dati shock, saldo negativo di 825 imprese. Male l’Aquilano e l’edilizia
PESCARA – Un salto all’indietro di dieci anni, che all’inizio del 2013 fa ritrovare l’artigiano abruzzese nelle stesse dimensioni del 2004. Procede a passo di gambero il mondo della micro-impresa regionale, a lungo descritte come autentica spina dorsale del sistema economico regionale, ma oggi costrette a fare i conti con una crisi che in poco tempo ne ha falcidiato i numeri, costringendo alla resa migliaia di piccoli imprenditori. Lo rivela l’elaborazione, condotta da Aldo Ronci per conto della Cna abruzzese su dati Infocamere, il sistema informatico delle Camere di commercio italiane, sull’anno appena trascorso. A fine dicembre, complessivamente, il numero delle imprese artigiane della nostra regione ammontava a poco meno di 35mila (34.909), ovvero quasi le stesse (erano 34.761) dell’ormai lontano 2004.
Un’autentica débacle, insomma, che affonda le proprie ragioni soprattutto nella stasi degli ultimi anni: nel 2012, infatti, non solo le iscrizioni (2.331 contro 2.557) sono state largamente inferiori all’anno precedente, ma anche le cancellazioni (3.156 contro 2.791) sono state nettamente superiori al 2011. Così, la differenza negativa tra iscrizioni e cancellazioni nel 2012 (825) finisce per oscurare i dati, pure negativi, dei due anni precedenti (-216 nel 2009 e -234 nel 2011), ma anche per relegare la media regionale in posizione assai più negativa di quella nazionale, che pure non sorride: -2,28% contro -1,39%, con la sola Sardegna in una posizione peggiore della nostra.
Il decremento della piccola e micro-impresa ha colpito tutte e quattro le province abruzzese, ma in modo assai più marcato Aquilano (-274; -3,33%) e Teramano (-270; -2,82%). Mentre Pescarese (-136; -1,65) e Chietino (-145; -1,42%) hanno subito flessioni più modeste. Quanto ai settori, pesantissimo il calo del settore delle Costruzioni (-443 unità), ma a destare ancora più allarme è il fatto che la caduta più forte, dopo il Teramano (-171) si concentri in provincia dell’Aquila (-135): ovvero, almeno in quest’ultimo caso, il territorio interessato da una ricostruzione post-terremoto che resta ancora largamente virtuale. Crisi dell’Aquilano che si conferma nel Manifatturiero (-60), un settore che mostra segni pesanti di caduta anche nel Teramano (56) e Chietino (-59).
«Il mondo dei piccoli vive uno stato di grande sofferenza, e dati come il mancato avvio della ricostruzione del cratere sismico finiscono per accentuare la crisi dell’artigianato, generando frustrazione e senso di smarrimento» commenta il presidente regionale della Cna, Italo Lupo. A chiamare in causa le responsabilità della politica è invece il direttore regionale della confederazione artigiana, Graziano Di Costanzo: «E’ come se nel 2012 avesse chiuso un’azienda grande come la Micron, ma nessuno se ne accorge, e soprattutto nessuno sembra voler prendere la strada adeguata per combattere questa situazione. In un momento come questo, alla politica che si avvia alle elezioni chiediamo di inserire al primo posto della propria agenda quelle misure – credito, abbattimento della pressione fiscale regionale, avvio della ricostruzione, ripresa di politiche industriali – che ragionevolmente possono rappresentare un contrasto all’attuale deriva».
4/2/2013