Giulianova. Cerimonia di addio, questa mattina, per il giornalista Benny Manocchia. Le sue ceneri, come richiesto in vita, sono da oggi nel cimitero comunale di Giulianova. L’ iniziativa pubblica, promossa dal giornalista Walter De Berardinis, era patrocinata dal Comune e dall’ Ordine dei Giornalisti d’ Abruzzo. Servizio fotografico
, , . , , . ‘ , , ‘ ‘ . Dalle 13 di oggi, il cimitero di Giulianova custodisce le ceneri del giornalista italo-americano Benito Manocchia. Era stato lui stesso a chiederlo, quando era ancora in vita. La figlia Sondra, accompagnata da alcuni amici, le ha portate dagli Stati Uniti a Giulianova, il suo paese natale. Questa mattina, nella “Casa funeraria” Gerardini, la cerimonia d’addio e la benedizione dei resti mortali, contenuti in una semplice, piccola teca di legno scuro. L’iniziativa, promossa e organizzata dal giornalista Walter De Berardinis, ha avuto il Patrocinio del Comune di Giulianova, rappresentato oggi dal consigliere comunale Valentina Piccione, e dall’ Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, presente il Vicepresidente Simone Gambacorta. Un breve, ma commosso, rito religioso, prima della benedizione, è stato officiato da don Ennio Di Bonaventura, parroco della SS. Annunziata. Il consigliere Piccione ha consegnato a Sondra Manocchia una pergamena ricordo donata dall’ Amministrazione comunale. Il Vicepresidente dell’ Ordine dei Giornalisti Simone Gambacorta ha portato i saluti del Presidente Stefano Pallotta e sottolineato l’alto valore professionale, culturale e umano della figura di Benny Manocchia. Walter De Berardinis ha tracciato la storia di un’intera famiglia che, per generazioni, ha scritto pagine importanti del giornalismo, nazionale e internazionale. Sondra Manocchia ha ricordato i tratti distintivi della figura paterna, un uomo colto, appassionato, buono, a suo modo religioso, che ai figli ha insegnato la bellezza della parola scritta. Al termine della cerimonia, che alle 12.30 si è spostata nel vicino cimitero, è stata scoperta una targa commemorativa, nascosta dal tricolore e dalla bandiera statunitense. Nello stesso rettangolo argentato, i nomi degli appartenenti ad una famiglia che ha portato oltreoceano una testimonianza culturale e spirituale fuori dal comune.
Giulianova. E’ morto Benny Manocchia, il decano dei giornalisti giuliesi all’estero.
Benny (Benito Cesar) Manocchia è deceduto dopo una brevissima malattia martedì 4 maggio alle 15:30 a Old Saybrook, Ct. Aveva 86 anni.
Nato a Giulianova Italia nel 1934 da Francesco Manocchia e Filomena (Anna) Spadacci. È cresciuto il più giovane di quattro figli, benedica il cuore di sua madre, Lino, Omero, Franco e se stesso.
Da bambina, alcuni mesi estivi sono stati trascorsi con la famiglia di sua madre nella sua regione natale, la Toscana. Ricorda le notti nella vecchia casa di campagna, le finestre aperte per il caldo ma senza schermi, i pipistrelli che volano tra le travi della camera da letto, suo fratello Franco che calma le sue paure d’infanzia. Quando non era in Toscana, ricordava le spiagge estive di Giulianova e spesso nei suoi ultimi anni cercava di ricreare i piaceri ei suoni di quel tempo. P
Quando Benny aveva solo nove anni, un bombardamento americano durante la seconda guerra mondiale cadde sulla sua casa, uccidendo suo padre che era accanto a lui e mandando dozzine di frammenti di schegge nelle piccole gambe di Benny. Ha trascorso mesi ricoverato in ospedale con la sua famiglia e le suore che lo assistono quotidianamente.
All’età di 21 anni, il 17 luglio 1955, salì a bordo dell’Andrea Doria e sbarcò in America il 25 luglio 1955, un anno prima che affondasse.
Ha vissuto con suo fratello Lino in Hughes Ave nel Bronx, NY, dove ha iniziato la sua carriera di giornalista. Si è trasferito brevemente a Derby Ct dove ha incontrato molti amici tra cui la sua prima moglie, Carolyn DeMarchi. Si sposarono il 7 novembre 1959 e lui fece domanda e divenne cittadino dell’IS nel 1960. Tre anni dopo ebbero una figlia Sondra Beth. Ma l’Italia lo chiamava ed è partito per tornare in patria, solo, pochi anni dopo.
Ha vissuto per un po ‘di tempo a Giulianova, tornando negli Stati Uniti nel 1966 dove ha incontrato Patricia Higgins. Nel 1968 anche loro hanno una figlia Cristina Vittoria.
La vita di Benny era complessa e varia. Era un uomo che sentiva molto profondamente la vita, la vita, il dolore e la rabbia. Ha usato questa passione ardente nei suoi scritti e nei suoi rapporti – con Rusconi, la casa editrice per cui ha tenuto un giornale negli anni ’80, con le sue figlie in lettere ed e-mail, e nei suoi molti amori e delusioni con la sua famiglia.
Benny era un giramondo come giornalista, coprendo il mondo dello spettacolo e la politica delle celebrità. Ha avuto la fortuna di intervistare modelli e attori, presidenti e despoti. Ha trovato il favore di molti di loro che hanno inviato telegrammi compassionevoli di consolazione quando sua madre morì nel 1985.
All’inizio degli anni ’90 è tornato a Montesilvano, in Italia, dove, secondo le sue stesse parole, ha vissuto come un re, ma è stato generoso e amorevole con la sua famiglia. In tutto ciò che faceva Benny, la famiglia significava di più. Era devoto a suo fratello Franco e parlava quotidianamente con suo fratello Lino. Aveva uno speciale legame di fratellanza con suo nipote Giampiero, contando in tanti modi sui suoi consigli e consigli.
Il suo linguaggio d’amore era generoso e stravagante. Ha donato ai suoi figli non solo cose materiali, ma molte note appassionate di incoraggiamento e orgoglio.
Dopo essere tornato in America nel 1997, si è riunito con la sua prima figlia Sondra, che non vedeva dal 1969. Hanno sviluppato una relazione stretta e significativa e nei suoi ultimi anni, man mano che l’età si è insinuata nelle ossa di Benny, è venuto a vivere con lei e la sua famiglia a Old Saybrook, CT. Benny ha continuato a scrivere per tutta la vita, scrivendo 6 libri e postando per righe anche fino a un mese prima della sua morte.
Il mondo ha sentito la presenza di Benny. Un uomo timido e raffinato, che parlava sette lingue ed esprimeva in modo eloquente i suoi sentimenti in modo autentico, si sentiva spesso dire che non importava. Ma per coloro che lo hanno incontrato e sentito parlare di lui, lo ha fatto. Era molto importante.
Benny verrà cremato e le sue ceneri saranno riportate in Italia, la sua città natale di Giulianova che fu il suo primo amore, non appena gli sarà permesso il viaggio.
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Benny (Benito Cesar) Manocchia passed away after a very short illness on Tuesday May 4th at 3:30pm in Old Saybrook, Ct. He was 86. Born in Giulianova Italy in 1934 to Francesco Manocchia and Filomena (Anna) Spadacci. He grew up the youngest of four boy, bless his mother’s heart, Lino, Omero, Franco, and himself. As a child, some summer months were spent with his mother’s family in her home region of Tuscany. He recalls nights in the old country house, windows open because of the heat but no screens, and bats flying though the bedroom rafters, his brother Franco calming his childhood fears. When not in Tuscany, he recalled the summer beaches of Giulianova and often in his later years would try to recreate the treats and sounds of that time. P When Benny was but nine years old, an American bombing raid during World War II
fell on his house, killing his father who was next to him and sending dozens of pieces of shrapnel into Benny’s little legs. He spent months recovering in hospital with his family and the nuns attending to him daily. At the age of 21, in July 17, 1955, he boarded the Andrea Doria and landed in America on July 25, 1955- a year to the day before it sank. He lived with his brother Lino on Hughes Ave in the Bronx NY where he began his career as a journalist. He moved briefly to Derby Ct where he met many friends including his first wife, Carolyn DeMarchi. They married on Nov 7 1959 and he applied for and became a IS citizen in 1960. Three years later they had a daughter Sondra Beth. But Italy was calling him and he left to return to his homeland, alone, a few years later. He lived for a while then in Giulianova, returning to the US by 1966 where he met Patricia Higgins. In 1968 they too had a daughter Cristina Vittoria. Benny’s life was complex and varied. He was a man who felt very deeply about life, about live, about pain and anger. He used this fiery passion in his writings and relationships- with Rusconi the publishing firm journaled for through the 1980’s, with his daughters in letters and emails, and in his many loves and disappointments with his family. Benny was a world traveler as a journalist, covering the world of entertainment
and celebrity politics. He had the good fortune to interview models and actors, presidents and despots. He found favor with many of them who sent compassionate telegrams of consolation when his mother died in 1985. In the early 1990’s he returned to Montesilvano Italy where, in his own words, he lived like a king, but aways being generous and loving to his family. In all Benny did, family meant the most. He was devoted to his brother Franco and spoke daily with his brother Lino. He had a special bond of brotherhood with his nephew Giampiero, relying on his advice and counsel in so many ways. His love language was giving and extravagance. He gifted his children with not only material things but many passionate notes of encouragement and pride. After returning to America in 1997, he was reunited with his first daughter Sondra, whom he had not seen since 1969. They grew a close and meaningful relationship and in his later years, as age creeped into Benny’s bones he came to live with her and her family in Old Saybrook, CT. Benny continued to write throughout his life, authoring 6 books and posting by lines even until a month before his death. The world felt Benny’s presence. A shy and refined man, who spoke seven languages and eloquently expressed his feelings in an authentic manner, he was often heard to say he didn’t matter. But for those who met him and heard of him, he did. He mattered greatly. Benny will be cremated and his ashes will be taken back to Italy, his hometown of Giulianova that was his first love, as soon as travel is permitted.
USA. Benny Manocchia: il bar Agrò un pezzo del mio cuore.
di Benny Manocchia*
Apprendo dalla stampa abruzzese ( Articolo de Il Centro )della chiusura dello storico caffè (caffè Roma) della stazione della mia città di nascita, il mito Bar Agrò. La prima volta che entrai nel bar, ero un ragazzotto appena uscito dall’ospedale dove mi avevano tolto un bel po’ di schegge per via del bombardamento su Giulianova del 29 febbraio 1944, dove morì mio padre, il giornalista Francesco Manocchia. Ero entrato per salutare e ringraziare il signor Albani, padre di Gianni,mio compagno di scuola, che mi aveva trasportato a braccia all’ospedale vecchio vicino al Santuario della Madonna dello Splendore. Al bar c’era il piu’ anziano della famiglia, Agro’,il tosto che giocava in difesa. Mi disse: lascia stare il caffe’, sei troppo giovane, prenditi le caramelle. C’era un’atmosfera bella, amichevole e molto scherzosa, solo come i veri giuliesi sanno fare. Ognuno sapeva bene come formare la formazione della squadra giuliese, a Giulianova siamo tutti un po’ allenatori! Piu’ tardi, mio fratello Lino, già corrispondente a Giulianova per alcune testate sportive, mi presento’ Giannino, il piu’ giovane della famiglia,simpatico, già giocatore in serie A, un po’ tutti lo ammiravamo. Lo stesso giorno, a Giulianova spiaggia, un mio amico giuliese mi porto’ a gustare un gelato al limone, veramente Delizioso! C’era il piu’ piccolo della famiglia,padre di una stupenda ragazza (che oggi purtroppo non e’ piu’ con noi) che veniva a scuola a Teramo con tutti noi. Era molto bella,ammirata dai giovanotti.Una volta un teramano comincio’ a fare lo scemo e cosi’ gli mollai un destro che se lo ricordò per un bel pò.
Potrei parlare di tanti ricordi.Credete che anni in America possono annebbiare i ricordi di infanzia e del mio bel paese natio? Era una popolazione quasi sempre incazzata per la squadra o per la politica.Chi la voleva rosso,chi la voleva bianca.Intanto i politicanti ci fregavano. Sapere della triste storia del Bar Agrò mi piange il cuore, può essere che non si trova un giuliese disposto a rilevare l’attività vicino alla Stazione ferroviaria? Che peccato, se ne va un pezzo della vita giuliese.
*Giornalista giuliese residente negli USA
USA. Benny Manocchia: l’immigrazione irregolare vi porterà alla rovina
Preg.mo direttore,
Mio padre Francesco Manocchia fu ucciso in un bombardamento aereo a Giulianova circa 75anni fa,io nel contempo, ero finito in ospedale per 70 giorni pieno di schegge di bombe nel corpo, mio fratello Lino era prigioniero dei nazisti in Germania, dopo essere stato arrestato a Mostar in Jugoslavia. Vogliamo parlare di mia madre vedova? Senza casa, distrutta dalle bombe degli “alleati” e senza un centesimo in tasca. Fu proprio lei a insistere di lasciare l’Italia e di andare da mio fratello Lino in America, che aveva sposato una italoamericana (Di Michele). Fu un tormento, mia madre mi diceva in Italia non c’e’ lavoro,che cosa conti di fare? Cosi’ salii sull’Andrea Doria, un altro italiano emigrato. Oggi dovrei essere pienamente
d’accordo con gli italiani che vogliono “porte aperte” per gli emigranti africani e di altre parti del mondo.
Pero’ e’ logico fare un piccolo ragionamento su questo punto: lasciai l’Italia quando le cose a casa nostra andavano male,molto male. In America c’era lavoro,se
volevi veramente lavorare. Tuttavia per entrare in USA
dovetti prima recarmi al consolato americano a Napoli,giurare che non ero un comunista,spiegare che
anche se non riuscivo a trovare lavoro in America,la’ c’era qualcuno che mi avrebbe aiutato ad andare avanti.
In Italia le cose sono un tantino diverse. Anzi,bando alle chiacchiere , da voi si dicono un sacco di sciocche, le cose sono molto diverse.
Vogliono entrare in Italia,i cosiddetti migranti,senza rispettare certe condizioni,come per esempio dimostrare
di avere le carte legali in regola per essere ammessi in
Italia. Ma il punto più’ importante e sinceramente incomprensibile
e’ che l’Italia oggi non ha lavoro per gli italiani,e’ nei guai seri
economicamente,non riesce a mettere assieme un governo per piu’ di qualche mese.Insomma non potrebbe (non puo’)permettersi di accogliere chi ha bisogno.Inoltre i governicchi italiani vengono sopraffatti da altri stati europei,che fanno e disfanno,danno ordini all’Italia ed altre cose che fanno bollire il sangue.
Leggevo questa mattina: piu di un miliardo spesi per le carceri dei migranti in Italia. Ma non vi fa pensare? Che cosa cercano di provare quegli italiani (il papa in testa,purtroppo) di essere un popolo buono,sempre accogliente? Certamente. Ma la realta’ della vita e’ questa: tenere cura prima di tutto e di tutti degli italiani,poi,se e’ possibile economicamente, accogliere altri emigrati. Se non riuscite a vedere chiaramente questa situazione,allora o siete ciechi o non amate la nazione dove siete nati.
Benny Manocchia
USA. Benny Manocchia: democrazia e libertà, due parole da rispettare
Democrazia e liberta’ di parola non sono soltanto definizioni. Chi le pronuncia dovrebbe rispettarle. Oggi permettetemi di dire cose che probabilmente non saranno
accettate da molti lettori.
Cominciamo con l’ammettere una cosa:tutto quanto sta accadendo va al di la’ della politica. Infatti credo che si
dovrebbe parlare di interessi. Trump ha detto:”Gli Stati
Uniti hanno protetto l’Europa dal nazismo,poi hanno aiutato alla ricostruendone di intere nazioni in quel continente. E come ringrazia l’Europa? Acquistando petrolio e gas dalla Russia,mentre l’america e’ la prima nel mondo per la
produzione di entrambi i prodotti”. Il presidente USA non
riesce a capire perché’ c’e’ tanta acrimonia tra l’Europa e l’America. Forse perché’ – insiste – gli europei preferiscono
il comunismo.
Ma in Italia non esiste piu’ il comunismo,rispondono a Roma. La politica e’ vista come un lavoro e basta; cambia solo la casacca. Gia’,un
governo dietro l’altro,continue accuse contro gli Stati Uniti da un Paese dove perfino il Papa e’ comunista,o comunque di sinistra.
“E poi si lamentano per l’aumento dei dazi su alcuni prodotti italiani!”.Chi ha torto? Chi ha ragione?
Intanto l’Italia (l’Europa) potra’ aumentare il dazio sui prodotti
statunitensi importati nel Vecchio Continente.E poi dovrebbe (l”Italia) cercare di vendere i suoi prodotti in molte
parti del mondo. Basta sapere presentare quello che sappiamo fare in Italia.Una volta a Tahiti,dove andai per intervistare Brando,il proprietario italiano di un ristorante mi
disse:”Devo acquistare prosciutto e parmigiano da un rivenditore di New York perche’ in Italia si sentono troppo importanti per venderlo nei mari del Sud”.
E alla fine: dobbiamo capire che oggi esistono soltanto due forme politiche:quella che si appoggia a sinistra,oppure il capitalismo. Dobbiamo accettare i risultati delle nostre decisioni,spesso prese senza nessuna accortezza.
USA. Benny Manocchia: un abruzzese sul tetto del mondo
I suoi nonni vennero in America da Pacentro, Lui,il ministro degli Esteri statunitense, e’ nato a Orange, in California,crebbe nel Kansas, divenne capitano dell’Esercito dopo 4 anni a West Point (primo della classe). Poi decise di diventare avvocato,a Harvard e subito dopo di vincere la sua prima competizione ;politica diventando congressman per quello Stato.Ma Michele Gerardo Pompeo non aveva intenzione di fermarsi li’. Infatti divenne direttore della CIA e poco dopo questo oriundo abruzzese instancabile colpi’
l’attenzione del presidente Trump. Un anno e mezzo fa divenne Secretary of State,ministro degli Esteri,la piu’ importante posizione nell’amministrazione attuale. Oggi Mike praticamente vive nel suo aereo,preparato specialmente per i lunghi interminabili viaggi che Pompeo compie,dalla Corea del Nord,all’Aabia Saudita,dall’Iran all’Iraq,nel Sud America e in Europa,ovunque c’e’ bisogno di smussare gli angoli spigolosi della politica internazionale.
“Una capatosta dell’Abruzzo”,cosi lo chiamava la sua nonna. A 56 anni,con un figlio,Nicola,che vuole venire in Italia perche’ adora le nostre opere d’arte. Pompeo dice di non essere stanco. E mette le mani avanti, Hanno scritto che nel 2024 tenterà la carta per la Casa Bianca.
Trump ha una fiducia immensa per il nostro bravissimo ma modesto
abruzzese-viaggiante.
Allora,signor ministro,vai o non vai in Italia? Anche se la politica italiana segue binari contorti, la nostra penisola dovrebbe sentirsi molto vicina all’amministrazione americana oggi al potere. Prima o poi verrà a visitare il Bel Paese.
Forse vuole attendere che cosa succedera’ fra qualche mese nella
politica- dei- quattro- al potere? Ma non lo dice.
Capatosta abruzzese? Forse. Ma signore nel vero senso della parola
La diplomazia,pur essendo a volte snervante, e’ sempre una cosa seria.
Benny Manocchia
USA. Benny Manocchia: impossibile non amare l’Abruzzo
Una di quelle storie che ogni giornale sogna di poter pubblicare e ogni giornalista sogna di
scrivere. Una di quelle verita’ che pochi conoscono,forse perche’ presi dalla convulsa vita delle
metropoli. E,vorrei aggiungere:una di quelle storie che si sviluppano,quasi naturalmente,nella nostra regione.
Ralph e Ninke Boston anni fa conobbero in Inghilterra un vecchio abruzzese che,nei momenti romantici dei ricordi
descriveva la sua regione alla coppia molto attenta. Erano rapidi quadretti della vita
unica nelle montagne abruzzesi. Cosi’ un giorno,
Mister Boston decise di tentare l’avventura. Tre anni fa acquisto’ 4 ettari di terreno nella zona di Carapelle Calvisio. Aria fresca,cielo azzurro,pochi vicini sempre cortesi,pronti ad aiutare la coppia inglese..
I Boston si diedero da fare e in poco tempo stabilirono la loro Fattoria
della Magica,a circa un’ora da Pescara e da L’Aquila.
L’iniziativa si sviluppo’ un po’ alla volta;oggi la famiglia Boston ha:40
pecore,60 maiali, 250 polli,50anitre,30 gallinacci,20 conigli,ai quali bisogna aggiungere 7 gatti e 10 cani. Una meraviglia! Altro che Inghjlterra, altro che vita buia nelle nebbie londinesi..
Le pecore,pensate,sono della razza Gentile di puglia, vecchia del 15mo secolo,soltanto 3 mila
in tutto il mondo.
Oggi lui e lei parlano con orgoglio della popolazione vicina:”Ci aiutano in tutto,perfino come preparare salsicce e marmellate.Lamentarci della nostra decisione? Scherziamo.Sentite: it is impossible not to love abruzzo”.E impossibile non amare l’Abruzzo.
Che volete di piu’?
USA. Benny Manocchia: prima schermaglia per la Casa Bianca
Al dibattito di ieri sera tutto e’ iniziato d’amore e d’accordo:volemose bene,hanno detto i dieci
candidati alla presidenza. Volemose bene perche’ soltanto uniti battiamo Trump. Sorrisi ed
applausi a non finire.
Pochi minuti dopo Warren e Sanders si sono guardati in faccia dando l’avvio ad un confronto che ha
gelato i texani presenti nella sala. Era ora,per molti,che il senatore del Vermont e la senatrice del Massachusetts se ne dicessero a volonta’. Addio Trump,e’ ora di offendere senza paura,;dopotutto stanno lottando per la presidenza.Al diavolo tutto e tutti,tu Warren mi dai fastidio,percio’ faccio notare che hai scheletri nel cassetto e prima o poi li portero’ all’aperto.
Ah,si’? E tu,Sanders,comunista della malora,con le tue promesse assurde di un mondo che
non esiste e non esistera’ mai…
Il dibattito e’ andato avanti cosi’. Beto o’Rourke ha assicurato che fara’ scomparire le armi dalla nazione.Niente paura:ghe pensi mi! Poi Castro urla a Biden:sfrutti Obama quando ti fa comodo,ma lo rinneghi quando dovresti ammettere i tanti errori che voi due avete commesso assieme.
Insomma un dibattito secondo le regole.Inizialmente un paio di parole contro il presidente
in carica ma subito dopo sputare tutto il veleno che i colleghi del partito democratico hanno
in corpo. Uno contro l’altro armati:odio,gelosia,invidia.Ma poco,pochissimo amore per la patria.
Non e’ facile arrivare in cima alla classifica per potere diventare presidente. Non si sa chi
sara’Comunque si puo’ dire senza esitazione,che il prescelto non avra’ vita facile contro Trump.
USA. Benny Manocchia: benedetti italiani del Canada
L’estensione territoriale del Canada (9 milioni seicento mila chilometri quadrati) e’ seconda
soltanto alla Russia. In essa vivono eschimesi,indiani,tanti francesi e un nutrito drappello
di abruzzesi. Sono sparsi dappertutto:da Toronto,(che con 80 mila abruzzesi e’ la seconda citta’
della nostra regione.dopo Pescara) a Hamilton,da Ottawa a Montreal, ecco i signori di Celano,quelli di Orsogna,di Vasto,di Pescara,di Lanciano,e anche di Giulianova. Non molti
questi ultimi, dall’ingresso nelle forze calcistiche di quella nazione, di Gerardini e Ianni,due giuliesi che il nostro direttore De Berardinis ricordo’ sei anni fa in uno dei suoi unici ritratti storici. .
Gli abruzzesi in Canada si sono fatti sempre onore.Nomi come Nello Scipioni, AntonioTiberi,
Filippo Scibellii, Marco De Santis sono molto conosciuti in quelle vaste terre,per il lavoro svolto negli anni
con devozione,anche se sempre collegati spiritualmente alle montagne e le spiagge della nostra regione. Quanta forza umana perduta dall’Abruzzo. Ma perche’ a casa nostra non
riusciamo a “prendere il volo” con lavori,idee,iniziative (come avviene una volta all’estero)?
Forse perche’ a casa siamo indolenti? O forse perche’ siamo divisi dalla incredibile e stupida passione per la politica? Eppure potremmo benissimo fare dell’Abruzzo una copia in miniatura
del Canada. Che cosa ci manca? Qualcuno puo’ dirmelo?
USA. Benny Manocchia: arriva un comunismo yankee
Il terzo dibattito dei candidati democratici americani per la presidenza della nazione,si svolgera’ il 12 di questo mese a Houston,nel Texas. La lunga fila di 24 pretendenti
si e’ assottigliata . Ora sono rimasti in dieci. Di questi, in America c’e’ la convinzione che rimarranno in tre prima delle elezioni presidenziali dell’anno prossimo. Sono Joe Biden,ex vice
presidente con Barack Obama, Bernie Sanders senatore del New Hampshire e Elizabeth
Warren,senatrice del Massachussets.
Non tutti la pensano allo stesso modo. Biden cerca di seguire la filosofia politica di Obama,ma
e’ spinto da Sanders,dichiarato socialista (ma per tutti chiaramente molto di sinistra) e da Warren,
l’unica donna,fino a oggi, capace di creare grossi problemi per i suoi colleghi maschi.
Tuttavia,stringi stringi,sono tre americani che vogliono mettere in ginocchio la loro nazione. Come?
Sono d’accordo sulle tasse: se vincesse uno di loro, saliranno al 90 per cento. Sulla salute pubblica gratis,in tutto,perfino le caramelline per la tosse. Sui confini nazionali aperti a tutti,ma proprio tutti. Su salari di
almeno 20 dollari all’ora. Sulle scuole “open”,niente tasse,dalle medie alle universita’. Insomma
un po’ come gli svedesi di anni fa:tu nasci e da quel momento lo Stato pensa a tutto,proprio tutto. Solo che i tuoi genitori portano a casa soltanto il dieci per cento dei loro guadagn,il resto nelle casse statali. I “fabulous three” hanno una lunghissima lista per tutti,e per tutti sempre e soltanto “free”.
Certamente c’e’ un numeroso gruppo di americani pronti a giurare su uno di questi “salvatori della Patria.”
Perche’ no. Andare all’ospedale per rimuovere l’appendicite,e poi tornare a casa senza nemmeno pagare un dollaro? Miracolo. Lo stesso per chi ha tre figli che vorrebbero diventare
prossimi presidenti della nazione e quindi frequentare le migliori universita’ americane per “imparare come si puo’ diventare presidente”.
Nei dibattiti commettono un grosso errore, questi signori. Invece di spiegare al popolo i loro prgrammi in dettaglio,se la prendono con Trump,che si e’ permesso di ridurre quasi a zero la discoccupazione,di aumentare i posti di lavoro per milioni di statunitensi,di avere rinforzato le
forze armate della nazione e di avere consolidato il dollaro,caduto un po’ nell’ombra con Obama.
I nostri tre hanno comunque spiegato,come farebbero a pagare tutto quel po’ po’ di promesse.
Certo,le tasse al 90% lo hanno promesso. E hanno promesso che i superricchi saranno “smembrati” perche’ loro hanno miliardi ma gli altri americani no. Che le scuole famose dovranno rivedere le loro richieste di pagamento (280 mila dollari per quattro anni di colleges).Ma i ricconi sono pronti a salire sui loro jet privati e portare i loro capitali,i loro business in altre nazioni dove le tasse sono piu’ giuste.
E le scuole? Oggi i salari di alcuni professori universitari sono di 360 mila dollari l’anno. Credete che i professoroni molto famosi insegneranno per 30 mila dollari all’anno?
Insomma pochi politici statunitensi hanno pensato di fare dell’America una nazione rossa,molto rossa, come la drappa di un matador. Ole’.