USA. Più coraggio per combattere il terrorismo

Dopo gli ultimi sanguinosi attacchi degli Isis, i capi politici italiani hanno  assicurato i cittadini che tutto e’ stato fatto per mantenere la loro incolumita’.

Bene,ma se  il terrorista vuole colpirti non c’e’ modo di bloccarlo.E’ sempre stato cosi’.
Ora una cosa non capisco,ossia il nuovo motto che i signori al potere in Italia vanno ripetendo:non avere paura. E che cosa significa? Non avere paura vuol dire andare avanti come al solito,il sorriso sul volto e ridere in faccia alla paura.
Retorica imbecille:  la paura esiste quando c’e’ pericolo serio e le chiacchiere dei politicanti non aiutano affatto. Ero ragazzo durante l’ultima guerra mondiale e io avevo paura, e con me migliaia di altre persone del mio paese.Perche’ nessuno e’ mai capace di ridere,di non avere paura quando una bomba ti cade a due metri o un soldato nazista va in giro nel tuo paese con un pistolone al fianco e una baionetta che semba una scimitarra.
Invece di dire non dovete avere paura, dovrebbero dire state attenti a chi e’ attorno a voi,denunciate chiunque appaia come un bastardo isis,riferite quanto avete sentito o visto in giro.
La paura non e’ facilmente controllabile. Fate il vostro lavoro a piene mani,signori della politica, e
vedrete che la paura scomparira’.
Benny Manocchia



USA. Non si può criticare il Natale.

Negli anni ho avuto modo di criticare tutto quanto c’era da criticare, rispettando il mio lavoro di giornalista inviato in una nazione.Immagino lo stesso  hanno fatto i giornalisti americani inviati in Italia.

C’e’,pero’,poco,anzi niente da criticare in America per quanto riguarda il periodo natalizio.MI e’ sempre piaciuto,soprattutto perche’  – reale  o  fittizio  – riesce sempre a cambiare l’atmosfera.
Diventa una festa:di colori,di suoni,di sapori di
odori,la gente cambia.Merry Christmas si sente ad ogni angolo delle strade,nei marciapiedi,ascensori,uffici,bar,dappertutto.Regali a tutti  e da tutti,e soprattutto una
valanga di aiuti economici alla gente bisognosa.Nessuno a natale resta senza cibo.
Enti civili e comunali preparano lunghi tavoli di buon cibo da assegnare a poveri,vecchi,disoccupati. Molti formano cori che si esibiscono nelle scuole,nelle chiese cantando inni natalizi. La gente si ferma e ascolta,batte le mani e lascia denaro sorridendo.Negli ospedali i pazienti ricevono visite degli amici, oppure attori e attrici che portano doni.Giungono da lontano parenti che non vedono da molto tempo.
Lotterie speciali danno la possibilita’ ai giovani di giocare con poco e vincere bei soldini. Negozi pieni,anche con la crisi.Cravatte e
guanti i doni piu’ venduti.Miliardi di dollari spesi per festeggiare.Poi un anno intero per pagare le spese effettuate con carte di
credito.Comunque,
Il natale americano,anche  nei piccoli paesi,e’ veramente un evento che nessun giornalista puo’ criticare.
Benny Manocchia



USA. Una questione più grande di noi

Caro Direttore, dagli Stati Uniti seguo  i vari cosiddetti talk show della Rai. E  mi viene in mente una serie di domande da rivolgere al conduttore (ma anche al piccolo pubblico in sala, presente principalmente perche’ vuole vedersi per un minuto sullo schermo).Innanzitutto vedo spesso un prete,che in questi ultimi giorni prende praticamente la posizione dell’Islam,con il solito straniero di origine islamica che ripete sempre le stesse cose:noi siamo qui, a  noi non piacciono questi atti terroristici,poi pero’ non hanno risposta allorche’ quando qualcuno chiede:ma se e’ come dite,perche’ non scendete in piazza per condannare ad alta voce i terroristi?

C’e’ anche chi dice:dopotutto questi  atti sono una vendetta da parte dell’islam contro gli attacchi delle nazioni europee.Sarebbe importante risalire alle origini per stabilire chi diede l’avvio agli scontri bellici.
Ma la vergogna viene quando sentiamo i presenti in sala ricordare appunto ai signori della religione opposta certe pretese degli islamici in Italia, che vogliono  gettare via il crocifisso, togliere certe parole dalle nostre preghiere,di non usare la parola Cristo
e praticamente annullare l’idea del  natale.Pero’ urlano se qualcuno ricorda loro alcune parole del Corano,che non rappresenta,come dicono,il libro dell’amore e della vita mentre detta leggi completamente diverse.
Chi vive  negli Stati Uniti sa bene che la popolazione americana si ribella e si e’ sempre ribellata agli “ospiti” stranieri che si permettono di criticare il loro modo di vita,la loro religione,il loro attaccamento alla nazione.Senza mezzi termini ti dicono:guarda che se non ti piace
quello che vedi,nessuno ti obbliga a restare.
Ebbene e’ quanto dovrebbero dire in Italia,anche se ci sono 1 milione 600 mila di religione islamica che si sono piazzati a casa nostra e intendono cambiare il nostro modo di vivere.Allora, caro Direttore, i problemi sono appena cominciati.  Presto,purtroppo,vedrete arrivare
una situazione da far rizzare i capelli. Avete in mano una bomba pronta ad esplodere ma in Italia (perdonate la sincerita’) vi
preoccupate di cose sciocche,spesso inutili.Dov’e’ l’Italia degli uomini pronti a difenderla,dove sono quelli che ancora amano la nostra Patria? Siamo davvero gli italiani “venduti”, come ci chiamano in molte parti del mondo?
Benny Manocchia



USA. Il tradizionale appuntamento americano con il tacchino

Tra pochi giorni,il 26 di questo mese,negli Stati Uniti ricorre il Thanksgiving Day,ossia la giornata del ringraziamento.Si rifa’ all’epoca dei pilgrims,dei pellegrini inglesi che sbarcarono a Plymouth,nello Stato del Massachusetts,dopo che Cristoforo Colombo aveva scoperto questa terra.Erano momenti brutti per quelle

poche centinaia di inglesi arrivati qui, dopo un viaggio che aveva visto tante persone morire di fame e di sete. I nativi,che Colombo chiamo’ indiani perche’ credeva di essere arrivato alle indie (parliamo del 1492),si erano accorti dei problemi che stavano distruggendo i bianchi.Cosi’ decisero di aiutarli.Lo fecero mostrando loro una vasta zona dove vivevano, felici e contenti,migliaia di tacchini,chiamati turkey perche’ credevano fossero arrivati dalla Turchia.
Ebbene gli inglesi ne fecero una strage,che in sostanza li aiuto’ a vivere.
Cosicche’,un anno dopo,decisero di ringraziare il Signore e fecero festa,invitando anche gli indiani del luogo.Questa la storia piu’ o meno ufficiale,ma negli anni ci sono stati molti cambiamenti,a cominciare dalla data della pima celebrazione,che oggi  e’,come dicevamo,il 26 novembre. Milioni e milioni di tacchini sui tavoli degli americani,che festeggiano con grosse cosce di turkey e tanta birra.Dall’altra sponda,un milione di indiani che ricordano al popolo l’aiuto dato ai pellegrini,aiuto che venne “contraccambiato” con la strage di nativi da parte dei bianchi
americani.
Cosi’ e’ la vita.Qualche volta.
Benny Manocchia



USA. L’amore vince su tutto.

Nel mezzo di una societa’ spesso spaventosa,presa di  mira da vilta’.crudelta’.invidia e gelosia,un fiorellino riesce sempre  a spuntare. Che cosa c’e’ di piu’ splendente di una ragazza al suo primo amore? Sorridente,allegra,qualche volta con le lacrime agli occhi, ma sempre pronta a riprendersi perche’ l’amore,lo sappiamo,non puo’ essere sconfitto,specialmente quando si e’ giovani.

Per i ragazzi che amano non esistono guerre fratricide,guerre combattute per distruggere una religione,per affondare una nazione considerata “cattiva”: quando giunge il momento dell’abbraccio,del bacio alla persona che si ama, del gentile riposo sulla spalla di lui,
dell’attesa prima di sentire le sue parole che le ricordano che lui,si’,il suo ragazzo,le vuole bene, tutto e’ rosa.
In quel momento la societa’ non esiste,non puo’ fare del male a questi giovani che stanno per aprire la porta della vita.In quel momento la
societa’ pazza non ha molte possibilita’ di vincere,di annullare il momento dell’affetto giovanile. Noi siamo su questa terra
per grazia dell’amore.
Immaginate un mondo che non conosca questa parola.Pazzesco!
Benny Manocchia



USA. Attentati di Parigi….dico la mia.

Non occorrono le grandi testate giornalistiche,le grandi reti televisive per

ricordarci che la tragedia di ieri a Parigi rappresenta un atto terroristico dalle

Bandiera francese
Bandiera francese

immense proporzioni. Pero’ le loro posizioni ancora una volta dimostrano che e’
estremamente facile affermare il punto di vista di  chi non vuole fare niente  per evitare tragedie come quella,appunto,di Parigi.
Le affermazioni sono del tipo:dopotutto l’Isis si vendica per i bombardamenti sulla Siria; oppure:la democrazia impone un atteggiamento pacifico,dobbiamo parlare,cercare di convincere l’avversario che noi amiamo la pace e che tutto puo’ essere risolto, tutto tranne che difendersi con le armi.
Ma. insomma,e’ questa situazione chiara e pura guerra? Su questo sono tutti d’accordo.E allora c’e’ da chiedersi: le guerre non vanno combattute,oppure bisogna chinare la testa ed accettare l’offesa? L’islamismo,o comunque una grosss parte,vuole
conquistare il mondo.Come dire:i nostri moschetti annienteranno le vostre atomiche! Quindi si affidano all’atto terroristico:arrivo all’insaputa a casa tua,faccio brillare una bomba e buonanotte…Cio’ vuol dire forse  che alla fine vinceranno loro? Chi pensa che sara’  possibile, deve assolutamente farsi visitare da uno psichiatra.
Le guerre vanno combattute con le armi,non con la retorica di chi
ha interessi  per mantenere lo status quo della propria nazione,anzi,piu’ giusto sarebbe dire,dei propri interessi personali.
Allora,continuate pure  con le chiacchiere (dobbiamo essere tutti uniti ecc.ecc.) mentre
i terroristi si divertono ad ammazzare senza pieta’.
Benny Manocchia
italianinusa55@gmail.com



USA. In attesa del vincitore

Fanno ridere alcune frasi che i giornalisti usano nei loro servizi sulle chiacchierate (non sono piu’ di tanto) tra i  candidati alla presidenza USA. La piu’ frequente:

non ha vinto nessuno,subito seguita da: il candidato dem ha dato risposte migliori (lo stesso per  il c andidato del partito opposto).Insomma si tratta di battaglie, per i miei colleghi.La verita’ e’ che cosi’ vogliono i direttori:oggi,specialmente in politica,bisogna sempre,in qualche modo,affermare chi ha vinto,chi invece ne ha prese tante.Piace ai lettori,che non avendo seguito il dibattito, si affidano al
giudizio del cronista.Certo non e’ facile trovare una soluzione,voglio dire: dobbiamo accontentarci chi legge,altrimenti non ti legge piu’ nessuno.La cosa che mi fa pensare e’: come si fa a dare un giudizio su un confronto che dura di solito mezzora e al quale prendono parte diecine di candidati,che si interrompono,gridano e qualche volte arrivano  alle mani.Si tratta di trucioli di pensieri in risposta a una domanda:lei pensa che tizio potrebbe essere un buon presidente…well,
certo che bisogna considerare…Interruzione:come fa a porre una tale domanda,qui non siamo per fare gli indovini.? Chiuso il paragrafo e arriva la pubblicita’. Forse sarebbe meglio ascoltare e giungere a una considerazione:chi veramente mi piacerebbe vedere alla Casa Bianca? E giu’ la solita lista,il solito curriculum per mettere in evidenza  la carriera del candidato.Ma come ho detto prima,il lettore vuole sentire l’ultimo gong e l’annuncio: stasera ha vinto…
Benny Manocchia



USA. Gli abruzzesi “particolari”.

Qualche volta abbiamo anche lettori con un sorriso in volto,che non vedono tutto nero:  si attaccano ( e fanno bene) a cose del passato,vissute o sentite e si divertono.Una simpatica signora italiana che vive a Pittsburgh mi ha inviato un lungo e mail per complimentarsi con me.Non succede spesso.E fa piacere.La signora Luisa e’ stata sposata a un abruzzese (lei veneta)da 45 anni. “Vivere con un abruzzese vuol dire che prima o poi diventi come lui…”.E continua:”Voglio dire testardi,buoni di cuore ed anche gentili, quando vogliono”.Ma la vera ragione della lettera – spiega la signora Luisa – e’ un’altra.

“Io e mio marito seguiamo spesso alla tv le partite di  calcio in Italia.A un certo punto ci siamo guardati in faccia,stavamo pensando la stessa cosa.Succede dopo tanti anni insieme.Dunque cominciammo a ridere perche’ ci eravamo finalmente accorti la differenza della lunghezza dei pantaloncini dei giocatori di oggi rispetto a quelli di anni fa.Oggi in realta’ indossano mutandoni mentre ieri…corti ma
proprio corti,quelle belle gambe del maschio italiano.Chissa’ perche’ questo cambiamento.Certo non si tratta di pudore,non al giorno d’oggi.E allora? Mio marito ha  trovato la risposta.Fanno pantaloncini cosi’ lunghi perche’ le aziende vogliono fare piu’ soldi:un pantaloncino come quello di ieri costava diciamo dieci,oggi allungando la stoffa costano 50. Non sono d’accordo ma gli ho detto bravo!”.
Voi che pensate?
Benny Manocchia



USA. Per fare il giornalista non basta essere amico del direttore….

Molti lettori da un po’ di tempo a questa parte mi rivolgono domande che io considero strane.Sono curiosi di sapere,mi dicono,come si fa a pubblicare articoli su un quotidiano.Il direttore – chiedono – lo fa per farti piacere,perche’ sei suo amico ecc.

Ebbene il giornalismo e’ molto diverso dalle altre occupazioni.Se il proprietario  di una testata vuole i tuoi pezzi e’ perche’ gli va bene,
gli piace come scrivi.Sarebbe un grosso errore passare materiale che non aiuta lo scopo della testata,o se  passa perche’ conosci il direttore o il padrone. In trentanni e piu’ di giornalismo,con le piu’ grosse ed importanti testate d’Italia,non ho mai chiesto il “favore” di vedere il mio nome in quel giornale.Mandavo i pezzi e lasciavo giudicare,naturalmente,il giudizio al direttore.
Certo ci sono casi,anche nel giornalismo,dove l’amicizia o una certa conoscenza importante hanno aiutato il giornalista.Tuttavia non dura molto,perche’ come diceva Hemingway,prima o poi il valore svanisce e lo scribacchino… con lui.
Se vi piace provare,scrivete,scrivete e poi presentate il vostro lavoro ai capi di un giornale.E vedrete se e’ come avete immaginato fino ad ora.
Benny Manocchia



USA. Il lavoro e’ essenziale.Senza, non c’e’ vita.Dunque ognuno vuole un lavoro.C’e’ chi lo cerca spasmodicamente,con tutte le forze

Il lavoro e’ essenziale.Senza, non c’e’ vita.Dunque ognuno vuole un lavoro.C’e’ chi lo cerca spasmodicamente,con tutte le  forze

che ha in corpo e nel cervello.Accetta qualsiasi cosa (almeno inizialmente) che risponda alla parola “lavoro”.
C’e’ chi,invece,pensa che il lavoro sia un diritto assoluto e qualcuno deve darglielo, magari in un piatto d’argento. Cosi’ stando le cose
e’ quasi naturale che il giovane (soprattutto) che si appresta ad entrare nel campo del lavoro,pretenda (senza mezzi termini) un lavoro che gli piaccia,che non lo costringa a lavorare troppo,che gli faccia ricevere una bella sommetta. Altrimenti lui dice no,niente.Ci pensera’ qualcuno,pensa.Il lavoro e’ un mio diritto e non possono trattarmi come se io fossi agli inizi (gia’, aveva aiutato mamma in cucina a lavare i piatti!).Il cerchio si stringe. Lui,alle sue condizioni,il lavoro se lo puo’ sognare,anche perche’ gli hanno fatto delle offerte molto vantaggiose,dovra’ soltanto passare una… bustina a qualcuno che l’aveva richiesta.Ci siamo intesi.
Poi,soprattutto in Italia,c’e’ il vizietto di credere che i sindacati risolverano tutto,ma proprio tutto.Come no,io credo a babbo natale e alla befana!
Ragionate un po’.E poi ditemi,per cortesia,che cosa avete mai ottenuto con il vostro comportamento.
Benny Manocchia