4° ABRUZZO FILM INDUSTRY: L’ABRUZZO AL CENTRO DEL MEDITERRANEO

 

Ampio respiro internazionale per la quarta edizione dell’Abruzzo Film Industry con la
partecipazione di dieci produttori cinematografici stranieri che hanno incontrato altrettanti
produttori nazionali e regionali oltre a 20 autori; si è svolta, infatti la sessione di pitching, in
apertura di manifestazione lunedì 18 novembre, che ha dato la possibilità agli autori di oltre
trenta progetti selezionati di presentare le proprie proposte direttamente in un incontro vis-a-
vis.
Gli stessi produttori intervenuti hanno poi avuto spazio di confronto e di incontro tra di loro
per ragionare su possibili collaborazioni su nuovi film da ambientare in Abruzzo o in una delle
nazioni coinvolte, Italia, Malta, Tunisia o Albania.

Nel secondo giorno di lavoro i produttori partecipanti hanno avuto la possibilità di conoscere
L’Aquila e i suoi dintorni in un location scouting eccezionale con a guida lo stesso presidente
della Abruzzo Film Commission Piercesare Stagni; proprio Stagni nel pomeriggio ha aperto i
lavori relazionando ai produttori regionali, nazionali ed internazionali riguardo i piani e
progetti dell’Abruzzo Film Commission per i mesi prossimi venturi stringendo o rafforzando i
contatti con i tanti addetti ai lavori presenti ed anche recependo consigli e suggerimenti
pratici in vista dei prossimi bandi in emanazione.
L’Abruzzo Film Industry si conferma strumento importante nella realizzazione di un sistema
industriale cinematografico aperto e partecipato grazie alla sinergia tra il L’Aquila Film
Festival, l’Abruzzo Film Commission e CNA Audiovisi Abruzzo.

Questi i produttori intervenuti:
Mahdi Ben Amor (La muse production, Tunisia)
Morsi Telmoudi (El baouaba production, Tunisia)
Micheal Carol (Limestone pictures, Malta)
Veronica Falzon (Malta)
Pedje Miletic (Malta)
Eno Milkani (Albania)
Fjoralda Dashi (Albania)
Eljona Tomaraj (Albania)
Bledar Gercaliu (Albania)
Giuseppe Gallo (Verso features, Italia)
Elettra Sparaparma (Oz film srl, Italia)

Cinzia Salvioli (Albedo production, Italia)
Barbara Salvioli (Albedo production, Italia)
Nicole Ulisse (Wildside, Italia)
Andrea De Blasio (Ombre rosse, Italia)
Giammaria Fiorillo (Meleagris film, Italia)
Francesco Inglese (Italia)
Valerio Lorito (Circuito totale, Italia)
Simone Lo Buio (Italia)
Vincenzo Filippo (Lupin film, Italia)
Anna Aliprandi (Luca Severi production group, Italia)
Pietro Zardini (Italia)
Francesco Bruschettini (Kahuna film, Italia)




Bellante. L’associazione culturale “Nuove Sintesi” e l’associazione culturale di amicizia italo-russa “Speranza”, organizzano la conferenza “LE RADICI DEL CONFLITTO IN UCRAINA. 2014-2024”.

Bellante. La Conferenza illustra la storia della formazione dello stato ucraino, la geoposizione del Donbass, dell’Ucraina attuale e della Russia. Prosegue con la spiegazione degli eventi di Euromaidan 2014 – comunicano gli organizzatori –  dell’eccidio di Odessa del 2 maggio 2014 e l’invio dell’esercito regolare ucraino nel Donbass con l’avvio della cosiddetta “Operazione antiterrorista” contro la popolazione civile. Seguiamo insieme l’espansione della NATO all’est e la legalizzazione dei battaglioni punitivi ucraini in Italia. Il racconto è corredato dalle foto – conclude il comunicato degli organizzatori – e dai filmati di durata da 2 a 10 minuti. La conferenza si terrà sabato prossimo, 23 novembre a Bellante paese (TE), con inizio ore 17.30, presso la Biblioteca Comunale (all’interno del Comune). Interverrà Vikoreva Irina, Presidente Associazione culturale di amicizia italo-russa “Speranza” e Edoardo De Santis che introdurrà la relatrice.  L’Associazione culturale di amicizia italo-russa “Speranza” svolge attività culturali, ricreative e caritatevoli per la popolazione del Donbass attraverso informazioni, conferenze, mostre e assistenza concreta ai concittadini in una situazione molto difficile. L’associazione è apolitica e indipendente. Non aderisce ad alcuna corrente politica, italiana o russa. Partecipa come divulgatore indipendente di informazioni sulla situazione in Donbass a tutte le conferenze e gli eventi a cui è invitata, portando le proprie testimonianze e organizzando mostre fotografiche.




Teramo. Conferenza stampa della Commissione Provinciale Pari Opportunità il 22 novembre, ore 10, Sala Consiliare

Nel corso della conferenza stampa saranno presentate le iniziative a cura della Commissione Pari Opportunità in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Insieme alla presidente Erika Angelini e alle componenti della Commissione interverranno:
Presidente della Provincia – Camillo D’Angelo

Direttrice Casa Circondariale – Lucia Avantaggiato
Comandante Carabinieri – Pasquale Saccone
Comandante Guardia Finanza – Fabrizio Chirico
Prefetto – Fabrizio Stelo
Questore – Carmine Soriente
Consigliera di Parità della Provincia di Teramo – Monica Brandiferri



Castelli e fortificazioni in Abruzzo dal VI al XVI secolo   di Gabriella Izzi Benedetti *

 

 

Le ragioni che hanno determinatoin Abruzzo una così grande quantità di castelli e fortificazioni sono in prevalenza riferite alla sua configurazione: l’aspetto geografico montuoso e accidentato non ha favorito il formarsi di grossi agglomerati urbani, impedendo il determinarsidi una difesa centralizzata, sicché piccoli e medi centri si  frantumarono in una miriade di piccole roccheforti; e poi il fatto che per secoli l’Abruzzo è stata terra di confine e come tale bisognosa di una ricca tessitura difensiva. Non dimentichiamo le innumerevoli valli, gole; i passi, i boschi, di cui la regione è dotata, tutti luoghi infidi.Il castello fortezza di Civitella del Tronto, a confine con le Marche è la più straordinaria espressione difensiva dei confini, la più importante del centro sud Italia, e in linea con le migliori d’Italia, con una superficie di 25.000 mq. Di stile rinascimentale fu l’ultimo baluardo della resistenza borbonica contro i garibaldini. Capitolò tre giorni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.

 

Questo insieme di fattori rese l’Abruzzo di più difficile accesso e solo dal VI secolo si assiste da parte dei Goti alla distruzione delle poche città esistenti e delle strutture difensive. La gente fuggì, il bosco si sostituì alle zone coltivate, i grandi pascoli si frantumarono, la transumanza subì un arresto, le strade divenute impraticabili crearono una situazione di stallo con grave danno economico. Ma tra le motivazioni non può mancare l’essere l’Abruzzo anche zona rivierasca e come tale esposta a incursioni piratesche, tentativi di invasione stabile via mare da parte di popolazioni orientali, pensiamo all’espansionismo islamico. Ecco dunque che già dal VII secolo troviamo torri, incastellamenti a livello marino, o in zone paludose e boscose specie a nord e in entroterra collinari non distanti.

 

L’Italia per circa mille anni pagò il disfacimento dell’Impero romano e questo ancor prima della sua caduta ufficiale(476 d. C.). I barbari si sentirono liberi di saccheggiare, distruggere, creare nuove strutture. I bizantini si reputarono,specie a sud, i veri depositari dell’eredità romana; e poi Arabi, drappelli di guarnigioni romane irriducibili ad accettare la nuova realtà, Longobardi, Saraceni. In seguito sarà la volta di Franchi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, per finire con le grandi lotte di potere tra Francia e Spagna, i vari domini germanici e ci fermiamo qui.In questo arco di tempo le strutture fortificate assumono un ruolo centrale. Ha origine il fenomeno dell’incastellamento che include non solo il castello di tipo classico, ma ogni tipo di fortificazione a scopo difensivo o di contrattacco.

 

Il castello è condizione insostituibile in un’epoca in cui popolazioni allo sbando trovano in esso possibilità di sopravvivenza. Castello dal latino castrum, accampamento militare di grandi proporzioni. Siamo di fronte a un nuovo ciclo storico. Il castello, circondato da profondi fossatile cui sponde erano collegate dal ponte levatoio, possedevaripari rettangolari, i merli, muniti di feritoie molto piccole dalle quali era possibile colpire i nemici con scarsissima probabilità diessere a loro volta colpiti, e poi saracinesche, piombatoi, passaggi segreti, e nei sotterranei le segrete, cioè prigioni.Nel castello confluivano le popolazioni circostanti all’affacciarsi di un pericolo, mettendo al sicuro in appositi silos, i raccolti. L’economia curtense è questa: vivere di una economia autonoma. All’interno della corte, organismo giuridico ed economico, si compiva il ciclo della produzione e dello scambio, si svolgeva l’attività amministrativa sotto la protezione di un capo unico fornito di immunità tributaria e giurisdizionale.

 

Nella parte alta del castello abitavano il feudatario e i più alti capi militari; in quest’area troviamo l’armeria e il tesoro. Il resto della guarnigione militare, la servitù e altre presenze vivevano ai margini del castello munito di cinte di mura concentriche o esagonali, interrotte spesso da torri fortificate. Non mancava della spaziosissima corte la chiesa il cui campanile svolgeva la stessa funzione delle torri d’avvistamento. Gli abitanti delle cinte più esterne erano soggette, forse perché meno controllabili, a uno speciale giuramento di fedeltà.Le fortificazioni fannoinvece parte di un’ampia gamma di strutture, poste in genere in luoghi alti, in modo da abbracciare un ampio orizzonte, lontane da vie consolari e percorsi più noti. A volte gruppi di fortificazioni si univano creando città fortificate che presero il nome di cerchie o contee.

 

Quella più famosa in Abruzzo, ma anche esempio raro in Italia fu la città dell’Aquila, sorta dall’unione di 99 castelli; ma su questo dato non esiste certezza storica.Oltrealle torri di genere difensivo, come le fortezze che privilegiavano luoghi pianeggianti, vicinanza di fiumi o laghi, esistono i borghi fortificati, le terre-mura, le rocche.I castelli in Abruzzo non cambiano di molto la propria struttura con l’avvicendarsi di dominazioni, anche per il sovrapporsi di stili dovuti a distruzioni e ricostruzioni; ma c’è una particolare tipologia tutta abruzzese (due esemplari si trovano solamente in Umbria) e sono i castelli recinto ocastelli pendio. Creati con grande intelligenza conciliavano sicurezza e tranquillità di lavoro all’esterno dell’abitato.

 

Ubicati con alle spalle uno strapiombo impraticabile, in luoghi dotati di un pendio anche ripido e di un fondo vallivo il più possibile vicino da adibire a pascolo e agricoltura, si prolungava oltre il recinto con un borgo collocato nel pendio fronteggiante la valle, con in vetta un’altra torre di avvistamento, il puntone rivolto verso lo strapiombo non abitato, sicché il nemico era avvistato immediatamente. Al suono del corno tutti gli abitanti e il bestiame abbondavano il borgo rifugiandosi nel castello dove era custodito il raccolto assieme a ciò che di prezioso aveva la popolazione. In tal modo si poteva resistere per mesi. Un esempio tra i più antichi è quello del castellodi Beffi, nelle vicinanze dell’Aquila; rimangonola torre alta più di 100 metri, cinte murarie, feritoie, edifici interni ristrutturati,grotte e terrazzamenti.I resti della fortificazione si trovano aipiedi del paese, presso il fiume Aterno.

 

Ne troviamo a Barisciano con pianta quadrangolare, aSan Pio, realizzato in più tempi, aPereto, aMontegualtieri con torre triangolare d’avvistamento, e non solo. Il castello pendio di Introdacqua, ha una torre cintata ancora in ottime condizioni.Il mutamento politico irreversibile avvenne con i Longobardi che crearono un nuovo assetto in grado di offrire stabilità di dominio. Stanziatisi nelle regioni nordiche intorno al 571, discesero a sud già in parte integrati con le popolazioni; convertitisi al cristianesimo, rispettarono la parte di territorio “di san Pietro”, di pertinenza papale; penetrarono nell’area interna centro meridionale dando origine al ducato di Spoleto a nord e di Benevento a sud. L’Abruzzo ne fece parte: a nord fu incluso nel ducato di Spoleto, a sud in quello di Benevento; il fiume Sangro ne delimitava i confini.

 

Di nuovo Abruzzo terra di confine. I raggruppamenti di famiglie in borghi detti Fare vennero muniti di difese incluse in grandi contee e gastaldati abitati da feudatari così potenti che spesso erano in grado di sconfiggere nemici esterni, ma non di controllarsi l’un l’altro, il che li indebolì politicamente, ma non incise sull’economia, avvantaggiatasi della stabilità di dominio. Vennero riutilizzati percorsi sconnessi della viabilità romana e preromana presenti specie in zone montuose e vennero create le basi per la più importante strada che da Firenze raggiungeva Napoli, la via degli Abruzzi, intersecando la regione dotata di 11 fortificazioni che rendevano sicuro il tragitto, dando modo all’Abruzzo di riprendere l’esportazione delle sue maggiori ricchezze quali lana zafferano, prodotti caseari. La produzione di olio e grano appartenente a zone collinari o costiere usufruiva di trasporti marittimi specie verso Puglie, Marche e Veneto. Venne riattivata la transumanza con i benefici che conosciamo. Nella complessa realtà medievale un ruolo determinante è quello della Chiesa nel bene e nel male; ma bisogna riconoscerle l’enorme ruolo civilizzatore e quello difensivo.

 

In questo le Pievi (dal latino plebs popolo, pievi rustiche) furono risolutive. Situate spesso lungo i percorsi tratturali, oltre ad assolvere funzioni religiose e proteggere, mettevano al sicuro i raccolti, amministravano la giustizia. La loro importanza decadde con l’avvento dei grandi monasteri Benedettini, (in Abruzzo tra monasteri, monasterini e celle se contavano 300), dotati dispazi agricoli propri, grandi strutture, tra cui quelle di ospitalità e cura; erano luoghi sicuri. Divennero in più d’un caso feudi di tipo ecclesiastico, temibili concorrenti del potere feudale laico, godendo fra l’altro di benefici e garanzie particolari; sicché a molti nobili, specie se di ramo cadetto, convenne entrare nello stato ecclesiale. Tra i due poteri s’istaurò una complessa tessitura di alleanze e inimicizie.

 

Anche dei castelli longobardi troviamo testimonianza nella zona della Marsica, del Fucino: Pescina, Navelli, Torre della Fara, Rapino, Gessopalena, e altrove.La loro stabilità di domino concorseall’impulso verso scambi commerciali ad ampio raggio. In quel periodo i Saraceni iniziarono ad assediare le coste e fu indispensabile arricchirle con torri d’avvistamento, castelli verso l’interno e borghi fortificati. Ma verso l’XI secolo ai Longobardisi sostituirono i Normanni giunti come mercenari, fuggendo dalla Normandia dove l’incremento demografico creava difficoltà di vita. Astutissimi, basti pensare a Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo (o Terror Mundi), in breve si impossessarono di tutte le terre fino al Tronto, si convertirono al cristianesimo avendo così il riconoscimento giuridico pontificio.

 

Da questa nuova situazione politica l’Abruzzovenne aggregato al meridione fino alla unità d’Italia. Lo stato venne diviso in contee e baronie; si cercò di centralizzare il potere inserendo i castelli all’interno delle città. I Normanni crearono un loro modo di costruire torri su base quadrata, alte, prive di scarpata troviamo qualche esempio nella zona della Marsica, del Fucino, come, tra le altre,in Pescina, Navelli, Popoli, Roccaspinalveti. Tra gli aspetti positivi del dominio normanno ci fu il cambio di mentalità: il territorio non più visto come miniera da sfruttare. Ma un bene da valorizzare e tramandare. Diedero anche impulso alle arti e vennero create molte abbazie e cattedrali. A loro si deve il consolidamento attraverso l’Appennino della via degli Abruzzi che da Napoli a Firenze creava una continuità di scambi con il resto dell’Europa.

 

Il passaggio dal loro dominio a quello svevo fu indolore, con il matrimonio dell’ultima Altavilla, Costanza, data il sposa al figlio dell’imperatore svevo Federico Hohenstaufen, Enrico VI. Nonostante la fedeltà normanna al Papa (Costanza era sotto sua tutela) i rappresentanti dell’impero e del papato erano storicamente in collisione. Sorvolando sulle note storiche, i castelli svevi vengono definiti federiciani in quanto fu Federico IIpersonaggio d’intelligenza e apertura mentale straordinaria, che diede incremento alla cultura,a opere di ingegneria, modificando fra l’altro il sistema di realizzazione dei castelli costruiti fino ad alloracon l’adattarsi alle condizioni del terreno. Invece i castelli federiciani hanno un’articolazione indipendente dal terreno; venivano scelti luoghi adatti non solo strategicamente ma territorialmente, ispirandosi agli impianti difensivi arabi e bizantini. Hanno una regolarità matematica, si articolano su pianta quadrata con quattro ali munite di torri poligonali o cilindriche, in corrispondenza degli angoli. Ne abbiamo esempi: Rocca Calascio, Castel Manfrino costruita dal figlio di Federico, Manfredi, Tagliacozzo e altri. Come sappiamo gli Angioini, invitati dal papa, essendo di parte guelfa e dunque fedeli alla Santa Sede discesero alla conquista del territorio, dopo la morte di Federico II (1250), e riuscirono. In breve in Abruzzo i feudatari divennero tutti francesi, eccetto una piccola schiera autoctona tra cui i Valignani di Chieti e gli Acquaviva di Atri. I castelli angioini non si discostarono molto da quelli svevi ma prevalse l’uso delle torri cilindriche aumentate di dimensioni, venne abbassata per sicurezza la torre centrale, si munì la sommità delle torri con merli, beccatelli, caditoie; in Abruzzo ne reperiamo a Palmoli, Bussi, Bominaco, Crecchio, Vasto, Ortona, Carsoli e poco d’altro. Anche il regno angioino durò poco, le lotte di conquista lunghe e complesse portarono nel 1504 Luigi XII di Francia a cedere il regno dei d’Angiò alla Spagna. Ma, a causa dell’intrecciarsi di parentele i vari sovrani incominciarono a reclamare diritti.

 

L’Italia divenne un campo di battaglia e grande fortuna raggiunsero i capitani di ventura; in Abruzzo fra gli altri Braccio da Montone, Muzio Attendolo Sforza, Jacopo Caldora. Quest’ultimo, in uno slalom tra i vari contendenti riuscì a possedere castelli, in zona Fucino, a Vasto, ad Archi e altrove. Intanto il modo di fare guerra cambiava velocemente con l’uso della polvere da sparo, che tra il XV e il XVI secolo trasformò lo scenario bellico. Fu possibile a distanza l’annientamento di formazioni di fanteria. Il mortaio da assedio venne rimpiazzato col cannone da campo a canna liscia che colpiva la fanteria avversaria prima di ingaggiare un combattimento corpo a corpo. Si trattò di una vera rivoluzione.

 

In questo nuovo modo di difendersi si cercarono alternative architettoniche e gli architetti toscani spiccano come Giorgio Martini, i Sangallo e soprattutto Michelangelo. L’ultima immagine del castello fortificazione è quello rinascimentale a pianta quadrata, con quattro bastioni agli angoli e le mura che vanno da bastione a bastione. Il castello dell’Aquila ne è tipico esempio come quello di Casoli. Nei secoli seguenti divennero luoghi residenziali di nobili e re come aTocco Casauria oBalsorano. I castelli sono ormai parte del nostro passato, ma continuano ad attrarci come tutto ciò che stimola la fantasia. Il periodo romantico ne esaltò quanto di misterioso, avventuroso, eroico e poetico emanavano.  Ma, purificati dal tempo, racchiudendo in sé l’essenza stessa dell’umanità con quanto di bene e di male, tenero e crudele è in essa, continuano a sedurcicon il loro fascino emblematico.

 

*Presidente Società Vastese di Storia Patria




Nella sala comunale I Pioppi, nel quartiere Annunziata, le prove dell’ opera lirica “John Fante” prodotto dal Conservatorio Gaetano Braga. L’assessore Nausicaa Cameli: “ Un’opportunità vicendevole, nel segno di una collaborazione sempre più fitta.”

Si stanno tenendo da due settimane, nella sala polifunzionale I Pioppi, le prove dell’ opera “John Fante”. Prodotta dal Conservatorio di Teramo Gaetano Braga, la rappresentazione lirica è in programma per il Primo dicembre, alle 18:30, al Teatro Marrucino di Cheti.

La bella notizia è che, a queste prove, è possibile assistere. Oggi, sabato 16 novembre, le porte della sala resteranno infatti aperte dalle 15:30 alle 19:30. Pubblico ammesso, e per l’intera giornata, anche lunedì 25 novembre ed il 26, data delle prove generali.

L’opera, con uno stile originalissimo, trasferisce sul palco uno spaccato di terra d’Abruzzo, alla luce della vita e dell’arte dello scrittore americano John Fante, la cui famiglia è originaria di Torricella Peligna.

Le musica di “John Fante”, ispirata dalla sceneggiatura di Miloje Popovic e firmata da Antonio Cericola, “si attiene alla tradizione operistica italiana ma con influenze anche jazz e blues, evocando l’atmosfera della Los Angeles di quel periodo.” La sceneggiatura è un’innovativa fusione di cultura abruzzese e di arte letteraria e musicale.

La regia è di Antonio Petris. La musica è eseguita dall’ Orchestra Sinfonica del Conservatorio Gaetano Braga, diretta dal maestro Simone Genuini. La parte corale è affidata al Coro del Conservatorio Braga e al Coro Lirico d’Abruzzo diretti dal maestro Paolo Speca. Interpreti, Maurizio Leoni, Manuela Formichella, Alba Riccioni, Tommaso Nicolosi, Giacomo Medici, Raffaele Costantini, Piersilvio De Santis, Angelo Caprara, Nadiya Tryshnevska, Michela Iallorenzi, Samuele Lattanzi, Anastasia Condrea, Anastasia Marinkina, Mimmo Lerza, Tonino Crisciotti, Daniele Di Nunzio, Claudia Nicole Calabrese.

Biglietto unico a 10 euro, anche su ciaotickets. Si sta organizzando un pullman per agevolare la “trasferta” a Chieti.

“Ospitare le prove dell’ opera- spiega l’assessore alla Cultura Nausicaa Cameli – è stata un’opportunità che, vicendevolmente, il Comune di Giulianova e il Conservatorio Braga hanno inteso scambiarsi. Per la nostra città è un onore accogliere la sede distaccata del Braga, ed altrettanto lo è stato concedere al Conservatorio la sala Pioppi per le prove di questa opera straordinaria. Il mese di novembre vedrà il coinvolgimento delle scuole e, mentre aspettiamo la prova generale ( anche questa aperta al pubblico) esprimiamo la nostra grande soddisfazione per una collaborazione che va infittendosi nel tempo e che vedrà ulteriori, positivi sviluppi”.




Scelti i finalisti giuliesi dell’edizione 2024-2025 del progetto del Lions International “Un poster per la pace”.

Sono stati scelti nelle scorse ore gli studenti finalisti del Concorso Internazionale “Un poster per la pace” promosso anche quest’anno dall’associazione Lions International. “Pace senza limiti” è il titolo dell’edizione 2024-2025 . Il progetto prevede la realizzazione e la presentazione di un disegno realizzato dai ragazzi sul tema proposto. Il primo classificato di ogni scuola, a cui sarà conferito un premio, accederà alle successive fasi nazionali ed internazionali. La commissione esaminatrice, composta dalla presidente del Lions Giulianova Annamaria D’Ostilio, dall’assessore alla Pubblica Istruzione Lidia Albani, dal direttore della Biblioteca e dei Musei Civici Sirio Maria Pomante e dalla pittrice Sabrina De Lauretis, ha visionato circa 60 elaborati. .

“ Il progetto – spiega D’Ostilio – mira a far esprimere visivamente ai giovani la pienezza della pace, affinchè tale sentimento venga compreso, fatto proprio e trasmesso alle comunità. Ringraziamo i ragazzi, gli insegnanti e la dirigente dell’ Istituto Comprensivo Giulianova 1 Cristina Di Sabatino che, per il secondo anno consecutivo, hanno accolto l’iniziativa, sposandone lo spirito e le finalità.”




Montorio al Vomano celebra la festa dell’albero con la piantumazione di un frutteto didattico

Nasce nel giardino del Circolo per Anziani di Montorio al Vomano un frutteto didattico unico nel suo genere, un’iniziativa promossa dall’Associazione Rifiuti Zero Abruzzo e dal Comune di Montorio al Vomano in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Montorio-Crognaleto, che verrà inaugurato giovedì 21 novembre in occasione della Festa dell’Albero.
Sotto la guida attenta dell’esperto botanico Alessandro Di Donatantonio, gli alunni  saranno coinvolti nella piantumazione di antiche varietà di frutta autoctone quasi scomparse dalle nostre tavole, come la ‘Mela gelata’ e la ‘Mela rosa’. Marialaura Frattarelli, esperta in agroecologia, svelerà come contribuire a creare ecosistemi più sani e a garantire la produzione di alimenti di qualità.
Attraverso un percorso esperienziale che li accompagnerà per tutto l’anno scolastico gli alunni potranno osservare da vicino come la vita si evolve nel frutteto al variare delle stagioni:
dalla preparazione del terreno ai primi germogli, dalla potatura invernale alla fioritura primaverile, dalla produzione di compost alla concimazione fino alla raccolta dei frutti maturi e alla produzione di gustose marmellate, acquisendo i principi dell’economia circolare. La collaborazione con apicoltori locali darà loro l’opportunità di scoprire l’importanza degli insetti impollinatori e di seguire un percorso educativo completo, che includerà la costruzione di un’arnia didattica e l’osservazione diretta della vita dell’alveare.
“Questo progetto rappresenta un ponte tra passato e futuro”, dichiara Luciana Del Grande, Presidente dell’Associazione Rifiuti Zero Abruzzo. “Il frutteto diventa una sorta di vivaio intergenerazionale, dove gli anziani nutrono la crescita dei giovani trasmettendo saperi antichi. Seguendo il ciclo di vita delle piante gli alunni impareranno a rispettare i ritmi della natura, a valorizzare la biodiversità e a comprendere l’importanza di ogni elemento dell’ecosistema”. “Siamo entusiasti di sostenere un’iniziativa così importante per la nostra comunità”, afferma l’Assessore all’Ambiente, Mariangela Cortellini. “Il frutteto sarà un luogo di incontro, di educazione e di valorizzazione del nostro territorio, dove grandi e piccoli potranno trascorrere momenti piacevoli e imparare a prendersi cura della natura e delle api, esseri viventi fondamentali per il nostro ecosistema”. Anche quest’anno, l’Associazione Rifiuti Zero Abruzzo rinnova il suo impegno donando un albero. Un gesto che simboleggia la volontà costante di lasciare un segno positivo per le generazioni future.



Giulianova. Lutto: addio all’amata maestra Maria Mosca Ripani, una vita dedicata alla poesia

Giulianova, 14 novembre 2024. E’ deceduta questa mattina a Giulianova Maria Mosca, vedova Ripani. Tra quattro giorni avrebbe compiuto 97 anni ed ha dedicato tutta la sua vita all’attenzione verso gli altri. Fu maestra elementare (37 anni di servizio) ed incontrava ancora di frequente suoi ex alunni ricevendo da loro sempre sinceri ringraziamenti per gli insegnamenti ricevuti. Affabile, gentile, generosa, sempre un sorriso per tutti, si era dedicata con elevata sensibilità anche alle composizioni poetiche, ed una Poesia è stata la sua intera vita. Le sue poesie sono state raccolte in varie antologiche e premiate in numerosi concorsi letterari: Roma, Milano, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Viterbo, Pinzolo, Porto Sant’Elpidio, Cellino Attanasio, Patti; il Premio Nazionale Il Faro Cologna Spiaggia e il Premio Internazionale AGAPE Accademia Caffè Letterari d’Italia e d’Europa. La sua opera prima è stata: “Cercando intono a me”, Edizioni Flavius Pompei, 2010, con la prefazione della prof.ssa Rachele Maurini, l’introduzione del dott. Antonio Lera e la presentazione di Romeo Iurescia. Sincere condoglianze ai  suoi figli: Alfonso, la dottoressa Gabriella, Ilde e il genero Antonio e la nipote Federica, che le sono stati amorevolmente vicini fino all’ultimo istante. I funerali  saranno celebrati domani venerdì, 15 novembre, alle ore 15, nella chiesa della Natività di Maria Vergine di Giulianova.

La redazione de giulianovanews.it si unisce al dolore delle famiglie Mosca-Ripani per la perdita della cara Maria.

Noi la vogliamo ricordare con una sua poesia.

“DOPO” di Maria Mosca

Accanto a te

Stretta a me

Sulla gondola ovattata

Dopo il ponte dei sospiri

Quiete.




A Spoltore “Annunaki: gli Dei dello Spazio?”, le risposte di Biagio Russo a grandi interrogativi

venerdì 15 novembre alle ore 21.15 presso la Pinacoteca della Soms di Spoltore con un evento dal titolo Annunaki: gli Dei dello Spazio?.

Russo riprende, quindi, alcuni sentieri di ricerca condividendo con il lettore aperte riflessioni che lo discostano da convinzioni ormai stereotipate, e convoglia i risultati delle ricerche verso un nuovo orizzonte. Un panorama visibile solo dalla cima di una collina dalla quale la vista di ciò che appare è sconvolgente, perché la realtà, quella vera, supera la fantasia.

BIAGIO RUSSO è nato in Umbria, a Terni, e vive in Abruzzo, a Spoltore (Pe).
Ha trascorso la sua gioventù da musicista in Toscana, a Follonica, trasformando in professione una delle sue primarie passioni. La sua formazione tecnica lo ha poi portato a lavorare nel mondo finanziario-bancario.

L’interesse per le origini dell’uomo e per i misteri delle antiche civiltà sono stati, però, il filo conduttore e la passione costante della sua vita, e ne ha affrontato lo studio sempre con apertura verso tutte le possibilità, anche le più inattese o scomode.

Uomini e Dei della Terra, nel 2024 PITAGORA e il Mistero della Musica delle Sfere, tutti titoli per Drakon edizioni.

L’ingresso è gratuito.




15 Novembre, Grand Hotel Don Juan, convegno “La separazione delle carriere. Opinioni a confronto”. L’iniziativa, con il patrocinio del Comune di Giulianova, è promossa dalle associazioni “Il Glicine” e “Culturiamo”.

Si terrà venerdì 15 novembre alle ore 16:00, negli spazi del Grand Hotel Don Juan, il convegno “La separazione delle carriere. Opinioni a confronto”. L’iniziativa è organizzata dalle associazioni culturali Il Glicine e Culturiamo, con il patrocinio del Comune di Giulianova.

Moderato dal Presidente Onorario de “Il Glicine” Paolo Tancredi, il convegno rappresenta un’occasione preziosa per approfondire una questione di grande attualità, attualmente in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali.

Relatori, l’avvocato, docente universitario, Vincenzo Cerulli Irelli, il Presidente della Sezione Penale professor Aldo Manfredi, il Presidente della Camera Penale “G.Lettieri” avvocato Gennaro Lettieri, l’onorevole Nazario Pagano, Presidente della Commissione Affari Costituzionali.

Introduce i lavori Pierangelo Guidobaldi, Presidente dell’ associazione Il Glicine.