AMANTI , IL DRAMMA DI FRATTI FA IL PIENO DI SPETTATORI A ROMA Grande successo per l’opera del drammaturgo aquilano messa in scena da Mino Sferra

24 marzo 2011

AMANTI , IL DRAMMA DI FRATTI FA IL PIENO DI SPETTATORI A ROMA

Grande successo per l’opera del drammaturgo aquilano messa in scena da Mino Sferra

di Goffredo Palmerini

ROMA – Tutto esaurito al teatro Agorà80 di Roma, sia alla “prima” del 15 marzo che alle cinque serate di replica di “Amanti”, dramma di Mario Fratti messo in scena da Mino Sferra con la compagnia Menandro. Un grande successo di pubblico e di critica per l’opera dello scrittore aquilano trapiantato a New York da quasi mezzo secolo, uno dei più affermati autori di teatro viventi. Come al solito un dramma dalle emozioni forti, dal ritmo intenso, con un dialogo secco e tagliente, senza fronzoli e affabulazioni. L’autore non indulge mai a circonlocuzioni retoriche, questo è lo stile drammaturgico di Fratti così tanto apprezzato in America, dove il teatro europeo ha sempre difficoltà ad affermarsi per la lentezza, la figurazione e la prolissità della scrittura. Fratti, invece, scrive teatro come piace agli americani, ma lo condisce con la sapienza antica della vecchia Europa, con quel quid in più che sfugge anche ai più valenti autori d’oltreoceano, per il retaggio più recente della loro cultura, e lo connota con soluzioni sempre imprevedibili. Ogni dramma di Fratti si chiude in maniera sorprendente. Anche per “Amanti” vale questa regola. Due atti e solo quattro personaggi, tre donne e un uomo. Lo stesso regista, Mino Sferra, cimenta il suo talento anche come attore. Incalzante la trama, tutta concepita sul piano delle passioni portate all’estremo, fino al delitto. Anzi ai delitti, due uccisioni. Si tratta d’un testo coinvolgente, come d’altronde tutte le opere del grande autore d’origine aquilana. Un thriller ambientato a New York, dove l’uomo è solo un pretesto che introduce un tentativo di triangolazione. Gelosia, passione, egoismo e morte sono gli ingredienti d’una intricata storia d’amore: il dramma, nella sua crudezza, fa meditare sull’impossibilità d’imprigionare i sentimenti entro schemi affettivi e concettuali logici. A volte una passione  senza inibizioni di sorta può travolgere e percorrere strade inimmaginabili.

Venuto apposta dagli States, alla “prima” è presente Mario Fratti. Non voglio mancare l’appuntamento – l’opera è per la prima volta rappresentata in Italia – anche per salutare l’insigne concittadino. Non lo vedo dallo scorso ottobre quando a New York, in occasione del Mese della Cultura italiana, egli prese parte con Letizia Airos alla presentazione del mio ultimo libro “L’Aquila nel mondo” a Casa Zerilli Marimò della New York University. Fu un eccezionale anfitrione nell’ambiente culturale americano, facendomi vivere dal di dentro il teatro a New York, specie con una rassegna sui nuovi autori italiani da lui stesso promossa off Broadway. Non ho indugiato, dunque, a partire dall’Aquila, il 15 marzo scorso, per arrivare per tempo a Roma, nel cuore di Trastevere, al teatro in via della Penitenza, anche per parlare un po’ con l’autore e il regista. Sono già lì un’ora prima dello spettacolo. Fratti è arrivato in Italia da un paio di giorni, sta da suo fratello Fernando, nei dintorni di Roma, ma già l’indomani deve ripartire per New York dove, nell’auditorium della prestigiosa Scuola d’Italia “Guglielmo Marconi, il 17 marzo va in scena il suo atto unico “Garibaldi” nel quadro delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, alla presenza del Console Generale d’Italia, Francesco Maria Talò, del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Riccardo Viale, degli esponenti della comunità italiana e degli studenti di tutte le scuole italiane nell’area metropolitana della Grande Mela. Un evento eccezionale, se non altro perché lo stesso autore, Mario Fratti, interpreta il ruolo dell’Eroe dei due Mondi, anziano a Caprera.

Lo trovo al desk del teatro che parla con Mino Sferra, il regista. Mi vede e gli vado incontro. Mi abbraccia, è  una sorpresa per lui. Avevo avvisato solo il regista, che conosco dal 2004, quando al Teatro dell’Orologio mise in scena “Cecità”, altro famoso dramma di Fratti sulla guerra in Iraq, poi rappresentato nei teatri di mezzo mondo. Con Mario Fratti c’è grande complicità, specie dopo aver passato nove giorni con lui a New York, avendomi egli pressoché imposto l’ospitalità in quella sua splendida casa museo sulla 55^ Strada, a due passi da Broadway e  Central Park. E’ singolare che la differenza d’età, più di vent’anni, scompaia nel rapporto con questo straordinario “giovanotto” ottantaquattrenne (Mario Fratti è nato all’Aquila il 5 luglio 1927) che mantiene un’invidiabile forma fisica, non teme di camminare, si nutre giorno e sera di teatro, sia come autore che come critico teatrale per il più diffuso quotidiano italiano in America. Giornate intense le sue, tra scrittura e i teatri di Broadway, o gli eventi della vita culturale di New York dove è frequentemente richiesto. Ma quel che più mi sorprende è la sua curiosità culturale, l’attenzione verso i nuovi linguaggi, il gusto per le espressioni artistiche più innovative. Avvicina, sostiene e incoraggia le avanguardie, in campo teatrale e nelle altre discipline dell’arte, con un’apertura incredibile, diversamente da tanti scrittori ed artisti che l’età avanzata sovente rinchiude nei recinti dell’esistente e che storcono il naso alle sperimentazioni più o meno ardite delle nuove generazioni. Insomma, il valore e la freschezza intellettuale fanno di Mario Fratti una personalità d’indubbio rilievo nella cultura mondiale. D’altronde non c’è altra chiave di lettura, se non in questa duttilità di pensiero, alla capacità di Fratti di cogliere tutti gli aspetti della cultura e della società americana, trasponendoli nelle sue opere con quella sensibilità che è paradigma del suo successo. Ciò che in America non è capitato neanche a sommi autori del teatro europeo quali Sartre, Brecht, Anouilh, Ionesco, Pirandello. Persino Arthur Miller e Tennessee Williams hanno conosciuto gloria postuma.

Al riguardo, l’analisi più lucida sul fenomeno Fratti l’ha vergata qualche anno fa Paul T. Nolan, docente all’University of Southwestern Louisiana. Descrivendo la storia della letteratura drammatica in America, che ha le sue punte d’eccellenza in Eugene O’ Neil, Edward Albee, Arthur Miller, Thornton Weilder e Tennessee Williams, Nolan rileva come per loro il successo sia arrivato assai tardivamente. D’altro canto il teatro europeo è stato sempre molto ammirato e visto con rispetto negli States, sebbene gli autori europei, anche di prima grandezza, non sempre vi abbiano avuto fortuna. “… Questa bizzarra relazione tra il teatro americano e quello europeo – annota Nolan – sembra aver stabilito la regola secondo cui il drammaturgo europeo ha la sua reputazione in America solo se resta “europeo”. Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l’esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. I futuri storiografi teatrali indicheranno probabilmente nella sua carriera di drammaturgo l’importante inizio di una nuova fase: lo sviluppo di una comunità teatrale veramente internazionale. (…) Il teatro americano vorrebbe rivendicare Fratti come autore proprio, sebbene egli abbia mantenuto finora la cittadinanza italiana. In un certo senso Fratti è un autore americano: appartiene all’America in maniera in cui altri autori europei, come Cechov, Ibsen e perfino Shaw, non potranno mai appartenere, perché egli è diventato parte della vita americana coscientemente, volontariamente e con simpatia. D’altronde Fratti – aggiunge Nolan – scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la caratteristica tolleranza e rassegnazione che è presente in scrittori associati in un’antica civiltà. Egli mette anche nei suoi drammi americani qualcosa di più vasto e di differente di quanto si trovi nei lavori di O’Neil, Miller e Williams; ci indica qual è il posto della società americana oggi nel mondo. E, stranamente, Fratti mostra spesso più fede nel sogno americano di quanta ne abbiano gli autori locali, una fede fatta di tolleranza e di pazienza. Mario Fratti (…) sta aiutando gli americani a scoprire il loro paese”.

Eppure l’arrivo di Fratti negli Stati Uniti fu quasi dovuta al caso. Nel 1962, al Festival dei due Mondi di Spoleto, si rappresentava il suo dramma “Suicidio”. L’opera piacque molto a Lee Strasberg, personalità indiscussa del teatro mondiale, che la volle portare a New York, all’Actor’s Studio. E fu l’apoteosi, in quel crogiolo delle avanguardie teatrali. Da allora per Fratti è stato un crescendo di successi e prestigiosi riconoscimenti per molti dei suoi lavori teatrali, come il premio Selezione O’Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, poi ben 8 Dama Desk Awards e sopra tutto 7 Tony Award, che per il teatro sono come gli Oscar per il cinema. Ora le sue opere teatrali – una novantina di drammi, commedie e musical – sono tradotte in ventuno lingue e rappresentate in più di seicento teatri nel mondo, sparsi nei cinque continenti. “Nine”, liberamente ispirata al capolavoro “8 e mezzo” di Federico Fellini, è diventata un musical con un enorme gradimento di pubblico, per anni rappresentato in migliaia di repliche. Due anni fa Rob Marshall ne ha fatto un film, con un eccezionale cast d’interpreti, come Nicole Kidman, Penelope Cruz, Sophia Loren, Marion Cotillard, Judie Dench e Daniel Day-Lewis. Ma non ha avuto la stessa fortuna del musical e Fratti è davvero contrariato per come il regista ha manomesso la sua opera, specie nel finale.

Approfitto di quest’ora di tempo per fare qualche domanda a Mario Fratti, chiedendogli proprio un giudizio sulla trasposizione cinematografica del suo musical “Nine”.

La mia commedia Sei Donne Appassionate è stata rappresentata nel 1974 a New York. Il liricista di “Chorus Line”, Ed Kleban, vide lo spettacolo e mi propose di farne un musical. Mi presentò un giovane compositore di talento, Maury Yeston, con il quale ho lavorato quasi sette anni. Così nacque il mio Nine. Vincemmo insieme alcuni premi e finalmente trovammo produttori e regista. Debutto nel 1982, un grande successo durato anni.  Riguardo al film di Rob Marshall, sono deluso perché il regista non ha usato le tante mie singolarità creative che hanno portato al successo il musical. Il film tenta di riprodurre l’originale “8 e mezzo” di Fellini. Ha cambiato il testo e omesso il mio finale, che era molto diverso e sorprendente. Rob Marshall ha fatto a modo suo. Il pubblico ha capito che Fellini non può essere replicato, di Fellini ce n’è stato uno solo, straordinario ed irripetibile”.

Il 17 marzo sarai l’Eroe dei due Mondi nel tuo atto unico “Garibaldi”.  Com’è nato?

L’ho scritto tre anni fa. Me lo chiesero all’università, si rappresenta spesso. Garibaldi è molto amato in America, affascina i giovani. E il 17 marzo lo interpreterò io, per l’occasione. Due soli i personaggi: c’è una donna che va a Caprera ad intervistare l’anziano condottiero. L’Eroe ci va naturalmente a letto, il suo fascino è sempre vivo, e alla fine si fanno commenti sulla notte passata e poi sulla sua vita. Il mio Garibaldi è un bella figura d’uomo, adora l’Italia, odia il papa e il clero perché contrari all’unità d’Italia. Ha avuto molte donne, nell’opera l’Eroe le ricorda tutte. Tante passioni per un uomo diventato un simbolo, una specie di padreterno che le donne desiderano. Ma in fondo un solo grande amore, anzi due, Anita e l’Italia. Ho messo tutto nel personaggio. Garibaldi ammette molti errori, come quello del suo matrimonio. E’ interessante dal punto di vista umano, perché è un uomo che ammette gli errori e le sue colpe, inveisce contro la Chiesa e contro Cavour che ha regalato Nizza alla Francia. In genere scrivo pochissimi monologhi come questo, ma il fine lo giustifica. Per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia, per tutto l’anno, ho messo liberamente il mio “Garibaldi” a disposizione di chiunque voglia rappresentarlo, in Italia o all’estero, senza pagamento dei diritti d’autore”.

Come la comunità italiana in America sta vivendo il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e come vengono giudicate all’estero le polemiche in Italia sulle celebrazioni?

A New York, ma anche in tante altre città americane, stiamo organizzando bellissime iniziative con la partecipazione delle nostre autorità diplomatiche e dell’intera comunità italiana. Un segnale forte per dimostrare il nostro orgoglio, l’amore per l’Italia unita e per la sua cultura. Un segnale che intende far comprendere in Italia che è inconcepibile disertare le celebrazioni come sta facendo la Lega, un partito che sta al governo e che tenta di dividere gli italiani”.

Cosa tiene così fortemente legati gli italiani all’estero?

Intanto la memoria dei sacrifici affrontati per affermare la nostra dignità, conquistandoci la stima con il lavoro e con l’ingegno. Il nostro comportamento ci ha fatto apprezzare dagli americani, che così hanno stimato di più anche l’Italia. Ci lega poi la nostra cultura: nelle università si ama moltissimo il romanzo italiano, la poesia italiana, il teatro italiano, l’arte di cui l’Italia è così ricca. L’Italia è una grande nazione. Ma negli ultimi tre anni, con Berlusconi, è diventato veramente imbarazzante quando ci chiedono come sia possibile che a guidare il governo ci sia un personaggio così discutibile per la sua vita privata e nell’etica pubblica. E’ per noi un’umiliazione ogni volta che ci chiedono ragione di cosa accade in Italia. Anche gli italo-americani che hanno tendenze politiche di destra si vergognano per i suoi comportamenti”.

Ecco Mino Sferra, regista del dramma ma anche attore. Gli chiedo notizie sui personaggi di “Amanti”.

Io interpreto Eugene, marito disordinato, egoista, superficiale, poco attento ai sentimenti coniugali. Roberta Cataldi è Marisa, la moglie di Eugene, donna insoddisfatta della vita matrimoniale, fragile, sensibile e vulnerabile. Valentina Corti è Tess, amante di Marisa, donna rampante e vissuta, sebbene di giovane età, capace di grandi passioni. Fabiola Gentilucci è l’interprete di Ursula, una detective, ex amante di Tess, donna caparbia, senza scrupoli, calcolatrice, con una forte dualità. Tutto è coacervo di passioni forti e contrastanti”.

Perché tra tante opere drammatiche di Fratti hai scelto proprio “Amanti”?

L’ho scelta perché propone tematiche attuali, a tinte forti. Forse è l’unico testo di Fratti in cui l’omosessualità femminile viene espressa con una certa chiarezza. Fratti è un attento osservatore del mondo femminile e riesce a coglierne più di altri autori gli elementi psicologici. L’amore tra donne porta a considerare che i sentimenti non conoscono ostacoli, che l’amore è universale in tutte le sue manifestazioni, compreso il delitto passionale. Il testo fa peraltro riflettere sull’uso delle armi, libero in America, che favorisce chi voglia spingersi a compiere un reato”.

Nel 2004 hai già messo in scena un’altra commedia di Fratti,“Cecità”. Che cosa trovi nell’autore?

Fratti lo trovo molto originale, sa trattare argomenti a 360 gradi, spaziando dalla politica – vedi “Cecità” – alla condizione umana, e lo fa sempre prendendo spunti dalla vita reale. L’autore contemporaneo è essenzialmente un passionale. E infatti al centro dei suoi testi c’è sempre l’uomo, con le sue debolezze e il suo vissuto. Ma quello che più mi colpisce sono gli epiloghi, i finali mai scontati e sempre avvincenti, come i suoi personaggi”.

Cos’ha Eugene in comune con Mino Sferra?

Beh, direi nulla. Eugene è un superficiale, poco attento a quello che gli gira attorno, pensa solo al lavoro e trascura la bella moglie. Io sono un po’ all’antica, prima la famiglia e poi tutto il resto. Amo il mio lavoro e sono molto meticoloso. Ecco, forse una cosa in comune l’abbiamo, sono un po’ disordinato. Mai sul lavoro, però”.

Ora però si va in scena. Lo spettacolo inizia, avanza nella suspence. Poi il finale, inatteso, e il lungo applauso a scena aperta. Ancora un successo. Mario Fratti sale sul palcoscenico, ringrazia il pubblico, gli attori, il regista: “Tutti bravissimi, spettacolo magnifico!” Mino Sferra mi ha detto ieri che lo spettacolo è già stato richiesto a Caserta e Velletri, per la prossima estate.




“Spiando la notte”, il romanzo giallo di un giovane esordiente di Giulio Avocatino

“Spiando la notte”, il romanzo giallo di un giovane esordiente

di Giulio Avocatino

PESCARA – È stato pubblicato per i titoli dell’editore Noubs di Chieti il romanzo “Spiando la notte” di Fabrizio Di Marco, giovane scrittore alla sua prima prova narrativa. Si tratta di un thriller ambientato nella città di Bologna, che l’autore conosce bene in quanto vi ha compiuto i suoi studi universitari, conclusi con il Dottorato di Ricerca in Fisica nel 2003. Un romanzo dalla trama alquanto singolare, che coniuga il genere del “giallo” classico, per intenderci quello modellato da Agatha Christie, con i canoni del moderno poliziesco americano (in particolare Jeffrey Deaver, di cui l’autore si dichiara ammiratore). Due storie separate finiscono per intrecciarsi, come da copione noir, ma in questo caso i colpi di scena vanno ben oltre ciò che si potrebbe immaginare.

Il lettore, “lector in fabula”, è posto nella condizione di un “voyeur” che spia, dal buco della serratura, ciò che avviene in uno spazio angosciosamente chiuso, come suggerisce l’immagine di copertina del libro, realizzata dagli artisti Stefano Faccini e Luca Di Simone. E nell’invenzione della vicenda narrata l’autore si ispira allo schema della “camera chiusa”, per la prima volta introdotto da Edgar Allan Poe, considerato iniziatore di questo genere letterario, in uno dei suoi più noti racconti, “The Murders in the Rue Morgue”, pubblicato a Filadelfia nel 1841. Tale schema consiste nella descrizione di “un delitto incredibile” o, più esattamente, “un delitto impossibile”, in quanto commesso in una situazione che lo rende apparentemente tale. Nel caso descritto da Poe, come si ricorderà, l’assassinio di due donne avviene in un appartamento chiuso dall’interno e posto a un piano tanto alto da non essere accessibile ad alcuno. Al personaggio di Monsieur Dupin, antesignano della figura del detective, tocca risolvere il rebus. Situazione, quella della “camera chiusa” ripresa più volte nella storia del genere e, tra gli ultimi, da uno degli autori contemporanei di più largo successo, il finlandese Stieg Larsson, che ha proposto nel bestseller “Uomini che odiano le donne” una brillante variazione del tema.

Questa e altre notazioni sono state messe in risalto nell’affollata conferenza di presentazione del libro di Fabrizio Di Marco, tenutasi presso la biblioteca regionale “F. Di Giampaolo” di Pescara, presente l’editore Massimo Pamio, da sempre rivolto con successo alla scoperta di nuovi talenti letterari. Il libro e l’autore sono stati introdotti dalla scrittrice Angela Capobianchi, che della stesura essenziale, avvincente e turbinosa del romanzo ha rilevato tutte le caratteristiche del genere. Nell’animato dibattito seguito all’avvincente presentazione sono state poste dal pubblico presente in sala diverse domande all’autore che, all’interesse professionale per la cosmologia, ha aggiunto la passione manifestata fin da ragazzo per la letteratura, in specie la lettura dei romanzi di genere poliziesco e per il cinema noir. Come sottolineato dalla relatrice, l’intreccio di questo romanzo si presterebbe bene ad una trasposizione cinematografica, visti il ritmo e la presenza di un incalzante e spesso concitato dialogo, che spinge la narrazione verso la soluzione dell’enigma finale. Un romanzo, “Spiando la notte”, piacevole da leggere, da non perdere.




“Il potere della conoscenza” Incontro con l’astrofisica Margherita Hack Trieste – Circolo della Stampa, venerdì 25 marzo 2011, ore 18.00-19.30, ingresso libero

“Il potere della conoscenza”

Incontro con l’astrofisica Margherita Hack

Trieste – Circolo della Stampa,

venerdì 25 marzo 2011, ore 18.00-19.30, ingresso libero

Il potere della conoscenza nei suoi aspetti positivi, quelli che hanno reso e rendono sempre più libero l’essere umano. E’ questo il tema scelto per il terzo appuntamento sul potere, promosso dall’Accademia di Ricerche Sociali (ARS), che ruoterà intorno alla presenza dell’astrofisica Margherita Hack.

L’incontro è in programma venerdì 25 marzo, alle ore 18.00, al Circolo della Stampa di corso Italia 13, a Trieste, con ingresso libero.

Nel suo intervento la Hack aiuterà il pubblico in particolare a riflettere sul senso liberatorio della conoscenza, che nei secoli ha aiutato l’umanità a emanciparsi dai bisogni, dalle superstizioni, dalle false democrazie. Tuttavia, grazie anche agli altri relatori, si toccheranno pure gli aspetti negativi del conoscere, usato per dominare, plagiare, sfruttare.

Giuliano Auber, con un breve escursus sulla medicina dagli albori ad oggi, ci documenterà il cambiamento avvenuto nel corso dei secoli del rapporto medico-paziente e spiegherà come sia possibile un uso improprio della scienza medica, quando essa enfatizza i risultati o strumentalizza le malattie, ponendosi così al servizio degli affari.

Il genetista Sergio Crovella ci farà sperare in una qualità della vita migliore, mostrando le potenzialità (ma anche i limiti) della conoscenza del genoma umano. Paolo Zucconi, psicoterapeuta, riferirà sulle sue esperienze nel controverso campo della psicologia clinica, mentre lo psichiatra Stefano Baccaglini approfondirà l’eros cognitivo tra “sapere” e “non sapere”.

La prossima tavola rotonda (29 aprile) analizzerà il potere politico; seguiranno i dibatti sul potere dei media (20 maggio), sul potere economico (24 giugno), sul potere della comunicazione e dell’arte (15 luglio).




‘BATTISTELLA, IL PROSECCO’ INCONTRA MARGHERITA HACK LA CASA VINICOLA: VINO FA RIMA CON SCIENZA, NON SOLO CON TRADIZIONE E LIFESTYLE

‘BATTISTELLA, IL PROSECCO’ INCONTRA MARGHERITA HACK

LA CASA VINICOLA: VINO FA RIMA CON SCIENZA,                                                              NON SOLO CON TRADIZIONE E LIFESTYLE

“Nell’immaginario collettivo, il mondo del vino è ancorato a valori come tradizione, identità culturale, lifestyle. Ciò fa si che le parole ‘scienza’, ‘ricerca’ accostate al ‘calice di vino’ siano insolite per il consumatore del nettare di Bacco. Noi crediamo invece che vino possa far rima anche con ricerca e scienza proprio perché sono esse che consentono il suo continuo miglioramento e la sua elevazione dal vivere quotidiano al mito. Per questo abbiamo deciso di appoggiare l’evento triestino con Margherita Hack, esponente di spicco del mondo scientifico italiano. Scienza e ricerca non devono essere parole che il winelover possa aver paura di pronunciare, è grazie a loro se siamo i primi al mondo per qualità e sicurezza con le nostre produzioni enogastronomiche. Viva la scienza applicata all’enologia e alla vitivinicoltura!”.

Con queste parole, dalle pagine del nuovo sito aziendale – www.proseccobattistella.com – il management della casa vinicola Battistella commenta la volontà di partecipare attivamente all’organizzazione di “Il potere della conoscenza”, che vedrà la partecipazione dell’astrofisica Margherita Hack, ospite d’onore dell’Accademia Ricerche Sociali di Trieste. L’evento si terrà a Trieste venerdì 25 febbraio alle ore 18.00, al Circolo della Stampa in Corso Italia 13, – l’ingresso è libero, degustazione di ‘Battistella, il Prosecco’ per tutti i partecipanti.

Margherita Hack approfondirà gli aspetti positivi del sapere e della ricerca, quelli che rendono l’essere umano sempre più libero dai bisogni e dalle superstizioni. Interverranno anche, Franco Blasi, presidente dell’Ars, il medico giuliano Auber, il genetista Sergio Crovella, lo psichiatra Stefano Baccaglini e Paolo Zucconi, psicoterapeuta. Durante l’incontro l’artista Fabio Chiama eseguirà alcuni disegni dal vivo. La tavola rotonda sarà moderata da Massimo Panzini.




Roma. Saranno diplomati domani, dall’Università Pontificia di Roma I Ministri dell’arte e della bellezza

Saranno diplomati domani, dall’Università Pontificia di Roma

I Ministri dell’arte e della bellezza

ROMA, 24 Marzo ’11 – Cento Architetti e Artisti riceveranno il Diploma del Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia – conseguito con il patrocinio della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa – dalle ore 10,00 di domano, Venerdì 25 marzo 2011, presso la sede dell’Università Europea di Roma e del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum (via degli Aldobrandeschi 190).

Con una Lectio Magistralis dal titolo «Ministri della Bellezza. Architettura, Arti sacre e liturgia al servizio della missione dei Sacerdoti» il Cardinale Mauro Piacenza metterà in luce come la teologia della bellezza sia essenziale per l’annuncio di Colui che è la Bellezza, ponendo in luce l’urgenza e la necessità di riscoprire il profondo legame tra Architettura, Arti Sacre e nuova evangelizzazione.

Nel tempo della civiltà dell’immagine emerge in tutta la propria forza il valore pedagogico dell’arte, quale “luogo” di reale esperienza cristiana, in dialogo con ogni cultura ed espressione e sempre consapevole dell’irriducibilità dell’Evento cristiano.

I Professionisti specializzati al Master rappresentano una reale speranza per l’Architettura e l’Arte Sacra contemporanea che è alla ricerca di una propria compiuta dimensione, che non si sottragga né ai contenuti di fede né al doveroso contatto con il popolo di Dio, che è e rimane termine di paragone insuperato per valutare ogni proposta artistica.




IN FREE DOWNLOAD “LIBERTÀ”, IL NUOVO SINGOLO DEL RAPPER ABRUZZESE JOICE MANZO La canzone è disponibile sul sito dell’associazione teatina Ad Rem o sul suo canale personale di YouTube in compagnia del singolo d’esordio “Segreti”.

IN FREE DOWNLOAD “LIBERTÀ”, IL NUOVO SINGOLO DEL RAPPER ABRUZZESE JOICE MANZO

La canzone è disponibile sul sito dell’associazione teatina Ad Rem o sul suo canale personale di YouTube in compagnia del singolo d’esordio “Segreti”.

“Libertà”. Dopo l’enorme successo di “Segreti”, il primo singolo lanciato nel dicembre 2010, accompagnato dall’omonimo videoclip diretto dal regista pescarese Giovanni Barbetta, approda sul web il secondo brano ufficiale del rapper Joice che andrà a comporre entro la fine del 2011 il suo disco d’esordio “Fermate il mondo voglio scendere”.

“Libertà” è una canzone ricca di phatos, dal testo poetico e in cui l’elemento volgare, che contraddistingue gran parte della produzione rap italiana, è totalmente assente. In sostanza una musica più pulita, concreta, autentica. Inoltre, entro la primavera, sempre a marchio “Ad Rem”, l’associazione culturale che sta lanciando il giovane musicista, verrà stampato il primo EP, a tiratura limitata di sole 500 copie, dal titolo omonimo “Libertà” e con al suo interno quattro brani, tre dei quali entreranno a far parte dell’album e una chicca che resterà inedita, dando valore collezionistico all’EP per i fan del giovane talento abruzzese.

Dichiarazioni. «È un grido alla libertà! Del resto, chi non vuole essere libero? Ognuno a modo suo… chi non vuole essere libero da tutti i pensieri e i problemi quotidiani anche solo per un giorno? In questo brano, quindi, ho puntato a far viaggiare e riflettere l’ascoltatore, facendo sposare il mio testo con l’atmosfera creata dal duo di produttori abruzzesi “Ceasar Productions”. Il tutto in un ambiente perfetto per questo tema con i loro suoni a dir poco innovativi. Buon ascolto!».

Joice Manzo

L’artista. Joice Manzo nasce a Chieti il 30 gennaio 1986. Figlio d’arte – sua madre Mariacarla Cipressi è stata una ballerina e suo padre Danny Manzo è un batterista professionista che lo ha iniziato alla musica fin da piccolo – a 6 anni comincia l’avventura sportiva nel basket fino a raggiungere l’Under 21 di un team di serie A1. A 14 anni Lorenzo “Aig Scream” Pinciroli e Fabio “The Klean” Mastromatteo, ovvero i padri fondatori del noto team di basket freestyle “Da move”, lo notano durante la pausa di un torneo nelle Marche. E subito gli viene proposto di far parte del team. Comincia così la sua avventura come il più giovane e promettente freestyler d’Italia. Si esibisce per circa cinque anni con i “Da move” lungo tutto il Paese, sponsorizzando i più famosi marchi del settore. Tra tutte, da ricordare è l’esibizione con cui ha partecipato al programma “TRL” di Mtv il 28 marzo 2005. Nel frattempo continua la sua carriera da cestista e si avvicina sempre di più alla musica rap, genere per il quale ritiene fondamentale il cd dei Kriss Kross ricevuto il regalo dal cugino nel 1998. Conosce così Paolo “Ceasar” Catoni che lo porta nel gruppo ill’club.  Ma cresce sempre di più la voglia di farsi sentire e di produrre nuovi brani, fino all’arrivo della pubblicazione delle sue canzoni su MySpace, che sarà il punto d’incontro tra Joice e il famoso rapper romano Amir, tanto che lo invita a registrare due brani per il suo disco “Vita di prestigio” (2007) e successivamente, nel 2008, al disco “Paura di nessuno” con il brano intitolato “Se alzi gli occhi al cielo”, con anche la collaborazione di Loretta Grace (viene premiato al MEI di Faenza come miglior disco hip hop indipendente nel 2009).

Ed è la scena hip hop romana a permettergli di conoscere Ivan Ibbanez Donadello che per un periodo di due anni lo rappresenta. Ivan presenta a Joice il noto rapper Tormento con cui partecipa a un remix ufficiale di un suo brano (“A fuoco remix”) con altri personaggi della scena come Esa, Marya e, non ultimo, Amir. Da quel momento Joice per due anni gira con Amir in decine di locali per esibizioni live. Una delle sue più importanti apparizioni, però, è con Tormento, spalleggiando il famoso rapper sul palco del “Lucca Summer Festival” nel 2007 e aprendo addirittura il concerto del soul man John Legend.

Per quanto riguarda le aperture dei concerti da ricordare sono quelle per Colio, Club Dogo, Marracash, Bassi Maestro, e tanti altri ancora. Attualmente, membro della scuderia “Ad Rem”, è impegnato nella registrazione dei vari singoli che entreranno a far parte dell’album d’esordio, “Fermate il mondo voglio scendere”, la cui uscita è prevista entro il 2011, ma di cui in free download sono già disponibili i brani “Segreti” (compreso il videoclip per la regia di Giovanni Barbetta) e “Libertà”.

Informazioni.

www.associazioneadrem.com

Associazione Culturale Ad Rem

Via Ugo Agostini 3, 66100 CHIETI

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Penne. Il Presidente del Consiglio Comunale di Penne rende noto che è convocato CONSIGLIO COMUNALE in SEDUTA STRAORDINARIA Presso la sede del Consiglio provinciale di Pescara per il giorno Venerdì 25 MARZO 2011 – ore 10,30

Il Presidente del Consiglio Comunale di Penne

rende noto che è convocato

CONSIGLIO COMUNALE

in SEDUTA STRAORDINARIA

Presso la sede del Consiglio provinciale di Pescara

per il giorno

Venerdì 25 MARZO 2011 – ore 10,30

per discutere il seguente ordine del giorno:

Problematiche inerenti la Sanità Vestina

Il Consiglio Comunale di Penne si riunirà per la prima volta in trasferta venerdì prossimo 25 marzo alle ore 10:30 presso l’aula consiliare della Provincia di Pescara, per discutere le problematiche inerenti l’ospedale San Massimo ed affrontare i problemi della sanità nell’area vestina.

Alla seduta aperta sono stati invitati a partecipare il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, la sub-commissaria per la sanità Giovanna Baraldi, la presidente della V commissione regionale sanità e politiche sociali dott.ssa Nicoletta Verì, il presidente della commissione sul SSN presso il Senato della Repubblica dott. Ignazio Marino, i diversi capigruppo del Consiglio Regionale abruzzese, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del territorio ed i vertici della Asl pescarese, in particolare il direttore generale Claudio D’Amario, il direttore sanitario Ferdinando Guarino ed il direttore amministrativo Domenico Carano.

Il Consiglio Comunale di Penne si riunirà per la prima volta in trasferta venerdì prossimo 25 marzo alle ore 10:30 presso l’aula consiliare della Provincia di Pescara, per discutere le problematiche inerenti l’ospedale San Massimo ed affrontare i problemi della sanità nell’area vestina.

Alla seduta aperta sono stati invitati a partecipare il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, la sub-commissaria per la sanità Giovanna Baraldi, la presidente della V commissione regionale sanità e politiche sociali dott.ssa Nicoletta Verì, il presidente della commissione sul SSN presso il Senato della Repubblica dott. Ignazio Marino, i diversi capigruppo del Consiglio Regionale abruzzese, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del territorio ed i vertici della Asl pescarese, in particolare il direttore generale Claudio D’Amario, il direttore sanitario Ferdinando Guarino ed il direttore amministrativo Domenico Carano.





Pescara. Twins Jazz Trio special guest Cristian Panetto @ Centro Zoé. Centro Zoé. Via Colle Innamorati, 59. Pescara. Sabato 26 marzo 2011. ore 20,30.

Twins Jazz Trio special guest Cristian Panetto @ Centro Zoé. Centro Zoé. Via Colle Innamorati, 59. Pescara. Sabato 26 marzo 2011. ore 20,30.

Marco Di Battista: pianoforte.

Giorgio Pelagatti: contrabbasso.

Paolo Pandolfi: batteria. Cristian Panetto: sax alto.     Sabato 26 marzo 2011, il Centro Zoè ospita il Twins Jazz Trio e Cristian Panetto nell’ambito degli appuntamenti denominati JazzZoé. La serata si aprirà alle 20,30 ed è riservata ai soci del Centro Zoé, con prenotazione obbligatoria. Il Centro Zoé si trova a Pescara, in Via Colle Innamorati, 59.   Il Twins Jazz Trio – formato da Marco Di Battista al pianoforte, da Giorgio Pelagatti al contrabbasso e da Paolo Pandolfi alla batteria – ospita la chitarra di Cristian Panetto.   Di Battista, Pelagatti e Pandolfi formano un trio collaudato e presentano un jazz dai suoni eleganti. Il programma proposto dal Twins Jazz Trio ripercorre la letteratura degli standard, i brani celebri dei grandi maestri del jazz: i musicisti esprimono la propria personalità attraverso il rispetto della tradizione, trovando sempre nuove prospettive per mettere in luce in modo naturale le tante possibiltà a disposizione con il suo stile elegante e lo spessore degli assolo.   Al trio si aggiunge, come ospite, il sax alto di Cristian Panetto a suggellare una collaborazione duratura ed efficace tra il pianista e il musicista umbro. La grande confidenza tra i due interpreti diventa una carta in più da giocare nello sviluppo del percorso musicale. Panetto unisce nel suo stile energia e lirismo e riesce a cogliere così, ogni volta, la giusta intensità dell’esecuzione, a dare respiro alle atmosfere dei diversi brani e a coinvolgere il pubblico all’interno del proprio mondo sonoro.   Il Centro Zoé nasce dall’esperienza pluriennale dei suoi soci fondatori: il suo obiettivo è andare oltre la rappresentazione esteriore per arrivare all’interno di sé stessi e alla consapevolezza delle relazioni fra emozioni, benessere e qualità della vita. JazzZoé, rappresenta l’incontro del Centro Zoé con le sonorità e le atmosfere del jazz.       Contatti.   Centro Zoé, informazioni e prenotazioni.
Via Colle Innamorati, 59. Pescara
tel.: + 39.085.9151193
mail: info@centrozoe.it Marco Di Battista. Rapporti con la stampa. Fabio Ciminiera
mobile: +39.347.4098632
e-mail: fabio.ciminiera@micso.net




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Teramo. Il Duo Ashkenazy a Teramo in ricordo di Dante Valentini

Il Duo Ashkenazy a Teramo in ricordo di Dante Valentini

Venerdì 25 marzo 2011, alle ore 21, nella Sala Polifunzionale della Provincia di Teramo, si svolgerà il concerto del Duo Ashkenazy, composto da Dimitri Ashkenazy (clarinetto) e Vovka Ashkenazy (pianoforte).

L’evento rientra all’interno della XXXII Stagione dei Concerti organizzata dalla Società della Musica e del Teatro “Primo Riccitelli”.

Il programma:

W. Lutoslawski, Dance Preludes
C. Debussy, Premiere Rhapsodie
F. Poulenc, Sonata
N. Rota, Sonata in re
M. Castelnuovo Tedesco, Sonata

Dimitri Ashkenazy
Nato nel 1969 a New York, Dimitri Ashkenazy vive in Svizzera dal 1978. A sei anni inizia lo studio del pianoforte, a dieci si orienta definitivamente al clarinetto, sotto la guida di Giambattista Sisini. Dopo aver conseguito il diploma presso la Kantonsschule di Lucerna nel 1989, entra nella classe di Sisini al Conservatorio di Lucerna, ove ha completato i propri studi diplomandosi “con distinzione”  nel 1993. Avviato a una brillante carriera internazionale già dal 1991, si esibisce a Roma, Bologna, Milano, Palermo (con David Golub e I Filarmonici del Teatro Comunale di Bologna per la direzione di Riccardo Chailly) e Lisbona (con l’Orchestra Gulbenkian per la direzione di Muhai Tang). Debutta a Londra con suo fratello Vovka e Richard Stamper e successivamente negli USA, Europa, Australia, Canada, Asia. Ha collaborato con Deutsches Symphonie, Orchestre di Berlino, Royal Philharmonic Orchestra, I Filarmonici della Scala, Japan Philharmonic Orchestra, European Union Youth Orchestra, St. Petersburgh Philharmonic, Sinfonia Varsovia, Camerata Accademica di Salisburgo, Czech Philharmonic Orchestra, Bayerisches Rundfunks Kammerorchester, Prague Chamber Orchestra e per la musica da camera con Kodàly Quartet, Brodsky Quartet, Carmina Quartet. E’ apparso con artist icome Peter Maxwell Davies, Krysztoph Penderecki, Edita Gruberova, Barbara Bonney, Ariane Haering e naturalmente con suo fratello Vovka e con suo padre Vladimir Ashkenazy.E’ stato inoltre un membro della Swiss Youth Symphony Orchestra e della Gustav Mahler Jugendorchester. Nel 1994 ha eseguito presso il Teatro alla Scala di Milano, in Prima Mondiale il Concerto per clarinetto e orchestra “Piano Americano” del compositore milanese Marco Tutino. Nel 1997 ha collaborato con Marcello Panni e l’Orchestra de “I Pomeriggi Musicali di Milano” nella prima esecuzione di “Passages” di Filippo del Corno. Svolge un’altrettanto intensa attività discografica per la DECCA, PAN CLASSICS, ARTEMIS, KOCH, ONDINE). Tiene abitualmente concerti con la Prague Chamber Orchestra, Kodaly Quartet, Sudwestdeutsche Philharmonie Konstanz, Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, Brodsky Quartet, Lotus Quartet e recitals in Germania, Inghilterra, Italia, Polonia e Giappone.

Vovka Ashkenazy
Nato a Mosca, primogenito di due musicisti di eccezionale talento, Vovka Ashkenazy comincia lo studio del pianoforte all’età di sei anni. A sedici viene accettato al Royal Northern College of Music, dove segue i corsi di Madame Sulamita Aronovsky. Occasionalmente studia con Leon Fleisher, Peter Frankl e naturalmente, con il padre. Debutta con la London Symphony Orchestra sotto la direzione di Richard Hickox al Barbican Centre. Da allora la sua carriera l’ha portato in giro per il mondo con opportunità di suonare in prestigiosi teatri in Europa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e le due Americhe. Ha partecipato a numerosi festival internazionali come, per esempio, il Marlboro Festival in Vermont ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto ed è stato ospite di tutte le maggiori orchestre inglesi e, inoltre, Los Angeles Philharmonic, Australian Chamber, l’Orchestra Sinfonica di Berlino. Per la  musica da camera ha registrato un CD di musica italiana con il fratello Dimitri, insieme al quale si esibisce regolarmente, ed insieme hanno effettuato numerose tournée. Dal 2001 ha iniziato una stretta collaborazione con Vassilis Tsabropoulos, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. Si esibisce anche con suo padre, Vladimir Ashkenazy. Hanno inciso insieme con DECCA. Collabora, inoltre, con il Quintetto di fiati di Reykjavík, con il quale ha inciso due CD per Chandos. Parallelamente alla sua attività concertistica  si dedica con successo all’insegnamento, con master class in Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia, Guatemala, Islanda, Italia, Norvegia, Svezia e Stati Uniti di America. Attualmente risiede in Ticino.

Il concerto fa parte della giornata commemorativa a un anno dalla scomparsa di Dante Valentini, Presidente Onorario della Primo Riccitelli, organizzata dalla Primo Riccitelli in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Braga” di Teramo.

Dante Valentini (Teramo 01- 01-1916 / 25-03-2010) è stata una delle figure di spicco del panorama musicale di Teramo nonché uno dei maggiori testimoni della storia teramana del Novecento. Ironico, arguto, sempre pronto alla battuta con umorismo pungente ma mai scortese, ha interpretato con originalità i tanti volti della nostra città. Con la sua personalità discreta, ma fortissima, ha insegnato a intere generazioni di quelli che sarebbero poi diventati i musicisti e i docenti di oggi, senza trascurare al contempo i piccoli, ma sinceri piaceri della vita quotidiana, dalla buona tavola agli amici, figure fondamentali della sua vita, all’amore per le donne.

La giornata ricordo sarà così strutturata:

ore 9,00: Santa Messa Basilica Cattedrale

ore 17,00: Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Braga”

intitolazione dell’aula di solfeggio

Prolusioni di Alberto Melarangelo – Presidente dell’ISSM “Braga”

ore 17,30: Auditorium di Santa Maria a Bitetto – “In ricordo di Dante Valentini”

Intervengono:

Filippo Buongrazio, Antonio Castagna, Maurizio Cocciolito, Francesco Danesi De Luca, Giovanni Partenza, Sandro Melarangelo, Marco Renzi

Intervento musicale di Marco Caporaletti (flauto)

ore 21,00: Sala Polifunzionale della Provincia – Concerto del Duo Ashkenazy




Scanno. – L’obiettivo dell’iniziativa è di valorizzare tradizioni culturali e popolari legate al costume muliebre del piccolo borgo peligno –

– L’obiettivo dell’iniziativa è di valorizzare tradizioni culturali e popolari legate al costume muliebre del piccolo borgo peligno –

Scanno 23 marzo – L’Aternum Fotoamatori abruzzesi ha organizzato per domenica 20 marzo un’escursione fotografica nella splendida cornice di Scanno. Tutti i partecipanti al Corso di fotografia tenuto dal Professor Gianni Iovacchini, hanno immortalato per un giorno intero i migliori scorci del borgo abruzzese mettendo in pratica gli insegnamenti acquisiti durante le lezioni. L’escursione a Scanno è una delle tante iniziative che l’Aternum Fotoamatori organizza per valorizzare il patrimonio artistico abruzzese e diffondere tradizioni e antiche usanze attraverso l’espressione fotografica. Durante la giornata di domenica i corsisti hanno avuto modo di approfondire le conoscenze storiche su Scanno grazie all’aiuto di Enzo Gentile e dell’Associazione “Vivi il Costume” , che ha illustrato ai partecipanti la storia del paese e del famoso costume scannese. I fotografi hanno immortalato le anziane donne di Scanno vestite nelle diverse varianti dell’antico costume, continuando ad arricchire il patrimonio fotografico su Scanno e le sue tradizioni. Inoltre per le vie del paese i giovani dell’Associazione “Vivi il costume” hanno sfilato nelle zone più caratteristiche inscenando dei veri e propri quadretti di vita vissuta, e lasciandosi immortalare dai fotografi. L’ associazione , motivata dalla volontà dei soci di perseguire l’esperienza già consolidata di fare rivivere “L’Appuntamento con la Tradizione”, è nata con il desiderio di accrescere a fini turistici tutte le iniziative volte al recupero del costume muliebre e delle tradizioni culturali e popolari ad esso legate. I membri dell’Associazione Fotoamatori Abruzzesi ed il Presidente Bruno Colalongo , si impegnano da molti anni nel progetto divulgativo della fotografia amatoriale e nella realizzazione di corsi e di eventi culturali che avvicinino la gente all’arte della fotografia.