Teramo, riaperte per le selezioni per la 5° edizione del Concorso Canoro per Dilettanti di Karaoke

Teramo, riaperte per le selezioni per la 5° edizione del Concorso Canoro per Dilettanti di Karaoke

Domenica 3 aprile torna l’appuntamento con MIXFACTORkaraoke SELECTIONS tappa per le selezioni dei concorrenti del concorso canoro,giunto già alla 5° edizione la cui finale si terrà il prossimo 2 giugno a Giulianova.

L’evento musicale promosso dall’associazione culturale ‘BON TON’ di Bellante che opera nella promozione di iniziative artistico/musicale, affinchè giovani talenti del territorio,possano avere la giusta ribalta nel proprio ambito artistico,si avvarrà di una giuria di qualità. Essa sarà composta da esperti di musica del panorama teramano e regionale. Presiederà la giuria il pianista compositore TONI FIDANZA fondatore e direttore della famosa ORCHESTRA CONTEMPORANEA. La giuria prevede anche esperti di immagine e comunicazioni, come il ballerino/coreografo ERIK D e LUISA FERRETTI titolare dell’agenzia L&L Comunicazione. I 16 cantanti concorrenti , si esibiranno al cospetto di un folto pubblico, che sosterrà i propri beniamini e arduo sarà il lavoro della giuria di qualità, la quale avrà il compito di decretare un vincitore finalista per categoria (maschile e femminile) che andrà di diritto alla finalissima del prossimo mese di giugno.Mentre solo 3 saranno i concorrenti che supereranno il turno, candidati cosi alla semifinale.Inoltre è previsto un ‘PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA’ (una sorta di premio della critica)che darà diritto di accedere automaticamente alla finalissima.Il riconoscimento verrà attribuito alla esibizione più ‘originale’ della serata.

La kermesse canora sarà ospitata presso il disco pub KING ARTHUR di Teramo in via coste s’Agostino a partire dalle h.21 il prossimo 3 aprile. Le iscrizioni(gratuite) dovranno pervenire entro sabato 2 aprile al numero cell.3402882977 o tramite e-mail a: bontonservice@tiscali.it comunicando i dati personali ed il brano in gara.La parte tecnica/musicale sarà curata dal tastierista RICCARDO CIOSCHI mentre la conduzione della kermesse sarà affidata ad ANNA DI PAOLANTONIO ideatrice ed organizzatrice e presidente dell’associazione culturale ‘BON TON’ di Bellante che ha promosso l’evento. Special guest della serata sarà il ballerino FANKY REDS impersonator di MICHAEL JACKSON che si esibirà sulle coreografie della nota POP STAR scomparsa, al quale proprio l’associazione culturale ‘BON TON’ lo scorso giugno,in quel di Giulianova, ha dedicato un tributo, con uno spettacolo di svariati artisti locali fans dell’indimenticabile KING of POP.

PER INFO E ISCRIZIONI: 3402882977


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Roseto degli Abruzzi. Donne e libri: viaggio nella letteratura femminile Primo appuntamento venerdì 25 con Melina Barbati

Donne e libri: viaggio nella letteratura femminile

Primo appuntamento venerdì 25 con Melina Barbati

Roseto, 24 marzo 2011 –  Sono due gli incontri con scrittrici nell’ambito del  progetto Il mese delle Pari Opportunità promosso dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roseto degli Abruzzi con la collaborazione della Commissione per le Pari Opportunità.

Il primo appuntamento è per venerdì 25 marzo, alle ore 16, nel salone della Villa Comunale, con Melina Barbati che presenta la raccolta di poesie Tele del tempo edito da Manni. Il “tempo” per l’autrice ha una doppia valenza:da una parte è vissuto come nume tutelare dell’esistenza, sia nella sua accezione malvagia, quasi un demone sterminatore che tutto distrugge, dimentica, consuma (volti, figure, affetti, esperienze, legami), dall’altra è dipinto a guisa di divinità consolatrice che lenisce, consola, custodisce, risana.

“Il mese delle Pari Opportunità” si è aperto con lo spettacolo teatrale  “Racconto in ombra” della Cooperativa Il Volo, incentrato sui temi della dislessia. Alla rappresentazione che si è svolta all’Odeon il 21 marzo hanno partecipato gli studenti di Scuola Media e del Liceo Saffo.

“Piuttosto che festeggiare solo il giorno dell’8 Marzo abbiamo deciso di promuovere più iniziative pensate per riflettere sulle pari opportunità sotto diversi aspetti – ha detto il Vice Sindaco Teresa Ginoble. Così dopo aver coinvolto i più giovani sul tema della dislessia proponiamo un omaggio alle donne attraverso la lettura e per farlo abbiamo scelto di proporre produzioni poetiche e racconti scritti da donne”.

Alla presentazione interverrà Franca Prosperi che declamerà alcuni dei componimenti tratti dalla raccolta.

Il secondo appuntamento è per venerdì 8 aprile con il libro “Raccolgo conchiglie” scritto da Laura De Berardinis per le edizioni Ricerche & Redazioni.




Roma. AMANTI , IL DRAMMA DI FRATTI FA IL PIENO DI SPETTATORI A ROMA Grande successo per l’opera del drammaturgo aquilano messa in scena da Mino Sferra

24 marzo 2011

AMANTI , IL DRAMMA DI FRATTI FA IL PIENO DI SPETTATORI A ROMA

Grande successo per l’opera del drammaturgo aquilano messa in scena da Mino Sferra

di Goffredo Palmerini

ROMA – Tutto esaurito al teatro Agorà80 di Roma, sia alla “prima” del 15 marzo che alle cinque serate di replica di “Amanti”, dramma di Mario Fratti messo in scena da Mino Sferra con la compagnia Menandro. Un grande successo di pubblico e di critica per l’opera dello scrittore aquilano trapiantato a New York da quasi mezzo secolo, uno dei più affermati autori di teatro viventi. Come al solito un dramma dalle emozioni forti, dal ritmo intenso, con un dialogo secco e tagliente, senza fronzoli e affabulazioni. L’autore non indulge mai a circonlocuzioni retoriche, questo è lo stile drammaturgico di Fratti così tanto apprezzato in America, dove il teatro europeo ha sempre difficoltà ad affermarsi per la lentezza, la figurazione e la prolissità della scrittura. Fratti, invece, scrive teatro come piace agli americani, ma lo condisce con la sapienza antica della vecchia Europa, con quel quid in più che sfugge anche ai più valenti autori d’oltreoceano, per il retaggio più recente della loro cultura, e lo connota con soluzioni sempre imprevedibili. Ogni dramma di Fratti si chiude in maniera sorprendente. Anche per “Amanti” vale questa regola. Due atti e solo quattro personaggi, tre donne e un uomo. Lo stesso regista, Mino Sferra, cimenta il suo talento anche come attore. Incalzante la trama, tutta concepita sul piano delle passioni portate all’estremo, fino al delitto. Anzi ai delitti, due uccisioni. Si tratta d’un testo coinvolgente, come d’altronde tutte le opere del grande autore d’origine aquilana. Un thriller ambientato a New York, dove l’uomo è solo un pretesto che introduce un tentativo di triangolazione. Gelosia, passione, egoismo e morte sono gli ingredienti d’una intricata storia d’amore: il dramma, nella sua crudezza, fa meditare sull’impossibilità d’imprigionare i sentimenti entro schemi affettivi e concettuali logici. A volte una passione  senza inibizioni di sorta può travolgere e percorrere strade inimmaginabili.

Venuto apposta dagli States, alla “prima” è presente Mario Fratti. Non voglio mancare l’appuntamento – l’opera è per la prima volta rappresentata in Italia – anche per salutare l’insigne concittadino. Non lo vedo dallo scorso ottobre quando a New York, in occasione del Mese della Cultura italiana, egli prese parte con Letizia Airos alla presentazione del mio ultimo libro “L’Aquila nel mondo” a Casa Zerilli Marimò della New York University. Fu un eccezionale anfitrione nell’ambiente culturale americano, facendomi vivere dal di dentro il teatro a New York, specie con una rassegna sui nuovi autori italiani da lui stesso promossa off Broadway. Non ho indugiato, dunque, a partire dall’Aquila, il 15 marzo scorso, per arrivare per tempo a Roma, nel cuore di Trastevere, al teatro in via della Penitenza, anche per parlare un po’ con l’autore e il regista. Sono già lì un’ora prima dello spettacolo. Fratti è arrivato in Italia da un paio di giorni, sta da suo fratello Fernando, nei dintorni di Roma, ma già l’indomani deve ripartire per New York dove, nell’auditorium della prestigiosa Scuola d’Italia “Guglielmo Marconi, il 17 marzo va in scena il suo atto unico “Garibaldi” nel quadro delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, alla presenza del Console Generale d’Italia, Francesco Maria Talò, del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Riccardo Viale, degli esponenti della comunità italiana e degli studenti di tutte le scuole italiane nell’area metropolitana della Grande Mela. Un evento eccezionale, se non altro perché lo stesso autore, Mario Fratti, interpreta il ruolo dell’Eroe dei due Mondi, anziano a Caprera.

Lo trovo al desk del teatro che parla con Mino Sferra, il regista. Mi vede e gli vado incontro. Mi abbraccia, è  una sorpresa per lui. Avevo avvisato solo il regista, che conosco dal 2004, quando al Teatro dell’Orologio mise in scena “Cecità”, altro famoso dramma di Fratti sulla guerra in Iraq, poi rappresentato nei teatri di mezzo mondo. Con Mario Fratti c’è grande complicità, specie dopo aver passato nove giorni con lui a New York, avendomi egli pressoché imposto l’ospitalità in quella sua splendida casa museo sulla 55^ Strada, a due passi da Broadway e  Central Park. E’ singolare che la differenza d’età, più di vent’anni, scompaia nel rapporto con questo straordinario “giovanotto” ottantaquattrenne (Mario Fratti è nato all’Aquila il 5 luglio 1927) che mantiene un’invidiabile forma fisica, non teme di camminare, si nutre giorno e sera di teatro, sia come autore che come critico teatrale per il più diffuso quotidiano italiano in America. Giornate intense le sue, tra scrittura e i teatri di Broadway, o gli eventi della vita culturale di New York dove è frequentemente richiesto. Ma quel che più mi sorprende è la sua curiosità culturale, l’attenzione verso i nuovi linguaggi, il gusto per le espressioni artistiche più innovative. Avvicina, sostiene e incoraggia le avanguardie, in campo teatrale e nelle altre discipline dell’arte, con un’apertura incredibile, diversamente da tanti scrittori ed artisti che l’età avanzata sovente rinchiude nei recinti dell’esistente e che storcono il naso alle sperimentazioni più o meno ardite delle nuove generazioni. Insomma, il valore e la freschezza intellettuale fanno di Mario Fratti una personalità d’indubbio rilievo nella cultura mondiale. D’altronde non c’è altra chiave di lettura, se non in questa duttilità di pensiero, alla capacità di Fratti di cogliere tutti gli aspetti della cultura e della società americana, trasponendoli nelle sue opere con quella sensibilità che è paradigma del suo successo. Ciò che in America non è capitato neanche a sommi autori del teatro europeo quali Sartre, Brecht, Anouilh, Ionesco, Pirandello. Persino Arthur Miller e Tennessee Williams hanno conosciuto gloria postuma.

Al riguardo, l’analisi più lucida sul fenomeno Fratti l’ha vergata qualche anno fa Paul T. Nolan, docente all’University of Southwestern Louisiana. Descrivendo la storia della letteratura drammatica in America, che ha le sue punte d’eccellenza in Eugene O’ Neil, Edward Albee, Arthur Miller, Thornton Weilder e Tennessee Williams, Nolan rileva come per loro il successo sia arrivato assai tardivamente. D’altro canto il teatro europeo è stato sempre molto ammirato e visto con rispetto negli States, sebbene gli autori europei, anche di prima grandezza, non sempre vi abbiano avuto fortuna. “… Questa bizzarra relazione tra il teatro americano e quello europeo – annota Nolan – sembra aver stabilito la regola secondo cui il drammaturgo europeo ha la sua reputazione in America solo se resta “europeo”. Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l’esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. I futuri storiografi teatrali indicheranno probabilmente nella sua carriera di drammaturgo l’importante inizio di una nuova fase: lo sviluppo di una comunità teatrale veramente internazionale. (…) Il teatro americano vorrebbe rivendicare Fratti come autore proprio, sebbene egli abbia mantenuto finora la cittadinanza italiana. In un certo senso Fratti è un autore americano: appartiene all’America in maniera in cui altri autori europei, come Cechov, Ibsen e perfino Shaw, non potranno mai appartenere, perché egli è diventato parte della vita americana coscientemente, volontariamente e con simpatia. D’altronde Fratti – aggiunge Nolan – scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la caratteristica tolleranza e rassegnazione che è presente in scrittori associati in un’antica civiltà. Egli mette anche nei suoi drammi americani qualcosa di più vasto e di differente di quanto si trovi nei lavori di O’Neil, Miller e Williams; ci indica qual è il posto della società americana oggi nel mondo. E, stranamente, Fratti mostra spesso più fede nel sogno americano di quanta ne abbiano gli autori locali, una fede fatta di tolleranza e di pazienza. Mario Fratti (…) sta aiutando gli americani a scoprire il loro paese”.

Eppure l’arrivo di Fratti negli Stati Uniti fu quasi dovuta al caso. Nel 1962, al Festival dei due Mondi di Spoleto, si rappresentava il suo dramma “Suicidio”. L’opera piacque molto a Lee Strasberg, personalità indiscussa del teatro mondiale, che la volle portare a New York, all’Actor’s Studio. E fu l’apoteosi, in quel crogiolo delle avanguardie teatrali. Da allora per Fratti è stato un crescendo di successi e prestigiosi riconoscimenti per molti dei suoi lavori teatrali, come il premio Selezione O’Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, poi ben 8 Dama Desk Awards e sopra tutto 7 Tony Award, che per il teatro sono come gli Oscar per il cinema. Ora le sue opere teatrali – una novantina di drammi, commedie e musical – sono tradotte in ventuno lingue e rappresentate in più di seicento teatri nel mondo, sparsi nei cinque continenti. “Nine”, liberamente ispirata al capolavoro “8 e mezzo” di Federico Fellini, è diventata un musical con un enorme gradimento di pubblico, per anni rappresentato in migliaia di repliche. Due anni fa Rob Marshall ne ha fatto un film, con un eccezionale cast d’interpreti, come Nicole Kidman, Penelope Cruz, Sophia Loren, Marion Cotillard, Judie Dench e Daniel Day-Lewis. Ma non ha avuto la stessa fortuna del musical e Fratti è davvero contrariato per come il regista ha manomesso la sua opera, specie nel finale.

Approfitto di quest’ora di tempo per fare qualche domanda a Mario Fratti, chiedendogli proprio un giudizio sulla trasposizione cinematografica del suo musical “Nine”.

La mia commedia Sei Donne Appassionate è stata rappresentata nel 1974 a New York. Il liricista di “Chorus Line”, Ed Kleban, vide lo spettacolo e mi propose di farne un musical. Mi presentò un giovane compositore di talento, Maury Yeston, con il quale ho lavorato quasi sette anni. Così nacque il mio Nine. Vincemmo insieme alcuni premi e finalmente trovammo produttori e regista. Debutto nel 1982, un grande successo durato anni.  Riguardo al film di Rob Marshall, sono deluso perché il regista non ha usato le tante mie singolarità creative che hanno portato al successo il musical. Il film tenta di riprodurre l’originale “8 e mezzo” di Fellini. Ha cambiato il testo e omesso il mio finale, che era molto diverso e sorprendente. Rob Marshall ha fatto a modo suo. Il pubblico ha capito che Fellini non può essere replicato, di Fellini ce n’è stato uno solo, straordinario ed irripetibile”.

Il 17 marzo sarai l’Eroe dei due Mondi nel tuo atto unico “Garibaldi”.  Com’è nato?

L’ho scritto tre anni fa. Me lo chiesero all’università, si rappresenta spesso. Garibaldi è molto amato in America, affascina i giovani. E il 17 marzo lo interpreterò io, per l’occasione. Due soli i personaggi: c’è una donna che va a Caprera ad intervistare l’anziano condottiero. L’Eroe ci va naturalmente a letto, il suo fascino è sempre vivo, e alla fine si fanno commenti sulla notte passata e poi sulla sua vita. Il mio Garibaldi è un bella figura d’uomo, adora l’Italia, odia il papa e il clero perché contrari all’unità d’Italia. Ha avuto molte donne, nell’opera l’Eroe le ricorda tutte. Tante passioni per un uomo diventato un simbolo, una specie di padreterno che le donne desiderano. Ma in fondo un solo grande amore, anzi due, Anita e l’Italia. Ho messo tutto nel personaggio. Garibaldi ammette molti errori, come quello del suo matrimonio. E’ interessante dal punto di vista umano, perché è un uomo che ammette gli errori e le sue colpe, inveisce contro la Chiesa e contro Cavour che ha regalato Nizza alla Francia. In genere scrivo pochissimi monologhi come questo, ma il fine lo giustifica. Per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia, per tutto l’anno, ho messo liberamente il mio “Garibaldi” a disposizione di chiunque voglia rappresentarlo, in Italia o all’estero, senza pagamento dei diritti d’autore”.

Come la comunità italiana in America sta vivendo il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e come vengono giudicate all’estero le polemiche in Italia sulle celebrazioni?

A New York, ma anche in tante altre città americane, stiamo organizzando bellissime iniziative con la partecipazione delle nostre autorità diplomatiche e dell’intera comunità italiana. Un segnale forte per dimostrare il nostro orgoglio, l’amore per l’Italia unita e per la sua cultura. Un segnale che intende far comprendere in Italia che è inconcepibile disertare le celebrazioni come sta facendo la Lega, un partito che sta al governo e che tenta di dividere gli italiani”.

Cosa tiene così fortemente legati gli italiani all’estero?

Intanto la memoria dei sacrifici affrontati per affermare la nostra dignità, conquistandoci la stima con il lavoro e con l’ingegno. Il nostro comportamento ci ha fatto apprezzare dagli americani, che così hanno stimato di più anche l’Italia. Ci lega poi la nostra cultura: nelle università si ama moltissimo il romanzo italiano, la poesia italiana, il teatro italiano, l’arte di cui l’Italia è così ricca. L’Italia è una grande nazione. Ma negli ultimi tre anni, con Berlusconi, è diventato veramente imbarazzante quando ci chiedono come sia possibile che a guidare il governo ci sia un personaggio così discutibile per la sua vita privata e nell’etica pubblica. E’ per noi un’umiliazione ogni volta che ci chiedono ragione di cosa accade in Italia. Anche gli italo-americani che hanno tendenze politiche di destra si vergognano per i suoi comportamenti”.

Ecco Mino Sferra, regista del dramma ma anche attore. Gli chiedo notizie sui personaggi di “Amanti”.

Io interpreto Eugene, marito disordinato, egoista, superficiale, poco attento ai sentimenti coniugali. Roberta Cataldi è Marisa, la moglie di Eugene, donna insoddisfatta della vita matrimoniale, fragile, sensibile e vulnerabile. Valentina Corti è Tess, amante di Marisa, donna rampante e vissuta, sebbene di giovane età, capace di grandi passioni. Fabiola Gentilucci è l’interprete di Ursula, una detective, ex amante di Tess, donna caparbia, senza scrupoli, calcolatrice, con una forte dualità. Tutto è coacervo di passioni forti e contrastanti”.

Perché tra tante opere drammatiche di Fratti hai scelto proprio “Amanti”?

L’ho scelta perché propone tematiche attuali, a tinte forti. Forse è l’unico testo di Fratti in cui l’omosessualità femminile viene espressa con una certa chiarezza. Fratti è un attento osservatore del mondo femminile e riesce a coglierne più di altri autori gli elementi psicologici. L’amore tra donne porta a considerare che i sentimenti non conoscono ostacoli, che l’amore è universale in tutte le sue manifestazioni, compreso il delitto passionale. Il testo fa peraltro riflettere sull’uso delle armi, libero in America, che favorisce chi voglia spingersi a compiere un reato”.

Nel 2004 hai già messo in scena un’altra commedia di Fratti,“Cecità”. Che cosa trovi nell’autore?

Fratti lo trovo molto originale, sa trattare argomenti a 360 gradi, spaziando dalla politica – vedi “Cecità” – alla condizione umana, e lo fa sempre prendendo spunti dalla vita reale. L’autore contemporaneo è essenzialmente un passionale. E infatti al centro dei suoi testi c’è sempre l’uomo, con le sue debolezze e il suo vissuto. Ma quello che più mi colpisce sono gli epiloghi, i finali mai scontati e sempre avvincenti, come i suoi personaggi”.

Cos’ha Eugene in comune con Mino Sferra?

Beh, direi nulla. Eugene è un superficiale, poco attento a quello che gli gira attorno, pensa solo al lavoro e trascura la bella moglie. Io sono un po’ all’antica, prima la famiglia e poi tutto il resto. Amo il mio lavoro e sono molto meticoloso. Ecco, forse una cosa in comune l’abbiamo, sono un po’ disordinato. Mai sul lavoro, però”.

Ora però si va in scena. Lo spettacolo inizia, avanza nella suspence. Poi il finale, inatteso, e il lungo applauso a scena aperta. Ancora un successo. Mario Fratti sale sul palcoscenico, ringrazia il pubblico, gli attori, il regista: “Tutti bravissimi, spettacolo magnifico!” Mino Sferra mi ha detto ieri che lo spettacolo è già stato richiesto a Caserta e Velletri, per la prossima estate.




NASCE A PAGLIARE DEL TRONTO (AP): ALBATROS – CENTRO PER LO STUDIO, LA PREVENZIONE E L’ASCOLTO DEI DISTURBI ALIMENTARI

NASCE A PAGLIARE DEL TRONTO (AP):

ALBATROS – CENTRO PER LO STUDIO, LA PREVENZIONE E L’ASCOLTO DEI DISTURBI ALIMENTARI

Nella nostra epoca i disturbi alimentari costituiscono un’emergenza sanitaria e sociale, in quanto si tratta di patologie che stanno assumendo una diffusione rapida e sconcertante. In effetti, secondo recenti statistiche (dati provenienti dall’osservatorio ABA ed ISTAT), solo in Italia circa 3.000.000 di persone, pari al 5% della popolazione totale, si trova a fare i conti con una qualche forma di disturbo alimentare (anoressia, bulimia, obesità psicogena o altre forme di disturbi alimentari). Soffrono di anoressia-bulimia l’8-10% delle ragazze e l’1% dei ragazzi.

Sebbene l’età di insorgenza dei disturbi alimentari si collochi abitualmente tra i 12 e i 25 anni, negli ultimi tempi emerge un preoccupante allargamento delle fasce di età che riguarda, in particolare, le bambine prepuberi e le donne in età di menopausa. Un altro fenomeno preoccupante è quello che vede la crescita della diffusione di tali disturbi tra i soggetti di sesso maschile.

Bisogna inoltre ricordare che le forme più gravi di anoressia richiedono un ricovero ospedaliero e, talvolta, come dimostrato dai follow-up che si spingono oltre i dieci anni dall’inizio dell’anoressia di tipo restrittivo, troviamo una mortalità che varia dal 5 al 10% (spesso in seguito a suicidio). Tuttavia la maggior parte dei disturbi alimentari si manifesta attraverso modalità “subdole” ed “ego-sintoniche” che difficilmente vengono percepite come patologie da affrontare con l’aiuto di esperti. Spesso i disturbi alimentari rischiano di essere sottovalutati sia dalle persone che ne sono affette sia dai loro familiari, ritardando in questo modo la loro presa in carico. Oggi, invece, la maggior parte dei clinici è concorde sul fatto che il trattamento di questi disturbi si dimostra tanto più efficace laddove la domanda di cura viene formulata in maniera precoce.

I disturbi alimentari riguardano solo apparentemente un approccio sbagliato all’alimentazione, all’appetito e al cibo, poiché si servono del corpo per esprimere un disagio psicologico ed emotivo: sono un modo, per quanto fallimentare, di comunicare le proprie sofferenze e le proprie difficoltà. In effetti, se è vero che ciò che accomuna le persone che soffrono di disturbi alimentari è una cattiva condotta alimentare, un cattivo rapporto con il corpo e un’immagine distorta di sé, bisogna sottolineare che ognuno di loro vive la propria sofferenza in maniera del tutto diversa da quella degli altri. In questo senso le cause dei disturbi alimentari sono molteplici e vanno rintracciate nella storia personale e nelle dinamiche familiari che, spesso, mostrano una difficoltà a separarsi dal desiderio genitoriale o ad affrontare perdite affettive importanti, abbandoni ed esperienze vissute come traumatiche.

Il Centro Albatros è un luogo di accoglienza, di ascolto, di sostegno e di conoscenza per persone che soffrono di anoressia, bulimia, obesità ed altre forme di disturbi alimentari. Si tratta di uno spazio in cui è possibile essere ascoltati come persone con una propria storia, con un desiderio del tutto particolareggiato ed essere accompagnati all’interno di un percorso che sappia dare un senso al disagio vissuto. Il Centro Albatros, costituito da psicologi e psicoterapeuti, si prefigge l’obiettivo di prendere in carico il disagio e la domanda di ascolto delle donne e degli uomini, adolescenti e non, che intendono mettersi alla ricerca di nuove risposte per venire a capo della propria sofferenza. Léquipe del Centro Albatros si avvale della collaborazione di un nutrizionista (per la cura del corpo che soffre ed è teatro del difficoltoso rapporto con il cibo) e anche della consulenza esterna di uno psichiatra (al fine di valutare un eventuale supporto farmacologico).

Il Centro Albatros si trova a Pagliare del Tronto (Spinetoli) – AP, in via Nino Ciabattoni 73.

Per richiedere un colloquio o ricevere informazioni è possibile contattare gli operatori del Centro Albatros visitando il sito internet www.centro-albatros.it, inviando una mail all’indirizzo info@centro-albatros.it, oppure telefonando ad uno dei seguenti numeri:

Dott. Daniele Luciani – 335 6279935
(Psicologo – Psicoterapeuta – Psicodrammatista)

Dott.ssa Alessandra Norcini – 320 8649081
(Psicologa)

Dott.ssa Sara Capriotti – 347 6131522
(Psicologa)

Dott.ssa Benedetta Rosetti – 339 8894768
(Nutrizionista – Specialista in Scienze dell’Alimentazione)




Italia. 24 marzo 2011 ADA LOVELACE DAY LE VINCITRICI DEL PREMIO BUONE PRASSI

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marzo 2011
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24 marzo 2011
ADA LOVELACE DAY

LE VINCITRICI DEL PREMIO BUONE PRASSI

Giovedì 24 marzo a Viareggio Villa Paolina, Sala delle Colonne, via Machiavelli,
ore 17.00


I premi Buone Prassi

Federica di Spilimbergo, vicedirettrice del quotidiano online Lo Schermo.it

Francesca Sanzo,
presidente Associazione Donne Pensanti

Giusi Silighini,
direttrice del mensile Casa Facile,

Donatella Zucca,
giornalista specializzata nel settore nautico.

CONSEGNA PREMI BUONE PRASSI
Anteprima DEW a Viareggio

Francesca Pardini e l’Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Lucca Gabriella Pedreschi.

DONNAéWEB è oggi un progetto che intende sviluppare sempre più il network femminile nato intorno al premio. Non solo un concorso, ma anche idee e iniziative concrete sul territorio, come gli strumenti per le donne che lavorano o che fanno impresa volti utilizzare al meglio il web 2.0, attraverso lo sportello web aperto presso il Centro Pari Opportunità di Lucca nell’ambito del progetto Incubatore Impresa Donna.

DONNAéWEB è anche osservatorio sul web sicuro, attraverso incontri e seminari pensati per offrire nuove chiavi di lettura alle famiglie per un uso consapevole della tecnologia, ed è il contenitore ideale per raccontare la letteratura femminile che si evolve attraverso internet, come fa già da tempo attraverso gli incontri letterari organizzati a Viareggio.

DONNAéWEB sarà presente ai prossimi appuntamenti organizzati dal Comune di Viareggio nel settore della nautica versiliese, da sempre attento alle tematiche del progetto DEW e protagonista delle varie edizioni con il Premio Speciale per la Nautica.

Promotori: Comune di Viareggio, Provincia di Lucca, Assowebitalia




L’Aquila. Musica: LA LEGGENDA DELLA GIGANTESCA MAIA Versi di Mario LOLLI Musica di Camillo BERARDI

LA LEGGENDA DELLA

GIGANTESCA MAIA

Versi di Mario LOLLI

Musica di Camillo BERARDI

Racconta una vecchia ed amara leggenda

che Maia, la figlia d’Atlante, stupenda,

scampata al nemico fuggì dall’oriente

con l’unico figlio ferito e morente.

Raggiunto d’Italia un porto roccioso,

sfruttando le forre e il terreno insidioso,

condusse il ferito, vicino al trapasso,

in alto lassù sopra il monte Gran Sasso.

A nulla giovaron, nell’aspra caverna,

le cure profuse da mano materna:

al giovane figlio volò via la vita

lasciando alla madre una pena infinita.

E proprio quel monte d’Abruzzo nevoso

racchiuse la salma all’estremo riposo.

Il grande dolore di Maia la diva

escluse al suo cuore la gioia istintiva;

non ebbe più pace, non valse l’apporto

dei propri congiunti a darle conforto.

Sommersa dal lutto, sconvolta dal dramma,

non ebbe più pianto, non era più mamma.

Di vivere ancora non ebbe coraggio:

si spense nell’ultima notte di maggio.

Un mesto corteo con fiori per Maia

salì a seppellirla in un’altra giogaia,

rimpetto alla tomba del figlio adorato

strappato alla madre da un barbaro fato.

E quella montagna, al cospetto del mare,

d’allora MAIELLA si volle chiamare.

FINALE

“AMARO” ebbe nome la vetta maggiore

per dare risalto al materno dolore.





Civitella del Tronto. Pieno successo per la mostra di Civitella del Tronto dedicata alle armi nella scena dell’assedio. 2500 i visitatori nei primi tre giorni di apertura

Pieno successo per la mostra di Civitella del Tronto dedicata alle armi nella scena dell’assedio. 2500 i visitatori nei primi tre giorni di apertura

COMUNICATO STAMPA

Un successo di visitatori, oltre ogni migliore aspettativa, ha dato il via all’attesa mostra “Civitella 1861. Ultimo atto per l’Unità d’Italia. Le armi nella scena dell’assedio”, allestita presso la Fortezza di Civitella del Tronto (TE) e visitabile fino al prossimo 30 ottobre. Nei primi tre giorni di apertura della mostra, inaugurata lo scorso 17 marzo in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità di Italia, si sono registrati 2500 visitatori, di cui 1200 nel solo pomeriggio d’inaugurazione. Piena la soddisfazione da parte degli organizzatori, il comune di Civitella del Tronto, il Comitato per i festeggiamenti per i 150 anni e la Società Sistema Museo. La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Regione Abruzzo e della Provincia di Teramo. Alla conferenza di presentazione sono intervenuti il sindaco di Civitella del Tronto Gaetano Luca Ronchi, il presidente del Comitato Civitella 150 Italo Di Dalmazio, l’assessore regionale al turismo Mauro Di Dalmazio, l’assessore provinciale al turismo Ezio Vannucci, il consigliere regionale Emiliano Di Matteo, Sua Eccellenza il Prefetto di Teramo Eugenio Soldà, il responsabile di Sistema Museo Gianluca Bellucci e i curatori della mostra Piergiorgio Tiscar e il generale Natale Cicconi.
La mostra accoglie nella suggestiva cornice della fortezza le artiglierie ed armi individuali da fuoco e bianche provenienti dalle collezioni del Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria di Torino e del Museo di Capodimonte di Napoli. Le armi, appartenute agli eserciti regolari sardo-piemontese e borbonico che si sono scontrati a Civitella del Tronto durante l’ultimo drammatico assedio alla Fortezza del 1860/61, si presenteranno al pubblico con un allestimento che prevede la ricostituzione del sistema d’arma-uomo (uomo + arma): l’uomo solo non serve senza l’arma così come l’arma non serve se non in mano all’uomo. La concretezza delle armi, curate in ogni dettaglio e precise nella finitura, contrasta con l’evanescenza delle sagome dei soldati, come ombre che tornano a ricordare un passaggio fondamentale nel processo che ha portato all’Unità d’Italia. Le artiglierie esposte, provenienti da Torino, sono state probabilmente presenti a Civitella durante l’assedio. Dal convento di Santa Maria e da altre postazioni limitrofe, il cannone ad anima rigata Stenhope (ultramoderno per quei tempi) sparava proietti esplosivi su Civitella: i venti cannoni a disposizione degli assedianti negli ultimi due giorni scaraventarono su Civitella circa 7900 proiettili esplosivi, alcuni ritrovati non esplosi. Il cannone Stenhope esposto è l’unico esemplare rimasto in Italia. Dalla Fortezza invece rispondevano 17 pezzi di artiglieria, gli unici funzionanti ed impiegabili dei 36 pezzi presenti: fra essi la famosa colubrina chiamata la “scornata” lunga 442 cm, esposta in mostra. Completano la collezione altri 4 pezzi di piccolo calibro.

La mostra delle armi individuali, da fuoco e bianche, è organizzata in due sezioni distinte tra armi in dotazione all’esercito borbonico e armi in dotazione all’esercito sardo-piemontese (italiano dal 17 marzo 1861). L’esposizione, in entrambe le sezioni, è stata realizzata con lo scopo di differenziare le armi realmente impiegate in battaglia, non necessariamente a Civitella, da quelle, poche peraltro, che erano prototipi. Il 1860/1861 rientra nel periodo della transizione dall’arma ad accensione a pietra focaia all’arma ad accensione a percussione o luminello: entrambe le varietà sono visibili in mostra, oltre alla singolare tipologia delle armi modificate da pietra focaia a percussione.

Ottimo il gradimento del pubblico anche per il catalogo descrittivo dell’allestimento e dei pezzi esposti e i gadget realizzati appositamente per la mostra. Sono già considerevoli infine le prenotazioni pervenute per le attività didattiche e le visite guidate. Durante il periodo della mostra, infatti, sarà attivo “Storie d’Italia”, laboratori creativi, attività e percorsi su misura realizzati dalla società Sistema Museo  e rivolti alle scuole di ogni ordine e grado. L’obiettivo è strutturare itinerari di visita che assumano per i partecipanti i connotati di un’esplorazione attraverso differenti approcci metodologici, per un dialogo con il patrimonio storico-artistico che vada oltre la classica visita guidata. Valori, resistenza e forti emozioni per conoscere la storia divertendosi.

Le attività didattiche

1. Il tricolore. Costruiamolo noi! Un coinvolgente laboratorio creativo, per avvicinare i più piccoli al tema dell’unità nazionale, che unisce il gioco allo sviluppo delle abilità manuali attraverso pennelli, tempere, fogli colorati, stoffe e materiali di riciclo.

2. “In marcia con l’esercito piemontese” coinvolge i ragazzi in un vero e proprio viaggio virtuale, con l’uso di materiali interattivi. Dopo una specifica visita didattica della fortezza dedicata agli avvenimenti del 1860-1861, i ragazzi nell’aula didattica saranno impegnati nella ricostruzione delle tappe che portarono all’unità nazionale, attraverso la compilazione di una propria e personalizzata piantina dell’Italia pre-unitaria, ricordo della giornata.

3. Cronaca del 1861. I ragazzi in una movimentata visita guidata vestiranno i panni di giornalisti, cercando di ricostruire, attraverso notizie, appunti e informazioni, sotto forma di messaggi telegrafici, una cronaca dell’epoca e realizzeranno la prima pagina di un giornale storico.

4. Storici per un giorno, ricostruiamo le tappe dell’Ultima Battaglia! Una breve visita guidata nella Fortezza e nel Museo delle Armi alla scoperta di indizi, documenti, particolari utili a ricostruire l’ultima, lunga e difficile battaglia prima dell’Unità d’Italia. Nell’aula didattica i ragazzi sono invitati a rielaborare l’episodio in un testo scritto.

Info e prenotazioni mostra: Infoline Sistema Museo 199.151.123* (dal lunedì al venerdì ore 9.00-17.00) -infoline@sistemamuseo.itwww.sistemamuseo.it *costi variabili secondo l’operatore

DIDATTICA prenotazioni:

Sistema Museo Settore servizi educativi – numero verde 800.96.19.93 – didattica@sistemamuseo.it

IN ALLEGATO:

–          informazioni utili sulla mostra

–          foto dell’inaugurazione e dell’allestimento

–          descrizione della fortezza

–          i curatori

Informazioni utili

Civitella 1861. Ultimo atto per l’Unità d’Italia. Le armi nella scena dell’assedio

18 marzo – 30 ottobre 2011

Fortezza di Civitella del Tronto (TE)

www.sistemamuseo.it

telefono: 199.151.123 (dal lunedì al venerdì ore 9.00-17.00)

e-mail: infoline@sistemamuseo.it

ORARI

marzo e ottobre 10.00 – 18.00

aprile, maggio e settembre 10.00 – 19.00

giugno, luglio e agosto 10.00 – 20.00

Aperto tutti i giorni

BIGLIETTI

intero € 6,00

ridotto € 4,00 (Gruppi di almeno 20 unità – studenti universitari con tesserino – ultra65– possessori BorghiCard)

ridotto € 1,00 (ragazzi tra i 6 e i 17 anni)

VISITE GUIDATE E LABORATORI DIDATTICI

Visita guidata mostra + fortezza (in italiano): compresa nel biglietto di ingresso, con partenza ogni ora

Visita guidata su prenotazione, mostra + fortezza + borgo (in italiano, inglese, francese e tedesco): gruppi di almeno 20 unità € 2,00 + ticket d’ingresso

Catalogo: a cura di Sistema Museo

Comitato organizzatore: Comune di Civitella del Tronto, Comitato per i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia di Civitella del Tronto

Produzione: Sistema Museo

Coordinamento generale: Gianluca Bellucci

Patrocinio: Regione Abruzzo, Provincia di Teramo.

Prestiti: Museo di Capodimonte, Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria di Torino

Curatori: dott. Piergiorgio Tiscar, gen. Natale Cicconi

Progetto allestimento: Hector Jacinto Cavone Felicioni | Architetto

Direzione allestimento: Anna Baldi | Architetto

Segreteria generale e promozione: Sistema Museo

Servizi museali: Sistema Museo

Attività didattiche, progettazione, realizzazione: Sistema Museo Settore Servizi Educativi

Progetto grafico: Sistema Museo Settore Comunicazione – Arianna Pulzonetti

Ufficio Stampa

Sistema Museo Settore Comunicazione

Sara Stangoni – ufficiostampa@sistemamuseo.it

I curatori della mostra

Piergiorgio Tiscar

Laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Bari, dopo un periodo di assistentato nell’Istituto di Economia Politica della medesima Università, Piergiorgio Tiscar viene assunto in Fiat S.P.A dove, dopo uno sviluppo di carriera con incarichi di sempre maggiore responsabilità, è nominato Dirigente Industriale e successivamente Direttore Responsabile dei rapporti commerciali con Grandi Aziende all’Estero produttrici di automobili su licenza Fiat. Al momento della nomina a Direttore, consegue presso l’ISVOR il Master in sviluppo gestionale e direttivo. Nel ruolo di Direttore ha rappresentato Fiat anche nei confronti delle Autorità Governative dei vari Paesi esteri. Dopo trentacinque anni di attività la Fiat, al momento del pensionamento, gli conferisce il Premio/Attestato di “Fedeltà” all’Azienda.

Da circa trent’anni si interessa di studi storici, non solo riferiti all’Italia, con particolare riferimento alle armi individuali utilizzate, nei vari periodi, dagli eserciti in guerra.

Onorificenze

Ÿ         “Stella Jugoslava sulla Collana” conferita dalla Repubblica Federativa Jugoslava per i “particolari meriti conseguiti nello sviluppo dell’industria automobilistica Jugoslava e per il contributo dato al consolidamento della collaborazione economica e dei rapporti tra la Repubblica Federativa Jugoslava e la Repubblica Italiana”;

Ÿ         “Cavaliere di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di S.Giorgio”;

Ÿ         “Cavaliere al Merito” della Repubblica Italiana per particolari benemerenze;

Ÿ         “Cittadino Onorario” della Città di Civitella del Tronto riconoscimento ricevuto “per l’impegno e la competenza profusi negli anni per dare visibilità e risonanza nazionale al Comune”.

È pronipote del Maggiore Raffaele Tiscar, Vice Comandante della Fortezza di Civitella, che ne concordò la resa con il Colonnello Pallavicini dell’Esercito Sardo-Piemontese.

Tra le innumerevoli e documentate ricerche storiche:

Ÿ         ha individuato la famosa Colubrina la “Scornata”, unico cannone della Fortezza trasferito all’Arsenale di Torino, dopo il suo disarmo;

Ÿ         ha ritrovato nominativi dei soldati Borbonici prigionieri e deceduti nella Fortezza di Fenestrelle.

Natale Cicconi

Il Generale Natale Cicconi nasce a Civitella del Tronto il 18 febbraio 1940. Consegue la maturità presso il liceo ginnasio “F. Stabile” della città di Ascoli Piceno nel 1960. Vince il concorso per l’accademia militare di Modena-17° corso, frequentandola negli anni ’60-’62. Nel biennio successivo è alla scuola d’Applicazione Militare di Torino e, nel 1965, segue il corso di specializzazione delle truppe corazzate a Caserta. In seguito assume il comando di Unità corazzate in vari reparti dell’esercito.

Partecipa al 101° corso di Stato Maggiore presso la scuola di Guerra di Civitavecchia. Dal 1995 al 1998, ha una breve esperienza politico-amministrativa, quale vice sindaco del comune di Civitella del Tronto. Attualmente in pensione, ricopre l’incarico di vice presidente del Comitato dei 150 anni dell’Unità d’Italia e continua a coltivare la sua passione per la storia degli armamenti

La Fortezza di Civitella del Tronto

La Fortezza di Civitella del Tronto, una delle più imponenti opere di ingegneria militare d’Europa, con i suoi 25.000 mq di superficie e una estensione lineare di più di 500 metri, ha rappresentato per secoli un baluardo di confine a settentrione del viceregno napoletano.

La rocca aragonese, sorta su una probabile preesistenza medievale, è stata completamente trasformata tra il 1564 e il 1576 su disposizione di Filippo II d’Asburgo.

Grazie anche alle successive sistemazioni operate dai Borboni, oppose una strenua resistenza all’assedio napoleonico del 1806 e a quello del 1860/61 da parte dell’esercito piemontese che condusse la Fortezza alla demolizione e alla successiva spoliazione operata dagli stessi civitellesi.

L’impianto attuale, a seguito di un importante restauro operato dalla Sovrintendenza di L’Aquila terminato nel 1985, rivela ancora la formidabile potenza della struttura, con i suoi poderosi bastioni, le vaste piazze d’armi e i lunghissimi camminamenti di ronda, da cui la vista spazia sul borgo sottostante, sulla vicina costa adriatica, chiudendosi con i massicci montuosi della Maiella, del Gran Sasso e dei Monti Gemelli.

Tra gli elementi strutturali di maggiore rilievo sono da visitare i bastioni, le vaste piazze d’armi, il Palazzo del Governatore, la Chiesa di San Giacomo e il Museo delle Armi.

Il Museo è articolato in quattro sale, al primo piano di un edificio originariamente destinato all’alloggiamento delle truppe. Ospita una collezione di armi con pezzi risalenti al XV secolo.

Da visitare anche il borgo di Civitella, vera e propria città fortezza che conserva ancora numerosi tratti  delle mura, l’impianto urbanistico di chiara impronta medievale e le singolari case-forti.




Abruzzo. L’ARTE PERDE I COLORI E LE MAGIE DI AMEDEO LANCI La scomparsa del pittore fiorentino che aveva trovato ispirazione nel passato ancestrale del suo Abruzzo

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L’ARTE PERDE I COLORI E LE MAGIE DI AMEDEO LANCI

La scomparsa del pittore fiorentino che aveva trovato ispirazione nel passato ancestrale del suo Abruzzo

di Antonio Bini

PESCARA – E’ scomparso nei giorni scorsi a Firenze, da oltre quarant’anni sua città d’adozione. Amedeo Lanci era nato a in Abruzzo, a Frisa nel 1943. Dopo aver studiato presso l’Istituto d’Arte di Lanciano, approdò nella città toscana, dove divenne apprezzato docente di incisione presso l’Accademia di Belle Arti e pittore affermato. La sua infanzia in Abruzzo non fu certo facile. Da bambino fece anche il pastorello. Ricordava che per studiare spesso si isolava sopra un ulivo dietro la sua casa. Quando la situazione familiare divenne ancor più difficile a seguito della morte del padre, fu costretto a lasciare l’Italia per trovare lavoro in Germania, manovale in una fabbrica. Dopo tre anni, il desiderio di portare avanti gli studi artistici lo portò a Firenze, dove si fermerà tutta la vita.

A Firenze divenne l’allievo prediletto di Primo Conti che lo indirizzò a Parigi dove negli anni sessanta conobbe e frequentò Marc Chagall. Un incontro che non manco di influenzare la sua formazione artistica. Fu il sindaco Piero Bargellini ad inaugurare nel 1968 la sua prima mostra al Parterre. In più di quarant’anni numerose sono state le sue mostre non solo in Italia, ma in Russia, Stati Uniti, Grecia e Cina. Lanci, fondatore della corrente “Arte sentimentale”, ha spesso raccontato nelle sue opere magiche e fantastiche il mondo della musica e dei musicisti, con le sue ricorrenti chitarre, non dimenticando l’impegno civile: una sua opera è conservata nel museo di Sant’Anna di Stazzema, inaugurata dal Presidente Pertini.

Il critico d’arte, Stefano De Rosa, scrisse in occasione di una sua mostra a San Marino: “Lanci crede ancora nell’arte come manifestazione fantastica, come linguaggio che si struttura, si crea e si modifica all’interno di regole sintattiche già date ..La sua pittura è così entro il cerchio magico dell’autenticità. Si materia di una maestria tecnica che non cede al virtuosismo, ma si piega alle necessità di un’entità astratta, tenera e durevole alla quale non so dare altro nome che quella di poesia”.

A me piace ricordare Amedeo Lanci per il suo rapporto con l’Abruzzo. Non aveva mai dimenticato il suo paese di nascita, Frisa. Ma i suoi fortissimi legami con la sua terra di origine sono in realtà esplosi – è il caso di dirlo – in occasione della mostra che si tenne a Lanciano, presso il Ponte Diocleziano nell’ottobre 2007, sull’antico mondo dei lupari.

Ebbi modo di conoscere Amedeo un anno prima dell’appuntamento lancianese, quando il Maestro stava sviluppando e preparando la mostra. Fu allora che mi venne a trovare, una giovane lancianese, Silvia Berghella, che collaborava nella organizzazione della mostra, alla ricerca di documentazione fotografica sul mondo dei lupari che Amedeo cercava perché la sua straordinaria creatività avesse basi comunque ancorate a realtà oggettive e nello stesso tempo per trovare ulteriori spunti.

Rimase sorpreso dal mio nome che gli ricordava un pittore fiorentino, Antonio Bini, mio omonimo, che era stato in passato suo docente in Accademia. Sorrideva nel raccontare come il pittore era solito portare ricchi cesti di frutta da riprendere nelle sue nature morte. Da povero studente squattrinato, Amedeo  guardava pere, mele, pesche, banane, ecc. con occhi famelici, ben lontani dall’arte e ad ogni distrazione del maestro .. il cesto veniva alleggerito.

Per Amedeo Lanci, come raccontò nel catalogo della mostra lancianese che si avvalse del critico Giandomenico Semeraro, si trattò di una profonda ricerca interiore, di un ritorno alle origini, prendendo a spunto dai suoi ricordi dell’infanzia nel suo paese alle pendici della Maiella. Recuperò alla memoria il racconto di un vecchio luparo che conobbe da bambino. Il vecchio gli aveva raccontato come anni prima – in autunno – ammazzasse un lupo che metteva sulle spalle per andare in giro tra i pastori per farsi dare del formaggio. Poi nascondeva quel lupo in montagna sotto la neve e ogni due settimane lo tirava fuori per il solito giro, facendo credere di aver ammazzato un altro lupo. Una storia di miseria, ricordata come una favola, che  accomunava la fame del lupo con quella di chi era costretto ad ucciderlo, senza per questo rinunciare alla poesia.

Vari incontri precedettero la mostra, con lunghe discussioni, spesso accese e appassionate, come gli stessi colori scelti per rappresentare i vari temi della mostra, che io insistevo perché divenisse l’occasione per allargare il suo zoom dalla figura del luparo a quello più ampio della transumanza. Ricordo che gli mostrai anche alcune immagini tratte dal lavorazione del film “Uomini e lupi” girato in Abruzzo da Giuseppe De Santis (1956), che raccontava le vicende degli ultimi lupari, nel contesto reso drammatico e al tempo stesso affascinante a causa delle memorabili nevicate che contrassegnarono quell’inverno. Conoscendo la sua passione per il mondo musicale, gli suggerii che non si potevano dimenticare gli zampognari, scomparsi progressivamente insieme al crollo dei grandi numeri della pastorizia abruzzese di un tempo. Un soggetto che nel settecento e ottocento aveva affascinato anche numerosi pittori e illustratori stranieri in viaggio in Italia.

Ricordo che eravamo a Lanciano quando arrivò una forte pioggia. Riparammo nella mia auto, dove colsi l’occasione per fargli ascoltare un dvd dei Discanto, ed in particolare alcuni brani esaltati dalla bravura di Antonello Di Matteo, giovanissimo virtuoso della zampogna. La sua reazione fu di incontenibile entusiasmo. Si mise poi in contatto con il gruppo, mentre sulle sue tele prendevano forma zampogne e zampognari. In una delle sue opere riprese anche due zampognari, traendo ispirazione da una foto che scattò mio padre nel lontano 1952.

La  mostra “Il luparo” fu il risultato straordinario di questa personale ricerca e ricostruzione delle proprie  radici culturali nell’Abruzzo di ieri. Un omaggio ad un mondo troppo rapidamente rimosso dalla cultura di oggi, ma mai dimenticato da Lanci che volle proporlo nel suo momento di massima maturazione artistica. Solo questa consapevolezza forse poteva sostenerlo in una scelta profondamente avvertita e al tempo stesso assolutamente coraggiosa sotto il profilo artistico, tanto da avvertire  che “.. si può addirittura essere precursori del contemporaneo con le vie della propria cultura, senza temere confronti”.

Nell’ambito della mostra lancianese – dal 13 al 28 ottobre 2008 – si tenne anche un interessante e seguito incontro dal tema  “Riflessioni sul Luparo”  nel corso del quale Lanci spiegò non senza emozione come la sua proposta creativa fosse proiettata soprattutto al futuro, una sollecitazione culturale destinata ai giovani, perché recuperino un corretto rapporto tra uomo e natura, improntato alla conoscenza e al rispetto. All’incontro partecipai insieme a Franco Tassi, protagonista dell’operazione S. Francesco, che salvò il lupo dalla sua scomparsa all’inizio degli anni settanta, e all’antropologo Emiliano Giancristofaro.  Rimase colpito dalle mie ricerche sulla scuola d’arte danese di Kristian Zahrtmann e più volte mi  espresse il desiderio di andare insieme a Civita d’Antino.

L’11 dicembre 2008 le immagini della mostra furono riproposte presso la sala del cenacolo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, con la struggente colonna sonora dei Discanto. Alla fine mi confidò  commosso: “Oggi abbiamo portato la cultura dei poveri contadini e pastori dell’Abruzzo in un tempio dell’arte”.  E tale è in effetti considerare l’Accademia di Firenze, che nacque per iniziativa di Cosimo I dei Medici ed ebbe come maestri personaggi come Michelangelo e il Vasari. Dell’evento rimane traccia in un lungo servizio trasmesso su  Toscana TV,  nel programma “Incontro con l’Arte” di Fabrizio Borghini. L’evento fu seguito da un pubblico numeroso e appassionato, composto da molti giovani, che nell’occasione interruppero l’occupazione dell’Accademia.

Molti di questi giovani hanno seguito con emozione il suo funerale, come ha ricordato La Repubblica,  durante il quale hanno voluto leggere alcuni suoi pensieri poetici. “Io sono come il sole, quando non mi vedete sono da un’altra parte” amava dire quando ricompariva dopo assenze improvvise. Negli ultimi anni tornava in Abruzzo anche solo per poche ore. Mi telefonava in tarda serata soltanto per dirmi “mi trovo tra le montagne, non saprei nemmeno dirti con precisione dove e domani rientro a Firenze”. La sua scomparsa è avvenuta mentre era intensamente impegnato, con l’esuberanza, la creatività e l’ardore di sempre.

Tra i suoi prossimi obiettivi c’era la riproposizione della mostra sul luparo, con nuove opere che raccontavano la sua vita. Desiderava fortemente che fosse allestita a Pescara, a due passi dalla casa natale di Gabriele D’Annunzio, presso il Museo delle Genti d’Abruzzo, luogo che custodisce  memorie e suggestioni di una terra antichissima. Anche se “da un’altra parte” quel giorno, Amedeo, ci sarai anche tu con i tuoi pastori e i tuoi lupi.

http://www.lanciamedeo.it




Venerdì 25 marzo 2011 presso l’Hotel Calabresi di San Benedetto del Tronto, alle ore 20.00, terzo appuntamento con “Incontri con il Gusto”, la rassegna enogastronomia e culturale che vede libri, autori e narrativa protagonisti… in tavola. Ospite del nuovo rendez – vous, Franca Pizzi con il suo nuovo libro.

“Incontri con il Gusto” e Franca Rizzi: il libro d’oro di Casa Alice

Venerdì 25 marzo 2011 presso l’Hotel Calabresi di San Benedetto del Tronto, alle ore 20.00, terzo appuntamento con “Incontri con il Gusto”, la rassegna enogastronomia e culturale che vede libri, autori e narrativa protagonisti… in tavola. Ospite del nuovo rendez – vous, Franca Pizzi con il suo nuovo libro.

Da 10 anni Casa Alice fa compagnia ogni giorno al pubblico di Alice, il canale televisivo interamente dedicato alla cucina visibile su SKY. Al timone di questo fortunato programma un volto ormai più che familiare ai telespettatori, Franca Rizzi. E proprio Franca Rizzi è la protagonista, assieme ad oltre 300 selezionate ricette, del nuovo libro di Sitcom Editore, “Il libro d’oro di Casa Alice”. Un ricchissimo ricettario, quasi un manuale di cucina, con i migliori piatti cucinati dai più bravi chef che, negli anni, si sono avvicendati ai fornelli di casa Alice: da Gianluca Nosari a Stefano Fagioli, da Fabrizio Nonis a Elis Marchetti, e altri ancora. E non finisce qui: oltre le ricette, tanti consigli sulla cucina, sugli ingredienti, sulla spesa e la stagionalità, e tanti menu legati alla tradizione regionale italiana. Insomma un ricco manuale e ricettario per trovare sempre nuovi spunti di divertimento in cucina.

Il nuovo ricettario culinario sarà presentato dall’autrice Franca Rizzi, Venerdì 25 marzo 2011 presso l’Hotel Calabresi di San Benedetto del Tronto, alle ore 20.00, all’interno del terzo appuntamento della ormai nota e gustosissima manifestazione “Incontri con il gusto”, la rassegna che consacra grazie alla nuova “maniera” di mettere insieme arti e mestieri, la propria vocazione e si afferma anche quest’anno come un momento unico nel calendario di tutti gli amanti dell’arte culinaria

Franca Rizzi, friulana doc e volto storico di Casa Alice, è uno dei punti di riferimento della cucina italiana su Alice. Cucinare in sua compagnia è sempre un’esperienza unica e con l’aiuto di ospiti, chef e artigiani del gusto, Casa Alice è un parterre ideale per raccontare trucchi in cucina e consigli per il vino, per imparare a cucinare secondo stagione e per tutte le occasioni di convivialità, raccontare l’Italia in cucina, ricordare i piatti di famiglia e molto altro ancora.

“Quando ero molto piccola, me lo raccontava sempre mia nonna, giocavo a fare la presentatrice mettendomi dietro lo schienale della sedia che, per l’occasione, si trasformava in un televisore. Inoltre, dicevo sempre a tutti che, da grande, avrei fatto la presentatrice in tv… ma guarda il destino! La cucina è una grande passione che ho iniziato a coltivare molto giovane grazie alla mia mitica suocera Gianna, che è stata una grande maestra. In occasione del decimo anniversario, le migliori ricette del programma “Casa di Alice” sono adesso raccolte in un manuale”.

Il gustoso appuntamento è per venerdì 25 marzo 2011 alle ore 20.00, presso l’Hotel Calabresi di San Benedetto del Tronto. Ideatori e complici della rassegna come sempre il “Cocalo’s Club, “La Bibliofila”, la Cantina “Ciù Ciù” e l’ “Hotel Calabresi”.

Special guest della serata l’osteria “Del Gigante” di San Benedetto del Tronto.

La serata avrà un costo di 15 euro e comprenderà, l’aperitivo di presentazione, l’introduzione al libro e la cena in compagnia dell’Autrice.

Per info e prenotazioni
www.cocalosclub.it
Libreria “La Bibliofila”
Tel 0735587513.




Teramo. Il filosofo Stefano Moriggi domani a Teramo per un convegno sull’innovazione tecnologica

Il filosofo Stefano Moriggi domani a Teramo per un convegno sull’innovazione tecnologica

“Innovazione tecnologica tra mondo della ricerca e del lavoro” è questo il titolo del convegno che si svolgerà domani 24 marzo nell’Auditorium dell’Itis – l’Istituto Superiore “Alessandrini – Marino” di Teramo – dalle ore 9. Interverrà all’incontro il filosofo Stefano Moriggi e il Presidente della Picchio Spa di Ancarano, azienda produttrice di auto da corsa e da strada.

Tra gli altri relatori, interverranno docenti dell’università degli Studi di Teramo: Franco Eugeni, Marco Santarelli, Raffaele Mascella e Raffaella Morselli.

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“Innovazione tecnologica tra mondo della ricerca e del lavoro” è il titolo del convegno in programma per domani, 24 marzo, nell’Auditorium dell’Itis – l’Istituto Superiore “Alessandrini – Marino” di Teramo – dalle ore 9. Interverranno all’incontro numerosi studiosi e ricercatori introdotti dal dirigente scolastico, Stefania Nardini.

Ad aprire i lavori sarà la relazione del professor Franco Eugeni, ordinario di Filosofia della Scienza nell’Università degli Studi di Teramo. Affronterà il tema delle origini della società dell’informatica. Seguirà l’intervento del direttore del dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, Raffaella Morselli, sul tema della ricerca e della conoscenza come base della nostra cultura.

Tra gli altri interventi il ricercatore e docente Ict e di Comunicazione della Scienza, Raffaele Mascella che affronterà il tema della cultura scientifica e innovazione. Il rapporto tra formazione scientifica e creatività è l’argomento che verrà trattato dal professor Marco Santarelli, associato di ricerca del CNR.

Il filosofo della scienza ed editorialista Stefano Moriggi, coautore con Alex Zanardi della trasmissione Rai “E se domani”, affronterà il tema “Pensare con le macchine. Tecnologia, scienza e società”.

Interverrà inoltre il Presidente della Picchio Spa di Ancarano, azienda specializzata nella progettazione e produzione di auto da corsa e da strada, Francesco Di Pietrantonio, la sua relazione sarà sull’importanza della ricerca nelle sue varie fasi: dalla formazione, al lavoro, ai risultati.

L’incontro, organizzato dall’Itis, in collaborazione con il Comune e la Provincia di Teramo, in sinergia con la locale Confindustria, con l’Università degli Studi di Teramo, con l’azienda Picchio e con la casa editrice Zikkurat Edizioni & Lab, sarà moderato dalla Professoressa Emilia Marchitto.