Martinsicuro. Domenica 13 marzo “Rosa Indelebile”. una giornata dedicata alla giornata internazionale della donna.

In occasione della Giornata Internazionale dei diritti della donna l’associazione ” Fuori Classe” in collaborazione con il Comitato Quartiere Tronto, la scuola di musica LAM di Giacinto Cistola,la scuola di recitazione Oggi Teaatro Academy di Sara Palladini e Maierli Spaconi con il patrocinio del Comune di Martinsicuro organizza un pomeriggio di cultura e creatività per rendere omaggio alla figura femminile e per sensibilizzare anche i più piccoli sul vero significato di questa ricorrenza. interverranno:  Pinuccia Camaioni e Umberto Tassoni, la Presidente della Cpo del comune di Martinsicuro, il Presidente del Quartiere Tronto Cosimo Iurlaro, l’ avvocata Diana Giuliani Presidente della Cpo dell’ordine degli avvocati, Giacinto Cistola. ESPOSIZIONE OPERE DELLE ARTISTE PAOLA CELI E KATJA AMABILI. Nel corso dell’evento sarà realizzata una panchina tematica dedicata alle donne che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra storia.




Giulianova. La Commissione comunale Pari Opportunità celebra l’ 8 Marzo, Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, con la presentazione del libro “La terza rivoluzione femminile” di Luana Svaizer.

Si terrà martedì 8 Marzo alle 17, nella sala Kursaal, la presentazione del libro “La terza rivoluzione femminile” di Luana Svaizer. L’incontro, a cui parteciperà l’autrice, sarà aperta dai saluti istituzionali del Sindaco Jwan Costantini, del Vice Sindaco Lidia Albani e della Presidente della Commissione Pari Opportunità Marilena Andreani. “In Italia – riflette la Andreani – il tasso di occupazione femminile rimane fermo al 49,9% , uno dei più bassi d’Europa, quasi venti punti percentuali in meno rispetto agli uomini. La questione del lavoro per le donne rimane dunque centrale. Per questo, nella giornata dedicata ai loro diritti, abbiamo voluto ospitare una donna che da anni si occupa del mondo femminile”. “La pandemia – sottolinea il Vice Sindaco Albani – ha dimostrato come le donne siano più esposte alle crisi e gravate della cura familiare. Non si tratta solo di giustizia sociale: è uno spreco di risorse e competenze decisive per la crescita del Paese.” La scrittrice Luana Svaizer, nel suo “La terza rivoluzione femminile”, spiega tutti i passaggi dell’ evoluzione interiore che, secondo lei, ogni donna dovrebbe compiere per uscire vincitrice in un contesto sociale e politico in cui quello femminile è ancora il “sesso debole”. Il libro mette addirittura a disposizione delle donne “un vero metodo che le aiuta a raggiungere indipendenza e abbondanza nella propria vita”.




Teramo. 8 marzo: spettacolo “Parliamo di Donne”. Ingresso libero

Dalla collaborazione tra Il comune di Teramo rappresentato dagli assessori Ilaria De Sanctis e Antonio Filipponi, dal Sindaco D’Alberto e dalla Provincia, con Nancy Eff Musicsl company,  Enia club e  Fuori Classe , debutterà Martedi 8marzo presso la Polifunzionale della provincia di Teramo,  alle ore 21:00,  “PARLIAMO DI DONNE”

Un atto unico con Sara Palladini, Roberto Di Donato, Nancy Fazzini, Franco Di Donatantonio e Ilenia Molis.

Nove quadri in cui si snodano percorsi di scoperta e riscoperta dell’universo femminile. La violenza assume diverse forme e sfumature; non necessariamente procura lividi sulla pelle, ma lascia segni indelebili su chi ne è vittima. Solo un atto d’amore può essere in grado di colmare un “analfabetismo sentimentale”; da qui la scelta del titolo: Parliamo di donne.

Ironia, ingenuità, spregiudicatezza e coraggio i linguaggi degli attori in scena che vogliono far emergere tutta la femminilità di una donna che, anche se alle volte frantumata dal dolore, provata da esperienze negative, riesce a reinventarsi e ad affermarsi nella sua integrità.

L’ingresso è libero; green pass e prenotazione sono obbligatori.




Editoria. “Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio” Sulle ali della memoria il nuovo romanzo di Pierfranco Bruni

 

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – […] Madre ricordi quando leggevo Garcia Lorca seduta sulla poltrona dello studio la cui finestra aveva le rose rampicanti che entravano nella stanza? Tu mi chiedevi sempre se il libro che leggevo potevi leggerlo anche tu. Tante volte ho trovato sul tuo comodino i miei libri. Tutti rigorosamente sottolineati. Annotati. Come faceva papà con il suo Guy de Maupassant o Carolina Invernizio. Quando mio padre leggeva Guy de Maupassant e Carolina Invernizio aveva dieci anni o soltanto undici. Non dimenticarlo, mio caro lettore. Se siamo abitanti di labirinti siamo anche danzatori sufi che dalla Persia sono giunti nel greco mare. Noi siamo stati Ulisse. Siamo persi tra le mani di Enea. Amiamo Cleopatra. I passi dei sufi sono illuminazioni di Dio. Ed io leggo il mio viaggio accanto per non dimenticare la memoria dimenticata tra le lune dell’alba. Ora riscrivimi mio marinaio di deserti il tempo che più non ho e la nostalgia delle mie terre di infanzia. […]

 

Apro questa nota con un brano preso dalle prime pagine del nuovo romanzo di Pierfranco BruniQuando mio padre leggeva Carolina Invernizio“, edito da Tabula Fati, uscito il 2 gennaio 2021, a 160 anni dalla nascita della Invernizio. In queste poche righe mi sembra condensato il cuore di questo singolare romanzo, venato di autentica poesia. Una scrittura intensa, bella, profonda. Un viaggio dell’anima. Illuminanti già queste poche parole, corrono sulle ali della memoria, del ricordo di una madre di grande tenerezza e sensibilità, e del rispetto, dell’ammirazione, della venerazione verso un padre, punto di riferimento, esempio, affidabilità, testimonianza e coerenza nei valori in cui crede.Nel romanzo si racconta di un padre che negli Trenta – Quaranta del secolo scorso leggeva i romanzi della “mitica” Carolina Invernizio.

 

Una narrazione coinvolgente che diventa un intreccio malinconico tra un padre e un figlio, l’autore stesso. Pierfranco Bruni la snoda lungo 150 pagine fitte di ricordi e la trasformazione di questi ricordi in un immaginario metafisico che conduce il lettore in una conoscenza profondamente esistenziale.Con il padre entra in scena il vissuto di una famiglia, scritto in prima persona. Pierfranco Bruni continua nella sua letteratura diario, ovvero in una letteratura memoria che incide in un solco, il Novecento italiano.

 

Nel romanzo si legge in un incipit: “Fu mio padre che un giorno, di ritorno da Cosenza, mi consegnò un libro incartato. Erano i primi anni del Liceo. Un libro che conservo ancora… Così parlò Zarathustra.Questo era mio padre. Da Carolina Invernizio a Nietzsche. Gli anni sono passati. Gli anni passano sempre e diventano imprevedibili. Non più catturabili. Quante volte ci siamo guardati e ci siamo giocati un attimo di tempo. Un bacio in più. Una carezza in meno. E poi ho ripreso il viaggio lasciandomi alle spalle il suo saluto con la mano alzata. Guardavo lui e mia madre dallo specchietto retrovisore dell’auto. Osservavo il loro saluto.”Una vera e propria immagine che segna il viaggio del romanzo stesso in simboli. Simboli e archetipi.

 

“É il racconto del mio rapporto splendido con mio padre – mi dice Pierfranco Bruni – il racconto del nostro legame sino all’ultimo giorno. Mio padre, mio primo maestro. Io suo ultimo allievo”. E ancora annota: “Non posso non dire di aver vissuto un’infanzia straordinaria. Unica, in una grande casa dove tutto aveva un senso. Un amore infinito di mia madre mio padre mia sorella dentro la mia esistenza. Mi hanno sempre accompagnato. Nelle sere ovattate d’inverno con il vento nella recita in giardino di palme e di sigilli di sguardi. Mio padre, sempre capitano, mia madre dirigeva le vele. Ho scoperto molto tardi le letture frequentate da mio padre. È andato via in un dicembre di alcuni anni fa. Spesso non parlava. Ascoltava. Quando sono diventato adulto mi osservava. Nei miei lavori e ospitate in Rai, sino a notte inoltrata, loro, mia madre e mio padre, restavano fissi davanti alla tv fino alla fine. Mi sentivo chiamare alle due o oltre di notte”.

 

Dunque un racconto tutto interiore, sulle ali dei ricordi, un vero viaggio dell’anima. “I ricordi – confida infineBruni – ritornano proprio nel momento in cui pensi che le ricordanze non avrebbero più senso. Tutto è lì, in quel centro di universo che si chiama Anima. É lui che mi cerca. È lui che mi rincorre. Centro dell’universo. Sarà il tempo. Sarà che sono entrato in uno spazio in pazienza di vissuto. Sarà che il mondo esteriore è diventato distante. Rileggo i libri che mio padre lesse a 11 anni. Tra questi ci sono il Werther di Goethe, De Amicis e Carolina Invernizio. Rileggo questi libri e portano sempre, nell’ingiallito della carta, le sue dita, le sue mani, le sue sfogliate di pagine. Oltre le sue annotazioni a lato dello scritto. Cesellature che ancora mi fanno capire il tempo di quando mio padre leggeva Carolina Invernizio e mia madre aveva soltanto pochissimi anni.” Insomma, un romanzo da non perdere e da leggere tutto d’un fiato.

 

 

Pierfranco Bruni è nato il 18 gennaio 1955 a San Lorenzo del Vallo, in Calabria. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario ed esperto di Letteratura dei Mediterranei. Direttore archeologo del Ministero dei Beni Culturali, è stato componente della Commissione Unesco per la diffusione della cultura italiana all’estero. Vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia.

 

Presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, Pierfranco Bruni ricopre incarichi istituzionali per la promozione della cultura e della letteratura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, tra i quali Via Carmelitani, Viaggioisola, Per non amarti più, Fuoco di lune, Canto di Requiem, Ulisse è ripartito, Ti amerò fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio, Amsà e Shadi, Alla soglia della profezia, e di narrativa (racconti e romanzi), tra i quali si citano Paese del vento, Claretta e Ben, L’ultima primavera, E dopo vennero i sogni, Quando fioriscono i rovi, Il mare e la conchiglia, La bicicletta di mio padre, Che il dio del Sole sia con te, La pietra d’Oriente, Il sortilegio della speranza, Il ladro di profumi, Lettere a Eleonora.

 

Si è occupato di letteratura del Novecento con la pubblicazione di saggi critici su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e sulla linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro. Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e si considera profondamente mediterraneo. Ha scritto, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (Il cantico del sognatore mediterraneo, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni. Diversi suoi libri sono stati tradotti all’estero.

 

 

 

 

 




Il M° Sylvia Pagni è presente con la sua fisarmonica nella fiction “FOSCA Innocenti”

 

Sylvia Fisarmonica

La nota fisarmonicista abruzzese M° Sylvia Pagni fa parte dell’orchestra diretta dal M° Savio Riccardi della
colonna sonora della fiction Giallo- Poliziesco “ FOSCA Innocenti “ che sta andando in onda su Canale 5 dall’
11 febbraio in quattro episodi al 4 marzo 2022 con i protagonisti primari gli attori Vanessa Incontrada e
Francesco Arca. La serie televisiva è diretta dal regista Triestino Fabrizio Costa, mentre l’autore delle
musiche è il M° Savio Riccardi . Nell’ultimo biennio il M° Sylvia Pagni è stata interpellata per la terza volta
con la sua fisarmonica per delle fiction targate RTI- Mediaset. Sylvia augura buona visione e buon ascolto a
tutti i telespettatori della fiction “ FOSCA Innocenti “




Giulianova. L’ Amministrazione comunale saluta la Segretaria generale Raffaella D’ Egidio che dalla prossima settimana presterà servizio nel Comune di Roseto degli Abruzzi.

Foto Segretaria D’Egidio

Il Sindaco: ” Grazie a lei, in due anni e mezzo, siamo cresciuti in conoscenza, competenza ed efficienza”. Dopo l’ultima seduta di Giunta, il Sindaco Jwan Costantini, gli assessori e il Presidente del Consiglio comunale Paolo Vasanella hanno salutato la Segretaria Comunale Raffaella D’ Egidio, che dalla prossima settimana sarà in forze agli uffici comunali di Roseto degli Abruzzi. Ringraziamenti, fiori e un po’ di commozione nella stanza del Sindaco, quando la mattinata lavorativa era quasi finita. ” Sono grata a questa Amministrazione – ha detto la dottoressa D’ Egidio – per la fiducia che mi è stata data e per la stima espressa da tanti, e in più occasioni. Ringrazio dunque gli amministratori, il personale del Comune e la Città di Giulianova che mi hanno permesso di operare al meglio e di formarmi ulteriormente, dal punto di vista umano e professionale.” Parole di particolare ammirazione sono state pronunciate dal Presidente del Consiglio comunale Paolo Vasanella. “Non posso non essere grato alla nostra Segretaria – ha commentato – Il suo supporto, durante le sedute di consiglio, è stato tanto prezioso quanto determinante. Senza di lei, non avremmo avuto l’abilità di affrontare e superare certi passaggi critici dei lavori”. Sentiti, i ringraziamenti del Sindaco Jwan Costantini, che si è detto interprete della riconoscenza della Giunta e degli Uffici. ” In due anni e mezzo – ha sottolineato Costantini – questa Amministrazione è cresciuta notevolmente. I meriti di tale crescita sono, in gran parte, della Segretaria Generale Raffaella D’Egidio, che sempre, senza risparmiarsi, ha messo a disposizione il suo tempo, la sua professionalità, la sua maturità, in una parola, la sua capacità di risolvere i problemi. Salutandola, le auguriamo di poter operare con lo stesso entusiasmo e i medesimi risultati nella città di residenza”.




EDITORIA. L’ IISS “PEANO-ROSA” DI NERETO INCONTRA DONATELLA DI PIETRANTONIO

 

 

Lunedì 14 febbraio 2022, alle 10, gli studenti delle classi quarte del Polo Scolastico“Peano-Rosa” di Nereto, guidato dalla Dirigente Scolastica Dott.ssa Nadia Di Gaspare, incontreranno on line la scrittrice Donatella Di Pietrantonio, Premio Campiello 2017, uno dei nomi più apprezzati nel panorama letterario italiano e non solo.

Gli studenti si confronteranno con la scrittrice sulle principali tematiche delle opere“L’Arminuta” e “Borgo Sud”: l’abbandono, i legami familiari, la realizzazione personale nonostante l’ambiente natío. Dopo aver letto le due pubblicazioni, sarà per loro importante confrontarsi con la scrittrice stessa, per comprendere quali meccanismi e quali scelte stiano dietro il processo creativo e la redazione di un romanzo.

L’incontro, promosso dal Dipartimento Umanistico e di Lettere dell’Istituto, vedrà la partecipazione dell’ospite d’eccezione, della Dirigente Scolastica, dei docenti referenti e sarà moderato dalla prof.ssa Valeria Olivieri.




Kali, viaggio negli Universi paralleli, di Curatolo e Acunzo: è già un successo!

 

 

 

Nella seconda puntata si parla di tecniche e leggende per vivere più a lungo e in salute.

 

Un viaggio negli Universi paralleli, Kali è un programma di informazione sul benessere e il mistero. In onda sulla piattaforma radio www.rtmsilvi.com. La prima puntata è stata trasmessa giovedì 10 febbraio con successo di ascolti, suscitando curiosità.

Indagine su teorie, fatti, ipotesi che racchiudono intriganti vicende accadute nel corso degli anni e consigli pratici, utili sul benessere, per far felici il proprio corpo, mente e, soprattutto, Anima, presentato da Angela Curatolo e Annamaria Acunzo.

 

Contatti vibrazionali” è stato il tema scelto per l’esordio della prima.

L’inedita coppia ha presentato una scaletta molto intrigante: i portali delle fate in Abruzzo, il Caso Amicizia a Pescara, le vibrazioni delle Campane tibetane.

 

Annamaria Acunzo, scrittrice, autrice di una rubrica sul benessere su www.Zaffiromagazine.comdocente e naturopata internazionale, ha fatto provare il brivido dell’ascolto della campana tibetana.

“Sono uno strumento potentissimo – afferma – Agiscono a livello sottile. Il suono, a 432 herz, interagisce con la frequenza terrestre e con il chakra del cuore, andando ad armonizzare il corpo a livello fisico, mentale e Spirituale.”

 

La professoressa Nicoletta Camilla Travaglini ha rivelato i luoghi in Abruzzo che custodirebbero i portali dimensionali delle Fate, ad esempio il pozzo di Roccasale, e strani avvenimenti come un presunto castello di cristallo sotto al lago di Bomba che apparirebbe e scomparirebbe.

Il chitarrista rock Alessandro Serra, in veste di indagatore del mistero, ha ricordato il famoso ‘Caso Amicizia’, accaduto, proprio qui, a Pescara: storia di alieni e Uredda, il segreto della loro energia. I W56, fruttariani vennero sulla Terra alla ricerca di amore, armonia e fiducia per trasformarle in energia per le loro astronavi. Una storia raccontata per la prima volta nel libro ‘Contattismi di massa’ a firma di uno dei protagonisti della vicenda.

A tener il filo del discorso è stata Angela Curatolo, giornalista p. e responsabile del www.giornaledimontesilvano.com.

“Chiunque lo desideri, può contattarci e suggerire ricerche e argomenti, porre domande ad Annamaria sul benessere.” E’ l’invito di Curatolo.

Il numero WhatsApp, per chi desidera contattare la redazione di Kali, è:

351 986 07 63

Una nuova avventura intrisa di misteri, segreti, informazioni e notizie alternative è cominciata, un’esplorazione in Universi paralleli emozionante sin dalla prima puntata, accompagnata da una selezione musicale da ‘paura’ a cura di Salvatore Pappacena.

Nel prossimo appuntamento, in onda giovedì 24 febbraio alle 14 e in replica alle 20, si riveleranno i segreti del Graal in Abruzzo, si indagherà su che cos’è veramente l’Adrenocromo e Annamaria Acunzo consiglierà la posizione ‘montagna’ dello yoga e quali sono i cibi integratori antiaging. Il fil rouge del secondo imperdibile appuntamento di Kali è “vivere più a lungo e in salute, si può?”

Per sentire la puntata

KALI universi paralleri nr1 stg1 by rtmsilvi | Mixcloud




Editoria. “Gli Internati Militari Italiani. Testimonianze di donne” a cura di Orlando Materassi e Silvia Pascale

Il volume curato da Orlando Materassi e Silvia Pascale raccoglie i lavori di ricerca del Progetto “Gli Internati Militari Italiani: testimonianze di donne, madri, fidanzate, mogli, figlie”, un percorso di studio promosso da ANEI Treviso e finanziato dal Governo Federale della Germania attraverso il Fondo italo-tedesco per il Futuro scelto in stretta collaborazione con il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Il libro custodisce alcune figure di donne: Mamma Teresa, Angiolina, Gigliola, Mariuccia, Gemma, gli “Angeli” di Pescantina, Olga e molte altre. La loro voce rivive attraverso lettere, pagine di diario, interviste, ricordi.

Le donne che rimasero a casa aspettando il ritorno degli uomini dal Lager scrissero le loro preoccupazioni, le loro opinioni, l’ansia per il silenzio di fidanzati, mariti, padri e fratelli. Sono scritti e testimonianze che non sono stati ancora studiati, ma che soprattutto non hanno ancora avuto una adeguata riflessione.

La Storia apre così all’universo femminile, spesso taciuto e dimenticato, rinnovando l’interesse per le vicende degli Internati Militari Italiani sotto un’altra ottica.

Il Progetto.

Gli Internati Militari Italiani: testimonianze di donne, madri, fidanzate, mogli, figlie.

 

 

Orlando Materassi & Silvia Pascale

Coordinatore e Responsabile del Progetto

 

 

 

Il Progetto presentato all’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma nasce come idea nel 2020 quando ci troviamo a studiare e scrivere su due figure di donne: Mamma Teresa e Angiolina. Due donne per noi e per la nostra storia di parenti di deportati importantissime, due donne su cui abbiamo discusso molto e sulle cui scelte abbiamo riflettuto.

Il discorso si è allargato all’universo femminile di quegli anni, anni difficili, di guerra, di dolore e di sofferenza.

Venti lunghi mesi di vita, di guerra, di speranza e di disperazione. Venti mesi dopo i quali l’Italia non fu più la stessa e la vita di chi ne fu protagonista, ma anche delle persone a loro vicine, cambiò: per molti (e soprattutto per molte) fu anche la conferma di poter dire la propria idea, di fare una propria scelta.

All’indomani del conflitto nessuno o quasi si è chiesto qual è stato il ruolo di queste donne, qual è stato il significato della loro attesa, se la loro silenziosa presenza avesse o meno forma di Resistenza.

Nelle nostre famiglie dopo la guerra, non si parlava quasi mai di quel periodo, a tavola (il momento in cui la famiglia si riuniva) non era un argomento di conversazione.

I civili pagarono un tributo altissimo alla guerra, le donne in particolare. Con un nodo alla gola Silvia rivede la camera della nonna, con chiarezza, i pesanti mobili di legno scuro, un quadro che rappresentava un idilliaco paesaggio campestre, un letto troppo grande per le dimensioni della camera con sopra un imponente crocifisso davanti al quale mamma Teresa pregava ogni sera.

Ognuno cercava di sopravvivere come meglio poteva in quell’Italia sprofondata nell’abisso. I bombardamenti, la fame, le malattie e la solitudine hanno accompagnato queste donne, alcune giovanissime, soprattutto dopo l’8 settembre del 1943.

Durante la guerra cercavano di essere informate sugli esiti del conflitto, cercavano di essere aggiornate per avere informazioni sui propri cari. Dopo l’armistizio la ricerca di notizie divenne affannosa e a tratti angosciante. Mamma Teresa leggeva i giornali nonostante avesse solo la terza elementare e Angiolina cercava notizie dai futuri suoceri sapendo bene il significato della morte in guerra avendo perso il fratello Orlando nel gennaio del 1941.

Ecco l’idea di questo lavoro di ricerca nasce proprio sulla spinta di queste due donne, sul valore della loro silenziosa Resistenza e sul significato della loro attesa: mamma Teresa aspetta la fine della guerra per andare sulla tomba del figlio in Germania, Angiolina aspetta il ritorno dopo 44 mesi dell’amore della sua vita.

Un tratto che distingue le famiglie dei deportati (sia sopravvissuti, sia deceduti in Lager) è la trasmissione ai figli o ai nipoti, tramite canali di comunicazione conscia o inconscia, di nozioni ed emozioni che riguardano appunto l’internamento.

Questo filo rosso tra IMI e figli o nipoti è stato rappresentato dalle donne della famiglia in maniera estremamente silenziosa: consiste nel passaggio di testimone, in parte implicito in parte esplicito, delle sofferenze e dei ricordi degli uomini internati.

Prima della guerra le famiglie erano legate le une alle altre da vincoli di appartenenza e identificazione con altre famiglie, con la comunità, con l’ambiente circostante. La deportazione ha infranto questi legami, ha irrimediabilmente lasciato dei vuoti.

Quindi il ruolo delle donne è stato quello di colmare quei vuoti: con la Memoria e il Ricordo per chi non è tornato, con il tentativo di riannodare i fili di esistenze segnate dal trauma per chi è rientrato.

Il carico di emozioni connesse con il passato traumatico di questi uomini le ha portate ad essere il loro unico punto di riferimento, a sopportare e supportare gli uomini con questo gravoso passato di morte, sofferenza e dolore e in alcuni casi anche di rabbia e collera.

È vero che gli IMI al loro ritorno, come tutti i deportati, d’altra parte, non hanno parlato pubblicamente per molto tempo, per decine d’anni. Ma è anche vero che avevano generalmente una donna di riferimento: una moglie, una fidanzata divenuta poi moglie, una madre, una sorella oppure una figlia.

Sono loro che hanno accolto e curato i loro cari, sono loro che hanno custodito i racconti e i ricordi e hanno guidato la famiglia verso il futuro preoccupandosi della continuità della vita. È chiaro ed evidente se guardiamo indietro nel tempo, la diversità del loro ruolo, la distanza che le separa emotivamente dal trauma, ma che in qualche modo assorbono e assimilano come un messaggio da custodire. Sono andate incontro a questi uomini in tutte le circostanze, sono rimaste loro accanto e hanno sempre trovato soluzione al loro trauma.

Si sono caricate sulle spalle l’intera responsabilità, senza avere la possibilità di condividere con alcuno questo peso. L’emozione ha fatto da filtro alla loro Memoria, il ricordo di un senso di ingiustizia, la ferita di una delusione, la tristezza di non poter parlare, ma soprattutto l’amore e la lealtà nonostante tutto.

Dal nostro punto di vista hanno realizzato un’impresa che sembrava un’utopia: hanno unito l’Italia superando i confini dell’appartenenza sociale e territoriale. Hanno combattuto resistendo al pari degli uomini quando ancora la parità era al di là da venire.Sono diventate delle patriote, donne della Resistenza; in una società che affidava alla donna sostanzialmente i ruoli di moglie e di madre.

Ci piace sottolineare quando si parla della piena partecipazione femminile alla vita politica e sociale del nostro Paese, che le basi per l’emancipazione femminile furono senza ombra di dubbio gettate negli anni tra il 1943-1945.

Il fascismo ha fatto pagare alla donna un altissimo prezzo di umiliazione e di sacrificio, la Resistenza ha dato alla donna il senso di quanto poteva contare, il coraggio che poteva esprimere e la sua forza. Non sono soltanto mogli, madri, sorelle e figlie di Internati Militari Italiani: sono le prime a farsi carico della famiglia, sono quelle che cercano cibo per spedirlo nei Lager, sono quelle che a rischio della vita aiutano i soldati chiusi nei vagoni piombati porgendo acqua e pane, sono quelle che protestano anche in piazza per il ritorno degli uomini dai campi di concentramento, e che prima ancora avevano protestato per dire basta alla guerra. E per questo non va dimenticato che i giorni durissimi della guerra sono anche i giorni in cui tutta la tematica dell’emancipazione femminile viene abbozzata nelle sue linee generali: la rivendicazione dei diritti politici, della parità nella scuola e nel lavoro.

 

Le spine del passato portate dietro per quasi tutta una vita, come una valigia che non si ha mai il tempo di posare e di aprire, aprono finestre sul senso dell’attesa.

E da tutte queste riflessioni nasce quindi questo progetto che ha il suo punto, noi amiamo dire, di partenza con questo Convegno e con questi studi. Di partenza perché la conoscenza della Resistenza delle donne degli IMI è appena iniziata.

 

 

Prefazione

Discorso pronunciato al Convegno di Treviso, 17 dicembre 2021

 

 

 

Viktor Elbling

Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania a Roma

 

 

Ho accolto con molto piacere l’invito a rivolgere un saluto ai partecipanti di questo convegno.

Negli anni scorsi abbiamo appreso molto sulla tragica storia degli Internati Militari italiani, attraverso la pubblicazione dei loro diari e lo studio dei documenti storici. Fino ad un certo punto è naturale che, quando si parla di storie di guerra e internamento, vengano in mente prima gli uomini, come diretti interessati. Si dimentica però che, in loro assenza, la vita non si ferma, non si congela, va avanti con tutte le sue difficoltà.

L’ANEI di Treviso, con la responsabile del progetto Silvia Pascale, ora si è dedicata a colmare una grande lacuna, quella della prospettiva femminile. Il mondo degli anni Quaranta era molto diverso da quello in cui viviamo oggi. Nella società, le donne comparivano in relazione a figure maschili, prima come “la figlia di”, poi come “la moglie di” e infine “la madre di”.

Possiamo solo immaginare come si sentissero disorientate queste donne, quando persero i punti di riferimento della loro quotidianità. Si trovarono da sole, con famiglie da gestire, decisioni da prendere, e l’ansiosa incertezza su come stessero i loro cari, lontani e imprigionati nei campi tedeschi. Vissero quella pesante situazione, resistendo alle avversità con forza e determinazione, mentre i loro mariti, padri, figli pagavano per aver resistito alle richieste di combattere per i nazisti.

Alcune di loro videro tornare i loro cari, altre ricevettero la tragica notizia della loro morte. “Mamma Teresa” ne parla nel suo diario, pubblicato da Silvia Pascale. Questa donna attraversò l’Europa alla ricerca della tomba del figlio, morto in un campo tedesco e sepolto in un luogo sconosciuto.

Sono storie di donne forti, coraggiose, esempi luminosi di umanità. Ringrazio Silvia Pascale e tutti coloro che hanno contribuito a riportare alla luce queste storie.

 

POSTFAZIONE

TI ASPETTO OGNI GIORNO

 

Ti aspetto e ogni giorno

mi spengo poco per volta

e ho dimenticato il tuo volto.

Mi chiedono se la mia disperazione

sia pari alla tua assenza

no, è qualcosa di più:

è un gesto di morte fissa

che non ti so regalare.

 

Alda Merini

 

Gabriella Persiani

Giornalistanipote dell’IMI Carmine Broccolini

 

Difficile trattenere le lacrime, ancor più difficile frenare i ricordi di quanto di terribile c’è stato, non solo per le famiglie interessate, ma per l’Italia intera, dopo quel NO all’adesione alla Repubblica di Salò pronunciato da 650mila militari italiani dopo l’Armistizio, 50mila di loro non tornarono mai a casa dopo la deportazione nei campi nazisti. Così, nell’eco dell’Attesa e della Riconciliazione, parole-chiave della giornata, si è svolto il 17 dicembre 2021 il Convegno Internazionale “Gli Internati Militari Italiani. Testimonianze di donne, madri, fidanzate, mogli, figlie”, nell’Auditorium dell’IC4Stefanini di Treviso.

 

L’evento, diviso in due parti, la prima, mattutina, dedicata agli studenti e ai docenti dell’Istituto di Treviso e fortemente voluta dal Dirigente Scolastico Doriana Renno, la seconda, pomeridiana, aperta al pubblico e agli addetti ai lavori, si colloca all’interno del Progetto di ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager Nazisti) sezione di Treviso, presentato all’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma dalla storica e docente Silvia Pascale e da Orlando Materassi, Presidente nazionale ANEI.

 

Il fine è stato accendere, per la prima volta – e, si può dire, finalmente -, i riflettori sulle figure silenziose e dimenticate delle donne degli IMI, in tutto e per tutto da considerare spalla fondamentale della prima Resistenza, quella combattuta senz’armi dai nostri cari deportati dopo l’8 settembre 1943. Un punto di partenza su questa pagina di Storia, resa possibile dalle testimonianze dirette arrivate ai giorni nostri attraverso racconti, lettere, biglietti, diari delle donne degli IMI, le nostre nonne, fonte primaria ed esclusiva degli interventi del Convegno, anticipati dai saluti istituzionali. Particolarmente sentito il videomessaggio iniziale dell’ambasciatore tedesco a Roma Viktor Elbling su questa nuova prospettiva storica tutta femminile.

 

Coinvolgenti, entrando nel merito, le emozioni vissute in mattinata ripercorrendo le vite di nonna Concetta di San Severo (Foggia) e dei suoi due giovanissimi figli Imi, Vincenzo e Paolo Villani, il primo dei quali Milite Ignoto, attraverso l’accorato ritratto della nipote Marina Villani; di Gigliola Buti da Pisa, figlia di Stella e dell’IMI Armando, portata in Aula da Silvia Angelucci e della trevigiana Mariuccia Turchetto, moglie dell’IMI Gian Carlo, presentata da Francesca Piaser.

 

Silvia Pascale, responsabile del progetto, ci ha fatto conoscere le maestose figure di Mamma Teresa da Ferrara, già protagonista de “Il diario di mamma Teresa” per Ciesse Edizioni, e di Lore Wolf, strenua oppositrice del nazismo in Germania, unite nella ricerca di giustizia e verità per la tragedia del non ritorno dal Lager, mentre Orlando Materassi, coordinatore scientifico dello stesso progetto, ha testimoniato di sua madre Angiolina, fidanzata, prima, e moglie, poi, dell’IMI Elio, al quale è dedicato il volume “La Memoria legata al filo rosso”, sempre per Ciesse Edizioni.

Grande la partecipazione degli studenti presenti all’incontro, i quali, a loro volta, hanno riferito dei loro famigliari IMI e hanno preso parte, prestando la loro voce, agli interventi dei relatori con la lettura di brani e poesie.

 

Delle ansie, delle preoccupazioni, della forza solitaria e inimmaginabile di queste novelle Penelopi si è continuato a parlare nel pomeriggio, con i collegamenti online di Harald Grote, Dirigente di BarackeWilhelmine, Marco Eggert del Consolato Onorario Italiano di Brema e dello storico polacco Stefan Marcinkiewicz, docente UniwersytetWarminsko-Mazurski w Olsztynie. In presenza, il Comune di Treviso con l’assessore all’Istruzione Silvia Nizzetto, il Presidente Regionale ANPI della Toscana, Bruno Possenti, il Presidente ANEI Firenze, Mauro Perini e la Presidente Anmig di Castelfranco, Antonella Casadei.

 

L’attenzione si è poi accesa sui diritti delle donne nel Ventennio con Sara De Vido, professoressa associata di Diritto Internazionale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che si è anche focalizzata, con molto trasporto, sull’attesa di sua nonna, a sua volta moglie di un Imi. Di una donna speciale in questo panorama, Luisa, moglie di un ex fascista finito in un Lager, ha di seguito parlato la storica di Ferrara Antonella Guarnieri, e della figura della veneziana Olga Blumenthal la docente Emilia Peatini. Interventi, questi, che hanno accresciuto con ulteriori esempi di vita l’importante tematica della giornata.

 

Gli intermezzi musicali eseguiti al pianoforte dalla docente Rosaura Di Bernardo hanno arricchito e accompagnato riflessioni ed emozioni nel corso dell’evento.

 

Quest’ottica, tutta femminile, tutta familiare delle vicende degli IMI ci ha permesso di giungere alla comprensione del contesto globale. Le voci, gli esempi, le storie riecheggiati nell’Auditorium Stefanini di Treviso, 78 anni dopo i fatti e riproposti negli Atti, ci impongono di non dimenticare e di valorizzare in ogni nostra azione personale, civica e sociale, la libertà e la democrazia così faticosamente conquistate con la sofferenza e il sangue di questi uomini.

 




“Dono sospeso” 2021. Ieri, in sala Buozzi, la consegna dei regali a “La Fenice”, il centro che assiste le donne vittime di violenza.

 Sono state 80, nella provincia di Teramo, le donne che nel 2021 sono state assistite dal Centro antiviolenza “La Fenice”, nove di Giulianova. Questi alcuni dei numeri emersi, ieri pomeriggio, nel corso dell’incontro che ha visto la consegna al Centro di numerosi pacchi dono raccolti nell’ambito delle iniziative messe in campo da Amministrazione comunale e Commissione Pari Opportunità in occasione del 25 Novembre. In quella data, com’è noto, si celebra la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” ed anche quest’anno, tra le altre cose, l’ Amministrazione comunale e la Commissione Pari Opportunità, in collaborazione con la Cpo provinciale, hanno promosso il “Dono Sospeso”. Chi ha voluto, fino alla fine del mese, ha potuto acquistare nei negozi aderenti all’iniziativa un oggetto, un capo d’abbigliamento, un giocattolo, da regalare alle donne assistite dal Centro “La Fenice” , molte delle quali ospitate nella struttura collegata “Casa Maia” con i loro bambini. Ieri, in sala Buozzi, la consegna degli oggetti acquistati e donati, alla presenza del Vice Sindaco Lidia Albani e delle appartenenti alla Commissione Pari Opportunità di Giulianova, presieduta da Marilena Andreani. Si è trattato di un incontro importante, che ha confermato la collaborazione tra enti istituzionali, volontariato e associazioni al fine di sostenere fattivamente le donne vittime di violenza. “ “La Fenice” – spiega la psicoterapeuta del centro Cristina Bellocchio- opera dall’ 8 Marzo 2008. Ha la sua sede principale a Teramo e sportelli di ascolto a Martinsicuro, Pineto e Isola del Gran Sasso. E’ aperto 8 volte a settimana e svolge gratuitamente, attraverso un’equipe di professioniste specializzate, attività di accoglienza, consulenza psicologica e legale, orientamento lavorativo, sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere. Il Centro, collegato al numero verde nazionale 1522, risponde anche allo 0861/029009 e allo 800174207. Il suo obiettivo è accompagnare la donna in un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, un percorso costruito insieme alla donna stessa, nel rispetto dei suoi tempi e delle sue scelte. Le persone che si rivolgono a noi sono in prevalenza italiane, con una buona scolarizzazione. Il “Dono Sospeso” permette a molte di loro di ricevere un gesto di solidarietà da parte di cittadini di Giulianova, che non conoscono. Un messaggio di speranza, il loro, compiuto attraverso l’ Amministrazione comunale e la Commissione Pari Opportunità, che ringraziamo anche quest’anno per la disponibilità e la sensibilità dimostrate nei confronti del Centro e di tutte le donne”.