Roma. DIFESA/DI STANISLAO(IDV): SUBITO INDAGINE SU ARSENALI MILITARI

DIFESA/DI STANISLAO(IDV): SUBITO INDAGINE SU ARSENALI MILITARI

Ribadita e ufficializzata ieri in Commissione Difesa la richiesta da
parte dell’On. Di Stanislao, capogruppo IdV, di un’indagine
conoscitiva su tutti gli Arsenali Militari italiani. “E’ ormai
improrogabile un’indagine – afferma il Deputato – sulla consistenza
patrimoniale, sulla presenza del personale tanto civile quanto
militare e sul rapporto socio-economico con il territorio e le
istituzioni. Risorse umane, famiglie ed economie locali che svolgono
un ruolo importante per quanto riguarda le attività di competenza e il
rapporto con i singoli territori ci impongono un percorso di
condivisione con le parti sociali e di risoluzione dell’annoso
problema legato tanto ai tagli quanto alle sempre più grigie
prospettive occupazionali. Non da ultimo – conclude Di Stanislao –
ritengo indispensabile verificare lo stato di salute di tutti gli
operai. Troppi i casi di patologie connesse alla presenza di amianto
in lavoratori della marina militare ed operai degli Arsenali militari
di Taranto , Brindisi, La Spezia, Augusta, Ancona. Le conseguenze sono
spesso drammatiche e non è più pensabile che il Ministero della Difesa
non prenda seriamente in considerazione tali problematiche.”




Italia. ORDIGNI BELLICI IN MARE

ORDIGNI BELLICI IN MARE

Di Giovanni Lafirenze

La stagione estiva è già iniziata, tra qualche giorno ascolteremo una sequela di decaloghi comportamentali orientati sia ai futuri turisti, sia per chi resta in città, quest’ultimo caso a difesa dei soggetti più a rischio, vale a dire: “anziani, bambini e tanti altri individui colpiti da patologie croniche o stagionali”. Ma in realtà in attesa delle ferie di luglio/agosto, tante famiglie già trascorrono i propri fine settimana al mare tra sabbia o scogli. In entrambi i casi contenti di rivivere attimi di puro relax in compagnia dei soliti amici o di nuove comitive. Molto presto vedremo pubblicità e servizi televisivi rivolti a difesa della persona, vale a dire: “creme protettive epidermiche, consigli orientati ad una corretta ed adeguata alimentazione, idonee misure per difendersi da proibitive condizioni climatiche”. Ma non ascolteremo mai le regole da seguire nel caso dovessimo rinvenire, credere di riconoscere un residuato bellico o qualcosa del genere in mare. Ovviamente la categoria più esposta ad “incontri ravvicinati” di questo genere è quella dei sub, sia se munita di areatore, ( snorkeling ), sia per i professionisti dell’ara (muniti di brevetto e bombole). Provo a scrivere due righe:

IL SUB

Rinvenire in mare residuati bellici non è semplice per tante ragioni: l’ex Icram per esempio indica la posizione di questi involucri a profondità proibitive per l’uomo; altro motivo per non distinguere il residuato è l’incrostazione patita dal tempo, perciò una bomba a mano potremmo facilmente scambiarla per un piccolo sasso collocato tra gorgonie, alghe o quant’altro. Ma immaginiamo per assurdo una piccola granata, o una semplice bomba a mano posizionata a pochi metri di profondità e riconoscibile in quanto priva di stratificazioni dovute al tempo trascorso in acqua. Bene…il sub vede qualcosa di simile ad una bomba a mano, in tempo reale comprende il pericolo che l’oggetto rappresenta, decide di avvisare la Capitaneria di Porto. La prima regola da seguire è non toccare in alcun modo l’oggetto…!!!!!! Nessuno a parte lo SDAI (in mare) è in grado di valutare caricamento e stabilità del residuato….Seconda regola dettata dal buon senso è segnalare la posizione dell’involucro per mezzo di una cima legata ad un masso vicino, (ma non troppo) alla bomba, l’altra estremità della cima ad una boetta da segnalazione (anche una bottiglia vuota di plastica), che renderà dalla superficie ben visibile il punto esatto del rinvenimento. Fatto ciò il sub, potrà riemergere, tornare a riva e correre a segnalare il tutto sia alla Capitaneria, sia alle Forze dell’Ordine competenti per zona.




Italia. PSI: “Avevamo pensato ad un centrosinistra che non fosse figlio della storia del 1994.

“Avevamo pensato ad un centrosinistra che non fosse figlio della storia del 1994. Non ‘sinistra e basta’, ma un centrosinistra fondato su un asse riformista. Questa prospettiva oggi, dopo le amministrative e il voto referendario, è molto più possibile di ieri”. E’ quanto affermato da Riccardo Nencini, all’apertura dei lavori del seminario nazionale organizzato dal Psi, sulle strade e le scelte possibili per i socialisti e il centrosinistra, dopo i risultati delle ultime elezioni amministrative e referendarie. “La nostra valutazione è che il ciclo berlusconiano si sia concluso ed una delle possibilità è che si vada a elezioni anticipate il prossimo anno. Se questo non dovesse avvenire abbiamo un biennio davanti per costruire politiche nuove per il Psi. La seconda considerazione è che le scorse elezioni, con il risultato del 2,3% del Psi a livello nazionale, ci consentono di giocare una nuova partita anche in vista delle prossime politiche”.



Italia. Abusivismo sulle coste, plastica in mare, trivellazioni petrolifere: Legambiente presenta Mare Monstrum 2011,

Abusivismo sulle coste, plastica in mare, trivellazioni petrolifere:

Legambiente presenta Mare Monstrum 2011,

il rapporto annuale sulle illegalità e i nemici del mare

Aumentano le infrazioni accertate: +32,2% rispetto all’anno precedente

Campania leader indiscussa con ben 4 reati ogni chilometro di costa

Goletta Verde presenta gli Oscar per spudoratezza, monotonia e demagogia

alle peggiori minacce che gravano sulle coste italiane

Cemento e inquinamento assediano il mare e le coste italiane. Dall’ennesimo progetto di porto turistico a Montenero di Bisaccia (CB), ai campi da golf di Jesolo (VE), dalle case abusive di Campobello di Mazara (TP) alle inutili e devastanti trivellazioni petrolifere alle Egadi come alle Tremiti, nuovi e antichi nemici continuano a minacciare i paesaggi più preziosi e la biodiversità delle coste e degli ecosistemi marini del Belpaese. Mare Monstrum 2011 di Legambiente illustra le caratteristiche del mare illegale nostrano e denuncia tutte quelle attività che inquinano e deturpano i fragili ecosistemi delle nostre località costiere.

Vogliamo assegnare ironici Oscar alle peggiori minacce che incombono sulle nostre coste – ha dichiarato Sebastiano Venneri, il vice presidente nazionale di Legambiente, che nel corso della conferenza stampa di lancio di Goletta Verde 2011 ha illustrato il dossier – per segnalare alcune delle situazioni assurde che continuano a ripetersi in Italia a danno dell’ambiente e della collettività, e segnalare invece, in positivo, tutte quelle esperienze di buona governance del territorio condotte nel nome del bene comune, da sindaci, politici, giudici e liberi cittadini che si impegnano attraverso la tutela dell’ambiente per recuperare pezzi del territorio dal degrado e riportare un po’ di legalità e un po’ di bellezza sulle coste del nostro Paese”.

L’Oscar della spudoratezza sarebbe per il Governo italiano e, in particolare, per i Ministri Tremonti e Brambilla, alla cui mente fervida deve essere ricondotto il provvedimento contenuto nel cosiddetto Decreto sviluppo che avrebbe consentito la vendita delle spiagge italiane, con la trovata del “diritto di superficie”, bizzarro escamotage messo a punto per aggirare le norme europee sulle gare, ma soprattutto per permettere sul demanio marittimo quello che nessun condono e nessuna normativa avrebbe mai potuto concedere. Ora il provvedimento spudorato è stato ritirato, ma c’è da scommettere che periodicamente verrà riproposto.

Altrettanto spudorata da meritare un Oscar ex aequo è l’iniziativa della Est Capital, una società padovana che ha voluto spacciare una lottizzazione in grande stile al Lido di Venezia con relativa costruzione di tre torri alte 20 metri, come un progetto di “riqualificazione del Parco della Favorita”, come se un Parco, sia pur malridotto, potesse mai trarre beneficio da una colata di cemento. L’Oscar per la monotonia va al privato che sta realizzando l’ennesimo porto turistico a Montenero di Bisaccia (CB) a ridosso della foce del Trigno e a pochi chilometri da numerosi altri porti turistici per un totale (attuale) di 2.341 posti barca in appena 70 km di litorale, nemmeno fossimo in Liguria!

L’Oscar per la demagogia invece lo daremmo a buon titolo al sindaco di Campobello di Mazara (TP) Ciro Caravà che, meglio di Cetto Laqualunque, ha condotto una campagna elettorale per la sua rielezione prospettando ai concittadini il condono per le loro case abusive sulla costa sulla base di vecchi atti amministrativi senza alcun valore.

Ma a parte l’ironia, l’aggressione alla fascia costiera – considerando tutti i reati relativi a cemento illegale, inquinamento delle acque, pesca di frodo e violazioni al codice della navigazione – quest’anno fa registrare segnali piuttosto allarmanti con un aumento cospicuo delle infrazioni accertate (11.815, pari al +32,2% rispetto all’anno precedente) e le regioni a tradizionale presenza mafiosa saldamente al comando della nostra classifica negativa.

E’ la Campania la leader indiscussa di questo quartetto con ben 4 reati ogni chilometro di costa, contro una media nazionale di 1,6. Dell’impatto del cemento si è già abbondantemente parlato, ma non meno inquietante è il dato relativo ai reati per inquinamento e cattiva depurazione che quest’anno fanno registrare una vera e propria impennata con un +44,3% rispetto all’anno precedente (3.781 nel 2010 contro i 2.621 del 2009). E’ un aumento che si spalma più o meno omogeneamente su tutte le regioni del nostro Paese e che rimanda alla generale inadeguatezza del servizio di depurazione in Italia, un paese che, a dispetto del ruolo che riveste fra i grandi paesi industrializzati del pianeta, fa registrare un inquietante 30% di deficit depurativo, pari a circa 18 milioni di nostri connazionali che scaricano i propri reflui più o meno tal quali, senza un servizio di depurazione appena accettabile. Per questo rischiamo, dopo una serie di procedure d’infrazione, d’essere addirittura deferiti alla Corte di Giustizia Europea. E a far da traino nel record negativo sulla depurazione ci sono anche tante realtà del nord Italia che smentiscono, una volta tanto, il luogo comune che vorrebbe addossare al meridione la responsabilità di trascinare verso il basso il Paese intero. Imperia, Treviso o Trieste sono ai primi posti fra le località con la peggiore efficienza depurativa, per tacere della ricca regione Lombardia che fa registrare ben due milioni di suoi abitanti con depurazione inesistente.

Accanto a inquinamento e cemento, i tradizionali nemici del mare, si fanno strada anche nuove forme di aggressione, prime fra tutte le trivelle delle società petrolifere che, complice un Ministero dell’Ambiente di manica larga nella valutazione degli impatti ambientali, stanno scaldando i motori dai fondali delle Egadi fino a quelli abruzzesi passando per quelli delle isole Tremiti. Il tutto per estrarre, a detta del Ministero dello Sviluppo Economico, il greggio sufficiente a mandare avanti il nostro Paese per venti mesi. Appena venti mesi di autonomia energetica a fronte di un rischio inquinamento enorme che, in caso di disastro ambientale, ipotecherebbe per sempre il futuro delle nostre coste.

A completare il quadro, tra i nuovi nemici del mare non possiamo non citare la plastica, il rifiuto più presente nei nostri mari con percentuali che oscillano fra il 60 e il 95% a seconda delle aree. Secondo l’Arpa Toscana, ad esempio, il materiale plastico tra i rifiuti presenti nelle acque dell’arcipelago toscano prelevati dai pescatori a strascico, è pari al 73%, il tutto in pieno Santuario dei cetacei. Sarebbero invece 500 le tonnellate di rifiuti in plastica che complessivamente galleggiano nel Mediterraneo, mentre secondo l’Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare e l’Università belga di Liegi, nell’estate 2010 la concentrazione più alta di plastica nel Mediterraneo era nel nord del Tirreno e a largo dell’Isola d’Elba con 892.000 frammenti plastici per km2, rispetto ad una media di 115.000. “Alla luce di questi dati  – ha sottolineato Venneri – assume ancora più importanza la decisione del nostro Paese di bandire i sacchetti di plastica non biodegradabile che ci facevano registrare consumi record. Basti pensare che l’Italia da sola consumava un quarto dei sacchetti dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Il bando dei sacchetti di plastica è quindi un’ottima notizia per il nostro mare. E questa sarà la prima estate di una nuova era deplastificata”.

Ma Mare Monstrum 2011 registra anche tanti segnali positivi, in particolare il lavoro di tante Procure e amministrazioni locali che hanno saputo invertire la tendenza negativa e trovare gli strumenti giusti per contrastare efficacemente i pirati del mare e della costa. A cominciare dal lavoro della precedente amministrazione comunale di Rossano (CS) che ha demolito metà degli ottanta villini costruiti sul demanio marittimo e ci auguriamo che la nuova amministrazione concluda l’opera. Per continuare con quella di Isola Capo Rizzuto, dove sindaco e prefetto stanno combattendo una dura battaglia contro l’abusivismo in un contesto largamente ostile. E poi ancora con il lavoro della sezione ambientale della Procura di Napoli che dal 2007 al 2010 ha visto diminuire i procedimenti giudiziari a carico di soggetti noti da 15.614 a 10.762 e quelli a carico di ignoti dai 33.215 del 2007 agli 8.650 del 2010. Considerando che per buona parte si tratta di procedimenti per abusi edilizi é fin troppo evidente che questo trend positivo debba essere messo in relazione con una ritrovata coerenza e determinazione nel perseguire gli abusivi.

Sono loro, per Legambiente i veri vincitori a cui andrebbe assegnato l’Oscar del mare.

Ufficio Stampa di Goletta Verde: Laura Binetti 346-4035191

I dieci nemici del mare italiano

1) Gli scarichi fognari non depurati. La copertura del servizio di fognatura in Italia è dell’85%, quella della depurazione arriva al 70,4%, lasciando una ampia parte di popolazione sprovvista di sistemi adeguati di trattamento delle acque. E questo si traduce in inquinamento di origine organica che finisce dei collettori naturali principali, fiumi e laghi, e alla fine in mare.
2) Il cemento sulla spiaggia. Dall’abusivismo di decine di migliaia di villette per le vacanze, ai tanti attracchi privati e grandi alberghi a picco sul mare che tolgono alla fruizione pubblica spiagge e specchi di mare, mettendo a repentaglio la stabilità della costa. Senza dimenticare la “muraglia cinese” di stabilimenti balneari, ristoranti, discoteche, tutti ovviamente recintati, che rendono inaccessibile la spiaggia se non con il pagamento, illegale, di una sorta di pedaggio per raggiungere il mare.
3) Le trivellazioni off shore di petrolio. L’Italia, attraverso 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, movimenta complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all’anno a cui vanno aggiunte le quantità di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare, con una capacità di quasi 18 milioni di metri cubi. Oltre ai 76 pozzi di estrazione già esistenti ci sono nuove aree d’Italia a rischio trivelle.
4) Il traffico delle petroliere. Ogni giorno le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna (il 20% del traffico petrolifero marittimo mondiale) che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio, ben 8 milioni di barili al giorno.
5) I rifiuti plastici in mare. La plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto in mare, costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque, pari a circa 500 tonnellate di rifiuti che complessivamente galleggiano nel Mediterraneo. Secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento.
6) La pesca illegale e le spadare. La mancata applicazione di sanzioni efficaci e della sospensione della licenza di pesca rappresentano il nodo principale della questione, misure previste dal Decreto Ministeriale del 14 ottobre 1998, ma disapplicate dalle autorità italiane. Proprio per questo, e per gravi carenze nei controlli, l’Italia ha subito processi di infrazione e accertamenti che hanno comportato la richiesta di restituzione di oltre 7 milioni di euro nel 2008 da parte dalla Commissione Europea al nostro Paese.
7) Le navi dei veleni. Sono decine le imbarcazioni dal carico sconosciuto che negli anni ‘80 e ‘90 sono partite dai porti italiani e poi sparite nel nulla lungo le coste dell’Italia. Sapere se e dove sono effettivamente affondate queste navi e cosa trasportavano è un diritto dei cittadini e un dovere delle Istituzioni
8) L’inquinamento industriale. In Italia, infatti, ci sono tuttora grandi impianti industriali che continuano ad emettere inquinanti in aria, acqua e suolo, e ci sono alcuni tratti di costa e di mare nel nostro paese che nel corso di decenni di attività industriale hanno subito danni enormi, di cui ancora oggi si sta pagando il prezzo.
9) L’erosione costiera. Secondo l’ISPRA, circa il 30% dei litorali italiani è soggetto a intenso arretramento, e il 24% dei litorali sabbiosi ha subito negli ultimi 50 anni arretramenti medi superiori ai 25 metri. Questi dati confermano che il nostro Paese è tra quelli a più alto rischio di erosione in Europa.
10) Il carbone nelle centrali termoelettriche sulla costa. Negli ultimi anni con l’inaugurazione della nuova centrale a carbone di Civitavecchia e l’autorizzazione dei nuovi gruppi di Fiumesanto in Sardegna e Vado Ligure, il nostro paese ha deciso di rilanciare con forza il combustibile in assoluto più dannoso per l’ambiente. Ma anche altre zone della nostra costa rischiano l’arrivo del combustibile killer del clima, come Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria, o Rossano Calabro (Cs) che oggi brucia olio combustibile.

Il quadro generale del mare illegale in Italia

Cta-Cc Gdf Cap. di porto

Cfs + Cfr

Totale

Infrazioni accertate 1.461 2.062 7.143 1.149 11.815
Persone denunciate

e arrestate

1.965 3.435 6.947 1.785 14.132
Sequestri effettuati 518 2.062 764 716 4.060

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Forze dell’ordine e Cap. di porto (2010)

La classifica nazionale del mare illegale

Regione Infrazioni accertate

Percentuale

sul totale

Persone denunciate

o arrestate

Sequestri

Effettuati

Campania = 1.872 15,8 2.474 656

Sicilia ↑ 1.813 15,3 2.216 564

Calabria ↑ 1.747 14,8 1.854 610

Puglia ↓ 1.505 12,7 1.636 658

Sardegna = 991 8,4 1.340 234

Liguria ↑ 819 6,9 849 126

Lazio ↓ 732 6,2 912 405

Toscana ↑ 613 5,2 790 128

Marche ↓ 406 3,4 482 187

Emilia Romagna = 383 3,2 458 229

Friuli Venezia Giulia ↑ 306 2,6 325 45

Veneto ↓ 286 2,4 301 106

Abruzzo ↓ 237 2,0 393 85

Molise ↑ 59 0,5 50 8

Basilicata ↓ 46 0,4 52 19
Totale 11.815 100 14.132 4.060

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Forze dell’ordine e Cap. di porto (2010)

I principali reati ai danni del mare

Reato Infrazioni

accertate

% rispetto

al 2009

Persone denunciate

e arrestate

Sequestri

effettuati

Abusivismo edilizio

sul demanio

3.495 -11,6 5.044 1.635
Depuratori, scarichi fognari, inquinamento da idrocarburi 3.781 + 44,3 3.679 1.555
Pesca di frodo 1.748 + 10,3 1.729 428
Codice della navigazione

e nautica da diporto

2.791 + 259,2 2.974 632
Totale 11.815 + 32,2 14.132 4.060

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Forze dell’ordine e Cap. di porto (2010)

Tutto il Dossier Mare Mostrum 2011 è scaricabile al link: http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=5&contenuti_id=2855




Italia. BATTISTELLA: TOLLERANZA ZERO CONTRO L’AGROPIRATERIA. SCRIVEREMO A COMMISSARIO EUROPEO CIOLOS

BATTISTELLA: TOLLERANZA ZERO CONTRO L’AGROPIRATERIA. SCRIVEREMO A
COMMISSARIO EUROPEO CIOLOS

BENE MANZATO SU AGROMAFIE

“Le dichiarazioni di oggi dell’assessore veneto Manzato e di Coldiretti
sono cosa buona e giusta. Le ripercussioni economico-sociali di agromafie
e agropirateria rischiano di rivelarsi fatali per l’immagine e la qualità
del Made in Italy e del Made in Veneto enologico.
I policy maker devono fare qualcosa di concreto in tempi brevi,
l’agricoltura di qualità è in pericolo e sono ancora troppo poche le
azioni messe in atto per difendere e promuovere il lavoro di noi
produttori onesti. In tempi non sospetti la Battistella ha lanciato una
campagna di comunicazione contro l’odioso fenomeno dell’Italian sounding.
Speriamo che a Strasburgo ascoltino la nostra richiesta d’aiuto e che
Barroso e Ciolos ci vengano incontro proponendo a tutto il comparto
enologico un’azione efficace realizzabile a breve-medio termine”.

Con queste parole il management della casa spumantistica trevigiana
‘Battistella’ commenta, dalle pagine del sito dell’azienda –
proseccobattistella.com – le dichiarazioni dell’assessore della Regione
del Veneto con delega all’agricoltura e alla tutela del consumatore Franco
Manzato, alla luce del dibattito emerso in occasione della presa di
posizione di Coldiretti contro le ecomafie.

“Nel solo mercato degli Stati Uniti – continuano in una nota sul sito
aziendale – il mercato enogastronomico ‘Made in Italy’ avrebbe un
potenziale tre volte superiore all’attuale: qui, su tre prodotti venduti
per italiani, uno solo lo è davvero (dati Mipaaf 2010 –
www.politicheagricole.gov.it). Il fenomeno dell’Italian sounding crea
danni economici incommensurabili per la nostra economia e, talvolta,
espone i consumatori, ignari, anche a rischi di carattere sanitario: i
prodotti ‘Made in Italy’ veri, invece, sono sottoposti a disciplinari e a
controlli rigidi. La concorrenza non ci fa paura; quella sana, anzi, è uno
stimolo per farci lavorare ancora meglio. Quella che ci fa paura è la
concorrenza sleale che troviamo nei supermercati dei quattro angoli del
globo, ad esempio nei discount brasiliani, americani o cinesi, dove si
possono acquistare bottiglie di ‘Prosec’, finto Prosecco doc, magari
accanto a forme di ‘Parmesan’, finto Parmigiano, o di ‘Regianito’, altro
formaggio 100% straniero dal nome italiano farlocco. Serve la tolleranza
zero contro questi ladri di etichette e pirati della tavola. Ne va di
mezzo la nostra sopravvivenza nei mercati internazionali!” concludono
dalle pagine di proseccobattistella.com.




Parma. Il Salone del Camper 2011: aumentano i servizi, raddoppiano i parcheggi, triplicano i ristoranti

Il Salone del Camper 2011: aumentano i servizi, raddoppiano i parcheggi, triplicano i ristoranti

(Parma, 22 giugno 2011) – – Dopo lo straordinario successo del 2010 che ha lanciato Il Salone del Camper nel gotha delle manifestazioni europee, proseguono a ritmo serrato i preparativi per accogliere gli appassionati, i curiosi e gli addetti ai lavori che visiteranno la seconda edizione de Il Salone del Camper, in programma a Parma dal 10 al 18 settembre 2011 (orario 9.30-18.00).

Il Salone del Camper 2011 vedrà crescere la propria superficie del 10% con oltre 44.000 mq netti occupati ed uno sviluppo complessivo superiore ai 150.000 mq; i padiglioni 6, 5, 3 e parte del 2 ospiteranno i veicoli ricreazionali dei produttori italiani ed europei, mentre la restante parte del nuovo padiglione 2 –struttura di oltre 30.000 mq- ospiterà 60 aziende turistiche e oltre 100 produttori di accessori per le vacanze en plein-air, per un totale di oltre 240 espositori complessivi. Il padiglione 7 sarà riservato per gli eventi serali e la ristorazione: ballo, musica, cinema e intrattenimento accompagneranno le ore successive alla visita del Salone di tutti i partecipanti, dal 9 al 18 settembre compresi.

L’Ufficio Stampa, l’area destinata all’accoglienza delle Delegazioni di Operatori esteri, le Associazioni di settore ed alcune rappresentanze dell’utenza (APC, Promocamp, Assocamp, A.C.I.RI.L., Confedercampeggio, A.C.T. ITALIA) occuperanno invece gli spazi all’interno del Padiglione 4, completando in questo modo l’offerta espositiva.

Ma è sui servizi ricettivi che Il Salone del Camper 2011 ha concentrato la propria attenzione, alla ricerca della più ampia soddisfazione del visitatore; rinnovata la veste grafica, e reso maggiormente proattivo l’intero sito che ora è in grado di dare informazioni su ogni singola tipologia di servizio con un click, questo potrà essere utilizzato per prenotare on line una delle circa 300 piazzole attrezzate con allaccio elettrico adiacenti all’ingresso Centro del Salone (www.ilsalonedelcamper.it), o le piazzole prenotabili gestite dai Comuni in Parma e Provincia e collegate al Salone con servizio shuttle, o per consultare la mappatura completa delle aree di sosta disponibili sull’intero territorio provinciale con le occasioni enogastronomiche che porteranno i visitatori all’interno di una grande festa di fine estate.

Naturalmente sarà attiva la biglietteria on line per l’acquisto dei biglietti a tariffa ridotta, che da quest’anno consentiranno l’utilizzo di corsie preferenziali agli ingressi;  ingressi che aumenteranno da tre a quattro nei momenti di maggior afflusso, per fronteggiare l’impatto di pubblico e ridurre i tempi di accesso.

All’interno del Salone altri servizi attendono i visitatori, dallo Spazio Bimbi di oltre 1.500 mq. al Mobility Dog, l’area voluta per consentire nuove esperienze con i compagni di viaggio a quattro zampe, fino alle nuove proposte per avvicinare alla vita en plein air chi ancora non possiede un camper, con una nuova, fantastica iniziativa che verrà ufficializzata a breve.

E poi ristorazione, tanta ristorazione: 3.500 posti a sedere in 8 punti ristoro, differenziati tra self service, pizzerie, ristoranti tipici, paninerie, ristoranti a prezzo fisso; e poi ancora 10 bar con oltre 4.000 mq di aree per una breve pausa.

E se all’interno del Salone ci saranno servizi ed animazione, altrettanto accadrà sul territorio con i già citati eventi e soprattutto con Il Festival del Prosciutto, che arricchirà con musica, gusto e divertimento l’esperienza nei territori parmensi.

Tutto questo, e tanto altro, costantemente aggiornato nelle pagine del sito ufficiale del Salone,  www.ilsalonedelcamper.it.

Ancora una volta, quindi, Tutti a Parma !

Salone del Camper 2011

Fiere di Parma – Viale delle Esposizioni 393A • 43126 Parma

Coordinate GPS: N 44°50.602’ W 010°17.327’

Apertura al pubblico: da sabato 10 a domenica 18 settembre 2011

Orario: dalle 9,30 alle 18,00

Biglietti interi (acquistabili alle casse):

intero 1 giorno weekend – € 9,00

intero 2 giorni weekend – € 15,00

Intero 1 giorno feriale – € 6,00

Intero 2 giorni feriali – € 10,00

Biglietti ridotti (acquistabili on line – www.ilsalonedelcamper.it, o alle casse esibendo un biglietto riduzione offerto dalle principali testate di settore o dal Concessionario di fiducia)

intero 1 giorno weekend – € 7,00

intero 2 giorni weekend – € 12,00

Intero 1 giorno feriale – € 3,00

Intero 2 giorni feriali – € 5,00

Ragazzi fino a 14 anni e disabili (con un accompagnatore) – ingresso gratuito




Spoleto. sabato 25 giugno, alle ore 17.00, presso la sala Ermini di Palazzo Ancaiani (Spoleto) si svolgerà la manifestazione culturale dal titolo I poeti si incontrano

sabato 25 giugno, alle ore 17.00, presso la sala Ermini di Palazzo Ancaiani (Spoleto) si svolgerà la manifestazione culturale dal titolo I poeti si incontrano con la presenza del poeta e letterato Corrado Calabrò, presidente dell’autority della comunicazione e dell’Avv. Angelo Sagnelli, poeta vincitore della II Biennale internazionale della poesia alla Fenice di Venezia. I due poeti saranno intervistati dallo scrittore e giornalista Alfonso Marchese.

All’incontro interverranno Luca Morricone, direttore della rivista «línfera», e Luca Filipponi, presidente dello Spoletofestivalart 2011 e dell’Istituto Europeo per la Formazione e l’Orientamento che ha curato l’organizzazione dell’evento.  

Seguirà alle 19.30 happening e recitazione di poesie presso il centro culturale Polidarte (P.zza della Signoria, Spoleto). Drink.

In allegato maggiori informazioni sulla manifestazione, organizzata nell’ambito dello Spoletofestivalart.

A presto con le prossime iniziative!

Altre informazioni: http://www.linfera.itredazione@linfera.it
e anche: http://www.progettocultura.itinfo@progettocultura.it




Italia. Il discorso del Presidente del Consiglio

Forzasilvio.it
Signor Presidente, signori senatori,

il dibattito di oggi nasce – come sapete – da una sollecitazione del Presidente della Repubblica, a cui rivolgo il mio cordiale saluto. Il Capo dello Stato, con l’autorevolezza che tutti noi gli riconosciamo, ha invitato il Governo a riflettere in Parlamento in merito ai mutamenti intervenuti nella compagine governativa. È un invito opportuno, che accolgo con favore.
Sono certo che il Governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Condivido e rilancio – quindi – l’appello alla responsabilità e alla coesione del presidente Napolitano, convinto che tutte le forze politiche e sociali debbano lavorare nell’esclusivo interesse del Paese, ciascuna interpretando in modo costruttivo il proprio ruolo. Dobbiamo ritrovare l’unità intorno ai valori comuni.

Voglio qui anzitutto ribadire la nostra ferma intenzione di completare il programma di governo per il 2013, arrivando alla scadenza naturale della legislatura. I cittadini potranno giudicare complessivamente il nostro operato attraverso le elezioni politiche generali, come prescrive la Costituzione e come avviene in tutte le democrazie. Se allarghiamo lo sguardo alle grandi Nazioni occidentali, vediamo che né le opposizioni, né i media, né l’opinione pubblica reclamano le dimissioni di Presidenti e Capi di Governo in seguito a risultati elettorali di medio termine nelle elezioni locali.

La vera anomalia è pretendere la caduta di un Governo democraticamente eletto e, nel nostro caso, legittimato in Parlamento da più voti consecutivi di fiducia. Ecco perché considero le richieste di dimissioni pervenute da esponenti dell’opposizione un mero esercizio di propaganda.
Abbiamo il massimo rispetto per il responso delle urne: nessuno tra noi minimizza o finge che non sia successo nulla, ma la richiesta di dimissioni rivolta al Governo è del tutto fuori luogo, tanto più in un momento di oggettiva difficoltà economica per l’Europa intera.
Vengo al dunque. Il 14 dicembre 2010 abbiamo scongiurato una manovra di palazzo che avrebbe dato vita a un Governo contrario al voto popolare del 2008. La maggioranza votata e voluta dagli elettori ha retto quel giorno alla sua prova più difficile, con il supporto di un ulteriore gruppo di parlamentari e restando fedele al mandato degli elettori. La maggioranza e il Governo hanno continuato ad avere piena legittimità sul piano formale e sostanziale.

Dopo le dimissioni dei componenti del Governo, a seguito della diaspora che si è verificata nel Popolo della Libertà, abbiamo proceduto al reintegro della compagine di questo Governo che, con la nomina di nove nuovi Sottosegretari, di cui sei eletti sotto il simbolo del Popolo della Libertà, ha raggiunto la quota di 64 componenti, compreso il Presidente del Consiglio. Con le ultime nomine l’attuale Esecutivo resta ancora uno dei meno numerosi rispetto ai Governi che si sono succeduti nella storia recente della Repubblica: ricordo che il II Governo Prodi raggiunse il numero di 103 membri tra Ministri, Vice ministri e Sottosegretari.

Alcuni dei parlamentari che sono usciti dalla maggioranza e che erano stati eletti nel Popolo della Libertà grazie a un simbolo su cui era scritto «Berlusconi Presidente», oggi fanno dell’antiberlusconismo la propria bandiera politica. Alcuni di loro avevano fatto del bipolarismo la propria ragione di vita e si ritrovano ora in un terzo polo che vuole l’esatto contrario.
Ad essere chiamati trasformisti non sono questi parlamentari che sono usciti dalla maggioranza, ma al contrario quelli che con senso di responsabilità hanno deciso di sostenere il Governo scelto dagli elettori.

Io non mi stupisco più di nulla e so bene che questo è il solito doppiopesismo di un certo modo di fare opposizione, ma tutto questo mi porta a dire che la notizia vera è che l’Italia continua ad essere governata da chi ha vinto le elezioni nel 2008 nonostante il tentativo di realizzare l’esatto contrario.
La Costituzione assegna un tempo congruo – cinque anni – nei quali i Governi devono adempiere agli impegni assunti con gli elettori e noi intendiamo utilizzare proficuamente quello che rimane di questo tempo nel rispetto del programma votato dagli italiani e nei limiti temporali dettati dalla Costituzione repubblicana. Le elezioni amministrative possono farci riflettere su una più incisiva azione di governo nei prossimi due anni, ma non possono mai influire sulla durata della legislatura che la Costituzione ha previsto e sulla stabilità di un Governo che trova la sua legittimità nelle elezioni politiche.

Chiarito questo punto fondamentale, credo che questo passaggio parlamentare sia utile per ribadire la volontà del Governo e della maggioranza di affrontare con decisione i problemi del Paese. È nell’interesse degli italiani che il Governo completi la legislatura. Potremo in questo modo continuare a mantenere i conti in ordine e completare le riforme strutturali; potremo dare ai mercati quelle garanzie di serietà e di rigore che in questi tre anni ci hanno già consentito di difendere con successo i titoli di Stato; eviteremo certamente di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando per sopravvivere.
Rivendico come un risultato formidabile del nostro Governo il fatto di avere messo al riparo il debito pubblico italiano dagli attacchi speculativi. Sarebbe folle rimettere tutto in discussione e renderci vulnerabili con una crisi al buio proprio ora che dobbiamo agganciare la crescita. Le Agenzie di rating ci tengono sotto osservazione e le locuste della speculazione aspettano solo l’occasione giusta per colpire le prossime prede che mostrino segni di debolezza.

Se il Governo cadesse, immediatamente vedremmo alzare i costi di finanziamento del nostro debito pubblico; dovremmo tagliare risorse alla sanità, alla scuola, alla cultura per pagare i maggiori interessi su BOT e CCT. Sarebbe una sciagura non per Silvio Berlusconi, non per il Governo, non per la maggioranza; sarebbe una sciagura per l’Italia, per la sua solidità finanziaria, per il suo futuro, per il futuro dei nostri giovani.
Questo lo sanno le più alte cariche del Paese, lo sanno i leader politici di ogni schieramento, lo sanno gli analisti politici ed economici, lo sanno i risparmiatori, lo sanno gli imprenditori, lo sanno tutti i cittadini.
Il nostro Governo dunque deve continuare a lavorare perché gli italiani ci hanno scelto e perché abbiamo ben governato e anche perché – lo dico con chiarezza – non esiste alcuna alternativa a questo Governo e a questa maggioranza.

Non intendo polemizzare con le forme e i contenuti espressi dalle altre forze politiche. La democrazia impone il rispetto delle idee altrui anche, anzi soprattutto quando sono radicalmente differenti dalle proprie. La sinistra può affinare la sua propaganda, può raccogliere qualche voto in più di protesta, può continuare a organizzare il sabotaggio a suon di fischi dei nostri incontri pubblici, può avvantaggiarsi non avendo l’onere di governare il Paese in questi anni turbolenti, ma una cosa è certa: le tre o quattro opposizioni esistenti in Aula e nel Paese sono profondamente divise tra loro e non sono in grado di esprimere un leader o un programma.

Non sto dicendo: «Dopo di me verrà il diluvio»; so bene che i cimiteri sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili. Mi limito ad osservare che l’alleanza tra Popolo della Libertà e Lega, con l’apporto delle forze responsabili del Parlamento, è l’unico assetto politico in grado di garantire la governabilità e l’affidabilità internazionale del Paese.

La verità è che le contraddizioni della minoranza sono ben più gravi e radicate dei travagli che la nostra maggioranza ha dovuto subire. Tuttavia, l’opposizione può sicuramente dare nei prossimi mesi un importante contributo all’elaborazione di misure e di riforme. Dirò di più, ho sempre auspicato, non solo il sostegno, ma addirittura l’ingresso nella maggioranza,l dei settori più moderati dell’opposizione e di tutti coloro che si riconoscono nel Partito popolare europeo, anche se alla mia proposta di alleanza organica e strategica è stato posto un “sì” condizionato alla mia uscita di scena. È del tutto evidente che, sollecitando un suicidio, si esclude in partenza la possibilità di celebrare un matrimonio.

Tra i centristi è prevalso il desiderio di rimanere a giocare di rimessa. Capisco che assumersi la responsabilità di governare è gravoso e che far quadrare i conti dello Stato in un periodo di crisi globale è molto più difficile che fare delle critiche. Ma io non dispero. Sia chiaro, non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi o il leader a vita del centrodestra. Voglio però fortissimamente lasciare all’Italia, come mia eredità politica, un grande partito ispirato al Partito Popolare Europeo.
Un partito forte, trasparente, democratico, che sia per il nostro Paese il baluardo primo della democrazia e della libertà.

Questa mia apertura non è di oggi e non è una debolezza, come pure prevedo verrà denunciata a sinistra. Al contrario, è un gesto di stima e di responsabilità. Non lascerò nulla di intentato pur di avere una maggioranza e un Governo più forti e autorevoli. Ma per fare cosa? Desidero innanzitutto ricordare i cinque punti qualificanti che il Governo considera strategici per dare attuazione compiuta, da qui al 2013, al programma approvato dagli elettori: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, l’immigrazione e la sicurezza dei cittadini e, da ultimo, ma non per importanza, il piano per il Sud. L’attualità ci ha imposto poi altri temi, dalla vicenda libica alla primavera araba, dal referendum fino all’aggravarsi della crisi in Grecia.
Quando si guarderà a questi anni di governo con animo meno acceso e mente più serena, non si potrà non riconoscere che siamo riusciti in una condizione quasi proibitiva a fare quello che altri Paesi non hanno avuto la capacità o la fortuna di riuscire a fare.

Tutti sanno e tutti ci riconoscono che la conduzione della politica economica dell’Esecutivo nel corso della crisi ci ha salvata da una minaccia di default finanziario, parola che in italiano suona in modo ancor più sinistro, cioè fallimento.
Abbiamo trovato nel 2008 l’Italia con un rapporto deficit/PIL superiore a quello dell’area Euro. Quel rapporto, da allora, è sempre state inferiore. Ora è superiore solo a quello della Germania, che non è gravata da alcuna delle pesanti eredità che opprimono il nostro Paese.
C’è stato il rischio di essere travolti della crisi. C’è stata la concreta possibilità di subire passivamente tutti gli effetti negativi della speculazione finanziaria internazionale. E invece, no. A fronte di scenari catastrofici e nonostante un atteggiamento di diffidenza e mancata collaborazione da parte di molti, non abbiamo solo parato il colpo, ma anche fronteggiato la crisi con autorevolezza ed efficacia, senza ricorrere alle misure che altri Governi sono stati costretti ad assumere, imponendo ai loro cittadini pesanti sacrifici.

Alcuni Paesi hanno mandato a casa molti dipendenti pubblici o hanno ridotto fino al 25 per cento i loro stipendi; hanno diminuito gli stanziamenti per la sanità e gli enti locali; hanno diminuito la cassa integrazione e i contributi ai disoccupati; hanno aumentato l’IVA sino al 25 per cento. Il nostro Governo, invece, è riuscito a muoversi addirittura nella direzione opposta, abrogando l’ICI, aumentando di oltre quattro miliardi gli stanziamenti per la sanità e di molto quelli per la cassa integrazione. Il tutto senza aumentare le imposte o introdurne di nuove.

Abbiamo fatto tutto questo in presenza di un’economia italiana che ereditava dal passato – e ne è ancora zavorrata – almeno sei gravi handicap strutturali che non siamo ancora riusciti ad eliminare: un debito pubblico che supera di quasi il 20 per cento il prodotto interno annuale e rappresenta il quarto debito pubblico mondiale, senza essere noi la quarta economia del mondo; la quasi totale dipendenza dall’estero in campo energetico che fa costare l’energia alle nostre famiglie, alle nostre imprese il 40 per cento in più di quello che costa ai francesi; un pesante deficit infrastrutturale che ostacola la circolazione di merci e di persone con un costo della nostra logistica del 30 per cento in più rispetto a Paesi come la Germania e come la Francia; un’amministrazione della giustizia civile che ha tempi biblici, fino all’esasperazione; una pubblica amministrazione pletorica ed oppressiva nei confronti delle imprese e dei contribuenti, un tasso di evasione fiscale senza eguali in Occidente.
E dobbiamo avere tutti chiaro che sono proprio tutte queste eredità negative che ci fanno crescere meno della media europea.

Nel pieno della crisi mondiale abbiamo poi dovuto affrontare gravi emergenze nazionali: la tragedia del terremoto dell’Aquila, i rifiuti in Campania, gli effetti degli sconvolgimenti africani. A tutte queste emergenze abbiamo dato risposte adeguate e tempestive.
Ovviamente non ci siamo occupati solo delle emergenze. In questi anni abbiamo fatto tanto: la riforma delle pensioni, richiesta ed apprezzata dall’Europa, ha trasformato il nostro sistema pensionistico in uno dei più stabili dell’Unione europea; la riforma federalista dello Stato che con l’approvazione dei decreti legislativi sta prendendo corpo e verrà attuata entro la legislatura. Abbiamo realizzato la riforma dell’università e della scuola; abbiamo ridotto drasticamente il numero delle leggi; abbiamo riformato la giustizia civile per renderla più efficiente. Infine abbiamo riordinato e codificato le normative per settore omogenee fino all’emanazione la scorsa settimana del codice antimafia.

Abbiamo combattuto la criminalità organizzata e le mafie con risultati mai, mai conseguiti prima: 8.466 presunti mafiosi arrestati, 32 sui 34 latitanti di massima pericolosità, per un totale di 455 latitanti tratti in arresto; 778 operazioni di polizia, 46.569 beni sottratti alla mafia per un valore complessivo di 21.528 milioni di euro.

I progressi nella lotta all’evasione fiscale hanno fatto chiudere il 2010 con oltre 25 miliardi di euro recuperati tra imposte, tasse e contributi evasi.
Altri successi: il processo di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione con servizi digitali all’avanguardia in Europa. La diplomazia commerciale che io ho posto al centro del mio impegno in politica estera ci ha consentito di raggiungere intese economiche per oltre 30 miliardi di euro di commesse a favore delle imprese e dei lavoratori italiani.
Voglio poi ricordare che nei mesi più bui della crisi i lavoratori e le aziende non sono mai, mai stati lasciati soli: 37 miliardi di euro di ammortizzatori sociali nel biennio hanno evitato centinaia di migliaia di licenziamenti e garantito il sostegno ai lavoratori, con e senza tutele contrattuali, inclusi i dipendenti di piccole imprese, di apprendisti, lavoratori interinali e collaboratori a progetto. Così abbiamo salvato anche migliaia di aziende.

In totale, in questi tre anni di legislatura, abbiamo messo a disposizione del sistema produttivo nuove risorse per quasi 80 miliardi di euro.
In totale, in questi tre anni di legislatura abbiamo messo a disposizione del sistema produttivo nuove risorse per quasi 80 miliardi di euro. Queste sono azioni concrete; questi sono fatti e ringrazio tutti gli italiani che hanno fatto sacrifici e hanno lavorato duramente per superare il momento di difficoltà.

Signor Presidente, onorevole senatori, il 6 maggio abbiamo inviato alla Commissione europea il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità assumendoci piena responsabilità di fronte ai cittadini e ai partner comunitari. Il giudizio dell’Europa è stato incoraggiante sia riguardo agli obiettivi per la crescita che al percorso per conseguirli. Il 23 e 24 giugno parteciperò al Consiglio europeo che dovrà approvare in via definitiva le raccomandazioni formulate dalla Commissione europea sui nostri programmi. Subito dopo approveremo la manovra europea di rigore e sviluppo e vareremo la riforma fiscale e attueremo il piano per il Sud.

Si tratta dell’implementazione di quanto il Governo ha previsto nel Documento di economia e finanza approvato dalla Commissione europea e ritenuto adeguato fino al 2012. Prima della pausa estiva adotteremo le misure necessarie a rispettare gli impegni europei e lo faremo insieme altri partner dell’Unione con scelte sostenibili dalla nostra economia. Naturalmente nella politica di bilancio il Governo manterrà i suoi impegni presi con l’Unione Europea, con i risparmiatori italiani, con gli investitori internazionali e con tutti quelli che hanno avuto e avranno ragione di dare fiducia all’Italia. Oggi, dunque, il nostro dovere è quello di portare a termine le riforme di tipo strutturale necessarie ad agganciare la crescita.
In queste settimane sui giornali c’è stato un dibattito surreale: si è accreditata l’idea di un spaccatura in seno al Governo.

Da una parte ci sarebbe chi vuole fare una riforma aumentando il deficit; dall’altra ci sarebbe solo il rigore del Ministro dell’economia a difesa dei conti pubblici.
Si tratta di una rappresentazione grottesca. Noi siamo tutti convinti che non si può aumentare il disavanzo pubblico. Il Governo, dunque, non scaricherà sulle generazioni future il costo della crisi economica internazionale e non farà pagare ai nostri figli le difficoltà del presente. Non lo faremo in nessuno caso e per nessuno motivo.

La riforma fiscale non produrrà buchi di bilancio, ma darà vita a un sistema più equo e più benevolo verso chi è in condizioni disagiate.
La riforma genererà un sistema che premia chi produce, chi investe, chi risparmia, chi dichiara il giusto, un sistema più semplice che spazzerà via norme incomprensibili, adempimenti inutili e privilegi corporativi. Il Governo, dunque, presenterà al Parlamento prima della pausa estiva la delega per riformare il sistema fiscale.

Il Paese ha bisogno di una nuova politica fiscale non soltanto ai fini della crescita economica, ma anche per stabilire un rapporto diverso tra lo Stato e i cittadini. Lo Stato deve fornire dei servizi ai cittadini e alle imprese che è giusto vengano pagati, ma i cittadini devono sentire che ciò che lo Stato chiede loro non è sproporzionato e eccessivo rispetto a ciò che dallo Stato ricevono. Come già anticipato dal ministro Tremonti, ridisegneremo l’impianto delle aliquote, degli scaglioni e delle detrazioni.

Vi saranno meno aliquote (solo tre invece che le cinque attuali) e più basse, un sistema di detrazioni e deduzioni più snello e trasparente, in coerenza con gli obiettivi generali della riforma, una riduzione a cinque del numero delle imposte. Si tratta di un obiettivo non congiunturale, ma strutturale che rientra negli orientamenti europei da prima della crisi economica e che in Italia deve portare a riequilibrare il peso delle imposte sui redditi rispetto alle altre imposte, allineandolo progressivamente ai valori europei. Il tutto – voglio sottolinearlo ancora – non avverrà in deficit.
Non siamo di fronte ad una sfida tra coraggio e rigore: si tratta di affrontare, senza demagogia e con senso di responsabilità, una riforma che tutti si aspettano e in cui noi tutti crediamo.

La riforma del fisco sarà la seconda fase, il coronamento della politica economica del Governo; prima abbiamo tenuto i conti in ordine, adesso dobbiamo creare le premesse per la crescita.
Oltre al decreto sviluppo il Governo adotterà, anticipandoli in sede di manovra di bilancio, provvedimenti di riforma dell’export e del processo civile. Seguirà una serie coerente di altri provvedimenti per rendere migliore il nostro mercato del lavoro, innalzando la partecipazione delle donne e dei giovani, e per incrementare la produttività del nostro sistema economico. In particolare, un provvedimento già in avanzata fase di preparazione riguarderà le costruzioni e le opere pubbliche.
Daremo inoltre attuazione concreta al Piano per il Sud, che sono impegnato a seguire personalmente, e lo faremo in base a una precisa e serrata tabella di marcia. Da qui alla fine della legislatura riuniremo il CIPE ogni mese con l’obiettivo di deliberare tutte le misure per rendere operativi gli otto interventi prioritari che il piano stesso prevede.

Seguirà la sottoscrizione dei contratti istituzionali di sviluppo con le Regioni e con gli enti interessati per definire responsabilità, tempi e modalità di attuazione.
Intendiamo anche apportare un’incisiva modifica al Patto di stabilità interno, così da introdurre meccanismi premiali e meccanismi punitivi: premiali, rispettivamente, per gli enti locali virtuosi; punitivi per quelli che non lo sono. Solo così potremo superare il cumulo di disposizioni che si sono stratificate negli anni e che hanno introdotto correttivi la cui portata complessiva è stata inefficace, se non controproducente.
Va poi realizzata la riforma dell’architettura istituzionale. C’è già un’intesa sui princìpi fondamentali riguardanti tre questioni: la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto con il Senato federale, infine il rafforzamento dell’Esecutivo. Prima della pausa estiva presenteremo il disegno di legge di modifica costituzionale; sarà per il Parlamento un’occasione straordinaria per realizzare una riforma storica.

In politica estera abbiamo affrontato vicende epocali con i rivolgimenti nel Nordafrica, che hanno avuto grande impatto sulle nostre frontiere e sulla geopolitica internazionale. Per quanto riguarda la Libia, sulla base delle decisioni dell’ONU, della NATO e dell’Unione europea, il Parlamento italiano ha autorizzato la nostra partecipazione alla missione internazionale di pace per proteggere la popolazione civile. Ricordiamo che finora, grazie all’azione della NATO, sono state salvate migliaia di vite umane e preservate dalla distruzione intere città. Il Governo italiano si è attivato sin dall’inizio della missione con i partner internazionali per una soluzione politica e diplomatica della crisi, come richiesto dal Parlamento, ottenendo l’accordo del Gruppo internazionale di contatto, che si è riunito qui a Roma lo scorso maggio.
Condividiamo le preoccupazioni di quanti temono che siano prolungate le operazioni in Libia, per le quali la NATO ha già indicato il termine di conclusione entro il prossimo mese di settembre. Il Consiglio transitorio di Bengasi, da noi riconosciuto, ha firmato venerdì scorso un accordo con il Governo italiano che consentirà il rimpatrio di cittadini libici e la collaborazione alla prevenzione dei flussi migratori. Infine, si terrà a Roma la Conferenza di riconciliazione libica, dove oltre 200 rappresentanti del popolo libico elaboreranno proposte per il futuro della Libia.

In ordine alla diminuzione delle risorse da destinare alle missioni internazionali di pace, il Governo assumerà ogni necessaria decisione dopo l’imminente Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Capo dello Stato. In quella sede verrà illustrato un piano di ulteriore contrazione dei costi e una graduale diminuzione dell’entità dei nostri contingenti, sempre in accordo con gli organismi internazionali.

Venendo ora agli ultimi accadimenti di politica interna, la scelta degli italiani di abbandonare il nucleare, all’indomani della catastrofe di Fukushima, impone di mettere a punto una nuova strategia energetica nazionale. Il Governo sta lavorando per la diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento al fine di garantirci la sicurezza energetica e di ridurre il costo dell’energia per le famiglie e per le imprese.

Dobbiamo anche puntare sulla ricerca nella sperimentazione delle nuove tecnologie, che avranno una quota crescente nella produzione di energia elettrica. Le nuove tecnologie consentiranno di rendere più affidabili e costanti le energie verdi, ovviamente con la dovuta attenzione all’impatto paesaggistico degli impianti di produzione.

Signor Presidente, onorevoli senatori, aver salvaguardato il sistema economico e produttivo del Paese è il maggior risultato di questo Governo, il vanto di cui andiamo fieri. Mentre imperversava la crisi, non ci siamo fatti prendere dal panico, abbiamo tenuto la barra dritta e guardato all’interesse dell’Italia.

Di questo vorrei ringraziare i colleghi di Governo e tutta la maggioranza, che ha sostenuto il peso di scelte difficili ma necessarie e lungimiranti.

In particolare, voglio ribadire i miei sentimenti di amicizia e di stima nei confronti di Umberto Bossi e di tutti gli amici della Lega. Hanno provato in tutti i modi a dividerci, ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno mai. Insieme completeremo anche il federalismo istituzionale, dando ai territori la giusta dose di autonomia decisionale. Questo farà bene al Sud come al Nord e garantirà la crescita di una classe dirigente più responsabile ed efficiente.

Ho ascoltato con attenzione le parole del ministro Bossi a Pontida, davanti al suo popolo. Con la Lega c’è un’alleanza leale e solida. Insieme faremo la riforma della Costituzione, la riforma del fisco, la riforma della giustizia, nel totale rispetto del programma votato dagli italiani; ma non vogliamo fare da soli, chiudendoci nell’autosufficienza della maggioranza. Siamo consapevoli di quanto sia importante un largo consenso nelle Aule parlamentari e nel Paese per poter varare le riforme. Per questo saremo interlocutori attenti e rispettosi di ogni vostro contributo.

Lavorare insieme sarebbe il modo migliore per rispondere positivamente alle preoccupazioni e all’incoraggiamento del Capo dello Stato, che ci ha richiamati all’unità nell’interesse dell’Italia; sarebbe anche il modo migliore con il quale tutti noi, che abbiamo l’onore di servire il Paese, potremmo assolvere al nostro compito. È un’ambizione grande, in un tempo di crisi, ma sarebbe anche il modo più efficace per contrastare la crisi.

Mi auguro dunque che si possa lavorare tutti insieme affinché l’Italia, al di là della crisi internazionale, possa costruirsi un futuro di maggiore prosperità, di sicuro benessere, di vera giustizia e di vera libertà. Lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo a questo nostro Paese che noi tutti amiamo.
Viva l’Italia, vi ringrazio.




Italia. LA RUSSA: DI STANISLAO (IDV), VENGA IN COMMISSIONE A RIFERIRE SU VERTICE NATO

Roma, 21 Giugno 2011

LA RUSSA: DI STANISLAO (IDV), VENGA IN COMMISSIONE A RIFERIRE SU VERTICE NATO

“E’ inaccettabile quanto avvenuto alla riunione dei Ministri della
Difesa della Nato ad opera di La Russa. Non solo per la perdita di uno
dei due Caoc che la Nato prevede nella sua nuova struttura, ma anche
per la faciloneria e l’approssimazione con cui si affrontano
appuntamenti internazionali così importanti.” E’ il commento del
capogruppo IdV in Commissione Difesa Augusto Di Stanislao che chiede
immediate spiegazioni al riguardo. “Questo è l’ennesimo comportamento
di un Ministro inadeguato a gestire trattative internazionali e a far
valere i propri interessi e prerogative. La dichiarazione poi di La
Russa in base alla quale il ritardo sarebbe stato voluto e studiato
per evitare di dover accettare altre richieste è decisamente grottesco
e segno di una totale sottomissione agli altri paesi. La Russa
dovrebbe prendere esempio dalla Ministra spagnola che non si è fatta
sopraffare, ha rifiutato il contentino offertogli dalla Nato e ha
fatto valere i propri interessi. La Russa al contrario, che fa il
forte con i deboli e il debole con i forti con un “atto di coraggio”
si limita a disertare direttamente gli incontri per evitare
discussioni e confronti. Chiederò pertanto formalmente che il Ministro
venga a riferire in Commissione Difesa a riferire sull’accaduto.”




Italia. PSI: “Tutto resterà com’è; i ministeri a Roma e la Lega al governo”.

“Tutto resterà com’è; i ministeri a Roma e la Lega al governo”. A parlare è il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, che commenta così la proposta dei vertici della Lega di spostare alcuni Ministeri al Nord: “Se gli esponenti ministeriali della Lega credessero davvero in quello che dicono davanti alle telecamere – continua il Segretario – avrebbero dovuto per lo meno annunciare l’abbandono delle tante poltrone che occupano”. “Siamo di fronte invece all’ennesimo polverone, alzato nel carnevale di Pontida con la complicità di Berlusconi, per nascondere l’estrema debolezza di un’alleanza politica che ha esaurito da tempo ogni risorsa e non è in grado – conclude il leader socialista – di rispondere a nessuna delle reali necessità del Paese”.