Termoli. In data 7 Maggio 2011 si svolgera’ a Termoli una manifestazione nazionale contro le trivelle nei mari italiani.

In data 7 Maggio 2011 si svolgera’ a Termoli una manifestazione nazionale contro le trivelle nei mari italiani.

L’evento scaturisce dall’autorizzazione concessa dal Ministero dell’Ambiente all’irlandese Petroceltic, per ispezioni sismiche a soli 26 chilometri dalle isole Tremiti, nei mari fra Abruzzo, Puglia, Molise ed altre tra Montesilvano. Francavilla e Pescara.

La manifestazione non ha carattere politico ed intende essere un forte segnale alle autorita’ centrali che tutta l’Italia, da nord a sud non intende diventare un campo di petrolio o di shale gas, ne in terra ne in mare.

Le ispezioni sismiche sono effettuate tramite airgun, con violenti spari ad aria compressa, ripetuti ad intervalli di pochi minuti e su tracciati di centinaia di chilometri. Causano sensibili diminuzioni del pescato e hanno effetti negativi sul sistema di orientamento e di udito dei cetacei che possono spiaggiare, restare feriti e anche morire dopo una lenta agonia.

Soprattutto, le ispezioni sismiche sono solo il preludio dell’invasione petrolifera nei nostri mari.
Dopo l’airgun infatti vengono i pozzi preliminari, e quelli permanenti che restano in mare per almeno 30 o 40 anni. Ciascun pozzo porta con se petroliere, oleodotti, visuali rovinate, infrastruttura industriale, riversamenti a mare, accidentali o volontari, e possibilita’ di scoppio che nulla hanno a che vedere con l’attuale assetto delle coste italiane, tantomeno del basso Adriatico.

La gran parte le concessioni sono richieste da ditte straniere e portano pochissimi vantaggi agli italiani, sia in termini occupazionali che economici. La Northern Petroleum, la Petroceltic, la Mediterranean Oil and Gas, la Sound Oil, la Po Valley l’ENI, l’Adriatica Idrocarburi, intendono trivellare tutta la dorsale Adriatica, nel mar Ionio, in Sicilia e anche in alcune localita’ sarde. Alcune cittadinanze sono informate,altre meno. Lo scenario si ripete su terraferma.

Il ministero per l’ambiente americano stima che per ogni barile di petrolio estratto,se ne producono dieci di acque di scarto, sature di metalli pesanti, idrocarburi e sostanze tossiche per la salute del mare e delle persone.

Spesso queste sostanze vengono rilasciate direttamente a mare.

Lungo le coste atlantiche e pacifiche degli USA vige il divieto di trivellare a 160Km dalla riva, per precauzione e per proteggere turismo e pesca. In Italia lo stesso limite e’ di sole 5 miglia nautiche
– 9 chilometri circa – distanza che non protegge assolutamente le nostre coste e i nostri mari.

I cittadini raggruppati in decine di associazioni culturali, sportive, ambientaliste e religiose, invitano il Ministro Prestigiacomo a revocare i permessi petroliferi per il basso Adriatico, come richiesto dalle regioni di Puglia, Abruzzo e Molise e a varare una legge che vieti ogni tipo di attivita’ petrolifera futura nel mare Adriatico, un mare chiuso e poco profondo, coinvolgendo anche le nazioni dell’ex-Yugoslavia.

Ricordiamo al Ministro che basta un solo incidente – uno solo e anche meno grave di quello del golfo del Messico – per rovinare uno dei mari con la piu’ alta biodiversita’ del mondo e vanificare anni di promozione turistica delle nostre coste.

Nel 2011, l’Italia merita di meglio che diventare un campo di petrolio.

Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna

Docente di Matematica e Fisica

California University     Los Angeles

dorsogna@csun.edu

PER LA MANIFESTAZIONE SARA’ ORGANIZZATO DAL COMITATO ABRUZZESE DIFESA BENI COMUNI UN PULMANN CON PARTENZA DA ALBA ADRIATICA, SABATO 7 MAGGIO ALLE ORE 7,30. LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE E’ DI 10 EURO.

PER ISCRIVERSI TELEFONARE AL NUM. 3273286204 ENTRO IL 3 MAGGIO O INVIARE UNA E-MAIL


Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni
c/o Amici di Tortoreto
Via Terranova, 4
64018 Tortoreto (TE)
Tel. 08614730894, Fax 08614731196
E-Mail info@no-petrolio-abruzzo.com
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Italia. Perché sia e non diventi una colonia, secondo l’opinione di Bossi Italia svegliati!

Chieti, 30 Aprjle ’11, Sarato,  S. Caterina – Anno XXXII n. 148 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81


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Ap – Commento



Perché sia e non diventi una colonia, secondo l’opinione di Bossi

Italia svegliati!

di Marino Solfanelli

L’Italia è una colonia della Francia, come ha affermato Umberto Bossi? No, l’Italia è una colonia, e basta. Ne abbiamo celebrato l’evento nei giorni scorsi: la televisione italiana ci ha riproposto le immagini delle folli plaudenti che accoglievano festosamente i “liberatori”, mentre i mafiosi (che erano stati sbaragliati dal fascismo) venivano “restituiti” alla Sicilia dagli americani occupanti, e posti ai vertici di importanti enti amministrativi.

Farina di riso, sigarette, cioccolata, boogie woogie e rock’n’roll fecero credere, a molti, l’avvento di un era di libertà, invece si entrava “finalmente” a far parte di una sorte di più moderno commonwealth, un protettorato anglo-americano. Dopo la “tirannide” che, ereditata la gioiosa piccola Italia agricola, aveva vessato il popolo italiano con leggi come la riforma Gentile, il Codice Rocco, la previdenza sociale, la cassa mutua, gli assegni familiari, l’assistenza all’infanzia, le colonie ai bambini, i sanatori, ecc., e l’assurda iniziativa di costruire moderne città dove prima era malaria e morte.

Che assurdità l’auto sufficienza, il mercato organico, l’insensata pretesa di voler produrre nel proprio territorio tutto il necessario al popolo italiano: frumento, carni, tessuti, cuoio, ecc… Per fortuna i governi post-liberazione, in attuazione delle direttive del club Bilderbeg, con l’Avv. Gianni Agnelli unico autorevole esponente italiano, vi posero rimedio: niente più coltivazione del grano (troppo faticoso per i contadini coltivare la terra), niente carni italiane. Ricordate? Lire 40.000 di premio per ogni capo di bestiame abbattuto. Si eliminarono così, provvidenzialmente, razze bovine selezionate nel corso dei secoli: Bruna alpina, Marchigiana, Bianchina, eccetera, finalmente la soddisfazione di importare grano dall’America, carni dalla Russia… Il portato del progresso e della riconquistata libertà…

Che stranezza l’eurafrica, l’idea di Benito Mussolini di realizzare un mercato organico intorno al Mediterraneo, in sinergia con “l’altra sponda”, con i paesi arabi, per la sola ambizione di farsi donare la “spada dell’islam”, una spada tutta d’oro che non ebbe neanche la dignità di tenerselo: se ne disfece donandolo al Museo Nazionale. Che mancanza di rispetto verso i donatori… E pensare che Silvio Berlusconi stava perseguendo la stessa via con i patti sul petrolio e il gas dalla Libia. Dice: “è per il bene dell’Italia”… Chi se ne frega…

La fine dell’assurdo principio del “mens sana in corpore sano”, che la politica mussoliniana copiò da Giovenale, e finalmente la libertà di dare sfogo ai propri istinti: pornografia, droga, moda uni-sex, scioperi della fame di Marco Pannella, e quant’altro.

Non può essere consentita all’Italia di avere una sua politica autonoma, che non sia favorevole alla Francia che, giustamente, vuole sostituirsi all’Italia nei mercati economici mediterranei. Nicolas Sarkozy avrà pure i piedi piatti, ma è il più ligio agli interessi anglo-americani, dunque bisogna aiutarlo nell’espansione dell’economia francese a danno dell’Italia. Anche perché la sua politica fallimentare ha messo in serio pericolo la possibilità della sua rielezione…

La Francia voleva l’Alitalia (con l’entusiastico appoggio delle opposizioni), ma Berlusconi ha fatto in modo che non accadesse; si è beccato Parmalat, con il tacito e non confessato consenso del nostro Ministro del Tesoro, politico ed economista caro alla City of London.

È l’ora di mettersi l’animo in pace: l’Italia – che non possiede più neanche la produzione di una bottiglia di acqua minerale, dei dadi per il brodo, di fabbriche di automobili che il nostro

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concittadino Sergio Marchionne (chietino con residenza italiana, canadese e svizzera, ove ha eletto la sua residenza) sta trasferendo in America – che se ne fa di tutto il resto?

La Francia, su mandato anglo-americano, ha scatenato la guerra contro la Libia e Berlusconi voleva restarne fuori, ma è bastata una telefonata di Barach Obama per ricordagli lo stato di sudditanza: «Entri in guerra, in qualche modo, o del petrolio libico non ne avrai più neppure un bicchiere.»… Al cavaliere non restava da dire altro che: “obbedisco!”… il risentimento di Bossi, gli attacchi dell’opposizione, le ingiurie di Di Pietro altro non sono che “folklore”…

Il destino dell’Italia è segnato? Certo è in corso una “occulta strategia di una guerra senza confini”, contro l’Italia e contro la Chiesa Cattolica, decretata dalla massoneria britannica e dal protestantesimo, che prevede il rovesciamento delle nostre tradizioni con l’invasione di immigrati islamici che già cominciano ad occupare i sagrati delle Cattedrali. E verranno i tempi – se continua l’invasione di immigrati islamici (compresi i dodicimila criminali liberati dalle carceri libiche) – delle guerre di religioni, e degli attacchi dinamitardi alle nostre Cattedrali. Lo ha detto un Iman: “Vi occuperemo con le vostre leggi, e vi governeremo con le nostre leggi.”

In tanti contribuisco al disfacimento della nostra Patria: le pulsioni separatiste di certe frange della Lega, una opposizione imbelle e sconclusionata, accecata dall’odio per il Cavaliere; un gruppo di avidi industriali che, per lucrare più sostanziali profitti, trasferisce all’estero le proprie aziende contribuendo così ad innalzare il tasso di disoccupazione; una stampa asservita ad un ambiguo capitalismo; una parte della magistratura probabilmente etero diretta dalla massoneria internazionale; un Parlamento che, se non è “l’aula sorda e grigia” di mussoliniana memoria, certo non è “illuminata” dalla sapienza, la saggezza e il prestigio di personaggi come Di Pietro, Bocchino, et similia…

Per porre un argine al disastro incombente, bisognerebbe tentare l’impossibile: ritrovare l’unità nazionale, sia pure nelle diversità ideologiche e di parte, e l’orgoglio di essere italiani, e difendere con ogni forza e con ogni mezzo gli interessi della Nazione.

E ricordare il monito di Oriana Fallace. ITALIA SVEGLIATI!

M. S.




Roma. Il 2 Maggio, all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, Via Aldobrandesci 190 La Sacra Sindone dal punto di vista della Medicina Legale

Chieti, 29 Aprjle ’11, Venerdì,  S. PIETRO – Anno XXXII n. 147 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81


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Ap – Evento



Il 2 Maggio, all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, Via Aldobrandesci 190

La Sacra Sindone dal punto di vista della Medicina Legale

di Carlo Climati

La Sacra Sindone è sempre stata al centro di un grande interesse da parte del mondo scientifico. Si tratta, forse, dell’oggetto più studiato al mondo, da diversi punti di osservazione: storico, archeologico, chimico e perfino botanico e numismatico.

Papa Giovanni Paolo II, in un’omelia pronunciata nel 1998 nella Cattedrale di Torino, ha esortato ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, invitando ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto, sia della metodologia scientifica, sia della sensibilità dei credenti.

In questa linea di pensiero vuole inserirsi l’attività dell’Istituto di Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, che dedica particolare attenzione allo studio della Sindone, dal punto di vista scientifico, teologico e spirituale.

Un ulteriore contributo a questo percorso di ricerca sarà dato dalla conferenza con ingresso libero “La Sacra Sindone dal punto di vista della medicina legale”, nell’ambito del Diploma di specializzazione in Studi Sindonici, che si terrà lunedì 2 maggio 2011 alle 17.30 a Roma, in via degli Aldobrandeschi 190.

Parlerà uno dei maggiori esperti dell’argomento: il Prof. Pierluigi Baima Bollone, medico legale tra i più conosciuti in Italia e all’estero, autore di numerosi studi scientifici sulla Sacra Sindone.

L’incontro, organizzato dall’Istituto di Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, sarà un’occasione per approfondire questo tema attraverso la visione della medicina legale.

Nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum è anche presente la mostra permanente “Chi è l’uomo della Sindone?”, con ingresso libero.

La mostra ospita, fra l’altro, una copia della Sindone di Torino, un ologramma e una scultura che cercano di ricostruire in tre dimensioni il corpo dell’uomo sul lenzuolo, ed una riproduzione della corona di spine, dei chiodi e dei flagelli utilizzati, secondo quanto è stato possibile rilevare dall’immagine.

Inoltre alcuni grandi pannelli ripercorrono la storia della Sindone e illustrano le principali ricerche scientifiche degli ultimi anni, con particolare riferimento ai recenti studi nel settore della botanica.




Italia. Tussi: con questo video intendiamo tenere desta l’attenzione sul compagno Vittorio Arrigoni, una voce di testimonianza da Gaza che ci mancherà.

con questo video intendiamo tenere desta l’attenzione sul compagno Vittorio Arrigoni, una voce di testimonianza da Gaza che ci mancherà.
Vittorio Arrigoni con la semplice parola, con i propri scritti, con azioni pacifiste e interventi nonviolenti denunciava la violenza razzista e l’ideologia colonialista perpetrate contro il popolo palestinese.
Vogliamo ricordare Vittorio Arrigoni perchè crediamo che i significati e i valori della Resistenza si riattualizzino attraverso tutti i movimenti pacifisti e gli Istituti di Ricerca per la Pace e la Nonviolenza.



Roma. Omaggio a Giovanni Paolo II al Regina Apostolorum di Roma

Chieti, 26 Aprjle ’11, Madonna del buon Consiglio – Anno XXXII n. 141 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81


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Ap – Incontri

Omaggio a Giovanni Paolo II al Regina Apostolorum di Roma

di Carlo Climati

ROMA, 26 Aprile ’11 – L’incontro “Non abbiate paura!”, omaggio a Giovanni Paolo II, con il patrocinio della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma, si terrà alle ore 19,00 di Venerdì 29 aprile 2011, nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma (via degli Aldobrandeschi 190). Autorevoli esponenti del mondo dell’arte, della cultura, dello spettacolo e dello sport offriranno ricordi e testimonianze sull’indimenticabile Pontefice, che domenica sarà beatificato.

Fra i vari interventi, porteranno la loro testimonianza l’attore Raoul Bova, Demetrio Albertini, Vicepresidente della Federcalcio, Arturo Mari, il fotografo che ha seguito il Papa per tanti anni, Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, e Mons. Alberto Maria Careggio, Vescovo di Ventimiglia-Sanremo. Concluderà l’attore Flavio Insinna, con una sua lettura del Testamento di Giovanni Paolo II.

Dopo l’incontro si terranno una Veglia di preghiera e l’Adorazione Eucaristica.

Fra le altre iniziative, l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha anche creato il Centro Studi Giovanni Paolo II, che si propone di raccogliere le pubblicazioni e gli scritti di e su Giovanni Paolo II, la documentazione fotografica, audiovisiva e altri materiali significativi che riguardano la figura di questo grande Papa. E’ impegnato, inoltre, nella promozione di studi o ricerche sulla vita, sul carisma, sulle opere, sulla significativa traccia lasciata nella storia sia durante la sua vita e il suo Pontificato, come pure dopo la sua morte.

Il Centro si propone inoltre di diffondere e approfondire i temi cari a Giovanni Paolo II.

Per informazioni: tel. 06 665431. Sito: www.upra.org




Roma. PIRATERIA/DI STANISLAO (IDV): IL SEQUESTRO ERA PREVEDIBILE

Roma, 22 Aprile 2011

PIRATERIA/DI STANISLAO (IDV): IL SEQUESTRO ERA PREVEDIBILE

“ Ho denunciato da tempo, attraverso interrogazioni ed interventi la necessità di fronteggiare un pericolo che le stesse Nazioni Unite hanno definito globale e che minaccia non solo il commercio internazionale ma la consegna degli aiuti umanitari.” Sono le parole del capogruppo IdV in Commissione Difesa Augusto Di Stanislao. “ Mi riferisco in particolar modo al contrasto della pirateria al largo delle coste somale, per il quale fine tra l’altro l’Italia è impegnata con due missioni internazionali Atalanta e Ocean Shield. Lo scorso anno ci sono stati 286 incidenti legati alla pirateria al largo delle coste somale, 67 navi sequestrate con 1130 marinai a bordo, con un costo per l’economia mondiale che un recente studio ha stimato tra sette e  dodici miliardi di dollari. Un problema troppo spesso trascurato dal Governo, ma che sta diventando di portata enorme  L’ammontare dei riscatti, di oltre cento milioni di dollari, ha creato una pirateria economica nell’area della Somalia, aumentando di conseguenza la resistenza agli sforzi di sviluppare forme di sostentamento alternativo, il numero di sequestri di navi è aumentato drasticamente. Ho chiesto da mesi se il Governo avesse intenzione di attuare il piano d’azione per combattere la pirateria al largo delle coste somale delle Nazioni Unite, ma senza alcuna risposta.”




Per non perdere la capacità di indignarci R-esistere oggi R-esistere oggi significa assumere co

Per non perdere la capacità di indignarci

R-esistere oggi

R-esistere oggi significa assumere consapevolezza e avere la capacità di non essere indifferenti di fronte a tutte le ingiustizie sociali
di Laura Tussi
La Resistenza non può essere intesa solo come un evento storico limitato agli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, ma deve essere soprattutto un atteggiamento e un modo etico e morale permanente di porsi di fronte alle situazioni e agli eventi di rilevanza sociale e politica.

Guido Petter – storico, pedagogista e presidente onorario dell’Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano – ha sostenuto a questo proposito principi sociali ed etici importanti ed imprescindibili. La memoria non deve essere un vacuo esercizio retorico, ma un processo di accrescimento culturale che coinvolga le scuole in percorsi e processi educativi, formativi, didattici che aprano al dialogo tra culture, tra generi e generazioni: memoria quale fattore propulsivo di consapevolezza dei diritti umani. La Resistenza  deve attivare una coscienza morale ed etica perenne.

Il padre costituente Pietro Calamandrei, in questo senso profondo intendeva l’espressione “ora e sempre Resistenza”. Come anche, in anni più recenti, il procuratore Borrelli incita a “Resistere, Resistere, Resistere”. I fratelli Rosselli, prima di rifugiarsi in Francia, dove dopo alcuni anni furono uccisi su mandato fascista, avevano fondato con Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi e altri, un giornale clandestino, dal titolo emblematico “Non mollare!”. Ricordiamo anche che durante la lotta armata, le formazioni partigiane, anche dopo le sconfitte più dure, seppero ogni volta, riprendersi, riorganizzarsi e tornare a combattere. Resistenza non è solo memoria del passato, ma linfa ed esercizio del presente, come sostiene anche Moni Ovadia.

Il magistrato antimafia Antonino Caponnetto disse: “Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali.
Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli”.

R-esistere oggi significa assumere consapevolezza e avere la capacità di non essere indifferenti di fronte a tutte le ingiustizie sociali. R-esistere oggi significa avere la capacità di indignarsi e prendere posizione, ieri contro il fascismo, attualmente contro la corruzione, il malcostume, le mafie, il terrorismo, il razzismo, le guerre, contro il degrado morale, sociale, politico e istituzionale.

Hessel, uno dei padri costituenti della Dichiarazione Universale dei diritti umani sancita a Parigi nel 1948, ha scritto, recentemente, un libro dal titolo “Indignatevi!”, che incita a prendere coscienza e posizione. R-esistere oggi significa avere la capacità di essere responsabili delle proprie azioni ed opinioni, per lanciare ponti di dialogo (Langer), messaggi di pace, per intessere reti di relazioni, per aprire varchi di speranza in un avvenire migliore, per un futuro dove il concetto di pace divenga la forma mentis di tutti i soggetti, di noi donne e uomini, di tutti i politici: proprio la pace per cui si sono battuti i partigiani antifascisti, perché la guerra finisse per sempre.

Note:Per questo 25 aprile il nostro pensiero non può che essere rivolto a Vittorio Arrigoni che era ed è la forza terrena della lotta contro l’ingiustizia, una lotta pacifica di chi presta la propria voce a chi non ha voce e si esprime attraverso la solidarietà umana che soccorre chi ha bisogno di aiuto.
RESTIAMO UMANI… lo diceva Vittorio, ed noi continuiamo a ripeterlo oggi perché quella che Vittorio ci ha lasciato è una eredità preziosa: “Io vengo – diceva – da una famiglia di partigiani. I miei nonni materni hanno combattuto e sono morti per lottare contro un’occupazione. Per cui probabilmente nel mio DNA e nel mio sangue ci sono delle particelle che mi spingono a combattere per la libertà e per i diritti umani”.

E non mi dimenticherai…

Io non sono che una piccola cosa, e il mio nome sarà presto dimenticato, ma l’idea, la vita e l’ispirazione che mi pervasero continueranno a vivere.

Li incontrerai ovunque, sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve e dolce sorriso.

Incontrerai ciò che ebbe un valore per me, l’amerai e non mi dimenticherai.

Kim Malthe-Bruun

21 anni
partigiano danese
arrestato
torturato
fucilato il 6 aprile 1945




Nel “salotto” di Lucia Annunziata, sul caso del banchiere Geronzi Chi paga l’orchestra decide la musica…

Chieti, 2 Aprile ’11, Mercoldì, S. Sulpizio  – Anno XXXII n. 136 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81


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Ap – Siparietto

Nel “salotto” di Lucia Annunziata, sul caso del banchiere Geronzi

Chi paga l’orchestra decide la musica…

Il vecchio detto è sempre attuale. Di quale musica parliamo? Di quella dei partiti.

Chi paga i partiti? Domanda alla quale è sempre difficile rispondere. Questa volta ci viene in aiuto la trasmissione televisiva “POTERE” condotta dalla giornalista Lucia Annunziata, andata in onda l’11 aprile scorso.

Il tema verteva sulle dimissioni dalla presidenza delle Generali di Cesare Geronzi.

Cesare Geronzi nasce in Banca d’Italia ricoprendo il ruolo di capo cambista, successiva-mente lo troviamo al vertice della Banca di Roma, per diventare poi numero uno di Mediobanca, e infine presidente delle Generali.

Il giornalista Alberto Statera di Repubblica lo ha definito “Banchiere di Regime”. Valentino Parlato del Manifesto lo ricorda con gratitudine: “Non è mai stato il banchiere di una sola parte politica… manteneva rapporti a destra e a sinistra… non è che a me ha detto: “no… tu sei del Manifesto, ti chiami quotidiano comunista, a te non ti anticipo niente, puoi venire con tutti i crediti io non ti do una lira; no questo no, anzi è stato molto gentile….”

Chissà a quali “crediti” si riferisce. E continua: “Io credo che per un banchiere sia inevitabile che abbia rapporti con la politica.”

Statera poi continuava dicendo:”Lui a un certo punto, in un modo o nell’altro, finanziava tutti; tutta la stampa nazionale di partito dall’Avanti all’Unità, una delle operazioni più clamorose fu il salvataggio del PCI. Il PCI aveva 500 Miliardi di Lire di debiti. Che poi, diciamo, nelle fasi recenti, in quelle che abbiamo vissuto, adesso diventa lettismo, cioè da Gianni Letta che era il suo attuale riferimento politico … Berlusconi all’inizio degli anni novanta era oberato di debiti.” E aggiunge Paolo Biondani dell’Espresso: “Uno dei banchieri che più contribuiscono al salvataggio delle TV di Berlusconi è proprio Geronzi, questo è assolutamente un dato di fatto”.

Ferruccio De Bortoli afferma: “Io credo che non ci sia nulla di male… In tanti paesi esistono dei banchieri di sistema che intrattengono rapporti molto stretti con la politica e non sempre perseguono l’aumento di valore per gli azionisti..”.

Come dire che in questo caso non cercano il guadagno. Noi sappiamo invece che non è così. Attraverso il finanziamento dei partiti i banchieri controllano lo Stato. Lo Stato che, rinunciando alla prerogativa più alta ed importante, cioè la creazione della propria moneta libera da debiti ed interessi, ha concesso a questi “filantropi della politica” il permesso di “creare il denaro dal nulla”, senza limiti e senza costi.

“Ma che musica, che musica, che musica maestro (Geronzi)…”.

Ogni ulteriore considerazione alla intelligenza dei lettori.




Roma. DIFESA/DI STANISLAO(IDV): IL DEF 2011 ENNESIMO SCHIAFFO AL COMPARTO

DIFESA/DI STANISLAO(IDV): IL DEF 2011 ENNESIMO SCHIAFFO AL COMPARTO

Nella giornata di ieri la Commissione Difesa ha votato parere
favorevole al Documento di Economia e Finanza 2011 con estrema
contrarietà del capogruppo IdV Augusto Di Stanislao. “Il documento di
economia e finanza presenta limitati profili di competenza della
Commissione difesa – afferma Di Stanislao – e tali profili risultano
oltre che limitati, addirittura irrilevanti. Al contrario, i temi
della difesa dovrebbero caratterizzare molto di più il documento.
Nella definizione e nell’attuazione del Programma Nazionale di Riforma
è necessario porre specifica attenzione alle esigenze della Forza
Armate, attraverso riforme strutturali che ne rafforzino le capacità
operative e che assicurino mezzi e moduli idonei alle nuove sfide che
le Forza Armate sono chiamate a far fronte.  Il Documento – conclude
Di Stanislao – rappresenta un’altra occasione persa per mettere in
campo politiche mirate per lo sviluppo economico e strategico di
questo settore.”




Lettera aperta al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano 11 Aprile 2011

giro volentieri questa mail che ho ricevuto, fatela girare
Nunziella

Carissima, carissimo,
Francuccio Gesualdi ci ha inviato questa lettera fatta dai “ragazzi di Barbiana”, pregandoci di farla girare il pi� possibile. ognuno di voi la moltiplichi con i propri indirizzi. fai girare. Si pu� sottoscrivere il messaggio dal sito www.cnms.it
Saluti e pace, Antonio


Questo � il testo della lettera che gli allievi di don Lorenzo Milani hanno indirizzato all’attenzione del Presidente della Repubblica. Il testo � pubblicato sul sito
www.altreconomia.it attraverso il quale � possibile aderire all’appello.

Per informazioni e interviste:
Francesco Gesualdi,
coord@cnms.it – tel. 050.82.63.54


Lettera aperta al Presidente della Repubblica
on. Giorgio Napolitano

11 Aprile 2011

Signor Presidente,

lei non pu� certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell’unit� nazionale che lei rappresenta.

Ma, signor Presidente, siamo anche dei “ragazzi di Barbiana”. Bench� nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilit� di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei “cittadini sovrani”. Alcuni di noi hanno anche avuto l’ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori.

Il degrado morale e politico che sta investendo l’Italia ci riporta indietro nel tempo, al giorno in cui un amico, salito a Barbiana, ci port� il comunicato dei cappellani militari che denigrava gli obiettori di coscienza. Trovandolo falso e offensivo, don Milani, priore e maestro, decise di rispondere per insegnarci come si reagisce di fronte al sopruso. Pi� tardi, nella Lettera ai giudici, giunse a dire che il diritto – dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: �In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge � d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cio� quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste ( cio� quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perch� siano cambiate�.

Questo invito riecheggia nelle nostre orecchie, perch� stiamo assistendo ad un uso costante della legge per difendere l’interesse di pochi, addirittura di uno solo, contro l’interesse di tutti. Ci riferiamo all�attuale Presidente del Consiglio che in nome dei propri guai giudiziari punta a demolire la magistratura e non si fa scrupolo a buttare alle ortiche migliaia di processi pur di evitare i suoi.

In una democrazia sana, l’interesse di una sola persona, per quanto investita di responsabilit� pubblica, non potrebbe mai prevalere sull’interesse collettivo e tutte le sue velleit� si infrangerebbero contro il muro di rettitudine contrapposto dalle istituzioni dello stato che non cederebbero a compromesso. Ma l’Italia non � pi� un paese integro: il Presidente del Consiglio controlla la stragrande maggioranza dei mezzi radiofonici e televisivi, sia pubblici che privati, e li usa come portavoce personale contro la magistratura. Ma soprattutto con varie riforme ha trasformato il Parlamento in un fortino occupato da cortigiani pronti a fare di tutto per salvaguardare la sua impunit�.

Quando l’istituzione principe della rappresentanza popolare si trasforma in ufficio a difesa del Presidente del Consiglio siamo gi� molto avanti nel processo di decomposizione della democrazia e tutti abbiamo l’obbligo di fare qualcosa per arrestarne l’avanzata.

Come cittadini che possono esercitare solo il potere del voto, sentiamo di non poter fare molto di pi� che gridare il nostro sdegno ogni volta che assistiamo a uno strappo. Per questo ci rivolgiamo a lei, che � il custode supremo della Costituzione e della dignit� del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si � venuto a creare. Ma soprattutto le chiediamo di fare trionfare la sostanza sopra la forma, facendo obiezione di coscienza ogni volta che � chiamato a promulgare leggi che insultano nei fatti lo spirito della Costituzione. Lungo la storia altri re e altri presidenti si sono trovati di fronte alla difficile scelta: privilegiare gli obblighi di procedura formale oppure difendere valori sostanziali. E quando hanno scelto la prima via si sono resi complici di dittature, guerre, ingiustizie, repressioni, discriminazioni.

Il rischio che oggi corriamo � lo strangolamento della democrazia, con gli strumenti stessi della democrazia. Un lento declino verso l’autoritarismo che al colmo dell’insulto si definisce democratico: questa � l’eredit� che rischiamo di lasciare ai nostri figli. Solo lo spirito milaniano potr� salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilit� anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.

Nel ringraziarla per averci ascoltati, le porgiamo i pi� cordiali saluti

Francesco Gesualdi, Adele Corradi, Nevio Santini, Fabio Fabbiani, Guido Carotti, Mileno Fabbiani,

Nello Baglioni, Franco Buti, Silvano Salimbeni, Enrico Zagli, Edoardo Martinelli, Aldo Bozzolini



Breve scheda biografica di don Lorenzo Milani
Don Lorenzo Milani, morto nel giugno 1967, � salito alla ribalta della scena italiana per essersi dedicato, corpo e anima, all’elevazione culturale di operai e contadini affinch� potessero affrancarsi dall’oppressione e dall’ingiustizia.

Persona tutta d’un pezzo, appena nominato cappellano a Calenzano (Firernze), scosse l’Italia per la sua costante denuncia di tutte le situazioni che provocano ingiustizia e violazione dei diritti, indipendentemente da chi le provocasse o avallasse. Ci� gli procur� molti nemici anche all’interno della sua stessa Chiesa, che per neutralizzarlo lo confin� a Barbiana, un villaggio sperduto sugli Appenini toscani. Ma la sua notoriet� crebbe ulteriormente perch� cre� una scuola del tutto innovativa, per contenuti, finalit� e metodi. L’atto finale fu la stesura di Lettera a una professoressa, un testo collettivo scritto assieme agli allievi per denunciare il carattere classista e discriminatorio della scuola italiana.

Don Milani � famoso anche per la Lettera ai Giudici, nella quale sostiene il primato della coscienza sulle leggi dell’uomo proponendo la disobbedienza come via estrema per evitare all’umanit� il ripetersi delle atrocit� che ha conosciuto.