Società. ANORESSIA OGGI Quali reali responsabilità posso avere internet e facebook?

ANORESSIA OGGI
Quali reali responsabilità posso avere internet e facebook?

Secondo una indagine condotta su ragazze adolescenti trai 12 e i 19 anni, dall’università israeliana di Haifa, Facebook giocherebbe un importante ruolo di responsabilità sull’incremento dei disturbi del comportamento alimentare e in particolar modo l’Anoressia.

Il social network più seguito ruba dunque la scena alla Moda, che per anni era stata accusata di proporre modelli femminili eccessivamente magri, al limite della sopravvivenza. Tanto spingere a stabilire un codice etico, firmato da tutte le Camere Nazionali della Moda di tutti i Paesi in cui si tengono le fashion week, secondo il quale doveva essere negato l’accesso in passerella alle modelle al di sotto di un certo peso.

A tal proposito, Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, lancia un appello per raccogliere le firme contro i siti pro-anoressia. E nel suo blog sul sito di Vogue Italia manifesta chiaramente il suo impegno a combattere l’Anoressia (Fonte Vogue.it http://www.vogue.it/magazine/blog-del-direttore/2011/03/18-marzo).

Ma cosa spinge una ragazza nel fiore dei suoi anni a rifiutare il nutrimento?  Lo abbiamo chiesto allo psicologo Stefano Benemeglio, padre delle Discipline Analogiche.

“Il rifiuto del cibo è un effetto traslato – riferisce Stefano Benemeglio-  Il cibo è di per sé un bersaglio virtuale, in quanto sostituisce il bersaglio reale che inevitabilmente nell’anoressia, così come nella bulimia, riguarda un genitore. In un soggetto femminile: anoressia è ‘assenza di padre’, bulimia è ‘assenza di madre’. Quindi il rifiuto del padre, nell’anoressica, si riflette nel rifiuto del cibo”.

Secondo Benemeglio dunque, il disturbo relativo all’anoressia è riferibile ad un disagio di non-accettazione della propria femminilità dovuta al contrasto con la figura paterna. Alla base del disturbo c’è sempre il rapporto genitoriale, facebook e internet non ne sono direttamente responsabili:

“La cultura sociale è portata a definire anoressica una persona che rifiuta il cibo oltre natura al punto anche di non accorgersene, magari pesa 35kg e dice di dover dimagrire. La percezione di se stessa  – spiega Benemeglio-  si basa sul concetto di ‘non accettazione’: l’anoressica deve attaccare la sua femminilità  perché la ritiene responsabile di questo contrasto molto forte con il padre, in quanto, a parer suo, il genitore avrebbe desiderato un maschietto anziché una femminuccia.
Di conseguenza l’anoressica tende ad abbassare la propria femminilità in tutte le sue curve e le sue espressioni”.

Ma come si può affrontare l’anoressia per risolvere il disturbo? Benemeglio è irremovibile a riguardo: “Per poter superare la sua non accettazione della propria femminilità, la ragazza che soffre di questo disturbo deve risolvere il problema con il genitore: Il padre nel caso dell’anoressia”.

Esiste anche una anoressia maschile? Stefano Benemeglio ne da una spiegazione diversa per la patologia: “Difficilmente abbiamo l’anoressia maschile, anche se viene diagnosticata come tale, l’anoressia è un effetto secondario di altro malessere. Spesso è una propria fobia dell’apparato gastro-intestinale. In realtà la troviamo conclamata in modo chiaro solo nel soggetto femminile”.




Italia. A PROPOSITO DELLA POLITICA COLONIALE DEL FASCISMO – Prima e SECONDA PARTE Capra… caprissima… Sgarbi… sgarbissimo

A PROPOSITO DELLA POLITICA COLONIALE DEL FASCISMO – PRIMA PARTE

Capra… caprissima… Sgarbi… sgarbissimo

di Filippo Giannini

Alcuni giorni fa Vittorio Sgarbi in una delle infinite trasmissioni televisive (e noi paghia-mo), in merito alla crisi libica, affermò che quanto stava accadendo in Libia era dovuto all’occupazione fascista della nostra ex colonia. Ė superfluo ricordare come andò a finire quel programma: con la solita isterica esternazione di Vittorio Sgarbi. Questi passa per essere uno dei più accreditati intellettuali contemporanei. Qualche lettore esclamerà: «Immagino gli altri!»

Gli appetiti coloniali dei Governi pre-fascisti si verificarono molto prima dell’avvento del male asoluto; ma iniziamo con l’estensione del protettorato sulla costa dei Somali. 1890, i possedimenti italiani sulla costa africana del mar Rosso vengono raggruppati in un’unica colonia che prende il nome di Eritrea. 1895, guerra all’Etiopia. 1896, il Governo Crispi fu il responsabi­le, per beghe di partito fra liberali e l’opposizione socialista, del mancato invio dei rinforzi alla spedizione italiana comandata dal generale Baratieri che, proprio per le inadeguate forze a sua di­sposizione, subì una disastrosa sconfitta ad opera del Negus Me­nelik ad Adua. Erano eventi che avevano marcato in profondità la coscienza di almeno un paio di generazioni di italiani. L’umilia­zione di quella sconfitta era sentita, come sostengono alcuni com­mentatori: «al di là di quanto imposto dalla sua entità sia sul pia­no militare che politico». Ma gli appetiti coloniali dei Governi pre-fascisti si svilupparono anche verso il Nord Africa. Fu infatti il Governo Giolitti a volere l’impresa di Libia che persino Bene­detto Croce, nella sua Storia d’Italia, scritta polemicamente du­rante il fascismo, la esaltò come iniziativa di sensibilità politica. E ancora: 1908, tutti i possedimenti italiani sull’Oceano Indiano vennero conglomerati sotto l’unico nome di Colonia della Somalia Italiana. 1911, ultimatum alla Turchia e inizio della guerra italo-turca. Occupazione di Tripoli. La guerra venne estesa dalla flotta, oltre che in Tripolitania, anche nel Mar Egeo e nel Mar Rosso. Occupazione delle isole di Stampalia, di Rodi e di tutto il Dodecaneso. 1912, la Camera approvò con 431 voti su 470 e al Senato all’unanimità la sovranità italiana sulla Libia. Pace di Losanna tra Italia e Turchia. Istituzione del Ministero delle Colonie. Né va dimenticato che la riappacificazione della Libia, avvenuta nel primo dopoguerra, fu condotta, con mano di ferro, dal liberal-democratico Giovanni Amendola, allora Ministro delle Colonie. Il ribellismo libico fu uno dei problemi che i governi pre-fascisti lasciarono al Governo Mussolini. Nessuno può negare che, oltre Giovanni Amendola, per pacificare la Libia fu usata la mano di ferro; ma questa fu utilizzata da – o per ordine di – Pietro Badoglio, Governatore della Libia.

Credo che nessuno Sgarbi può contestare quanto sin qui scritto.

Ed ora vediamo i danni provocati dal Male assoluto su quella scatola di sabbia, così chiamata prima dell’intervento del mai sufficientemente deprecabile Ventennio. Voglio anticipare, ma solo di sfuggita, che chi scrive queste note ha svolto anche in Libia la propria attività professionale; ebbene posso affermare che almeno sino ai primi anni ’60 Tripoli (e certamente anche le altre città libiche) poterono godere di uno sviluppo sino ad allora impensabile. E che Sgarbi mi smentisca.

Nel marzo 1937 Mussolini sbarcò in Libia ed inaugurò la Via Balbia, la nuova, maestosa opera stradale che partiva dal confine tunisino per giungere a quello egiziano. Un’opera di circa 1850 chilometri. Durante la sua permanenza nella colonia italiana egli riaffermò la sua politica filomusulmana. Al culmine delle manifestazioni gli sceicchi libici consegnarono al Duce la Spada dell’Islam, una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose, un gesto di grande valore in quanto simbolo della tradizione islamica. Quindi il Duce sguaina la spada, appena ricevuta e la punta verso il sole, e con voce roboante declama: «L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto delle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani». Quindi sale sul suo cavallo e seguito da duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto. Tutto ciò a significare il

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ABRUZZOpress – N. 100 del 26 Marzo ’11                                                                                                              Pag 2

fattore della collaborazione amichevole tra l’idea imperiale romana-italiana e l’Islam.

Negli anni 1938-1939, in due riprese, sbarcarono in terra d’Africa 20 mila coloni veneti scelti fra i non proprietari di terra e traspor­tati nei nuovi villaggi, dove sino ad allora esisteva solo sabbia del deserto. Ad essi vennero assegnate case coloniche con appezzamento di terreno; ogni casa era fornita da poz­zi artesiani con quanto necessario per il pompaggio di acqua pota­bile. Ogni giorno automezzi dell’Ente Nazionale della Libia rifor­nivano le famiglie di quanto necessario per vivere, nonché di attrez­zi e sementi per rendere quelle terre verdi di piante.  La stessa assistenza venne fornita anche ai libici, i cui possedimenti furono inseriti fra quelli dei coloni ita­liani affinché apprendessero le tecniche più moderne per il migliore sfruttamento del suolo.

A Tripoli e a Bengasi vi erano due ospedali civili (cosa mai vista sino ad allora), di moderna concezione, dove potevano accedere (al contrario di quanto acca­deva al di fuori delle nostre colonie) anche i cittadini autoctoni. Le stazioni dei carabinieri erano composte anche da mi­litari indigeni perché, come vedremo più avanti, considerati Ita­liani della Quarta Sponda. I rapporti dei coloni con le popolazioni indigene erano correttissimi e la criminalità inesistente.

F.G.

(Continua)

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Chieti, 26 Marzo ’11,  Sabato, S. Felice – Anno XXXII n. 101 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. Ch 1/81


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Ap – L’altra Storia

A PROPOSITO DELLA POLITICA COLONIAKE DEL FASCISMO – SECONDA PARTE

Capra… caprissima… Sgarbi… sgarbissimo

di Filippo Giannini

Nel 1938 andarono in Libia 20 mila nostri agricoltori e trova­rono pronti 26 villaggi agricoli: Olivetti, Bianchi, Giordani, Micca, Tazzoli, Breviglieri, Marconi, Garabulli, Crispi, Corradini, Garibaldi, Littoriano, Castel Benito, Filzi, Baracca, Maddalena, Aro, Oberdan, D’Annunzio, Razza, Mameli, Battisti, Berta, Luigi di Savoia, Gioda.

Altri dieci villaggi libici nei quali berberi e indigeni impara­vano dai nostri agricoltori a far fruttare la terra: El Fager (Alba), Nahina (Deliziosa), Azizia (Profumata), Nahiba (Risorta), Mansura (Vittoriosa), Chadra (Verde), Zahara (Fiorita), Gedina (Nuova), Mamhura (Fiorente), El Beida (la Bianca) già Beda Littoria. Tutti questi villaggi avevano la loro moschea, la scuola, centro sociale (con ginnasio e cinema) ed un piccolo ospedale, rappresentando, ripeto, una novità assoluta per il mondo arabo del Nord Africa.

E riprendiamo e proponiamo uno stralcio del nostro precedente articolo: un’altra iniziativa del male assoluto, accuratamente taciuta dai vermetti-furbetti, iniziativa unica del genere per i Paesi colonizzatori, fu il provvedimento con il quale grazie al R.D. Legge 3 dicembre 1934 XIII, N° 2012 e del R.D. 8 aprile 1937 XV N° 431, dove nell’articolo 4 è riconosciuta «una cittadinanza italiana speciale per i nativi musulmani delle quattro province libiche che fanno parte integrante del Regno d’Italia«. Per essere più chiari, l’infame Regime riconosceva i cittadini libici come cittadini italiani; chiamati, allora, italiani della quarta sponda. Questa legge fu il motivo per il quale Muammar Gheddafi, essendo nato nel 1942, nacque come cittadino italiano della Quarta sponda.

Spaziando ancora con qualche esempio, possiamo ricordare quanto scrisse il capo senussita Mohammed Redà: «Questo governo (italiano, ndr) è stato mandato da Dio altissimo per la rinascita di questo paese, per la sua felicità e per la felicità dei suoi figli».

E ancora. Un autorevole insegnante libico, il prof. Mohammed ben Messuad Fusceka, in un suo libro, con il titolo La storia della Libia, edito nel 1956, fra l’altro ha scritto: «Il governo fascista, presieduto dal suo Capo Benito Mussolini, aveva intanto preso i poteri. I suoi uomini provvidero a far prosperare la Libia. Onde mettere in esecuzione le direttive del governo, gli italiani nominarono nel 1934 il Maresciallo Italo Balbo Governatore generale della Libia. In tale periodo la Libia raggiunse il più alto tenore di vita della sua storia».

Tutto questo, è ovvio, è una politica che Londra non gradisce e fu una delle cause per le quali i Paesi plutocratici ci spinsero alla guerra. I colonizzati dai francesi e dagli inglesi cominciavano a guardare con troppo interesse a quanto il Governo italiano stava facendo nelle colonie a loro vicine. Il 17 marzo il Duce a Tripoli fece un discorso misuratissimo ed è ricordato da Paul Gentizon (In difesa dell’Italia, pag. 70): «In realtà il discorso di Tripoli è una nuova manifestazione della volontà di pace dell’Italia: «Il viaggio in Libia,» dichiara Mussolini, «non ha scopi segreti né intenzioni aggressive contro chicchessia; nel Mediterraneo e al di fuori di tale mare noi desideriamo vivere in pace con tutti e offriamo la nostra collaborazione a tutti coloro che manifestano uguale volontà».

Per concludere: il mio punto di vista ritengo che, data la paraculatina di Sarkozy e compari, Berlusconi non poteva sottrarsi all’intervento anche se, almeno sino ad ora, simbolico. Ora se fosse un buon politico potrebbe avvalersi della sua amicizia (chiamiamola così) sia con Gheddafi e con Putin, e giocare un ruolo molto importante, cioè ergersi a paladino della pace e riparare, almeno parzialmente ai danni causati dalla Nato.

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ABRUZZOpress – N. 101 del 25 marzo ’11                                                                                                               Pag 2

Certo Berlusconi non è un Benito Mussolini, ma perlomeno può provare a riportare la pace in un territorio che a noi è stato storicamente tanto caro. Per lui sarebbe un grande successo politico.

Vorrei, però, prima di chiudere, osservare che di guerra contro la Libia si doveva parlare quando ne avevamo tutte le ragioni, cioè negli anni Settanta quando il Beduino cacciò gli italiani dalla Libia, requisendo tutti i beni dei colonizzatori italiani. Allora la guerra sarebbe stata sacrosanta. Se è vero che dopo la cacciata degli italiani le terre coltivate sono state invase di nuovo dalle sabbie del deserto e le officine chiuse per incapacità di gestire quei beni, è una magra consolazione.

E per chiudere, voglio questa volta, spezzare una lancia a favore del bunga-bunga. A causa della furbatina anglo-franco-americana Berlusconi non poteva non allinearsi alla decisione dei gangsters-furbetti. Il gioco di questi è piuttosto palese (altro che intervenire a difesa dei poveri civili!), la Libia è ricca di petrolio e aveva dei rapporti commerciali molto stretti con l’Italia. Semplice: i gangsters-furbetti, con la scusa di salvaguardare i poveri civili sono intervenuti per abbattere il beduino, così da rivedere tutti i contratti e i beni della Libia. Se Berlusconi non fosse intervenuto e Gheddafi fosse stato cacciato, come era nelle previsioni data la differenza di potenzialità della coalizione, i gangsters-furbetti avrebbero pappato tutto quello che c’era da rubare. Berlusconi intervenendo ha posto perlomeno un’ipoteca di discussione al futuro tavolo della pace (chiamiamolo così).

Termino con un’esclamazione di Benito Mussolini: «Vedo il mondo come realmente esso è, cioè un mondo di scatenati egoismi (…). Se tutta la politica estera fosse portata su un terreno di squisito e puro idealismo, non sarebbe certamente l’Italia che si rifiuterebbe di entrare su questo terreno (…).»

Povero Mussolini, povero idealista! Il mondo, purtroppo è così: non sei riuscito a cambiarlo tu, chi mai potrebbe più cambiarlo?

Circa Sgarbi,,, beh lasciamo perdere.

F.G.

Visita il sito http://www.filippogiannini.it

Filippo Giannini è nato a Roma nel 1931. Architetto, ha lavorato oltre che in Italia, in Libia e in Australia. È collaboratore di numerosi quotidiani e periodici.

Ha pubblicato una serie di opere dedicate a “Benito Mussolini. L’uomo della pace”, composta da: Da Versailles al 10 giugno 1940 (con Guido Mussolini), Greco & Greco, Milano 1997; Dalla Marcia su Roma all’assalto al Latifondo (con Guido Mussolini), Greco & Greco, Milano 1999; Il Sangue e l’Oro (con Guido Mussolini), Settimo Sigillo, Roma 2002; Dal 25 luglio 1943 a Piazzale Loreto, Settimo Sigillo, Roma 2004; Lo scudo Protettore, Nuove Idee, Roma 2006; Gli Ebrei nel Ventennio Fascista, Pagine, Roma 2008.

Per la Casa editrice Solfanelli la pubblicato recentemente il libro “Benito Mussolini nell’Italia dei Miracoli”.

New York:                                                              Londra:                                                                    Milano:

Lino Manocchia, Linoman98@aol.com      Emiliana Marcuccilli, emilianamarcuccilli@libero.it Alessandra Nigro alessandra.nigro@gmail.com

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Firenze, 26 marzo 2011 Impugnata la regolamentazione della sosta di Firenze per evidente contraddittorietà degli atti e violazioni di legge

Firenze, 26 marzo 2011

Impugnata la regolamentazione della sosta di Firenze

per evidente contraddittorietà degli atti e violazioni di legge

Sono serviti mesi di ricerca e di studio da parte di un gruppo di esperti nonché quasi 5 chili di carta + allegare 2 pendrive per, in estrema sintesi, affermare in modo esaustivo che gli atti emanati dal Sindaco per la regolamentazione della sosta di Firenze sono in violazione di Legge, quindi, da revocare.

Il tempestivo intervento del Comandante la Polizia Municipale di Firenze, intervento da questi attivato ai sensi di legge, inviando una lettera al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti entro i 15 giorno dal ricorso, appellandosi all’urgenza, ha evitato che fossero sospesi i provvedimenti impugnati e dover coprire tutte le segnaletiche stradali e/o elevare contravvenzioni illegittime.

Tale atto sarà impugnato nei prossimi giorni davanti al T.A.R. perché non esiste alcuna URGENZA di mantenere in essere detti atti mentre esiste l’URGENZA di revocarli perché i cittadini pagano tutti i giorni il parcheggio e poi non avranno la possibilità di farsi restituire quanto indebitamente pagato.

Sarà inviata anche istanza alla Procura Regionale della Corte dei Conti per far valutare se la sottoscrizione di tali atti, essendo in evidente violazione di legge, è da addebitare ai firmatari di tali atti per il danno erariale subito dal Comune per l’installazione e/o modifiche delle segnaletiche stradali nonché la produzione e diffusione degli atti stessi.

A fine febbraio 2011 è stato inviato il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e il ricorso al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Li mettiamo a disposizione, inserendoli nei siti internet www.viverelacitta.itwww.perlasicurezzastradale.orgwww.coordinamentocamperisti.it perché altri sindaci utilizzano gli stalli di sosta per “far cassa”, inficiando il diritto alla libera sosta dei cittadini che sono anche utenti della strada.

Poiché i relativi allegati sono numerosi e pesano molti MB, li potremo copiare sul pendrive di coloro che ne faranno richiesta.

Per chi non conosce la situazione vale ricordare che il Comune di Firenze ha suddiviso il centro abitato in 5 zone, denominate “ZCS” (zone a sosta controllata) nelle quali, in sostanza, chi non è residente nella singola ZCS è pressoché costretto a corrispondere una somma di denaro oppure a rinunciare alla sosta. In molti hanno “urlato” …. lo fanno per far cassa e non per gestire il traffico ..

La percezione di tali cittadini era corretta ma serviva dimostrarla, quindi, contro tali provvedimenti, avvalendosi del Dr. Marcello Viganò, tre cittadini hanno proposto ricorso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti mentre altri due cittadini hanno presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

Ecco in punti sintetici l’impresa messa in campo, le conoscenze acquisite, i suggerimenti per evitare che sia eretto un muro di gomma che impedisce al cittadino di far valere il proprio diritto.

Ci auguriamo che gli organi di informazione informino i propri utenti nonché i consiglieri comunali si attivino per trasformare in realtà le soluzioni che illustriamo in questo documento.

Buona lettura e a leggervi, Pier Luigi Ciolli

Il mare magnum documentale: l’impresa

Per analizzare compiutamente la situazione, il primo atto da compiere è consistito nella ricerca di tutti i documenti relativi ai provvedimenti istitutivi delle zone a sosta controllata.

La portata dei provvedimenti è tale da condurre l’indagine verso l’esame dei Piani Urbani del Traffico che si sono succeduti negli anni, oltre alle delibere di Giunta e del Consiglio comunale e alle ordinanze sindacali (o ai provvedimenti dirigenziali) attutativi ivi compresi i relativi allegati quali planimetrie, elenchi strade, e altra documentazione tecnica.

Nel caso di specie è occorsa un’importante attività di ricerca che ha comportato non pochi oneri e difficoltà, difficilmente sormontabili dal comune cittadino, se non a prezzo di incaricare un professionista e corrispondere i relativi onorari.

Punto di partenza dell’esame è stata la rete civica del Comune di Firenze nella quale sono state incontrate le prime difficoltà. Innanzi tutto non esiste una pagina o un documento dove sono indicati con chiarezza e completezza tutti gli atti amministrativi che riguardano i nuovi provvedimenti di regolamentazione della circolazione stradale.

Per ricercare con successo un atto amministrativo nel sito del Comune fiorentino si è tenuti a sapere prima se l’atto ha la forma giuridica di un’ordinanza, una deliberazione, un provvedimento dirigenziale oppure un provvedimento di mobilità. Ci sono, infatti, quattro motori di ricerca diversi oltre a quello dell’albo pretorio on-line.

All’interno di ciascun motore di ricerca, l’indagine può condurre anche a risultati fuorvianti. Se si cerca una deliberazione nel motore di ricerca delle ordinanze inserendone il numero, il risultato è “documenti trovati: 0” o, peggio ancora, il documento visualizzato (es. ordinanza n. 123) ha lo stesso numero di quello che si sta cercando (deliberazione n. 123) ma non corrisponde perché trattasi di un altro atto adottato da un organo diverso.

Se poi viene effettuata la ricerca per numero, si ha il rischio di non veder visualizzato alcun atto perché nonostante le istruzioni indichino di anteporre due zeri al numero dell’atto che si cerca, in realtà il numero corretto degli zeri da inserire dipende da quante cifre ha il numero del provvedimento. Tutto ciò in quanto non viene indicato che il numero delle cifre da inserire è necessariamente cinque.

Nell’albo pretorio on-line invece i provvedimenti restano pubblicati solamente per il tempo previsto dalle disposizioni di legge (dai 5 ai 15 giorni) con la conseguenza di non poterne prendere visione da quel motore di ricerca se non in quel limitato periodo temporale.

Non solo.

Sulla home page un link apre la pagina del sito http://www.serviziallastrada.it/ dove è pubblicata una pagina con delle informazioni circa la regolamentazione della sosta. Una pagina che tuttavia non reca l’indicazione dell’autorità che ha fornito le informazioni e della data di formazione del documento.

Alcuni atti tuttavia non sono neanche pubblicati sulla rete civica (ad esempio: la relazione tecnica sul nuovo assetto delle ZCS).

Per gli atti non presenti o non facilmente reperibili sulla rete civica si è reso necessario proporre un’istanza ad uno dei cinque uffici U.R.P. di Firenze.

L’ufficio relazioni con il pubblico tuttavia non era in grado di evadere la richiesta di accesso nell’immediato e provvedeva a stampare solo alcuni atti, trasmettendo la richiesta agli uffici competenti (nella specie, la Direzione del Consiglio Comunale per atti afferenti le delibere del Consiglio e Ufficio Segreteria Generale e Affari Istituzionali per gli allegati relativi le delibere della Giunta, entrambi con sede in Palazzo Vecchio).

Dalla lettura dei provvedimenti si nota il frequente utilizzo della tecnica del rinvio per la motivazione dei provvedimenti. È la motivazione per relationem la quale, in estrema sintesi, consiste nel motivare un atto amministrativo rinviando ad un documento di cui si fanno propri i contenuti senza riportarne materialmente il testo. In sostanza, una serie di provvedimenti che rinviano a ulteriori provvedimenti (di cui vengono citati gli estremi), il tutto rappresentabile come una sorta di albero genealogico o, meglio, come una specie di matrioska.

Per ottenere copia delle planimetrie cartacee, ritirare gli atti non reperibili su internet e controllare effettivamente che non vi fossero altri documenti non pubblicati è stato indispensabile recarsi nell’ufficio dell’albo pretorio. Individuati gli atti richiesti, l’ufficio comunicava che alcune planimetrie, relative alla situazione precedente la nuova regolamentazione non erano presenti in Palazzo Vecchio bensì in altri uffici dislocati nella città. Solo dopo alcuni giorni di ricerche e di attesa, finalmente erano disponibili tutti i provvedimenti richiesti. Alla richiesta delle copie delle planimetrie l’ufficio comunale tuttavia non poteva ottemperare stante la mancanza di una fotocopiatrice in grado di riprodurre le dimensioni delle planimetrie. A tal fine è stato obbligatorio individuare una cartoleria privata in grado di stampare la copia delle planimetrie a colori.

Sotto il profilo economico, per le copie di alcuni provvedimenti effettuate dagli uffici comunali e le stampe delle planimetrie sono stati corrisposti circa 240,00 euro.

In conclusione, il quadro conoscitivo è risultato estremamente complesso e con un volume notevole di atti da consultare. A ciò si aggiunga che mentre stiamo scrivendo gli atti amministrativi oggetto d’indagine sono già stati modificati. Ne deriva una situazione di assoluta incertezza ed estrema difficoltà nell’individuare le scelte di campo dell’amministrazione.

La contraddittorietà degli atti

L’analisi dei documenti ha mostrato una contraddittorietà tra gli stessi atti dell’amministrazione comunale.

Le incongruenze più significative riguardano l’individuazione delle aree c.d. non disciplinate  e la loro erronea equiparazione alle aree libere.

In particolare, in alcune planimetrie è evidenziata un’area c.d. “ZCS non disciplinata” che, secondo la definizione e perimetrazione delle ZCS dovrebbe collocarsi all’interno del centro abitato.

Tuttavia, dalla lettura di alcune planimetrie, l’area non disciplinata si estende ben oltre il confine del centro abitato. Tale falsa rappresentazione emerge anche dalla comparazione con altre planimetrie formate dall’amministrazione.

Non solo.

Secondo quanto indicato nel disciplinare tecnico delle ZCS e nel documento esplicativo pubblicato sulla rete civica, nelle aree c.d. non disciplinate la sosta dovrebbe essere libera. In realtà tra le aree indicate come non disciplinate risultano aree di proprietà privata, aree ove la sosta è preclusa per oggettive condizioni strutturali ella strada ed infine strade dove la stessa segnaletica stradale vieta sosta.

Le violazioni di legge

A parere dei ricorrenti, i provvedimenti istitutivi delle zone a sosta controllata sono illegittimi per una serie di motivi che di seguito si descrivono in sintesi.

Mancanza di adeguate aree di sosta libere.

Nel centro abitato fiorentino vi è una presenza massiccia di stalli di sosta a pagamento oppure riservati ai residenti.

In primo luogo i ricorrenti hanno lamentato la mancanza di adeguate aree di sosta libere su parte delle stesse aree a pagamento o riservate ovvero nelle immediate vicinanze secondo quanto prescritto dall’art. 7 co. 8 del codice della strada.

Invero, l’obbligo di prevedere adeguate aree libere su parte delle stesse aree a pagamento o nelle immediate vicinanze non sussiste per le aree pedonali, le zone a traffico limitato, le zone definite A dell’art. 2 DM n. 1444/68 e per altre zone di particolare rilevanza urbanistica opportunamente individuate e delimitate dalla Giunta nelle quali sussistono esigenze e condizioni particolari di traffico.

A tal riguardo, i provvedimenti impugnati non richiamano alcun atto della Giunta che abbia individuato e delimitato le zone di particolare rilevanza urbanistica.

Negli atti si rinvia però al Piano Urbano del Traffico del 1999 nel quale in poche righe viene meramente enunciata – senza alcuna attività istruttoria a supporto – la rilevanza urbanistica dell’intero centro abitato del comune di Firenze. Sul punto è stata rilevata l’arbitraria estensione del concetto di rilevanza urbanistica all’intero centro abitato oltre alla non corretta equiparazione tra zone di rilevanza urbanistica e sussistenza di esigenze e condizioni particolari di traffico.

Secondo i ricorrenti, l’art. 7 co. 8 postula una doppia indagine: la prima, tesa a verificare se la zona è di particolare rilevanza urbanistica; la seconda, volta ad accertare la sussistenza di esigenze e condizioni particolari di traffico.

Inoltre è apparso singolare il richiamo al Piano Urbano del Traffico del 1999 in quanto dopo 11 anni la valutazione relativa alla rilevanza urbanistica di una zona o all’esistenza delle esigenze e le condizioni di traffico può ragionevolmente cambiare.

Segnaletica stradale non conforme.

La segnaletica stradale apposta per realizzare la sosta riservata ai residenti, la sosta promiscua e la sosta a rotazione non risulta conforme al codice della strada e agli stessi provvedimenti dirigenziali istitutivi della segnaletica ed è comunque confondente ed erronea.

In primo luogo, sui segnali verticali che disciplinano la sosta riservata, promiscua o a rotazione sono state apposte delle etichette adesive rimovibili, in violazione degli articoli 38 e 45 del codice della strada. Peraltro, per tale modifica alla segnaletica il Comune di Firenze potrebbe essere soggetto alla sanzione amministrativa di cui all’articolo 45 comma 7 del codice della strada.

Relativamente ai segnali di sosta promiscua e a rotazione (entrambe forme di sosta a pagamento) è stata evidenziata la mancanza di conformità della segnaletica alle stesse delibere dirigenziali. Mentre nei disciplinari tecnici e negli elenchi strade ove la sosta è disciplinata puntualmente, è prevista la sosta per veicoli a tre o quattro ruote, i segnali limitano la sosta ad autoveicoli, autocarri, quadricicli, ciclomotori a tre o quattro ruote.

Quanto alla sosta riservata ai residenti, sono stati tracciati stalli di colore bianco con segnale verticale di divieto di sosta e pannello integrativo con iscrizione “eccetto residenti ZCS (n. …) con contrassegno o autorizzati”. Sul punto si è censurato l’erroneo utilizzo del pannello integrativo per indicare le eccezioni al divieto.

Infine è stato sottolineato che gli stalli di sosta orizzontali sono stati tracciati in modo tale da escludere la sosta di tutti quei veicoli che per lunghezza non rientrano nello stallo. In pratica, il veicolo che invade gli spazi contigui allo stallo di sosta è sanzionabile ai sensi dell’art. 157 codice della strada letto in combinazione con l’art. 351 co. 2 del regolamento di esecuzione e di attuazione del codice.

In altri termini, la lunghezza dello stallo di sosta assumerebbe una funzione diversa da quella tipica, prevista dall’art. 149 reg. es. del codice in quanto determina il tipo di veicolo che può fruire dello stallo.

Conclusioni e Soluzioni

In conclusione, si è avuta l’impressione che la mole di documenti, i criteri di ricerca degli atti e la tecnica redazione dei provvedimenti amministrativi siano tali da impedire al cittadino la piena conoscenza delle scelte operate dal Comune per amministrare la cosa pubblica e dunque la piena tutela dei propri diritti ed interessi legittimi.

A fronte del mare magnum di carta e del labirinto che il cittadino deve affrontare per avere un’informazione completa, trasparente e rapida si propone un’alternativa.

Ogni atto amministrativo deve contenere il riepilogo dei provvedimenti cui richiama.

Ciascun atto amministrativo deve essere pubblicato in rete in uno spazio web preciso e non soggetto a modifiche.

All’interno del documento, quando viene effettuato il richiamo ad un atto amministrativo oltre ad indicare gli estremi del documento cui si rinvia è necessario inserire il percorso completo della pagina web ove si trova pubblicato quel documento.

In tal modo l’utente potrà “copiare” quell’indirizzo e inserendolo nella barra degli indirizzi, visualizzare il documento. Non si tratta di un link attivo che comporterebbe un onere di collegamento per l’amministrazione oltre e potrebbe non essere utile in caso di documento cartaceo dal quale apprendere l’informazione.

Infine ogni documento dovrà contenere un riepilogo degli atti cui il testo rinvia, in maniera tale da percepire immediatamente il quadro amministrativo entro cui il documento si colloca.

Nel merito delle scelte amministrative invece, la disciplina della sosta non sembra essere idonea a migliorare la circolazione stradale rendendola più fluida né induce gli utenti della strada a moderare l’utilizzo del proprio veicolo privato. La sosta a pagamento, infatti, ha riflessi puramente economici e non sembra essere questo lo strumento per limitare la circolazione veicolare.

Qualora l’ente decida di creare parcheggi a pagamento dovrà prevedere stalli di sosta liberi ai sensi dell’art. 7 co. 8 senza abusare del concetto di “particolare rilevanza urbanistica” e di sussistenza di “esigenze e condizioni particolari di traffico”.





Italia. AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO COLPITI DAL CARO BENZINA PROPOSTA DELLA FNAARC A GOVERNO E PARLAMENTO

AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO COLPITI DAL CARO BENZINA

PROPOSTA DELLA FNAARC A GOVERNO E PARLAMENTO

(Milano, 25 marzo 2011) – –  Già colpiti dalla crisi economica, e dal calo degli ordinativi, gli oltre 200 mila agenti e rappresentanti di commercio italiani vengono strozzati dal caro carburante dato che per questa categoria l’automobile rappresenta uno strumento di lavoro quotidiano.

La Fnaarc/Confcommercio (la Federazione degli agenti di commercio largamente più rappresentativa) ha quindi chiesto a Governo e Parlamento l’adozione di urgenti provvedimenti di natura fiscale: a partire dalla possibilità – in via eccezionale – di portare, per Unico 2012, la detraibilità del costo del carburante al 100%.

Il Presidente della Fnaarc, Adalberto Corsi, ha chiesto al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, e ai Presidenti delle Commissioni Finanza del Senato e della Camera Mario Baldassarri e Gianfranco Conte, un intervento per porre rimedio a questa situazione di grave difficoltà.

C’è un’assoluta necessità, da parte degli agenti e rappresentanti, di dover utilizzare l’auto ogni giorno: a maggior ragione quando, con la stagnazione dei consumi, aumenta la frequenza di visite alla clientela – ha spiegato Corsi – Il rincaro del carburante, il cui costo è detraibile solo all’80% nella determinazione del reddito d’impresa sta perciò mettendo molti nostri operatori in seria difficoltà”.

L’automobile è un vero e proprio ufficio mobile per gli agenti di commercio che con una percorrenza media di 160 chilometri per giorno lavorativo (ma c’è chi fa anche 300 km al giorno) hanno nell’automobile uno strumento essenziale per la propria attività.

L’aumento dei costi del carburante, stimato in almeno 450 euro all’anno con punte fino a 900 euro, sta incidendo in modo significativo sui conti degli agenti, già alle prese con la difficile congiuntura economica che ha segnato per il 2010 una riduzione media dell’intermediato del 10%.




Roma. DIFESA/DI STANISLAO (IDV): IL PARLAMENTO SIA DIRETTAMENTE COINVOLTO IN MATERIA DI DIFESA EUROPEA

DIFESA/DI STANISLAO (IDV): IL PARLAMENTO SIA DIRETTAMENTE COINVOLTO IN
MATERIA DI DIFESA EUROPEA

Dopo l’approvazione del provvedimento “Norme generali sulla
partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della
normativa e delle politiche dell’UE” ed in previsione della legge
Comunitaria 2010 che andrà in Aula la prossima settimana, il
capogruppo IdV in Commissione Difesa Augusto Di Stanislao ha
depositato una Risoluzione in Commissione in materia di Sicurezza e
Difesa. “Il recente Accordo tra Francia e Regno Unito – afferma Di
Stanislao – nel campo della Difesa e della Sicurezza e le conseguenze
che potrebbero scaturire richiedono la messa a punto di una nuova
strategia italiana nel campo della difesa europea. Inoltre, l’anno in
corso sarà decisivo e strategico nel processo finale di integrazione
del mercato europeo della Difesa. Per questo motivo chiedo che la IV
Commissione impegni il Governo a coordinare in maniera più efficace le
proprie strategie e i propri strumenti nazionali con quelli
dell’Unione Europea, al fine di garantire coerenza ed efficacia ed
avere maggiore forza ed incisività per quanto riguarda la nostra
partecipazione e ad coinvolgimento diretto del Parlamento nelle scelte
e nelle prerogative in materia di Difesa europea. Non possiamo
assolutamente rischiare di essere isolati, l’Italia deve giocare un
ruolo di primo piano nel mondo della Difesa e della Sicurezza e non è
e non sarà così se il Governo a cominciare da La Russa continuerà con
questa politica superficiale e subordinata a scelte altrui.”




PARLAMENTO UE DECISO A TUTELARE PROSECCO DOC L’APPELLO DELLA CASA SPUMANTISTICA BATTISTELLA AI POLICY MAKER: INASPRITE LA LOTTA ALL’ITALIAN SOUNDING

PARLAMENTO UE DECISO A TUTELARE PROSECCO DOC

L’APPELLO DELLA CASA SPUMANTISTICA BATTISTELLA AI POLICY MAKER: INASPRITE LA LOTTA ALL’ITALIAN SOUNDING

“Inasprimento della lotta contro l’Italian sounding nei mercati esteri: questo l’obiettivo che auspico sia perseguito dai policy maker comunitari. Sono molto soddisfatto della buona riuscita dell’iniziativa ‘Prosecco, più di un vino una cultura’ promossa oggi dagli europarlamentari italiani Scottà e Cancian, in collaborazione con la Regione del Veneto, la Provincia di Treviso e i consorzi di tutela Prosecco Doc. Questa è la dimostrazione della volontà di rafforzare la protezione e la tutela del Prosecco, le bollicine italiane per eccellenza. Ma è l’Italian sounding che deve farci paura e, quindi, far riflettere”.

Con queste parole la Casa spumantistica di Pianzano commenta, dalle pagine del nuovo sito dell’Azienda – www.proseccobattistella.com –, l’iniziativa promossa oggi al Parlamento Europeo in difesa del Prosecco Doc.

“Noi siamo una piccola casa spumantistica-boutique di Piazano (Treviso), specializzata nella vinificazione di Prosecco Doc. Produciamo 17800 bottiglie, che vendiamo a hotel e a ristoranti di alto livello. L’ottimo rapporto con i nostri partner commerciali, italiani ed esteri, si fonda sulla loro consapevolezza che il nostro prodotto è di alta qualità. Diciamo che non temiamo la concorrenza, quella sana, anzi, è uno stimolo per lavorare ancora meglio. Ciò che ci fa paura è la concorrenza sleale, quella che troviamo nei supermercati americani, dove troviamo bottiglie di ‘Prosec’, magari accanto a forme di ‘Parmesan’, finto Parmigiano. Beh, noi questi ‘Frankenstein product’ non li vogliamo più vedere, né negli States, né a Pechino!”. Lo dice dalle pagine di www.proseccobattistella.com il management dell’azienda.

“Nel solo mercato degli Stati Uniti – continuano dalla Battistella – il mercato enogastronomico ‘Made in Italy’ avrebbe un potenziale tre volte superiore all’attuale: qui, su tre prodotti venduti per italiani, uno solo lo è davvero (dati Mipaaf 2010 – www.politicheagricole.gov.it). Ciò crea danni economici incalcolabili per la nostra economia e talvolta espone i consumatori, ignari, anche a rischi di carattere sanitario: i prodotti italiani invece sono sottoposti a disciplinari e a controlli severi.”

“Chi immette nel mercato prodotti Italian sounding – prodotti non italiani ma con un nome italiano o simile a quello italiano originale – non  garantisce gli stessi livelli di qualità.  Faccio un appello ai policy maker: questi falsificatori sono di fatto dei delinquenti e, come tali, andrebbero perseguiti”, conclude la casa vinicola del Coneglianese.




Roma. Si terrà domenica 27 Marzo 2011, a partire dalle ore 10,30 a Roma, presso l’Hotel Ateneo Garden Palace (Via dei Salentini, 3) il Master in ‘Comunicazione Analogica Non Verbale’ dell’A.I.D.A. – Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche.

Si terrà domenica 27 Marzo 2011, a partire dalle ore 10,30 a Roma, presso l’Hotel Ateneo Garden Palace (Via dei Salentini, 3) il Master in ‘Comunicazione Analogica Non Verbale’ dell’A.I.D.A. – Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche.

Per informazioni sui corsi e prenotazioni rivolgiti al Numero verde: 800.910.179
oppure visita il sito dell’A.I.D.A.:
A.I.D.A.-Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche.

I giornalisti interessati a conoscere  il metodo e  a scrivere un articolo sull’incontro, possono prenotarsi in via libera inviando una mail a: press@lanalgista.it indicando i propri dati e la testata giornalistica o network di riferimento

Master in ‘Comunicazione Analogica Non Verbale’
organizzato da:
A.I.D.A. – Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche

Dove:
Hotel Ateneo Garden Palace

Via dei Salentini , 3 – Roma

Quando:
domenica 27 Marzo 2011

a partire dalle ore 10.30





Vivere o abitare il territorio? La cronaca ci ha portati a intervenire per aiutare il lettore a orientarsi sull’energia prodotta dalle centrali nucleari e /o l’energia prodotta da fonti rinnovabili.

Vivere o abitare il territorio?

La cronaca ci ha portati a intervenire per aiutare il lettore a orientarsi sull’energia prodotta dalle centrali nucleari e /o l’energia prodotta da fonti rinnovabili.

Il tema è stato svolto e affinato alla luce di ogni intervento, producendo l’articolo che segue.

Purtroppo ci siamo accorti che si tratta di un testo utile solo al cittadino che vive il proprio territorio, quindi, una minoranza. Qualcuno è rimasto stupito chiedendoci: che differenza esiste tra chi vive un territorio e chi lo abita? Ecco la risposta.

Il cittadino che vive il territorio dedica tempo per conoscere cosa serve al vivere quotidiano e allo sviluppo ecocompatibile. Una continua attività di ricerca per conoscere le fonti di approvvigionamento e quelle di produzione, cosa è necessario per lo spostamento nel tempo e nello spazio dei prodotti, dell’energia necessaria a mantenere o sviluppare il modo di vita e le produzioni. Un cittadino pronto ad ascoltare, analizzare e proporre soluzioni per un amministrare che migliori la qualità della vita di tutti, sostenendo o avversando con proposte concrete chi è a governare e sta già decidendo e/o sta mettendo in atto quanto deciso.

Il cittadino che abita il territorio si limita a sapere dove è un supermercato, una stazione di servizio, le prese dove attaccare la spina degli elettrodomestici, come accendere la televisione per passare il tempo libero. Un cittadino la cui informazione dipende quasi esclusivamente dalla televisione e dai quotidiani. Un cittadino ormai addestrato a sterili risse, lontano anni luce dal cimentarsi nello studio, riflessione, civili confronti. In parole povere, si fa amministrare, evitando anche di andare a votare in occasione delle elezioni.

Oggi più che mai, è compito di tutti convincere i concittadini a diventare cittadini che vivono il territorio, ricominciando a studiare. Un ricominciare a studiare che riguarda tutti, laureati compresi, che nella loro vita dedicata alla professione e a mantenere la famiglia non hanno più trovato il tempo per farlo.

A leggervi, Pier Luigi Ciolli




LIBIA/DI STANISLAO(IDV): AIUTO AL POPOLO LIBICO, MA NON SUBALTERNI AGLI ALTRI PAESI

Roma, 20 Marzo 2011

LIBIA/DI STANISLAO(IDV): AIUTO AL POPOLO LIBICO, MA NON SUBALTERNI
AGLI ALTRI PAESI

“La situazione è molto delicata e rischia di precipitare di ora in
ora, non dobbiamo e non possiamo correre il rischio di essere, come
spesso accade, subalterni alle decisioni degli altri Pesi.” È quanto
afferma l’On. Augusto Di Stanislao capogruppo IdV in Commissione
Difesa  dopo la decisione dell?Italia di appoggiare la Risoluzione
1973 dell’ONU. “Noi condividiamo questa scelta e crediamo che l’unico
interesse e obiettivo primario sia proteggere i diritti alla vita,
alla libertà ed alla sicurezza. La protezione dei civili deve sempre
essere il criterio fondamentale nel mantenimento dell’ordine e della
legge. Ma le dichiarazioni poco chiare del Ministro La Russa e
dell’analista militare e numero uno dell’ufficio Pianificazione
finanziaria dell’Esercito italiano non ci soddisfano. Dichiarare che
la Risoluzione ONU è totalmente inefficace e che sarà interpretata e
applicata a secondo della volontà e delle esigenze del caso e che la
disponibilità italiana non contempla nessun limite restrittivo
all’intervento quando si ritenesse necessario per far rispettare la
risoluzione, impone di conseguenza un chiarimento immediato e dovuto.
La Russa avrebbe dovuto venire immediatamente a riferire in Parlamento
invece in questo modo a creato un pasticcio politico e
istituzionale.  Annullare il trattato Italia Libia sarebbe stato un
segnale forte di  responsabilità, dignità ed autonomia da parte del
Governo. L’IdV è  pronta a fare la sua parte e voterà in Parlamento
contro il Dittatore  Gheddafi sempre e comunque nel rispetto dell’Art.
11 della  Costituzione che resta la nostra stella polare. Il Governo –
conclude  Di Stanislao – dica come intende agire non solo
militarmente, ma anche  a livello umanitario e di aiuti alla
popolazione.  La comunità  internazionale deve lavorare insieme per
assicurare che le aspirazioni  dei diritti umani del popolo libico
siano realizzate”




Proseguono fino al 31 marzo le iscrizioni ai workshop di Italia Invita 2011 5° Forum Internazionale della Creatività Tessile – dal 13 al 15 maggio 2011 alle Fiere di Parma

Proseguono fino al 31 marzo le iscrizioni ai workshop

di Italia Invita 2011

5° Forum Internazionale della Creatività Tessile – dal 13 al 15 maggio 2011 alle Fiere di Parma

(Parma, marzo 2011) – E’ iniziato il conto alla rovescia per Italia Invita, l’atteso appuntamento biennale dedicato alla creatività tessile che ancora prima di aprire i battenti al pubblico registra interesse e partecipazione: le iscrizioni per alcuni workshop che si svolgeranno durante la manifestazione sono già chiuse mentre per le sezioni di ricamo, merletto e tessitura proseguiranno fino al 31 marzo e le tecniche con disponibilità di posti sono per il ricamo su bastonettenappemacramé ligure, puncetto valsesiano e tessitura.

Sul sito www.italiainvita.it sono disponibili le informazioni sui corsi e le modalità di iscrizione.

Italia Invita 2011 si svolgerà da venerdì 13 a domenica 15 maggio 2011, dalle ore 10.00 alle 18.00  su oltre 15.000 mq di superficie espositiva dell’ampliata e rinnovata sede delle Fiere di Parma. Il 5° Forum Internazionale della Creatività Tessile si presenterà ancor più completa e con tante novità: non solo Ricamo e Merletto italiani ma anche Tessitura, Patchwork e Quilting, Punto Croce, Maglia, Feltro ed Uncinetto. Nuovi ambiti che il Forum intende esplorare e proporre al pubblico nazionale ed internazionale,  attività legate alla creatività tessile per tradizione,  per nuove influenze e che tanta parte hanno nel lavoro femminile promosso dalla manifestazione.

Il 5° Forum Internazione di Creatività Tessile  sarà un’alternanza di eventi, mostre, corsi, concorsi, novità commerciali:  in un padiglione interamente dedicato ad Italia Invita saranno proposte la Galleria Tessile dove artisti ed espositori presenteranno manufatti tessili in mostre a tema, oltre a laboratori e performance con il coinvolgimento del pubblico; le Regioni d’Italia, con le loro associazioni, scuole e laboratori artigianali presenteranno le opere tradotte nel tema Herbarium, leit motiv di questa quinta edizione; circuito di laboratori e atelier all’interno di ogni stand ed in aree di lavoro riservate nelle diverse sezioni del Forum, saranno  un’occasione di apprendimento sotto la guida di note ed esperte insegnanti. Ci saranno, poi, innumerevoli possibilità di acquisto di articoli relativi a tutte le sezioni presenti: filati, tele da ricamo,  strumenti di lavoro, merletti, ricami, disegni, schemi, kit, editoria specializzata, libri antichi e moderni, antiquariato tessile, curiosità e idee dall’Italia e da tutta Europa. Inoltre, lo spazio dedicato al patchwork e il quilting, realtà giovani in Italia ma in forte espansione ma che raccolgono sempre più appassionate, sarà arricchito dall’esposizione di pezzi personali realizzati da due artiste di fama internazionale, Philippa Naylor e Dijanne Cevaal.