Innovazione e Sostenibilità: La Puntata di “Touch” su Rai 3 con il Dott. Giovanni Granati e la Dott.ssa A. Athena Jitariuc

Oggi, domenica 23 giugno, sintonizzatevi su Rai 3 alle 13:30 per un episodio speciale di “Touch” su Raiplay. Protagonisti della puntata saranno il dott. Giovanni Granati, responsabile della fauna selvatica per Altra Italia Ambiente, e la dott.ssa A. Athena Jitariuc, componente della commissione scientifica. Entrambi sono ricercatori di fama con numerose pubblicazioni scientifiche in vari campi e sono rinomati esperti in biotecnologie, robotica e innovazione. Inoltre, sono falconieri appassionati, un dettaglio che sottolinea il loro profondo legame con la natura. Durante la trasmissione, i due esperti illustreranno i loro progetti innovativi nel campo della reintroduzione e della salvaguardia delle specie protette. Il focus sarà su come le moderne tecnologie possano essere utilizzate per supportare le specie in via di estinzione. Granati e Jitariuc presenteranno il loro progetto di punta, l’UFO Drone, un sistema tecnologico che ha già ottenuto notevoli successi a livello internazionale. Il progetto UFO Drone è stato presentato con grande successo in diverse parti del mondo, a partire dal Qatar, a Doha, dove i due ricercatori hanno stretto importanti collaborazioni con vari centri veterinari. Successivamente, il progetto ha raggiunto Arabia Saudita, a Ryad, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, ricevendo ampi consensi per le sue innovative applicazioni nella conservazione della fauna selvatica. Il dott. Granati ha dichiarato: “Nei prossimi anni svilupperemo ulteriori sistemi che possano aiutare non solo le specie animali, ma anche l’ambiente”. Questo impegno sottolinea la missione di Granati e Jitariuc di utilizzare la tecnologia non solo per scopi scientifici, ma anche per il beneficio dell’ambiente, creando un ponte tra innovazione tecnologica e sostenibilità. Non perdetevi questa puntata di “Touch” su Rai 3, dove scoprirete come la combinazione di scienza, tecnologia e passione possa fare la differenza nella salvaguardia del nostro pianeta e delle sue preziose specie.




ALL’AMBASCIATORE GAETANO CORTESE IL FEDERICO II INTERNATIONAL AWARD. Il premio consegnato ieri a Roma durante la presentazione del suo ultimo libro al Circolo degli Esteri

18 giugno 2024

 

 

di Goffredo Palmerini

 

ROMA – È stato presentato ieri sera a Roma, nella splendida cornice del Circolo degli Esteri, in una Sala della Musica ricolma di diplomatici, ospiti e di un qualificato pubblico, il volume “L’Ambasciata d’Italia in India”, ultima fatica dell’Ambasciatore Gaetano Cortesecheva ad arricchire la preziosa Collana di sue opere pubblicate dall’Editore Carlo Colombo che documentano le meraviglie artistiche e architettoniche delle sedi di rappresentanza dell’Italia nel mondo.

 

Nel 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e l’Indialo splendido libro, come gli altri 31 dedicato alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero (di essi 16 sono stati tradotti e pubblicati in diverse lingue), ha dato occasione per un’attenta riflessione sui rapporti tra i due Paesi, iniziata con la testimonianza video da Nuova Delhi dell’Ambasciatore d’Italia, Vincenzo De Luca, cui sono seguiti gli apprezzati interventi del Sen.Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente della Sezione bilaterale di Amicizia UIP “Italia-India”,del Prof. Francesco Perfetti, docente di Storia contemporanea alla Luiss, dell’ambasciatore Umberto Vattani, infine dell’ambasciatore Gaetano Cortese, curatore della Collana di opere da lui fondata nel 1999 con l’Editore Carlo Colombo e dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.Carlo Rebecchi, già Capo Redattore responsabile del servizio diplomatico dell’ANSA, ha moderato l’incontro.

 

La manifestazione si è conclusa in bellezza con la consegna all’Ambasciatore Gaetano Cortese del prestigioso premio FEDERICO II INTERNATIONAL AWARD 2024 che il Centro Studi Federico II gli ha conferito quale riconoscimento alla venticinquennale prestigiosa opera di documentazione valorizzazione del patrimonio artistico ed architettonico delle Rappresentanze diplomatiche nel mondo e della storia delle relazioni tra l’Italia ei diversi Paesi trattati nei 32 volumi finora pubblicati dall’Editore Colombo. È stato il presidente del Centro Studi Federico II, Giuseppe Di Franco, a motivare nel suo intervento il conferimento del prestigioso premio all’Amb. Cortese.

 

“Nella qualità di Presidente del Centro Studi Federico II– ha detto Giuseppe Di Franco nel suo intervento – ringrazio l’ambasciatore Gaetano Cortese per l’invito a partecipare aquesta manifestazione e ringrazio altresì gli illustri relatori.Il Centro Studi Federico II, oltre ad essere un’istituzione privata senza fini di lucro, ha tra i suoi scopi quello di promuovere i valori della cultura e del dialogo interculturale e multiculturale, di tolleranza e di apertura al mondo, valori questi senza i quali un multilateralismo, necessario per costruire ponti ideali tra i popoli, non potrebbe esistere né funzionare.Il multilateralismo non è solo appannaggio dei diplomatici e dei Governi.

Anche istituzioni culturali come il nostro Centro Studi possono contribuire alla creazione e al mantenimento di un dialogo multilaterale proficuo, nell’ottica di una pacifica cooperazione tra le diverse culture.Ed è per questo che abbiamointeragito e intrattenuto relazioni con istituzioni pubbliche e soggetti privati impegnati adoperare a livello internazionale.

 

Il Centro Studi– ha aggiuntoDi Franco–ha un Comitato tecnico scientifico, presieduto da Goffredo Palmerini e composto da altre illustri personalità dell’arte, della cultura, del giornalismo e della musica, e si prefigge il raggiungimento di questi fini con un’intensa attività.Quest’anno il nostro tema è quello della Diplomazia Culturale e della Pace nel Mondoche sarà proposto in convegni, incontri e concerti che andremo a realizzare a Roma, Palermo e Bordeaux.Inoltre, nel contesto delle nostre iniziative realizzate in Italia e all’estero con visite istituzionali, abbiamo inteso conferire ad emerite Personalità, le nostre Onorificenze quali il Premio Internazionale Federico II e il Sigillo Federiciano.

 

Tanto premesso, oggi, in questa prestigiosa sede, avròil piaceree l’onore di consegnare, insieme al dr.Palmerini,il Premio Internazionale Federico II all’Ambasciatore Gaetano Cortese,per la sua straordinaria attività saggistica e con l’augurio anche di una futura collaborazione al fine di realizzare insieme iniziative di alto livello.La statuetta in bronzo massiccio, che riproduce l’imperatore Federico II, è stata realizzata in fusione e con il metodo artigianale chiamato “lavorazione a cera persa” dal M° fonditoreDomenico Signorello. Consegneremo inoltre il Sigillo Federicianoal Grand’Ufficiale Giovanni Battista Colombo, per i 25 anni della preziosa Collana sulle Ambasciate d’Italia nel mondo.

 

Colgo infine l’occasione per presentare in anteprima una nuova onorificenza che il Centro Studi da quest’anno consegnerà a personalità del mondo della cultura e delle istituzioni, ovvero l’Augustaledi Federico II –un’opera d’arte realizzata in ottone dorato dal M° Scultore Mauro Gelardi in collaborazione con il M° fonditore Ettore Machì e rifinita dal M° argentiere Roberto Ventimiglia -che riproduce la moneta aurea fatta coniare da Federico IInel 1231 nelle zecche di Messina e Brindisi, in occasione del clima di rinascitaa seguito della pace con il mondo islamico e con il pontefice, e denominata appunto moneta della pace, senza dubbio una delle monete più belle del Medioevo europeo. Per concludere questo breve intervento, cito l’epigrafe riportata sulla tomba di Federico II presso la Cattedrale di Palermo:Se l’onestà, l’intelligenza, le più alte virtù,la saggezza, la buona reputazione e la nobiltàdel sangue potessero resistere alla morte,Federico, che qui riposa, non sarebbe morto.”

 

L’Amb. Cortese ha così commentato dopo la consegna del Premio:“Ringrazio il Centro Studi Federico II e il suo Presidente Giuseppe Di Franco per avermi voluto dedicare questo Riconoscimento, tributato nel 25° anniversario della Collana sulle Rappresentanze diplomatiche d’Italia all’estero. Sono lieto di ricevere il Premio, così prestigioso anche per la significativa attività culturale che il Centro Studi Federico IIconduce in Italia e all’estero, per la quale non mancherà la nostra collaborazione. Sono grato inoltre al Presidente del Comitato tecnico scientifico, Goffredo Palmerini, scrittore e giornalista internazionale, anche per la suaineguagliabile attività di diffusione di articoli e recensioni riguardanti i libri della Collana e le novità editoriali, come questo volumesull’Ambasciata d’Italia in India che oggi abbiamo qui presentato, sul qualetante testate della stampa italiana nel mondo hanno dato un ampio risalto.”

 

Il Presidente Giuseppe Di Franco ha quindi consegnato i primi quattro esemplaridell’Augustaleal Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, al prof. Francesco Perfetti, all’Ambasciatore Gaetano Cortese, infineall’Ambasciatore Umberto Vattanial quale si deve l’operadi valorizzazione della Farnesina e delle adiacenze con una cospicua dotazione di opere d’arte dei più insigni pittori e scultori italiani, ora riconosciuto come Distretto dell’Arte Contemporanea.La manifestazione si è conclusa con la consegna del volume “L’Ambasciata d’Italia in India” dell’Amb. Gaetano Cortese a tutto il numeroso pubblico intervenuto, omaggio dell’Editore Carlo Colombo. All’incontro, in rappresentanza dell’Unione Consoli Onorari d’Italia, ha partecipato Mattia Carlin, Vicepresidente dell’UCOI.

 

 

 

 

Foto

WA0010 – Foto di gruppo dopo l’evento

WA0012 – Sen. Giulio Terzi e Giuseppe Di Franco

WA0001 – Goffredo Palmerini – Gaetano Cortese – Giuseppe Di Franco

WA0009 – Gruppo con relatori dopo la presentazione del volume

WA0008 – G.Palmerini e G.Di Franco con Sen. Giulio Terzi

WA0007 – Gaetano Cortese, Giuseppe Di Franco, Francesco Perfetti

WA0011 – Roma Circolo degli Esteri

Sala della Musica, panel relatori: Umberto Vattani, Gaetano Cortese, Francesco Perfetti, Giulio Terzi, Carlo Rebecchi




Lutto. Cordoglio per la scomparsa del gen. Graziano

L’Associazione Nazionale Alpini onora e rimpiange il generale Claudio Graziano. Figura di altissimo profilo, ha incarnato alla perfezione per tutta la sua lunga e brillantissima carriera di servitore della Patria lo spirito e le qualità dell’alpino.
Piemontese, entrato nelle penne nere per vocazione giovanile, nutrita dalla lettura dei capolavori degli autori più noti della nostra storia, da Giulio Bedeschi a Mario Rigoni Stern, passando per Nuto Revelli, Graziano ha percorso tutte le tappe che lo hanno portato, col cappello alpino sempre orgogliosamente in testa, ai vertici dell’Esercito, della Difesa italiana e di quella Europea, per approdare in tempi recenti al prestigioso incarico di presidente di Fincantieri, asset strategico fondamentale del nostro Paese.
Claudio Graziano si è distinto come comandante brillante, umano e lungimirante in numerose missioni all’estero, a cominciare da quella in Mozambico del 1993 con il “suo” Battaglione Susa, l’ultima missione affidata agli alpini di leva, nel trentennale e nel ricordo della quale l’Ana ha avviato la costruzione di una chiesa a Pemba, città del martoriato Paese africano. Ebbe modo di distinguersi per l’abilità della sua azione di comando anche nel delicatissimo teatro libanese, dove eccelsero le sue capacità di mediazione, ottenute grazie al carisma e alle non comuni doti di equilibrio. E maturò un’esperienza decisiva anche in Afghanistan, dove nel 2005 comandava la brigata internazionale nel settore di Kabul.
Proprio in forza di questo suo bagaglio, quando giunse al vertice dell’Esercito nel 2011 si adoperò per migliorarne dotazioni, addestramento e capacità e, scelto al vertice della Difesa, dal 2015 al 2018, impresse un’accelerazione importante ai concetti di operabilità interforze.
Sempre legato a filo doppio alla realtà della nostra Associazione, di cui era socio, Claudio Graziano era stato con noi anche nei giorni di maggio della grandiosa Adunata nazionale di Vicenza, ricevendo l’omaggio dei generali alpini in servizio, a cominciare da quello del gen. Francesco Paolo Figliuolo, che al Teatro Olimpico lo aveva salutato come suo “maestro”.
La sua energica tempra di alpino era stata infine segnata solo dalla lunga malattia e dalla recente scomparsa dell’adorata consorte, Marisa, sua inseparabile compagna di vita.
Avendo nel cuore l’immagine delle tante meravigliose occasioni condivise, perciò, a nome mio personale e di tutta l’Associazione che rappresento, stringo, onorandone la memoria, la figura di Claudio nel più affettuoso e riconoscente abbraccio di alpino.

Sebastiano Favero
Presidente Associazione Nazionale Alpini




Rurabilandia a New York, l’eccellente esperienza di inclusione tra le storie presentate all’ONU per la Conferenza Mondiale sui diritti delle persone con disabilità

******

ATRI. Un sogno realizzato, una emozione indescrivibile, una esperienza unica e preziosa. Il viaggio oltre oceano di alcuni ragazzi di Rurabilandia, la fattoria sociale didattica della Asp 2 di Teramo, modello italiano di inclusione, è stato questo e molto altro. In questi giorni, infatti, si trovano a New York nella sede dell’ONU per la Conferenza Mondiale sui diritti delle persone con disabilità, in programma dall’11 al 15 giugno. Ieri (12 giugno) la Presidente della Asp2, Giulia Palestini, è intervenuta per illustrare il modello di inclusione sociale e lavorativa di Rurabilandia, caratterizzato anche grazie dall’agriturismo, in cui operano ragazzi con disabilità impegnati non solo in cucina e nelle attività di servizio ai tavoli, ma anche nell’orto, nella trasformazione degli alimenti e molto altro. Presenti inoltre il direttore di Rurabilandia, Luciano Filiani, gli operatori e le operatrici Vanessa CiccottiMatteo De Lauretis e Alessandra Di Febbo e i veri protagonisti: alcuni ragazzi che frequentano la fattoria didattica: Simona SpizzirriAndrea Di Stefano e Luigi Sciamanna.

I lavori sono stati aperti l’11 giugno con l’intervento anche del Ministro Locatelli nella seduta plenaria per illustrare la riforma sulla disabilità che l’Italia sta attuando. Nella giornata di ieri si è svolto l’evento “Promuovere e sviluppare il talento e le competenze delle persone con disabilità attraverso la cucina italiana”, promosso dall’Italia. Al convegno sono intervenuti i presidenti di alcune realtà del mondo del Terzo Settore che in Italia gestiscono attività di ristorazione inclusive. Hanno portato, inoltre, la loro testimonianza lo Chef Antonio Ciotola della Federazione Italiana Cuochi, Elena Appiani, già Direttrice internazionale dei Lions e Global Action Team Leader per l’Area Costituzionale Europa, e Serafino Corti, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Al termine del convegno si è svolto un evento conviviale nel corso del quale le associazioni Breakcotto, Luna Blu, PizzAut, Rullifood, Rurabilandia e il Tortellante hanno offerto una dimostrazione pratica delle loro abilità, entrando anche nelle cucine delle Nazioni Unite e preparando le loro specialità. A margine dei lavori della Conferenza sono previsti numerosi incontri bilaterali tra il Ministro Locatelli e altri Paesi europei ed extra europei. Nella giornata di oggi, 13 giugno, Locatelli incontrerà i Ministri G7 e i rappresentanti della Commissione europea in vista della ministeriale Inclusione e Disabilità che si terrà in Umbria dal 14 al 16 ottobre 2024.

Grazie al Ministro per le disabilità Alessandra Locatelli – dichiara la Presidente Palestini – per aver portato il nostro modello di inclusione sociale e lavorativa fino a New York. Essere qui è un grande onore e soprattutto è la dimostrazione che il lavoro che stiamo facendo sta dando i suoi frutti anche per far sì che quel principio di uguaglianza sostanziale sancito all’articolo 3 comma due della nostra Costituzione possa diventare realtà. Rurabilandia è un centro diurno con all’interno una fattoria sociale e didattica, ma è anche un agriturismo che serve dell’ottimo cibo a km zero. Tutte le attività sono gestite dai ragazzi con disabilità che coadiuvati dagli operatori si occupano dell’accoglienza, del servizio a tavola e della preparazione dei piatti. I coperti serviti durante l’anno, migliaia, dimostrano il successo di una formula che porta i segni della diversità. Diversità che a Rurabilandia è divenuta opportunità e ha permesso a questi ragazzi di realizzarsi professionalmente e trovare il proprio posto nel mondo. Il lavoro che la ministra Locatelli sta facendo è immenso e coglie nel segno il messaggio che spesso ancora non arriva alla gente e ai nostri governanti. La disabilità non è un limite, ma una risorsa che va promossa e valorizzata. Tutte le realtà presenti qui a New York, ognuno con la propria particolarità, dimostrano che con i giusti strumenti i ragazzi con disabilità possono raggiungere una propria autonomia e contribuire pienamente allo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Tante sfide ancora ci aspettano, ma l’attività portata avanti dal ministro Locatelli dimostra che se c’è la persona giusta nel posto giusto nulla è impossibile”.




Edoardo Sferrella si Distingue nel Ruolo di un Leader Samurai. Spettacolo di Spada Teatrale sull’Isola Artificiale di Tsukishima

 

Tsukishima, Giappone – Edoardo Sferrella, attore di origini abruzzesi, ha impresso il segno a Tsukishima con la sua interpretazione di Uesugi Kagekatsu, leader del clan Yonezawa, nello spettacolo “Cage“, dedicato alle gesta del samurai Keiji Maeda. La performance, orchestrata dalla compagnia di spada teatrale Katana-ya Ichi, ha evidenziato le notevoli capacità recitative di Sferrella e il suo profondo rispetto per le tradizioni giapponesi delle arti marziali e del teatro.

 

Nel ruolo di Uesugi Kagekatsu, Sferrella ha affrontato temi di lealtà, strategia e onore, pilastri della cultura samurai. La sua interpretazione è stata apprezzata per l’autenticità emotiva e la precisione storica, rafforzando la sua reputazione come attore capace di connettere il pubblico con la storia giapponese.

 

Con esibizioni già realizzate in Europa, America ed Egitto, il desiderio di Sferrella di introdurre la compagnia nel panorama culturale italiano potrebbe arricchire la scena culturale locale e stimolare scambi artistici tra Italia e Giappone:

 

Portare i Katana-ya Ichi a Pescara sarebbe un traguardo significativo” – Il suo desiderio di portare questa compagnia, con cui collabora dal 2016, in Abruzzo è volto a ispirare ed educare il pubblico sulla rilevanza delle tradizioni storiche e la loro celebrazione in contesti moderni.

 

Con il suo contributo a Katana-ya Ichi e la sua passione per le arti performative giapponesi, Edoardo Sferrella dimostra come l’arte possa essere un mezzo efficace per il dialogo interculturale.

 

 

Trailer

https://we.tl/t-i6xSGWmGNK

 

Foto di riferimento

https://www.instagram.com/p/C4kZZIwhYSv/

 

 




Evento in programma il 4 giugno presso la Rappresentanza della Regione Abruzzo a Bruxelles con l’Alto Patrocinio della Regione Abruzzo.

 

Dal 4 giugno al 28 agosto 2024 la sede della Rappresentanza della Regione Abruzzo a Bruxelles ospiterà la Mostra personale “Rapsodikòs” dell’artista Mara Di Giammatteo.

La Mostra consta di una serie di lavori e allestimenti di arte contemporanea, realizzati attraverso l’antica arte della tessitura e del ricamo. L’artista ha voluto creare un omaggio ai componimenti della poetessa pretarola Ginevra Bartolomei (1909-2007), figura che, grazie alle sue testimonianze, orali e scritte, ha permesso di mantenere memorie dell’antica lingua di Pietracamela (TE), oggetto di studio di esperti e linguisti, non solo italiani ma anche europei, negli ultimi ottant’anni.

L’intuizione concettuale dell’artista muove dall’analisi dei testi raccolti nel volumeLa lingua degna. Pietracamela e il pretarolo nei testi di Ginevra Bartolomei. Profilo linguistico, norme di lettura, antologia poetica(edito da Mnamonwww.mnamon.it/la-lingua-degna/), opera a cura di Giovanni Agresti (dir.),Silvia Pallini e Graziano Mirichigni, nipote della poetessa e custode dei suoi manoscritti e delle testimonianze video e sonore, i quali hanno condotto un attento lavoro di raccolta, trascrizione e traduzione degli oltre cento componimenti di Ginevra Bartolomei, oltre ad aver proposto un sistema di norme di trascrizione fonetica e restituito un ampio e dettagliato quadro storico e linguistico del pretarolo.

La Mostra “Rapsodikòs” si lega alla suddetta opera e trae ispirazione proprio dalla poesia e dalla voce di Ginevra Bartolomei, condensando nella materialità della tessitura il senso profondo di alcune parole scelte, che si palesano sulla tela, creata artigianalmente secondo tradizione, per tramandare rapsodicamente il valore storico, antropologico e identitario della lingua pretarola. In questo senso, il lavoro di Mara Di Giammatteo rappresenta, al pari di altre rare significative iniziative, un tentativo di sottrarre al pericolo dell’oblio la parlata pretarola e di farla conoscere anche al di fuori della piccola realtà locale, così come le poesie di Ginevra Bartolomei, elementi identitari della comunità di Pietracamela, uno dei Borghi più Belli d’Italia, incastonato nel massiccio del Gran Sasso d’Italia (1005 metri slm) e caratterizzato da notevolissime emergenze culturali.

Il 4 giugno, con l’Alto Patrocinio della Regione Abruzzo, si terrà l’evento di inaugurazione della Mostra “Rapsodikòs”,preceduto da una Tavola rotonda che vedrà i saluti istituzionali della Regione Abruzzo, del Sindaco di Pietracamela, Dott. Antonio Villani, la presentazione del libro La lingua “degna. Pietracamela e il pretarolo nei testi di Ginevra Bartolomei”a cura di Silvia Pallini e Graziano Mirichigni e l’intervento “La fragilità della memoria” della critica d’arte e curatrice della Mostra Maria Chiara Wang.

L’evento si concluderà con la performance musicale “SONGLINES Poetry”a cura di Exit_lab (Pat Lugo e Marco Loprieno) e con un aperitivo a cura dell’Associazione Culturale Abrussels.

La mostra sarà visitabile presso i locali della Regione Abruzzo a Bruxelles, in Avenue Louise 210, fino al 28 agosto, tutti i giorni dal lunedì al giovedì dalle 9:30 alle 18:30 e i venerdì dalle 9:30 alle 12:30.

L’evento, patrocinato dal Comune di Pietracamela, dalla Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia e promosso dall’Associazione LEM-Italia, si inserisce altresì nel ventaglio delle iniziative dell’Anno delle Radici italiane nel mondo istituito dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con il finedi valorizzare le storie di emigrazione, sacrificio e successo degli avi degli italo-discendenti nel mondo e preservarne la memoria. Lo fa proprio omaggiando il dialetto pretarolo, estremamente connotato rispetto alla koinè dialettale abruzzese, e i componimenti di un’autrice, Ginevra Bartolomei (1909-2007), che ha accompagnato in versi (in italiano e in pretarolo) la storia di un’intera comunità di montagna, colta in alcuni snodi storici fondamentali: la vicenda migratoria (verso il Canada, in particolar modo), la trasformazione della montagna ad uso turistico, lo spopolamento e la desertificazione anche spirituale del paese, la costruzione “eroica” delle infrastrutture viarie.Oggi i manoscritti della Gina, com’era nota in seno alla comunità locale, sono editati e incorniciati da una consistente introduzione di taglio sociolinguistico e dialettologico e da un ricco apparato di note e indici (spicca in particolare il denso indice dei nomi – toponimi e antroponimi), oltre che da diversi supporti multimediali (QR-codes scannerizzabili i quali danno accesso a numerosi contenuti audiovisivi) e da arazzi artistici che rendono visiva, materica e viva la parola pretarola.

 




UN ANNO FA MORIVA A NEW YORK MARIO FRATTI. Inaugurato all’Istituto Italiano di Cultura un Archivio in onore del grande drammaturgoabruzzese diGoffredo Palmerini

 

 

L’AQUILA – Un anno fa, il 15 aprile, Mario Fratti moriva nella sua bella casa al 146W della 55^ Strada di New York, la città nella quale il grande drammaturgo aquilano viveva dal 1963. Aveva quasi 96 anni, che avrebbe compiuto a luglio: era infatti nato a L’Aquila il 5 luglio 1927. Personalità tra le più insigni e feconde del teatro mondiale, Fratti ha lasciato un grande vuoto nel mondo culturale non solo della Grande Mela, dove bastava dire Mario perché subito si pensasse a lui. Poteva tutt’al più capitare che ci si riferisse a Cuomo, l’ex governatore dello Stato di New York, l’altro Mario che come Fratti godeva di altrettanta stima e fama. Diverse le iniziative che nel corso del 2023, in vari luoghi e circostanze, lo hanno ricordato. A L’Aquila, sua città natale, il 12 luglio si tenneil Memorial Mario Fratti presso il Gran Sasso Science Institute, con una quindicina di testimonianze dall’Italia e dall’estero–con personalità del mondo istituzionale, accademico, teatrale, letterario e della stampa -, attraverso le quali del drammaturgoe intellettuale fu richiamatoil valore, il ruolo rilevante nella promozione della cultura italiana e l’indole.

 

A New York, il 5 aprile scorso, presso l’Istituto Italiano di Cultura si è tenuto il Seminario “Vivere attraverso la nostra Storia – L’Influenza italiana nel mondo attraverso l’emigrazione, la cultura, il turismo, la lingua e l’economia”, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in collaborazione con lo stesso IIC e con il Calandra Institute. Ai lavori del convegno, dopo i saluti di Fabio Finotti, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura,Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia, Fabrizio Frullani, Vicedirettore TG2-RAI, sono seguiti gli interventi di Lisa Ackerman, Direttore esecutivo della Columbus Citizen Foundation, Angela Mazzarelli, Giudice della Divisione d’Appello di New York, Adriana Trigiani, componente del Consiglio Direttivo Nazionale di NOIAW, Joseph Sciame, Presidente di OSDIA, Arthur Gajarsa, Presidente di IAPC. Ha moderato i lavori Anthony JulianTamburri,Preside del John D. CalandraItalian American Institute di New York.

 

A conclusione del Seminario sono stati inaugurati all’interno dell’Istituto Italiano di Cultura, in Park Avenue,gli spazi allestiti con l’Archivio Mario Fratti, solo una piccola parte del consistente patrimonio documentario e teatrale, di opere drammaturgiche e letterarie, corrispondenze e critiche teatrali, dipinti e sculture, poster e cimeli, premi e riconoscimenti, che Fratti custodiva nella sua abitazione e che man mano andrà ad arricchire con successivi lasciti le dotazioni di università, musei e istituzioni culturali di New York. Del materiale esposto nell’Istituto Italiano di Cultura, oltre ad alcune opere del drammaturgo, locandine e poster di spettacoli teatrali in varie parti del mondo, documenti e premi, anche due dipinti tratti dalla Collezione d’arte Fratti, scelte da Roland Sainz, gallerista e amico di Mario. All’operazione hanno collaborato Valentina Fratti – figlia del drammaturgo, anche lei autrice e registateatrale -, e la Fondazione Magna Grecia, prestigiosa istituzione culturale fondata nel 1984, della quale Mario Fratti era una delle figure preminenti del Comitato scientifico.

 

Mario Frattiè stato un punto di riferimento nella vita culturale di New York. L’aveva frequentata intensamente fino all’arrivo della pandemia, che è stata esiziale per lui, abituato a frequentare teatri e circoli culturali, invece costretto in casa per quasi tre anni, privandogli l’attività di critico teatrale e di assiduo operatore culturale in tante importanti associazioni di cui era figura di spicco. Mario ricordava sempre con molto piacere la festa a sorpresa che nel 2007 gli organizzò il Comune dell’Aquila insieme al Teatro Stabile Abruzzeseper i suoi 80 anni e quella che il Consiglio Regionalegli tributò nel 2017 per i suoi 90 anni. Erano stati due eventi che considerava autentici privilegi e che aveva apprezzato più d’ogni altro riconoscimento, egli che ne ha avuti in gran copia in tutto il mondo.

 

Drammaturgo, scrittore e critico, Mario Frattiè stato tra gli autori di teatro più famosi al mondo. La sua produzione supera le 100 opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo a New Yorknel 1963, venne accolto con favore dalla critica. Il suo stile, perfettamente compatibile con l’indole americana, è alieno dalle ridondanze, dalle metafore e dalle sfumature tipiche del teatro europeo. La completa padronanza della lingua inglese (si era laureato in lingua e letteratura inglese alla Ca’ Foscari di Venezia) e la conoscenza profonda della letteratura americana erano stati essenziali per l’ambientamento nel mondo culturale della Grande Mela. A New York fu subito chiamato ad insegnare nella prestigiosa Columbia University, poi all’HunterCollege, dove ha tenuto la docenza fino al 1994.

 

Legata al caso la circostanza che lo portò negli Stati Uniti. Nel 1962 aveva presentato al Festival di Spoleto il suo atto unico “Suicidio”. Piacque a Lee Strasberg, che lo invitò a rappresentarlo all’Actor’s Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie teatrali fu un vero successo. Poi di successine seguirono tanti altri. Le sue opere, tradotte in 21 lingue, sono state rappresentate in 600 teatri di tutto il mondo. Dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all’Australia. Esse si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale senza veli che vi si trasfonde.Fratti ha scritto drammi, commedie, un romanzo e un libro di poesie. Ma anche un musical. Nine, tratto da una sua commedia scritta nel 1981 e liberamente ispirata dal film 8½ di Federico Fellini, è diventata un musical di successo, di pubblico e di critica, con oltre duemila repliche nei teatri di New York. L’ultimo revival, con Antonio Banderas interprete, è rimasto per molti mesi in cartellone al teatro Eugene O’ Neil, a Broadway. Negli Stati Uniti ci sono state 36 produzioni di Nine; una a Londra, una a Parigi ed una a Tokyo. Molti i riconoscimenti all’autore teatrale, fanno un elenco lunghissimo. Si citano tra gli altri il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture, l’Otto Drama Desk Awards e ben 7Tony Award, che per il teatro sono come gli Oscar per il cinema.




È MORTO NEGLI STATI UNITI OMERO SABATINI, L’AQUILANO CHE HA SVELATO I PROMESSI SPOSI AGLI AMERICANI

6 marzo 2024

 

 

diGoffredo Palmerini

 

 

L’AQUILA –Omero Sabatini è morto ieri mattina nella sua casa ad Alexandria, in Virginia. Avrebbe compiuto 93 anni a giugno. Lascia l’unica figlia Maria e la moglie Belinda. Una vita nella diplomazia americana, una vasta cultura in campo economico ed umanistico, Omero aveva un forte amore per L’Aquila, dove aveva le origini, sebbene fosse nato negli Stati Uniti. Era infatti nato il 26 giugno 1931 a East Chicago, città sul lago Michigan nello stato dell’Indiana. Suo padre Giuseppe era emigrato in America nel 1920, sua madre Carmela Barbati, ostetrica in un piccolo paese dell’aquilano, era rimasta in Italia. Dopo la nascita del primogenito Bruno, nel 1928 a Secinaro,un borgo di montagna sotto il Sirente,l’anno successivo Carmela era partita con il figlioletto per gli Stati Unitiperraggiungere suo marito e stare un periodo insieme a lui. In quegli anni dava alla luce Omero. Restòsei anni in America, Carmela, prima di fare rientro nel 1935 a L’Aquila con i due figlioletti e riprendere il suo lavoro di ostetrica comunale.

 

I due figli crescono, hanno talento. Bruno sarà stimato medico ginecologo all’Ospedale civile dell’Aquila, ma anche finissimo poeta, scrittore, pittore, musicologo e alpinista. Omero, finito il liceo, va a Roma per seguire gli studi all’Università La Sapienza, dove si laurea in Scienze Politiche nel 1954. Giovane intelligente, vivace, sensibile ai temi sociali, assai scottanti nell’Italia nel dopoguerra, Omero presta alla politica il suo impegno appassionato, militando nella Democrazia cristiana,dapprima con l’incarico di delegato giovanile, poi di vice Segretario provinciale. Avrebbe potuto avere, per il suo carisma, un sicuro avvenire in politica e nelle istituzioni. Invecepreferisce tornare negli Stati Uniti per costruire là il suo futuro. Si iscrive all’Università di Chicago, uno degli atenei più prestigiosi, e nel 1960 prende la laurea magistrale in Relazioni Economiche Internazionali. Una formazione eccellente che già è una promessa.

 

Omero Sabatini entra infatti nel Corpo diplomatico degli Stati Uniti iniziando la sua carriera. Il presidente Ronald Reagan, nel 1981, gli conferisce il primo incarico di rappresentanza, ratificato dal Senato. Da quel momento va a rappresentare il Governo federale americano in importanti missioni nel mondo: Belgio, Portogallo, Algeria, Canada, Grecia, quindi in Giappone,Thailandia, India, Iran. Partecipa a negoziati sia con la Comunità Europea (ora Unione) a Bruxelles, sia nella sede delle Nazioni Unite a Ginevra, quindi ad importanti incontri sul commercio internazionale tra Stati Uniti ed Europa, dove mette a frutto le sue qualità di relatore plurilingue (inglese, italiano, francese, portoghese). Sabatiniè stato direttore dell’Ufficio per l’Assistenza e lo Sviluppo del Commercio del Ministero dell’Agricoltura.

 

Molti i riconoscimenti ricevuti nella sua carriera, tra cui il “Nastro Azzurro”, onorificenza conferitagli dal Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti per l’encomiabile impegno nelle relazioni commerciali con la Comunità Europea, e 6 Attestati di Merito dal Governo americano. Ricca la produzione pubblicistica, con articoli e saggi sulle relazioni con l’Europa, sul commercio internazionale degli Stati Uniti e del Canada, sull’economia agricola dell’Etiopia e della Thailandia. Stimato per l’eccellente qualità dei suoi scritti, studi e ricerche nel campo del commercio internazionale e dell’innovazione in agricoltura in alcuni Paesi in via di sviluppo, Omero Sabatiniaveva ricevuto encomi ed attestati da prestigiosi atenei, come l’University of Illinois di Chicago, Georgetown University di Washington, Texas A&M University di Galveston e l’University of Guelph in Canada.

 

Andato in pensione, Omero Sabatini aveva dedicato tempo e passione nella promozione delle relazioni culturali italo-americane e all’associazionismo abruzzese e molisano. Non esisteva ancora un’associazione regionale nell’area di Washington. All’inizio degli anni Duemila fu quindi tra i promotori e fondatori dell’Abruzzoand Molise Heritage Society, associazione della quale sé stato per molti anni dirigente e presidente. L’associazione raccoglie oltre 300 soci nel distretto della Capitale federale, e nelle contigue aree del Maryland e della Virginia. L’AMHS è ora presieduta da Raymond La Verghetta, docente universitario C’è stato di Omero Sabatinianche un impegno singolare che attiene alla sensibilità umanistica, all’amore per la cultura italiana in generale e per la nostra letteratura, che egli aveva sempre coltivato. Tra questi il suo forte interesse per le opere di Alessandro Manzoni e, in particolare per il romanzo “I Promessi Sposi”, letto numerose volte.

 

Omero Sabatini è andato perfino oltre il puro interesse per Manzoni e per il suo romanzo più famoso. Tre anni fa, in un’intervista che mi rilasciò, alla mia domanda “Come è nata l’idea di realizzare una riduzione, un adattamento e la traduzione dei Promessi Sposi?” aveva risposto: E’ nata dall’amore per la nostra letteratura e, nella narrativa, per il più grande romanzo, appunto il capolavoro manzoniano. Constatavo però che in America, fuori dalla cerchia ristretta degli studiosi di letteratura italiana, nessuno conosceva Manzoni e “I Promessi Sposi”. Per il semplice fatto che non esisteva ancora una traduzione del romanzo in versione “popolare”, ridotta e alleggerita, per favorire la lettura assecondando i gusti degli americani, che rifuggono le trattazioni storiche e i testi lunghi. Esistevano, è vero, almeno cinque traduzioni integrali del romanzo, sotto il titolo The Betrothed, la prima nel 1828 l’ultima nel 1972, ma nessuna ridotta, adattata agli americani. Mi sono quindi è cimentato in una riduzione adattata – anche nei nomi – del testo manzoniano, che fosse alla portata di tutti, e nella sua traduzione in inglese. E’ stato un lavoro durato diversi anni. Il successo del risultato ha sorpreso anche me”.

 

L’appassionata opera di riduzione e traduzione di Omero Sabatini, pubblicata nel 2002, ha prodotto un bel volume di 476 pagine, sotto il titolo “Promise of Fidelity” (First Book Library), e sottotitolo “Una storia d’amore italiana del famoso romanziere Alessandro Manzoni, tradotta adattata annotata abbreviata da Omero Sabatini”. E’ stato davvero un successo. Molti gli apprezzamenti e i commenti favorevoli, dai lettori e da studiosi americani, sulla qualità della traduzione. Riporto per brevità solo uno stralcio di quanto dichiarato nel 2003 dal prof. Roberto Severino, direttore del dipartimento di italiano della Georgetown University di Washington: “[…] Questa traduzione, ridotta e adattata da Omero Sabatini, del capolavoro di Alessandro Manzoni, dovrebbe realizzare ciò che finora è stato praticamente impossibile: prendere questo grande romanzo presente solo negli scaffali delle istituzioni accademiche e farlo conoscere diffusamente nei paesi di lingua inglese. Questa di Sabatini è davvero un’abile interpretazione del testo originale e delle sue caratteristiche stilistiche.”

 

Ad Omero Sabatini era dunque riuscita un’impresa notevole, portata a compimento solo grazie alla sua grande passione per il capolavoro manzoniano, una delle opere più rilevanti della letteratura italiana. Dei Promessi Sposi, secondo la versione di Omero Sabatini, sono uscite due edizioni e varie ristampe negli Stati Uniti, vendute anche nel Regno Unito, Canada, Australia e in altri paesi anglofoni, in cartaceo e soprattutto nell’edizione Kindle, a conferma della felice intuizione e del successo dell’operazione portata a compimento dal traduttore aquilano. Omero Sabatini ha goduto di grande stimanella città di Alexandriama soprattutto a Washington.

 

Chi scrive ebbe occasione di verificarlo, in una visita alla capitale federale fatta nel 2016. Andai a trovarlo e a passare una giornata insieme a lui, dapprima nella sua casa, poi in una magnifica serata ad Arlington, in un buon ristorante siciliano. Con Omero e sua moglie Belinda c’erano Lucio D’Andrea e sua moglie Edvige, Nancy De Santi e la concittadina aquilana Laura Benedetti, docente di lingua italiana alla Georgetown University. Quella serata si concluse con la mia sorpresa di ricevere, da Lucio D’Andrea e da Omero, due storici pastPresident,la pergamena di Socio onorario dell’Abruzzo and Molise Heritage Society. “Un privilegio concesso solo a cinque personalità, tra le quali il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Antonin Scaliae l’Ambasciatore Luigi Einaudi, già Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani presso le Nazioni Unite”, annotarono all’atto della consegna. Omero Sabatini ha davvero reso onore alle sue origini aquilane e l’Italia.

 

 

 




Giulianova. Renato Bontà, il marò giuliese scomparso in Tunisia durante la Seconda Guerra Mondiale

Renato Mario Vittorio Bontà nasce a Giulianova alle 4,00 del 29 gennaio 1921, in Via Marina (oggi Via Genova, 25), dal fabbro Pasquale Bontà (figlio di Giuseppe e Santa Candeloro) e Elvira Palestini ( figlia di Massimo e Cristina Di Carlo – famiglia di pescatori – la coppia si era sposata a Giulianova il 28 aprile 1913 alla presenza di due testimoni: Luigi Di Francesco, impiegato ferroviario e Guerino Palestini, marinaio). Sarà la 53enne Rachele Angelozzi, levatrice (il papà del nascituro era già in America), a registrare il bambino alla presenza del Sindaco, Giuseppe De Bartolomei e di due testimoni: Tommaso Lattanzi, 34enne, impiegato e Giuseppe Di Giuliano, 63enne, servente. Renato aveva tre sorelle: Dora, Clara e Lucia, quest’ultima sposata con il sarto Aurelio Rosi di Atri, anche lui morto in guerra contro la Russia (disperso durante la ritirata sul Don il 28 dicembre 1942). Il 17 luglio del 1920, il papà di Renato (Pasquale) si era imbarcato con il giuliese Raffaele Marà, sulla nave “SS Noordam” (transatlantico a vapore varato in Irlanda nel 1901) nella città di Boulogne-sur-Mer, comune francese nel nord della Francia e il 29 luglio 1920 sbarcano a Ellis Island (New York) per dirigersi nello stato Ohio, città di Columbus (qui viveva il fratello Attilio) e Raffaelle Marà a Philadelfia. Intanto Renato, il 15 dicembre 1939, a Teramo, viene cancellato dalle lista leva ( era il 3° nella lista leva di Giulianova del 1921) dell’esercito perché iscritto marittimo su comunicazione dell’ufficio marittimo di Pescara. L’11 febbraio 1940, nella sede di Ancona, viene arruolato nella Regia Marina Militare dal consiglio di leva per la ferma di leva di 28 mesi con le seguenti caratteristiche: alto 1,71, occhi grigi, colorito roseo, capelli castani ondulati, dentatura sana, professione pescatore, comportamento morale-politico-penale: buoni, nessun elemento; titolo di studio 5° elementare e celibe. Viene chiamato alle armi il 15 gennaio 1941 nel deposito del CEMM/CREM (Corpo Equipaggi Marina Militare/Corpo Regi equipaggi marittimi) con il grado di marò. Il 15 maggio 1943 non viene congedato perché l’Italia è in guerra. Renato Bontà, imbarcato sul dragamine M/B 209 o RD 209, risulterà disperso durante la Campagna di Tunisia ( durante l’ultima battaglia tra gli angloamericani e gli italotedeschi che portò alla perdita definitiva del nord-Africa): Il 7 maggio, gli alleati avevano preso Tunisi e il 9 gli americani prendevano Biserta. E’ possibile che Renato Bontà, dato per disperso da tutte le fonti ufficiali: Marina Militare, Stato Civile, Ministero della Difesa, ecc., sia morto (disperso) durante l’attacco via terra o via mare. Difficilmente possiamo pensare che sia morto in prigionia senza che le autorità del tempo (vedi CRI) non avevano mandato un dispaccio. A Roma, presso il Ministero, fu emessa la sentenza di comparizioni per morte presunta e successivamente arrivò la comunicazione ufficiale al comune di nascita per gli adempimenti formali. Oggi Renato è ricordato nella lapide dei caduti del mare in Piazza Dalmazia e nella lapide dei caduti della Seconda Guerra Mondiale all’interno del cimitero monumentale. Aveva solo 22 anni. La sorella Lucia, in quella tragedia della Seconda Guerra Mondiale, perderà il fratello Renato e il marito Aurelio di 33 anni, entrambi dispersi.

 

Walter De Berardinis

© giulianovanews.it




Gli scrittori italiani a Vienna per il Festival della Letteratura Di Arturo Varè

 

La terza edizione del Festival della letteratura italiana “La Fonte”al Teatro Odeon di Vienna, dall’1 al 3 marzo, ha visto la partecipazione di numerosi noti scrittori italiani che hanno parlato dei temi dei loro libri. Alessandro Barbero, Gianrico Carofiglio, Serena Dandini, Domenico Dara, Manuele Fior, Fabio Genovesi, Dacia Maraini, Stefano Mancuso, Benedetta Tobagi sono solo alcuni dei nomi che hanno affollato l’intensa tre giorni viennese. Una risposta di pubblico estremamente positiva che ha confermato la validità della formula adottata dagli organizzatori:l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, l’Associazione culturale Librai in Corso e l’Associazione Libellula di Vienna.

 

Gli autori e le autrici che hanno partecipato hanno raccontato la letteratura italiana contemporanea attraverso i diversi generi letterari e linguaggi affrontati nei loro libri, pubblicati anche in tedesco: dal saggio al romanzo, dal graphic novel al giallo fino ai mondi fantastici dei libri per bambini. Lo svolgimento di tutti gli incontri in lingua italiana e tedesca ha permesso un attivo coinvolgimento dei partecipanti che hanno potuto così conversare e confrontarsi con gli autori.

 

L’ambasciatore d’Italia a Vienna, Giovanni Pugliese, ha inaugurato il festival e la Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a Vienna, l’ambasciatrice Debora Lepre, ha introdotto i lavori della giornata di domenica. Nell’ambito del festival è stata anche allestita una mostra di pannelli dal titolo “La penna del diplomatico” ideata e realizzata dall’ambasciatore Stefano Baldi, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’OSCE a Vienna.

 

La mostra, composta da pannelli tematici relativi a circa 400 copertine di libri, ha costituito l’occasione per conoscere una nicchia della produzione libraria italiana e scoprire un lato meno noto dei diplomatici, rappresentato dalle loro pubblicazioni. Storia, biografie, memorie e ricordi, politica internazionale, diplomazia, narrativa, poesia e teatro, italiani all’estero, pubblicazioni in altre lingue e monografie sulle ambasciate italiane sono le aree tematiche dei libri illustrati nei pannelli, ciascuno accompagnato da una breve descrizione. Inoltre, un pannello appositamente realizzato per l’occasione è stato dedicato ai libri pubblicati da diplomatici scrittori austriaci.

 

La mostra rientra nel quadro di un vasto progetto di ricerca “La penna del diplomatico” inaugurato nel 2006 con la pubblicazione dell’omonimo libro da parte di Stefano Baldi e Pasquale Baldocci. Ad oggi, la ricerca ha portato all’individuazione e catalogazione di oltre 1.400 titoli pubblicati da oltre 340 autori diplomatici dal secondo dopoguerra, mettendone in luce non solo la considerevole produzione libraria e la loro attività pubblicistica, ma anche gli interessi ampi e diversificati che contraddistinguono chi svolge questa professione.Gli organizzatori, molto soddisfatti per il successo riscosso dall’edizione di quest’anno, hanno annunciato che la quarta edizione del Festival si terrà nel marzo 2025.