Castellalto. E’ morto Amedeo Di Lodovico, Presidente della Fondazione Abruzzo Solidale di Caracas (Venezuela),

Amedeo Di Lodovico Venezuela

È morto il caro amico Amedeo Di Lodovico, presidente della Fondazione Abruzzo Solidale di Caracas (Venezuela), costruttore emigrato in Venezuela Ed editore del quotidiano “La Voce d’Italia”. Lascia la moglie Anna e i figli Erminio, Amedeo junior, Salvador e Ana Gabriela.  Nato Villa Zaccheo il 25 aprile 1930, diplomato Geometra a Teramo, Di Lodovico iniziò la sua attività di geometra nello Studio D’Ambrosio. Emigra in Venezuela nel 1951 e insieme a suo fratello Filippo crea l’azienda di costruzioni ARPIGRA C.A. nella quale hanno lavorato diversi compaesani anche loro emigranti. La loro azienda si è dedicata a grandi opere di infrastrutture in Venezuela, in Italia (costruendo il tratto della A1 tra Chiusi e Fabbro), in Perù, Panama e Costa Rica. L’Arpigra è attiva e portata avanti dai suoi figli. Nel 1964 insieme ai suoi compaesani i fratelli Rastelli fonda la SIGET, che costruirà gli impianti di risalita di Prati di Tivo. Le sue attività andavano anche oltre, in quanto in Venezuela era l’Editore della “Voce d’Italia”, il più antico giornale in lingua italiana dell’America de Sud (diretto dal giornalista abruzzese Mauro Bafile), è stato anche tra i direttivi della Casa di Riposo “Villa Pompei”, dedicata agli italiani emigranti che purtroppo “non avevano trovato l’America”. È stato fondatore della “Associazione Abruzzesi del Venezuela”, così come della “Fondazione Abruzzo Solidale” che insieme alla Regione Abruzzo cercava di dare assistenza medica ad emigranti abruzzesi in necessità. Lascia la moglie Anna, i figli Erminio, Amadeo, Salvador ed Anna Gabriela, le nuore Patricia, Fabiana, María Grazia ed il genero Giovanni, insieme ad 11 nipoti. (su Youtube, alcune sue interviste tv: https://www.youtube.com/results?search_query=%22amedeo+di+lodovico%22)

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Scrive Franco Di Martino, ex funzionario Cram:”Con Amedeo Di Lodovico ho percorso un breve ed un intenso tratto di strada, quello che ho avuto la fortuna di condividere durante la mia esperienza nel Cram. Da subito ne ho apprezzato la lucidità, la determinazione e soprattutto l’amore che riversava verso i corregionali conosciuti nella sua avventura venezuelana. In particolare verso quelli più deboli, quelli che non avevano ottenuto i successi imprenditoriali che Amedeo era stato capace di raggiungere. Mi ha colpito la determinazione ed il rigore con cui ha creato progetti, attuato iniziative tese ad alleviare le sofferenze degli italiani ed in particolare degli abruzzesi presenti in un Paese che amava moltissimo. Alcuni di queste iniziative le abbiamo affrontate assieme e nelle periodiche riunioni ho cementato l’ammirazione per quest’uomo di grande spessore. Vorrei che il suo impegno civile fosse un modello di riferimento per tutti i rappresentanti del Cram; costituisse uno sprone in grado di poter assicurare ad ogni abruzzese, costretto a lasciare la propria terra, il soddisfacimento dei principi e dei diritti espressi dalla legge regionale. Sarebbe il modo migliore per onorare il suo ricordo. Ciao Amedeo! Mancherà ai suoi cari e a tutti coloro che hanno avuto modo conoscerlo ed apprezzarlo”.
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Alma Criolla Venezuela

Castellalto, lì 11/05/2021

Con grande dispiacere apprendiamo della morte del nostro concittadino Amedeo Di Lodovico. Ci lascia una figura di riferimento del mondo del volontariato e non solo.
Amedeo Di Lodovico ha contribuito in maniera determinante a nutrire i valori della solidarietà, della pace e della fratellanza, trasformandoli in azioni concrete di partecipazione e condivisione.
Le nostre più sincere condoglianze alla sua famiglia ed ai suoi cari.

Il Direttivo
Alma Criolla Associazione Italo Venezuelana




LAUREATA DELL’ATENEO SUI DIRITTI UMANI ENTRA NEL PRESTIGIOSO COLLEGIO D’EUROPA

Greta Di Mattia

Teramo, 7 maggio 2021 – Greta Di Mattia, giovane laureata della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Teramo, ha vinto una borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per l’ammissione al prestigioso Collegio d’Europa per l’indirizzo Studi interdisciplinari europei, nel Campus di Natolin a Varsavia.

Greta Di Mattia si è laureata, con il massimo dei voti e la lode, il 14 dicembre 2020 al termine di un brillante percorso di studi in Scienze politiche internazionali discutendo una tesi su La guerra nello Yemen: le antinomie del diritto internazionale dietro le rovine di un paese dimenticato, nell’ambito dell’insegnamento Diritti umani e Diritto internazionale umanitario, tenuto dal professor Pietro Gargiulo.

Il Collegio d’Europa è il più prestigioso istituto di studi europei post-universitari. Fondato nel 1949, la sua sede storica è a Bruges (Belgio), cui si è aggiunto dal 1992 il campus di Natolin. Rettore del Collegio d’Europa è attualmente Federica Mogherini, ministro degli Esteri nel Governo Renzi e rappresentante UE per la Politica estera e la Politica di Sicurezza.




Giulianova. La tragica morte di Antonio Ciapanna nella miniera di Layland nel West Virginia (1915). Il simbolo dei lavoratori giuliesi all’estero.

Antonio Ciapanna (Antonio Chappano negli USA), l’emigrante giuliese morto nell’esplosione della miniera di Layland (USA).
Il simbolo dei lavoratori giuliesi all’estero.
di Walter De Berardinis*
Dal 1 dicembre 2001, l’8 agosto è designata “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo” per informarne e valorizzarne il contributo sociale, culturale ed economico dei lavoratori italiani all’estero.

Fonte: www.comune.giulianova.te.it
Fonte: www.comune.giulianova.te.it

Antonio Ciapanna, nasce il 27 luglio 1882 alle ore 23:30, nella casa posta in Via per Mosciano, al civico 40, dal 36enne Filippo e Filomena Di Michele, entrambi agricoltori. Due giorni dopo sarà l’Assessore comunale, Francesco Acquaviva d’Aragona a registrare il bambino alla presenza di due testimoni: il 21enne, Giustino Marà, studente e il 31enne, Filippo Di Marco, custode carcerario. La coppia aveva altri due figli: Angela Ciapanna (1886/1960) e Lorenzo Ciapanna (1889/1970). Il 3 luglio 1902 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo con le seguenti caratteristiche: alto 1,59 e colorito bruno, capelli neri e lisci, occhi castani e dentatura sana, sa leggere e scrivere. Il 23 marzo 1903 viene chiamato alle armi e il 4 aprile giunge nel distretto di reclutamento de L’Aquila del 75° Reggimento Fanteria – Brigata “Napoli”. Il 15 marzo 1904 viene nominato Caporale e il 30 settembre, Caporal Maggiore e il 10 settembre 1905 viene congedato nel deposito del Reggimento Genova a Teramo.
L’8 giugno 1906 gli viene concesso il passaporto per New York e il 26 luglio parte da Napoli per l’America con la “Nord America” (Costruita dalla “John Elder & Company” di Glasgow, in Scozia, nel 1882 e chiamata “Stirling Castle” dalla Thomas Skinner & Company, battente bandiera inglese. Venduta all’Italia nel 1883, viene ribattezzata “Nord America” e demolita nel 1911, aveva una capienza di 1.313 passeggeri: 90 in prima classe e 1223 in terza classe) e sbarca il 9 agosto per stabilirsi da Francesco Ciafardoni.
Dopo due anni, rientra in Italia per sposarsi il 5 novembre 1908 a Montepagano con Anna Ciafardoni. Il 20 marzo 1910 ottiene per la seconda volta il passaporto per New York e il 23 marzo nasce a Giulianova la primogenita Maria Annunziata (poi in America Nacy, morirà il 6 luglio 1945 a Mingo Junction nella contea di Jefferson – Ohio).
Il 10 giugno 1910, insieme alla moglie e la bambina, parte da Napoli con la “Prinzess Irene” (Costruita per A / G Vulcan Shipyard a Stettino, in Germania, nel 1900, con una capienza di 2.354 passeggeri; 268 in prima classe, 132 in seconda e 1954 in terza, di proprietà della Lloyd della Germania del Nord. Durante la 1° Guerra Mondiale fu sequestrata dalla marina USA e nel 1917, con il nome di USS Pocahontas, in servizio per trasportare truppe americane in Francia. Nel 1921 torna alla flotta tedesca per poi essere demolita in Germania nel 1932) e sbarca a New York il 23 giugno.
Intanto a Teramo, il 12 agosto 1910, il 31 dicembre 1911 e il 5 agosto 1913, viene più volte richiamato per istruzione dal distretto militare, ma non si presenta perché all’estero. La giovane coppia si trasferisce a Layland, nella Contea di Fayette, West Virginia, dove trova impiego in una miniera (carbone) di proprietà della New River & Pocahontas Consolidated Coal Company
Qui nasce Domenico Filippo (Domenic Philip) con il cognome modificato in Chappano (Layland, 10 ottobre 1911 / Mingo Junction, 13 maggio 1970 – si sposerà con Teresa Di Emidio (Deemdio) il 12 settembre 1936 a Jefferson (Ohio), nascono: Ralph Anthony Chappano (16 luglio 1937 / 22 maggio 2005) e Albert Raymond (28 luglio 1939 / 10 settembre 1998). Poi nasce Antonio – Anthony junior (28 gennaio 1915 / 27 giugno 1918).
LA TRAGEDIA
Alle 08:30, del 2 marzo 1915, nella miniera di Layland, avverrà una forte esplosione dove morirono in 115 (114 dentro e uno fuori, era un negoziante del posto che fu scagliato contro un palo – altre fonti parlano di 112) e 54 riuscirono a salvarsi fino all’ultimo fuoriuscito vivo il 6 marzo. La stragrande maggioranza dei minatori erano stranieri e una percentuale bassa di nativi americani.
La conferma ufficiale della sua morte arriverà a Giulianova il 9 giugno 1915, tramite il consolato italiano a Philadelfia a firma del dott. Di Vicenzo. Antonio Ciapanna, all’età di 32 anni, lasciava la moglie Anna (35 anni) e i tre figli piccoli: Maria Annunziata (4 anni), Domenico Filippo (3 anni) e Antonio (1 mese di vita). Il suo corpo verrà sepolto al Saint Mary’s Catholic Cemetery, nella contea di Summers, nello stato West Virginia.
L’8 marzo 1915, nella tornata della Camera dei Deputati italiana, l’On. Carlo Cavagnari (Cicagna (Genova), 7 agosto 1848 / Rapallo (Genova), 2 marzo 1918), chiederà al Ministro degli Esteri, Sidney Sonnino, di relazionare circa la tragedia di Layland dove erano rimasti uccisi 5 italiani (4 abruzzesi).
Il 2 marzo 1916, a 101 anni da quei tragici fatti, il sindacalista Geremia Mancini, già Segretario nazionale della UGL, ricordò i 4 caduti elencando i nominativi: Giovanni Ricci nato a Manoppello il 10 ottobre 1885; Giacinto D’Alò nato a Civitella Casanova il 13 gennaio 1891; Antonio Di Julio nato a Civitella Casanova e il “nostro” Antonio Ciapanna.
Per la tragedia che colpì questa famiglia giuliese, propongo una targa alla sua memoria come simbolo dell’emigrazione giuliese.
Sono stati consultati gli archivi comunali di Giulianova e Roseto degli Abruzzi, l’Archivio di Stato di Teramo e giornali dell’epoca.
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Walter De Berardinis



Ricordo di Joseph Tusiani un anno dopo

 

di Francesco Lenoci

Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano

 

 

“Di fronte a chi decide di amare, non c’è morte che tenga”.  È un pensiero che applico da tanti anni a un grande profeta: don Tonino Bello. È un pensiero che applico dall’11 aprile 2020 anche al grande Poeta Joseph Tusiani.

 

Ho reso omaggio a Joseph Tusiani in tanti luoghi e in varie occasioni. Anche a Milano, presso il meraviglioso Circolo Filologico Milanese, in occasione della presentazione della sua autobiografia edita da Rizzoli “In una casa un’altra casa trovo”, il 30 novembre 2016. Quella sera lessi una sua poesia intitolata “La Scienza”, una poesia di stupefacente attualità.

 

Nascere è il primo e l’ultimo mistero:

vale per me e per ogni universo

creato a splendere e spegnersi,

dopo cento miliardi di secoli

o appena dopo una minima vita di giorni.

 

Ecco, già nati non per nostro merito,

per un motivo siam parte del mondo

e per un altro motivo siam gli uni

dagli altri esseri vivi assai diversi,

più che pietra da pietra, erba da erba,

e da galassia altra galassia errante.

 

Ed è nata così l’umana scienza,

che dei remoti sovrumani mondi

non saprà nulla mai, e sol di questi,

a noi vicini, può scrutare nuove

cellule e nuove molecole arcane.

 

Ora lo so: altro non è la scienza

che il balbettio di un’umile preghiera,

eterna e giornaliera, alla ricerca

di un Dio che umanamente si diverte

nel farsi, giorno dopo giorno, ancora

comprender sempre più dal Suo creato.

 

Quella relazione la inviai il 1° dicembre 2016 a Joseph Tusiani, che così mi rispose con e-mail del 5 dicembre 2016: quattro giorni dopo.

 

Carissimo Francesco,

mi sembra di averti ringraziato per il bellissimo intervento meneghino al Circolo Filologico la scorsa settimana.  Se non l’ho fatto, mi scuso con questi versi che cantano (spero) l’immagine divina nell’uomo.

Un abbraccio,

Joseph

 

 

UMOR NERO

In giorni che a me paion cupi e bui

ho tanta voglia, se nessun mi ascolta,

d’interrogare stelle, fiori, fiumi,

uccelli, rupi e ogni creata cosa,

sullo strano perché dell’umor mio

subitamente mutato. Mi turba

ammettere che tutto è bello intorno,

anzi più bello e più festivo e lieto,

e alcun motivo non trovo che esista

tanta distanza tra il mio stato e il cielo.

Sento che l’uomo che ero più non sono,

ed il pensiero d’una età lontana

la mente più non guida né soggiòga.

In mio soccorso chi viene? Chi scioglie

dagli occhi miei la tenebrosa benda

e riveder mi fa la gran bellezza

che non s’è mai da me allontanata?

Chi mi farà toccar quasi con mano

l’immensità dell’universo, un nulla

se all’immagine mia lo paragono?

Splendi più viva, o già radiosa luce,

e al mondo di’ chi veramente sono.

 

L’ultimo verso di Joseph Tusiani in questa meravigliosa poesia che esalta l’immagine divina dell’uomo: “Splendi più viva, o già radiosa luce, e al mondo di’ chi veramente sono”……. Ebbene, confesso con grande emozione e commozione che ho provato a dire chi era veramente Joseph Tusiani addirittura in occasione del nostro primo incontro.

 

Ho incontrato Joseph Tusiani il 30 settembre 2010 presso il Teatro del Giannone a San Marco in Lamis: uno dei giorni indimenticabili della mia vita. Quella sera conclusi il mio intervento pronunciando le parole che seguono.

 

Con riguardo alla monumentale opera di Joseph Tusiani ho capito una cosa fondamentale e mi piace rivelarla presso un Teatro collocato in una Scuola.

Non è importante la lingua in cui scrive (inglese, latino, italiano o dialetto garganico), non è importante il posto in cui ambienta la vicenda (San Marco in Lamis, New York, una nave . . . .): l’essenza del tutto è che ciò che scrive proviene da un “Professore”, vale a dire da un Uomo che ha coniugato attitudine, istruzione, preparazione e determinazione per “professare”, al meglio, la sua materia.

E la sua materia è la vita:

  • quella che c’è dentro secoli di fatti, conoscenze, poesie;
  • quella che non smette mai di stupire, perché rinnova senza soluzione di continuità lo stupore sia nel docente che nei discepoli;
  • quella che rende possibile avere i piedi nel borgo e la testa nel mondo;
  • quella che consente al docente e ai discepoli di fare strada insieme;
  • quella che va incontro a “l’infinito” che sta oltre “la siepe” dei banchi, delle cattedre, dei computer.

 

Era il 30 settembre 2010. Eravamo all’interno di un Teatro collocato in una Scuola.

E veniamo al teatro dell’assurdo che va in scena oggi, che vede, quali vittime sacrificali del contrasto alla pandemia in Puglia e nell’Italia intera, proprio il Teatro e proprio la Scuola. Potrai mai perdonare la tua Patria, Joseph?

 

Certo che si, perché così hai scritto.

 

Ho l’Italia nel mio cuore

la sublime patria mia.

All’Italia va il mio amore

con questa nuova poesia.

 

Joseph, te lo chiediamo in coro: scrivila al volo questa nuova poesia e trova il sistema per farla arrivare alla tua Italia, al tuo Gargano, alla tua San Marco in Lamis.

Grazie Joseph, grazie di cuore.

 

 

 

 

 




Il Comitato Italiano per il Patrimonio e la Cultura di New York celebra il genio di Dante, il Grande Poeta italiano che unificò l’Italia attraverso la Lingua Dante 700!

 

Il Comitato Italiano per il Patrimonio e la Cultura – New York, Inc. (IHCC-NY) celebra il genio di Dante Alighieri, il grande poeta e filosofo medievale. Il pomeriggio del 25 marzo, una lettura di estratti della Divina Commedia sarà presentata alla Statua Dante al Dante Park, posizionata di fronte al Lincoln Center alla 63esima Strada e Broadway. Il John D. Calandra Institute, CUNY, sarà sede di un simposio Dante più avanti nel corso della giornata.

Gli eventi di New York seguono la designazione da parte del governo italiano nel 2020 di una giornata nazionale annuale dedicata al poeta, noto come il “Padre della lingua italiana”, come proposto dal Ministro della Cultura Italiano, Dario Franceschini. Si pensa che il 25 marzo sia la data di inizio del viaggio nella Divina Commedia di Dante. Questo ha anticipato il 700° anniversario della morte di Dante 2021 con numerosi eventi commemorativi tra istituzioni educative e culturali, tra cui le Società Dante, in Italia e nel mondo.

L’importanza di Dante include il suo essere il primo ad usare il vernacolo fiorentino in un’importante opera letteraria, piuttosto che in latino, che era stato accessibile solo ai ben istruiti. Dante ha creato un precedente che in seguito gli scrittori italiani, come Boccaccio e Tasso, seguirono. Si è trattato di un atto incredibile, che ha permesso a un pubblico più ampio tra i popolosi e, cosa ancora più importante, ha stabilito il suo italiano come lingua nazionale accettata, unificando il popolo italiano attraverso diverse regioni e dialetti.

La sua Divina Commedia con il viaggio di Dante attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, guidata prima da Virgilio, l’antico poeta romano, e poi da Beatrice, il suo amore idealizzato, porta il lettore attraverso il suo poema filosofico epico, considerato il più grande poema di tutti i tempi.

Da notare che il viaggio della scultura dantesco a New York rispecchiava l’arduo viaggio attraverso la Divina Commedia, attraverso l’Inferno. Iniziata da Carlo Barsotti, Editore, Il Progresso, creata dallo scultore siciliano Ettore Ximenes e finanziata dagli italiani di New York, l’opera ha affrontato diverse controversie, tra cui la sua mancata accettazione da parte del Sindaco di New York, del Commissario per i Parchi, del Commisione Comunale per le Arti e di una comunità italiana divisa. Languiva prima sui moli di Hoboken, NJ, e poi in deposito per quasi un decennio, in attesa che la sua redenzione fosse in pubblico. Alla fine risolto, fu dedicato nel 1921, ma solo attraverso la perseveranza dei suoi creatori e italiani a New York e Roma.

Nel salutare gli sforzi del comitato di pianificazione dell’IHCC Dantedi`, guidato dall’ Uff. Mico Delianova Licastro, in onore di Dante, il Comm. Joseph Sciame, presidente, ha dichiarato: “Questa prima e precoce celebrazione di Dante a New York City è stata ben pensata e l’apprezzamento è esteso al Consiglio di Amministrazione dell’IHCC, che ogni anno contribuisce a creare tali eventi nella valorizzazione del patrimonio e della cultura. Nel 2021 con Dante non c’è migliore premiato temático!”




WRHU, emittente di Hostra University di New York, insignita del prestigioso World Radio Day

Josephine Maietta alla Parata del Columbus Day

Award 2021
di Josephine A. Maietta *

NEW YORK – L'Accademia delle Arti e delle Scienze della Radio
d'America ha selezionato la WRHU Radio Hofstra University per insignirla
del World Radio Day Award per l’anno 2021. Il riconoscimento commemora
la Giornata mondiale della Radio, istituita dall'UNESCO (Organizzazione
delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura) e celebrata ogni
anno il 13 febbraio. La Giornata mondiale della Radio intende sensibilizzare
l'opinione pubblica e i media sull'importanza della radio. WRHU è la prima
stazione gestita da studenti a ricevere questo onore.
L'Associazione degli Educatori italoamericani (AIAE) promuove la lingua
e la cultura italiana attraverso la radio WRHU 88.7 FM presso l'Hofstra
University. I programmi radiofonici dell'AIAE il sabato e la domenica offrono
intrattenimento e reportage bilingue italiano/inglese della comunità
italoamericana negli Stati Uniti e nel mondo attraverso il Global Italian
Diaspora Network.

AIAE

Il Global Italian Diaspora Network (GIDN) è un programma di
sensibilizzazione dell'AIAE per la condivisione e la comunicazione con gli
emigranti italiani e i loro discendenti in tutto il mondo ed è ospitato da
"Sabato Italiano" attraverso la radio WRHU FM 88.7 dell'Hofstra University
e la trasmissione dei media su Internet. Il programma va in onda il sabato
dalle 12 alle 14 e si ripete la domenica dalle 8 alle 10. Segue il programma
"Souvenir d'Italia", che va in onda dalle 9 alle 12, trasmettendo musica
classica e tradizionale.

Josephine Maietta

Award

WRHU ha attirato molti italiani in numerosi Paesi che ascoltano regolarmente
e chiamano la trasmissione in diretta per discutere della loro esperienza di
immigrazione italiana nei rispettivi paesi. In qualità di autrice e conduttrice di
programmi radiofonici, ho intervistato illustri leader governativi e personalità,
tra le quali:
Il Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi, ex Ambasciatore d'Italia negli Stati
Uniti a Washington, il Controllore Tom Di Napoli, Matilda Cuomo ex First
Lady NYS, Mons. Franco Hilary, il Ministro Francesco Genuardi Console
Generale d'Italia a New York;

Illustri scienziati: Prof. Robert Alfano, fisico, Antonio Giordano, specialista
in tumori;
Compositori, cantautori, personaggi dello spettacolo: Tony Lo Bianco,
Andrea Bocelli, Paolo Marioni, Doady Giuliano, Michele Vestri, Cristiana
Pegoraro, Rosa Antonelli, Natalia Pavlova, Stefano Spazzi;
Produttori, registi, scrittori, poeti, giornalisti: Goffredo Palmerini, Mario
Fratti, Maria Campagna, Giampiero Pierotti, Giovanni Bonini,
Massimiliano Ferrara, Umberto Mucci, Franco Maricchiolo, Gianfranco
Angelucci, Luca Guardabascio, Pierette Domenica Simpson, Giovanni
Pugliese, Alberto De Marco, Francesco La Rosa, Mario S. Senatore,
Massimo Ruggero, Cosimo Roberto Vento, Silvia Tamburriello, Ketty
Millecro, solo per citarne alcuni, inoltre professori e studenti.
La Global Italian Diaspora mette in rete gli immigrati italiani e i loro
discendenti a livello globale, tra cui l'Italia e le sue province, Argentina,
Australia, Egitto, Paesi Bassi, Germania, Portogallo, Spagna, Inghilterra,
Canada, ecc. L'emigrazione storica italiana nel secolo scorso non è stata
solo dall'Italia verso gli Stati Uniti, ma in modo diverso in tutto il mondo. In
una recente ricerca del dr. Vincenzo Milione è stato dimostrato che i
discendenti di emigranti italiani sono nati globalmente in oltre 88 paesi diversi
in tutti i continenti. Il Global Italian Diaspora Network condivide
settimanalmente la comunicazione tra questi italiani della diaspora globale
per la lingua, la cultura e le conquiste italiane.
AIAE è orgogliosa di aver contribuito e di far parte del riconoscimento 2021
World Radio Day Award con i suoi programmi radiofonici italiani. L' Hofstra
University ha fornito supporto alla comunità italoamericana sponsorizzando
l'annuale Italian Heritage Experience Festival, serie di conferenze
italoamericane, corsi di studi italiani e lingua italiana. AIAE si congratula con
WRHU e Hofstra University per aver ricevuto questo illustre onore.

*Cav. Josephine A. Maietta – Presidente AIAE
Autrice e Conduttrice del programma radio
"Sabato Italiano" WRHU.org / 88.7fm




Teramo. UN DONO DI SOLIDARIETA’ PER IL VENEZUELA

ALI

Con l’avvicinarsi della fine di un anno storico e difficile per tutti, non dimentichiamo le
sofferenze del Venezuela, un paese così lontano e così vicino a noi italiani; ricordiamo
quando “il bel paese” accolse nel post guerra a tanti dei nostri emigranti dove fame e
povertà ci attanagliava e ognuno cercava condizioni di vita migliori oltre frontiera: il
Venezuela fu una di queste destinazioni.
Oggi, oltre alla pandemia, questo paese continua ad avere una crisi umanitaria complessa
nella quale migliaia di bambini muoiono di denutrizione, le malattie uccidono per carenza
di terapie coinvolgendo a molti dei nostri connazionali, tutti vittime dell’anarchia imperante.
I volontari di ALI (Associazione Latinoamericana in Italia-Onlus) siamo scesi in campo sei
anni fa e con la nostra raccolta di farmaci e presidi sanitari ricevuti in donazione da medici
ed infermieri, privati, centri e istituzioni specializzate come Caritas Italia, Caritas Bologna,
Caritas Como, Caritas Ambrosiana, Uffici Missionari di Roma, Fondazione Banco
Farmaceutico Onlus, Centro Missionario Medicinali di Firenze e Centro “Le medicine” di
Grottaferrata tra le tante, ci permettono di continuare la nostra missione e alleviare in
minima parte la carenza sanitaria delle persone meno fortunate.
Per continuare il nostro operato, confidiamo sul vostro piccolo dono di solidarietà per il
Venezuela. Aiutaci ad aiutare! Grazie!.
Il Consiglio Direttivo ALI Onlus augura a tutti Buon Anno 2021!
¡Feliz Año Nuevo para todos!
Associazione Latinoamericana in Italia – ONLUS. – email: info@alionlus.org
Causale: Aiuti Umanitari per il Venezuela
 Conto corrente postale:1032820555
 IBAN IT2600760103600001032820555 BIC / SWIFT:BPPIITRRXXX
 paypal.me/AssAlionlus




La bimba con la capretta sui prati della Calabria, gli anni della grande emigrazione, il sogno americano della bella ragazza del Sud che si realizza. Come una favola. Oggi un figlio tra i protagonisti dei progetti per Marte.

 

di Domenico Logozzo*

“Bellezze di qualche anno fa… Zia Marianna”, scrive dagli Stati Uniti e pubblica la foto
su Facebook il mio amico Giorgio Vumbaca, originario di Gioiosa Jonica, emigrato
tanti anni fa Oltre Oceano, ma sempre saldamente legato alle radici. “Molto bella e che
classe. Una attrice. La foto è meravigliosa. Bella ragazza di Calabria, veramente acqua e
sapone”, commento. E dalla risposta di Giorgio inizia il racconto di una bella favola.
Umiltà, sensibilità, intelligenza, duri sacrifici, voglia di farcela, sostenuta dall’ottimismo
della volontà e grandi soddisfazioni.

Quattro generazioni

Giorgio Vumbaca

Marianna con Alfonso, il giorno del matrimonio

Marianna Lucà

“E’ la storia tipica di quasi tutti gli emigrati, indipendentemente dalle loro origini
geografiche o etniche, che hanno in comune la voglia di lavorare, di “farcela”, non di
sopravvivere ma di eccellere, anche a costo di grossi sacrifici”. Questo mano a mano è stato
fatto da zia Marianna, dai figli e dai figli dei figli. Guardando sempre avanti e sempre più in
alto: Marte, la Luna.
“Zia Marianna – mi scrive Giorgio – da bambina, vivendo nella contrada Ceravolo di
Gioiosa Jonica, accudiva una capretta. Si erano affezionate l'una all'altra, ed erano
sempre insieme. Si racconta che quando la zia emigrò negli Usa, con la famiglia, la
capretta rimasta sola vagava tutto il giorno, belando continuamente, tristemente, alla
ricerca della sua padrona…”
Scrivo a Giorgio: “Immagino la tristezza della capretta, ma anche quella della sua
padroncina. Zia Marianna era sicuramente molto bella, anche dentro, non soltanto fuori”.
E lui: “Sì, bella fuori e dentro. Bellissima famiglia, tre figli di cui può esserne molto
orgogliosa”. Toccanti le parole di Giorgio ricordando “l’infanzia di Zia Marianna,
ragazzina cresciuta nelle campagne della contrada Ceravolo. Una esistenza
caratterizzata da quella povertà che poi in fin dei conti povertà non era, non conoscendo
la ricchezza”.
L’effetto emigrazione ha colpito, nel passato, un po’ tutti noi, direttamente o
indirettamente. Emigrare era una necessità, una sfida a noi stessi, una ricerca
spasmodica per un’esistenza migliore. Decisioni dolorose, coraggiose, mai dettate da
libera scelta. Le mete erano le più diverse, per distanza ed anche per le possibilità che
c’erano di potersi sistemare. Ricordo che anche nei casi di emigrazione interna il
capofamiglia andava a lavorare a Milano, Torino, Genova e in altre realtà
economicamente molto forti, per ritornare in Calabria a rivedere la famiglia una volta
ogni due o tre anni.
Era ancora più duro per coloro che si trasferivano nel sud-centro America, o in
Australia, o negli Stati Uniti. Migliaia di chilometri di viaggio, le paure
dell’imprevisto, il doversi adattare ad un nuovo mondo, impararne la lingua, le abitudini,
la cultura…”. Il coraggio della gente di Calabria nell’affrontare le grandi sfide. Anni tristi,
di sottosviluppo, di miseria e grande emigrazione. Sogni e speranze, alla ricerca di “un
mondo migliore”.

Seguiamo ancora il racconto di Giorgio: “Ed ecco che arriva il giorno in cui la zia
Marianna deve raggiungere, con la mamma ed i fratelli (tre fratelli, tre sorelle), il padre
che da diversi anni vive a Brooklyn. Il padre ha lavorato sodo, lavori umili e faticosi
(andare di casa in casa a riempire le fornaci di carbone per il riscaldamento e l’acqua
calda) e poi in estate a fare il giardiniere. Vita dura, da emigrante. Grande soddisfazione
è di aver messo da parte qualche dollaro cosi da permettersi di portare la famiglia negli
USA”.
Lo studio, il lavoro, la professionalità, l’amore. Scrive il nipote: “Marianna è giovane,
impara abbastanza facilmente l’inglese frequentando corsi serali. Ha la volontà e la
testardaggine (in senso buono) dei calabresi, e non si tira mai indietro, il lavoro non la
spaventa. Incontra Alfonso, che qualche anno più tardi diventerà suo marito. (Ho trovato
una foto del matrimonio di Marianna ed Alfonso, molto bella e te la mando). Ecco,
Alfonso, siciliano, è un altro esempio dell’emigrato italiano che, venuto giovanissimo
negli USA, vuole farcela, vuole imparare. Frequenta quindi il prestigioso FIT (Fashion
Institute of Technology). Di sera lavora, di giorno va a scuola. Ottiene un ottimo lavoro
presso il laboratorio sartoriale di una grossa compagnia newyorkese. Annovera clienti di
una certa fama (mi viene in mente ora il nome di Bon Jovi, ma molti, molti altri). E’ un
sarto molto ricercato, i clienti non mancano, il suo nome è garanzia di stile, perfezione”.
Cresce la bella famiglia e arrivano le grandi soddisfazioni. “Hanno tre figli. Quello
maggiore frequenta l’Università e si laurea in ingegneria elettronica, a pieni voti.
Assunto immediatamente da una rispettabilissima azienda (60 miliardi valore di
mercato), famosa oltretutto per aver mandato i suoi veicoli sulla Luna, ne è oggi vice
presidente di uno dei settori. E’ sposato con una collega di studi all’Università (anche lei
laureata in ingegneria elettronica). Entrambi hanno collaborato recentemente ad un
progetto per un radar da essere usato sugli aerei supersonici. Hanno adesso tre figli: il
grande è laureato anche lui in ingegneria elettronica, il più giovane ha preso business
administration e la ragazza si è laureata in medicina (reconstructive surgery) alla
Harvard University”.
E Giorgio a questo punto fa una opportuna e molto significativa analisi. Ieri ed oggi. “Bene,
ecco il contrasto, gli estremi o, se vogliamo, l’evolversi dei tempi: Marianna, bambina che
accudisce una capretta e poi il figlio che è coinvolto nei progetti per andare sulla Luna.
Ed i figli del figlio che hanno posizioni di primo piano. Marianna è oggi una donna che,
sebbene fragile, vive da sola (ama essere indipendente), non lontana dal figlio e dai
laboratori in cui si progettano i veicoli che andranno sulla Luna e, possibilmente, su
Marte. Se le chiediamo per caso della capretta, i suoi occhi si ravvivano, e rivedono i
prati dove, bambina, la portava a pascolare”.
Scrivo ancora a Giorgio e mi congratulo per il limpido racconto, i particolari, la scrittura
scorrevole e per le riflessioni interessantissime come" …quella povertà che poi in fin dei
conti povertà non era non conoscendo la ricchezza". Mi ha fatto tornare alla mente quanto
scriveva Corrado Alvaro nel 1930 sul suo paese, San Luca: "Nella mia infanzia fino a
nove anni, al mio paese sono stato felice. Il paese mi pareva grande, mi pareva tutto il
mondo. Non riuscivo neppure a concepire che di là dai monti esistesse un'umanità, e
comunque mi pareva che tutti dovessero essere nelle condizioni in cui oggi immagino una
tribù lontana di gente confusa e bisognosa. Non avevo neppure l'idea di una disuguaglianza
sociale, della ricchezza, né della povertà”.
Mi risponde Giorgio: “Grazie per i complimenti. Il riferimento a Corrado Alvaro e a
quello che ha scritto su San Luca, l’unica realtà conosciuta fino a quando non varcò i

confini del paese, mi ricorda il concetto di realtà secondo Platone. Platone ci narra di
uomini costretti a vivere in una caverna con sulle pareti la proiezione di oggetti. Per
questi uomini quel mondo è l’unica realtà conosciuta, non possono percepire una diversa,
non ne conoscono altre. Una volta però che possono esplorare l’esterno della caverna, si
accorgono che c’è un’altra realtà, un altro mondo”.
Giorgio mi manda un’altra foto di famiglia di Zia Marianna del 2007: “Lei è ritratta
assieme alla figlia Pina, alla nipote Jeanette e alla pronipote Malia. Quattro generazioni
in una foto. Belle, tutte”. Gli chiedo l’origine del legame di parentela zia-nipote. “E’ la
sorella di mia suocera, e zia anche di Mimmo e Franco Lucà, perché il loro papà era suo
fratello”. Una notizia che mi fa fare un tuffo nel passato, la bella infanzia calabrese a
Gioiosa Jonica, ricordando il caro papà di Mimmo e Franco amici miei carissimi
emigrati con la famiglia giovanissimi nel 1958 a Torino.
Entrambi protagonisti nel mondo politico, musicale, culturale e sociale piemontese e
italiano. Franco purtroppo è venuto a mancare 12 anni fa a soli 59 anni, ucciso da un
tumore contro il quale ha combattuto a lungo. Ha scritto La Stampa: “Franco Lucà
profeta del folk, intellettuale della musica, padre del Folk Club. Tenace e cocciuto. Uno di
quei meridionali che hanno fatto grande Torino”. Mimmo, laureato in scienze politiche,
deputato del Pds per la prima volta nel 1994, è stato rieletto per altre quattro legislature
consecutive. E’ stato tra i fondatori dell’Ulivo di Prodi e del Pd. Esponente di primo piano
delle Acli.
Giorgio, un’ultima curiosità. Ricordo quando hai lasciato Gioiosa Jonica per emigrare in
America, ricordo bene il tuo grande impegno nel mondo dello scoutismo e anche che avevi
una grande passione per la fotografia e facevi, come fai ancora oggi, bellissime foto. Alcune
le ho pubblicate con il tuo nome sul finire degli Anni Sessanta sulla Tribuna del
Mezzogiorno, il giornale che era il concorrente della Gazzetta del Sud e si stampava a
Messina. Adesso mi sfugge quale è stato esattamente l’anno in cui hai varcato l’Oceano.
“La zia Marianna è venuta negli USA quando aveva 13 anni, ancora bambina. Io invece
ho “traslocato” nel 1970, già “vecchietto” di quasi trent’anni… Diplomato in ragioneria,
qui in America ho frequentato l’Università per diversi anni, di sera, per poter utilizzare la
conoscenza in ragioneria che avevo acquisito in Italia. Mi sono iscritto all’Università
quando avevo superato i quaranta anni… Devo ammettere che di coraggio ne ho avuto
anch’io, tanto…”
Storia esemplare di quella che Corrado Alvaro chiamava “attitudine del calabrese al
sacrificio”. E le tue parole conclusive mi fanno ricordare il mondo dell’emigrazione con il
calabrese della prima metà del Novecento “uomo moderno, attivo, intraprendente, capace
di correre il mondo a suo solo rischio”, come affermava il grande narratore di San Luca.
*Già Caporedattore centrale TGR Rai




Il compositore e musicista abruzzese, Angelo Marrone, pubblica la colonna sonora: Géant! Le Documentarie, il suo primo lavoro cinematografico.

Da venerdì 11 dicembre la colonna sonora è acquistabile online su tutti i più importanti digital store.


Angelo Marrone firma la soundtrack che caratterizza e racconta la tradizione di Douai, cittadina del nord della Francia. La colonna sonora è stata premiata come Best Original Score nei concorsi European Cinematography Award e Los Angeles Cinefest.

Géant! è il primo lavoro compositivo cinematografico dell’artista abruzzese. Scritto e diretto da Thomas Deshays e prodotto da Ulloa Film Production, nasce dalle necessità di tornare alle proprie origini. E’ la storia di un emigrato che cerca il senso profondo della propria vita ripartendo da dove tutto è iniziato. Le tradizioni sono una ricchezza, creano connessioni, creano relazioni, creano unione.

Thomas, invita due amici americani, Andreé e Adel e li guida nella scoperta del nord della Francia e di Douai, la città in cui è cresciuto. E’ proprio nella cittadina che si svolge la celebrazione del “Gayant” (“Gigante” nel dialetto regionale). Durante i tre giorni di festa, una famiglia di pupazzi giganti, sfila per le strade della città, suscitando lo stupore degli spettatori. 

Il processo creativo della colonna sonora è stato una tappa fondamentale e si aggiunge ai diversi ambiti della musica applicata, già sondati dal compositore. Angelo Marrone ha avuto insegnanti di fama internazionale approfondendo numerosi aspetti della musica come la masterclass con Hans Zimmer o la composizione classica sotto la guida del M° Stefano Cucci, noto e stretto collaboratore del M° Ennio Morricone.

Il documentario rappresenta un lavoro di contaminazione e condivisione. Tra le figure che hanno collaborato e ne hanno permesso la realizzazione si ringraziano Alberto Soraci e Franco Liberti, amici, fonici e musicisti.

Sostenere la musica significa sostenere talento e passione. Questo le permette di andare avanti e accompagnare le nostre vite. I passi dei giganti sono resi possibili da tutte le persone che li sostengono e trasportano. Tutto avviene grazie al dono di sé.




ll Palazzo sul Potomac. L’Ambasciata d’Italia a Washington in un volume dell’Amb. Gaetano Cortese

Washington, Ambasciata d’Italia, atrio

Palazzo sul Potomac

Amb. Gaetano Cortese e consorte Sidsel Hover

 

di Francesco Franza

 

ROMA – L’illustrissimo Ambasciatore Gaetano Cortese ha pubblicato il libro “Il Palazzo sul Potomac. L’Ambasciata d’Italia a Washington” (Carlo Colombo Editore, Roma, 2011, pp. 460), corredato da numerosissime fotografie che si apre con un messaggio del già Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel ripercorrere la storia della costruzione dell’attuale Ambasciata, il diplomatico illustra l’originale struttura e gli arredamenti che caratterizzano la costruzione. Una sezione della pubblicazione è anche dedicata a “Villa Firenze”, prestigiosa residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti. Il libro, in una versione aggiornata ed ulteriormente arricchita, è stato pubblicato anche in inglese con il titolo “Il Palazzo sul Potomac. The Embassy of Italy Washington” (Carlo Colombo Editore, Roma, 2012, pp. 498).

Apro lo scritto con le parole dell’Ambasciatore Gaetano Cortese: “Desidero esprimere sentimenti di viva gratitudine al Signor Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per avere voluto presentare questo volume, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America. Desidero rivolgere un ringraziamento del tutto particolare all’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia, David Thorne, e all’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti d’America, Giulio Terzi di Sant’Agata, per il loro contributo alla presente pubblicazione. Ringrazio, altresì, l’Architetto Piero Sartogo per avere condiviso sin dall’inizio il nostro progetto e curato la sezione dedicata alla prestigiosa cancelleria diplomatica di Washington”.

 

L’edificio della cancelleria è paragonabile al corpo umano: all’esterno possiede la sua uniforme, una pelle monocromatica, all’interno è molto colorato, metafora del sistema venoso e arterioso del corpo umano” (Architetto Piero Sartogo). Interessante la storia, delineata nel libro, del progetto della nuova Ambasciata d’Italia a Washington, cominciata nel 1992, con la competizione indetta per selezionare un architetto italiano di fama per la costruzione di una nuova sede. Il progetto scelto fu quello dell’architetto Piero Sartogo. La sua realizzazione fu affidata all’omonimo studio di architettura Sartogo Architetti Associati. L’edificio sorge dal 2000 in una delle zone urbane più importanti di Washington, il cosiddetto Embassy Row, dove si trovano molte altre ambasciate e residenze diplomatiche straniere.

 

Per il suo progetto Sartogo si è ispirato alla planimetria di Washington realizzata alla fine del diciottesimo secolo dall’architetto Pierre Charles L’Enfant. La pianta quadrangolare dell’edificio costruito da Sartogo riflette infatti quella originaria di 100 miglia quadrate che l’architetto L’Enfant immaginò per la capitale americana. Proprio come il fiume Potomac divideva l’area originaria del Distretto di Columbia tra Virginia e Maryland, la cancelleria italiana è attraversata da un varco diagonale che la divide in due parti uguali. L’Ambasciata è stata immaginata come luogo di incontro per la comunità. Richiamando l’idea di una piazza italiana, il suo ampio atrio, ricoperto da una cupola in vetro, è capace di ospitare più di 1000 persone. L’edificio è inoltre dotato di un auditorium capace di 128 posti a sedere e di funzionali sale riunioni. Ciascuno di questi spazi si caratterizza per la sua eleganza e per l’elevata flessibilità di utilizzo. Si nota subito che l’interno dell’Ambasciata dà l’impressione di uno spazio euclideo, basato su geometrie perfette. E ad uno sguardo più attento, tuttavia, la geometria e l’armonia dell’edificio sono interrotte da elementi che creano asimmetria, creando un gioco di prospettive diverse all’interno del complesso.

L’arredamento degli spazi interni si fonda sulla ricerca armoniosa tra gli spazi architettonici e i suoi oggetti decorativi, selezionati secondo i criteri di bellezza e funzionalità. L’Ambasciata è stata a questo scopo dotata di una propria collezione di pezzi di interior design degli ultimi quarant’anni: tra i grandi nomi cui ci si è ispirati figurano Carlo Scarpa, Achille Castiglioni, Renzo Piano, Luciano Baldassarre, Ettore Sottsass e molti altri. Design moderno (da Poltrona Frau a B&B, a Fontana Arte, Flos, Artemide, Unifor, Cassina, Luce plan…ecc.) e tradizione artistica italiana sono messi in stretta relazione dall’esposizione negli spazi dell’Ambasciata di vari reperti archeologici d’epoca greco-romana e da vari dipinti del XVII e del XVIII secolo. Un accostamento “metafisico” che trovo singolare per quella parete blu cobalto che introduce all’auditorium: a destra il tavolo in lacca nera disegnato da Carlo Scarpa per Gavina, a sinistra un reperto archeologico, drappeggio di marmo bianco. Interessanti i capitoli come contributi di forte impegno storico-artistico e culturale sul “Design d’autore – La collezione degli arredi nell’Ambasciata”, “sull’influenza del pensiero illuministico italiano nella formazione della nazione americana”, “il contributo di artisti italiani alla realizzazione del Campidoglio”, “i grandi eventi culturali per il 150° anniversario “Venezia: Canaletto e i suoi ricordi”.

È più che giusta è stata quindi la scelta del 2011, 150° anniversario dell’Italia unita, che negli USA si celebra sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, per illustrare con una pubblicazione di altissima qualità ciò che il “Palazzo sul Potomac” e Villa Firenze simboleggiano a Washington e in tutti gli Stati Uniti. Durante le celebrazioni la Cancelleria e Villa Firenze sono stati la cornice di eventi unici, alcuni dei quali immortalati in questo volume. Singolari le parole di Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ambasciatore d’Italia a Washington: “Vi è un’attrazione spontanea con cui negli Stati Uniti si guarda a tutto ciò che è italiano. Non una tendenza del momento diffusa in una particolare categoria sociale o fascia d’età, né l’infatuazione del consumatore americano legata al successo dei marchi italiani nella moda o nel design. Il sentimento positivo e la “vicinanza” con cui da questa parte dell’Atlantico si guarda all’Italia è un dato profondo, risultato di un processo lungo, che ha azzerato gli stereotipi che per intere generazioni di americani hanno pesato sull’immagine del nostro Paese negli USA. A dirlo sono gli stessi americani: i 18 milioni di americani (2 milioni in più rispetto al 2000) che, secondo le statistiche dello US Census Bureau, nel 2010 si sono dichiarati di origine italiana; i 25mila giovani studenti americani che in media scelgono l’Italia; i 15mila ricercatori di origine italiana (e italiani) che, secondo la National Science Foundation, operano negli USA e tra questi i 70 fisici provenienti da università italiane, impiegati nel più grande acceleratore di particelle degli USA, che prende il nome sempre da un altro scienziato italiano famoso in America e nel mondo, Enrico Fermi. Il caso dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole americane è esemplare, anche perché riguarda una delle priorità della nostra politica estera ed in particolare della promozione dell’Italia e delle sue eccellenze nel settore culturale ed economico”.


Di non minore interesse la sezione della pubblicazione è anche dedicata a “Villa Firenze”, la prestigiosissima residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti. La storia di Villa Firenze comincia nel 1925, quando Blanche Estabrooke Roebling O’Brien e suo marito, il Colonnello Arthur O’Brien, acquistano 22 acri nel cuore di Rock Creek Park a Washington. La coppia incarica gli architetti Russel O. Kluge e H.F. Huber di costruirvi una villa: nel 1927, l’edificio, in stile Tudor con la facciata in pietra grigia, è completato e viene battezzato con il cognome di Mrs. Blanche, Estabrooke. Fin da subito la villa diventa luogo d’incontro ideale dell’alta società washingtoniana e ospita alcuni tra i più prestigiosi eventi della capitale: dal debutto in società della figlia degli O’Brien ai molti ricevimenti con ospiti illustri, come il Presidente Hoover. Nel 1930 la proprietà diventa la Residenza dell’Ambasciatore John Pelenyi. Nel 1941 la villa viene venduta al Colonnello Robert Guggenheim e a sua moglie Polly. Il Colonnello, appassionato d’arte italiana, ribattezza la Residenza con la versione italiana del nome della madre, Florence: nasce così “Villa Firenze”.

I Guggenheim sottopongono Villa Firenze ad una profonda trasformazione, che la rende molto simile a come appare oggi. La grande raffinatezza e intelligenza di Polly Guggenheim contribuiscono a fare della villa, ancora una volta, una delle più prestigiose sedi di ricevimenti nella scena sociale della capitale. Buona parte degli arredamenti e due inestimabili ritratti di Tiziano vengono distrutti durante un incendio nell’inverno del 1946, mentre i proprietari si trovano all’estero. L’architetto Michael Rosenaur è immediatamente incaricato di un restauro che dura alcuni mesi. Dopo la morte del Colonnello nel 1959, la moglie Polly si risposa, in seconde nozze, con John Logan. La coppia vive nella villa per altri diciassette anni. La ricercatezza degli eventi organizzati a Villa Firenze era riconosciuta dai media dell’epoca. Il Washington Post del 21 marzo 1994 così ricordava Polly Guggenheim-Logan: “alle sue cene tutto era perfetto, persino il numero di valletti dietro le sedie dei commensali”. Nel 1976 Polly Guggenheim-Logan vende la proprietà al Governo Italiano.

 

Nel 1977 la Villa diventa Residenza ufficiale dell’Ambasciatore d’Italia, inaugurata a luglio dal Primo Ministro Giulio Andreotti, e si presenta sin da subito come una tra le più prestigiose residenze diplomatiche di Washington. Di “Villa Firenze” residenza dell’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, occorre mettere a fuoco come l’intera villa- residenza sia ricca di arredi italiani ed opere d’arte. Basti pensare che nell’ingresso a piano terreno sulla balaustra ci sono due vasi provenienti dall’Italia meridionale del quarto e del quinto secolo A.C., periodo d’influenza greca, probabilmente pugliesi. Nella grande hall sopra il camino ecco un dipinto del XVII secolo che riproduce il “Campidoglio”, opera di artista italiano, come ai lati del camino due statue veneziane in legno. Lungo poi la
scalinata un arazzo del XVII secolo di fattura fiamminga con immagini di pavoni in un paesaggio boscoso. Nella sala da pranzo cui vi si accede attraverso la sala di rappresentanza, sopra il camino un dipinto bellissimo della Scuola del Botticelli del tardo XV secolo raffigurante la Natività; nella stessa sala si trova una tela del diciassettesimo secolo di Gaspare dei Fiori riproducente “Donne con fiori”.

Nel salone dei ricevimenti, sopra il bellissimo camino in marmo, un dipinto straordinario raffigurante “Piazza del Popolo-Roma con l’obelisco”. Ecco una parte di quanto troviamo nella residenza “Villa Firenze” dell’Ambasciatore italiano a Washington. Riporto le parole significate a suo tempo dall’Ambasciatore Gaetano Cortese: “La pubblicazione intende valorizzare, nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, la rappresentanza diplomatica italiana, illustrandone il patrimonio architettonico ed artistico (della Cancelleria e della Residenza) che è, altresì, parte integrante della storia della città di Washington D.C. Nei suoi centocinquant’anni di storia diplomatica l’Ambasciata d’Italia a Washington è stata sempre proiettata ad illustrare l’immagine del nostro Paese, promuovendone le grandi potenzialità ed accrescendone il prestigio, sempre in sintonia con la tradizione di ospitalità della diplomazia italiana”. E riporto anche quanto ha scritto in apertura volume David H. Thorne, Ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Repubblica Italiana: “Vorrei concludere, dunque, rinnovando il mio più sentito apprezzamento per questo splendido libro, straordinario emblema della grande amicizia tra Italia e Stati Uniti”.

Gaetano Cortese, entrato in carriera nel 1969, ha rappresentato l’Italia a Zagabria, Berna, L’Aja, Washington DC e Bruxelles. È autore di numerose pubblicazioni e, in particolare, curatore della collana dell’Editore Carlo Colombo che ha illustrato le sedi diplomatiche italiane di Washington DC, Berlino, Bruxelles, Istanbul, l’Aia, Oslo e Vienna. Recentemente ha presentato al Politecnico di Milano, nella sede dell’Accademia di Belle Arti di Brera-Brera Due, quale guest speaker al Convegno Internazionale, presieduto dal Prof. Carlo Franza (Ordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico e Opinionista de “Il Giornale”), dedicato al Master “L’Altra Fotografia. La Fotografia dei Beni Culturali”, una relazione su “La fotografia e il Patrimonio delle Rappresentanze diplomatiche italiane nel mondo”, focalizzata sulla fotografia d’arte dei beni demaniali italiani all’estero. Infine un cenno va dato a chi ha stampato, ovvero all’editore e agli sponsor che hanno sostenuto le spese per la stampa di questi splendidi volumi, pubblicazioni a titolo d’onore e non commerciali, diretti alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero. Lo testimoniano le recensioni che via via sono in questi anni uscite intorno alla Collana sulle Ambasciate d’Italia nel mondo, relative a “Il Palazzo sul Tiergarten – L’Ambasciata d’Italia a Berlino”, “Il Palazzo di Avenue Legrand – L’Ambasciata d’Italia a Bruxelles” e “Il Palazzo dei Conti di Pombeiro – L’Ambasciata d’Italia a Lisbona”. Su citati volumi si è potuto constatare ed ammirare la bellezza delle immagini, in gran parte dovuta alla qualità della carta patinata offerta gratuitamente dal Gruppo Burgo per questo tipo di iniziative editoriali, a testimonianza del coinvolgimento di questi mecenati di grandi imprese italiane tuttora interessati alla conservazione e divulgazione della cultura italiana nel mondo.