EDITORIA. PROSSIMA L’USCITA DI “ITALIA ANTE COVID”, IL NUOVO LIBRO DI GOFFREDO PALMERINI

G. Palmerini

Il volume, dedicato a Mario Fratti, reca una pagina di Presentazione di Lina Palmerini

L’AQUILA – Sarebbe dovuto andare in stampa all’inizio di marzo “Italia ante Covid” (One
Group Edizioni), il nuovo libro di Goffredo Palmerini, ma il fermo alle attività disposto per
frenare l’epidemia da Coronavirus ne ha rinviato la pubblicazione di oltre tre mesi e persino
condizionato il titolo, quale discrimine temporale dalla pandemia che ha colpito l’Italia e l’intero
pianeta. Ora però è in dirittura di arrivo e tra un paio di settimane il libro del giornalista e
scrittore abruzzese sarà disponibile, anche se le restrizioni di sicurezza imporranno un approccio
diverso sia per la presentazione al pubblico che per una celere distribuzione del volume. Dettagli
che saranno resi noti dall’editore nei prossimi giorni. Un’anticipazione tuttavia si può dare nella
decisione di pubblicare una prima Edizione speciale, autografata dall’Autore. Le copie ordinate
all’editore, infatti, saranno spedite con corriere espresso secondo l’ordine cronologico delle

Lina Palmerini

prenotazioni, già da ora possibili all’indirizzo email direzione@onegroup.it .
Intanto qualche annotazione sull’opera. Il corposo volume – 374 pagine – è dedicato a Mario
Fratti, il grande drammaturgo aquilano che vive a New York cui Palmerini è legato da un forte
rapporto di amicizia. Il libro si colloca in continuità con gli otto precedenti volumi pubblicati
dall’autore, quasi a costituire una collezione di preziosi annuari di storie del vecchio e nuovo
mondo, personaggi illustri, intriganti racconti di viaggio, eventi culturali nel Belpaese, reportage
dall’Italia e dall’estero. Insomma, uno scrigno di racconti dell’Italia più bella, dentro e fuori i

Italia ante Covid

confini. Come pure lo specchio della creatività e del talento degli italiani, i 60 milioni in patria –
oggi chiamati ad una coraggiosa rinascita dopo il Covid 19 – e altri 80 all’estero.
Una veste grafica sempre particolarmente curata, la bella copertina e un ricco apparato di 301
immagini a corredo dei capitoli rendono il volume invitante alla lettura, insieme ad una scrittura
fine e coinvolgente. Il libro reca una pagina di Presentazione di Lina Palmerini, firma illustre
del quotidiano il Sole 24 Ore, aquilana anche lei come l’autore. In attesa dell’uscita del libro, con il
consenso dell’editore, qui di seguito si anticipano il testo della Presentazione che apre il volume e
l’Indice degli argomenti.

PRESENTAZIONE

Non siamo parenti. Goffredo e io nonostante lo stesso cognome siamo – e non è poco – solo amici.
Va detto ai lettori che magari saranno incuriositi da questa strana coincidenza, ma in realtà siamo
due Palmerini che si sono ritrovati. E’ stato lui, come è nella sua inclinazione, con il suo spirito
investigativo e giornalistico che mi ha scritto e mi ha chiesto dove fossero le mie radici. E come lui
aveva bene intuito affondano in parte anche dove è nato e vive con la sua famiglia: Paganica.
Mi ricordo il nome di questo paese nei racconti di mio padre Eugenio e di sua zia Luisa che dovette
occuparsi di lui – e delle sue sorelle – dopo la guerra e dopo che rimasero orfani della madre Lina.
Una parte della mia famiglia viene da lì e, in effetti, la nostra storia assomiglia alle tante che
racconta Goffredo. Vite semplici ma per niente facili, segnate spesso dalla fatica e dai lutti e però
anche dalla voglia di rialzarsi, lavorare, fare bene e meritare il meglio. Come hanno fatto le donne e
gli uomini raccontati in questo libro dove troverete le eccellenze che ha saputo esprimere questa
terra. E scoprirete quello che li ha spinti così lontano, così in alto, e che è fatto di una materia
comune, di qualcosa che riconosco e capisco, che fa parte di noi.
Le persone di cui parla Goffredo, che va a cercare e che poi mette insieme, sono legate da una
speciale relazione che non è quella di appartenere solo a un luogo di nascita ma a un luogo di
valori. Un’atmosfera che sa riconoscere solo chi è stato educato in un certo modo, badando alla
sostanza, e che ha avuto davanti agli occhi un esempio e l’ha saputo seguire. Credo sia questo il
nocciolo della missione di questo libro e della passione del suo autore. Rimettere insieme i fili di

qualcosa che pensiamo di aver dimenticato ma che fa parte di noi. Ma soprattutto, man mano che
leggevo ho sentito che Goffredo era riuscito a trasformare singole vite, singoli individui in una
comunità di ricordi e di sentimenti.
Ecco, se c’è una riflessione – più di ogni altra – che mi suscita la lettura del libro, oltre la
piacevolezza di parole che scorrono leggere e profonde, è proprio il suo impegno a scovare storie e
persone nell’intento di tessere una rete, tenerla viva e alimentarla come volesse ricreare lo stesso
spirito che si respirava nei paesi d’Abruzzo di una volta dove ci si sentiva vicini e simili pur nelle
differenze. Si resta o si parte ma ci si ritrova sempre con l’idea di onorare una parte di noi stessi,
dei nostri padri e nonni, di quello che ci hanno insegnato ed è più forte dell’affetto. E’ una parte
importante di identità.
Quello che è riuscito a creare Goffredo è una “sua” comunità di cui è bello far parte. Un luogo
spirituale che ha saputo far nascere viaggiando e incontrando persone lontane, portandogli le
notizie di quei paesi che lui non ha abbandonato, chiese e case crollate dopo il terremoto del 2009
su cui lui tiene una costante vigilanza sulla ricostruzione. Come in una comunità non si perdono di
vista i luoghi ma nemmeno le persone, questo libro è un grande esempio di ciò che non va
smarrito: la cura del nostro passato e la voglia di condividere con gli altri quello che eravamo e
siamo diventati.
LINA PALMERINI è caposervizio del Sole 24 Ore, giornalista parlamentare e quirinalista, ed è nata a L’Aquila nel giugno
del 1965. Laureata in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, ha frequentato la Scuola di giornalismo della
Luiss e al termine del corso biennale è risultata prima, ricevendo una borsa di studio. Dopo il diploma è inviata dalla
Luiss, per un primo stage, alla redazione del Tg5, poi per tre anni al settimanale Mondo Economico del Gruppo Sole 24
Ore, dove viene assunta il primo maggio 1995. Nel 1998 viene chiamata al Sole 24 Ore e trasferita, in un primo tempo,
nella sede di Milano del quotidiano per occuparsi stabilmente di lavoro, sindacato e welfare. Ha scritti due libri, come
coautrice, sul tema del lavoro: Carriera in azienda e Il lavoro in affitto. Due anni dopo è chiamata nella sede romana del
Sole 24 Ore, dove continua ad occuparsi di problemi sindacali. Nel 2006, sotto la direzione di Ferruccio de Bortoli, passa
al servizio politico e diventa cronista parlamentare e nel 2008 viene nominata quirinalista del giornale. Nel 2015 viene
insignita dal Capo dello Stato dell’onorificenza di Ufficiale della Repubblica. Dal novembre 2012 è titolare della nota
politica del Sole 24 Ore, dove vengono ogni giorno messi a fuoco i termini della dialettica politica, interpretati con una
chiave inclinata anche verso tematiche economiche e implicazioni finanziarie. Nel 2019 riceve il premio Carlo Casalegno
per la sua attività giornalistica di notista politica e nello stesso anno le viene conferito il prestigioso premio Biagio Agnes
per la carta stampata. Il Consiglio Regionale d’Abruzzo le ha tributato la più alta onorificenza di “Ambasciatore d’Abruzzo
nel mondo”.

***
INDICE

Presentazione – di Lina Palmerini
Prefazione – di Benedetta Rinaldi
Dieci anni dal terremoto dell’Aquila: il nostro grazie
Nota dell’Autore
Una cupola vera sulla cattedrale dell’Aquila
Ricordando il Battaglione Alpini “L'Aquila”
Gallipoli e Galatone s’illuminano con arte e letteratura
John Bailey è il nuovo presidente dell’Academy Awards
A Galatone una serata di testimonianze sulla Pace
A New York anche con la pioggia un grande Columbus Day
Reportage dal Canada: le giornate di Ottawa e Montreal
L'incantesimo del barocco, tra colori e odori della Sicilia orientale
Cento anni fa la grande guerra: il contributo di Paganica
In Puglia l’edizione 2017 del Premio Giornalistico “Maria Grazia Cutuli”
L’Aquila e l’antica tradizione agnesina: il 13° Festival
In Ascoli la presentazione del volume di Adriano Bassi
Caserta, premio “La Voce dei Poeti – Catena della Pace per l’ambiente”
Ascesa quasi ascetica di uno chef abruzzese di talento: Domenico Santacroce
L’Aquila, a Palazzo Fibbioni la mostra antologica di Duilio Chilante

Solidarietà verso il popolo del Venezuela
Lamericaaa! Lamericaaa! 1916, l’emigrazione raccontata ai ragazzi
Nell’incanto del Salento, arte e poesia sacra
25 anni fa Giovanni Paolo II tornava sul suo Gran Sasso
L’Aquila e i suoi cittadini: il 6 aprile 2009, oggi e domani
Tante Personalità insignite del premio “Fontane di Roma”
Fiuggi, “Libri al borgo”: gli appuntamenti di luglio
Il 4 agosto il 50° di Sacerdozio di Mons. Orlando Antonini
Per Laura Benedetti una missione culturale in Giappone
4 grandi Abruzzesi saranno “Ambasciatori d’Abruzzo nel mondo”
A Navelli la presentazione del libro di Antonio Galeota
La storia di Navelli nella storia dell’Italia meridionale – di Giuseppe Lalli
A Letizia Airos il Premio internazionale di Giornalismo “Gaetano Scardocchia”
Presentato a Casa Onna il libro di Mons. Antonini
Onorata ad Ostana la memoria di Gaetano Scardocchia – di Giuseppe Di Claudio
L’Ape musicale di Lorenzo Da Ponte, prima opera italiana destinata agli Stati Uniti
Columbus Day in Michigan, l’orgoglio degli italiani
Viaggio in Molise, tra le bellezze degli eredi dei Sanniti
A Laura Benedetti l’onore della Giamatti Lecture al Mount Holyoke College
A due aquilani attestati di Benemerenza dal Brasile
Appunti di viaggio, tra Detroit e Rochester
Il Quarto di S. Maria Paganica nel libro di Mons. Antonini
L’assoluta libertà del fantastico, un libro di Lucilla Sergiacomo
Focus sul “Progetto Radici” in un convegno a Caserta
Con Angelo Di Ianni, dal Canada, in visita ad Arquata del Tronto
In Salento il premio letterario Internazionale “Città del Galateo”
Grand Tour a volo d’Aquila: intervista all’autore – di Domenico Logozzo
A Carlo Pace Napoleone il XIII Premio Giorgio Cavallo 2018
Memoria e diletto, L’Aquila nelle immagini di Amalia Sperandio
Gian Luigi Piccioli, un fine scrittore da riscoprire
Grand tour in Rai, poi a Torino, Milano e Desenzano del Garda
Il Grand Tour di Palmerini: una ricerca appassionata – di Nicola F. Pomponio
I migliori teatri per Grand Tour a volo d’Aquila – di Francesco Lenoci
Veleni & verità di Giulia Fera e Francesco Testa
L’intervista a Goffredo Palmerini – di Giustino Parisse
Storia e mito nel romanzo Il velo di Iside
Quando Gioacchino Volpe si affacciava alla finestra – di Giuseppe Lalli
I doveri dell’Abruzzo verso Gioacchino Volpe
Angelica Volpi, una singer dal multiforme ingegno
A dieci anni dal terremoto riapre a Paganica il Monastero delle Clarisse
Il diritto alla felicità secondo Roberto Tiberi
Appendice
Grand tour a volo d’Aquila, la presentazione nell’Aula magna del Gran Sasso Science Institute
Grand Tour a volo d’Aquila, viaggio come memoria per il nostro presente – di Gianfranco Giustizieri
Goffredo Palmerini, viaggiatore instancabile, ansioso di scoprire le perle del mondo – di Franco Presicci
Grand Tour a volo d’Aquila, Goffredo Palmerini racconta l’Italia – di Fiorella Franchini




Omaggio alla memoria di Sandra Repice, docente italo-argentina. Sognava di conoscere la Calabria e il mar Jonio, amato dal nonno di Gioiosa Marina

 

di Domenico Logozzo *

 

 

GIOIOSA JONICA – Ci sono umili e illuminate donne, che lasciano grandi segni di cultura, di passione per la scuola, di orgoglio per le radici, azioni per il bene comune e di amore e gioia per la vita, come vediamo in queste foto tratte dalla pagina facebook della cara e sfortunata amica Sandra E. Repice. Segni che il tempo non riesce a cancellare, non potrà cancellare mai, perché sono reali esempi di vita. “Il desiderio più sublime: goderci ciò che ci viene dato nella vita, senza sprecare alcun minuto”. Così scriveva Sandra Repice, giovane e brillante donna di cultura argentina, con solide radici italiane, fortemente legata alla Calabria, pochi giorni prima di lasciarci, tre anni fa.

 

“Mi sento italiana nel più profondo del cuore. Io sono cittadina italiana, come la maggior parte della famiglia. Mia madre Alba Rocchetta ha origini liguri, mio padre Roque Repice , origini calabresi, il nonno Salvador Repice di Gioiosa Marina, dove c’è un mare meraviglioso dove sogno di poter fare una bella nuotata”. Un sogno rimasto irrealizzato per un maledetto tumore. Aveva iniziato ad insegnare al liceo ad appena 21 anni, è stata ispettrice di Scuola Media, docente di Didattica e Pratica, nonché direttrice di una scuola con mille alunni e 120 insegnanti.” Una professione che mi piace tantissimo e alla quale ho dedicato e dedico tanto tempo e impegno. Un percorso scolastico che mi ha dato finora belle soddisfazioni ma anche grosse responsabilità”.

In quello che sarebbe stato il suo ultimo mese di vita aveva scritto tanto su facebook. Ma non aveva fatto mai esplicito riferimento alla grave malattia e alle difficili condizioni di salute in cui versava. Donna sensibilissima. “L’amore, questa bella follia irrinunciabile, magica e unica. Io mi sottopongo all’amore, una e mille volte. Lasciati dominare dall’amore, non c’è niente di più potente”. Sempre ottimista. Su facebook il 17 maggio 2017 scriveva: “Decido di seguire la mia strada, così come si presenta, ci saranno sorprese buone e cattive, delusioni, difficoltà, sofferenza, ma dovrò affrontarle con forza e coraggio senza rinunciare alla delicatezza del mio interno, perché alla fine otterrò grandi soddisfazioni. Vivere è la cosa più meravigliosa che ci sia”.

 

Amava la vita. Meno di un mese dopo avere scritto questo messaggio, Sandra ci lasciava. Il suo cuore a poco più di 50 anni si fermava per sempre. Lucidissima fino all’ultimo. Davvero commovente quello che in effetti è stato il suo ultimo atto d’amore, sempre su facebook, che a posteriori oggi ci appare come il suo messaggio di addio e rileggendolo tre anni dopo non riesco a trattenere le lacrime: “Mi pento solo di tutto ciò che non ho provato, non rinnego il vissuto perché da ogni cosa ho imparato e mi è servito. Ho seguito i desideri del cuore e piena d’amore tutto ciò che mi circonda, l’amore non sbaglia mai”.

Sandra se ne è andata senza poter coronare il sogno di conoscere i luoghi che quando era bambina il nonno, originario di Gioiosa Marina, le descriveva con tanto orgoglio: il meraviglioso mare Jonio in particolare. “Voglio visitare la Calabria, appena posso, con i miei genitori, per conoscere i paesi dove sono nati i miei nonni. Ho visto le foto del mare di Gioiosa. E’ un posto meraviglioso! Un mare che mi emoziona. A volte penso che mio nonno di fronte al mare sognava una famiglia, una vita piena di progetti. E ha ottenuto importanti risultati, perché ha creato una famiglia affettuosa e forte. Questo mare, se Dio vuole, presto lo vedrò. E’ il mio sogno. Sarà realtà. Come nipote di immigrati calabresi sento l’orgoglio e la passione per la terra da dove loro sono partiti”.

 

Ci teneva tanto a rintracciare i parenti italiani. E aveva lanciato un appello “per invitare chi porta il nostro stesso cognome a scriverci su facebook. Abbiamo anche cercato di metterci in contatto con il radiocronista della Rai Francesco Repice, che ha origini calabresi. Un nipote di mio padre nel 1947 era dirigente del Crotone e si chiamava proprio Francesco Repice. Ho una foto della squadra crotonese che risale a 68 anni fa. L’ho fatta pubblicare sulla pagina facebook GIOIOSA JONICA. La nostra è una famiglia con una importante tradizione sportiva, che si tramanda di generazione in generazione. Adesso c’è un nipotino, Santiago, di 13 anni, che gioca con l’Almirante Brown di Adrogué, nella provincia di Buenos Aires”.

Quanto amore per la famiglia e per i luoghi dei suoi nonni! E perciò quando scendevo in Calabria facevo le fotografie del mare Jonio e le pubblicavo su facebook, cosa che lei gradiva tanto e mi ringraziava con tanto affetto. Ricordo la sua felicità quando le mandai la foto dell’atto di nascita del nonno che risultava nato a Gioiosa Jonica perché allora non c’era stata la divisione dalla Marina, avvenuta poi nel 1948. “Mio nonno, Salvador Repice, di Gioiosa Jonica, dopo avere prestato il servizio militare a Napoli per due anni nella Marina, è venuto in Argentina nel 1923. Prima è stato a Valentín Alsina e poi ad Avellaneda, entrambe nella zona a sud di Buenos Aires. A Gioiosa aveva studiato. Aveva una certa cultura ed era riuscito ad inserirsi subito e bene nel mondo del lavoro. Fondò una società di costruzioni, chiamandola “Salvador Repice”, alla quale successivamente aggiunse i nomi di mio padre, di mio zio e del mio bisnonno Roque, che a Gioiosa aveva lavorato nelle ferrovie. Realizzarono importanti opere, come il cablaggio sotterraneo di Buenos Aires e della Provincia. Dopo 50 anni l’intero impianto è in condizioni eccellenti”. E ce lo disse con grande orgoglio.

“Sento che presto sarò in Italia, se Dio vuole”, mi scriveva il 6 giugno 2015. Esattamente due anni dopo, il 7 giugno 2017 purtroppo ci lasciava. Il sogno non si realizzava per un crudele destino. Ho provato immenso dolore quando ho letto il messaggio del figlio Pablo sulla pagina facebook di Sandra (assieme nella foto). Stentavo a crederci. A tre anni di distanza mi mancano i suoi scritti quotidiani, i suoi commenti, le poesie d’amore per la vita. Mi sembra tutto un sogno. Riservata sino all’ultimo. Non mi ha mai parlato della sua battaglia per la vita. Neppure nell’ultima telefonata del mese di maggio del 2017. Mi consola il fatto che sono riuscito a darle sprazzi di felicità mentre combatteva contro il terribile male, quando ho raccontato in un lungo articolo, che ha fatto il giro del mondo, del suo sogno di voler conoscere la terra da dove sono partiti i suoi nonni.

 

Mi consola anche il poco di bene che sono riuscito a trasmetterle con i miei scritti e le mie foto, con tutto il cuore, perché lei era il bene, faceva del bene e non voleva dare dispiaceri agli altri. Sono certo che Sandra non mi ha parlato del suo male per non farmi stare male e preoccuparmi per lei. Era troppo buona. E non la dimenticherò mai. Ha un posto speciale nel mio cuore. Sempre, per sempre. Una grande donna. La dolcezza, l’ottimismo, la gioia di vivere il bene.

 

“Se stai bene con te stesso, qualsiasi posto è casa tua”, scriveva qualche giorno prima di lasciarci. Ma io le ripeto anche oggi: “Sandra, sei ancora tra noi, perché il tuo esempio di vita vive nei cuori di tutti quelli che ti abbiamo apprezzato e ti vogliamo tanto bene”. La madre Alba non sa darsi pace. “E come dimenticarla, e come dimenticare le sue ultime parole? Mi ha ripetuto più volte “mamma non voglio morire”. Tra le lacrime me lo ha raccontato oggi la signora Alba che ho chiamato in Argentina per rinnovarle le condoglianze e tutta la mia amicizia e il mio grande dolore. Mi ha ringraziato affettuosamente. Su facebook, commovente il messaggio scritto alla figlia: “Ciao Sandri… figlia amata da tutti noi. Sono passati tre anni dal tuo viaggio senza ritorno. Immagino che tu sia circondata da prati e acque verdi che riflettono cieli e arcobaleni. Penso che tu abbia trovato la Pace Eterna meritata dopo tanta sofferenza. Ci manchi tanto! L’amore per te è così tanto che mi riempie delle energie necessarie per provare, accettare e superare la tua assenza e non cadere nella disperazione. Ti amiamo!”

E c’è stato, c’è e ci sarà sempre tanto amore per la cara amica Sandra, che ho avuto la fortuna di conoscere anni fa, attraverso la pagina facebook GIOIOSA IONICA (RC), così ottimamente gestita dal lungimirante amico Luciano Linares, un benemerito gioiosano, che con la quotidiana e puntuale informazione di servizio la sua pagina può essere considerata di “servizio pubblico”.

*già Caporedattore TGR Rai




TIRANA. MODELLARE L’ACQUA DI MARIO AIRÒ PREMIATO ALL’ITALIAN COUNCIL

 

LA FONDAZIONE MENEGAZ PRESENTA IL PROGETTO A TIRANA

Mario Airò 1 photo Gino Di Paolo – fonte ufficio stampa

Modellare l’acqua di Mario Airò, a cura di Simone Ciglia, è il progetto con il quale la Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso ha vinto per la seconda volta – unico ente culturale in Abruzzo – il bando Italian Council, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Questo nuovo progetto vede protagonista Airò, fra gli interpreti maggiori della sua generazione, chiamato a misurarsi con una eccellenza del territorio, la ceramica di Castelli. Modellare l’acqua ha portato l’artista a toccare per la prima volta questa tecnica, interpretandola con la sensibilità poetica che caratterizza il suo lavoro. Le forme della ceramica castellana sono utilizzate dall’autore per plasmare il motivo naturale dell’acqua e del suo scorrimento, in un’installazione ambientale che cita il tema della fontana. L’artista ha interpretato la tradizione della maiolica che ha storicamente trovato nel paese di Castelli (Teramo) uno dei maggiori centri di produzione in Italia. L’idea progettuale si è affinata in corso d’opera, attraverso il dialogo con i designer e gli artigiani che hanno affiancato l’artista nel corso della produzione. Insieme a loro, Airò ha sperimentato soluzioni tecniche inedite, in dialogo con la tradizione locale. Questo confronto si è declinato in primo luogo nella selezione di una serie di forme archetipiche del repertorio castellano: oggetti d’uso – come piatti, tazze, brocche – hanno ricondotto l’artista in quel dominio del quotidiano in cui spesso si svolge la sua opera.

Modellare l’acqua sarà esposta dal 27 febbraio al 22 marzo nella galleria Bazament di Tirana, grazie a una collaborazione con l’Istituto italiano di cultura della capitale albanese.

Dal 4 al 26 luglio, invece, l’allestimento sarà visitabile nella sede della Fondazione a Castelbasso.

 

«Il tema acquatico affiora come paradigma formale e simbolico nell’opera di Airò», spiega il curatore Simone Ciglia, «Per un artista che dichiara la volontà di plasmare anche lo spazio che ospita il suo lavoro, l’acqua, con la sua mancanza di forma allo stato liquido, rappresenta quasi un’idiosincrasia. Se le ragioni formali sono in primo piano, non si deve dimenticare all’orizzonte il carico simbolico che questo elemento porta storicamente con sé, fino a diventare metafora di un’epoca nella – ormai abusata – definizione del sociologo Zygmunt Bauman, che in un crescendo coinvolge tutti gli aspetti dell’esistenza umana: amore, paura, vita, modernità. Il corso di questo lavoro di Airò converge ora nel progetto Modellare l’acqua. Al centro del suo ragionamento sono i movimenti dell’acqua, i micro-flussi che interessano luoghi come greti di fiumi e torrenti, i sassi e le cavità che li abitano, sagomando e modellando lo scorrere del liquido. L’artista immagina di sostituirsi a essi, trasformando le sue mani in conche e dossi che ne determinano l’andamento, plasmando l’acqua stessa».

 

«Quali sono le logiche secondo le quali l’arte contemporanea dovrebbe confrontarsi con produzioni artigianali legate al passato? A questa domanda», spiega l’artista, «posso rispondere soltanto in maniera utopica. È come se l’arte fosse tutto il mondo più qualcosa, perché grazie alle sintesi che riesce a generare produce nuovi organismi. Credo ci sia bisogno di tutte le linee di ricerca possibili, in quanto l’arte tende a essere assolutista, ad appropriarsi di tutto e ad essere più grande del mondo. Confrontarsi con forme, tradizioni, tecniche diverse da sé permette di vedere le cose da un altro punto di vista e di generare possibilità nuove per queste tecniche e capacità manifatturiere».

 

«Dopo il traguardo raggiunto lo scorso anno con il progetto Retina di Stefano Arienti, che ha visto la realizzazione di un trittico di arazzi nell’Arazzeria pennese (ora nella collezione del museo MAXXI di Roma), la Fondazione», spiega il presidente Osvaldo Menegaz, «prosegue la missione  – che da anni la vede impegnata in modo esclusivo – di mettere in dialogo l’arte contemporanea con le eccellenze artigianali dell’Abruzzo. Questo nuovo progetto vede protagonista Mario Airò, fra gli interpreti maggiori della sua generazione, chiamato a misurarsi con un’altra eccellenza del territorio, la ceramica di Castelli. Siamo molto felici di poter presentare a livello internazionale il risultato di questo impegno, grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, che ha supportato la prima presentazione del lavoro e un ricco calendario di attività ad esso legate. Dopo la tappa a Castelbasso, l’opera è destinata a entrare nella collezione del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, la maggiore istituzione del settore nel nostro Paese, diretta da Claudia Casali. Ringrazio tutti i partner del progetto: l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, lo spazio Bazament di Tirana, Harabel platform for contemporary art, Arago Design, Daniele Paoletti, i docenti del Liceo artistico Grue di Castelli, il laboratorio dell’Aci – Arte ceramica italiana, Giovanni Giacomini, direttore e proprietario della collezione del Museo delle ceramiche di Castelli. E soprattutto la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo che grazie al progetto Italian Council ha reso possibile tutto questo».

 

«L’Istituto Italiano di Cultura di Tirana sostiene e favorisce la conoscenza dell’arte italiana in tutte le sue espressioni e in particolare quella contemporanea», dice Alessandra Bertini Malgarini, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, «Va certamente in questa direzione la partecipazione dell’Istituto come partner culturale al progetto Modellare l’acqua. Il laboratorio di ceramica organizzato in occasione della mostra per gli studenti di Arte e design dell’Università Polis di Tirana non è solo una esperienza didattica ma intende contribuire nella costruzione anche in Albania di un percorso che faccia dialogare l’arte contemporanea e l’artigianato locale. Ringrazio tutti per la disponibilità e l’impegno profuso per il buon esito di questo progetto che vede strettamente coinvolti in collaborazioni artistiche i nostri due Paesi – Italia e Albania – e che mi auguro siano sempre più numerose e importanti».

 




USA. Benny Manocchia: l’immigrazione irregolare vi porterà alla rovina

Preg.mo direttore,

Mio padre Francesco Manocchia fu ucciso in un bombardamento aereo a Giulianova circa 75anni fa,io nel contempo, ero finito in ospedale per 70 giorni pieno di schegge di bombe nel corpo, mio fratello Lino era prigioniero dei nazisti in Germania, dopo essere stato arrestato a Mostar in Jugoslavia. Vogliamo parlare di mia madre vedova? Senza casa, distrutta dalle bombe degli “alleati” e senza un centesimo in tasca. Fu proprio lei a insistere di lasciare l’Italia e di andare da  mio fratello Lino in America, che aveva sposato una italoamericana (Di Michele). Fu un tormento, mia madre mi diceva in Italia non c’e’ lavoro,che cosa conti di fare? Cosi’ salii sull’Andrea Doria, un altro italiano emigrato. Oggi dovrei essere pienamente

d’accordo con gli italiani che vogliono “porte aperte” per gli emigranti africani e di altre parti del mondo.
Pero’ e’ logico fare un piccolo ragionamento su questo punto: lasciai l’Italia quando le cose a casa nostra andavano  male,molto male. In America c’era lavoro,se
volevi veramente lavorare. Tuttavia per entrare in USA
dovetti prima recarmi al consolato americano a Napoli,giurare che non ero un comunista,spiegare che
anche se non riuscivo a trovare lavoro in America,la’ c’era qualcuno che mi avrebbe aiutato ad andare avanti.

L’ultima fatica editoriale di Benny Manocchia, Cronache Americane

In Italia le cose sono un tantino diverse. Anzi,bando alle chiacchiere , da voi si dicono un sacco di sciocche, le cose sono molto diverse.
Vogliono entrare in Italia,i cosiddetti migranti,senza rispettare certe condizioni,come per esempio dimostrare
di avere le carte legali in regola per essere ammessi in
Italia. Ma il punto più’ importante e sinceramente incomprensibile
e’ che l’Italia oggi non ha lavoro per gli italiani,e’ nei guai seri
economicamente,non riesce a mettere assieme un governo per piu’ di qualche mese.Insomma non potrebbe (non puo’)permettersi di accogliere chi ha bisogno.Inoltre i governicchi italiani vengono sopraffatti da altri stati europei,che fanno e disfanno,danno ordini all’Italia ed altre cose che fanno bollire il sangue.
Leggevo questa mattina: piu di un miliardo spesi per le carceri dei migranti in Italia. Ma non vi fa pensare? Che cosa cercano di provare quegli italiani (il papa in testa,purtroppo) di essere un popolo buono,sempre accogliente? Certamente. Ma la realta’ della vita e’ questa: tenere cura prima di tutto e di tutti degli italiani,poi,se e’ possibile economicamente, accogliere altri emigrati. Se non riuscite a vedere chiaramente questa situazione,allora o siete ciechi o non amate la nazione dove siete nati.
Benny Manocchia



Bolzano. Assegnato il 26° Premio Culturale Internazionale Abruzzo-Trentino Alto Adige

“ASEGNATO A BOLZANO IL PREMIO CULTURALE INTERNAZIONALE ABRUZZO TRENTINO ALTO ADIGE 26^ EDIZIONE”

Al Coro Lirico “Giuseppe Verdi” di Bolzano e allo scrittore Renzo Caramaschi Sindaco di Bolzano


Foto Arte – Asmodeo Rennes

Si è tenuta a Bolzano presso il Centro Culturale Ermete Lovera, davanti una sala gremita ed a un pubblico altamente qualificato, la Cerimonia di consegna del “Premio Culturale Internazionale Abruzzo Trentino Alto Adige” 26^ edizione 2019, organizzato dalla Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, presieduta da Sergio Paolo Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, con l’alto patrocinio del presidente della Regione Abruzzo. I premi: sezione scienze musicali, al Coro Lirico “Giuseppe Verdi” di Bolzano, diretto dal Maestro prof. Claudio Vadagnini, paladini delle opere del Maestro Vincenzo Bellini discendente da famiglia di musicisti abruzzesi di Torricella Peligna in Provincia di Chieti, sezione letteratura, allo scrittore dottore Renzo Caramaschi, Sindaco di Bolzano per il romanzo storico “Il Sigillo d’Ambra” Ed. Mursia 2018. Il premio è stato consegnato dal presidente Sciullo della Rocca, affiancato da Andrea Lucci, Gabriele Antinarella, Elisabetta D’Aurelio, Marina Di Marino e dal Consigliere Provinciale Sandro Repetto. .Altamente significativo il messaggio augurale giunto dal Commissario del Governo dell’Alto Adige Vito Cosumano che ha espresso il suo apprezzamento per la costante e significativa attività culturale svolta dal sodalizio abruzzese nell’ambito della Regione Trentina. Per questo appuntamento internazionale che da numerosi lustri ha dato prova della valenza delle sue scelte nel settore della cultura, sono giunti numerosi messaggi augurali tra i quali: quello del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, del Presidente della Regione Autonoma Trentino Alto Adige Arno Kompatscher del Presidente del Consiglio della Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri “difensore degli emigranti”, dal Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano Josef Noggler e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Bolzano Juri Andriollo.




USA. Benny Manocchia: un abruzzese sul tetto del mondo

I suoi nonni vennero in America da Pacentro, Lui,il ministro degli Esteri statunitense, e’ nato a Orange, in California,crebbe nel Kansas, divenne capitano dell’Esercito dopo 4 anni a West Point (primo della classe). Poi decise di diventare avvocato,a Harvard e subito dopo di vincere la sua prima competizione ;politica diventando congressman per quello Stato.Ma Michele Gerardo Pompeo non aveva intenzione di fermarsi li’. Infatti divenne direttore della CIA e poco dopo questo oriundo abruzzese instancabile colpi’

L’ultima fatica editoriale di Benny Manocchia, Cronache Americane

l’attenzione del presidente Trump. Un anno e mezzo fa divenne Secretary of  State,ministro degli Esteri,la piu’ importante posizione nell’amministrazione attuale. Oggi Mike praticamente vive nel suo aereo,preparato specialmente per i lunghi interminabili viaggi che Pompeo compie,dalla Corea del Nord,all’Aabia Saudita,dall’Iran all’Iraq,nel Sud America e in Europa,ovunque c’e’ bisogno di smussare gli angoli spigolosi della politica internazionale.

“Una capatosta dell’Abruzzo”,cosi lo chiamava la sua nonna. A 56 anni,con un figlio,Nicola,che vuole venire in Italia perche’ adora le nostre opere d’arte. Pompeo dice di non essere stanco. E mette le mani avanti, Hanno scritto che nel 2024 tenterà la carta per la Casa Bianca.
Trump ha una fiducia immensa per il nostro bravissimo ma modesto
abruzzese-viaggiante.
 Allora,signor ministro,vai o non vai in Italia? Anche se la politica italiana segue binari contorti, la nostra penisola dovrebbe sentirsi molto vicina all’amministrazione americana oggi al potere. Prima o poi verrà a visitare il Bel Paese.
Forse vuole attendere che cosa succedera’ fra qualche mese nella
politica- dei- quattro- al potere? Ma non lo dice.
Capatosta abruzzese? Forse. Ma signore nel vero senso della parola
La diplomazia,pur essendo a volte snervante, e’ sempre una cosa seria.
Benny Manocchia



L’Aquila. Due riconoscimenti al collega Goffredo Palmerini.

Due importanti riconoscimenti per il Giornalismo a Goffredo Palmerini,

in Campania e Umbria, per l’attività sulla stampa italiana all’estero

 

Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Due importanti riconoscimenti per il Giornalismo sono stati tributati allo scrittore e giornalista aquilano Goffredo Palmerini. Il primo, il 13 settembre scorso in Campania, a Letino, splendido borgo immerso nel Parco Nazionale del Matese, nell’ambito del 1° Festival internazionale della Cultura tenutosi dal 12 al 14 settembre – sotto la direzione di Gino Iorio, Anna Cappella e Carlo Roberto Sciascia -, che ha richiamato dall’Italia e dall’estero nell’ameno centro del casertano insigni Personalità della cultura internazionale, del mondialismo, della solidarietà, del dialogo tra religioni, del giornalismo, dell’arte, del teatro, della musica e della letteratura, cui sono stati conferiti riconoscimenti per la loro attività professionale e umanitaria. Palmerini ha ricevuto il “Riconoscimento di alta onorificenza culturale per il Giornalismo” con la questa motivazione: “Per aver col suo talento ottenuto negli anni notevoli risultati nel campo della comunicazione, anche a livello internazionale”.

 

Il 21 settembre prossimo, a Spoleto, gli sarà conferito un altro significativo riconoscimento per il Giornalismo nel corso della seconda edizione del Premio “Il Poeta Ebbro”, fondato e organizzato dalla poetessa Anna Manna e quest’anno condotto da Mario Narducci, giornalista e poeta, che del premio presiede la Giuria. L’evento, inserito nell’ambito della Vendemmia Letteraria 2019, si terrà nella suggestiva piazza della Signoria della bella città umbra. Il premio a Goffredo Palmerini è motivato dai suoi libri sulla Grande Emigrazione italiana, dagli articoli e reportage pubblicati su numerose testate in Italia e all’estero, riguardanti eventi, viaggi e personaggi italiani nel mondo. Nella stessa manifestazione saranno conferiti il Premio per la Saggistica a Liliana Biondi, critica letteraria già docente dell’Università dell’Aquila, e il Premio per la Poesia alla poetessa Clara Di Stefano.

 

Per Palmerini si tratta di due prestigiosi riconoscimenti che si aggiungono a quelli ricevuti negli anni scorsi, quali il XXXI Premio internazionale Emigrazione – Sezione Giornalismo (2007), il Premio internazionale di Giornalismo “Gaetano Scardocchia” (2017), il Premio giornalistico nazionale “Maria Grazia Cutuli” (2017) e il Premio internazionale “Fontane di Roma” per il Giornalismo (2018), motivati tutti per la sua intensa attività sulla stampa italiana all’estero e per le numerose collaborazioni con testate giornalistiche in Italia e nel mondo. Suoi articoli, infatti, sono stati pubblicati e vengono ospitati su molti giornali in Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Messico, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Sud Africa, Uruguay e Venezuela.  




USA. Benny Manocchia: prima schermaglia per la Casa Bianca

Al dibattito di ieri sera tutto e’ iniziato d’amore e d’accordo:volemose bene,hanno detto i dieci

candidati alla presidenza. Volemose bene perche’ soltanto uniti battiamo Trump. Sorrisi ed

Benny Manocchia e il Senatore Kennedy Archivio giulianovanews.it

applausi a non finire.
Pochi minuti dopo Warren e Sanders si sono guardati in faccia dando l’avvio ad un confronto che ha
 gelato i texani presenti nella sala. Era ora,per molti,che il senatore del Vermont e la senatrice del Massachusetts se ne dicessero a volonta’. Addio Trump,e’ ora di offendere senza paura,;dopotutto stanno lottando per la presidenza.Al diavolo tutto e tutti,tu Warren mi dai fastidio,percio’ faccio notare che hai scheletri nel cassetto e prima o poi li portero’ all’aperto.
 Ah,si’? E tu,Sanders,comunista della malora,con le tue promesse assurde di un mondo che
non esiste e non esistera’ mai…
Il dibattito e’ andato avanti cosi’. Beto o’Rourke ha assicurato che fara’ scomparire le armi dalla nazione.Niente paura:ghe pensi mi!  Poi Castro urla  a Biden:sfrutti Obama quando ti fa comodo,ma lo rinneghi quando dovresti ammettere i tanti errori che voi due avete commesso assieme.
Insomma un dibattito secondo le regole.Inizialmente  un paio di parole contro il presidente
in carica ma subito dopo sputare tutto il veleno che i colleghi del partito democratico hanno
in corpo. Uno contro l’altro armati:odio,gelosia,invidia.Ma poco,pochissimo amore per la patria.
Non e’ facile arrivare in cima alla classifica per potere diventare  presidente. Non si sa chi
sara’Comunque si puo’ dire senza esitazione,che il prescelto non avra’ vita facile contro Trump.



USA. Benny Manocchia: benedetti italiani del Canada

L’estensione territoriale del Canada (9 milioni seicento mila chilometri quadrati) e’ seconda

soltanto alla Russia. In essa vivono eschimesi,indiani,tanti francesi e un nutrito drappello

di abruzzesi. Sono sparsi dappertutto:da Toronto,(che con 80 mila abruzzesi e’ la seconda citta’

Benny Manocchia e Franco Zeffirelli FOTO ARCHIVIO giulianovanews.it

 

della nostra regione.dopo Pescara) a Hamilton,da Ottawa a Montreal, ecco i signori di Celano,quelli di Orsogna,di Vasto,di Pescara,di Lanciano,e anche di Giulianova. Non molti
questi ultimi, dall’ingresso nelle forze calcistiche di quella nazione, di Gerardini e Ianni,due giuliesi che il nostro direttore De Berardinis ricordo’ sei anni fa in uno dei suoi unici ritratti storici. .
Gli abruzzesi in Canada si sono fatti sempre onore.Nomi come Nello Scipioni, AntonioTiberi,
Filippo Scibellii, Marco De Santis  sono molto conosciuti in quelle vaste terre,per il lavoro svolto negli anni
con devozione,anche se sempre collegati spiritualmente alle montagne e le spiagge della nostra regione. Quanta forza umana perduta dall’Abruzzo. Ma perche’ a casa nostra non
riusciamo a “prendere il volo” con lavori,idee,iniziative (come avviene una volta all’estero)?
Forse perche’ a casa  siamo indolenti? O forse perche’ siamo divisi dalla incredibile e stupida passione per la politica? Eppure potremmo benissimo fare dell’Abruzzo una copia in miniatura
del Canada. Che cosa ci manca? Qualcuno puo’ dirmelo?



Abruzzo. Una vita per gli altri: Umberto Postiglione. La vicenda dell’Anarchico abruzzese negli USA

UNA VITA PER GLI ALTRI: UMBERTO POSTIGLIONE

In un libro la vicenda umana d’un anarchico abruzzese tra Stati Uniti, sud America e nel suo Abruzzo

 

di Mario Setta

 

 

Sono pochi gli uomini che si spendono per gli altri. Eccezioni. Ma sono le eccezioni che aiutano a credere negli uomini. E per convincersi che l’umanità non è proprio quella “massa damnata” di cui parlava Sant’Agostino, riferendosi alla colpa del peccato originale e della cacciata dal paradiso terrestre. Una interpretazione fallace, che ha segnato secoli e millenni di storia occidentale. Ma quando si incontrano uomini che si offrono nel far del bene agli altri si capisce che l’uomo non è sempre “lupo all’altro”, ma ci sono coloro che si spendono per gli altri. E di esempi non mancano nelle pagine di storia. E se la storia è l’uomo, come hanno sostenuto gli storici più aperti dell’ultimo secolo, l’uomo è la storia e la fa secondo la sua natura. L’uomo buono farà la storia buona, mentre l’uomo malvagio fa la storia malvagia. Il bisogno di conoscere, di sapere se nel tempo ci sono stati uomini buoni è insito nell’uomo. Per questo la Chiesa Cattolica, nella sua storia, ha sempre presentato all’attenzione dei fedeli e alla venerazione persone, uomini e donne, dichiarandoli “santi”.

Umberto Postiglione non è stato dichiarato santo, anche se morendo, alla giovane età di 31 anni, il 24 marzo 1924, dice: “Avrei voluto vivere di più, per avvicinarmi maggiormente al Cristo del Vangelo”. Non era credente né praticante, ma essenzialmente anarchico, Nella vita e nel pensiero. Nato a Raiano, in Abruzzo, il 25 aprile 1893, frequenta la scuola elementare, la scuola tecnica e consegue il diploma di ragioniere a L’Aquila. All’età di 17 anni decide di emigrare negli Stati Uniti, partendo il 3 ottobre 1910. L’8 ottobre si imbarca dal porto francese di Le Havre e sbarca a New York il 18 ottobre. Uno dei venti milioni di immigrati negli Stati Uniti, tra il 1870 e il 1930.

 

Tra loro numerosi italiani, come racconta Edoardo Corsi, abruzzese di Capestrano, nel libro “Storia dell’emigrazione” o Giuseppe Prezzolini nei “Trapiantati”. Soprattutto tra gli abruzzesi, vi furono vari testimoni che raccontarono le loro esperienze di emigranti. In particolare Pascal D’Angelo, nato a Cauze, una frazione di Introdacqua, il 21 gennaio 1894 e sbarcato in America col padre il 20 aprile 1910. Anche lui sedicenne. Scriverà uno dei libri più interessanti e avvincenti, “Son of Italy”, sulla sua vita da “poeta del piccone e della pala”.

 

Francesco Durante, americanista e traduttore di John Fante, disgraziatamente scomparso di recente mentre lavorava alla pubblicazione presso le edizioni Carabba di Lanciano del libro “Camillo & Son”, intendeva proseguire il lancio di quella “bomba atomica” nel campo degli studi italo-americani, come ha sostenuto Robert Viscusi, presidente dell’associazione degli scrittori italo-americani. Un “cantiere aperto”, lo definiva lo stesso Durante, perché si trattava del “più rilevante fatto di tutta la nostra storia”, la storia di personaggi abruzzesi, anarchici e sfortunati, come Carlo Tresca, Umberto Postiglione, Virgilia D’Andrea e tanti altri.

 

Enrico Deaglio, nel libro appena uscito da Sellerio, dal titolo “La zia Irene e l’anarchico Tresca” ha cercato di descrivere, con spirito di grande attualità, la realtà americana del secolo scorso, tra i nodi inscindibili delle mafie e le manovre politiche comuniste e fasciste che provocarono l’assassinio di Tresca, l’11 gennaio 1943. Dalle testimonianze di vita dei protagonisti sembra emergere una certa “abruzzesità”, come “lo stigma di un popolo che non entrò mai nei libri paga della mafia” (Giacomo D’Angelo).

 

La linea anarchica è quella che caratterizza la persona e l’opera di Umberto Postiglione. Ideologia ed esperienza presentate nel libro di Edoardo Puglielli, “L’autoeducazione del maestro – Vita di Umberto Postiglione”, nella collana di studi storici dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea (D’Abruzzo, edizioni Menabò). Una panoramica storica estremamente vasta, articolata, minuziosa, con l’acribia di uno storico, attento ai numerosi documenti d’archivio e alle varie biografie, edite e inedite, del personaggio. Ne risulta un lavoro che coglie meravigliosamente l’uomo Postiglione, la sua fede politica, la sua azione di elevazione sociale, la sua dedizione alla lotta dei lavoratori per ottenere un salario dignitoso o per migliorare le condizioni d’un lavoro da schiavi.

 

Postiglione è stato una voce che gridava da ogni “pulpito”, alto o basso, per informare e stimolare gli ascoltatori ad aderire alle sue idee. Idee fondate sulla verità e sul benessere di tutti. Parlava in maniera sincera, emozionante. Il parlare franco, come la parresia degli antichi greci. Nella sua opera “Scritti sociali”, alla presentazione Venanzio Vallera scrive: “Postiglione possedeva una carica di vitalità al servizio dei lavoratori tutti, particolarmente di quelli emigrati per modificare, meglio per sovvertire il sistema di ingiustizia, di sfruttamento e di ignoranza cui erano costretti”. È presente nei più importanti scioperi realizzati nelle varie città americane: un elenco numerosissimo di città e un numero altrettanto numeroso di ascoltatori da raggiungere, migliaia e migliaia. Scrive su numerosi giornali e su riviste di stampo anarchico. La più famosa, “Cronaca sovversiva”. Durante la prima guerra mondiale, la rivista si schierò contro il ritorno degli italiani. Su 400.000 italiani che avrebbero dovuto rimpatriare, ne ripartirono 65.000. Circa il 15%. Il periodo della prima guerra mondiale fu il più critico e reazionario, a causa delle leggi contro i disertori. Numericamente la stragrande maggioranza optò per la diserzione, ma si rispose con la costrizione ad abbandonare gli Stati Uniti.

 

Umberto Postiglione lasciò gli Stati Uniti, dirigendosi prima in Messico e poi in varie nazioni del Sud America. Si reca in Bolivia, Paraguay, Uruguay. Poi in Nicaragua e Costa Rica, dove stabilisce una grande amicizia con un abruzzese, Ettore De Benedictis. Si avvicina e approfondisce la filosofia di Emerson. Il 7 ottobre 1919 torna in Italia. Era rimasto in America, tra Nord e Sud, nove anni. Un tempo che lo aveva segnato come emigrante e come combattente per una società a misura d’uomo. Di animo estremamente sensibile, stabilisce piena coerenza tra sentimento e ideologia, tra poesia ed esistenza.  Tornato in Italia fu subito costretto a prestare il servizio militare. Venne congedato il 1ᵒ aprile 1921.

 

La volontà di contribuire alla elevazione sociale e culturale del popolo resta il suo obiettivo, la sua missione. Era il tema della “coscientizzazione” delineato da Paulo Freire. Propone una “casa del popolo” a Raiano. Partecipa al primo concorso magistrale in Abruzzo e lo supera ottimamente. Ha la fortuna di incontrare un bravo provveditore agli studi, Giovanni Ferretti, giudicato da Piero Calamandrei come “il più giovane provveditore d’Italia”. Scriverà parole di stima e di ammirazione nei confronti di Postiglione, al quale ebbe l’onore di assegnare la prima classe della scuola elementare di San Demetrio nei Vestini, in provincia dell’Aquila. Scriveva poesie in dialetto raianese, apprezzate e recitate dai raianesi.

 

Nei primi giorni di marzo del 1924, da Rocca di Mezzo, sommersa dalla neve, dove si trovava con alcuni amici, cerca di tornare a piedi a L’Aquila. Nei giorni successivi partecipa ad una riunione di insegnanti a Barisciano e cerca di tornare a San Demetrio, nonostante un vento freddissimo. Giunto a casa, avverte i sintomi della polmonite, che in pochi giorni, il 28 marzo 1924, lo condurrà alla morte. In un brano, dal titolo “L’Abruzzo Nostro”, termina con queste parole: “Quando fatto grande, tornando di lontano, dalle vie del mondo, tu ti riavvicinerai a questa tua terra e vedrai apparire la Maiella, come un altare tagliato nell’azzurro, ornato a festa con le sue frange e con i suoi merletti di neve scintillanti al sole, ti sentirai battere il cuore e inumidire gli occhi, come se la voce del sangue ti chiamasse. E ti parrà di vedere tua madre”.