“ABRUZZESI A GORIZIA VISITANO LA MOSTRA DEL PITTORE LIN DELIJA VISSUTO A ANTRODOCO”

La biblioteca statale isontina di Gorizia un esempio nella promozione dell’arte

 

Foto di Livio Caruso.

 

Nel quadro delle attività culturali la Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, presieduta da Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, ha organizzato una gita culturale in Croazia, Slovenia e zone dell’Isonzo in occasione del centenario dell’impresa fiumana guidata dell’abruzzese Medaglia d’Oro al Valore Militare Gabriele d’Annunzio. In questa occasione gli abruzzesi, dopo avere visitato Ronchi dei Legionari, Trieste, Rijeka, kobarid, il carso, il Sacrario di Redipuglia e Monte Grisa per la preghiera ai caduti di tutte le guerre e su tutti i fronti, la delegazione, ha visitato a Gorizia la mostra inerente al pittore albanese Lin Delija che visse per molti anni ad Antrodoco nell’Abruzzo Ulteriore località questa dove ritrasse anche Santa Madre Teresa di Calcutta sua connazionale. In questa circostanza Sciullo della Rocca, è stato accolto dal Direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia Marco Menato, dai collaboratori Livio Caruso, Erica Putin e Isabella Macorig. Al termine della visita durata oltre due ore, nella sua breve allocuzione di saluto ai convenuti, ha espresso il suo ringraziamento per l’invito a Armando Nicoletti mecenate di questo grande artista di cui ne ha divulgato la conoscenza e donato opere a più Enti e Stati nel mondo, è seguito poi l’apprezzamento a Livio Caruso e Marianna Acerboni per l’impostazione della mostra, il coordinamento editoriale e la critica, rivolgendo altresì un vivo elogio al Direttore Menato per l’impostazione tecnica data al catalogo della mostra che ad oggi risulta essere il primo vero catalogo realizzato sulle opere del maestro Lin Delija nel quadro della biblioteconomia. La competenza tecnica dimostrata dagli addetti alla Biblioteca Statale Isontina, per approntamento e impostazione storico documentale la rende un autentico polo culturale anche per il compito educativo che svolge egregiamente  nel settore dell’arte.




“Gli Abruzzesi Trentino Alto Adige ricordano Grazia Masciarelli “la marinara“ della Terra d’Abruzzo

 

 

La Libera Associazione Abruzzesi del Trentino Alto Adige presieduta da Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, ha tenuto a Bolzano nello storico locale “Nuova Capri”, un incontro conviviale nel quale sono stati serviti ai soci convenuti gli “spaghetti alla Grazia” un piatto della cucina marinara abruzzese simile alla pietanza detta “allo scoglio”, ma decisamente più piccante e più ricca di ingredienti, in quanto prevede il peperoncino rosso fresco tagliato a pezzi, “lu diavulitte”, rigorosamente della Val Vibrata, l’aglio rosso di Sulmona, polpo, calamari, scampi, vongole, cozze, gamberoni, pomodori freschi e non la passata di pomodoro, prezzemolo fresco, pasta fatta a mano alla chitarra, olio di oliva dei colli e vino bianco Trebbiano per la preparazione d’insieme. Dopo la degustazione delle pietanze di mare, il presidente Sciullo della Rocca che ha trascorso numerosi anni della sua infanzia con “Grazia la marinara” nell’omonimo stabilimento balneare a Pescara, ne ha narrato una breve ricordo ai convenuti. “Grazia Masciarelli questo era il suo nome, viveva a Pescara nel suo stabilimento e per il suo mare, forte, energica, capelli corti, grembiule grigio o azzurro abbottonato sul davanti decisamente pratico, al mattino si alzava molto presto, viveva in due piccole stanze all’entrata dello stabilimento, un cucinino essenziale, un letto singolo un armadio modesto. Aveva più cani che le facevano compagnia, fumava rigorosamente sigari toscani nei suoi momenti di relax, mentre nelle giornate di sole si riparava sotto il salice davanti il suo ingresso intrattenendosi con turisti e bagnanti che curiosi per il suo modo di essere le rivolgevano varie domande. A sera con il mare calmo non mancava di farsi un giro a largo per pescare con la sua barca di legno che si chiamava “Silvana” raccontava che era il nome di una sua amica di gioventù di Montesilvano, che frequentava prima di dedicarsi completamente alla vita del mare, quando ancora faceva il manovale nell’edilizia, lavorando dove capitava anche nell’entro terra muovendosi sempre in bicicletta. Poi una vincita al gioco del lotto, qualche risparmio, un premio in denaro vinto battendo alcuni lottatori a Piazza Salotto, (quelli che un tempo giravano nelle piazze), da qui l’idea di realizzare uno stabilimento balneare. Ricca di spirito e di principi alla sera non mancava mai di partecipare le sue esperienze a quanti a vario titolo l’avvicinavano, raccontava del suo incontro con Gabriele D’Annunzio sulla spiaggia, scherzava con quanti erano incuriositi della sua sessualità, stante il nome da donna e le sembianze da uomo. Da ragazzo in quello stabilimento avevo una fidanzatina che si chiamava Silvana è quasi tutti i giorni andavamo a giocare ed a prendere il sole sul battello di Grazia ancorato nel mare a venti metri dalla spiaggia, lei vedendoci ci raccomandava di stare attenti e di non farci male. Speso alla sera per farci felici ci portava con lei a largo a pesca, singolare era il suo modo di remare, stando generalmente in piedi e nonostante l’età, la voga era decisamente energica e veloce. Anni felici questi, condivisi con Giancarlo, Silvana, Patrizia, Maria, Giustino e tanti altri con i quali ci siamo ritrovati anche negli anni dopo la morte di Grazia in suo ricordo, compresi gli incontri presso il Comune di Pescara con Giovanni Natale e vari addetti al settore cultura per rivedere la scultura in bronzo che la ricorda seduta su una gomena opera del Maestro Vicentino Michetti di Calascio, (realizzata nel 1958) ancora oggi custodita nella Sala del Consiglio Comunale a ricordo di una grande donna del mare, mentre nella sala da pranzo dello stabilimento di Grazia esiste una grande riproduzione fotografica di questa scultura. In un ultimo incontro con Grazia negli anni settanta, gli chiesi quale fosse il segreto della sua serenità e lei nella sua semplicità in dialetto pescarese, con un sorriso d’amicizia autentico mi disse: “uagliò, arcurdete, fa bene e scurdete e fa male e pinsice” umorismo o consegna per la vita, questo pensiero lo lasciamo nella sua genuinità al giudizio dei posteri a ricordo di una grande donna vissuta sul mare e con l’Adriatico negli occhi”. Al termine dell’incontro il presidente Sciullo della Rocca, ha espresso il suo apprezzamento ai cuochi per la realizzazione di questo singolare piatto della cucina abruzzese, ringraziando i soci Emanuele D’Aurelio, Carmine Sorvillo, Gianfranco Ravagnani, Giuseppe Longo, Franco Lesi, Umberto Vanzetta, Claudio Tessadri, Antonio Sanzovo, Francesco Paolo Fileccia, Gabriele Antinarella, Mario Timperio, e Renato Redi per avere collaborato all’organizzazione di questo incontro gastronomico e commemorativo.




Al Comune di Giulianova la visita istituzionale della dottoressa Rose Wardini, presidente associazione “Medisol International” e sorella del primo sindaco donna di Dakar

A Giulianova per sottoscrivere accordi di partenariato e cooperazione internazionale con l’associazione giuliese “Colibrì Onlus”

 

Rose Wardini, presidente associazione “Medisol International” e Ambra Di Pietro, Presidente dell’Associazione Colibrì

 

GIULIANOVA – Lunedì 25 marzo, ore 10, nella sala consigliare del Comune di Giulianova, la Commissione Pari Opportunità giuliese e il Commissario Straordinario Eugenio Soldà, riceveranno la visita istituzionale della dottoressa ginecologa senegalese Rose Wardini, presidente dell’associazione umanitaria “Medisol International” che si occupa dell’assistenza sanitaria alle donne senegalesi, ex assessore alla Sanità del Comune di Kaolack e sorella del primo sindaco donna di Dakar Soham El Wardini. Rose Wardini si trova a Giulianova per sottoscrivere accordi di partenariato cooperazione internazionale con l’associazione giuliese “Colibrì Onlus”di Ambra Di Pietro ed Egidio Casati, anch’essi presenti, lunedì all’incontro istituzionale al Comune di GiulianovaI giornalisti sono invitati a partecipare e potranno intervistare la dottoressa Wardini, grazie alla presenza dell’interprete Nada Majub. Alla dottoressa verrà consegnata una targa da parte delle componenti della Cpo e del Comune di Giulianova.




“La bandiera Svizzera al Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia“

L’emigrazione un grande legale culturale tra Pescocostanzo e la Svizzera

 

Bandiera Italia Svizzera Europa

 

 

Il Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia a Pescocostanzo d’Abruzzo, curato dalla Fondazione Mauriziana dal 1994, presieduta da Giuseppe Del Zoppo, è l’unico Sacrario in Italia dove congiuntamente al tricolore nazionale, sventola la bandiera Europea e la bandiera Svizzera. La sua presenza presso il Sacrario, rappresenta il legame culturale tra la Svizzera che custodisce le spoglie del Santo Martire Maurizio dal 381 d. c. e Pescocostanzo luogo di culto Mauriziano realizzato dai pescolani che furono emigranti in Svizzera. Da una recente ricerca effettuata da Sergio Paolo Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo nonché fondatore della Fondazione Mauriziana e del Sacrario Nazionale Mauriziano, durata ben due anni sono stati classificati 183 emigranti pescolani che dal 1948 ai nostri giorni hanno lasciato il paese di origine per un lavoro e un futuro migliore in Svizzera. Dunque un forte legame tra Pescocostanzo e la Svizzera in particolare con i cantoni di Zurigo e del Vallese. In questa circostanza giova ricordare che la Svizzera per la sua neutralità bellica era uno stato molto ben consolidato che aveva bisogno di manodopera da impiegare nelle industrie e nelle varie attività artigianali. Di norma gli uomini partivano da soli e dopo essersi ben stabiliti chiamavano le loro famiglie, le mogli spesso trovavano lavoro nell’industria leggera, mentre i figli potevano studiare, grazie alla fondazione di più istituti italiani. Emigranti questi che con il loro lavoro hanno contribuito anche ad un maggiore benessere della Svizzera, pur subendo in alcune occasioni maltrattamenti xenofobi. In Svizzera ancora oggi, risiedono molti pescolani che unitamente ad altri connazionali rendono numerosa ed al primo posto la comunità italiana seguita da quella degli emigranti tedeschi e portoghesi. Alla realizzazione di questo Albo degli Emigranti pescolani in Svizzera hanno contribuito, Franca Le Donne, Remo Casciato, Luigi Sciullo, Mauro Di Giovanni e Americo Di Pasquale. L’Albo sarà custodito a giusta memoria storica presso la segreteria della Fondazione Mauriziana, a disposizione di studiosi dell’emigrazione italiana nonchè per eventuali possibili e non prevedibili aggiornamenti. Il lavoro di questi uomini e la loro volontà realizzatrice in Svizzera è stata seguita anche spiritualmente dai missionari padre Filippo Meneghini, padre Aurelio Reboldi e da padre Albin Michelin membro della benemerita Congregazione Scalabriniana che da oltre un secolo segue gli emigranti italiani nel mondo supportandoli anche nelle loro varie problematiche tecnico-amministrative.

 Foto Arte Asmodeo Rennes -.




Teramo. ANGELICA VOLPI, UNA SINGER DAL MULTIFORME INGEGNO

 

La cantautrice abruzzese in questi giorni è a New York per concerti e registrazioni

Angelica Volpi

 

di Goffredo Palmerini

 

 

 

TERAMO – Angelica Volpi, un’abruzzese eclettica dal multiforme ingegno e con una tenacia che non conosce pause. La musica nelle vene sin da bambina, una passione senza confini, un talento che la porterà dove crede di arrivare. La persistenza è la sua fede e l’impegno il suo pane quotidiano. Cantautrice, una voce versatile e potente con un’ampia modulazione dei registri vocali, Angelica si trova in questi giorni a New York per alcuni concerti live, tanto per saggiare il pubblico americano, ma soprattutto per registrare presso i Cove City Sound Studios di Richie Cannata, il sassofonista di Billy Joel, dove hanno registrato artisti come Anastacia, Celine Dion, Mariah Carey, Jennifer Lopez, Marc Anthony, insomma alcune figure nel gotha della musica internazionale. Ogni tanto per Angelica c’è una puntata nella Grande Mela, tanto per prendere confidenza con un pubblico esigente e sofisticato come quello americano. Come pure per qualche intervista per il pubblico radiofonico, come di recente quella data a ICN Radio, emittente del network America Oggi, il quotidiano italiano più diffuso negli Stati Uniti d’America. Negli States Angelica ha già inciso per la colonna sonora di una serie televisiva di prossima uscita sugli schermi.

Angelica Volpi

 

In arte semplicemente “Angelica” (www.angelicavolpi.it), vive a Teramo ma è nata il 21 luglio 1987 a Bisenti, borgo ad una trentina di chilometri dal capoluogo. Studi seguiti con impegno, maturità classica presso il liceo di Teramo, si è poi iscritta a Giurisprudenza nell’ateneo teramano. Sin da bambina è stata affascinata dal mondo della musica e dello spettacolo, cantando e recitando. A 14 anni ha iniziato a studiare canto moderno a Teramo e a 16 ha tenuto il suo primo concerto. Reduce da un’infanzia difficile e da due fallimenti sentimentali consecutivi, sta crescendo le sue figlie da mamma single. La prima bambina le arriva quando ha solo 18 anni, durante il liceo, la seconda quando ne ha 22. Racconta con turbamento e sofferenza d’aver subito abusi, d’essere stata sul punto di perdere la vita. Ne è uscita grazie al coraggio, all’amore per le sue bambine, al desiderio di realizzare i suoi sogni.

Angelica Volpi

 

Con un’esperienza così dolorosa, che le ha segnato profondamente la vita, oggi Angelica è fortemente impegnata contro ogni violenza sulle donne e contro la pedofilia, portando la sua testimonianza come messaggio autentico di speranza e di sensibilizzazione in giro per l’Italia, in occasione di convegni su tali tematiche o come ospite di programmi televisivi di emittenti nazionali e satellitari. Nella sua città ha promosso e organizzato un evento sul tema della violenza invitando il Ministro della Giustizia, per rompere il silenzio e chiedere personalmente un aiuto concreto dalle istituzioni. Per il suo impegno sociale contro la violenza sulle donne Angelica Volpi ha ricevuto dall’Associazione culturale Teramo Nostra, l’8 marzo 2018, il “Premio Anna Pepe”.

Angelica Volpi

 

Tornando alle esperienze artistiche, Angelica ha iniziato la sua avventura nella musica con tournée nelle piazze e nei teatri d’Italia, come cantante e supporter di artisti famosi – Emanuela Aureli, Gabriele Cirilli ed altri -, passando anche per la collaborazione come corista nell’album del noto tenore Luca Canonici. Ma dal 2016 ha iniziato un’importante collaborazione con il compositore e produttore artistico Vincenzo Irelli e con il produttore discografico Leopoldo Lombardi. L’anno scorso, in aprile, è infatti uscito il suo primo inedito “Cemento armato”, un brano autobiografico di denuncia e d’amore, di lotta e di rivincita contro le avversità della vita, nel quale la dance diventa il vestito di atmosfere sonore di forte intensità scenica e musicale. Del brano Angelica è co-autrice del testo. Con “Cemento armato” è stata protagonista in trasmissioni radiofoniche e il brano è andato in programmazione su molte Radio italiane.

Angelica Volpi

 

Questo primo inedito autobiografico le è valso anche la partecipazione e l’approdo tra i 5 finalisti del Premio “Peppino Impastato, Targa 100 Passi”. Nell’agosto dello scorso anno è uscito il suo secondo inedito “La fede al cuore”, con il quale il 29 settembre 2018 ha partecipato e vinto il Premio internazionale Spoleto Art Festival Letteratura 2018, conferito per la qualità dei testi dei suoi brani inediti. In questo mese di febbraio è uscito infine il terzo inedito “Lacrime”. Angelica si è esibita in concerti dal vivo, in Italia e ma anche all’estero, in Austria e Slovenia, con lusinghieri apprezzamenti. Qualche giorno prima che partisse per gli States l’abbiamo sentita, ponendole qualche domanda cui ha risposto assai volentieri.

 

Angelica, come è nata sin dall’infanzia la tua passione per la musica?

 

Credo che sia nata con me o meglio che sia una passione innata, poiché appena ho iniziato a pronunciare le prime parole ho subito chiesto un microfono ed una radiolina per poter cantare. Mio padre è batterista e forse anche per questo la musica ed il ritmo mi scorrevano già nelle vene!

 

Quale forza interiore ti ha consentito di superare gli abusi che hai subìto?

 

L’amore, per la vita, per la musica e per le mie figlie e poi l’ottimismo. Mi sono sempre sintonizzata positivamente con la vita, anche nel dolore. Ho creduto che dovevo farcela per realizzare i miei sogni, perché voglio credere che si realizzino prima o poi. Ora che il peggio è passato mi aspetto il meglio dal mio futuro! Mi sento fortunata per essere riuscita a resistere alle difficoltà ed essere ancora qui per poter diventare ogni giorno una donna una madre e una cantante migliore. Non è facile uscirne ma è possibile. E io vorrei poterlo dire ad ogni persona che sta avendo un vissuto simile a quello che ho avuto io.

 

Hai una vita intensa, tra impegni di famiglia, la tua professione come cantante, la vita culturale e sociale, infine i tuoi studi universitari. Come riesci a coordinare una vita così intensa con esiti così soddisfacenti?

 

Non saprei dire come faccio, ma so che ho bisogno di farlo ed è tutto così naturale per me. Gli esiti non sono mai prevedibili. Ciò che conta è metterci il cuore e tutto l’impegno possibile. Probabilmente sento il bisogno di riscattarmi con la vita, con la quale mi sento in credito, e cerco di dimostrarle il mio impegno! Ho tanta voglia di crescere e costruire.

 

Da qualche tempo frequenti gli Stati Uniti, anzi New York, che è città culturale internazionale per antonomasia. Come trovi l’ambiente americano e la sua attenzione verso un’artista italiana come te, con un nome ancora non affermato?

 

Mi piace molto l’ambiente americano, lo trovo molto serio e professionale. Mi sento particolarmente riconosciuta ad apprezzata come artista, e non mi sento sola nel rincorrere i miei obiettivi. Cantare dal vivo a New York è una emozione unica che mi ha motivata tantissimo. La mia manager statunitense, Karen Ross, mi ha sostenuto molto e mi ritengo fortunata ad averla incontrata. Per me è un importante punto di riferimento.

 

Che esperienza riporti dall’America?

 

Certamente positiva. Sto prendendo sempre più familiarità con la lingua e con le abitudini statunitensi. Credo di essermi innamorata dell’America, perché mi fa sentire libera.

 

Canto e musica a parte, Angelica ha collezionato uno straordinario ventaglio di esperienze come inviata televisiva, indossatrice, presentatrice di eventi – concorsi nazionali di bellezza, concerti, eventi sportivi – ed anche alcune iniziative in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri. Decisiva è stata l’esperienza di conduttrice in diretta del telegiornale per l’emittente televisiva Vera Tv, che trasmette in Abruzzo e nelle Marche. Tra le altre esperienze, è stata testimonial in uno spot pubblicitario di un’azienda di prodotti per dermocosmesi femminile, andato in onda per un certo periodo su una rete televisiva nazionale. Ha inoltre collaborato come speaker in una radio locale e in manifestazioni pubbliche, affiancando personaggi televisivi della Rai.

 

Moderatrice in presentazioni di libri di scrittori e poeti, Angelica Volpi è anche attrice in alcuni cortometraggi e componente di giuria in diversi concorsi canori. Prossima, infine, la realizzazione del primo album di inediti che, oltre ai brani già pubblicati, comprenderà altre sue canzoni delle quali è sempre autrice o co-autrice del testo. Insomma, Angelica è artista eclettica, una fucina d’idee, d’impegni professionali, di generosa dedizione a iniziative sociali di rilevante significato, proprio per la diretta testimonianza di cui è portatrice. Non c’è che da augurarle ogni bene e ogni meritato successo, per la sua passione indomita e per il talento artistico.

 

https://www.youtube.com/watch?v=XgDHhKt8IFc

https://www.youtube.com/watch?v=ha_28Fr125I

https://www.youtube.com/watch?v=WOeJ7ZiDOec




Giulianova. “Ero gracile: la rivincita delle B12”, ultimo libro autobiografico del giuliese Dom Serafini

Da un articolo serio su America Oggi è nato un libro divertente

 

 

“Dieta? Ero gracile: la rivincita delle B12 con i ricordi dell’infanzia” venne pubblicato originalmente su Oggi7, l’inserto domenicale di America Oggi dell’8 luglio 2018. Dopo una gestazione di sette mesi, ne nasce un libro su suggerimento dei lettori del quotidiano, che sulla pagina Facebook dell’autore Dom Serafini richiesero di espandere l’articolo.

Copertina libro di Dom Serafini della Artemia Nova Editrice di Mosciano Sant’Angelo

E così è nato “Ero Gracile: La rivincita della B12. I ricordi di un’epoca strana e divertente, che sembra lontana” del direttore di VideoAge e collaboratore di America Oggi da New York City, Dom Serafini, pubblicato da Artemia Nova Editrice di Mosciano (Teramo).

Geremia Mancini e Dom Serafini
Geremia Mancini e Dom Serafini FOTO ARCHIVIO

Il libro tratta argomenti di vita quotidiana degli anni 60, alcuni da molti dimenticati e alcuni ancora attuali, come l’emigrazione, l’emergenza rifiuti e ciò che si è perso e/o guadagnato negli anni. Inoltre, traccia un filo di collegamento tra l’Abruzzo, Milano e l’America. Il libro di per sé è piacevole e per alzare il livello ricreativo fa uso di aforismi pungenti e divertenti ogni qualvolta la narrativa rallenta.

Per descriverlo basta riprodurre la sinossi che é sulla seconda di copertina: “Questo libro è indirizzato a tre generazioni: quella cresciuta negli anni 60, quella dei loro figli e quella dei loro nipoti. I primi ricorderanno con simpatia un periodo per cui il tempo ha trasformato i drammi in commedie; i secondi capiranno perché i loro genitori sono così “strani”, e i terzi scopriranno come si riesce ad essere magri.

Gli anni 60 sono il periodo del miracolo economico italiano, ma chi lo ha vissuto non se n’è accorto, gliel’hanno detto dopo. Era il periodo a cavallo tra rimarginare le ferite della guerra e gli anni di piombo.

Il filo conduttore del libro è come risolvere il problema della gracilità giovanile dell’autore, causa di molti problemi esistenziali. Poi ci sono le sotto-trame, come l’ossessione per l’America (ora rinnovata nei nipoti), la rassegna di una vita quotidiana oggi quasi dimenticata, un sistema scolastico antiquato ma funzionante nella sua sgangheratezza, e naturalmente l’importanza della cucina come fulcro famigliare, prima che questo si spostasse in salotto.

Era un periodo essenzialmente semplice, quando gli americani ed i russi si prendevano a botte senza farsi male e le gare si facevano nello spazio per la conquista della luna. Era un periodo così semplice che oggi si fatica a ricordare come si potesse vivere senza dover fare la raccolta differenziata, senza piste ciclabili e i supermercati negli aereoporti”.

L’autore, Dom (Domenico) Serafini, abruzzese di Giulianova dove è nato nel 1949, emigrato nel 1968 negli States, ha scritto otto libri, di cui due digitali, tutti noiosi. Solo uno simpatico, questo. I libri noiosi hanno quasi tutti a che fare con la televisione, tra questi “La TV via Internet” del 1999. Il libro simpatico è autobiografico e descrive un’epoca quasi a dimostrare come il tempo trasformi i drammi in commedie.

Tra i vari giornali e riviste con cui Serafini ha collaborato compaiono: Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera e il Corriere Adriatico. Oggi si cimenta in veste di tuttologo per America Oggi e Affari Italiani e in una rubrica domenicale sul dorso Abruzzo de Il Messaggero.

Serafini è stato anche per tre volte candidato al Parlamento con il voto degli italiani all’estero (una volta con un partito da lui fondato), ma gli elettori non l’hanno trovato abbastanza simpatico, come invece l’altro abruzzese eletto all’estero, l’ex senatore Antonio Razzi.

Per campare dirige a New York VideoAge, mensile da lui fondato nel 1981 e che, a sua insaputa, è diventata la principale rivista di Hollywood per la produzione e vendita di contenuti televisivi. Superando tante difficoltá, nel 1983 ha anche fondato VideoAge Daily, un quotidiano fieristico che gli ha permesso poi di capire perché nessuno l’avesse fatto prima di lui. Sempre nel 1983 si è permesso di cambiare nome all’evento gioiello degli studios di Hollywood, da May Screenings a L.A. Screenings, la loro fiera principale. Nome prima contrastato, poi accettato con entusiasmo.

Per rilassarsi vorrebbe fare un lavoro utile: il contadino, ma per mancanza di sole fa invece il giardiniere nel suo giardinetto di città e invece dei pomodori deve far crescere piante verdi, le felci in particolare. Tra i premi ricevuti vi è una denuncia per diffamazione da parte dell’aereoporto di Milano Malpensa per aver criticato in un suo articolo il fatto che lo scalo non avesse prese elettriche per ricaricare laptop e telefoni.

 

 




I giovani emigrano: tutelarli all’estero, creare occupazione per farli tornare

 

di Rino Giuliani

Girotondo intorno al mondo. Foto Archivio

I più recenti dati sulla situazione economica del paese dal punto di vista produttivo e delle esportazioni e quelli sull’andamento del mercato del lavoro italiano non sembrano lasciare molto spazio ai giovani che, emigrati all’estero, vorrebbero oggi tornare per lavorare e vivere nel proprio paese. D’altro canto le recentissime scelte del governo in tema di occupazione, legate al reddito di cittadinanza lasciano non pochi dubbi anche sulla possibilità a breve di dare risposte per i giovani inoccupati che non hanno lasciato l’Italia. .Contestualmente, a tutto campo, vi è la questione di come il governo intenda affrontare la questione delle centinaia di migliaia di giovani italiani, laureati e non, che sono emigrati all’estero per sfuggire alla inoccupazione e alla precarietà dei rapporti di lavoro e che trovano nei paesi di accoglienza più spesso lavori a bassa contenuto professionale, precarietà non solo determinata dai diseguali rapporti con gli imprenditori ma anche da normative che sfavoriscono i giovani immigrati anche in tema di diritti welfaristici.

Il fenomeno dei giovani “in movimento” alla ricerca del meglio nell’area Schenghen, i “cervelli in fuga” testimonianza di un ascensore sociale ad alta velocità per pochi bravi e fortunati, i giovani di “Erasmus plus”, sono una parte limitata di un fenomeno che nella fase attuale della globalizzazione e della rincorsa in atto alle chiusure nazionali e nazionalistiche, del “prima noi e poi gli altri” è rappresentato da tantissimi altri giovani di una emigrazione ”proletaria” che ha tratti e contorni simili a quella che li ha preceduti negli anni. Come dare tutele a questi italiani fuori dalla madrepatria che verosimilmente non torneranno presto in Italia è la domanda oggi senza sufficienti risposte. E’ questo un nodo che seguita ad aggrovigliarsi pur rappresentando una assoluta priorità della quale il governo non si fa carico.

Fra il 2006 e il 2016 sono stati quasi due milioni i nostri connazionali usciti per costruire il proprio futuro altrove. Giovani che all’interno dei confini nazionali si sono formati ma che poi sono stati costretti a emigrare per trovare una occupazione in linea con le loro aspirazioni. Una perdita secca per l’Italia e un vantaggio per i paesi di accoglienza (che sono soprattutto Germania, Regno Unito e Francia). L’obiettivo di far tornare i giovani in Italia resi anche più competitivi dopo un periodo all’estero nel quale, almeno alcuni, (quelli laureati e fortunati si sono potuti costruire una utile rete professionale internazionale) può essere perseguito se il sistema produttivo, di beni e servizi riprende a espandersi, se si allarga anzichè ridursi, cosa che sta avvenendo anche in questi primi mesi del 2019.

Questo obiettivo impegnativo deve essere assunto in primo luogo a livello nazionale dai protagonisti interessati, istituzioni, rappresentanze imprenditoriali e organizzazioni sindacali. Serve una proposta ed una programmazione ma anche vi è bisogno di un contesto favorevole in cui il paese sia messo in condizioni di crescere. Non si vedono a breve i segni di una volontà di tal genere né le forze politiche concentrate su prossimo voto europeo mostrano di prendersi in carico convintamente tale ragionevole obiettivo. Dalla legge 238 a altri successivi provvedimenti di legge sono stati dati bonus fiscali (crescenti) per avviare un processo di ritorno dei giovani. Il ruolo delle Regioni è stato ampio e diretto.

Negli ultimi 5 anni in specie si è provato a dare il via a borse di rientro, variamente denominate per finanziare proposte e progetti che potessero favorire il ritorno in patria, nella propria regione (ma anche di ritorno da altre regioni italiane) dei giovani lavoratori più qualificati con particolare attenzione ai giovani laureati e diplomati. E’ il caso di “torno subito” della R Lazio (4 volte riproposto dal 2014 al 2018), che ha finanziato attività di formazione fuori regione dedicata a laureandi o dottorandi che, arricchito il proprio curriculum con esperienze nuove, fossero intenzionati a mettere a frutto la loro esperienza ritornando nel territorio regionale. La decisione sul piano nazionale (quale quella presa con la legge di bilancio del 2017) di dare agevolazioni fiscali a chi, molto qualificato, riporta la propria residenza in Italia è un dato significativo ma non risolutivo del problema aperto.

Per i più la spinta a rientrare non è data soltanto da queste forme di agevolazioni o dai contributi a fondo perduto. Occorrono maggiori certezze che solo un quadro di ripresa del paese è in grado di determinare. Sarebbe interessante avere un bilancio comparato di tutte le esperienze regionali finanziate a tal fine per valutarne con i risultati le criticità spesso dichiarate o denunciate. La vera sfida tuttavia è che il governo sia in grado di promuovere un mercato del lavoro che funzioni con trasparenza e che sia aperto a tutti, con le stesse regole di accesso per chi è italiano e per chi italiano non è e che lo stesso prenda misure adeguate per dare slancio all’occupazione. Su questo punto i partiti di governo sono conviti di aver trovato la soluzione che non immediata arriverà con il tempo mentre le opposizioni al governo restano convinte della totale inefficacia della manovra finanziaria fatta rispetto al fine di far crescere l’occupazione.

Di certo i prossimi mesi di un paese in recessione non vedranno nuova occupazione. Oltre all’impegno delle istituzioni, che oggi è solo annunciato, serve anche un mutamento della qualità della domanda di lavoro da parte delle imprese, e condizioni più favorevoli per i giovani intenzionati a fare impresa. E’ il tema della innovazione e degli investimenti in innovazione. Quando una grande struttura territoriale della Confindustria critica fortemente il governo, quando quella emiliano- romagnola decide di manifestare contro il governo (cosa fatta da CGIL CISL UIL il 9 febbraio scorso ponendo al centro sviluppo e occupazione) significa che nel rapporto una volta fisiologico della ricerca di una intesa fra parti sociali e istituzioni qualcosa non funziona. Il che però è anche un indicatore dello stato di salute della democrazia.

Rino Giuliani – Portavoce FAIM

 




“ARCOLAIO D’ARGENTO – DONNE D’ABRUZZO” 2019

 

Sabato 2 marzo, ore 10.30, presso la sala “Figlia di Iorio” della Provincia di Pescara si terrà la 14° edizione del Premio “Arcolaio d’argento – Donne d’Abruzzo”. Il riconoscimento va, di anno in anno, a Donne abruzzesi distintesi nei più svariati campi. Nel 2006 la prima premiata fu l’Onorevole Filomena “Memena” Delli Castelli. Quest’anno il Premio andrà a :

Federica Di Nicolantonio – scienziata;

Giulia Basel – direttrice artistica e fondatrice del “Florian Metateatro” ;

Maria Teresa Giusti – scrittrice;

Romina Remigio – photoreporter;

Cristina Tiberio – enologa e produttrice di vino;

Angela Trentini – giornalista Rai;




“Cena Sociale con tavolata record per gli Abruzzesi Trentino Alto Adige“ Con prodotti e sapori della Terra d’Abruzzo

 

La Libera Associazione Abruzzesi del Trentino Alto Adige presieduta da Sergio Paolo Sciullo della Rocca, Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, ha tenuto a Bolzano nello storico locale “Nuova Capri”, la tradizionale cena sociale con una tavolata record che ha visto la partecipazione di numerosi soci provenienti da Trento, Rovereto, Riva del Garda, Merano, Bolzano, Monguelfo e Bressanone.

Foto Arte Asmodeo Rennes

L’appuntamento gastronomico è stato impreziosito dal pesce dell’Adriatico proveniente dai trabocchi di Rocca San Giovanni, e dal pregiato vino bianco Montonico, proveniente da Bisenti, località famosa per avere dato i natali al Prefetto della Giudea Ponzio Pilato. Giova ricordare che il trabocco, è una macchina da pesca su palafitta e si trovano essenzialmente lungo la costa Adriatica abruzzese. Al termine della cena sociale il presidente Sciullo della Rocca, ha elogiato i cuochi per l’abile maestria dimostrata e ringraziato i soci Carmine Sorvillo, Vittorio Ambrosini, Jonne Racanè, Francesco Paolo Fileccia, Mauro Ponzi, Gabriele Antinarella e Enzo D’Alonzo per aver curato l’organizzazione di questo importante incontro annuale al quale ha partecipato come ospite d’onore Mario Timperio già Sindaco di Santa Eufemia a Maiella.




“ABRUZZESI IN TRASFERTA A GOZO“

Incontro sulle tradizioni e devozioni per Sant’Antonio Abate

La chiesa di Xaghra un punto di riferimento devozionale nel Mediterraneo

 

 

Foto Arte Asmodeo Rennes.

Foto Arte Asmodeo Rennes.

Nel quadro delle attività culturali, alcuni soci della Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, guidati dal presidente Sergio Paolo Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo si sono recati in trasferta a Xaghra presso l’isola di Gozo della Repubblica di Malta per visitare l’antica Chiesa di Sant’Antonio Abate luogo di culto e di preghiera già dal XIV secolo, nonché per uno scambio informativo reciproco sulle tradizioni devozionali inerenti al Santo. All’incontro hanno preso parte il canonico monsignore Antonio Refalo della Cattedrale di Santa Maria Assunta di Rabat, il parroco Don Carmelo Refalo, il rettore della chiesa Don Michele Galea, l’esperto di storia patria Noel Camilleri e il segretario generale dell’Accademia Culturale San Venceslao di Bolzano Franco Leasi. Il presidente Sciullo della Rocca, nel suo intervento ha ricordato che questo luogo di culto venne eretto a sede parrocchiale dal Vescovo abruzzese Davide Cocco Palmeri che sin da bambino venne educato a questa devozione da sua madre nella chiesa del castello di Pescocostanzo suo paese di origine e che a Gozo poi volle meglio evidenziare trattandosi di un Santo della chiesa primitiva, venerato in Abruzzo dagli eremiti del Morrone e della Maiella che ne seguirono la regola di vita monastica in luoghi impervi ed isolati secondo il modello della Tebaide. Ha inoltre partecipato che da numerosi anni viene effettuato dagli abruzzesi e da molti pellegrini un cammino di fede nei luoghi di preghiera realizzati dal Vescovo Davide, auspicando anche che a Xaghara, l’amministrazione comunale vorrà presto prendere in esame di dedicare una via cittadina a giusta memoria, all’illustre prelato che ebbe molta attenzione per questo luogo e per la sua gente. A questo intervento, è seguito quello di Mons. Antonio Refalo strettamente religioso inerente alla vita di S. Antonio il Grande, alla sua regola monastica ed alla sua efficacia nella vita cenobitica, come alla sua rispondenza educativa nel nostro tempo. Mentre il parroco Don Carmelo ha partecipato la fervente devozione e la frequentazione giornaliera della popolazione locale a questa chiesa che rappresenta una vera clinica dello spirito. Noel Camilleri ha poi presentato il valore del luogo noto un tempo come “tal-Quacca”, ricordando la figura del primo parroco Don Bernard Formosa, il periodo della peste, i vari significati della pala dell’altare che mostra il Santo in preghiera in una grotta, opera di Salvatore Bondi e i successivi lavori di ampliamento e di miglioramento della struttura. Mentre il rettore Don Michele Galea ha spiegato come viene effettuata la solennità di Sant’Antonio che si celebra qui nel mese di gennaio e che include la benedizione di tutti gli animali domestici. L’incontro è terminato con la consegna della sintesi storico-fotografica delle testimonianze del luogo al presidente visitante, con l’impegno comune di sempre nuove e maggiori sinergie per la promozione spirituale di questo grande santo che facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri ritirandosi nel deserto della Tebaide in Egitto. Molti furono poi i suoi discepoli tanto da meritare l’appellativo di “padre dei monaci”.