TORONTO E MONTORIO AL VOMANO PIU’ VICINE I TRENT’ANNI DELLA COMUNITA’ MONTORIESE AL VOMANO CLUB

 

di Pietro Serrani

Gli italiani, si sa, sono dappertutto. A Toronto, la metropoli più grande del Canada, ci sono addirittura ben due zone “italiane”: Little Italy su College Street, dove i nostri connazionali si insediarono nella prima metà del Novecento dello scorso secolo, e Corso Italia su Saint Clair Avenue West, sviluppatosi più tardi. Si dice anche che Toronto sia la seconda città, dopo Pescara, più “abruzzese” del mondo. Difatti su circa cinquecentomila abitanti, di origine italiana, ottantamila sono oriundi abruzzesi.

Il sindaco Pellanera è il 1° da destra, Emidio Cicconi (più volte presidente del Club) è il 3° (C) giulianovanews.it

Anche il grande Ennio Flaiano (Pescara 1910 – Roma 1972), che non ha bisogno di alcuna presentazione, nel 1971, si occupò di questo enorme e variegato fenomeno sociale, realizzando un interessante documentario dal titolo Oceano Canada, dove si parlava anche degli abruzzesi di Montreal e Toronto (splendida l’esibizione del Coro Famiglia Abruzzese, nell’interpretazione di Vola vola vola, il nostro inno regionale).

Comunità Montorioese al Vomano Club

Nella capitale dell’Ontario, i nostri corregionali hanno dato vita a molte associazioni, attraverso le quali mantengono saldo e vivo il legame con la propria terra d’origine e con le loro tradizioni. Tra queste c’è anche la Comunità Montoriese al Vomano Club, inaugurata trent’anni fa, nell’ottobre del 1987 dall’indimenticabile – ideatore e promotore – Sandro Pellanera (1941 – 1989), sindaco di Montorio al Vomano dal 1982 al 1989, prematuramente scomparso, il quale si era recato più volte oltreoceano per stare in mezzo ai suoi montoriesi-torontoniani. Fu lui, infatti, che dopo aver constatato la presenza di circa cinquecento famiglie oriunde montoriesi, sparsi nella vasta area metropolitana della città più multiculturale del mondo, suggerì di costituire un circolo o un club che portasse il nome della loro cittadina teramana. Nel novembre del 1996 fu la volta di Ugo Nori (sindaco dal 1995 al 2004) che, invitato dallo stesso club, intraprese lo stesso viaggio del suo predecessore, nel corso del quale avviò i primi contatti con i dirigenti della Consumer Glass, all’epoca colosso canadese nella produzione delle bottiglie in vetro, per far ripartire quella che oggi è diventata la Ardagh Group Italy Srl (azienda irlandese) ed opera nella zona industriale di Montorio, offrendo lavoro a circa un centinaio di dipendenti, escluso l’indotto.

La Comunità Montoriese al Vomano Club, dicevamo, è situata nel distretto di North York, è ben strutturata ed ha una sede propria, autonoma e funzionale, al 2899 di Steeles Avenue West  #31 – Ontario M3J 3A1 e anni addietro fu visitata, per una serie di interviste, anche da Lia Giancristofaro, nota ricercatrice, docente di Antropologia Culturale, Antropologia Sociale e Antropologia Interculturale presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Chieti, nonché autrice di autorevoli studi sul folklore e sull’emigrazione abruzzese ed attuale direttrice della Rivista Abruzzese, rassegna trimestrale di cultura, edita a Lanciano.

Durante l’intero arco dell’anno, i nostri “paesani” canadesi organizzano varie attività: corsi di lingua e cultura italiana per le nuove generazioni; momenti ricreativi con le tante festività annuali (Carnevale, Festa della Mamma, San Martino ecc. ecc.); gare sportive di calcio, golf e tiro al piattello. Insomma, questo Club è il punto d’incontro e di riferimento per i tanti conterranei e per i loro figli che si sono stabiliti a Toronto e dintorni: Brampton, Missisauga, Richmond Hill, Vaughan… (a proposito, il sindaco di quest’ultima cittadina è Maurizio Bevilacqua, ex ministro federale, abruzzese nato a Sulmona cinquantasette anni fa) ed è una tappa “obbligata” per gli abitanti della cittadina teramana e non, che partono per il Paese delle Giubbe Rosse ed hanno intenzione di soggiornare a Toronto. Il sottoscritto ne sa qualcosa, essendoci stato per ben due volte. Si ha la sensazione di essersi allontanati di poco da Montorio al Vomano.

Pietro Serrani

Pubblicato sul quotidiano teramano “La Città” del 1° Ottobre 2017




New York. Non dimentichiamo di essere abruzzesi

Cerchiamo di ricordare,anzi di non dimenticare chi siamo noi abruzzesi “forti e gentili”. Uomini di montagna e di mare. Forse

un po’ chiusi ma sempre pronti ad aiutare chi ha bisogno. Terra di Rocky Marciano e Dean Martin,di Gabriele d’Annunzio
e Benedetto Croce. E scusate se e’poco.
Dalle montagne al mare panorami bellissimi. Tre parchi nazionali,trenta riserve naturali. Lungo le coste fresche pinete e
spiagge di sabbia dorata. Riserve marine di Cerrano e Punta Aderci.. Settecento cinquanta hotel di grande stile pronti ad accogliere
visitatori da ogni parte del mondo.Carnevale estivo a Alba Adriatrica. Parco acquatico a Tortoreto Lido.

I giornalisti, Lino e Benny Manocchia 31 maggio del 1964

In Abruzzo non avrete mai “fame”,nel senso che l’invito della cucina e’ sempre presente. Una cucina seria,domestica,forse
ineguagliabile. Preferite il pesce? Il brodetto preparato a Giulianova e’ finito in alcuni film hollywoodiani L’amatriciana inizio’
come pasto dei poveri,negli anni e’ diventato un piatto che “non lascia dubbi” sulla bonta’ della cucina di quella regione piccola
ma tosta.,come scrisse Hemingway.  E le mazzarelle? E i maccheroni alla chitarra? Be;qui occorre sostare un attimo perche’ li maccaruni alla chitarre fanno impazzire gli americani che hanno avuto la fortuna di sostare da noi e mangiare piattoni di  quel
pasto paradisiaco.
Quindi cerchiamo  di ricordare chi siamo e che cosa offriamo al resto del mondo. E a chi non piace la nostra regione.siamo
costretti a  dire: fate le  valige e lasciate pure la nostra terra benedetta.

L’ultima fatica editoriale di Benny Manocchia, Cronache Americane




Terminata la seconda edizione del Rostaland 2017 organizzato da Abrussels, abruzzesi a Bruxelles.

“Il cuore degli abruzzesi a Bruxelles e di tutti coloro che apprezzano la nostra Regione è più generoso e grande di coloro che hanno devastato con gli incendi dolosi il nostro territorio”. Il Presidente di Abrussels (associazione degli abruzzesi a Bruxelles), Claudio Vernarelli è soddisfatto del ricavato ottenuto con la seconda edizione della festa degli arrosticini (Rostaland) tenutasi nella capitale belga il 9 settembre.

partecipanti italiani e belgi

“La partecipazione significativa, nonostante l’immancabile pioggia, ci ha permesso – continua Claudio Vernarelli – di raccogliere una certa somma da destinare a dei progetti di protezione e rispetto dell’ambiente che esamineremo con attenzione e che è possibile ancora inviarci alla seguente email: abrusselssasbl@gmail.com. Siamo una comunità entusiasta che si ritrova intorno a degli obiettivi comuni, ad una cultura che ci appartiene è che fa da leitmotiv ai nostri progetti”.

All’iniziativa, che rientra in una serie di attività che Abrussels ha in cantiere per i prossimi mesi a Bruxelles, oltre ai 150 partecipanti, erano presenti anche la Presidente dell’associazione degli umbri, Francesca Cionco e il Presidente dell’associazione dei marchigiani, Innocenzo Gemma. “Queste tre regioni- conclude Vernarelli- , insieme al Lazio sono state duramente colpite da eventi naturali e criminali assai gravi negli ultimi anni e noi vogliamo dimostrare con i fatti, che siamo vicini ai nostri corregionali non solo con il pensiero ma anche con azioni concrete”.




New York. Degli italiani in america devi accettare tutto, buoni e cattivi.

Una e.mail da Roseto,non il paese in Abruzzo ma  Roseto in Pennsylvania,popolazione di 1600 anime.

cronache-americane-
Benny manocchia

La signora Giovanna de Santis ha letto il mio libro in ebook e si congratula per il mio appproccio nei confronti degli
italiani in America. Poi ricorda i problemi affrontati dagli italiani in questa nazione per la  solita mafia. Ma,gentile Giovanna,

la mafia non e’ tutto. Nel senso che gli italiani giunti qui dalla fine del 1800.hanno offerto un modo di pensare e di vivere sostanzialmente diverso dal resto degli americani. Un esempio? Il vacillare tra volubile romanticismo e il cocciuto

benny a casa di franco manocchia

 

pragmatismo. Tuttavia nessuno potra’ negare che gli italiani in America si sono imposti poggiando i piedi su due solide basi:lavoro e famiglia.Guai a credere altrimenti. Eppoi la forza mentale e fisica di personaggi come Fiorello La Guardia e Mario Cuomo,
Rodolfo Valentino e Frank Sinatra senza dimenticare A.P.Giannini,fondatore della Bank of America,per molti anni la numero uno in questa nazione. Non parliamo poi del cinema,dove De Niro e.Pacino hanno superato ogni aspettativa diventando lentamente i piu’rinomati,attori di questa nazione.In poche parole,noi ialiani siamo amati e odiati. Forse piu’ il primo che il secondo…
Come sento ripetere spesso a Brooklyn:devi accettare il buono e il cattivo.,the good and the bad.!
Benny Manocchia



L’Aquila. Presentazione del libro “Prigioniero del Blu” di Francesco Fagnani. La vera storia del reduce Giovanni Capanna

L’Aquila. Presentazione del volume PRIGIONIERO DEL BLU, del nostro vice presidente Francesco Fagnani, basato sulle memorie del reduce Giovanni Capanna.

Servizio sulla prima presentazione

La manifestazione, alla presenza delle autorità civili e militari, si terrà alle 17,00 in L’Aquila presso la Caserma del 9° Rgt. Alpini “Pasquali” in L’Aquila, già sede del 33° artiglieria Acqui.

La data, non casuale, 15 settembre, coincide con l’avvio degli scontri a Cefalonia nel 1943.

Programma

17.00 Saluto delle Autorità civili e militari, in base al protocollo
17.20 Introduzione Presidente De Historia, Nicoletta Proietti
17.30 Intervento Presidente ANCFARGL, Ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis, autore della prefazione
17.45 Giovanni ed io, la parola all’Autore, Francesco Fagnani
18,00 Dibattito, testimonianze
18.15 Riconoscimento De Historia alla vedova del Reduce, Signora Maria Capanna
18.30 Fine dei lavori

A seguire visita al Museo Storico della Acqui e aperitivo di commiato




New York. Solo un sogno……..

Caro Direttore, stanotte ho sognato un sogno. Mi accade di rado. Un sogno cosi’ vivido

che mi permette di ricordare  tutto. Camminavo tutto solo quando ho
sentito una voce. E’ ora che le cose cambino,mi ha detto in un orecchio.Non ho riconosciuto quella voce,anche se so che era di un uomo. Devo avergli chiesto: che vuoi dire? perche’ ha risposto:L’italia deve cambiare,una nazione  piccola ma  bella, con gente simpatica ed intelligente.

benny a casa di franco manocchia

Dal Piemonte alla Sicilia le cose devono cambiare:tutto deve marciare su binari solidi che

porteranno alla conquista dei nostri sogni.La politica rallenti,liti tra fratelli smetta, ha detto,stavolta ad alta voce.Uniamoci dietro la nostra bandiera,riconquistiamo il nostro decoro, il nostro
affetto per  le belle citta’ di casa  nostra, guardiamo avanti sorridendo,potremo fare tutto quanto abbiamo in mente,ridiamo orgoglio
ai nostri prodotti,ai nostri uomini che hanno sempre avuto idee chiare ,e felici.   Dobbiamo cambiare prima che sia troppo tardi. Una nazione puo’ anche fallire se ci limitiamo a fare poco o niente.
.Abbiamo dimenticato.che l’Italia e’ la piu’ bella nazione del mondo?
Sono rimasto incantato.  Pero’ ho capito che molto probabilmente aveva sbagliato indirizzo. Le sue parole erano indirizzate a qualcun’altro. Ecco perche’ quando gli ho detto che lui stava sognando con quel pacchetto di belle speranze, lui,il mio sogno, mi ha lasciato seccato.  Ma non ho dimenticato le sue idee,le sue richieste…

Benny Manocchia

Cronache americane – Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca

Benny Manocchia torna indietro con la memoria e ci racconta l’America per come l’ha vissuta: tra interviste a personaggi famosi, elezioni, viaggi ed emozioni riesce a farci respirare l’aria di un’epoca non molto lontana. Dagli anni ’50 all’11 settembre, in una terra che vedeva gli italiani come fumo negli occhi, Benny ci presenta gli States in una maniera del tutto personale. Tra immagini e parole tutto quello che non sapete sugli Stati Uniti.




New York. Dovete spendere in pubblicità per vendere il nostro Made in Italy.

Plutarco racconta che Cesare distribuiva vino ai suoi soldati per debellare una malattia che stava decimando l’esercito. Bacco,nel novero degli Dei, si fece promotore della diffusione della viticoltura in tutte le province dell’impero.Il vino giunto

Benny Manocchia da New York
(C) www.giulianovanews.it

in Italia dalla Mesopotamia, e’ diventato nei secoli uno dei migliori nel mondo.
L’America scopri il nostro nettare durante il secolo scorso.e  divenne lentamente un affezionato consumatore dei nostri vini.
Ma,come succede di tanto in tanto,qualche sciagurato produttore italiano comincio’ a mandare negli Stati Uniti aceto piu’ che vino. Ma le cose lentamente cambiarono. l’Italia wine and food institute,guidato dal dr. Lucio Caputo,inizio’ una buona campagna per
ricordare che una ‘rondine non fa primavera’. Che insomma i nostri vini migliori saranno mandati negli Stati Uniti.
Oggi,proprio Caputo ha messo in evidenza il problema. C’e’ un calo nella vendita dei nostri vini, proprio in fase di espansione del mercato,
. Perche’ gli americani non amano piu’ il nostro prodotto? La verita’ e’ che Argentina e Australia hanno intensificato la loro produzione,inondando nel contempo l’America di una pubblicita’ seria e molto bene organizzata.
Noi italiani,poco o niente.Vivo in questa nazione da tanti anni e posso dire che e’ mia abitudine seguire da vicino quanto
riusciamo a combinare in USA. Niente.Un vizio incredibile in casa nostra.Allorche’ un prodotto conquista uno specchio del mercato,quasi subito in Italia si bloccano le spese per la pubblicita’. Siamo sempre al rilento nel pubblicizzare un prodotto,
In Italia non si conosce il detto:spendere per guadagnare. In parole povere,vogliono guadagnare senza spendere. Ebbene
non funziona.. Negli Stati Uniti una ditta fa entrare nel budget annuale almeno il dieci per cento proprio per la pubblicita’.
Cosicche’ i francesi hanno superato (anche se di poco,per il momento) le vendite dei nostri splendidi vini.
Eppoi,al mio occhio di …lince sfugge oggi la vista negli scaffali dei negozi che vendono vini, dei nostri cari Montepulciano
d’Abruzzo,Trebbiano e Cerasuolo.
Vergogna!
Benny Manocchia
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L’ultima fatica editoriale di Benny: Cronache americane – Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca 




New York. L’incognita del mestiere di giornalista

Parlavo con un giornalista americano sugli incerti del mestiere.;lo  strano mestiere del giornalista.

Benny Manocchia e Alberto Rusconi

A sentire lui ne aveva passati di guai,povero collega statunitense. Una volta aveva ricevuto addirittura una ombrellata in testa da una signora

di una certa eta’ alla quale  lui aveva posto una domanda…. indecente.
Confesso di non avere mai ricevuto ombrellate da parte di signore da me intervistate. Tuttavia,proprio per restare nel
 campo degli “incerti del mestiere”, lasciate che vi racconti brevemente un mio caso particolare. Nel 1980 l’attore Richard
Burton aveva da poco lasciato il centro di riabilitazione dove aveva trascorso un po’ di tempo per curare il problema dell’
alcolismo. Subito aveva accettato l’offerta per un film che Hollywood avrebbe girato in Canada.A quell’epoca molti film
vennero prodotti in Canada,dove i costi erano inferiori.. L’attore accetto’ la mia richiesta  per una intervista che aveva
chiesto il gruppo tv della Rusconi. Un direttore mi disse che un giovane milanese stava per venire in America e lui lo raccomandava come cameraman e fotografo. Bene,saremo andati in Canada insieme. Fu proprio il giovane a
insistere di evitare il viaggio in aereo. Lui aveva un  amico che gli avrebbe prestato la sua auto. Pronti via. Arrivammo sulla localita’
degli esterni per il film Circle of two  prima ancora di vedere Burton Ecco che arriva Tatum O’Neal la giovane simpatica attrice
figlia di Ryan O’Neal.Mi disse,sempre sorridendo,che aveva la parte di una ragazzina invaghita del suo professore,appunto il 60enne,Richard Burton.
Ed ecco Burton,fresco,in perfetta forma. Ci sedemmo mentre il cameraman piazzava la sua cinepresa.Un momento:era una macchina da presa piccola piccola.Imbarazzo da parte mia. ma inizio’ comunque la conversazione.A un certo punto uno strano rumore ed un puzzo invasero la saletta.Burton,con aria seria,disse:oh,la macchina sta bruciando.  Fu un momento incredibile, mentre l’attore,professionista,diceva:queste cose succedono. Insomma niente filmato.Ma la giornata nera non era finita del tutto.Tornando a New York l’auto si blocco’. A questo punto ero pronto a prendere il giovane di peso e buttarlo a mare.
Quando si parla di incerti del mestiere….



Giulianova. L’ultima fatica editoriale del giornalista giuliese Benny Manocchia dagli USA

Dalla natia Giulianova alle stanze del potere e ai luoghi più fashion del mondo, Benny Manocchia ha percorso con grande mestiere e un’innegabile classe tipicamente italiana oltre mezzo secolo di vita giornalistica mondiale, scrivendo, come corrispondente estero, per le più prestigiose testate italiane.

cronache-americane-
Benny manocchia

Oggi, ormai assurto al rango di vecchio saggio, ma con un’arguzia e una lucidità mentale che molti giovani possono solo invidiargli, consegna alle stampe le sue memorie definitive.

Cronache americane- Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca, è un libro pieno di ricordi, di meditazioni e di spunti di riflessione, che parla degli Stati Uniti tanto quanto parla dell’Italia, di ieri e di oggi. Un libro che parla anche dell’amarezza dell’emigrante, quasi facendo risuonare nuovamente il dantesco “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”, un lamento tornato di particolare attualità oggi che, di nuovo, tanti giovani italiani lasciano la patria.

Il libro contiene molte chicche, retroscena delle interviste realizzate da Benny a grandi come Hemingway e Marlon Brando, Pelè, e zingarate giornalistiche dei tempi in cui internet ancora non esisteva e i giornalisti dovevano ottenere le informazioni col sudore della fronte.

Cronache americane, edito da Le Mezzelane Casa Editrice, è impreziosito da un esclusivo album fotografico composto da immagini provenienti dagli archivi dell’autore e da un’originale copertina, disegnata appositamente da Daniele Franchi, illustratore di prestigio della scena berlinese e inserita nel progetto grafico di Gaia Cicaloni, graphic designer italiana con sede a Berlino.
Il volume è reperibile presso tutte le librerie italiane, i siti di vendita elettronica o presso la casa editrice.

Per informazioni www.lemezzelane.it, facebook: Le Mezzelane Casa Editrice, email: lemezzelane@gmail.com oppure ritaangelelli63@gmail.com

 




New York. La triste vicenda del World Trade Center e il bombardamento della mia città.

Era un mattino chiaro, cielo azzurro, gente che camminava tranquilla e ti salutava anche senza conoscerti.Dicevano un po’

Benny Manocchia da New York
(C) www.giulianovanews.it

come il nostro ciao che usiamo quando ci incontriamo e quando ci lasciamo. Una Manhattan contenta. Io ero lungo la
Church Street,stavo andando al mio ufficio situato al 31mo piano del Pan Am Building.  Avvertii un rumore come di un  elicottero
in difficolta’.Guardai in alto e vidi un aereo che ondeggiava. E’ nei guai,pensai,  sta  perdendo quota. Invece si diresse dritto verso una delle due Torri e
si infilo’ dentro come un  coltello in una fetta di formaggio. Tu guardi e per un istante ti sembra di sognare. Sentivo  grida di donne
e poco dopo il secondo aereo. Il sogno svani’ in un attimo e quasi subito fui investito da una nube di polvere nera. Ormai
le grida divennero urla feroci di gente impazzita. Crollava il sogno americano di sentirsi tranquilli. Nessuno avrebbe  mai osato
attaccare la nazione. Invece le due Torri di Manhattan e li Pentagono furono vittime di assalti che portarono alla morte piu’ di tremila americani. Risveglio’ cosi’ negli statunitensi  l’amore per la loro patria e la determinazione di fare subito
qualcosa, Subito e senza pietà’, Il presidente George Bush parlo’ di vendetta:,creeremo un nuovo mondo – disse – dove lle
leggi saranno rispettate.  Ora sapranno – disse – chi siamo…
Quel mattino del 9/11 lo ricorderò’ per sempre,anche perché’ mi riporto’ alla mente il bombardamento a Giulianova,nel corso del quale mori’ mio padre e io finii all’ospedale per 70 giorni con 13 schegge nel mio corpo di ragazzo di nove anni.
(C) Benny Manocchia
in questi giorni in uscita la sua ultima fatica editoriale
Cronache americane- Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca

Per informazioni www.lemezzelane.it, facebook: Le Mezzelane Casa Editrice, email: lemezzelane@gmail.com oppure ritaangelelli63@gmail.com