L’Aquila. “L’Italia nel cuore”. Bellezze, meraviglie e storie esemplari nel libro d’amore per le radici di Goffredo Palmerini

 

 

di Domenico Logozzo *

 

PESCARA – “Beautiful Italy!” Nel mio recente viaggio in America, quando dicevo che ero italiano, un sorriso illuminava il viso delle persone. E mi ripetevano: “Beautiful Italy!” Sì, è bella l’Italia!  Mi è capitato tante e tante volte. E’ bello incontrare tante persone che ammirano la tua terra, la nostra terra. L’appartenenza. La fortuna di essere nati in un Paese che il buon Dio ha creato e fatto crescere con tanta bellezza. Che non dobbiamo dissipare. Ma conservare bene. Perché è un bene che tutto il mondo ci invidia. L’ho percepito, poi verificato, poi ho avuto una infinità di conferme. Camminando nei boschi, nei parchi, intorno ai laghi, nelle strade, entrando nei negozi di Seattle (Stato di Washington).

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E non solo. E ogni volta era per me una grande gioia. Giovani e meno giovani, americani, cinesi, giapponesi, tedeschi, sudafricani, brasiliani, gente di tutto il mondo, tutti sorridenti. Che ammirano l’Italia. Perché il nostro è un Paese che con le sue enormi bellezze, la storia, la cultura, la buona cucina, la cordialità e la genialità, dà un senso di serenità. Di gioia. E il mio cuore si riempiva d’orgoglio. L’Italia è amata. Amiamo l’Italia. Le nostre belle radici. Pensavo e ripensavo ai nostri tesori, che non sempre valutiamo e rispettiamo e valorizziamo. Come dovrebbe essere logico e giusto.

Cosa che fa in maniera esemplare il giornalista e scrittore Goffredo Palmerini, che recentemente ha ricevuto il Premio internazionale di giornalismo “Gaetano Scardocchia” con Medaglia del Presidente della Repubblica.  E’ appena uscito il suo ultimo libro “L’Italia nel cuore” – Sensazioni. Emozioni. Racconti di viaggio (edizioni One Group). 352 pagine di narrazione, con storie coinvolgenti e 276 belle immagini. Libro d’amore per l’Italia e di gratitudine per gli italiani all’estero che con la loro intelligenza, caparbietà, genialità e cultura tengono alto il nome dei paesi, delle città, delle regioni da dove sono partiti con la speranza di poter concretizzare idee e progetti purtroppo difficilmente realizzabili nei luoghi d’origine. Scrive Palmerini: “Tutti i miei libri, di cui ad altri è dato giudicare la forma e la scrittura, sono densi di amore e passione per le cose belle dell’Italia e degli italiani, per il nostro meraviglioso Paese.

Che dobbiamo amare, rispettare e trasmettere a chi verrà, possibilmente più bello e migliore. Noi, nel nostro piccolo, rendiamo il nostro contributo”.

 

Il libro verrà presentato a L’Aquila mercoledì 21 giugno nell’Aula Magna del Gran Sasso Science Institute. Dopo il saluto del rettore, prof. Eugenio Coccia, interverranno Luisa Prayer, docente del Conservatorio “A. Casella” e direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese; Carlo Fonzi, presidente dell’Istituto Abruzzese di Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea; Franco Ricci, docente di Arte e letterature Moderne all’Università di Ottawa(Canada); Francesca Pompa, presidente della casa editrice One Grup. Modererà gli interventi il giornalista e scrittore Angelo De Nicola. Palmerini ha dedicato questa sua ultima fatica al fratello Corradino. “Un grazie affettuoso a Corradino per il suo scritto sulla Storia degli Alpini. Un ringraziamento che si tinge di tristezza per l’immatura sua scomparsa, avvenuta il 4 novembre 2016. Ma anche di cristiana speranza che egli sia ora insieme a tutti gli Alpini “andati avanti” nel Paradiso di Cantore, laddove la sua generosità e il bene seminato a piene mani gli hanno meritato un posto in prima fila”.

 

Palmerini ci consegna un’altra preziosa opera “da leggere e rileggere” come ho scritto lo scorso anno in occasione della presentazione del libro “Le radici e le ali”. Pagine di storia e di cultura. “Ero presente, all’Università di Teramo, insieme a un folto pubblico – scrive nella presentazione la prof.ssa Luisa Prayer – il giorno in cui Elio Di Rupo è stato insignito della laurea honoris causa. Ero presente alla sua bellissima lectio, che è rimasta nella mia memoria come altissimo ed emozionante momento di consapevolezza rispetto ai principi e ai valori che ci fanno dire: siamo europei. Ritrovo qui, nel libro di Goffredo Palmerini, che mi ricordo salutai con gioia nell’Aula magna quella mattina, tutta la lectio di Di Rupo: meraviglioso poterla rileggere e davvero confortante sapere che grazie a Goffredo essa verrà conosciuta da moltissimi che non erano lì con noi quella indimenticabile mattina”.

 

La conoscenza, la diffusione in tutto il mondo, l’ottimismo, la capacità di raccontare con lucidità l’Italia dentro e fuori. Tutto ciò si coglie perfettamente sfogliando le pagine del libro che lo scrittore ci ha cortesemente fatto pervenire nella versione digitale, in attesa di poter toccare con mano ed apprezzare il profumo dell’inchiostro (sì, l’inchiostro un…profumo che per tanti anni ha accompagnato il mio cammino giornalistico nel mondo della carta stampata, prima di approdare alla Rai, ma il primo amore non si scorda mai…), dicevo il profumo dell’inchiostro dell’elegante edizione cartacea e ammirare le tante belle foto scelte con molta cura.  Ambasciatore dell’Aquila, dell’Abruzzo e dell’Italia nel mondo. “Goffredo è un testimone avido di positività – sottolinea ancora la prof.ssa Prayer – è un narratore di storie esemplari che hanno come protagonisti quegli italiani e quelle italiane che hanno vissuto la condizione di migranti e emigrati come una opportunità, e grazie al loro impegno e al loro talento hanno vinto una sfida difficile ma importante. È innamorato delle storie che racconta, delle persone che incontra”.

 

Amore che trasmette al lettore. E lo coinvolge. E lo spinge a leggere. Ed emoziona. Come evidenzia nella prefazione la prof.ssa Carla Rosati. “Quando prendo tra le mani un libro di Goffredo Palmerini e inizio a leggerlo, non posso non emozionarmi perché ne conosco già il protagonista: l’Abruzzo, nostra comune terra di origine. Non è di sé che vuole parlare Goffredo, infatti non si mette in primo piano e non indulge nemmeno a riferimenti personali o autobiografici se questo non è funzionale al racconto e soprattutto se non serve a narrare quello che gli sta più a cuore: l’Abruzzo appunto e gli abruzzesi con le loro storie di vita”. E con l’Abruzzo nel cuore “ci prende per mano e ci accompagna in giro per il mondo”. E’ coinvolgente. “Annota con finezza di scrittura le sue sensazioni ed emozioni, descrivendo luoghi, paesaggi, persone” tanto che “il lettore ha l’impressione di stargli accanto e di viverle con lui”.

 

Un libro che come gli altri sei scritti dal 2007 ad oggi merita di essere nelle biblioteche di tutte le scuole dell’Abruzzo – e non solo – perché serve effettivamente a capire la realtà attuale, con testimonianze del passato che si proiettano sul futuro. Scritti che hanno valore storico, culturale e anche sociale. E voglio perciò qui ricordare le parole di papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali. “La comunicazione, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante persone. Questo è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità. Mi piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”. L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa. In un mondo diviso, frammentato, polarizzato, comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità”.

 

*già Caporedattore TGR Rai

 

Foto 1: Goffredo Palmerini intervistato a New York dalla giornalista Letizia Airos

Foto 2: Domenico Logozzo a Seattle

Foto 3: presentazione del libro a L’Aquila

Foto 4: Elio Di Rupo e Luciano D’Amico, rettore Università di Teramo

Foto 5: Goffredo Palmerini con Elio Di Rupo, a Teramo.

Foto 6: Goffredo Palmerini, ritratto da Clyde Korby a New York

Foto 7: copertina del volume




Canada. 103 anni fa, il 19 giugno del 1914, a tragedia mineraria di Hillcrest Mines. Tra le 189 vittime della catastrofe ben 9 erano gli abruzzesi. Tutti della provincia aquilana.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 19 giugno 2017

Storie dell’emigrazione abruzzese …

103 anni fa, il 19 giugno del 1914, a tragedia  mineraria di Hillcrest Mines. Tra le 189 vittime della catastrofe ben 9 erano  gli abruzzesi. Tutti della provincia  aquilana.

Sono trascorsi bel 103 anni da una delle più gravi tragedie del mondo del lavoro. Il 19 giugno del 1914 nella di miniera di carbone di Hillcrest Mines ( Passo Crowsnest, nello Stato dell’Alberta in Canada), alle ore 9 e 40 del mattino, si verificò una tremenda e devastante esplosione. Dei 228 minatori che a quell’ora stavano lavorando nelle viscere della terra ben 189 rimasero uccisi. I superstiti tutti gravemente feriti e mutilati. L’incidente, il più grave di sempre avvenuto in Canada, procurò una comprensibile emozione in tutta l’opinione pubblica. Alto, purtroppo, il tributo pagato, in vite umane, dall’Italia: ben 24 morti. E tra questi, come sempre, tanti abruzzesi. I minatori provenienti dalla nostra regione e morti a Hillcrest Mines furono ben 9 ed erano tutti provenienti dalla provincia di L’Aquila. Dei loro nomi, delle loro sofferenze, delle loro vicissitudini e di ciò che soffrirono i loro cari nessuna dignitosa traccia. Trovarono la morte in quella miniera insicura, gestita dalla società “United Mine Workers of America”, e non ottennero alcuna giustizia. Nessuno pagò per la loro morte. Le loro vedove e i loro bambini continuarono a vivere nelle baracche per poi dover, non si sa come, continuare a lottare per sopravvivere. I minatori vennero, nella quasi totalità, seppelliti in una gigantesca “fossa comune”. L’opinione pubblica e le autorità nell’immediato fecero giungere messaggi e qualche aiuto. Poi , forse complice l’arrivo della Prima Guerra Mondiale , rimase solo la colpevole dimenticanza. Sentiamo il dovere di offrire, per quanto possibile, almeno qualche dato sui minatori abruzzesi con l’intento di restituirli alla “memoria” della loro terra.

Peter Cantalini, 33 anni, di Navelli;

Sam Cantalini, 23 anni, di Navelli;

Antonio Catonio, 30 anni, di Acciano;

Vito Celli, 26 anni, di  Carrufo fraz. di Villa Santa Lucia degli Abruzzi;

Eugenio Ciccone, 20 anni, di Carrufo fraz. di Villa Santa Lucia degli Abruzzi;

Antonio Cimetta, 24 anni, di Navelli;

Luigi Fortunato, 25 anni, di  Ofena;

Vincenzo Fortunato, 31 anni, di Ofena,

Antonio Gramacci, 21 anni, di  Navelli;

Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”

Foto 1: il giornale “Edmonton Capital”; Foto 2: la “fossa comune”; Foto 3: il “cippo” posto a ricordo della tragedia.




New York. Siamo solo alle prime battute per una guerra economica.

New York. Durante una mia breve sosta a Washington ho avuto modo di  ottenere un grosso scoop da un vecchio amico (del quale non posso menzionare il nome).

La notizia   riguarda l’ Italia e,indirettamente, il nostro Abruzzo.
Non e’ una buona notizia. In realtà’ quanto sta succedendo a Washington
coinvolge gruppi di potere intenti a sostenere dei pesanti dazi per le merci provenienti da fuori. Succede che l’Italia nel campo delle importazioni-esportazioni importa prodotti dalla Francia,Cina e infine USA per il 33%
del totale.Quando si arriva alle esportazioni – insistono in America – l’Italia esporta prima di tutto in America,per un totale del 35%. Insomma ci accusano di
sfruttare la situazione,importando soprattutto da Francia e Cina ma esportando
i prodotti italiani negli Stati Uniti. Da qui potrebbe nascere il cosiddetto  protezionismo tanto sbandierato. Misure pesanti anche sui nostri prodotti, come: Alimentari, abbigliamento, elettronica, ottica, macchinari ed altro.
Secondo noi una previsione di perdita di 5/6 miliardi di dollari.
E scusate se e’ poco.
Benny Manocchia



New York. L’importanza delle testate giornalistiche locali

L’importanza dei cosiddetti quotidiani locali e’ stato l’argomento trattato in California da un vasto gruppo di direttori di giornali

californiani. ,uno Stato con una popolazione di 40 milioni.  Almeno trenta giornali  curano i lettori di cittadine  che vanno da 15 mila a cento mila. abitanti.
Perche’ e’  importante il giornale locale,e’ stata la  domanda principale nel corso del convegno. Quasi tutti i direttori presenti sono stati concordi nel sostenere che rappresenta un valido aiuto per quanto riguarda i servizi sociali.. Dalla semplice lista delle farmacie aperte alla necessita’ di conoscere quali e quanti taxi operano nel paese, dalla lista dei cinematografi aperti al
serviizio di ambulanza e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Un altro punto chiaro e preciso espresso e’stato quello dell’aspetto
economico del ;paese.La pubblicita’ (che negli Stati Uniti e’ sempre stata l’anima del commercio) fa conoscere ai cittadini le ultime novita’,i prezzi migliori ecc, su un ingente numero di prodotti..E non dimentichiamo  l’importanza di far conoscere le ultime notizie
ai cittadini,novita’ che i grossi giornali nazionali non seguono .Infine la possibilita’ di avere spazio per fare commenti,dare suggerimenti ai cittadini del paese.
Insomma il giornale locale e’ importantissimo e non lo dicono soltanto i direttori. Una inchiesta svolta a Fresno ha ottenuto
ll’80 per cento di approvazione: noi vogliamo il nostro giornale, e’ stata la risposta.
Chi sa che cosa risponderebbero in IItalia i lettori dei nostri giornali locali…
Benny Manocchia



New York. Trump e Berlusconi, uniti e colpiti dalla giustizia.

Che cosa succede negli Stati Uniti? Per molti siamo vicini a una nuova guerra civile,Questa nazione ha vissuto

l’orrore di una guerra fratricida tra Nord e Sud molti anni or sono. Oggi la questione e’ puramente politica. Una grossa
fetta della popolazione USA non riesce a digerire il successo di Donald Trump. Il Novanta per cento della stampa americana gli e’ contro e non sa piu’ che cosa inventarsi per farlo apparire come uno che “deve andarsene da Washington”.
Hollywood gli e’ contro,persino i miliardari statunitensi ce l’hanno con lui. Nessuno,pero’,e’ riuscito fino ad ora
a spiattellare i motivi per tanto odio. Qualcuno augura la sua morte e fa riferimento al deputato Steve Scalise che
e’in ospedale  con ferite gravi inflitte da un fucile di un pazzo. “Fara’ la stessa fine di Scalise” urlano nei comizi.
E’ una crisi che non ha paragoni in America,nonostate il fatto che ormai un po’ tutti sono convinti di vivere in una
terra piena di persone violenti,armate e pronte a tutto.
La controparte cerca di fare quel che puo’,ma e’ chiaro che prima o poi ci sara’ una reazione piu’ o meno seria…
Un po’ come e’ successo a Berlusconi,ora anche la famosa  “giustizia giusta’ statunitense cerca in qualche modo
di dargli contro. Ma quel che piu’ meraviglia e’ che perfino alcuni senatori del partito repubblicano (lo sgesso
di Trump) cercano di mettere il bastone tra le ruote dell’agenda preparata dal neo presidente.
Forse potremmo dire che tutto il mondo e’ paese.
Benny Manocchia



Alfonso Talone il grande sarto che fondò la “Dry Cleaners”, gigante del “lavaggio a secco”, era abruzzese. Nacque a Roccascalegna (CH) nel 1875.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 17 giugno 2017

Alfonso Talone il grande sarto che fondò la “Dry Cleaners”, gigante del “lavaggio a secco”, era abruzzese. Nacque a Roccascalegna (CH) nel 1875.

Alfonso Talone nacque a Roccascalegna (CH) nel 1875. Nel 1886, a soli 11 anni, giunse, probabilmente con uno zio sarto, negli Stati Uniti. Si stabilì con i familiari a South Philadelphia il cui nomignolo, scelto dai numerosi italo-americani che vi si stabilirono, era “South Philly”. Dopo poco, pur giovanissimo, Alfonso andò a lavorate nella storica azienda di sartoria “Jacob Reed’s Sons (fondata a Philadelphia nel 1824). Alfonso lavorava durante il giorno e la sera studiava. Divenne nel breve padrone della nuova lingua. Nel 1895, a soli 20 anni, imparato il mestiere decise di mettersi in proprio. Scelse la cittadina di Ardmore in Pennsylvania per insediare la sua attività. Nel breve la sua fama di provetto sarto attirò nel suo negozio il meglio della società dell’intero Stato. Tra questi i miliardari Dorrance e Griscom. Nel 1890 fu in grado di far giungere negli Stati Uniti i suoi due fratelli Antonio e Nicola. L’azienda cresceva e aveva bisogno di manodopera. Allora Alfonso Talone fece in modo di far giungere ad Ardmore numerosi italo-americani. A fianco della sartoria di vestiti “fatti su misura”, all’azienda di sartoria dove trovarono impiego centinaia di lavoratori il “geniale sarto abruzzese” (così fu definito) fondò la “Dry Cleaners” (lavaggio a secco). Alfonso intuì l’importanza di acculturare i suoi lavoratori e, per questo, creò all’interno della sua azienda una scuola serale. D In particolare fece giungere dal vicino “Haverford College” un insegnate di inglese e il motto di Alfonso era: “ tutti gli italiani debbo parlare bene l’inglese. Solo così potranno realizzarsi e fare carriera”. Divenne un influente personaggio non solo di Ardmore ma dell’intera Pennsylvania. Nel 1903 volle visitare, oramai ricco ed affermato, il suo Abruzzo. Nello stesso anno tornò negli Stati Uniti e giunse ad “Ellis Island” sul “Città di Milano”. Tra le altre cose fu responsabile di numerose organizzazioni di italo-americani. Alfonso Talone morì nel 1931 e i giornali così riportarono la notizia: “ fu tra i pionieri di Ardmore, grande sarto, fondò la sua Dry Cleaners che, in breve, divenne una delle aziende più grandi e meglio attrezzate del suo genere nello Stato”. Fu il figlio Andrew J. Talone insieme ai suoi zii a dare continuità all’azienda.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”




“GLI ABRUZZESI DEL TRENTINO HANNO RICORDATO IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI DEAN MARTIN FIGLIO DI EMIGRANTI ABRUZZESI“

 

 

 

La Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, presieduta da Sergio Paolo Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, nel quadro delle attività culturali, ha organizzato a Bolzano dal 7 al 11 giugno una serie di video proiezioni d’epoca su Dean Martin presso la sede sociale, per fare meglio conoscere la figura di questo grande personaggio che fu cantante e attore negli Stati Uniti, nella ricorrenza del centenario della nascita. Giova ricordare che Dino Paul Crocetti nacque il 7 giugno 1917 a Steubenville, nello stato dell’Ohio, da genitori di origine abruzzese. Il padre, Gaetano Crocetti, era originario di Montesilvano mentre la madre, Angela Barra, nacque in America da genitori di origine abruzzese. Per motivi artistici cambiò legalmente il proprio cognome da Crocetti in “Martin” essendo egli stesso fervente estimatore del grande tenore veronese Nino Martini. Una carriera di successi divisi tra cinema e canto, a lui il merito di avere spodestato dal podio delle classifiche i Beatles nel 1964 dalla vetta dei dischi più venduti con «Everybody Loves Somebody Sometime» (“Tutti amano qualcuno prima o poi”) che poi divenne anche l’epitaffio sulla sua tomba nel cimitero di Westwood in California. Tra i video proposti, i più apprezzati dai convenuti sono stati : “Colpo grosso”, “Texas oltre il fiume”, “Tre contro tutti”, “Un dollaro d’Onore”, mentre nel canto hanno suscitato maggiore meraviglia: “Mambo italiano”, “Sway”, “Buonasera Signorina”, “That’s Amore” questo il video che ha destato più simpatia in quanto ha pienamente evidenziato l’attaccamento di Dean Martin alle tradizioni italiane della convivialità, della famiglia, della buona cucina e della musica folcloristica. La rievocazione storica, è il fascino del mito sulla vita artistica e la scelta dei video proposti, è stata curata dallo storico Gabriele Di Lorenzo, mentre i vari aspetti documentali sono stati seguiti da Sciullo della Rocca esperto dell’emigrazione italiana del novecento.

 

 

ALLEGATE :”Foto Archivio Dean Martin”.

 

 

 

 

Dean Martin

 

 

Dean Martin con Jerry Lewis

 

 

 

 

 

 




New York. Manocchia: il pezzo forte dell’Italia rimane il turismo.

Caro Direttore, come si annuncia l’estate a Giulianova? Intendo dire per quanto riguarda il turismo. Certo non scopro nulla quando dico che i turisti sono sempre stati un valido aiuto economico per il nostro paese. Tedeschi,inglesi,francesi sono,negli anni,diventati abituée della nostra spiaggia. Negli ultimi anni anche i giapponesi visitano la stupenda spiaggia

che ci sta tanto a cuore.Per non dimenticare gli americani, che sono arrivati in molti. Ma… le cose penso che
cambieranno. Ancora una volta  l’ente turismo statunitense avverte chi fa programmi per una visita in Italia e soprattutto lungo le spiagge adriatiche, di “andare altrove”, “l’Italia non e’ piu’ sicura,la gente e’ diventata scorbutica,i prezzi
incontrollabili,il cibo scadente”. Insomma non manca nulla. Certo l’avvertimento di chi comanda il turismo statunitense non si riferisce direttamente a Giulianova, Tuttavia la nostra spiaggia e’ una delle piu’  belle in Italia, non puo’ sentirsi estranea. Forse
qualche dichiarazione giunta da Washington non e’ del tutto sbagliata.:l’Italia non e’ piu’ tanto sicura,molti italiani si comportano villanamente nei confronti dei turisti…  Il turismo USA e’ in fase calante:chi viene in America non lo fa certamente per le spiagge ma piuttosto per vedere la Statua della liberta’, la Fifth Avenue di Manhattan,gli immensi campi di grano dell’Iowa. Oggi e’  partito il comando:mettiamo in evidenza le spiagge americane che sono accoglienti e
 a prezzi contenuti. Ma non e’ vero.Miami Beach,la perla del turismo USA, ha alberghi a prezzi incredibilmente  alti,
per non parlare dei cubani che hanno messo sottosopra una lunga fetta della spiaggia floridiana.
Allora dobbiamo curare attentamente la spiaggia giuliese: sempre pulita, gestita da gente con garbo,con menu
eccezionali e divertimenti vari nel corso delle serate. Ricordiamo che il turismo per il nostro paese rappresenta una grossa… trasfusione di denaro.
Benny Manocchia
da New York



New York. Quell’incontro con Frank Sinatra Jr.

New York. Era un uomo timido, forse pieno di complessi Frank Sinatra junior. Suo padre lo aveva tenuto sotto controllo sin da ragazzo,quando i suoi compagni lo prendevano in giro, forse perché’ non amava chiedere  appuntamenti alle ragazze che le sue sorelle,Nancy e Tina, continuamente gli presentavano. Aveva studiato musica e tentato il canto come suo padre. Una voce leggera, non faceva presa. Frank Senior non sapeva piu’ come “svegliare mio figlio sempre tra le nuvole”,disse piu’ di una volta. Junior si avvicinava ai trentanni allorché’ qualcuno lo rapi’,il classico kidnapping dei figli dei ricchi e famosi.  Speculazioni della stampa: old blue eyes (come chiamavano Frank senior) ha organizzato tutto per pubblicita’. Ma non fu cosi’. Frank coinvolse potenti amici e alla fine suo figlio torno’ a casa. I giornali scrissero che il padre aveva pagato duecento mila dollari per la liberazione. Lo incontrai la prima volta mentre usciva dall’ hotel Fontainebleau di Miami beach. Curvo,occhi bassi,accompagnato da due uomini,le guardie del corpo imposte dal vecchio Frank. Chiesi a uno dei bodygards: vorrei intervistare Frank junior per una rivista italiana. Rispose subito:”Guarda,mi dispiace,ma Frank non scherza,ci ha dato ordini chiari:state con lui giorno e notte, tenetelo lontano dalla gente!”. Il 16 marzo 2016 a Daytona (Florida) a  72 anni,un attacco cardiaco gli strappò il timido Frank all’affetto delle sue due sorelle. Suo padre lo attende lassù’, finalmente tranquillo.

Benny Manocchia



Nazareno Monticelli l’abruzzese, nato in provincia di Pescara, che, amico di Gabriele D’annunzio, dagli Stati Uniti finanziò l’Impresa di Fiume.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 9 giugno 2017

Nazareno Monticelli l’abruzzese, nato in provincia di Pescara, che, amico di Gabriele D’annunzio, dagli Stati Uniti finanziò l’Impresa di Fiume. Fu imprenditore di successo e generoso filantropo. In occasione del tragico “Terremoto di Avezzano” inviò munifiche elargizioni di denari e viveri alle popolazioni colpite dal sisma. Il suo “Ferro-China Monticelli fu per anni tra i liquori più bevuti degli Stati Uniti.

STORIA DELLA EMIGRAZIONE ABRUZZESE …

Nazareno Monticelli negli atti reperiti negli Stati Uniti risulta nato a Pianella il 7 aprile del 1871. In realtà fu iscritto nel registro delle nascite del comune di Penne. Infatti la mattina dell’8 aprile del 1871 nel Comune di Penne si presentò, con in braccio un piccolo bambino, la levatrice dei “proietti” (soprattutto nel meridione questo termine sta per “trovatello”) Concetta Mariani. Questa dichiarò che alle ore cinque, di quello stesso giorno, il bambino era stato abbandonato, avvolto in un panno “recante un biglietto avvolto nel petto … su cui era scritto Nazareno”, nella “ruota” di quel comune. Il bambino risultò “dell’apparente età di un giorno”. Successivamente Nazareno fu adottato da Vincenzo e Maria Michela D’intino di Pianella. Diverrà per sempre Nazareno Monticelli. Il 21 ottobre del 1897 sposò Giulia Di Luzio, di Ruggiero e Irene di Crescenzo, di Pianella. Al momento del matrimonio Nazareno dichiarò di essere “orefice”. Servì per cinque anni l’Arma dei Carabinieri. Poi la decisione di emigrare. Arrivo ad “Ellis Island” nel 1901 e nel 1907 divenne cittadino degli Stati Uniti. Inizialmente trovò lavoro a Paterson nel New Jersey. Poi stabilì la sua residenza a Philadelphia in Pennsylvania. Uomo dalle mille risorse, instancabile e con una grande propensione negli affari decise di dedicarsi alla importazione e alla produzione di una innumerevole quantità di prodotti (liquori, medicinali, profumi, saponi, ciprie ecc..). In poco tempo seppe costruire un impero economico e commerciale. Un giornalista scrivendo di lui così lo descrisse: ” Nazareno Monticelli è l’importatore e il negoziante all’ingrosso tra primi nel commercio degli interi Stati Uniti”. Fondò la “Cav. Nazareno Monticelli” e in poco tempo aprì negozi e fabbriche per produrre i suoi richiestissimi prodotti. Il suo prodotto di maggior successo fu, senza alcun dubbio, il suo “Ferro-China Monticelli”. Esportò i suoi prodotti anche in Canada e Messico. Divenne ogni giorno più influente nella comunità occupando ruoli sempre più strategici. Mantenne sempre stetti rapporti con il suo Abruzzo. Nel 1915, in occasione del tremendo terremoto di Avezzano, promosse una straordinaria campagna di raccolta fondi. Altrettanta generosa attenzione l’ebbe per il “Terremoto del Mugello” del 1919. Conobbe Gabriele D’Annunzio e ne divenne estimatore ed amico e per questo sostenne in maniera assai generosa l’Impresa di Fiume. Insomma tanto abile negli affari quanto prezioso “filantropo”. Gli fu sempre accanto, devota ed attiva, sua moglie Giulia.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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Foto 1: Nazareno Monticelli; Foto 2: un catalogo della ditta “Cav. Nazareno Monticelli; una rara etichetta del suo “Ferro-China Monticelli”.