Padre Tosello Giangiacomo era nato a Fresagrandinaria (CH) il 3 novembre del 1920. Da sacerdote consegnò a Madre Teresa di Calcutta la Laurea “honoris causa” in Scienze Umanistiche.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

 

Pescara, 1 febbraio 2017

Padre Tosello Giangiacomo era nato a Fresagrandinaria (CH) il 3 novembre del 1920. Da sacerdote consegnò a Madre Teresa di Calcutta la Laurea “honoris causa” in Scienze Umanistiche. Fondò in Porto Rico la “Pontificia Universidad Catòlica de Puerto Rico”. Fu sempre legato ai più deboli e, per questo, definito “l’angelo dei diseredati”.

 

Tosello Giangiacomo nacque a Fresagrandinaria (CH), il 3 novembre del 1920, da Antonio e Antonietta Ottaviano. Il padre emigrò per gli Stati Uniti nel 1922. Tosello, aveva solo 9 anni, quando con  il resto della famiglia fu in grado di ricongiungersi al padre. Viaggiarono sul transatlantico “Saturnia”. Antonio ed Antonietta ebbero oltre a Tosello altri cinque figli: Florence, William, Mary, Valentino e John. Sin da piccolo Tosello mostrò una straordinaria capacità di apprendimento. Ben presto, superate le difficoltà legate alla nuova lingua,  iniziò a primeggiare negli studi. Non disdegnò mai di aiutare, lavorando, la sua famiglia. Intanto cresceva in lui la vocazione cristiana. Poi arrivò il giorno nel quale disse ai suoi genitori. “Voglio diventare  Sacerdote”. Lo divenne e mostrò una straordinaria capacità di servire la sua fede. Studiò nella Congregazione dei “Padri dello Spirito Santo”. Fu ordinato sacerdote nel 1941. Nel 1949 giunse in Porto Rico e vi rimase fino alla fine dei suoi giorni. Il suo primo incarico lo svolse nella città di Arecibo. Intuì che il riscatto, di quella popolazione “meravigliosa” (così la definì in una lettera ai suoi genitori),  passava, necessariamente, attraverso un rilancio culturale. Ed è, allora, in questa città che si impegnò, insieme ad altri sacerdoti,  a realizzare quella di diverrà la “Pontificia Universidad Catòlica de Puerto Rico”.  Successivamente si trasferì nella città di Ponce dove ricoprì l’incarico di Preside, poi di Vice Presidente ed infine, dal 1986 al 1996,  di Presidente della stessa Università. Nel discorso di insediamento, denso di emozione e determinazione,  dedicò  quell’importante riconoscimento alla sua “meravigliosa gente”. Lo amarono i suoi studenti,  lo amarono i docenti, lo amò soprattutto il popolo più umile. Questo perché, Padre Tosello, si impegnò sempre a favore dei più deboli. Lo chiamavano “l’angelo dei diseredati”.  Tre episodi, legati a lui, meritano di essere ricordati. Il primo quando, nel 1966, fece ritorno a Pottstown in Pennsylvania per essere festeggiato, calorosamente,  in occasione dei suoi 25 anni di sacerdozio dalla intera città. Il secondo episodio è legato alla visita a Porto Rico di Madre Teresa di Calcutta.  In questa occasione la “Pontificia Universidad Catòlica de Puerto Rico”conferì a Madre Teresa la laurea “honoris causa” in Scienze Umanistiche. Fu lui a tenere il discorso il discorso del conferimento. Questo incontro, i due si intrattennero in un lungo colloquio privato,  segnò profondamente l’animo di Padre Tosello. L’ultimo episodio è legato al tremendo uragano “Georges” che, nel 1998, portò in Porto Rico distruzione e morte. Padre Tosello, in quella tragica occasione,  si spese instancabilmente, quasi allo stremo delle forze, per portare concreto sostegno alla popolazione colpita. Morì a Orocovis il 17 febbraio del 2013.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”

Padre Tosello con la madre Padre Tosello con Madre Teresa Padre Tosello 

Foto 1: Padre Tosello Giangiacomo;

Foto 2: Padre Tosello Giangiacomo a colloquio con Madre Teresa di calcutta;

Foto 3. Padre Tosello Giangiacomo con la madre, a Pottstown, in occasione dei suoi 25 anni di sacerdozio.




Adriano Henry Mastrangelo divenne, nel 1971, Deputato della Pennsylvania con il Partito Repubblicano

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 30 gennaio 2017911 (1)

Adriano Henry Mastrangelo divenne, nel 1971, Deputato della Pennsylvania con il Partito Repubblicano. Contribuì, generosamente, alla ricostruzione del nostro Paese dopo la Seconda Guerra mondiale. Era nato a Bomba (CH) l’8 febbraio del 1919.

nel 1921 sulla nave “Duca d’Aosta”. A Philadelphia li aspettava papà Domenico che, dopo aver fatto il minatore, aveva trovato lavoro in una panetteria. In questa lavorerà, alternandosi con lo studio, anche il piccolo Adriano. Brillante negli studi ed abile negli affari, il ragazzo abruzzese, seppe costruirsi un grande futuro. Conseguito il diploma coronò il suo sogno: aprire una sua panetteria. Alla prima ne seguirono altre. Intanto Adriano aveva occupato importanti spazi nella società di Philadelphia e dell’intera Pennsylvania. Ebbe incarichi di assoluta importanza in varie associazioni o enti, tra questi, nella “Optimist Club di Philadelphia”, nella importante “Treasurer” (organismo indipendente nato per la salvaguardia e la gestione dei fondi pubblici), la “Columbus Square Civic Association” (ne fu Presidente) e nei “Lions”.  Durante la Seconda Guerra mondiale aveva servito gli Stati Uniti nel corpo speciale denominato “United States Navy Seabees”. Fu anche a capo della “Order Sons of Italy in America”.  In politica fu un Repubblicano convinto. Ricevette il prestigioso riconoscimento “Ordine della Stella della Solidarietà Italiana” che andava a quegli italiani, emigrati, che contribuirono alla ricostruzione italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1971, arrivò per lui, il più importante riconoscimento: fu eletto deputato della Pennsylvania. Fu anche, successivamente, Segretario alla “Pennsylvania House” (Camera deputati). Sposò, l’italo-americana, Rita Vannoni.  Morì il 4 settembre del 1999.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”




Paolo “Paul” D’Ortona: Uno dei più importanti e potenti politici di Philadelphia era nato a Frisa (CH) il 29 dicembre del 1903.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 27 gennaio 2017foto 1 foto 2

Paolo “Paul” D’Ortona: Uno dei più importanti e potenti politici di Philadelphia era nato a Frisa (CH) il 29 dicembre del 1903. Fu anche Deputato della Pennsylvania. Fu sempre impegnato

 

Paolo “Paul” D’Ortona nacque a Frisa (CH), il 29 dicembre del 1903, da Giovanni e Maria D’Angelo. Giunse negli Stati Uniti nel 1912 per stabilirsi, con la famiglia, in South Philadelphia. Il padre lavorò per lunghi anni nelle miniere della Pennsylvania. Il piccolo Paolo, a 14 anni, fu costretto a lasciare la scuola per andare a lavorare in una sartoria. Ma la notte riuscì comunque a continuare gli studi. Servi l’esercito degli Stati Uniti, nella  fanteria, dal 1920 al 1923. Si avvicinò anche alla Boxe e mostrò di avere anche un notevole talento. Ma preferì continuare gli studi per poi divenire uno dei più potenti politici di Philadelphia. Esponente del “Partito Democratico” fu prima consigliere comunale di Philadelphia  (dal 1951 al 1973) e successivamente, per dieci anni, ne divenne  Presidente del Consiglio. Fu anche eletto alla camera dei Deputati della Pennsylvania.  Era ritenuto un esponente dell’ala sociale del partito. Si impegnò per la costruzione di scuole, biblioteche e centri ricreativi per i quartieri più poveri. Condusse importanti battaglie per equiparare il salario dei neri a quello dei bianchi. Fu anche, per due anni, prima di scendere in politica apprezzato magistrato. Sposò Anne Marie dalla quale ebbe due figli: John ed Evelyn. Su molti siti e libri viene ancora indicato, Lanciano, come suo luogo di nascita. Dopo attenti e minuziosi riscontri abbiamo accertato che invece era nato a Frisa in provincia di Chieti. Paolo “Paul” D’Ortona morì nell’ottobre del 1992.

 

Alberto Macchi nelle vesti di Hetman Principe Sarmata, tra Nobiluomini e Nobildonne del XVIII secolo,

Alberto Macchi nelle vesti di Hetman Principe Sarmata, tra Nobiluomini e Nobildonne del XVIII secolo, Sabato 21 gennaio 2017, ha portato in scena a Varsavia, Antonio Sacco nei panni di Arlecchino, al Castello Reale, in occasione dei “Festeggiamenti per il 285° Compleanno del Re Stanislao Augusto” e alla Galleria Freta, in occasione del “Carnevale in Maschera” in stile veneziano promosso dalla “Towarzystwo Stanisławowskie”.

SPETTACOLO DURANTE IL CARNEVALE IN MASCHERA ALLA GALLERIA FRETA

 

 

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KOMUNIKAT PRASOWY

 

 

Alberto Macchi w stroju księcia-hetmana Sarmaty wśród kawalerów i dam z XVIII w. zaprezentował na warszawskiej scenie Antonia Sacco w roli Arlekina, na Zamku Królewskim w Warszawie podczas uroczystego wieczoru w 285 rocznicę urodzin króla Stanisława Augusta i w trakcie wieczoru karnawałowego “Carnevale in Maschera” w stylu weneckim, zabawie zorganizowanej przez Towarzystwo Stanisławowskie.

 




Leopoldo “Leo” Mascioli: favorì e curò l’arrivo, in Canada, di oltre 25.000 … Era nato a Cocullo (AQ) nel 1876.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

 

Pescara, 19 gennaio 2017

Leopoldo “Leo” Mascioli:  favorì e curò l’arrivo, in Canada,  di oltre 25.000 suoi connazionali (dei quali, moltissimi, abruzzesi). Da loro fu sempre amato. Divenne un imprenditore di grande successo e costruì un, vero e proprio,  impero economico. Nel 1940 conobbe, ingiustamente, la  prigionia  al “Campo Petawawa”. Era nato a Cocullo (AQ) nel 1876.foti 1 

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Leopoldo “Leo” Mascioli nacque a Cocullo (AQ) nel 1876. All’età di dieci anni, accompagnato da un lontano parente,  arrivò a Boston dove lavorò  come lustrascarpe, “strillone” ed infine come cameriere. A 19 anni, “Leo” , ebbe l’occasione di leggere una pubblicità che esaltava le opportunità, lavorative,  offerte dal Canada. Questa cosa suscitò il suo interesse. Convinse anche alcuni suoi amici a firmare un contratto, di sei mesi, per una società siderurgica di  Sydney, Contea Nova Scotia, in  Ontario.  Intuì, da subito, che questa terra aveva estremo bisogno di manodopera e allora si ingegnò ed ingegnò per farvi giungere il maggior numero di italiani (abruzzesi in particolare). In breve tempo, anche se giovanissimo, riuscì a conquistare la fiducia dei suoi connazionali ed  esercitare un’enorme influenza sulla intera comunità.  Nel 1904 tornò in Italia per sposare, la sua amica d’infanzia,  Raffaella De Dominicis. Tornato in Canada si stabilì a Timmins. Da questo momento in poi, “Leo”,  iniziò una scalata che lo portò ad accumulare una incredibile fortuna economica. Ci fu una richiesta di personale per la ricerca di argento e solo lui fu in grado di fornire 150 operai. Mascioli divenne  indispensabile per il reclutando di minatori. Sempre in quegli anni strinse un rapporto con l’importante e potente “ Hollinger Inc.” di Toronto. Nel 1914, nella convinzione che questo potesse servire a migliorare lo stato di salute di sua moglie, tornò in Italia. Purtroppo non fu così perché, a Cocullo, la sua amata Raffaella morì. In seguito Mascioli ampliò la sua attività  e praticamente tutto quello che veniva fatto a Timmins e in Ontario era opera sua. Intanto continuava a favorire l’arrivo di suoi connazionali, si parlò di una cifra pari a 25.000,  in Canada. Per  loro curò l’arrivo, la  collocazione di lavoro e poi quella abitativa. E non disdegnò, mai, di essere con loro solidale. Fu, per questo, sempre  amato dai suoi connazionali. “Leo” vinse appalti per ampliamenti, marciapiedi, acqua e fogna, costruzioni e manutenzioni. Costruì e ne fu  proprietario il più lussuoso albergo dell’Ontario: l’Empire di Timminns. Divenne proprietario dei migliori hotel della zona, così come di una catena di sale cinematografiche, concessionarie di automobili e garage. La più importante macchina economica fu sicuramente la “Mascioli Construction Company”. Divenne una  figura di spicco dell’élite locale e i politici sapevano che senza il suo appoggio non sarebbero andati da nessuna parte. Ricoprì numerosi e prestigiosi ruoli: in particolare fu Presidente della  “Timmins Theatres Limited”, “Northern Empire Theatres”,”Empire Hotel Company”, “Timmins Garage Compan”, “Mascioli Construction Company,”, “Lady Laurier Hotel” e Amministratore Delegato della “Timmins Teatri Limited”. Al suo fianco lavorò per lunghi anni il fratello Antonio. Nel 1940, l’Italia dichiarò guerra al Canada e questo portò ad identificare molti italiani come “ stranieri nemici”. Tra questi ,“Leo” Mascioli,  al quale venne imputata la responsabilità di una tessera del PNF risalente al 1938 (in quell’anno aveva fatto ritorno in Italia per la morte della madre). Per questo  fu internato come prigioniero al “Campo Petawawa”. Ne uscì, pesantemente provato, otto mesi dopo. Riprese,  con successo,  le sue attività e infine  passò il “testimone” a suo figlio Daniele (prestigioso avvocato).  Leopoldo “Leo” Mascioli morì il 24 aprile del 1951.

Foto 1: Leopoldo “Leo” Mascioli;

Foto 2: Leopoldo “Leo” Mascioli, secondo da sinistra, su uno dei suoi tanti cantieri.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”




Gina Ventresca Carano: per gli americani fu “The voice of Abruzzo”. Su richiesta di Umberto di Savoia, l’ultimo Re d’Italia, si esibì, solo per lui, a Cascais in Portogallo.

ASSOCIAZIONE CULTURALE “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 16 gennaio 2017

Gina Ventresca Carano: per gli americani fu “The voice of Abruzzo”.  Su richiesta di Umberto di Savoia, l’ultimo Re d’Italia, si esibì, solo per lui, a Cascais in Portogallo. 

Gina Ventresca Carano nacque a Pratola Peligna (AQ) il 23 aprile del 1912. Sin da piccola mostrò una straordinaria propensione per la musica e il canto in particolare. Emigrò con i suoi genitori per gli Stati Uniti. In America un’insegnante disse ai suoi “Vostra figlia è un prodigio. Merita di seguire il suo istinto musicale.” . Studiò, con eccellenti risultati,  presso la “Germantown High School” e poi al “Curtis Institute of Music”. La sua voce le consentì, da subito, di distinguersi come apprezzata “mezzosoprano”. Ma sarà la passione per la sua terra d’origine, l’Abruzzo, a darle il successo. Studiò ogni canto popolare e folkloristico che parlasse abruzzese. Nel 1939 si esibì alla “Fiera Mondiale” di New York e fu un grande successo. Un giornale la definì: “The voice of Abruzzo”.  Proprio in quella occasione  ci fu l’incontro che, in qualche modo, gli cambiò la vita. Alla fine dello spettacolo un giovane avvocato, anche lui con origini abruzzesi, Frank Carano la volle incontrare. Lei accettò e fu subito amore. Il 30 giugno del 1941 Gina e Frank si sposarono. Fu un rapporto assai duraturo, 58 anni insieme, per il quale Gina decise di limitare, almeno parzialmente, il proprio impegno professionale. Del resto Frank Carano diverrà l’indiscusso “principe” del foro di Philadelphia. Gina fece più di un viaggio, in Italia ed in Abruzzo, per raccogliere i più antichi canti popolari. Intanto si esibiva nelle più importanti occasioni e nei più prestigiosi teatri. Tra l’altro cantò  alle “Nazioni Unite”, all’ Academy of Music di Philadelphia e all’ University of Pennsylvania Museum. Nel 1976, per la celebrazione del bicentenario di Philadelphia, fu lei ad esibirsi e condurre lo spettacolo. Incise numerosi dischi folkloristici che ottennero grande successo di vendite. Uno di questi , la popolarissima canzone “Zi’ Nicola”, con il virtuoso e bravissimo fisarmonicista Cesare De Cesaris ( pseudonimo di Cesare Colecchia), anche lui abruzzese.  L’8 dicembre del 1978 si esibì, per beneficenza, al “Padua Academy” con canti napoletani, calabresi, siciliani e naturalmente abruzzesi. Il 22 ottobre del 1983 la sua ultima esibizione, davanti ad un pubblico numerosissimo ed entusiasta,  per “Italian American’s Festa Folkloristica”. Non va dimenticato che Gina, insieme a suo marito Frank, fu una generosissima  benefattrice. Chiunque si rivolgeva a lei trovava la sua amorevole attenzione. Il marito, con affetto, diceva: “Gina mi costringe a difendere, soprattutto gli abruzzesi, gratuitamente”. Per ultimo va ricordato un non trascurabile episodio. Gina incontrò e cantò, nel 1963,  per Umberto di Savoia, l’ultimo Re d’Italia, al Warwick Hotel di Philadelphia. Successivamente, Umberto di Savoia, rimasto estasiato dalla voce di Gina, la volle ospite nella sua residenza di Cascais in Portogallo. In quella occasione, l’ultimo Re d’Italia, le rivolse una  richiesta speciale: “può cantare solo per me ?”. Naturalmente la cantante abruzzese acconsentì. Gina Ventresca Carano morì  il 23 febbraio del 1998.

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”gina ventresca carano

Foto: Gina Ventresca Carano con il tipico vestito abruzzese.

 




L’abruzzese Vincenzo “Vincent” Zazzara , figlio di emigranti, nel 1895 fu vittima del feroce serial killer Ricardo “Richard” Ramirez .

Associazione Culturale “Ambasciatori della fame”

14 gennaio 2017

L’abruzzese Vincenzo “Vincent” Zazzara , figlio di emigranti, nel 1985  fu  vittima del feroce serial killer  Ricardo  “Richard” Ramirez .  Era nato a Pescina (AQ) il 18 dicembre del 1920.  La figlia Grace, nel 1889, disse: “ Niente li riporterà in vita. Ma è importante onorare la loro memoria.”. E oggi, noi, questo facciamo.

 

Vincenzo (“Vincent”) Zazzara nacque a Pescina (AQ), il 18 dicembre del 1920, da Franco (“Frank”) e Teresa Cipriani. Oltre a lui, nella famiglia Zazzara,  ci furono altri 3 figli: Concetta, Italo e Ugo. Di certo la famiglia Zazzara emigrò, in maniera massiccia, per gli Stati Uniti. E nel 1934 Vincenzo e tutti i suoi cari giunsero in America  sulla nave “Saturnia”.  All’arrivo ad “Ellis Island” l’età dei fratelli, di Vincenzo,  fu così registrata: Concetta anni 13, Ugo anni 9, Italo anni 5. In quel momento Vincenzo, di certo, non avrebbe mai immaginato che il suo “sogno americano” sarebbe finito in tragedia. Ma, purtroppo, così sarà. Vincenzo, era il primo figlio, si adoperò sin da ragazzo per dare una mano alla famiglia. E seppe, seppur con grande sacrificio, coniugare lo studio al lavoro. Vestì, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la divisa da sergente dell’Esercito degli Stati Uniti. Tornato dalla guerra continuò gli studi. Avrà, tra le altre cose, un importante ruolo come Certified Pubblic Accountant (CPA) a Los Angeles in California. Successivamente, raggiunta la pensione,  divenne proprietario di due pizzerie. Si sposò, una prima volta, intorno al 1947. Successivamente sposò il procuratore legale Maxine Levenia.  Ed era con lei, la sera del 27 marzo 1985, quando fece irruzione nella loro abitazione, Richard Ramirez *,  uno dei più feroci serial killer americani. Vincenzo “Vincent” Zazzara,  tentò una disperata reazione, ma venne  ammazzato con un colpo di pistola alla tempia. Maxine venne percossa, violentata e uccisa a coltellate. Ramirez poi svaligiò la casa e sul cadavere della donna praticò diverse terrificanti mutilazioni.  Finì così, tragicamente, la storia di quel bambino arrivato, ad “Ellis Island”,  con una valigia di cartone piena di sogni. Nel febbraio del 1889, in una delle fasi dell’interminabile processo contro Ramirez che lo vedrà condannato a morte, la figlia Grace ebbe a dire: “ Niente li riporterà in vita. Ma è importante onorare la loro memoria.”  Speriamo, in questo, di aver dato oggi il nostro piccolo contributo.

 

*Ricardo  “Richard” Ramirez  (detto “Night Stalker”)  nacque, il 29 febbraio 1960, a El Paso in Texas. Può ritenersi, certamente, tra i più, tristemente, famosi serial killer mai conosciuti. Sia per la feroce violenza e sia per la malvagità dei suoi crimini. Uccise almeno 14 persone e ne ferì e violentò numerosissime altre. Condannato a morte riuscì, sempre, ad evitare l’esecuzione. Morì per malattia, nel 2013, nel  carcere di San Quintino.  Ebbe numerose fan che gli scrivevano appassionate lettere d’amore in carcere. Finì per sposarne una, la giornalista Doreen Lioy , il 3 ottobre 1996 nel carcere di San Quintino. 

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”  

Foto (alcune ci sono state gentilmente inviate da Grace la figlia di Vincenzo “Vincent” Zazzara).

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Foto 1: Vincenzo “Vincent” Zazzara con Maxine la moglie; Foto 2: Vincenzo “Vincent” Zazzara con il  guanto da baseball; Foto 3: Vincenzo “Vincent” Zazzara con il padre ed il fratello Ugo (29 luglio 1944).




Un eroico abruzzese. Nunzio Di Millo dall’emigrazione alla Guerra Mondiale.

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 12 gennaio 2017

Un eroico abruzzese. Nunzio Di Millo dall’emigrazione alla Guerra Mondiale con la divisa degli Stati Uniti. Era nato il 7 marzo del 1914 a Roccamorice. Morì in battaglia, abbattuto sui mari del Nord Africa,  il 20 aprile del 1944.  
“Storie della nostra Emigrazione … contro la dimenticanza”

Nunzio Di Millo nacque a Roccamorice, il 7 marzo 1914,  da Giuseppe Antonio e Anna Di Pronio. Il nonno paterno di Nunzio, lui ne portava orgogliosamente il nome, fu per anni il “barbiere” del paese. La famiglia Di Millo conobbe, per la quasi totalità, l’esperienza dell’emigrazione. E nel 1931 toccò anche al giovane Nunzio attraversare l’oceano alla ricerca del “sogno americano”. Arrivo ad “Ellis Island” insieme alla madre, per ricongiungersi al padre,  sulla nave “Conte Grande”. Andarono a vivere a Portland, Contea di Cumberland, nel Maine. Ragazzo di spiccata intelligenza non tardò molto ad inserirsi nella nuova, e così diversa, realtà americana. Studiò, fino al diploma, e poi iniziò a lavorare come ebanista. Giovane di bella presenza e di grande, straripante, simpatia ebbe sempre successo con le ragazze. Poi il 19 maggio del 1942 arrivò la chiamata dell’Esercito Americano. Il suo entusiasmo, nel voler servire gli stati Uniti, contrastava con gli strani presagi di mamma Anna. Ci fu anche l’opportunità di non partire (favorita da un sacerdote a cui Anna aveva rivolto la preghiera: “se Nunzio parte non lo rivedrò mai più”) ma il giovane abruzzese rifiutò: “voglio servire il mio Paese”.  Divenne Caporale e fu inserito nell’ 831st Bomber Squadron e 485th Bomber Group (bombardieri pesanti). La Seconda Guerra Mondiale lo vide impegnato nel Nord Africa. “Coraggioso ed intraprendente” così lo ricordavano quelli che combatterono al suo fianco.  Poi il 20 aprile del 1944 la tragedia. C’era da effettuare una missione d’attacco, pericolosissima, e c’era bisogno di volontari. Nunzio non si sottrasse a questo appuntamento con il coraggio. Purtroppo il suo aereo fu abbattuto. Il corpo di Nunzio (non fu mai recuperato) oggi riposa in mare. Al coraggioso ragazzo di Roccamorice andò la prestigiosa “Purple Heart” (decorazione delle forze armate statunitensi assegnata per atti di coraggio).

 

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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L’addio di Obama a Chicago, il pittore Guadagnuolo lo omaggia con una grande mostra

L’addio di Obama a Chicago, il pittore Guadagnuolo

lo omaggia con una grande mostra

Francesco Guadagnuolo - Il cammino di Obama Francesco Guadagnuolo 4.11.2008 Nuova America Francesco Guadagnuolo - La Casa Bianca Francesco Guadagnuolo - Ritratto di Obama (con i versi di Vito Riviello)

 

L’ultimo discorso del Presidente Obama: “ Abbiamo lasciato un’America migliore” pronunciando, in vista del futuro degli Stati Uniti d’America, queste parole a Chicago la città dalla quale prese il via la sua vicenda politica presidenziale con l’ottimismo e la speranza che ha avviato il cammino al primo Presidente di colore degli Stati Uniti e così con lo stesso ottimismo ha chiuso il suo discorso con la fatidica frase “Yes we can!”.

La mostra che omaggia il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che lascia dopo otto anni, la Presidenza americana è del pittore Francesco Guadagnuolo.

Si tratta dell’annuncio di una grande mostra itinerante che propone oltre 50 opere di Guadagnuolo dedicate alla Presidenza Obama, in particolare alla cultura della Pace e della solidarietà, accompagnate dai versi del poeta Vito Riviello.

Guadagnuolo, artista di grosso spessore internazionale, opera tra Roma, Parigi e New York, da sempre sensibile alla Pace nel mondo, un argomento a lui molto caro, così da essere insignito nel 2010 dal titolo di Ambasciatore di Pace dell’Universal Peace Federation – ONG accreditata con “Special Consultative Status” presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite, dandone sempre dimostrazione nel sostenerla attraverso le sue opere tra cui l’opera “Il Debito Estero”- verso una nuova solidarietà, esposta permanentemente nella prestigiosa Sala dell’Ecosoc al Palazzo dell’ONU di New York, e “Pace in Terra Santa” nata da un incontro con il Presidente Yasser Arafat in Palestina ed inoltre con la sua cartella alla Pace, dedicata a “San Francesco e i giovani” vuole sensibilizzare particolarmente le nuove generazioni, che tutti auspicano potranno erigere le basi di un mondo migliore per una convivenza pacifica in tutti i credi religiosi.

Oggi l’artista, che conosce gli Stati Uniti per i suoi continui soggiorni, in questa mostra dedicata al Presidente Obama, propone una rassegna che descrive la vita americana dopo il tragico  11 Settembre 2001 con tutte le sue icone e i suoi simboli.

“Sono passati sedici anni da quel tragico evento che ha portato guerre, distruzioni e crisi economica – commenta l’artista – spero che ci sia un cambiamento di rotta e alla cultura della morte possa essere sostituita la cultura della vita. Solo così il genere umano potrà essere salvato. A questo, spero che si aggiunga la cultura per la difesa ambientale perché è un altro reale pericolo al quale l’umanità deve porre veri e seri rimedi”.

 




Era abruzzese Asprino “Gaspare” Ricci: “storico” Pastore Evangelico Battista ed intellettuale antifascista. Nacque nel 1880 a Manoppello (PE).

Associazione Culturale “AMBASCIATORI DELLA FAME”

Pescara, 7 gennaio 2017
Abruzzesi … DIMENTICATI …

Era abruzzese Asprino “Gaspare” Ricci: “storico” Pastore Evangelico Battista ed intellettuale antifascista. Nacque nel 1880 a Manoppello (PE).

Asprino Rocco Michele “Gaspare” Ricci nacque , il 22 maggio 1880, a Manoppello (Pescara) da Francescopaolo e Melania De Blasis . Compì gli studi teologici presso il seminario di Chieti. Successivamente si convertì al protestantesimo. Sposò a Roma, il 15 giugno del 1913, Calpurnia Giulia Dal Canto. La sua azione pastorale si svolse nelle città di Venezia, Firenze, Altamura, Napoli ed infine Roma. Quando nel 1934, dal 24 al 26 Luglio, si tenne, dopo otto anni di interruzione, l’Assemblea Generale dell’Opera Battista (nell’occasione riunì a Roma il Dottor Maddy, il missionario Whittinghill e 40 pastori battisti) e l’Opera delle Chiese Cristiane Battiste d’Italia si costituì in Ente morale Ricci venne nominato vicepresidente (successivamente ne diverrà anche presidente). Ad Altamura (27 luglio 1919-7 luglio 1929) fondò un Circolo di Cultura Religiosa, che aveva soprattutto lo scopo di evangelizzare i giovani. Aprì, sempre ad Altamura, un Asilo Infantile chiamato “Italia Redenta” e una Sala di cucito per ragazze. Sempre nella cittadina pugliese una “denuncia anonima” contro di lui (lo accusava di propaganda evangelica e sovversiva) fu respinta in blocco dall’allora Prefetto. Si conoscevano le simpatie socialiste di Asprino Ricci (nel ’24 non aveva fatto mistero del suo voto al Partito Socialista) ma anche l’assoluto rispetto per le leggi vigenti. In questi anni incontrò Vincenzo Saverio Veneziano, questi sarebbe poi divenuto un importante pastore protestante oltre che un famoso teologo, che volle ricevere direttamente da lui il battesimo. Si trasferì a Napoli nel 1929 per prendere la guida della chiesa battista (con sede in Via Foria) ridando vigore alla intera comunità. Qui si dedicò alla scuola domenicale e curò personalmente il circolo dei giovani, organizzando recite e gite. Distribuì opuscoli in città e si adoperò all’ evangelizzazione predicando anche in pubblico. Fondò la rivista: “La Verità Evangelica”. Diede inoltre vita ad una casa materna e ad un ambulatorio medico. In più di una occasione, durante i suoi discorsi pubblici , subì la “ violenta contestazione organizzata”(così si legge in una nota giornalistica) che non lo distolse mai dal terminare, coraggiosamente, i suoi intervento.
Nell’immediato dopoguerra, vista la grave e carente situazione sanitaria della città di Napoli, il pastore Ricci prese l’iniziativa di aprire un ambulatorio medico nei locali della chiesa battista di Via Foria. Molti giovani medici si offrirono, generosamente, per assistere i bisognosi di cure. Nel 1949, Ricci, partecipò in aprile, al congresso dei “Partigiani della Pace” a Parigi e la sua presenza, in qualità di “pastore evangelico”, fu salutata come altamente significativa. Ricci nel 1953 venne trasferito a Roma per guidare la chiesa battista di Roma in Via Urbana. Nel 1968, lui e il medico Teofilo Santi, promossero la raccolta di fondi che permise l’apertura dell’Ospedale Evangelico “Villa Betania”. Questa struttura venne inaugurata, il 2° ottobre 1968, dopo circa 20 anni e mille difficoltà dall’avvio del progetto. Si coronò in questo mod, per Ricci e Santi, “un sogno”. Nell’occasione Asprino Ricci tenne il discorso inaugurale. A Roma lo ricordano così: “ Si dedicò sempre con ammirevole zelo alla cura della Comunità raccogliendo copiosi frutti con una messe di battesimi”. Una figlia Lilia, maestra di musica, sposò il grande Direttore di coro Vincenzo Giannini. Asprino Rocco Michele “Gaspare” Ricci morì, a Roma, il 10 ottobre del 1975

Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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Foto 1: Asprino “Gaspare” Ricci ; Foto 2: Asprino “Gaspare” Ricci (1968) all’inaugurazione dell’Ospedale Evangelico “Villa Betania”.