USA. Quando arrivai in America la prima volta avevo appena 21 anni,con tutti i sogni e le ambizioni dei giovani.

 

A Giulianova non era  facile “accostare” una ragazza,tentare di farle la corte sperando di ottenere la
promessa di un incontro. Qui,invece,apparve tutto abbastanza semplice.In parole povere,spesso erano le ragazze a chiedere un appuntamento.Questa e’ la verita’.Dapprincipio rimasi incerto,forse era un giochetto per prendermi in giro,forse volevano farsi vedere dai loro padri mentre mi baciavano,cosi’ poi le avrei prese di santa ragione. Ma i giovani,lo sapete,non ragionano molto.Cosi’ mi gettai nella…lotta.Fu eccitante e strana,a volte
ambigua,spesso divertente.In poco tempo capii come si comportavano le ragazze americane e in piu’ imparavo l’inglese, proprio sotto la…guida delle ragazze volenterose e generose.Piu’ passarono gli anni e piu’ capii che
l’americana sa “amare piu’ delle europee”,vuole molto bene quando si innamora,ti rispetta e promette la sua fedelta’ chiedendo la tua. Ma, come credo di avere gia’ menzionato,la stessa donna e’ fragile,cede a certi impulsi anche quando e’ ormai matura,si perde facilmente tra le sciocchezze che animano i matrimoni e abbandona tutto per futili motivi
chiedendo il divorzio  per tornarsene da mamma’. Dopo un po’ di tempo si taglia i capelli,spesso li tinge biondi e s’attacca ad un altro amore che non si sa mai se e’ di “rimbalzo” o se e’ sincero e profondo.
Non ho francamente molte esperienze italiane in questo campo,per cui devo ammettere che,tutto sommato,la femmina statunitense puo’ essere una amica,moglie,madre e amante.Cattolica o no
fa quello che pensa di dover fare anche se la decisione e’ contraria alla sua religione.Per i figli lotta come una tigre;
gli uomini hanno poche probabilita’ di vincere e spessissimo saranno costretti  a vedere i propri figli quando lei gli permettera’ di farlo.La sua e’ una “vendetta” implacabile (purtroppo anche quando ha torto).
L’amore in USA e’ stupendo,splendido,pieno di incertezze  e di cose bellissime, ma tutto
sommato il vero unico profondo senso della famiglia e’ a un livello inferiore  rispetto a quello della famiglia
italiana,nonostante i vari cambiamenti (chiamiamoli morali) avvenuti nella nostra penisola.



USA. Vi racconto l’America..di Benny Manocchia, seconda puntata

Una volta messo piede negli Stati Uniti, scatta il pensiero:non sono piu’ a casa;vediamo dove sono realmente.I primi contatti quasi sempre incerti,soprattutto se la conoscenza della lingua inglese e’ povera.

Ieri, come oggi, l’americano tende ad accogliere lo straniero con aria serena,soprattutto perche’ qui vivono gli eredi di cento civilta’ estere:
ci sono gli italiani d’America per gli italiani d’Italia,gli irlandesi d’America per gli irlandesi d’Irlanda,i tedeschi d’America per i tedeschi della Germania e via cosi’. Aiuta un po’.In parte, stessa lingua,stessa religione,stesso
cibo. L’America, buon Dio, non e’ poi cosi’ lontana dalla Patria lasciata di recente! Ma non aspettatevi molto quando si arriva alla famiglia,
che va avanti,in America,come un carro armato.Trovare una stanza non e’ poi difficile,arrivare al mensile “giusto”  e’ un po’ piu’ difficile.alla manutenzione del locale,alle persone che fanno visita al nuovo arrivato,all’uso di liquori in quella stanza. “We are clean people” vi dicono subito, e ci aspettiamo che lo sia anche tu.Il visitatore,magari un po’ viziato in casa da mamma,si trova lievemente a disagio,ma deve
rispettare i patti. Il vero distacco dalla tua vita di prima.
Qualche volta il nuovo arrivato pensera’:pero’,tutto sommato, forse e’ meglio cosi’.Forse si sentira’ piu’ maturo,pronto a confrontarsi con le dure
richieste del nuovo mondo.
E si avvia al confronto con gli Stati Uniti d’America…



Vi racconto l’America…di Benny Manocchia

Non e’ la stessa cosa per tutti.Il turista che viene in America sa,

ovviamente,che dopo pochi giorni (o settimane)  fara’ ritorno in
Italia.Quindi cerchera’ di assorbire tutto quanto gli sara’ permesso
dal tempo che ha a disposizione. Ha letto,visto,sentito tanto di questa
nazione e la curiosita’ lo ha preso alla gola.Che altro potrebbe essere? I grattacieli di New York? Ne abbiamo anche noi in Italia.La metropolitana? Idem.Il cibo?Lasciamo perdere.L’accoglienza? Diversa da quella riservata
in Italia.E comunque entrambe in…fase calante. Forse la lingua? Certo
e’ curioso ascoltare l’inglese in bocca agli americani che “massacrano” la lingua inglese. Insomma la curiosita’. La curiosita’ di vedere “cose nuove”,che ce ne sono se cominciamo a  fare paragoni con le nostre
“cose vecchie” di 2000 anni.
Non e’ la stessa cosa per chi viene in America
sapendo che dovra’ restarci,che potrebbe trascorrere il resto della sua vita in questa nazione…



USA. Cari giuliesi, vi racconto l’america dal mio punto di vista giornalistico

Con il permesso del Direttore di Giulianova News mi impegnero’ a raccontare quanto ho scoperto (e anche imparato) in tanti anni di vita in America. E’ un mondo completamente diverso dal nostro,un grosso

sandwich dolce-amaro,folle e conturbante,ingenuo e crudele.Certamente diverso dai film hollywoodiani.
Saranno racconti brevi,veloci che spero interesseranno i nostri lettori.Parleremo della vita negli Stati Uniti,della famiglia,del rapporto genitori-figli,della scuola,dei teenagers e dei loro amori,dello sport,dei
poveri e dei ricchi.degli italo-americani e degli italiani che risiedono in America,dell’Abruzzo e di Giulianova.
Buona lettura.
Benny Manocchia
New York



USA. Il “nuovo mondo” nelle mani del popolo “latino”.

Roberto De Angelis di origine molisana,ci ha inviato una e mail cortese e simpatica”

“Vivo in Arizona dal 1960 e ogni volta che posso cerco di leggere tutto quanto
riguarda il mio vecchio Abruzzo-Molise.Il vostro online ha sempre novita’ piacevoli
che rendono la mia giornata completa.Da tempo sento e leggo in questo Stato che ”i latini” domineranno un giorno”. Ma chi sono veramente i latini? Puo’ spiegarmi?”
OK Roberto,cerchiamo di spiegare. Dopo Cristoforo Colombo,nel nuovo mondo
comincio’ subito  l’opera di colonizzazione da parte degli europei.In sostanza,dopo gli esploratori ecco che arrivano i conquistadores. L’America
meridionale divenne terra di conquiste di due popoli neolatini: spagnoli e portoghesi. Questi ultimi presero il Brasile; i primi gli altri Paesi. Percio’ l’America meridionale e’ chiamata comunemente “latina”. Ma l’America latina
comprende anche l’America centrale e parte dell’America settentrionale,dal
Messico in giu’.
Poca soddisfazione per il fatto  che fu un italiano a scoprire tanto territorio:
l’Italia non aveva i soldi per creare una flotta capace di “conquistare” un pezzo
dell’America latina,anzi italiana…
Benny Manocchia

 




Argentina. L’artista italo-argentina, Ida De Vincenzo, racconta la sua esperienza di emigrante

RICORDI -ARGENTINA.

Ho tanti ricordi della mia infanzia e anche se qualche immagine si é
cancellato col passare del tempo, altre sono rimaste profondamente
incise nella mia anima. Le voglio trasmettere affinché non siano
dimenticate. 

Sono piccole storie, cose quotidiane, ma non per questo meno
importanti, sono le cose che ci aiutano a comprendere la vita ed il
caratere di  una  famigia.

Ogni storia ha  una  grande valore, molte sono simili ma nessuna uguale.

Portrei dire tante cose di mio padre, fu un uomo semplice e sensibile.
Gli piaceva la natura, stare all’aperto e soprattutto la terra. La
lavorava non tanto per necessitá ma per l’amore che lo legava ad essa.
Per lui ogni seme aveva valore. Lo curava con tanto amore e dedizione.
Per contribuire all’economia familiare, coltivava dall’umile lattuga
alle piante piú preziose. Allevava conigli e maialini d’India, e noi
ragazzi ci affezionammo tanto a qauesti animaletti che non volevamo
piú mangiarli. Quindi mio padre smise di allevarli. Chissá se mio
padre si privó di mangiare ció che gli piaceva per non vedere le
nostre lacrime?

Ha sofferto tanto le conseguenze della guerra, evitava l’argomento
dicendo che erano cose tristi. Diceva sempre “maglio dimenticare”.
Tuttavia il suo atteggiamento cambiava quando gli kchiedevano della
sua ferita di guerra. Era stato ferito in combattimento, al gomito. Io
mi sentivo orgogliosa di avere un papá veterano di guerra. Ma allo
stesso tempo non riuscivo a capire come avesse potuto sparare a un
altro uomo. Un giorno, vincendo la mia timidezza, e senza misurare le
parole gli chiesi come avesse potuto fare  una  cosa del genere. Mi
guardó e vidi nei suoi occhi  una  grande rassegnazione. Allora con
grande convinzione e parole semplici mi rispose: “se non gli avessi
sparato io mi avrebbe sparato lui”. In quel momento mi resi conto che
non c’era stata alternativa. Ancora oggi lo ricordo e mi commuovo
davanti a questa veritá cosí fredda ed assoluto.

Appena arrivati in Argentina, inizió a lavorare, ma un incidente o
immobilizzó per quasi un anno.  Una  volta rimesso, ottenne un lavoro al
comune come operaio. Lavorava nella manutenzione delle strade. E
quando lo prtendevano in giro, rispondeva sempre: “voi non sapete che
cosa significhi lavorare all’aperto: in inverno il freddo ti congela
le ossa e d’estate il catrame caldo sotto il sole inclemente ti brucia
finanche l’anima”.

Avevamo anche un alimentari, che ci aiutó tanto economicamene. La
nostra clientela era molto varia e talvolta era difficile comunicare,
spesso ci intendevamo a segni. Succedevano anche cose curiose, ricordo
una  conversazione tra mia madre e  una  signora paraguaiana che lavora
lí vicino. Mia madre parlava di  una  cosa e la signora rispondeva
un’altra, ma entrambe continuavano questa conversazione come seguendo
un filo immaginario. Io, nella mia innocenza lo feci notare a mia
mamma, ma lei mi rispose: “sta’ tranquilla, non ti preoccupare”.

Avevamo a casa un cortile pieno di casse e bottiglie. Mio padre alle
volte si sedeva su  una  di quelle casse e si metteva a scrivere alla
famiglia in Italia, e gli raccontava quanto era bello vivere qui. In
certi momenti nei suoi occhi traspariva  una  grande tristezza, gli
tornavano ricordi lontani: i suoi monti, i costumi secolari, le
leggende; era abituato alle difficoltá della vita, e si difendeva
dall’irremidiabile idealizzandolo. Quando gli mancavano poche righe
alle fine della lettera, mi chiamava: “vieni, vieni”, voleva che
scrivessi anch’io qualcosa alle zie, ma all’epoca io ero troppo
piccola e non sapevo scrivere, allora lui con tanta pazienza disegnava
le lettere su un foglio a parte e io le copiavo. Erano sempre le
stesse parole, “care zie”, quando finivo di scrivere, il suo volto si
illuminava con un grande sorriso, era un momento magico, avvertivo che
oltre l’oceano c’erano persone che ci volevano bene.

Le lettere tardavano tanto ad arrivare, il giorno che ricevette la
notizia della morte di sua sorella, dopo averla letta non riuscí a
parlare. I suoi occhi si sciolsero in un pianto sommesso ma profondo.
in quel momento ebbe la certezza che non sarebbe mai piú ritornato a
rivedere i suoi monti e a riabbracciare le persona amate. Per tante
settimane la casa si vestí di lutto stretto.
Nel quartiere, quando arrivó la linea 47 del pullman, ci fu  una
rivoluzion. Facevano tanto rumore che allevolte non si poteva dormire,
mio padre diceva che lo facevano di proposito, e molte notti dovette
alzarsi e andare a protestare , e ricordargli che anche lui lavorava e
che si alzava alle 4:30 del mattino. Ciononostante, spesso portava
loro bevande fresche d’estate e calde d’inverno. Quando si ammaló
tutti venivano a trovarlo, non fu mai solo. Fu un uomo molto
rispettato; il suo carattere aveva la semplicitá di chi vive la
realtá, consapevole che non si puó cambiare. Il giorno della sua morte
un corteo lunghissimo lo accom,pagnó nel suo ultimo viaggio

“Sono  una  donna la cui storia si assomiglia a quella di tante donne
immigranti calabresi. Nata a Cropalati, in Calabria, Italia, in un
paesino di montagna, proprio da favola, e da dove si possono osservare
bellissimi paesaggi. Sono nata nel dopoguerra ed essendo mio padre
reduce di guerra ne soffrivamo le conseguenze, il che ci ha costretto
ad emigrare quando io avevo due anni. Sebbene gli anni passassero, dai
miei genitori gli argomenti di conversazione erano sempre gli stessi:
la terra lontana, la nostalgia, la famiglia e tutto ciò che riguardava
la famiglia calabrese. Questi sono i motivi per cui la cultura e la
lingua italiana hanno acquistato fondamentale importanza nella mia
vita. Sono sempre stata in contatto diretto con le mie radici. Dopo 50
anni ci sono ritornata, ho potuto conoscere e ricevere l´affetto della
mia famiglia lontana. Sono rimasta commossa dallo splendore dei
paesaggi di un mondo che adesso sento veramente mio. È la mia seconda
casa, come mi piace chiamarla. Finalmente sono riuscita ad allacciare
nel mio cuore l´Italia e l´Argentina.

Ida De Vincenzo
———————————
Ida De Vincenzo

Artista Visual

Rotary club de Flores, Directora : Comités de Relaciones Públicas – Protocolo-Y Servicio a traves de la ocupacion..–D.4895
Miembro : Rota-Latino
Integra el Consejo Directivo, Asoc. Calabresa de Bs.As.
Miembro – Liga de Mujeres Calabresas
Nominada Embajadora de la cultura de Cropalati, y de la cultura calabresa en el mundo
Embajadora de Paz, Por la fundacion Mil milenios, y PEA..
Socia Honoraria “Italian culture worldwide rotarian Fellowship.
Mujer Calabresa 2014



32 anni di vita della comunità abruzzese di San Martin

 

 

BUENOS AIRES – Domenica 23 di agosto scorso, nella sede della Associazione Abruzzese Villa San Vincenzo di Guardiagrele nel comune di San Martin, Provincia di Buenos Aires, Repubblica Argentina, si sono celebrati i 32 anni di vita della Associazione, fondata nell’anno 1983 per tutti gli immigrati provenienti dalla regione Abruzzo ed in particolare dal paese di San Vincenzo nel comune di Guardiagrele. Ai festeggiamenti hanno partecipato circa 200 persone ed un orchestra tipica dell’Abruzzo, tutti hanno mangiato pasta e ballato al ritmo della musica tipica della terra di origine.

Il benvenuto ai festeggiamenti è stato dato dal Presidente della Associazione Sig. Elio Garzarella che ha ringraziato tutti i presenti e a tutti i membri della commissione direttiva; all’evento erano presenti il Sindaco di San Martin dr. Gabriel Katopodis che ha salutato e si è felicitato con la comunità abruzzese per il lavoro che svolge giorno dopo giorno per mantenere e far conoscere le usanze ed i costumi di origine, la Presidente della FEDAMO (Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina), dr.ssa Natalia T.Marcos, il consigliere CRAM per l’Argentina dr. Federico Mandl, la Presidente della Mutua Università di San Martin dr.ssa Ketty Martinez, rappresentanti dell’Associazione Abruzzese di Josè C. Paz e dell’Associazione Italiana di Grand Bourg, e per ultimo occorre segnalare la presenza della ex Presidente della FEDAMO e consigliera del CRAM avv. Alicia F. Carosella.

 

 

Associazione Abruzzese “San Vincenzo di Guardiagrele”

San Martin – Provincia Buenos Aires




USa. Un ricordo del grande Rocky Marciano

Oggi, primo settembre,nasce Rocky Marciano. Ma nel 1923. Queste poche  righe proprio per celebrare il nome di quel grande campione abruzzese e ricordare a un paese della nostra regione,Ripa Teatina,che il padre del pugile era proprio della
nostra terra. Non torneremo a raaccontare le varie fasi della vita e della carriera di Rocco Marchegiano. Lo abbiamo fatto
tante volte ed anche altri giornalisti in tante altre testate. Fa soltanto piacere ricordare chi era il nostro Rocky:campione
assoluto del mondo imbattuto:49 vittorie, 43 per KO. Campione dal 1952 al1956. Esemplare atleta in tutti I sensi.
Adorato dagli italiani d’America ed ammirato da milioni di statunitensi.Il destino volle che Rocky finisse la sua vita a
45 anni,per un incidente aereo nello Stato dell’Iowa.Stavano preparando serie TV e film internazionali. Lui era sempre
stato modesto,quasi schivo mentre gli piaceva circondarsi di bimbi con I quali era sempre a suo agio.
Di tanti campioni che il sottoscritto ha incontrato in questa nazione,Rocky Marciano restera’ come uno dei pochissimi che ha sempre  avuto nelle sue conversazioni le parole Italia,Abruzzo e “lu patre mie della Ripa!”.
Ricordiamo sempre I nostri campioni,per capire chi siamo.
Benny Manocchia



MARIA D’ALESSANDRO, LA SCRITTRICE CHE RACCONTA STORIE, POESIE E PROVERBI DEGLI EMIGRATI ABRUZZESI IN ARGENTINA

 

 

 

 

PESCARA – Maria D’Alessando è autrice del libro “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi“,  italiano  e spagnolo, con la prefazione di Goffredo Palmerini, pubblicato a Buenos Aires nel 2010 ed uscito in seconda edizione nel 2013. Così tra l’altro scrive Palmerini nella prefazione al volume: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare (Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura)Lo si scopre leggendo questo lavoro, prezioso se non altro per la passione che lo anima e per la corale partecipazione d’una comunità regionale, residente in una città d’Argentina, ansiosa di non disperdere nell’oblio il senso profondo del proprio passato, talvolta lontano nel tempo. Maria D’Alessandro questo fa, documentando non solo lacerti della propria cultura e della memoria collettiva d’una comunità, partita in gran parte dalla provincia di Chieti, in Abruzzo, nel secondo dopoguerra e ritrovatasi in Argentina a costruire la prospettiva del proprio futuro, ma anche rafforzando quel senso di comune appartenenza che illustra al meglio l’associazionismo d’origine abruzzese in ogni continente. Dunque, per quanto questo volume appaia nella sua sobrietà ed innocente freschezza, in effetti è un prezioso contributo al rafforzamento del legame tra coloro che condividono comuni radici, coltivandone con orgoglio la memoria e scrivendone, fors’anche inconsapevolmente, una tessera di storia civile (…)”.

 

Maria D’Alessandro così ci dice come è nato il suo libro: “L’opera, che è stata scritta raccogliendo le storie dalla viva voce dei corregionali che hanno vissuto a cavallo di due continenti, è una raccolta di racconti memorie,  poesie, indovinelli, aneddoti. Molti emigranti abruzzesi raggiunsero l’Argentina per riavviare la vita in un paesaggio di pianura con molte divisioni delle varie terre che comunicavano tuttavia tra loro con la ferrovia.  Qui le mani febbrili dei nostri conterranei modellarono abitazioni, magazzini, chiese. Con grande passione operarono: Enrico Spinelli, Antonio Di Pietrantonio, Maria e Aurora Di Nardo, Antonio Lattanzio, insieme a molti altri.   E’ successo in Bernal,  Quilmes,  San  Francisco  Solano, Florencio   Varela  e Berazategui. I ricordi dell’anima sono rimasti intatti, come un cofanetto di gioielli, collane, anelli e spille. Gli  undici capitoli che riflettono la giocosità, l’ingegno, la religiosità, la testardaggine, gli affetti, l’attaccamento alla terra spesso venivano  ascoltati  nel silenzio della sera, quando avevano finito la lavorazione della terra e la cura per le greggi, altri seduti in classe, e tutti oggi tessono queste storie che ammiriamo e magnifichiamo. Quando mi sono avvicinata al Circolo Abruzzese avevo questa idea e la sentivo come una missione: raccogliere ricordi, emozioni, storie imparate intorno al  focolare. Fui ascoltata da Angelo Di Donato, allora Presidente del Circolo Abruzzese e della FEDAMO, la Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina, e così cominciai. Si direbbe che la memoria ha la sua dinamica, come un fiume che scorre: a volte lo fa in fretta, mentre  altre volte non tanto. Ma  va sempre  alla ricerca di qualcuno che l’ascolti e ne faccia tesoro. Così questi ricordi, che i miei amici mi hanno confidato, forse ci avvicinano maggiormente alla terra dei nostri antenati”.

 

La scrittrice Enrica Filippi, nel suo volume “Donne coraggiose. Storie dell’emigrazione femminile”, dice che è ancora poco conosciuta la storia di queste donne coraggiose che intrapresero viaggi lunghissimi a fianco del padre o del marito e talvolta da sole. Nel libro viene delineato anche il profilo di Maria D’Alessandro, tra altre donne ricche di forza e coraggio, che si fa apprezzare per la capacità culturale, l’intelligenza, lo spirito associazionistico e l’attaccamento alla tradizione italiana. Nel suo libro bilingue “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi” l’autrice compendia proverbi, favole, racconti, poesie, custodite con amore per gli abruzzesi  e molisani arrivati all’Argentina negli ’50. “Maria D’Alessandro comincia ogni mattina, accende il computer e dopo aver dato un’occhiata alla posta, passa a Facebook, al Foro Inmigracion Abruzzesa, rinnovando giorno per giorno lo spazio virtuale quale luogo d’abbraccio tra gli immigrati italiani sparsi per il mondo, che come lei si riconoscono nella cultura italiana”.

 

Maria D’Alessandro nasce il 3 marzo 1947 in Italia a San Vito Chietino, in provincia di Chieti. All’età di 5 anni, nel 1952,  con la madre e le sorelle raggiunge il padre in Argentina e la famiglia si riunisce. Nel 1982 torna in Italia e per due anni frequenta l’Università degli Studi di Firenze. Ritornata in Argentina, si laurea in Geografia. E’ sposata e ha un figlio. Nel 2005 consegue il Primo premio al Concorso di letteratura FEDAMO, indetto dalla Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina. Nel 2010 raccoglie  i ricordi dei suoi compaesani nel libro bilingue “Memorie di racconti  abruzzesi”. Il 23 maggio 2013, con “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi”, seconda  edizione del libro, viene invitata a Pescara al “Rosadonna – Festival dell’Eccellenza femminile d’Abruzzo”. Il 30 agosto e il 14 novembre 2013 presenta il libro a Rosario (provincia di Santa Fe) e Paraná (provincia di Entre Ríos). Nell’ottobre del 2012 e 2014 viene invitata all’evento “Buenos Aires celebra l’Italia” dal Comitato degli Italiani all’Estero (Comites) della capitale argentina. Nell’ottobre 2013 viene intervistata da Generoso D’Agnese per la rivista Il Messaggero di Sant’Antonio in un articolo dal titolo “Italiani nel Mondo: Argentina. Memorie abruzzesi”. Il 23 aprile 2014 viene intervistata come scrittrice ed emigrante in una conversazione con gli abitanti del Comune 6 della Città di Buenos Aires.

 

Con il patrocinio dell’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) il volume “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi” di Maria D’Alessandro è stato presentato a Pescara il 14 maggio 2015 da Goffredo Palmerini, nella  Rassegna di libri “Un libro in un quarto d’ora”, nell’ambito della seconda edizione del “Rosadonna – Festival dell’Eccellenza femminile d’Abruzzo”. Dal 18 al 28 maggio 2015 la scrittrice partecipa con la poesia “Sradicamento” alla mostra fotografica “Ritratti poetici in controtempo”, allestita negli spazi dell’ex-Aurum di Pescara, dove gli scatti di Ginevra Di Matteo interagiscono con le installazioni del regista teatrale Sabatino Ciocca e del videomaker Loris Ricci, sotto la curatela di Massimo Pamio. Tra i volti che si sono distinti c’è quello di Maria D’Alessandro dall’Argentina. “Sei venuta dal mare e dalla montagna, da un paesaggio di ghiaia e colline…” (Sradicamento). La scrittrice  ha inoltre partecipato a vari  incontri in “Omaggio alle donne immigrate”. Come coordinatrice del Foro Inmigracion Abruzzesa di Buenos Aires Maria D’Alessandro è stata Ospite d’onore alla  58ª Settembrata Abruzzese Cenacolo, tenutasi l’8 maggio 2015 a Pescara Colli, nell’incontro “Poesia Teatro Musica, tutto rigorosamente in dialetto”,  condotto dalla presidente Gabriella Serafini. La scrittrice italo-argentina, commossa, ha  ringraziato nel  ricevere dalle mani della presidente Serafini la raccolta antologica di poesie dialettali  “Poeti d’Abruzzo” ed ha espresso la grande emozione  di essere presente nel volume. Commossa ancora nell’ascoltare le poesie della sua terra d’origine, il monologo ‘Anniversario di nozze’ e una parte di ‘Rosario Rosario’, infine i canti accompagnati dall’organetto che hanno segnato la fine della serata. In Italia ha ricevuto due riconoscimenti: il Premio Dean Martin a Montesilvano (Pescara), per aver diffuso la cultura italiana fuori dall’Italia, e il Diploma di Merito al Concorso letterario “Lettera d’Amore 2014” a Torrevecchia Teatina (Chieti). Qui di seguito tre brani tratti dal suo libro “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi”.

 

 

Recensione a cura di Elisabetta Mancinelli  –  mancinellielisabetta@gmail.com

 

 

 

Il cane scappa
Guarda, guarda il cane scappa,
ha portato via la pappa
via la pappa del mio bambino
per portarla al cagnolino
il suo cagnolino tutto contento
se la mangia in un momento
se la mangia e fa bu bu
e la pappa sparì.

(Bianca Ciarniello: imparata da nonna Sunta quando ero bambina)

 

 

Stella stellina
Stella, stellina,
La notte si avvicina
La fiamma se spegne
La mucca nella stalla
La mucca e il vitello
La chioccia e il pulcino
La pecora e l’agnellino
Ognuno ha il suo bimbo
Ognuno ha la sua mamma,
Tutti fanno la ninna nanna.

(Antonio Lattanzio: imparata a 10 anni)

 

 

Il nonno e il nipote
C’era una famiglia contadina che lavorava la terra. Il nonno si chiamava Gregorio e il nipote Ciccio e ragionavano in maniera differente. Il nipote sosteneva che con i soldi si potesse comprare tutto.
Ciccio: Con i soldi si compra il pane
Gregorio diceva: Il pane sì, ma non l’appetito
C: Compro il letto
G: Ma non il sonno
C: Compro un libro
G: Ma non l’intelligenza
C: Compro i vestiti
G: Ma non la bellezza
C: Compro la casa
G: Ma non il focolare
C: Compro le medicine
G: Ma non la salute
C: Compro una donna
G: Ma non l’amore
C: Compro divertimenti e lusso
G: Ma non la felicità

(Antonio Di Pietrantonio: imparata dal nonno tra i 13 e i 14 anni)

 

 




ANNA CAFARELLI, SCRITTRICE, DALL’ARGENTINA DOPO 60 ANNI IN ABRUZZO PER PRESENTARE I SUOI LIBRI

L’iniziativa promossa dall’ANFE, associazione molto attiva in campo sociale, a Pescara e nella regione

di Elisabetta Mancinelli *

 

 

PESCARA – E’ una fucina di iniziative l’ANFE di Pescara sotto la guida di Cinzia Rossi, la presidente provinciale eletta l’anno scorso con la riorganizzazione avviata dall’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE) nelle sue sedi in Italia e all’estero, dopo l’approvazione del nuovo Statuto dell’ente. L’ANFE è la prima e più prestigiosa associazione nel settore dell’emigrazione, fondata l’8 marzo 1947 dall’aquilana Maria Agamben Federici, deputata all’Assemblea Costituente, fondatrice del CIF e cofondatrice delle Acli. L’Associazione, che ha sede centrale in Roma, è nata in un periodo storico caratterizzato da importanti flussi migratori in uscita dall’Italia, per rispondere alla necessità di assistenza degli emigranti e delle loro famiglie nella tutela dei loro diritti e a sostegno delle comunità italiane nel mondo, per il mantenimento dei collegamenti con la terra d’origine. L’associazione ha sedi in tutte le regioni d’Italia e rappresentanze all’estero, nei Paesi ad alta immigrazione dall’Italia. Riconosciuta ente morale, profonde un forte impegno in campo culturale e sociale, nel volontariato, nell’assistenza ai migranti (emigrati ed immigrati), nel campo della formazione, e attua programmi di interrelazione, analizzando gli aspetti storici dei fenomeni migratori, attivando programmi culturali a sostegno delle iniziative di ricerca.

 

L’ANFE è presente nei più importanti consessi nazionali ed internazionali che si occupano d’emigrazione. Organizzata a livello internazionale con 48 rappresentanze estere in 16 Paesi; in Italia l’ente è strutturata in 44 strutture provinciali e 16 regionali. Specifici obiettivi di tale attività sono il mantenimento ed il miglioramento del “senso di appartenenza” alla comunità degli italiani nel mondo, la valorizzazione delle tradizioni, degli usi e dei costumi italiani, specie nei confronti degli emigrati di terza e quarta generazione. A tale scopo, l’ANFE ha prodotto e sostenuto numerosi progetti per la diffusione della cultura italiana all’estero e per la promozione di un’integrazione tra le comunità migranti. In Abruzzo, quattro sono le sedi provinciali, coordinate da una delegazione regionale, presieduta da Goffredo Palmerini, e guidate dai quattro presidente provinciali Serafino Patrizio (L’Aquila), Cinzia Maria Rossi (Pescara), Rita Brancucci Tomassi (Teramo) e Raul Paciocco (Chieti). Le attività che la storica associazione svolge in Abruzzo coprono il campo culturale, il multiculturalismo, l’assistenza ai migranti, la loro promozione sociale, la formazione linguistica e specialistica per portatori di handicap, il front office per l’alta formazione. Si impegna anche nell’approntamento e conduzione di colonie estive per minori in stato di disagio e nei corsi di formazione informatica applicata per diversamente abili. La sede di Pescara, recentemente rinnovata nella dirigenza, sta ampiamente sviluppando temi di integrazione culturale, promozione delle comunità straniere in campo sociale e culturale, pari opportunità. Molte le attività, come si diceva, che l’ANFE pescarese ha realizzato in campo sociale e culturale, sotto la presidenza di Cinzia Rossi, dalla sua elezione nell’ottobre 2014. Si citeranno le più rilevanti.

 

L’ultimo interessante e suggestivo incontro dell’ANFE di Pescara è avvenuto il 12 luglio 2015 presso il Caffè Letterario. Un reading culturale dal titolo “MIGRANTI: andate e ritorni”, patrocinato dal Museo delle Genti d’Abruzzo e dal Comune di Pescara, con la presentazione delle opere autobiografiche della scrittrice Anna Cafarelli, tornata nel luglio scorso in Abruzzo dall’Argentina, dopo 60 anni. L’incontro è stato aperto dal saluto di Cinzia Rossi a nome di ANFE Pescara organizzatrice dell’evento, e dall’intervento del presidente regionale Goffredo Palmerini che, dopo il saluto istituzionale, ha parlato dell’emigrazione abruzzese in Argentina e del valore della memoria, specie quando si esprime in opere letterarie come quelle della scrittrice Ana Cafarelli, abruzzese emigrata in sud America con la famiglia, e con le opere artistico letterarie di Juan Carlos, immigrato in Italia dall’Argentina per motivi politici, alla ricerca di una Patria ove poter esprimere con libertà il suo pensiero e il proprio temperamento artistico. Due storie di emigrazione importanti, speculari, che sono state messe a confronto attraverso letture di brani e testimonianze, cui si sono aggiunti altri autori abruzzesi presenti all’evento, come Lucio Vitullo. La presidente Cinzia Rossi, anche lei scrittrice, ha condiviso la testimonianza personale, attraverso un suo suggestivo scritto “Gli ideali non passano di moda”, dove si raccontano le vicende della sua famiglia, essendo lei discendente di terza generazione di famiglie di emigranti. Il brano è stato letto con forte intensità dall’attrice Sara Iannetti. Hanno fatto cornice alla serata le opere pittoriche delle artiste – e socie ANFE – Cinzia Napoleone, direttrice artistica, Angela Di Teodoro, Diana Ferrante e Monia Ghirardini. Ha concluso degnamente l’incontro culturale l’esibizione di Tango argentino a cura della “ADS Lady Oscar” di Flavia Masci. La lettura dei brani, tratti dalle opere di Anna Cafarelli, è stata curata in italiano dall’attrice Sara Iannetti e in lingua madre da Juan Carlos. Una significativa e toccante testimonianza del cammino difficile del migrante è stata data dalla scrittrice Anna Cafarelli e dai suoi emozionanti ricordi, raccontati nei suoi libri. Per rendere omaggio a questa eccezionale figura femminile, che ha vissuto sofferenze ed esperienze al limite della sopportazione umana, chi scrive, con le dirette testimonianze di Anna Cafarelli raccolte in un lungo colloquio, ha compiuto questa ricostruzione storiografica della tribolata esistenza della scrittrice italo-argentina.

 

Anna Marta Gabriella Cafarelli nasce il 19 agosto 1939 a Popoli (Pescara), dove vive fino al 1954 quando, all’età di 15 anni, emigra con la sua famiglia – la madre e tre sorelle – in Argentina, dove il padre si era già stabilito cinque anni prima per ragioni di lavoro. Attualmente Anna Cafarelli vive a Cordoba con figli, nipoti e pronipoti. Risiede in questa città dal giorno del suo matrimonio, avvenuto quattro anni dopo l’arrivo in Argentina. Nel luglio scorso, dopo 60 anni, è tornata in Abruzzo per ritrovare i parenti e per presentare i libri che narrano le tormentate vicende della sua famiglia. La sua infanzia e la prima giovinezza sono contrassegnate da una serie di eventi dolorosi: la guerra, la paura, la fame, la disperazione. Durante il bombardamento di Popoli, nel marzo 1945, quando aveva cinque anni, insieme alla sua famiglia Anna fu colpita da una grossa bomba che causò la morte dei nonni materni, della zia e di suo fratello di 12 anni. Lei stessa perse l’udito ad un orecchio. Alla fine della guerra cominciò a frequentare regolarmente, fino alla classe terza, la scuola elementare, ma poi la dovette lasciare per aiutare la mamma nel sostentamento della famiglia. Per questo si dovette prestare a vari servigi, tra cui lavare i panni nel fiume e aspettare che si asciugassero, per riconsegnarli ai proprietari, spesso in cambio solo di un tozzo di pane. Come pure lavare i piedi e aiutare nelle faccende domestiche un’anziana maestra. Durante uno di questi servigi, all’età di nove anni, subisce una violenza e questa dolorosa esperienza ferisce profondamente non solo il suo corpo, ma rimane scolpita nella sua anima. Sotto minaccia non fa menzione ad alcuno dello stupro subito, ma immediatamente pensa che ne avrebbe cominciato a scrivere. E questo diventa il suo progetto di vita.

 

In Argentina si sposa e mette al mondo tre figli. Nonostante tutto, continua a combattere e a scommettere sulla vita ed a viverla pienamente. Anna è una donna che ama la casa, lavora in giardino, in cucina, cuce. E’ una madre esemplare che si occupa dei figli con amore ed è sempre presente in ogni momento, in ogni loro necessità. La sua famiglia diviene il tesoro più grande, ma trova sempre spazio da dedicare alla sua cultura personale. Compie i suoi studi fino al livello universitario, dopo la nascita dei figli, seguendo sempre la sua primaria vocazione: la scrittura e la poesia. Acquisite le competenze linguistiche e culturali, Anna decide di raccontare la sua storia. E lo fa con tutta la durezza e la disperazione della realtà vissuta, che tuttavia non le hanno fatto perdere la serenità interiore, l’amore e la meraviglia per la vita che, nonostante tutto, sente dentro di sé e, per quanto le è possibile, cerca di trasmettere anche agli altri. Il suo primo libro “Fuoco nella memoria” esce nel 2001. In esso l’autrice racconta tutti gli eventi drammatici vissuti durante il secondo conflitto mondiale, ma anche i colori, gli odori e sapori della sua infanzia. L’opera descrive con linguaggio semplice, scorrevole e con una straordinaria nitidezza di espressione, la storia delle tante famiglie che insieme e divisero lo spazio e il tempo del drammatico momento storico che Popoli visse nel 1945. Durante la presentazione dell’opera a Cordoba, in Argentina, in vari contesti culturali, i lettori l’abbracciavano e si complimentavano con lei. Tanto grande è stato l’interesse per questo libro che veniva invitata a convegni e tavole rotonde per scrittori e poeti e nel 2005, a Chilecito nella provincia di Rioja, ha ricevuto un prestigioso Premio: “Messaggera della pace ed Esempio di sopravvivenza e di vita”.

 

Nel 2007 l’autrice pubblica il suo secondo libro “Segreti dell’anima”, che è la continuazione del “Fuoco alla memoria”, in cui rivela il terribile segreto mai rimosso, la sua violazione, descrivendo le forti immagini rimaste scolpite nella sua anima. Nell’opera l’autrice racconta anche altri aneddoti e storie dell’infanzia nel suo bel paese natio, Popoli, circondato da montagne e prati fioriti con papaveri rossi, e fiori bianchi e gialli, con fiumi e ruscelli di colore verde smeraldo che lasciavano vedere il fondo in trasparenza. Il libro si chiude con dieci componimenti poetici che esprimono la sua grande sensibilità e ricchezza interiore. Il suo terzo libro “Una canzone per Lucia” esce ad aprile del 2015 ed è un omaggio che Anna fa alla sua cara mamma: una donna dal volto sorridente e tenero, che nasconde nel suo cuore la coltre pesante del suo passato contrassegnato dalla violenza delle due guerre e dalle atroci sofferenze patite. Questa sua ultima opera – dice Anna – “E’ un grido di pace, un no alla guerra e al dolore, con l’auspicio che il mondo vada verso l’Amore”.

 

Altri progetti e iniziative culturali attuati dall’Anfe di Pescara

 

Con la presidenza di Cinzia Rossi, l’ANFE di Pescara svolge altre importanti iniziative nell’ambito delle attività di volontariato. Tra queste il progetto “Capirsi” che propone ai ragazzi sospesi dalle attività scolastiche per medi-lunghi periodi, uno stimolante percorso didattico esterno alla scuola, che consta di una serie di incontri formativi e culturali, con lo scopo preminente di sostenere le famiglie nel superamento delle fasi adolescenziali di disagio e per promuovere il dialogo intergenerazionale.

 

Negli ultimi 10 anni, l’ANFE di Pescara ha realizzato anche concorsi interculturali come “La goccia d’Oro” che hanno registrato interscambi tra scolaresche dell’Albania e della Romania, in favore della pace. Ultimamente, grazie al contributo della Regione Abruzzo (L.R. 2 maggio 1995, n. 95), con la collaborazione della Cooperativa “Nuova Pegaso” – Centro di Riabilitazione Equestre Anire, e in rete con il CSV di Pescara, ha realizzato diversi Progetti denominati “Scavalcare il disagio -, l’ultimo dei quali è stato realizzato presso la sede di Pianella, dal 5 novembre 2014 al 13 Agosto 2015. Con tali progetti, ideati e seguiti dalla psicopedagogista Rosa Ranaldi – già presidente ANFE di Pescara per molti anni -, si è voluto intervenire in favore di ragazzi e giovani diversamente abili, italiani e stranieri, per sollecitare una migliore qualità di vita, autonoma e ludica. Tale iniziativa è unica in Abruzzo.

 

Il 25 ottobre 2014 presso la casa natale del poeta Gabriele D’Annunzio, l’ANFE di Pescara ha inoltre organizzato l’evento “Arte musica e poesia”: un reading di poesie, musica e storia, condotto da Cinzia Rossi, finalizzato a rendere omaggio al genio dannunziano e a promuovere la cultura italiana e abruzzese nel mondo. L’evento ha avuto notevole rilevanza di critica e di pubblico, con il seguente svolgimento: in apertura Cinzia Rossi ha presentato il suo libro “Imperfette distrazioni d’amore” e letto alcune poesie da esso tratte, con il sottofondo musicale del Maestro Luigi Blasioli, al contrabbasso. A seguire, Daniela Musini, attrice e studiosa dannunziana, scrittrice e pianista, ha svolto la relazione “Gabriele d’Annunzio, l’universalità di un genio italiano”. Infine la storiografa Elisabetta Mancinelli ha riferito sul suo lavoro di ricerca: “Donna Luisetta de Benedictis, la madre tanto amata dal poeta”, una figura sinora trascurata la madre di D’Annunzio, donna dignitosa e amorevole, che visse per i suoi figli e nipoti sino alla fine dei suoi giorni nella casa natia del poeta, in Corso Manthonè, oggi divenuto Museo. Nel contempo Cinzia Napoleone si è espressa in un’estemporanea d’arte con tema ”Il trabocco del turchino”.

 

Infine l’ANFE di Pescara, da un’idea di Cinzia Rossi, dal 14 al 17 maggio 2015, ha realizzato la seconda edizione di “Rosadonna – Festival dell’eccellenza femminile d’Abruzzo: tutte le sfumature del rosa”, straordinaria kermesse svoltasi presso il Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”, sede prestigiosa ottenuta grazie al patrocinio dell’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pescara, che ha ritenuto gli scopi del festival di alto valore morale e sociale. Infatti, l’intento del Rosadonna Festival è promuovere e valorizzare tutte le attività femminili, per rendere omaggio a quelle eccellenze sconosciute del mondo del lavoro, sia manuale che intellettuale. Sulla scia del costante percorso di dialogo dell’ANFE, il programma dell’evento ha visto anche il coinvolgimento di minoranze etniche e di stranieri immigrati, nella sezione “Dalle Radici alle Interazioni, in persistente memoria delle nostre migrazioni”. Gli ospiti d’eccellenza maschile hanno presentato le loro opere artistiche, culturali e letterarie in omaggio al mondo femminile. La novità di quest’anno è stata quella di stimolare, nel particolare momento di crisi economica, incontri proficui per finanziare i progetti ANFE Pescara, a favore delle categorie che soffrono maggiormente questo disagio.

 

Un significativo omaggio alle donne è stato reso da Mara Seccia, scrittrice e poetessa, che ha recitato una suggestiva poesia in vernacolo “Femmene”, mentre Elisabetta Mancinelli ha relazionato con la sua ricostruzione storiografica su “Vittoria Colonna, Marchesa di Pescara – Emblema della sensibilità e dell’armonia femminile rinascimentale”. L’artista Patrizia D’Andrea ha esposto e donato al Museo un’opera dipinta appositamente per il Rosadonna Festival 2015 e dedicata alla figura di Vittoria Colonna, una significativa rivisitazione pittorico-simbolica dal titolo: “Il tempo e la Storia”. Migliaia di presenze nei quattro giorni di festival, nel corso delle presentazioni di libri, alla mostra collettiva, alle esposizioni di creazioni d’artigianato, di ricamo, di tessitura, di lavoro a maglia di splendidi abiti femminili. Tra le numerose presentazioni di opere letterarie vanno citati gli ultimi libri pubblicati dalle scrittrici Vittoria Castellano e Daniela Quieti, socie ANFE. Grande è stata la partecipazione emotiva ai temi proposti dal Festival, una formula che davvero ha saputo far emergere e mostrare il talento delle donne d’Abruzzo. Una Biennale in rosa che si avvia progressivamente a consolidare un meritato successo, costruito con l’impegno gratuito della splendida e straordinaria squadra di volontari dell’ANFE pescarese, diretta e coordinata dalla vulcanica presidente Cinzia Rossi.

 

* scrittrice e addetta stampa dell’Anfe di Pescara – mancinellielisabetta@gmail.com