NICOLA RANALLI È DECEDUTO OGGI AD HOBART, IN AUSTRALIA, ERA NATO NEL 1930 A COLLELONGO

22 dicembre 2023

 

 

Tra i fondatori dell’Associazione Abruzzese, promosse il gemellaggio della capitale della Tasmaniacon L’Aquila

 

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Nicola Ranalli è deceduto oggi ad Hobart, in Australia, dopo un breve ricovero in ospedale. Era nato il 7 novembre 1930 a Collelongo (L’Aquila), dove era tornato l’ultima volta nel 2019, prima della pandemia. Persona di rara sensibilità e gentilezza, era stato duramente provato dalla scomparsa di un figlio e della moglie Giovanna.Ad Hobart lascia la figlia Dora e una schiera di nipoti. L’Abruzzo perde una delle figure più appassionate e propositive della comunità regionale che vive nel continente oceanico. Storico esponente dell’associazionismo italiano in Australia, Nicola Ranalliè stato il fondatore dell’Associazione Abruzzese di Hobart, fortemente impegnato a tessere rapporti tra l’Abruzzo e la Tasmania. L’Associazione degli Abruzzesi in Tasmania nacque infatti nel 1987, fondata dalui e da Umberto Tucceri, che ne fu primo presidente. Il sodalizio si consolidò rapidamente, guadagnandosi negli anni sempre più credito e prestigio presso le istituzioni della Tasmania. Per 21 anni Nicola Ranalli ne è stato poi accorto presidente, fino al 2012, quando lasciata la presidenza gli è subentrata Angela D’Ettorre ed attualmente Tony De Cesare.

 

Alla sua iniziativa, quando era alla guida dell’Associazione, ma anche dopo con i suoi stimoli verso i presidenti che gli sono succeduti, si devono le numerose iniziative sociali e culturali messe in campo nella capitale tasmana. Come certamente al suo impulso si deve il rapporto di gemellaggio tra la città di Hobart e L’Aquila, i cui prodromi furono stipulatinel 1996 nella città capoluogo d’Abruzzo con un protocollo di amicizia tra il sindaco di Hobart, John Freeman, e per la Municipalità aquilana chi scrive, allora vicesindaco dell’Aquila. L’anno successivo il sindaco Antonio Centi, con una delegazione della Municipalità, si recò in visita ad Hobartper sottoscrivere con il sindaco Freemanil Patto di gemellaggio tra le due città.

 

ARanalli si deve anche il merito d’aver promosso l’avvio del rapporto di collaborazione tra lo Stato di Tasmania – uno dei sei della federazione dell’Australia – con la Regione Abruzzo, che purtroppo s’interruppe nella sua definizione,nel 2009, a causa dell’emergenza seguita al terremoto dell’Aquila. Ma Ranallinon si è maiperso d’animo nel sottolinearne le forti motivazioni di comune interesse, specie nel campo della conservazione della natura e dei Parchi che l’Abruzzo e la Tasmania hanno, accomunati dall’ingente patrimonio naturalistico ambientale protetto e da altri campi d’affinità su cui lavorare: particolarmente riguardo alla lingua e alla cultura italiana e alla possibile collaborazione scientifica tra l’Università della Tasmania e le Università abruzzesi.

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La città diHobart ha peraltro sempre coltivato il rapporto di gemellaggio, molto interessata a consolidare la partnership con la città capoluogo d’Abruzzo. Nel 2017, in occasione del ventennale del Patto di gemellaggio, una significativa delegazione della Municipalità di Hobart, guidata dall’allora sindaco Sue Hickey fece visita al Comune dell’Aquila, incontrando gli amministratori e il sindaco Massimo Cialente.Altrettanto interesse ha sempre mostrato lo Stato della Tasmania. Numerosa e molto attiva è la comunità italiana in Tasmania, particolarmente nella capitale. Significativa è la presenza abruzzese, che ha saputo conquistare un ruolo di rilievo nella vita sociale della capitale, assai apprezzato dalle autorità della città.

 

L’opera degli Abruzzesi, come quella di tutti i connazionali, ha fortemente contribuito alla crescita della Tasmania, e di tutta l’Australia, Stato federale dove la comunità italiana è ormai seconda in numero solo alla comunità anglosassone. La stima verso gli Abruzzesi trova dunque nel gemellaggio tra la capitale della Tasmania e la “capitale” dell’Abruzzo un significato che va oltre la già forte relazione tra le due città. E’ sperabile che gli auspici di collaborazione tra l’Abruzzo e lo Stato tasmano possano presto trovare occasione di una ripresa e una più concreta realizzazione.Si dà il caso, infatti, che Abruzzo e Tasmania abbiano alcune analogie. Una, tra tutte, il fatto che la Tasmania è uno Stato a diffusa protezione ambientale, con flora e fauna molto specifiche. D’altro canto l’Abruzzo è essa stessa una regione con oltre un terzo del proprio territorio protetto, definita regione verde d’Europa, la quale vanta tre Parchi nazionali (Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio Molise, Parco del Gran Sasso Monti della Laga, Parco della Maiella), uno regionale (Parco del Velino Sirente) e diverse aree ed oasi protette, che ne coprono quasi il 35% del territorio.

Molto solido, si diceva, il rapporto di gemellaggio tra Hobarte L’Aquila, quantunque la distanza renda difficile una regolarità di relazioni, ma che tuttavia si è alimentata periodicamente con iniziative culturali anche di rilievo. Anche chi scrive ebbe il privilegio,nel 2005, in rappresentanza della Municipalità aquilana, di guidare una missione culturale in Australia – Sydney, Canberra, Melbourne e Hobart – dell’Associazione Musica per la Pace, presieduta da Giuseppe Leuzzi, con il Coro “Cappella Ars Musicalis” diretto dal Maestro Josè Maria Sciutto. Memorabile, tra gli altri, il concerto che il Coro tenne nello splendido auditorium civico di Hobart, che riempì d’orgoglio Nicola Ranalli, perfetto anfitrione nella città capitale tasmana e presso l’amministrazione civica guidata dal sindaco Rob Valentine. Incantevole città, circa 240mila abitanti, esposta su una splendida baia ai piedi del monte Wellington nella parte meridionale dell’isola, Hobartvanta incantevoli architetture nelle tipiche costruzioni in stile vittoriano a tinte color pastello. Importante il suo porto naturale. Dopo Sydney, cui la lega una storica regata, Hobart è la più antica città dell’Australia.

 




Un’opportunità natalizia mancata. Di Dom Serafini

 

Verso il centro di Milano c’é Viale Abruzzi, un bellissimo viale che replica il verde dell’omonima regione, l’ampio spazio del Parco Nazionale e le tradizioni per cui l’Abruzzo é famosa rappresentato dal popolare Bar Basso. Il viale collega via Plinio con il Piazzale Loreto ed é servito dalla linea Metropolitana Verde e a pochi passi anche da quella Rossa. Il viale é anche vicino allo shopping di Corso Bueno Aires, alla Cittá Studi, a vari ospedali, un grande multisala cinematografica, e decine di negozi e di ristoranti italiani e stranieri.

Insomma, di meglio come viale non si poteva fare! Peccato che in Abruzzo non sappiano sfruttare questo collegamento con Milano (centro commerciale e mediatico d’Italia). Ad esempio, cosa ci voleva per la Regione Abruzzo sponsorizzare le decorazioni natalizie lungo il viale, facendo un riferimento luminoso (e illuminato) alla regione di cui porta il nome? Nella foto: il Viale Abruzzi.
Dom Serafini



L’AQUILA. UNA RELAZIONE DI GOFFREDO PALMERINI SULL’EMIGRAZIONE PUBBLICATA A PUNTATE SUL CORRIERE CANADESE

 

 

L’AQUILA – Recentemente il giornalista e scrittore aquilano Goffredo Palmerini è stato relatore in un Convegno sull’Emigrazione tenuto a L’Aquila presso il Consiglio Regionale d’Abruzzo in occasione dei lavori del CRAM, con i delegati delle comunità abruzzesi provenienti da 22 Paesi del mondo. La relazione svolta da Palmerini è stata scelta dall’editore del Corriere Canadese, quotidiano di Toronto diffuso in tutto il Canada, per essere pubblicata in 10 puntate a tutta pagina, in italiano e inglese. La scelta dell’editore e presidente del Corriere Canadese, on. Joe Volpe, per molti anni parlamentare del partito liberale nella Camera dei Comuni e ministro del Canada (prima del Lavoro, poi dell’Immigrazione), di pubblicare il contributo di Palmerini, è stata fatta per celebrare il decennale del rilancio del giornale, avvenuto nel 2013 su sua iniziativa, dopo la crisi che aveva portato al fermo dell’uscita del quotidiano, fondato nel 1954 da Daniel Iannuzzi. Ad oggi sono uscite quattro puntate delle dieci previste, oltre la pagina di presentazione del progetto editoriale firmata dallo stesso Joe Volpe.

 

Presentando ai lettori la pubblicazione del saggio sull’emigrazione italiana di Palmerini, l’on. Joe Volpe – nato nel 1947 a Monteleone di Puglia ed emigrato in Canada nel 1955 -, richiamando il valore degli emigrati italiani nel grande Paese nordamericano, ha tra l’altro scritto: “[…] Il 3 novembre 2023, uno dei nostri collaboratori periodici, Goffredo Palmerini, ha avuto occasione di preparare e tenere una presentazione accademica all’Assemblea CRAM (alla quale ha partecipato anche un ex sindaco di Hamilton, Larry Di Ianni) tenutasi all’Aquila, in Abruzzo, sull’argomento. Uno dei dati che emergono da quella presentazione è il numero impressionante che indica che in poco più d’un secolo dall’Unità d’Italia sono emigrati ben 29 milioni di italiani da quello che abbiamo imparato a chiamare il Belpaese. È una storia che vale la pena raccontare. Vale la pena leggere il lavoro di Palmerini sull’argomento. Abbiamo ricevuto il permesso di ristamparlo in una serie di divisioni adeguate (dieci in totale) adatte al consumo in un quotidiano. Forniremo anche una traduzione in inglese per ogni colonna in modo che gli italiani di seconda e terza generazione possano comprendere più facilmente il significato del fenomeno. […] Ricorre questa settimana il decennale del rilancio del Corriere Canadese. La nostra redazione ha preparato questo “progetto letterario” per celebrare quell’evento. Ringraziamo Goffredo Palmerini per la sua gentile concessione.”

 

Ringrazio l’editore Joe Volpe – ha dichiarato Palmerini in un post su Facebook – e sono davvero onorato di questo privilegio di veder pubblicato un mio scritto sull’emigrazione su un giornale che esce nell’area della Grande Toronto dove vivono quasi 800mila italiani e diffuso in tutto il Canada, molto seguito anche attraverso l’edizione web.




Nizza. Sarà presentato mercoledì 15 novembre, alle ore 17:00, presso il Consolato Generale d’Italia a Nizza, il libro di Enrico Di Carlo e Luca Bonacini: “Il brindisi del Poeta astemio” (Verdone editore)

 

Sarà presentato mercoledì 15 novembre, alle ore 17:00, presso il Consolato Generale d’Italia a Nizza, il libro di Enrico Di Carlo e Luca Bonacini, Il brindisi del Poeta astemio (Verdone editore), dedicato al rapporto che Gabriele d’Annunzio ebbe con le bevande alcoliche, e particolarmente con il vino. L’iniziativa si svolge nel quadro dell’VIII edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo,rassegna tematica annuale dedicata alla promozione della cucina e dei prodotti agroalimentari italiani di qualità, promossa dalla rete di Ambasciate, Consolati, Istituti Italiani di Cultura e Uffici ICE all’estero.

A introdurre gli ospiti sarà Emilio Lolli, Console Generale d’Italia a Nizza.

Hanno inoltre collaborato all’iniziativa il Dirigente Scolastico del Consolato Generale d’Italia a Nizza, Loredana Cherubini, la Scuola Alberghiera e Turistica “Paul Augier” di Nizza per il buffet allestito al termine della serata e il Comitato per le Attività Linguistiche e Culturali Italiane. Si ringraziano inoltre, per il sostegno fornito alla realizzazione dell’iniziativa, il Départementdes Alpes-Maritimes e i partner privati “Luigi D’Amico Premiata Fabbrica Biscotti e Dolci”e “Corfino Barattucci Liquore dal 1858”.

Gli autori, entrambi giornalisti, dopo aver curiosato per lungo tempo nelle dispense dannunziane, hanno provato a dare una sbirciatina anche nelle sue cantine. E proprio dalla lista dei vini contenuti al Vittoriale, poco prima della morte del Poeta, prende il via una ricerca che si dipana tra le etichette più blasonate d’Italia e Francia, nazione quest’ultima dove lo scrittore aveva vissutonei cinque anni che precedettero il primo conflitto mondiale, e che all’epoca vantava una produzione enologica di gran lunga superiore a quella del Bel Paese. L’esperienza dei vini francesi, che aveva Gabriele d’Annunzio, non è da ascrivere solamente al periodo trascorso in Francia, con la breve parentesi parigina e il periodo ad Arcachon. Champagne e vini si rincorrono nella vita e nelle opere del Vate, ben prima della trasferta d’Oltralpe, e non mancheranno mai sulla sua tavola nelle numerose occasioni ufficiali cui è invitato e neppure nei momenti intimi.

I vini italiani esprimono sicuramente il meglio della produzione del tempo. Il Valpolicella, il Chianti, il Soave, la Vernaccia, il Falerno, il Nepente, il Carmignano, il Capri bianco, oltre al Montepulciano della sua regione, raccontano di un viaggio ideale (oggi li chiameremmo sentieri del vino) attraverso dodici regioni, tra arte e cultura, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Il lavoro mette in luce un rapporto quanto mai contraddittorio tra lo scrittore e l’alcol. D’annunzio non fu astemio come invece volle sempre far credere pur di rimanere coerente alla sua immagine di esteta. Il poeta fu, al contrario, un raffinato conoscitore di vini e di liquori. Bevitore di acqua purissima (prediligeva quella minerale) in banchetti ufficiali, mostrava familiarità con vini e champagne in occasioni mondane e private, magari in compagnia di qualche donna. I vini li decanta, li storicizza, li contestualizza, li rende protagonisti di vicende personali e di famose pagine letterarie. Tra le altre curiosità del libro, si segnalano la denominazione Acquarzente, in sostituzione del francese cognac, la scelta di chiamare Molovin un liquore da lui inventato, e i carteggi con celebri produttori e ristoratori dai quali si faceva inviare casse di vino pregiato, magari in cambio di una sua fotografia con dedica.

 

Enrico Di Carlo (Chieti, 1960).Dopo la laurea in Lettere ha conseguito due dottorati di ricerca. È bibliotecario all’Università di Teramo e svolge attività di giornalista-pubblicista. È Deputato di Storia Patria negli Abruzzi. I suoi studi vertono prevalentemente sulla cultura abruzzese dell’Ottocento e del Novecento, e su Gabriele d’Annunzio. I libri più recenti, dedicati al tema enogastronomico, sono: Gabriele d’Annunzio e l’enogastronomia della memoria (in tre edizioni) eOsteria. Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri, di Hans Barth, di cui ha curato l’ultima edizione. Ha tenuto presentazioni in prestigiose sedi istituzionali italiane e straniere.

Luca Bonacini (Modena, 1966). Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Scrive per QN Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, James Magazine, Gambero Rosso, LiveIn, ADV, Dimore Storiche d’Italia, suggerendo itinerari di viaggio tra enogastronomia, letteratura e cinema. È collaboratore per le Guide del Gambero Rosso e docente di marketing territoriale, presso l’Università IULM (Milano), ITS (Bologna) e ALMA (Parma). Prima ancora di d’Annunzio,si era occupato nel 2004 di un personaggio di fantasia, pubblicando per Aliberti Editore Mai Dire Mai a un Martini Dry, sulle preferenze enogastronomiche dell’agente segreto 007.




Il pianista e compositore teramano Toni Fidanza in concerto al Józsefváros Jazz Festival di Budapest

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Una Budapest calda, ma ventilata ha accolto il concerto di Toni Fidanza – pianista, compositore e arrangiatore di origini teramane – nell’ambito della III edizione del Festival Jazz del quartiere Józsefváros a Budapest lo scorso 15 settembre 2023. Il concerto rientra in uno scambio culturale tra l’ottavo municipio della capitale magiara e il Budapesti Olasz Kultúrintézet – Istituto Italiano di Cultura, la cui sede si trova proprio nel territorio di quel municipio. Fidanza, dopo aver ringraziato il direttore dell’Istituto Gabriele La Posta, il suo staff ed Erika Egyed, la curatrice del festival, ha donato al pubblico presente alcune sue composizioni, inframezzate da standard della tradizione statunitense.

La seconda parte del concerto ha visto entrare in scena il sassofonista ungherese Márton Sebes, con cui Fidanza ha duettato su brani italiani come “Estate” di Bruno Martino e il “Tema d’Amore” di Maestro Ennio Morricone, tratto dal film “Nuovo Cinema Paradiso”. Laddove Fidanza ha portato un pizzico d’Italia in Ungheria, Sebes ha risposto suonando assieme al pianista un brano di Béla Bartók. In realtà, era previsto anche un altro brano ungherese, tratto dal repertorio del musicista Ádám Török, per anni decano del jazz-rock e del prog in Ungheria. Tuttavia, la cronaca ha preso il sopravvento. “Poco prima del soundcheck – ha detto Fidanza – abbiamo appreso della scomparsa di Franco Migliacci, autore assieme a Domenico Modugno di ‘Nel Blu Dipinto Di Blu’ e di tanti bei brani italiani. La canzone era ovviamente prevista, ma collocata a metà dell’esibizione. Abbiamo dovuto, giocoforza, rivoluzionare la scaletta, rinviando in un futuro prossimo l’omaggio a Török e posizionando ‘Volare’ alla fine del programma, dandogli così una collocazione più consona alla situazione”.

Per Sebes questa è stata un’esperienza importante e una sfida, essendo lui un musicista proveniente dal funk e dal soul. “All’inizio, ammetto di aver provato tensione sul palco – ha dichiarato il musicista – nonostante svolga un’attività concertistica regolare, il rispetto verso il jazz è forte. Quasi un timore reverenzialeToni, però – conclude Sebes – da compassato jazzista, è riuscito a mettermi a mio agio. Sono contento di come si è svolto il concerto. Anche perché, in Toni, ho trovato un maestro e un amico”.

Ph: Mihály Horváth




RITORNO ALLE RADICI: LE STORIE MIGRANTI ABRUZZESI NEGLI STATI UNITI

 

 

DOMENICA 16 LUGLIO  , alle ore 17.00 il parco Villa De Lollis di Casalincontrada si vestirà a stelle e strisce, ripercorrendo le tante storie che uniscono l’Abruzzo agli Stati Uniti e viceversa, in un incontro a tre voci con gli autori di libri quali “ABRUZZOAMERICA”, “ABRUZZO STARS & STRIPES” e “HOLLYWOOD NASCE IN ABRUZZO” e nel ricordo del grande filologo e storico della letteratura italiana Cesare De Lollis, nell’imminenza del suo 160mo anniversario della nascita.

Il sindaco Vincenzo Mammarella dialogherà con i giornalisti Dom Serafini e Generoso D’Agnese e con lo storico Geremia Mancini  ripercorrendo le vite di alcuni abruzzesi emigrati negli Stati Uniti e protagonisti di straordinarie storie di successo umano e professionale.   Da Bradley Cooper (Ripa Teatina) a John Fante (Torricella Peligna), da Michael Bublé (Carrufo e Villa Santa Lucia) a Dean Martin (Montesilvano), da Madonna (Pacentro) a Henry Mancini (Scanno), da Mario Lanza (Tocco da Casauria)  a Penny Marshall (San Martino sulla Marrucina) , senza dimenticare i loro luoghi d’origine.

“L’idea è invogliare a visitare l’Abruzzo – spiega Serafini – nell’ottica dell’anno (il 2024) dedicato al  Turismo delle radici  e recuperando quella memoria territoriale che ci porta a fare i viaggi alla ricerca dei posti del cuore”.

Gli autori racconteranno storie eccezionali e spesso ignote alla grande storia, dall’impresa epico-eroica di Louis Carrozzi, che attraversò a piedi tutto il continente americano (partendo dalle Pampas argentine), alle  straordinarie carriere cinematografiche come  quella di Vincenzo Pelliccione, controfigura di Chaplin, dalle esperienze tragiche dei fratelli Al e Turzo Francese saliti sul Treno degli orfani, alle vite intrise di grandi ideali come quella di Virgilia D’Andrea o di grandi conquiste professionali come quella di Al Zampa (cui è dedicato il secondo ponte italiano  negli USA, dopo quello di Verrazzano).

L’appuntamento di Casalincontrada unirà in un’unica trama anche il percorso umano e culturale di Cesare De Lollis tra le cui opere è possibile apprezzare gli scritti di Cristoforo Colombo   (1892-94) e la monografia Cristoforo Colombo nella leggenda e nella storia (1892 ), e il cui lavoro sarà sicuramente spunto di riflessione per futuri studi.

Appuntamento quindi con gli appassionati di storia, di sociologia e del romanzesco , con uno sguardo al passato, per meglio comprendere il presente di una comunità regionale ricchissima di talento artistico e di grandi spunti emotivi.

 

GLI AUTORI

Generoso D’Agnese è nato a Zürich nel 1961 e collabora con il “Messaggero di S. Antonio”,  “L’Osservatore Romano”,  “La Voce Italiana” di Washington” e il mensile “Abruzzo nel Mondo.  Cura il blog “Globo italiano” per gli italiani nel Mondo. E’ alla sua tredicesima esperienza editoriale.

Geremia Mancini è nato a Manoppello (Pescara) nel 1955. Segretario generale dell’UGL nel 2014  è un attento studioso delle problematiche lavorative e migrazionali, ha promosso numerosi convegni sull’emigrazione abruzzese  ed è presidente onorario dell’Associazione “Ambasciatori della fame”.

Domenico (Dom) Serafini, nato a Giulianova nel 1949, risiede a New York ed é il fondatore, l’editore e direttore del mensile Video Age, di annuari e quotidiani di settore rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali.   Collabora con   “Il Messaggero” di Roma (dorso “Abruzzo”). E’ alla sua quindicesima pubblicazione.

 




IMMINENTE L’USCITA DEL VOLUME “IL MONDO DI MARIO FRATTI” DI GOFFREDO PALMERINI. Il teatro, la vita, le opere e l’indole del grande drammaturgo aquilano, scomparso due mesi fa a New York

 

 

L’AQUILA – E’ imminente l’uscita del volume “Il mondo di Mario Fratti” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni), un tributo verso il grande drammaturgo italiano vissuto a New York e recentemente scomparso. Mario Fratti(L’Aquila, 5 luglio 1927 – New York, 15 aprile 2023) avrebbe compiuto 96 anni il 5 luglio prossimo. Questo libro sull’insigne autore teatrale conosciuto in tutto il mondo ne racconta la vita ele opere, indole e umanità,grazie alla consuetudine di rapporto eamicizia, di relazioni e incontri, evidenziando valori vissuti e aspetti di quotidianità. Numerose, infatti, sono le settimane che Palmerini ha passato con Mario Fratti, ogni anno facendoglivisitaa New York dove il drammaturgo viveva dal 1963 e dove aveva insegnato alla Columbia University e poi all’Hunter College. Con lui Palmerini ha svolto iniziative ed eventi culturali significativi alla New York University, all’Italian American Museum, al Westchester Community College e al WestchesterItalian Cultural Center, riferiti poiin dettagliati reportage. Come pure le missioni culturali che, insieme a Fratti, il giornalista e scrittore aquilano ha realizzato a Boston, Princeton e Philadelphia.

 

Mario Fratti è uno degli autori di teatro tra i più affermati al mondo, con un impressionante palmares di riconoscimentiprestigiosi, tra i quali spiccano 7 Tony Award, per il teatro come gli Oscar per il cinema. Quasi un centinaio le sue opere, commedie e drammi, molte delle qualitradotte in 21 lingue e rappresentate in oltre 600 teatri nel mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, dal Messico all’Argentina, dall’Australia alla Cina, dal Giappone alla Russia, dalla Corea alla Turchia, come in a tutti i Paesi della vecchia Europa. Il libro vuole dunqueessere un omaggio all’Uomo e allo Scrittore, ma anche uno stimolo perché in Italia, in Abruzzoe aL’Aquila, sua amata città natale, si apraun’auspicabile stagione di riflessione e di studio, in campo letterario come in quello accademico, sul valore della cospicua scrittura drammaturgica di Mario Fratti.

 

Egli stesso, in una lunga interessante intervista diqualche anno fa, parlando di cosa sarebbe accaduto dopo la sua morte,aveva vaticinatouna forte valorizzazione dell’intero corpus delle sue opere, anche se in verità il successo per la sua drammaturgia era stato pressoché immediato negli Stati Uniti e poi nel mondo, a differenza di grandi autori di teatro americani – come Tennessee Williams, Arthur Miller, Edward Albee ed altri -, che sono stati adeguatamenteapprezzati solo post mortem.O come il caso di grandi autori europei–come per esempio Bertolt Brecht, Jean Paul Sartre, Eugene Ionesco -, che in America non hanno avuto l’apprezzamento meritato in Europa, sebbene rispettando una bizzarra equazionesecondo la quale in Americail drammaturgo europeo conquista una sua reputazione solo se resta “europeo”.

 

Paul Thomas Nolan, professoredell’University of Southwestern Louisiana, riguardo al singolare caso della drammaturgia di Fratti,ha invece osservato: […]Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l’esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. Frattiscrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la caratteristica tolleranza e rassegnazione che è presente in scrittori associati in un’antica civiltà. Egli mette anche nei suoi drammi americani qualcosa di più vasto e differente di quanto si trovi nei lavori di Eugene O’Neill, Arthur Miller e Tennessee Williams; ci indica qual è il posto della società americana oggi nel mondo. E, stranamente, Fratti mostra spesso più fede nel sogno americano di quanta ne abbiano gli autori locali, una fede fatta di tolleranza e di pazienza. Mario Fratti sta aiutando gli americani a scoprire il loro paese. […]”

 

Fratti, con la modestia e l’onestà intellettuale che l’ha sempre contraddistinto, spesso confidava: “Vivere in America mi ha insegnato ad essere più tollerante, più paziente, più oggettivo. Capisco meglio i problemi delle minoranze. Questa società americana, con tutti i suoi problemi e i suoi conflitti, è la società ideale per un drammaturgo”.Il libro di Palmerini, in 368 pagine, della drammaturgia di Mario Fratti, del consenso che l’ha premiata a livello mondiale, dei valori umani etici e politici che l’ha ispirata, ne vuole dare un primo significativo saggio.Il volume, presto disponibile nelle librerie e sui principali Store online, reca in apertura un contributo di Presentazionevergato da Valentina Fratti, figlia del grande drammaturgo e anche lei autrice teatrale, regista e attrice. Con il consenso dell’editore, qui di seguito si anticipa la pagina di Presentazione.

 

PRESENTAZIONE

 

di Valentina Fratti

 

Sono veramente lieta di scrivere la Presentazione a questo libro di Goffredo Palmerini, un autentico tributo verso Mario Fratti, del quale proprio Mario sarebbe la persona più contenta. Goffredo è stato il suo migliore amico, gli è stato fortemente legato. Mario lo considerava una persona di famiglia, un fratello. Ed era una gioia per lui ospitarlo alcuni giorni nella sua casa quando Goffredo veniva New York a fargli visita. Era un modo per Mario di informarsi sulla sua città, L’Aquila, fortemente amata.

 

Mio padre ha sempre apprezzato molto gli articoli che Goffredo Palmerini ha scritto sulla sua attività di drammaturgo, sulla sua scrittura teatrale, sul successo delle sue opere rappresentate in diversi paesi del mondo. Gli piaceva, di Palmerini, quel suo modo di scrivere e di raccontare, così ricco di particolari e suggestivo nel trasmettere emozioni.

 

Questa intensa raccolta di articoli e di dettagliati racconti delle sue visite a New York e in altre città americane – Philadelphia, Boston, Princeton, Washington – talvolta fatte insieme a Mario, la narrazione degli eventi culturali ai quali insieme hanno partecipato, costituiscono un magnifico bagaglio di ricordi, sul quale Mario con piacere spesso si soffermava, aspettando la successiva visita dell’amico, come è recentemente successo nell’ottobre 2022 quando Goffredo è tornato a trovarlo dopo i tre anni di pandemia.

 

Sono grata a Goffredo per aver raccontato di Mario Fratti non solo la grandezza del drammaturgo e dello scrittore, il suo contributo rilevante nella vita culturale di New York. Sono grata soprattutto perché, attraverso questi scritti, di Mario racconta la vita di tutti i giorni, dando di lui un’immagine molto fedele della sua grande umanità, dei valori di giustizia sociale e di attenzione verso le classi più disagiate della società che hanno accompagnato tutta la sua vita.

 

Con Goffredo mio padre aveva molta confidenza e complicità. E le sue giornate più belle e spensierate le ha passate insieme a lui e a Piero Picozzi, l’altro grande amico che con Mario ha condiviso, negli ultimi cinque anni, la vita e le consuetudini di tutti i giorni. Considero perciò questo libro un grande dono, davvero importante per ricordare Mario, l’uomo e il drammaturgo, mio padre.

 

New York, 20 maggio 2023

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Goffredo Palmerini, nato a L’Aquila il 10 gennaio 1948, è giornalista e scrittore. E’ stato dirigente delle Ferrovie dello Stato nel settore commerciale dell’esercizio. Per quasi trent’anni amministratore della Città capoluogo d’Abruzzo, fino al 2007, è stato più volte assessore e Vice Sindaco dell’Aquila. Scrive su giornali e riviste in Italia e sulla stampa italiana all’estero. Suoi articoli sono ospitati su molte testate in Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Lussemburgo, Messico, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Sud Africa, Uruguay e Venezuela.E’ in redazione presso numerose testate giornalistiche in Italia, agenzie internazionali e all’estero, come collaboratore e corrispondente, in una decina di giornali e riviste.Ha pubblicato i volumi “Oltre confine” (2007), “Abruzzo Gran Riserva” (2008), “L’Aquila nel Mondo” (2010), “L’Altra Italia” (2012), “L’Italia dei sogni” (2014), “Le radici e le ali” (2016), “L’Italia nel cuore” (2017), “Grand Tour a volo d’Aquila” (2018), “Italia ante Covid” (2020), “Mario Daniele, il sogno americano” (2021) – tradotto e pubblicato anche in USA -,“Mosaico di Voci” (2021) e “Il mondo che va” (2022). Nel 2008 gli è stato tributato il Premio Internazionale “Guerriero di Capestrano” per il contributo reso alla diffusione della cultura abruzzese nel mondo. Conferiti nel 2014 il Premio Roccamorice e a Lecce il Premio Speciale “Nelson Mandela” per i Diritti Umani, nel 2017 a Galatone il Premio della Critica Letteraria. Gli sono inoltre stati conferiti Premi alla Cultura a Galatone (2016), a Spoleto e a Montefiore Conca (2019).  Nel 2020 il Premio Nazionale Pratola per la Letteratura e dall’India il riconoscimento di “Scrittore d’eccellenza” dal World PictorialPoetry Forum. Nel 2021 il Premio internazionale Città di Firenze per la Cultura.Vincitore nel 2007 del XXXI Premio Internazionale Emigrazione per la sezione Giornalismo, gli sono poi stati tributati, sempre per l’attività giornalistica: lo Zirè d’Oro nel 2008, il Premio internazionale “Gaetano Scardocchia” (2017) con Medaglia del Presidente della Repubblica, il Premio Giornalistico Nazionale “Maria Grazia Cutuli” (2017), il Premio Giornalistico dell’Anno 2017 dall’Associazione Stampa italiana in Brasile, il Premio internazionale “Fontane di Roma” (2018) e il Premio internazionale di Letino (2019). Nel 2021, sempre per il Giornalismo, gli sono stati conferiti a Spoleto il Premio “I Grandi Dialoghi”, a Rimini il Premio alla carriera dalla Universum International Academy, a Roma/Washington il Premio Eccellenza Italiana alla carriera, a Cefalù il Premio internazionale Federico II.Da molti anni svolge un’intensa attività con le comunità italiane all’estero. Studioso di emigrazione, è membro del Comitato scientifico internazionale del “Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo” (ed. SER – Fondazione Migrantes, 2014), per la quale opera è anche uno degli Autori. E’ membro di prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali.

 




Giulianova. Partiti i container del Circolo Colibrì diretti in Congo. Grande emozione dopo quasi un anno di enorme lavoro.

Ha portato i saluti e dato l’ in bocca al lupo il Sindaco Jwan Costantini. Stanchi ma molto emozionati, gli amici del Circolo Colibrì, che nel primo pomeriggio di oggi hanno “salutato” i container carichi di materiale e attrezzature in partenza per il Congo. Quello che sta concretizzandosi, grazie all’entusiasmo di Ambra Di Pietro, di Egidio Casati e di tutti i collaboratori e sostenitori dell’associazione giuliese, è un ambizioso progetto della Piccola Missione dei Sordomuti e dell’ Istituto Gualandi di Roma. L’iniziativa umanitaria, già avviata, porterà a termine la costruzione a Butembo di una struttura da 2000 metri quadri dove saranno accolte, istruite e formate decine di persone sordomute, altrimenti destinate alla solitudine e all’abbandono. Il Colibrì ha caricato sui container, oltre a tanto materiale donato, anche un impianto fotovoltaico da 24 Kilowatt, che sarà collocato sul tetto della struttura. I mezzi prenderanno il mare il 28 del mese, attraverseranno l’Uganda percorrendo 3000 chilometri, in 80 giorni di viaggio, verso Butembo. Ambra ed Egidio saranno nella città congolese a metà settembre. Il Colibrì ringrazia quanti hanno donato, aiutato, supportato, il progetto, mettendo a disposizione tempo e risorse. Il Sindaco Jwan Costantini ha voluto salutarli di persona. “Il Colibrì- ha detto – è ormai un patrimonio di valori umani e solidali che appartiene alla città. Li ringraziamo ancora e auguriamo con affetto un buon viaggio”.




IL MONDO CHE VA. Intervista all’autore Goffredo Palmerini

 

 

di Domenico Logozzo *

 

Il mondo che va – scrive l’editore – è un libro che fa posto a tutte le generazioni,intreccia voci e avvenimenti tra passato e futuro,tra storie di rinascita e speranza”.Facendo seguito al grande successo della “prima” a L’Aquila,il dodicesimo lavoro letterario dell’affermato giornalista e scrittore Goffredo Palmerini,verrà presentato in primavera in un tour italiano. Il volume di 355 pagine (One Group Edizioni) è dedicato a Papa Francesco che “dopo Celestino V ha fatto a L’Aquila il dono più grande” partecipando il 28 agosto dello scorso anno all’apertura della Porta Santa, nella Perdonanza n.728.Spiega l’autore:”Il titolo scelto da Francesca Pompa esprime l’ottimismo dei giorni e degli anni che abbiamo davanti,il desiderio e la responsabilità di portare ciascuno il proprio contributo per renderli migliori, la consapevolezza che la qualità del futuro risiede anche nelle nostre mani”.

 

E allora cosa fare e come agire concretamente?chiediamo a Palmerini.

 

Evito di aprire un approfondimento che richiederebbe un’ampia trattazione. Posso invece rispondere, in breve, che ciascuno può contribuire a migliorare il tempo che viviamo e quello che abbiamo davanti. Come cittadini abbiamo un riferimento affidabile e sicuro nella nostra Carta costituzionale, scritta dai nostri Padri costituenti dopo le rovine della guerra e della dittatura fascista, in quei valori fondanti richiamati nei primi 11 articoli, in particolare, e negli altri 128. Dovrebbe essere la bussola per tutti gli italiani. In sintesi, richiamerei in ciascun cittadino l’esigenza e il dovere della partecipazione nell’ambito della comunità di cui si è parte. L’altro elemento fondamentale è che ciascuno, in ogni occupazione della propria vita, faccia al meglio il proprio dovere, con passione e senso della comunità. Il richiamo ai nostri diritti non dovrebbe mai essere disgiunto dall’esercitazione piena dei nostri doveri.

 

Guardando con ottimismo al futuro,ritorniamo al “mondo che va” e alle “mille voci ed agli altrettanti volti dei tanti argomenti trattati”,chiedendo a Palmerini quali sono state le linee guida che hanno caratterizzato la sua opera.

 

Questa risposta va in continuità alla precedente. Oggi siamo assillati dalle cose che non vanno come dovrebbero andare. L’informazione ne dà conto quotidianamente. Eppure c’è una parte della nostra comunità, locale e nazionale, che opera al meglio, il più delle volte senza fare notizia. Ci stiamo abituando a società distorte dove il Bene non fa notizia, o la fa raramente. Eppure se riusciamo a crescere e progredire lo si deve all’opera silenziosa di questa parte di comunità del nostro Paese. E’ “il mondo che va”, che lavora, opera e si impegna, per sé e per gli altri, senza esternazioni e clamori, quasi a prescindere da tutto il resto. Ecco, questo libro e tutti i miei libri raccontano questa parte d’Italia e di italiani, dentro i confini e anche oltre i confini, rivolgendo lo sguardo a quegli 80 milioni di connazionali emigrati che vivono in ogni angolo del pianeta, avvertendo in maniera più forte di noi il “dovere” di essere buoni cittadini nei Paesi dove vivono, nel contempo sentendo fortemente un altro dovere morale: quello di rendere onore all’Italia. Raccontando queste storie di vita, ordinarie o straordinarie, belle e intense, ricche di valori, mi piace immaginare d’essere utile a dar voce, volti ed esemplarità all’Italia che va avanti. E’ un modo di esercitare l’ottimismo a prescindere, fondando la fiducia e la speranza del futuro su quanto di positivo ogni giorno siamo capaci di esprimere, grazie ai valori civili e morali che alimentano la nostra quotidianità. E questa narrazione riguarda ogni scala di grandezza, dall’ordinario all’eccellenza, purché ciascuno si realizzi nella pienezza dei propri talenti, mai conservati sotto la terra, ma messi a frutto al meglio, come nel messaggio evangelico.

 

Chi e come ha inciso maggiormente nel miglioramento della realtà abruzzese e di quella italiana?

 

Avrei qualche difficoltà a dare una risposta netta, perché nella politica attualestento a riconoscere personalità che hanno una visione del Paese di lungo respiro. Tutto si consuma nella ricerca del consenso immediato, la classe dirigente è assillata dai sondaggi del giorno dopo. Non vedo statisti che guardano alle generazioni future per fare le loro scelte. Nella situazione che vive il Paese oggi occorrerebbe una classe politica con il medesimo spirito di quella d’inizio anni Cinquanta che ricostruì l’Italia dalle macerie materiali della guerra e dalle macerie morali della dittatura fascista, dopo aver riscattato l’Italia con la lotta di Liberazione. In appena 15 anni quella classe politica – anche se ideologicamente molto contrapposta, ma unita negli ideali di fondo sanciti nella Costituzione – seppe fare dell’Italia la settima potenza industriale del mondo. Nel primo mezzo secolo di democrazia repubblicana, pur con tutti i limiti dei partiti al governo e all’opposizione, l’Italia è cresciuta e ha conosciuto un costante sviluppo, come l’ha conosciuto l’Abruzzo diventato la prima regione del Mezzogiorno per dati economici e sociali. Poi, dopo la fine della cosiddetta prima Repubblica, è iniziata una transizione che ancora non trova il suo sbocco in una democrazia davvero matura, dove nascono come funghi i partiti personali e il legame tra Paese reale e Paese legale è sempre più distante, l’esercizio della partecipazione e del voto sono in crisi e cresce l’astensionismo. C’è davvero urgenza che i cittadini si riapproprino dei loro diritti di partecipazione. Dare deleghe in bianco alla classe politica ha portato all’attuale situazione di degrado, dove demagogia e facili slogan allontanano i cittadini che non vedono affrontati e avviati a soluzione i problemi strutturali del Paese e la via dell’emigrazione è ripresa, specie per i giovani che non vedono per loro un futuro a portata di mano.

 

Nella presentazione il famoso giornalista, poeta e scrittore aquilano Mario Narducci osserva: “Palmerini non si accontenta di “riportare o narrare”.Scrive invece per “dire” cose che altrimenti resterebbero sconosciute ai più perché date per scontate mentre scontate non sono”. E ha ragione.Viviamo in un’epoca in cui si corre molto e si riflette poco.Palmerini esemplarmente, con i suoi scritti, fa capire che bisogna cercare di trovare una soluzione positiva. “La sua personale scelta di campo –sottolinea Narducci–lo porta quotidianamente,anche nella vita privata,a stare con gli ultimi e in particolare con un mondo,quello dell’emigrazione,la cui storia,vestita di fame e di tragedie,ha segnato il nostro passato,mentre inorgoglisce il presente per le figure di connazionali all’estero che, attraverso una personale affermazione,hanno contribuito spesso in maniera determinante a fare grande il Paese che li ospita”.

 

Palmerini quale è la vicenda che secondo lei merita una menzione particolare?

 

Tra la ricchezza di storie di vita che il corposo volume tratteggia, vorrei citare il ricordo che ho scritto qualche giorno dopo l’inattesa scomparsa, il 25 marzo 2022 a Sulmona, di Mario Setta, comune nostro amico. Di lui ho voluto richiamare il valore della sua testimonianza, resa per un’intera vita, dapprima come sacerdote operaio tra gli operai, poi come docente, finissimo storico e testimone di libertà.Lo consideravo come un fratello maggiore, data la frequenza delle nostre corrispondenze, tra i nostri rari incontri, perché per alcuni anni ho curato la diffusione dei suoi articoli sulla rete dei miei contatti stampa in Italia e all’estero. Nella sua mitezza, nel rigore morale, nella sua franchezza e nella ricchezza interiore, che sfociava in una cultura rilevante e mai sussiegosa, ho trovato per anni rifugio e motivo di confronto. Ne ho stimato l’apertura al dialogo e la fecondità di grandi valori universali, che Mario declinava con la semplicità del suo tratto, con la sua modestia e il suo garbo, con la chiarezza evangelica del “sì sì, no no” senza indulgere a compromessi. Suoi punti di riferimento erano il filosofo gesuita Pierre Teilhard de Chardin, don Primo Mazzolari, don Giovanni Minzoni e don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita: tutti autentici testimoni di fede, di valori civili e di libertà. Rilevante di Mario Setta storico l’impegno nel valorizzare la Resistenza umanitaria in Abruzzo, approdato nella realizzazione del Sentiero della Libertà qualetestimonianza del rilevante contributo degli Abruzzesi nella lotta di Liberazione dal nazifascismo e nella riconquista della libertà. Vorrei anchesottolineare l’amore che Mario Setta nutriva per Celestino V, per la sua vita “rivoluzionaria” e la Perdonanza. Come peraltro ammirava il suo gesto della rinuncia alla tiara papale. Sulle dimissioni di papa Celestino Setta ha scritto pagine di forte significato, dove egli rimarca il coraggio profetico nel distaccarsi dal potere, per tornare ad essere l’umile eremita. Non sono certo io la persona più adeguata ad illuminare in pieno di Mario Setta il valore della testimonianza resa in vita. Tuttavia ho segnalato l’apprezzamento per l’onestà della sua continua ricerca e riflettuto sulla sincerità della sua vicinanza all’uomo, sull’autenticità dei valori morali che hanno indirizzato la sua esistenza, sulla trasparenza e sul disinteresse delle sue scelte, sulla libertà da ogni condizionamento di potere.

 

Un libro-documento.La definizione nella presentazione è della giornalista,scrittrice e poetessa Patrizia Tocci.Un invito alla lettura che condividiamo pienamente “a chi per il piacere di leggere, documentarsi e vorrà avere conto di questi anni,difficili e duri,in cui la scrittura è stata conforto e barra dritta per navigazione in acque molto incerte”.

Palmerini quanta attenzione c’è stata finora per “Il mondo che va”?

 

Devo dire che già nelle anticipazioni dell’uscita c’è stato molto interesse, poi nelle presentazioni del libro e soprattutto nelle numerose recensioni uscite finora, assai lusinghiere. Poi c’è l’attenzione che, non so quanto meritatamente, la stampa in Italia e all’estero riserva ai miei libri. Sono peraltro molto grato a Mario Narducci e Patrizia Tocci che con i loro scritti, molto attenti e intensi, hanno certamente dato un valore aggiunto al volume, prezioso anche nella veste grafica dovuta all’eccellenza professionale dell’editore One Group. 

 

Tutte le biblioteche delle scuole abruzzesi, e non solo,dovrebbero dotarsi di opere letterarie e di approfondimento storico, economico e sociale come “Il mondo che va”.

Palmerini ha in programma anche incontri con gli studenti?

 

Ho avuto molti impegni in questi mesi del 2023, ma colgo ogni occasione come buona per parlare del fenomeno migratorio italiano, in conferenze ed incontri, sia in Italia che all’estero. Spesso ci sono giovani e mi fa piacere che siano vivamente interessati alla conoscenza dell’emigrazione italiana, la più grande diaspora della storia che ha visto uscire dall’Italia 30 milioni di connazionali in poco più di u secolo, diventati un’altra Italia nel mondo con 80 milioni di oriundi. Avverto però che c’è tanto da fare nelle scuole e nelle università. Forse è il caso di raccogliere lo stimolo della sua domanda, con un ciclo di incontri da convenire con le dirigenze scolastiche degli istituti superiori nel prossimo anno scolastico.

 

*già Caporedattore centrale TGR Rai




ARTISTI ABRUZZESI A STOCCOLMA: Massimo Di Febo e Ergilia (Edit) Di Teodoro, testo critico di Leo Strozzieri.

Titolo dell’opera dell’artista EDIT L’AMORE RIBALTA LA LINEA DEL TEMPO di edit-Ergilia Di Teodoro, opera all’interno del catalogo della mostra presso la Alviks Bibliotek a Stoccolma maggio 2023

Nota non solo per essere la capitale della Norvegia, quanto piuttosto per essere sede  dell’Accademia che annualmente assegna i Premi Nobel, la città di Stoccolma ospita in questi giorni una mostra di artisti  italiani promossa da  Italiarts  di Giancarlo e Morgan Caneva.  A redigere il testo critico in catalogo è stato chiamato il critico abruzzese Leo Strozzieri che ha voluto coinvolgere nella prestigiosa esposizione due importanti artisti della nostra regione, e precisamente Massimo Di Febo e l’architetto Ergilia Di Teodoro. Mentre il primo da sempre porta avanti una ricerca nel campo della figurazione incentrata sul tema femminile, Ergilia Di Teodoro, in arte Edit, ha al suo attivo una complessa evoluzione poetica sì da essere ormai una delle voci più autorevoli a livello nazionale entro il perimetro delle neoavanguardie. Dopo una iniziale fase di Computer Art e un’escursione nello spazialismo,  Edit è approdata al recupero di valori estetici e formali con accentuazioni espressionistiche con le quali magistralmente ha interpretato grandi opere letterarie a cominciare da quella memorabile de La figlia di Iorio, dramma pastorale dannunziano.  Lo stesso Strozzieri, con un evidente richiamo al Futurismo di cui è stato attento studioso, espone due ceramiche a freddo dall’accentuato dinamismo strutturale. A lui poi il 17 giugno prossimo il Museo Archeologico di Cividale del Friuli diretto con lungimirante apertura alla contemporaneità da Angela Borzacconi, dedicherà un omaggio con la presentazione del volume Panismo a quattro mani che documenta opere eseguite appunto a quattro mani con l’artista e poetessa friulana Giovanna Carbone esperta di tecniche collagistiche.