USA. La bellezza del computer: spingi un bottone e cominci a seguire i giornali locali online

Stamane per esempio il mio diceva che Giulianova era ricoperta da un sole bellissimo con 83 gradi farhenait,insomma molto caldo. Cambi pagina e leggi i titoli

dei vari fogli americani,in questa immensa fetta di terreno dove tutto succede ma
poco si impara. Mi ha attirato il titolo di un online del Wyoming:”Come sbucciare un paese per vedere che frutto c’e’ “.
Nella mia mente ormai stanca ma ancora pronta a certi stimoli e’ nata una idea:leggo il lungo pezzo e cerco di paragonare il loro mondo al mio paese natale.
Gira e rigira cari lettori,sembra vero il detto:tutto il mondo e’ paese.
Il paese del Wyoming ha circa 14 mila abitanti,molti anziani e bambini.Gli adulti
vanno in California dove c’e lavoro e si vive meglio. Alcune lettere di questi uomini,riportate dal giornale,provano tutto il loro affetto e la mancanza di amici
e parenti.Per restare fedele alla realta’ il direttore  ha impiegato un giornalista di uno Stato vicino. Che ha chiesto domande a volte insidiose,a volte volutamente semplici,quasi infantili, agli abitanti. Ne e’ venuto fuori un quadro
eccitante,assillante,pericoloso e imprevedibile, Amore affetto si uniscono con facilita’ all’odio,alla invidia personale o riservata a certi gruppi. Una famiglia
non apprezza i canti natalizi di un’altra famiglia vicina. Un uomo detesta un giovane ebreo che cerca di fare la corte a sua figlia,protestante. Due fratelli
che litigano come due nemici acerrimi perche’ uno dice bene di Obama mentre l’altro definisce il presidente uno “stronzo”.Un po’ meno nello sport:tutti mettono la mano sul cuore quando ascoltano l’inno nazionale;al vincitore spesso anche applausi sospinti dal consumo incredibile di birre.
Gente di molte razze in un paesotto  che segue il mondo dei cowboy,con le colt
ai fianchi come ai tempi dei fratelli James. Donne che non esitano un minuto per
cornificare i loro uomini,mentre questi ultimi si fanno in quattro per rendere semplice la vita delle loro amanti.
Insegnanti che prendono posizione in classe con  chiare idee politiche e
genitori che si ribellano, minacciano e querelano.”I sue you!” (ti querelo) e’ la frase  piu’ usata in certi paesi.Spesso ci scappano scazzottate. Spesso qualcuno sale sull’auto e va via per non tornare mai piu’.
Quante cose piccole e grandi,semplici e inutili avvengono in questo paese a 6/7 mila chilometri da casa nostra.
Eppure…ecco vorrei tanto che i  lettori  con il beneplacito del nostro direttore,facessero sentire il loro parere.Il mondo e’ veramente piccolo?
Benny Manocchia



USA. La nostra regione ha soltanto bisogno di farsi conoscere dal resto del mondo.

Per anni si sono menzionati “italian restaurants” in citta’ come New York,Parigi,Londra,Hong Kong. Oggi l’identificazione di un cibo si e’

soffermato sul regionale: Toscana,Emilia Romagna,Veneto,Roma,
Lombardia.La polenta veneta,l’abbacchio romano,il pesto genovese ecc.
E l’Abruzzo? Il nostro Abruzzo non e’ nella lista.Cosi’ ho chiesto alla scrittrice americana Nancy Harmon Jenkins di dirci il suo parere. La Jenkins e’ una delle piu’ famose ed apprezzate conoscitrici del cibo mondiale.
“Gia’non e’ nella lista” ha spiegato la signora. “Non perche’ il cibo abruzzese non sia uguale e anche migliore di molti altri. Il fatto e’ che l’Abruzzo ha tre diversi stili di cibo.C’e’ quello della montagna,quello della collina e quello del mare.Li ho assaggiati tutti durante i miei viaggi nella vostra terra”.
Non c’e’ dubbio. Basta salire un po’ ed il piatto abruzzese cambia quasi completamente.
“Prendete gli arrosticini e perfino la coratella” subentra la Jenkins. “E’ un mondo
delizioso anche se per qualcuno non proprio digeribile.Per non parlare dei
salumi che fanno impazzire gli Stati Uniti. Un po’ piu’ giu’ e arriva il regno della
pasta,che poche regioni possono superare.I vostri spaghetti alla chitarra sono
copiati dappertutto ma c’e’ qualcosa nella vostra acqua,nel vostro grano che rende questo spaghetto unico “, Anche qui la signora Jenkins ha fatto centro.
“Arrivati al mare,ecco la pesca del pesce turchino e anche il vecchio trabocco
che ricorda il medioevo.Le donne d’Abruzzo sanno cucinare il pesce come poche altre.Si’.l’Abruzzo non e’ nella lista soltanto perche’ occuperebbe troppo spazio elencare le delizie di casa vostra!”
La nostra regione ha soltanto bisogno di farsi conoscere dal resto del mondo.
Percio’ facciamo qualcosa in merito.
Benny Manocchia



ALTRI SUCCESSI IN CANADA PER IL FISARMONICISTA DI CARRUFOTENIO CICCONE

 

 

L’AQUILA – Ora può definirsi un compositore a tutti gli effetti, tanto da essere diventato un membro dell’Associazione Internazionale dei Compositori e della Socran Internazionale, che è legata alla Società italiana autori ed editori. Parliamo di Antonio Ciccone, il fisarmonicista originario di Carrufo di Villa Santa Lucia (L’Aquila), ma residente fin da ragazzo in Canada. Quando partì dall’Italia, nel 1951, aveva appena 16 anni. Lasciò i genitori per andare a cercare fortuna nel Nord America, nel Canada, perché in quel paesello dell’aquilano l’unico lavoro possibile era quello della coltivazione dei campi. Da allora Tony ne ha fatta di strada (riprendendo la frase dalla canzone di Adriano Celentano), tanto da diventare famoso nel Nord-America.

Ora Antonio Ciccone, con il nome d’arte Tenio Ciccone, ha inciso anche un Cd intitolato “Fisarmonica dimenticata”, con undici brani, di cui nove sono stati scritti da lui, con l’aggiunta di “I tre cumpari” e “Zi Nicola”, conosciuti in tutto il mondo. E tra quelli scritti da Tenio troviamo “Fisarmonica dimenticata”, “Questo concerto è per te”, “Eternamusica”, “Gioia” (con l’arrangiamento musicale di Antonio Carlone) e “Legato a te”.

Una citazione a parte merita il brano “Marurka”, dedicato al suo paese di origine, Carrufo. Proprio a Carrufo, dove era tornato in vacanza, Ciccone si era esibito l’estate scorsa, grazie alla organizzazione della Pro Loco presieduta da Renato Palumbo, dedicando la serata ai suoi compaesani e anche agli ospiti che trascorrono il periodo estivo ai piedi del Gran Sasso, dove l’aria è buona e c’è tanta tranquillità. Ora coloro che lo conoscevano da bambino e coloro che lo hanno conosciuto recentemente sanno che Tenio Ciccone continua a raggiungere ambiti e meritati obiettivi. Auguri Tenio.

 

Demetrio Moretti

 

 




Evasione scolastica: Calabria di oggi e di ieri. Quando 100 anni fa mio padre denunciò mia nonna che non voleva farlo studiare

di Domenico Logozzo *

 

 

La notizia dei 20 genitori di Petilia Policastro (Crotone) denunciati dai carabinieri per non avere mandato i figli a scuola, mi fa tornare alla mente i racconti che a Gioiosa Jonica mi faceva mio padre a proposito dell’istruzione scolastica nella Calabria dei primi anni del Novecento. Famiglie contro la scuola e contro i maestri. Facevano di tutto per allontanare i figli dalla scuola. Piccole braccia da sfruttare, non cervelli da far crescere culturalmente! Li avviavano subito al lavoro. Nei campi, nell’edilizia, nelle botteghe artigiane. Lavori umili e lavori pesanti. Un mestiere  – qualsiasi mestiere – valeva più del  “pezzo di carta”.  Perchè dava qualcosa da mangiare. Poco, ma dava qualcosa di concreto. Lo studio non dava da mangiare, non dava nulla di concreto. Mentalità difficili da cambiare. Chiuse ad ogni ventata di utile progresso. I maestri di scuola erano da molti considerati addirittura dei nemici, perché distoglievano i loro figli dal lavoro.

 

Un ricordo familiare. Che mi riguarda. Mio padre per poter studiare – cosa che desiderava più di qualsiasi altra – fu costretto ad andare dai carabinieri e denunciare mia nonna. Mi raccontava: ”Ogni giorno, quando ritornavo da scuola, mia madre mi chiedeva: ”Cicciarè, hai imparato a fare la firma?” Rispondevo: ”Ancora no”. E lei: ”Perché impieghi tanto tempo? Sbrigati!” Pensavo che fosse interessata al mio apprendimento scolastico. Ero troppo piccolo ed ingenuo per poter sospettare quale era invece il fine reale di quella domanda che per me stava diventando ossessiva. Così, quando venne il bel giorno che io sul quaderno riuscii a scrivere il mio nome e cognome, orgoglioso tornai a casa e dissi a mia madre: ”So fare la mia firma !” Mi aspettavo i complimenti. Invece… invece la doccia fredda. Mi ordinò: ”Da domani niente più scuola. Sai fare la tua firma? Questo ti basta. Ora bisogna pensare al tuo futuro. Per poter mangiare si deve lavorare. Imparare un mestiere. Da domani mattina vai a fare l’apprendista falegname”. Mio padre non aveva più di otto anni. Cercò di insistere: ”Ma io voglio andare a scuola!”. Protestò. Pianse. Minacciò: ”Vado dai carabinieri, alla mia età la frequenza della scuola è obbligatoria. Lo dice la legge. Lo impone la legge”. Niente. Mia nonna fu irremovibile.

 

Mio nonno era emigrato in America e quindi tutte le decisioni le prendeva mia nonna. Che era molto rigida. Me la ricordo, me la ricordo troppo bene, quanto era autoritaria anche con noi nipoti! Immagino con i figli. Ma mio padre non si diede per vinto. Dalla minaccia passò ai fatti. Andò veramente dai carabinieri. Bussò alla porta della caserma. Il piantone gli chiese: ”Ragazzino che ti serve?” E lui: ”Voglio parlare con il maresciallo. Sono venuto a denunciare mia madre. Non mi vuole mandare a scuola”. I carabinieri convocarono subito in caserma mia nonna. La invitarono a rispettare i voleri del bambino e a non violare la legge, se non voleva incorrere in guai giudiziari. Lei rispose: ”Gnorsì, signor comandante. Farò come Voi mi ordinate. Ma  vi dico che non ho soldi da sprecare per comprare libri, quaderni, penne e matite. Se la sbriga lui, che non vuol capire l’inutilità della scuola. E’ un testardo. Io non posso dargli nulla. Siamo poveri e sono tante le bocche da sfamare con quei pochi soldi che dall’America mi manda mio marito”. Salutò il maresciallo. A mio padre disse: ”Ora facciamo i conti a casa, tu ed io”.

 

Lo afferrò saldamente per mano per impedirgli, una volta fuori dalla caserma, di scappare e sottrarsi alle prevedibili … conseguenze. Grave mancanza di rispetto. Aveva osato denunciarla e farla convocare dai carabinieri. In paese la gente cosa avrebbe detto? “Mara Rosa ha dovuto subire la scelta del figlio per ordine dei carabinieri! I figli che non rispettano le decisioni delle mamme  e vanno dai carabinieri! Gesù, Gesù, ma dove siamo arrivati, di questo passo dove andiamo a finire???”. Le vecchie “commari” di paese che non tolleravano che la parole e l’autorità materna venissero messe in discussione da “ ‘nu cotrareju”  (un bambino), certamente avrebbero avuto da dire. Sulla bocca della gente. Che vergogna!  Mio padre non mi disse mai quale fu la reazione della madre a casa. L’ho sempre immaginata. Perchè mia nonna usava – e sì che le usava! – certe maniere… E la scopa non la utilizzava solo per pulire il pavimento… Temo che anche in quella circostanza, al chiuso delle quattro mura domestiche… la resa dei conti sia stata abbastanza “pesante”. Mio padre il rischio l’aveva …previsto. Ma ci teneva tanto al risultato finale, cioè poter continuare a studiare, che non gliene importava nulla del “tributo” che avrebbe dovuto pagare alla lesa maestà materna! Pensava: i lividi passano, la cultura resta. Fatto sta che ha potuto continuare a frequentare le scuole elementari, ma a due condizioni. La prima: nessuna aggravio economico per il misero bilancio della famiglia per l’acquisto di libri, quaderni etc. La seconda: il pomeriggio da “Mastru Rocco” per imparare il mestiere di falegname. I compiti? “Quando è possibile farli. Non sono una priorità”, impose mia nonna. Categorica:”Non pensare di sprecare il petrolio per accendere il lume e studiare la sera”.

 

Tra mille difficoltà mio padre ha vinto la sua personale lotta per la crescita culturale. Debbo dire che ha avuto la fortuna di incontrare un grande Maestro, l’ins. Domenico Cento, che lo apprezzava e che lo aveva aiutato in maniera determinante, fornendogli il necessario per poter andare avanti. “Un Maestro davvero vicino agli alunni, ci seguiva, ci stimolava ad amare la cultura, con la sua grande cultura. Mi prestò il suo libro, che copiai interamente, con grande pazienza”. Mio padre ha ottenuto ottimi risultati, sia a scuola che come falegname. Grande abilità nell’arte dell’intaglio. Ha realizzato camere da letto pregiatissime e prestigiosissime, veri e propri capolavori!  Ha conseguito brillantemente il diploma di scuola professionale, con un rimpianto: “Avessi avuto la possibilità di andare all’Università!!!”,mi ripeteva spesso. E’ stato un bravo educatore ed amministratore. E’ stato insegnante di applicazioni tecniche nella Scuola di Avviamento e nella Scuola Media, anche con responsabilità dirigenziali. Non ha mai dimenticato le lezioni ed i buoni esempi del Maestro Cento. E l’immensa gratitudine l’ha concretizzata  quando da sindaco di Gioiosa Jonica ha fatto intitolare il nuovo edificio della Scuola Media al “Maestro Domenico Cento”. Mi diceva: ”Un atto doveroso per ricordare un grande uomo di cultura che ha dato a tante generazioni di gioiosani la possibilità di crescere  e di affermarsi culturalmente, combattendo l’analfabetismo e l’ostruzionismo della famiglie che erano contro l’istruzione dei figli per partito preso”.

 

Gioiosa Jonica è stata molto riconoscente anche a mio padre, che ha ricoperto la carica di sindaco per cinque volte ed è stato amministratore ininterrottamente dal 1952 fino al 1986, quando alla vigilia di Natale è stato stroncato da un improvviso malore. Una via del paese porta il suo nome. Alla cerimonia di intitolazione erano presenti i più importanti leader politici calabresi, a partire dall’on. Giacomo Mancini. Nel nuovo millennio dover constatare che ci sono genitori calabresi che vengono denunciati dai carabinieri perché non mandano i figli a scuola fa proprio male. Quello che è avvenuto a Petilia Policastro – che purtroppo non sarebbe un caso isolato – ci deve far riflettere. Far finta di niente non è possibile. Girare la testa dall’altra parte nemmeno. In Calabria ci sono  profonde lacerazioni sociali. Ci vuole maggiore attenzione per la scuola. Più cultura significa restringere gli spazi alle forze antisociali. Che prosperano sfruttando l’incultura. E’ questa la triste verità. La politica continua ad essere colpevolmente latitante. Il governo regionale non brilla e quello nazionale non sembra molto preoccupato delle sorti dei calabresi. E non è giusto. E non va bene. La Calabria non può sprofondare nell’indifferenza generale. Le lezioni del Maestro Domenico Cento, la coraggiosa scelta di mio padre sono buoni esempi da ricordare, per andare avanti. Non per ritornare ai primi del Novecento!

 

*già Caporedattore del TGR Rai




USA. Quella volta che incontrai Brooke Shields

Le avevo inviato i miei auguri per il suo 50mo,il 31 di maggio. Lei mi ha risposto:

“Some friendships last for ever!”.,certe amicizie durano per sempre.
Conobbi Brooke Shields durante un party per il suo 12mo compleanno. I giornali in Italia impazzivano per lei.Quelli per i quali scrivevo mi avevano bombardato:devi intervistarla assolutamente. Non era facile.Teri Shields,la madre di Brooke
controllava tutto,sceglieva chi voleva lei.
Cosi’ parlai con quel vero gentiluomo tra i produttori mondiali,Dino De Laurentiis
che stava producendo un film con Brooke. Dino organizzo’ subito l’incontro.
In un noto club di New York dove appunto si teneva il party per la giovane attrice.
Andai con un fotografo giunto da poco da Milano,era giovane e si innamoro’ pazzamente di Brooke,che mi abbraccio,mi bacio’ sulla guancia,poi si sedette sulle mie ginocchia ma lui,il paparazzo con gli occhi sbarrati, non prese nemmeno una foto.
Fu una breve chiacchierata interrotta dalla signora Shields. Le mandai una copia del settimanale con l’intervista e  Brooke disse:”:Tu sai che ho origini italiane da parte di mio padre,ma purtroppo non parlo la lingua.Ora la imparero”
Da allora ci siamo scambiati e mail e cartoline,che lei mi mandava dalle localita’ dove stava girando un film.
Lei continuava  a fare film,ad essere considerata una delle piu’ belle donne del mondo.Riceveva offerte di matrimonio da miliardari arabi. Brooke voleva studiare

ed era sempre alla ricerca del suo “principe azzurro”,che incontro’ quando
frequentava la Princeton University (quella di Einstein) Non fu molto fortunata  con gli uomini che incontrava. Con l’asso del tennis Andre Agassi il matrimonio duro’ due anni.
La relazione con suo padre era sempre  viva,serena.Alta e asciutta come lui
Brooke era imbattibile nello sport,girava attorno al Princeton ogni giorno a bordo della sua bici da professionista. Ogni volta che parlava dell’Italia,la vedevi allegra e sorridente e guai a dire male della nostra nazione.
Poi Brooke si innamoro’ di Chris Henchy;lo sposo’ nel 2001 e con lui ha avuto due maschietti.
Oggi,a 50 anni,una delle piu’ belle donne del mondo ricorda i suoi vecchi amici
e ammette a gran voce di avere sangue italiano nelle sue vene.
Benny Manocchia
dagli USA
ESCLUSIVO



USA. Non sempre i soldi fanno la felicità

I discorsi in America per qualcuno valgono molto. I Clintons,per esempio,Bill e Hillary,hanno intascato dal gennaio del 2014, la fprmidabile cifra di oltre

25 milioni di dollari. Appunto perche’ sono chiamati a fare un discorso di trenta minuti di fronte a un pubblico pronto a pagare un milione a testa per ascoltarli. In questa.nazione e’ risaputo:alla fine dei 4 o 8 anni del mandato presidenziale li attendono  milioni di dollari con i profitti dei libri che  gli ex scrivono e appunto  anche con i discorsi.
Hillariy poco tempo fa annuncio’ pubblicamente di avere due miliardi di dollari pronti che le permetteranno di affrontare la lunga campagna elettorale per la scelta del presidente.Una campagna che  richiede sempre almeno mezzo miliardo di dollari.
Tuttavia le speranze di Hillary proprio ieri sono state bloccate con l’annuncio del risultato di una inchiesata svolta da un grosso quotidiano di Washington ; inchiesta il
cui risultato non e’ a favorevole alle speranze della signora Clinton.Infatti il 52%degli americani ha dichiarato di non avere fiducia nell’ex segretario di Stato.Non le credono piu’ ed il  calo e’ stato del 42% rispetto all’ultima inhiesta svolta un anno e mezzo fa. Per il 2016 – alcuni hanno commentato – la Clinton avra’ pochissime possibilita’ di giungere alla finale per affrontare  il candidato repubblicano.
Quando nemmeno i miliardi possono aiutare ad entrare nella Casa Bianca…
Benny Manocchia



Mi hanno chiesto: vivi da tanto negli Stati Uniti e naturalmente segui i giornali americani.Sono migliori dei nostri?

 

La domanda e’ vasta. Con un po’ di ironia potrei dire:stampiano meglio in Italia con
carta migliore. Ma sono sicuro che il lettore si riferiva alla qualita’ del giornalismo,
dei giornalisti.
Per cominciare bisogna dire che sono due stili completamentre diversi. La scuola
USA ha insegnato (e ripete continuamente) che il quotidiano,per esempio,ha
l’obbligo di seguire la regola della notizia impostata sul chi,come,dove,quando e
perche’. Quattro righe,insomma,per permettere al lettore di capire di che cosa si parla. Spesso,pero;,dopo le risposte a queste cinque domande fa seguito una
lagnosa ripetizione dei fatti,gia’ raccontati all’inizio.
Per gli editoriali, che raramente si allontanano dalla politica impostata dal giornale,
siamo piu’ o meno come in Italia.Qui,tuttavia,di solito il direttore si attiene ai fatti,alle cifre senza fare voli pindarici sul soggetto.
In USA non esiste la ” terza pagina” del giornalismo italiano di anni fa.E gli
annunci pubblicitari possono apparire dappertutto perche’,si sa, la pubblicita tiene in vita il giornale. Spesso non hanno molta cura delle impaginazioni: nelle
grosse testate piazzano in fila perpendicolare un articolo dietro l’altro.
Molto sport nei giornali locali (ogni paese ha un foglio in America)
che comunque sono destinati a scomparire per via dell’online.
Gli americani (e’ stato provato) sono in cima alla classifica mondiale per quanto riguarda l’acquisto di quotidiani. La domenica le grosse testate  stampano
giornali di 250 fogli (un lavoraccio portarli a casa!).Poche notizie e tonnellate di
pubblicita’. Le casalinghe ritagliano e usano soprattutto le parti dove si assicura uno sconto su un dato prodotto. Forse e’ l’unica speranza di tenere in vita almeno un giornale ogni sette giorni.
Benny Manocchia



ASMEF E GIORNATE DELL’EMIGRAZIONE OLTREOCEANO MASSIMO LUCIDI VOLA A MIAMI, IN VALIGIA LE NOMINATION

 

 

NAPOLI – Ancora un importante appuntamento della rassegna “ Giornate dell’Emigrazione” , promossa dall’ associazione ASMEF, e patrocinata dal Ministero per gli Affari Esteri. Dopo la presentazione in Senato del 18 febbraio, e la splendida finale sorrentina di Capitan Cooking , in occasione della Festa Nazionale della Repubblica Italiana, il 2 giugno alle ore 18.00, sull’ esclusiva terrazza del Pelican Café di Miami Beach si terrà la presentazione del “Premio Eccellenza Italiana2015” in programma a Washington il 17 ottobre.

Nato da un’idea del giornalista economico Massimo Lucidi (che rappresenterà Asmef a Miami e presenterà, tra l’altro, l’iniziativa a sostegno del Museo dell’Emigrazione meridionale, presso l’Immacolatella vecchia a Napoli), il Premio è strutturato in un Comitato Italiano presieduto da Santo Versace, con personalità del
calibro tra gli altri di Giulio Terzi di Sant’Agata, Philippe Daverio, Salvo Iavarone, Luca Piretta, Salvatore Lauro, ed un Comitato Americano.

Ciascun Comitato rappresenta quel mondo produttivo, professionale ed artistico che fa unico il nostro Bel Paese e che guarda dall’estero il sistema Italia con maggiore entusiasmo e positività di quanto si respiri sul territorio nazionale. Il premio valorizza i concetti di italianità, di eccellenza, di unicità nell’anno in cui si tiene Expo a Milano: con questo spirito è nato lo slogan “MI.a.Mi. Milano a Miami”, in cui si raccontano storie del merito di professionisti e imprenditori italiani che meritano di essere conosciute e raccontate.

Con questo spirito a Miami si faranno le nomination delle aziende italiane che saranno poi premiate a Washington, come avvenne lo scorso anno. I vincitori 2014 furono: Giuseppe Ambrosi, vice presidente grana padano per l’Industria, Luciano Ponzi detective per i Servizi, e Danilo Gigante di International Broker Art per la Cultura. Il Premio si avvale del patrocinio e collaborazione di ASMEF, Associazione
Mezzogiorno e Futuro presieduta da Salvo Iavarone che quest’ anno, come qui accennato, ha presentato in Senato la X edizione del prestigioso evento “Giornate dell’Emigrazione”. L’iniziativa, sostenuta dal Ministero degli Esteri, diventa particolarmente emblematica a Miami a giugno 2015, in quanto dopo 52 anni di embargo tra Cuba e Stati Uniti riprendono i collegamenti marittimi.

Tra le candidature che saranno presentate a Miami spicca quella di Joe Tacopina,
avanzata dallo stesso Giulio Terzi di Sant’Agata – già Ministro degli
Esteri ed ex Ambasciatore a Washinghton – un avvocato statunitense di origine italiana che assiste tra gli altri Chicco Forti. Terzi, insieme al Governo Renzi, chiede da tempo la equa revisione del processo, immaginando una trappola giudiziaria che la
Giustizia a volte riserva ad innocenti.

Dulcis in fundo, la candidatura che risulterà protagonista del 2 Giugno a Miami è il Gruppo Caffo, produttore del Vecchio Amaro del Capo, un amaro tra i più bevuti in Italia, distribuito nel mondo e che quest’anno festeggia i 100 anni dalla fondazione della storica Distilleria. Ad oggi conta oltre 4 milioni di bottiglie prodotte che
rappresentano per volume una quota di mercato 2014 del 15,9% con un trend di crescita del +26,1% rispetto al 2013 in un mercato che torna a segnare un momento di stabilità dopo anni difficili di contrazione dei consumi.




Usa. Adesso dobbiamo finire quello che ordiniamo?

Un quotidiano di Milano ha pubblicato un articolo che potrei titolare:l’Italia che impazzisce. In sostanza  si parla di una possibile legge che punisca l’individuo abituato a non finire il cibo sul tavolo. Se compri un chilo di pasta e ne cucini 200 grammi bene alla fine non lasciare nemmeno un filo sul piatto se non vuoi vedwre arriuvare a casa tua un poliziotto aliemntare creato prorpio proprio per tenere a bada questi… crimini.

Punizioni? Certo.Se ti capita al ristorante di non finire pasta e fagioli, ecco che arriva il cameriere e ti prende a schiaffi.Cosi’ impari.
A casa state attenti,perche’ la donna che fa cucina (giacche’ oggi moltissime signore lavorano fuori casa) vi tiene d’occhio e se lasciate sul piatto l’ultimo foglio di mortadella, li fara’ rapporto e guai a voi.
Quando ero ragazzo andavo,insieme coi miei amici, a sederci sotto una pianta di fico e giu’,signori miei,certe scorpacciate…Pero’ quasi sempre spilacchiavamo la frutta  in quantita’ superiore a quella che mangiavamo,Meno male che a quell’epoca non si parlava di una legge  come quella che chiedono oggi.
Il giornale ha cercato di fare il moralista ma ha sbagliato.Avebbe invece potuto interessarsi  del comportamento di certi mercati dove il cibo va oltre (di molto) la data
prefissa per l’acquisto e l’uso.
E’ proprio l’ossessione di certi gruppi che fa paura. Insomma pare che non abbiamo nemmeno piu
 la facolta di controllare il nostro corpo.
Benny Manocchia



U.S.A.. La “mia” Giulianova non ha bisogno di sponsor di Benny Manocchia

Succede che spesso diciamo cose in qualche modo afferrate come “annunci pubblicitari”, In realta’ sono sentimenti maturati nel tempo da esperienze personali.

Porto di Giulianova, Ph. Ennio Pomponio
Foto Archivio. Porto di Giulianova, Ph. Ennio Pomponio

Vedete,nei miei tanti anni di giornalista spesso inviato speciale in molte parti del mondo,ho avuto modo di camminare a piedi nudi su spiagge di mezzo mondo.In Hawaii dove la sabbia di origine vulcanica,nera,dura,non piace molto.A Miami,dove ho vissuto per tre anni,le spiagge sono niente male,ma anche qui sabbia non curata,nel senso che crea cumuli pieni di pietrine ed altro.In California dove le spiagge sono sempre vuote per via dei forti venti e delle acque pericolose.
Lungo la costa est degli Stati Uniti,a New York su su verso il Connecticut, il Maine:
spiagge piene senza ombrelloni,sabbia spesso dura,quasi fosse a contatto con il cemento.Potrei andare avanti cosi’ ma mi fermo qui.Perche’ a questo punto devo
citare la mia spiaggia.Non so se di colpo e’ cambiata.La sabbia di Giulianova era
oro filato quando ero giovane,pulita,lunga,dal lungomare alla riva c’erano diecine di metri di sabbia bollente che noi si attraversava di corsa.Eppoi dovevi camminare un po’ prima che l’acqua  arrivasse alle ginocchia.
Una volta la signora McCrea mi disse:mia figlia ha sposato un abruzzese di
Teramo e quando andai a trovarla mi porto’ a Giulianova;la vostra e’ una spiaggia da sogno,chissa’ se i tuoi paesani veramente l’apprezzano…
Un’altra volta,un giornalista milanese che venne a Giulianova dietro mio invito
(ero a casa per il mio mese di ferie)si innamoro’ della nostra spiaggia.Era Lorenzo
Lo Vecchio,che ancora oggi mi ricorda quel suo periodo a Giglje,
Quindi,perdonatemi,non voglio fare “annunci pubblicitari”.
La verita’ non ha bisogno di sponsor.
Benny Manocchia