Giulianova. Liceo Curie ospita il liceo italiano di Istanbul

“Viaggiare non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell’ avere nuovi occhi” questo è stato il tema comune sviluppato durante la settimana di scambio del liceo Statale Curie di Giulianova e il Liceo Italiano di Istanbul.

Quattordici studenti delle classi 3M e 2G del Liceo Curie hanno accolto i loro amici del Liceo Italiano di Istanbul che li avevano ospitati a gennaio; lo scambio é stato organizzato dalle docenti Elda Tomassini e Ottavia Sales, con il significativo apporto delle docenti Federica Di Gregorio ed Emanuela Verdone.

E’ stata una settimana ricca di impegni ed opportunità: oltre alle attività in classe sono  state previste uscite didattiche, preziose occasioni di arricchimento linguistico ma anche di approfondimento culturale. I nostri studenti e i loro corrispondenti turchi hanno visitato Giulianova, Teramo, Castelli, Civitella del Tronto e Roma.

Un ponte che si rafforza, quello tra Giulianova e Istanbul!




Montepagano-Colledara. Giuseppe Canzerini, l’Alpino catturato dai greci e prigioniero a Creta.

Storie di emigrazione

di Walter De Berardinis

Giulianova. La ricerca storica sui militari italiani caduti e sopravvissuti durante la Seconda Guerra Mondiale riserva sempre delle incredibili scoperte. Il caso dell’Alpino Giuseppe Canzerini è davvero singolare per le peripezie di questo militare italiano che fin da piccolo ha combattuto contro le avversità della vita fino ad arrivare alla veneranda età di quasi 100 anni. Giuseppe nasce il 28 novembre 1919 a Montepagano (oggi comune di Roseto degli Abruzzi), ma viene subito abbandonato dalla madre naturale davanti una casa dell’antico comune abruzzese. Il giorno seguente, le autorità del luogo, non avendo ricevuto nessuna segnalazione da parte di alcuno, probabilmente tramite l’Assessore supplente Alberto Guerrieri, viene registrato con il nome di Giuseppe e il cognome Canzerini. Sempre in giovane età, ma non sappiamo le modalità in cui avvenne l’incontro a Montepagano, una coppia (la famiglia Catalogna) di Colledara se ne prende cura portandolo sotto le pendici del Gran Sasso lasciando al bambino lo stesso nome e cognome d’origine. Alla maggiore età viene chiamato alla visita di leva nel distretto di Teramo, risultando idoneo il 21 febbraio 1939. Il 1 febbraio 1940 viene chiamato alle armi e il giorno successivo inviato a Sulmona per essere inquadrato nel 9° Reggimento battaglione l’Aquila. Il 25 febbraio parte per l’Albania e il giorno dopo sbarca a Durazzo.

All’indomani del famoso “NO!” del primo ministro greco, Ioannis Metaxas, il 28 ottobre 1940, Giuseppe si ritrova catapultato nella Campagna di Grecia. Il 7 marzo 1941, durante l’ennesima offensiva per piegare la resistenza greca, viene ferito e catturato nella località di Mezhgoranit di Klisura o Valle di Tepeleni (Albania) – Monte Golico. Tragico è il racconto di un sopravissuto, l’Alpino Albino Porro della 114° Compagnia, battaglione Tolmezzo dell’8° reggimento, pubblicato postumo nel libro di Giulio Bedeschi “Fronte greco-albanese: c’ero anch’io”, edizione Mursia nel 1977: “…innanzi ai nostri occhi uno spettacolo orribile decine di morti accavallati uno su l’altro, alcuni trafitti nel corpo. Qualcuno ancora in vita invocava la mamma, chi invocava la Madonna.” Finito nelle mani dei greci e con l’aiuto degli inglesi, viene internato in un campo di prigionia a Creta. La sua incolumità, nonostante prigioniero sull’isola maggiore, viene messa a dura prova quando i tedeschi, arrivati in soccorso dei camerati italiani nella Campagna di Grecia, attaccano Creta nell’Operazione Mercurio del 20 maggio 1941 con pesanti bombardamenti e il lancio di moltissimi paracadutisti. Il 28 maggio viene liberato e imbarcato per Bari il 6 giugno dove arriva il 12 giugno. Viene trattenuto sotto le armi per essere interrogato come prigioniero fino al 1 agosto. Successivamente viene inviato in licenza il 29 agosto. L’11 settembre rientra nel deposito del 9° reggimento alpini L’Aquila. Solo il 26 gennaio 1942, la commissione interrogatrice dei militari nazionali reduci dalla prigionia di guerra (fronte Greco) di Verona da il nulla osta per essere reintegrato. Il 22 aprile cessa di essere in forza nella 29° sezione salmeria (la stessa che verrà decimata con l’ARMIR-Armata italiana in Russia, corpo di spedizione che operò nel 1942-43 nella zona del Don). All’indomani dell’8 settembre 1943, ben consapevole di quello che aveva passato in Grecia e a Creta, si da alla macchia. Dopo la liberazione del giugno 1944, nonostante il nuovo comando militare Lazio-Umbria-Abruzzo avesse emesso il bando di arruolamento del 14 novembre 1944, non si presenta alle armi. Il 1 novembre 1945 viene posto in congedo e il 31 dicembre 1964 in quello assoluto. Alla fine della guerra, con un Paese da ricostruire e con scarsa possibilità di trovare lavoro, emigrerà prima in Belgio e poi in Francia come minatore. Stabilitosi a Villerupt, un comune francese situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione nord-est, si sposerà con la sua concittadina della frazione di Collecastino, Addolorata Candelora Maria Di Girolamo (figlia di Giustino e Domenica Mucciarelli nata a Colledara, 7 gennaio 1921 e morta a Villerupt, 28 dicembre 1997), dal matrimonio nasceranno 9 figli, i primi tre nati a Colledara dal 1943 al 1949: Diego, Giovanna, Rolando e gli altri a Villerupt dal 1951 al 1960: Maria Teresa, Gilberto, Elena, Walter, Sergio, Nadia. Per tornare nella sua terra e per godersi il mare della sua infanzia, acquistò una casa a Giulianova per le vacanze estive. Il 3 maggio 2019 (mancavano 6 mesi per i 100 anni di vita), a Villerpurt, si spegneva l’esistenza terrena di Giuseppe Canzerini con l’unico rammarico di non aver conosciuto la sua mamma naturale di Montepagano. Un sogno però lo aveva realizzato, quello di avere una famiglia tutta sua composta da ben 9 figli che lo hanno amato fino alla fine insieme ai tredici nipoti (Eric, Karine e Mario, Céline e Florent, Lionnel e Sloanne, Nathalie, Thomas, Mathieu e Marion, Martha, Lucas, Giorgia, Ettore, Giuseppe, Alessia), dieci pronipoti (Alexandra, Eva, Emma, ​​​​Louis, Lou, Alexandre, Thomas, Antoine, Leo e Loua) e la nuova compagna, la signora Ginette Cialini.

Walter De Berardinis




Polonia. Editoria: sul primo volume “Złota księga uczestników Powstania Wielkopolskiego 1918-1919” (Il libro d’oro dei partecipanti alla rivolta della Grande Polonia 1918-1919) la scheda biografica del giuliese Novizzo Cittadini, unico italiano caduto per la causa polacca.

Pubblicato in Polonia il primo libro dedicato alla Rivolta della Grande Polonia 1918-1919

Il giuliese Novizzo Cittadino, unico caduto italiano, citato insieme al Generale Władysław Albert Anders

Il soldato, nato a Giulianova, fu scoperto nel 2019 dal ricercatore storico Walter De Berardinis negli archivi polacchi  

Giulianova. Il primo volume “Złota księga uczestników Powstania Wielkopolskiego 1918-1919” (Il libro d’oro dei partecipanti alla rivolta della Grande Polonia 1918-1919), uscito da poche settimane in Polonia, a pagina 52 riporta la scheda biografica del giuliese Novizzo Cittadini. Il Caporal Maggiore del 262° Fanteria – Brigata “Elba”, nato a Giulianova il 21 agosto 1898, dopo la cattura a Caporetto nel 1917, si arruolò (liberato dalla prigionia tedesca in territorio polacco) come soldato dell’Esercito della Grande Polonia, morì a Poznań il 15 marzo 1919 per un colpo d’arma da fuoco e fu sepolto nel cimitero militare degli insorti. Le prime due copie, autografate dal Presidente della società storica scientifica “Wielkopolskie Towarzystwo Genealogicne Gniazdo” di Gniezno (Polonia), il prof. Wojciech Jedraszewski, sono state inviate al collaboratore e ricercatore storico, Walter De Berardinis. Il ricercatore giuliese ha voluto omaggiare l’Ambasciatrice della Polonia in Italia, Anna Maria Anders, inviando la seconda copia del libro perché il papà, il Generale Władysław Albert Anders, comandante del 2° Corpo d’Armato Polacco nella Campagna d’Italia, è citato nello stesso libro come giovane ufficiale nella “Rivolta della Grande Polonia 1918-1919”. “Il libro d’oro dei partecipanti alla rivolta della Grande Polonia 1918-1919”, contenente circa 80.000 biografie dei partecipanti alla rivolta, è composta da 12 volumi. Il primo volume, esclusivamente in lingua polacca, verrà affiancato entro il 2023 dall’uscita del secondo e terzo volume. Per motivi di spazio, le biografie degli insorti, sono brevi, 4 o 5 righe di testo: nome, cognome, data e luogo di nascita, nome dei genitori, data di morte, luogo di sepoltura, unità in cui ha prestato servizio e grado militare. Sotto ogni biografia c’è un elenco di fonti che sono state utilizzate per redigere la prima opera monumentale dopo oltre 100 anni dalla nascita della Polonia come stato indipendente. La redazione dell’opera è stata resa possibile grazie a Barbara Cywińska, Katarzyna Czepulis-Rastenis, Wojciech Jędraszewski, Katarzyna Krüger, Barbara Rajkowska, Sławomir Rajkowski; Correzione bozze, Judyta Kowalska; Composizione, Dobrosława Gucia; Copertina, Monika Rajkowska; Incisioni, Majka Rągowska e l’editore, WTG-Gniazdo. Lo stesso caduto viene citato anche in uno dei 28 volumi, più le tre appendici del Veneto, costituenti l’Albo d’Oro pubblicato dal Ministero della Guerra nel 1927 in Italia.

Tomba di Novizzo Cittadini prima del maltempo

Tomba di Novizzo Cittadini dopo la tempesta

Funerali di stato per Novizzo Cittadini nel 1919




A NEW YORK MUORE MARIO FRATTI, TRA I PIU’ GRANDI DRAMMATURGHI AL MONDO

15 aprile 2023

 

Aquilano d’origine, 95 anni,è deceduto nella sua casa nei pressi di Broadway, assistito dalla figlia Valentina

 

diGoffredo Palmerini

 

L’AQUILA – Stamattina alle 9 e un quarto (le 3:15 a New York) per telefono mi giunge la notizia della morte di Mario Fratti, avvenuta qualche minuto prima nella sua casa sulla 55^ strada a Manhattan, a pochi passi da Broadway. Sua figlia Valentina, che l’ha assistito amorevolmente, mi ha informato della dipartita, pregandomi di attendere a darne notizia, fino al suo assenso arrivato due ore fa. Scrivo con commozione queste annotazioni su Mario Fratti, amico fraterno con il quale tra noi scompariva la differenza di età (avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 5 luglio), per la freschezza del suo entusiasmo giovanile, della sua gioia di vivere, della straordinaria sensibilità e curiosità culturale. Ero stato da lui per una settimananell’ottobre dello scorso anno,ospite a casa sua come tante altre volte, dopo tre anni di pandemia. Avevamo parlato di tante cose, soprattutto era curioso di avere notizie della sua città natale, L’Aquila, che tanto ha amato. Le difficoltà di deambulazione non avevano incrinato il suo morale, manteneva l’indole forte che ha sempre avuto.

 

Gli ricordavo sempre che aveva garanzia di vivere in buona salute almenofino a 99 anni. Lui stesso mi aveva raccontato che era andato in Russia, a San Pietroburgo, dove rappresentavano una delle sue opere, una quarantina di anni fa. Mentre girava per la bella città, in una piazza fu avvicinato da una donna che gli chiese se poteva leggergli la mano. Anziché scostarla, come di solito si fa, con la sua vivace curiosità le stese la mano. La zingara, “leggendo” le pieghesul palmo della mano, interpretò che avrebbe vissuto a lungo e in buona salute fino a 99 anni. Mario restò sorpreso di quella buona previsione di vita e anche della singolarità del numero degli anni, per lui aquilano il 99 è numero fortunato, legato alla tradizione della città. Quando mi raccontò questo fatto aggiunse: “Quella donna fu molto contenta, si sorprese che le avevo dato una buona mancia in rubli. Ma se la meritava!”

 

Mario Fratti è stato un punto di riferimento nella vita culturale di New York, dove tutti lo conoscono per nome. L’ha frequentata intensamente fino all’arrivo della pandemia, che è stato esiziale per lui, abituato a frequentare teatri e circoli culturali, costringendolo invece in casa per quasi tre anni e privandogli l’attività di critico teatrale e di assiduo operatore culturale in tante importanti associazioni di cui era figura di spicco. Mario ricordava sempre con molto piacere la festa a sorpresa che nel 2007 gli organizzò il Comune dell’Aquilainsieme alTeatro Stabile Abruzzeseper i suoi 80 annie quella che il Consiglio Regionalegli tributò per i suoi 90 anni. Erano stati due eventi che considerava autentici privilegi e che aveva apprezzato più d’ogni altro riconoscimento, egli che ne ha avuti in gran copia in tutto il mondo.

 

Mario Fratti era nato a L’Aquila il 5 luglio 1927. Drammaturgo, scrittore e critico, è stato tra gli autori di teatro più famosi al mondo. La sua produzione supera le 100 opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo a New Yorknel 1963, venne accolto con favore dalla critica. Il suo stile, perfettamente compatibile con l’indole americana, è alieno dalle ridondanze, dalle metafore e dalle sfumature tipiche del teatro europeo. La completa padronanza della lingua inglese (si era laureato in lingua e letteratura inglese alla Ca’ Foscari di Venezia) e la conoscenza profonda della letteratura americana erano stati essenziali per l’ambientamento nel mondo culturale della Grande Mela. A New York fu subito chiamato ad insegnare nella prestigiosa Columbia University, poi all’HunterCollege, dove ha tenuto la docenza fino al 1994.

 

Legata al caso la circostanza che lo portò negli Stati Uniti. Nel 1962 aveva presentato al Festival di Spoleto il suo atto unico “Suicidio”. Piacque a Lee Strasberg, che lo invitò a rappresentarlo all’Actor’s Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie teatrali fu un vero successo. Poi ne seguirono tanti altri disuccessi. Le sue opere, tradotte in 21 lingue, sono state rappresentate in 600 teatri di tutto il mondo. Dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all’Australia. Esse si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale senza veli che vi si trasfonde.Frattiha scritto drammi, commedie, un romanzo e un libro di poesie.Maanche un musical. Nine, tratto da una sua commedia scritta nel 1981 e liberamente ispirata dal film 8½ di Federico Fellini, è diventata un musical di successo di pubblico e di critica, con oltre duemila repliche. L’ultimo revival, con Antonio Banderas interprete, è rimasto per molti mesi in cartellone al teatro Eugene O’ Neil, a Broadway. Negli Stati Uniti ci sono state 36 produzioni di Nine; una a Londra, una a Parigi ed una a Tokyo. Molti i riconoscimenti all’autore teatrale, fanno un elenco lunghissimo. Si citano tra gli altri il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture, l’Otto Drama Desk Awards e ben sette “Tony Award”, che per il teatro sono come gli Oscar per il cinema.

 

Si potrebbero scrivere tante altre cose per ricordare Mario Fratti. Il 23 aprile 2016, dopo che con il poeta Joseph Tusiani avevano festeggiato qualcosa con il grande poeta italoamericano d’origine pugliese, nato a San Marco in Lamis, si erano reciprocamente dedicati una poesia. Mario mi mandò le foto di quella festicciola e i testi delle poesie. Me le affidò, chiedendomi di pubblicarle quando loro due, Tusiani e Fratti, non ci sarebbero stati più. Chiudo questo ricordo di MarioFratti rispettando proprio quel suo desiderio.

 

 

A Mario Fratti

Mario, ti chiedo qual mai raggio vivo

circonferenza a centro ancor congiunga,

che’ quasi con intuito giulivo

sai misurare l’ora breve e lunga,

tu che in tal modo cogli istante ed anno,

ritmo di tempo  e risonanza eterna.

Io sento e tu fotografi l’affanno

Che dalle umane menti si squaderna;

tu numeri le lagrime ch’io tergo,

io curo le ferite che tu conti;

io di mia fede mi fo salvo usbergo

e tu fra bene e male innalzi ponti.

Forse ci unisce quello che non siamo

e vorremmo essere: il perfetto Adamo.

Joseph Tusiani

 

A Joseph Tusiani

Nella giungla di New York

un nido di poesia.

Gli dico:

“Se Dio esiste,

al mio tramonto, mi accetterà,

perché amo ed aiuto il prossimo

come Lui comanda”.

Sorride.

Accetta.

Lui ha fede.

Ha una storia miracolosa.

I primi vent’anni,

solo con la sua santa Madre,in Italia.

L’angosciato genitoretentava la difficile

avventura Americana.

Dopo vent’anni di duro lavoro

invito in America.

Affetto e tenerezza;

nasce il fratellino.

Dal cuore di Joseph Tusiani

sgorgano fiumi di sofferte poesie.

Dal dolore nasce bellezza.

L’eternità della sua poesia.

Mario Fratti

 

 

 

 

 




“VOCI D’ABRUZZO”, EMIGRATI IN USA E CANADA RACCONTATI DA STUDENTI DEL LICEO G.VICO. Il libro, con storie di vita e interviste, sarà presentato il 12 aprile a Sulmona, poi a Toronto e Hamilton

4 aprile 2023

 

 

SULMONA – E’ stato pubblicato di recente il volume bilingue italiano/inglese “VOCI D’ABRUZZO“, una raccolta di storie di vita ed interviste di Abruzzesi emigrati in Canada e Stati Uniti. La pubblicazione è stata realizzata dagli studenti del Liceo di Scienze Umane “Giambattista Vico” di Sulmona attraverso una ricerca condotta da una classe, nell’arco del triennio scolastico,coordinata dalle docenti Carolina Lettieri,AnnaLucia Cardinali e Vanessa Romanelli. Quindici gli alunni autori, 12 ragazze e 3 ragazzi, che hanno raccolto degli emigratibiografie e interviste, riportate nel libro. Questi i loro nomi: Barone Fernando, Borrelli Gaia, Cardinale Arianna, Colella Anastasia, D’Alessandro Chiara, Di Carlantonio Sara, Di Cesare Davide, Di Marzo Anna, Gentile Daniele, Mariani Sara,Musti Asia, OsmanajRinesa,Pallozzi Alessandra, Pelino Alessia, Zito Giulia.

 

Il Liceo sulmonese, diretto da Caterina Fantauzzi, si è particolarmente distinto negli anni per l’attenzione portata al fenomeno migratorio della Valle Peligna, dedicando all’argomento ben 3 libri pubblicati: La Merica, Un oceano di carta e appunto Voci d’Abruzzo.Il volume sarà presentato mercoledì 12 aprile, ore 10:30, presso l’Aula consiliare del Comune di Sulmona, con gli interventi di Caterina Fantauzzi, dirigente scolastica, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, Roberto Santangelo, Vice Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo e componente del CRAM, e Laura Di Russo, giornalista. Due settimane dopo gli studenti e le insegnanti partiranno alla volta del Canada, dove il libro sarà presentato in programmati incontri con le comunità abruzzesi dell’area metropolitana di Toronto e Hamilton. Il volume reca in Premessa un contributo della dirigente Caterina Fantauzzi, un’Introduzione delle docenti Lettieri, Cardinali e Romanelli che hanno coordinato la ricerca, le Presentazioni di Franco Ricci, docente dell’Università di Ottawa purtroppo venuto a mancare nel novembre 2022, e di Luisa Taglieri, ricercatrice di politiche di genere presso l’Università dell’Aquila, infine la Prefazione di chi scrive che qui di seguito si riporta, nel caso possa essere d’interesse.

 

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PREFAZIONE

 

C’è un altro Abruzzo fuori dall’Abruzzo, più grande di quello dentro i confini. Le stime più attendibili l’attestano certamente al di sopra del milione e trecentomila, dunque più degli abruzzesi che vivono nella regione. Gente che ha conosciuto, insieme agli italiani delle altre regioni, la più grande diaspora della storia dell’umanità. Perché tale è stata l’emigrazione italiana dall’Unità d’Italia, nel 1861, fino agli anni Settanta del secolo scorso, quando le uscite migratorie dal Paese andarono affievolendosi nei numeri. Complessivamente erano usciti dall’Italia, in poco più d’un secolo, quasi 30 milioni di emigrati, sparsi in ogni angolo del mondo. Argentina, Brasile, Stati Uniti le rotte principali oltreoceano della prima grande emigrazione.

 

Poi, nel secondo dopoguerra, ad esse s’aggiunsero Venezuela, Canada, Australia ed altri Paesi, e quindi l’Europa, con Svizzera, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Germania. In numeri sensibilmente inferiori l’emigrazione italiana s’indirizzò anche nel continente africano, in Sud Africa, ma anche nei paesi del Maghreb che affacciano sul Mediterraneo. Negli anni recenti, con la crisi economica del 2007 che ha colpito particolarmente le economie dell’Occidente e sensibilmente l’Italia, con una disoccupazione che tocca precipuamente i giovani, è ripresa nel nostro Paesel’emigrazione, certamente di altro genere rispetto a quella storica, e tuttavia in termini crescenti fino ai 150mila esodi l’anno. Questo fenomeno, diretto in nord America, Europa e Australia, ha preso anche le vie dell’Est, particolarmente in Cina e nei Paesi della penisola arabica (Emirati, Arabia Saudita).

 

Un fenomeno rilevante, dal punto di vista politico economico e sociale, storicamente trascurato e politicamente talvolta pressoché rimosso. La nostra Storia nazionale dedica all’emigrazione italiana un’attenzione minima, residuale. Sui testi scolastici è del tuttoassente o, se presente, relegata in poche pagine marginali. C’è dunque assoluta necessità, se l’Italia vuole davvero conoscere e riconoscere l’altra Italia – che conta 80 milioni di italiani nel mondo delle varie generazioni dell’emigrazione – che la storia della nostra emigrazione entri finalmente nella Storia d’Italia, con tutta la rilevanza che le compete, con il suo significato politico e sociale, con la sua dimensione economica e culturale. La storia dell’emigrazione deve dunque entrare nei programmi delle scuoleitaliane, nei piani di studio delle nostre università.

 

Sarà bene che le Istituzioni considerino quest’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini, come una parte assai importante per la cultura italiana, per la diffusione della nostra lingua, per la promozione dello stile e del gusto italiano che accompagna il made in Italy, per le opportunità in campo economico che una cosìgrande e preziosa risorsa di autentici ambasciatori, quali sono i nostri connazionali nel mondo, può rappresentare in un mercato globale.

 

Giova ricordare a classi dirigenti sovente poco attente all’attualità della nostra emigrazione, ancora giudicata secondo triti stereotipi piuttosto che nella realtà, come gli italiani all’estero hanno conquistato rispetto e prestigio occupando posizioni di rilevanza nelle università, nell’economia, nella ricerca, nell’imprenditoria, nell’arte, persino nei Parlamenti e nei Governi dei Paesi di accoglienza. Ecco, quando l’Italia sarà finalmente capace di riconoscere l’altra Italia in tutto il suo valore, un’altra storia potrà riguardare il nostro Paese, in termini di presenza culturale nel mondo e finanche di peso politico nello scacchiere mondiale, contando 140 milioni di italiani, di cui 60 dentro i confini e gli altri nel mondo.

 

Queste modeste annotazioni di ordine generale valgono altrettanto per l’Abruzzo, dentro e fuori i confini. Negli ultimi anni, sebbene permangano ancora preoccupanti lacune di conoscenza del fenomeno migratorio, anche a livello istituzionale, va tuttaviacrescendo una consapevolezza matura di cosa abbia rappresentato e rappresenti l’emigrazione abruzzese. Allo scopo generale, e a quello dell’Abruzzo in particolare, hanno valso certamente pubblicazioni e saggi sull’emigrazione, un fenomeno che manmano va illuminandosi di attenzione e di sorprese. Alle trattazioni degli studiosi per fortuna si è andata aggiungendo man mano una pubblicistica che affida riflessioni, analisi e annotazioni alle pagine dei giornali su carta come pure al grande mondo della stampa online, più pervasiva e meglio presente perché liberamente attingibile nel web da ogni angolo del pianeta.

 

A queste importanti risorse della comunicazione della conoscenza da tempo si va affiancando un’editoria più particolare, che alla trattazione del fenomeno in generale, sul piano sociologico e culturale, preferisce una narrazione diversa, perfino più efficaceed intrigante. L’emigrazione abruzzese viene raccontata, infatti, attraverso un ricco caleidoscopio di esistenze, di storie vissute, di esperienze esplorate e di pregiudizi sconfitti con l’esempio e la virtù, con il talento e l’intraprendenza, con il coraggio e ilvalore. Uomini e donne abruzzesi in terra straniera così hanno saputo guadagnarsi la stima e la considerazione nei Paesi d’accoglienza, grazie a testimonianze di vita specchiate ed esemplari, conquistando con la serietà, l’ingegno e la creatività posizioni di rilievo.

 

Di quest’altroAbruzzo, attraverso il racconto di storie vissute, parla anche VOCI D’ABRUZZO, il nuovo libro che gli studenti del Liceo Giambattista Vico di Sulmona, coordinati dalle loro insegnanti Carolina Lettieri, Anna Lucia Cardinali e Vanessa Romanelli, dopo le belle pubblicazioni realizzate negli anni scorsi (La Merica e Unoceano di carta), finalmente portano alla luce grazie alla lungimiranza della dirigente scolastica Caterina Fantauzzi, assai sensibile verso lo studio del fenomeno migratorio italiano. Sono vite di Abruzzesi, in gran parte originari del territorio peligno, che in Canada e negli Stati Uniti hanno messo in mostra il loro talento, la loro creatività, la ricchezza del loro patrimonio culturale, affermandosi in molteplici campi di attività e contribuendo così a rendere onore alla loro terra d’origine e alla loro Patria, l’Italia,dando esempio e testimonianza di serietà, laboriosità e ingegno.

 

In questo bel libro ne troverete alcuni di questi personaggi che eccellono in politica, nelle università, nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione, nell’imprenditoria, nelle arti, nell’informazione, nella ristorazione, nella vita sociale e culturale. Persino nei Parlamenti e nei Governi nazionali, con ruoli anche di primo piano (come ad esempio gli “abruzzesi” Nancy Pelosi, attuale speaker nel Congresso americano, e Mike Pompeo ex Segretario di Stato degli Usa, e come Maurizio Bevilacqua in Canada, ex Ministro della Ricerca scientifica e poi delle Finanze, solo per fermarci al Nord America).

 

Vi troverete anche storie di emigrazione, con tutto il corollario di prime difficoltà e di tenacia a superarle, di riscatto rispetto alle condizioni di partenza dall’Italia, di integrazione nei luoghi e nelle società di accoglienza, in Canada e negli Stati Uniti d’America, là conquistandosi il rispetto e la stima. E’ uno straordinario patrimonio di uomini e donne che rendono onore all’Italia e all’Abruzzo, terra natale dove affondano le loro radici, dove s’ispirano le loroemozioni, dove traggono l’eredità culturale, dove ripongono l’amore per secolari tradizioni e le nostre ricchezze artistiche e ambientali. Di questo retaggio hanno una sana fierezza, un orgoglio denso di antichi valori, specchio della millenaria civiltà delle genti d’Abruzzo.

 

Della loro terra, dei borghi e delle città che la costellano, dello straordinario scrigno di meraviglie d’arte e architetture, della cangiante armonia che dalle alte vette del Gran Sasso, del Sirente e della Maiella, scende alle rigogliose colline fino allo splendore del mare, i nostri abruzzesi nel mondo sono profondamente innamorati. E la straordinaria bellezza del nostro Abruzzo la raccontano, in tutta la sua suggestione, laddove loro vivono. I nostri Abruzzesi nel mondo sono gli ambasciatori e i migliori promoter delle meraviglie dell’Abruzzo. Il lettore ne avvertirà il senso el’anima stessa di quest’altro Abruzzo, illuminato di sapienza, di talento e di valori.

 

Goffredo Palmerini

 




SI E’ SVOLTO A SAN PAOLO IL 3° CONGRESSO ASIB-ASSOCIAZIONE STAMPA ITALIANA IN BRASILE

 

 

SAN PAOLO – Si è concluso il 20 marzo il 3º Congresso della Stampa Italiana in Brasile. L’evento ha avuto luogo nella sala nobile del prestigioso Terraço Italia, sita al 41º piano dell’edificio più imponente di San Paolo. L´ASIB, promotrice dell´evento, esprime i più sentiti ringraziamenti al Gruppo Comolatti, proprietario dell´accogliente struttura, per la sponsorizzazione offerta; al Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti per il patrocinio morale; all´OdG del Lazio per l´attestazione di apprezzamento e di adesione all´iniziativa; all´On. Fabio Porta, giunto da Roma per l´occorrenza, per la sua disponibilità; allo stimato Ambasciatore Francesco Azzarello per il graditissimo messaggio augurale; al cordialissimo Console Generale Domenico Fornara per la sua significativa presenza; all´amabile Regina Pimenta, vicepresidente dell´ABI, per la sua attenzione nei riguardi dell´evento; e ultimo ma non meno importante, al giornalista Alfredo Apicella, che con tenacia e costanza ha realizzato un ottimo lavoro preparatorio e  consentito il regolare svolgimento del congresso sotto il profilo tecnico.

 

I lavori, iniziati alle ore 9, si sono conclusi alle 18.Il saluto di benvenuto agli ospiti è stato dato dal Presidente emerito dell’ASIB, Venceslao Soligo, e dal presidente in carica Giuseppe Arnò. La sequenza degli interventi, preceduti da un apprezzato video messaggio dell´Ambasciatore d’Italia in Brasile Francesco Azzarello, ha osservato il seguente ordine: l´ On. Fabio Porta; il  Console Generale d’Italia a San Paolo Domenico Fornara; il vice presidente dell´ABI (Associazione Brasiliana della Stampa) Regina Pimenta, il presidente emerito dall´ASIB Venceslao Soligo, il presidente dell´ASIB Giuseppe Arnò, il giornalista Alfredo Apicella, l´editore Pietro Petraglia, l´editrice Ana Lúcia Donnini, il giornalista Giancarlo Palmesi, il giornalista Paolo Carlucci, l´editore Antonio Carlos Spalletta e il giornalista Edoardo Trombetti Fiora.

 

A seguire gli interventi da remoto. Tra questi menzioniamo: il vice presidente del Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti Angelo Luigi Baiguini; il vicepresidente dell´Ordine dei Giornalisti del Lazio Roberto Rossi; il consigliere tesoriere dell´Ordine dei Giornalisti del Lazio Manuela Biancospino; il  giornalista-scrittore Goffredo Palmerini, nostro prezioso collaboratore; il giornalista Claudio Beccalossi; il vaticanista Lupo Migliaccio di San Felice; l’editore Paolo Trotta; l’opinionista Domenico Maceri e Pierfranco Bruni, candidato premio Nobel per la Letteratura.

 

Il gruppo Comolatti ha omaggiato i direttori dell´ASIB con alcuni pregiati esemplari dei libri sul TerraçoItália e sull´azienda SAMA e gli ospiti, da parte loro, hanno ricambiato la gentilezza con una targa di ringraziamento. Gli argomenti trattati sono stati: l’importanza della stampa italiana all’estero e il riconoscimento della stessa con apposita normativa; l’evoluzione della comunicazione; informazione e disinformazione (processi di iperdiffusione delle fake news con i loro rischiosi “effetti di realtà); libertà della stampa: diritto soggettivo e sociale; utilità dell’informazione di ritorno; e rapporto stampa istituzioni.

 

Il Congresso ha avuto termine con l’approvazione di un documento con cui si stabilisce la nuova linea guida dell’associazione, tenuto conto che cambia il contatto col pubblico, il sistema di lavoro, la forma della comunicazione. L´attività giornalistica si è evoluta per fronteggiare i desiderata del mercato, dunque idonei cambiamenti per i nuovi orizzonti.Un brindisi augurale ha chiuso l´evento.Meritano un ringraziamento speciale per l´amabile attenzione sempre riservata alle attivitá che riguardano la comunità italiana, José Alvaro Sardinha direttore operativo del Gruppo Comolatti e la direzione del Terraço  Itália, un ambiente suggestivo per stile e posizione, nel quale si è potuto svolgere il congresso con tutti i comfort che un evento di tale portata e rilevanza richiede.




L’imprenditore senegalese Nassir Aidara incontra il Sindaco Jwan Costantini ed il Vice Sindaco Lidia Albani in vista del gemellaggio Giulianova -Dakar promosso dal Circolo Colibrì.

Dakar chiama Giulianova. E Giulianova, nel primo giorno di marzo, risponde. Non è un caso, infatti, se proprio questa mattina, accompagnato dal responsabile del “Circolo Colibrì” Egidio Casati, ha visitato la sede municipale Nassir Aidara, l’imprenditore senegalese responsabile a Dakar del Colibrì e referente del sindaco della città africana. L’associazione giuliese, com’è noto, sta lavorando da mesi per la concretizzazione del gemellaggio Giulianova-Dakar, iniziativa in grado di spalancare nuovi orizzonti culturali e di porre in essere grandi opportunità di cooperazione economica. Dopo aver sostenuto la popolazione del villaggio di Butembo e realizzato iniziative di solidarietà, collaborazione e dialogo con le istituzioni della capitale, Ambra Di Pietro ed Egidio Casati stanno tessendo una rete di rapporti per definire e chiudere positivamente il progetto di gemellaggio. Nassir Aidara ha visitato Giulianova ed oggi è stato presentato ufficialmente al Sindaco Jwan Costantini ed al Vice Sindaco Lidia Albani, che hanno donato un volume sulla storia di Giulianova. L’imprenditore ha avuto contatti anche con aziende locali, alimentari ma soprattutto operanti nella metallurgia e nella nautica. Il porto di Dakar, in via di espansione, conta di diventare a breve il più grande dei cinque continenti. In questa sfida di sviluppo, le imprese giuliesi potrebbero avere un posto privilegiato. A breve, il gemellaggio con Dakar sarà approvato dal Consiglio Comunale.




Teramo. “Il Teatro va al Braga” – II edizione – Sognatori: dedicato agli immigrati italiani in America. Arturo Valiante, pianista e Roberto Di Donato, attore. Sabato 4 marzo, ore 17:30.




ENZO IACOVOZZI INSIGNITO DAL SINDACO DI HILDESHEIM CON LA PIU’ ALTA ONORIFICENZA CIVICA

 

Abruzzese, emigrato in Germania nel 1965, ha svolto un’opera significativa nelle relazioni italo-tedesche

diGoffredo Palmerini

 

L’AQUILA –Il 16 febbraio scorso il sindaco di Hildesheim,Ingo Meyer, in una cerimonia solenne tenutasi nell’Aula consiliare del Comune, ha conferito ad Enzo Iacovozzi la più prestigiosa onorificenza civica, la Hildesheimer Kreuzbrakteat d’oro, che viene assegnata quale riconoscimento degli alti meriti nei servizi resi alla città. La medaglia d’oro riproduce un’antica moneta – il bracteato di Hildesheim, coniato nel periodo compreso tra il 1171 e il 1190 – sulla quale è raffigurata una croce cristiana con iscrizione latina intorno al bordo “Ego sum Hildensemensis”, io sono un cittadino di Hildesheim. Alla cerimonia hanno partecipato il Console Generale d’Italia ad Hannover, David Michelut, numerosi rappresentanti di associazioni culturali cittadine, collaboratori e amici dell’insignito.

 

Enzo Iacovozzi arrivò a Hildesheim nel 1965 dall’Abruzzo, emigrato in Germania da Palmoli, in provincia di Chieti. Acausa della prematura scomparsa della madre, insieme ai fratelli, egli fu costretto a raggiungere il padre che lavorava in Germania. Aveva con séla licenza di avviamento professionale con il quale seguì un programma di formazione lavoro presso l’azienda Dageförde di quella città, poi lavorando in altre aziende progrediva nella qualificazione professionale, mentre continuava a studiare fino al diploma di perito elettrotecnico e formatore di apprendisti. Una condizione che gli permetteva di aprire un negozio-laboratorio di radiotecnica e Tv, come in effetti fece nel 1978 avviando la sua azienda commerciale “Enzo Tv”, tenuta fino al 2001, quando è andato in pensione. Accanto al lavoro e alla formazione continua, brillantemente portati avanti, poi ancor più dopo la quiescenza, Iacovozziha sempre condotto un’intensa attività sociale tesa a costruire ponti tra le due comunità, tedesca e italiana, e tra le due culture. E’ così diventato così una figura di spicco a Hildesheim, per i suoi meriti sociali, tanto che la città ha voluto riconoscerli tributandogli la più alta onorificenza. Meriti apprezzati anche in Italia dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel 2017 lo ha nominato Cavaliere, anche in ragione del suo servizio quale corrispondente consolare a beneficio della comunità italiana nella giurisdizione del Consolato di Hannover. Enzo ha sempre sentito Hildesheim come la sua seconda città, alla quale ha dedicato ogni energia morale, nell’impegno solidaristico e culturale.

 

Il sindacoIngo Meyer, aprendo la cerimonia, nel suo intervento ha richiamato nel dettaglio l’opera meritoria di Enzo Iacovozzi. Queste riportate di seguito, tra l’altro, le considerazionisvoltedalsindaco a motivazione del riconoscimento. “Egregio signor Cavaliere Iacovozzi, signor Console Generale David Michelut, accompagnatori del signor Iacovozzi e cari ospiti,vorrei darvi il benvenuto nel Municipio di Hildesheim, dove il signor Iacovozzi va e viene da anni. Con il suo impegno costante e la sua vitalità, non ci si accorge nemmeno che ha ormai 80 anni. Colgo l’occasione per congratularmi personalmente con lui. A Hildesheim una vasta gamma di impegni onorari oggi apprezziamo, il lavoro di una vita dal 1965: apprendista e tirocinante in aziende radiotelevisive, poi maestro in tecnica radiotelevisiva, quindi il lavoro autonomo con la sua azienda in MarienburgerPlatz fino al 2001. Nel 1978 promotore e cofondatore del giornale di quartiere “AufderHöhe”, promotore e organizzatore di numerosi mercatini delle pulci, il cui ricavato devolveva per buone cause, ad esempio scuole, asili, ecc., collaboratore nella Missione Cattolica Italiana, la Chiesa per gli italiani in Germania nell’area di Hannover-Hildesheim.Vicepresidente della Società italo-tedesca di Hildesheim, collaboratore della Società Ornitologica nell’organizzazione di viaggi in Italia di esperti e ricercatori del sodalizio, fino ad oggi. Promotore nel 2000 del Gemellaggio con Pavia sotto l’allora sindaco di Hildesheim Kurt Machens, al quale do oggi un caloroso benvenuto, Enzo da allora presidente delgemellaggio Hildesheim-Pavia. E ancora il suo impegno a favore delle vittime del terremoto in Italia – Abruzzo, Umbria, Marche – come della disastrosa ‘alluvione a Pavia. E il suo sostegno all’associazione antimafia LIBERA, e l’organizzazione di eventi di beneficenza, il cui ricavato è stato destinato alle zone colpite da calamità. Da ultimo la campagna di raccolta fondi per il Policlinico San Matteo di Pavia, durante la pandemia da Coronavirus, l’iImpegno da diversi decenni per le buone relazioni con l’Italia e quindi per il bene comune.Inoltre la sua collaborazione con il Consolato Generale d’Italia di Hannover, dal 2013 Corrispondente Consolare della Repubblica Italiana, le molteplice attività di volontariato offrendo aiuto e sostegno agli italiani in Germania; svolgendo questi compiti mettendo da parte interessi privati e personali. Grande il supporto della sua famiglia, grande forza egli trae dal sostegno della moglie Renate, anch’essa più volte attiva in loco. Enzo Iacovozzi sa sempre come motivare le persone, portarle con sé e ispirarle con le sue idee. È e rimane un modello, perché non solo parla, ma fa sempre qualcosa. Il suo talento organizzativo è leggendario.La città di Hildesheim – ha concluso il sindaco Meyer – ha quindi un grande debito di gratitudine nei suoi confronti. È quindi un grande onore per me consegnare oggi a Enzo Iacovozzi la Medaglia d’oro Kreutzbreatena nome della Città di Hildesheim.” Ha quindi invitato il Console Generale d’Italia, David Michelut, a portare il suo saluto.

 

Non formale l’intervento del Console Michelut, il quale, ringraziando il sindaco, ha tra l’altro detto: “Sono molto lieto di essere qui tra voi questa sera. Lo sono per il piacere di essere stato invitatoa presenziare a questa importante cerimonia, e lo sono per un nostro concittadinoparticolarmente conosciuto e apprezzato sia dai suoi concittadini qui a Hildesheim che dallacomunità italiana che vive nella nostra circoscrizione consolare.Enzo Iacovozzi è da decenni attivo nell’associazionismo e nelle attività di carattere sociale,caritativo e culturale, e in particolare nella cura dei rapporti tra Germania e Italia. Ha lavorato a lungo per la MissioneCattolica Italiana di Hannover-Hildesheim e attualmente è membro del direttivodell’associazione “BrückederKulturen” e della Associazione Ornitologica, con cui si recaperiodicamente in Italia. Come corrispondente consolare – un ruolo, lo ricordo, onorifico –rappresenta dal 2013 un sostegno importante per il Consolato e per gli italiani di Hildesheim;numerose anche le sue collaborazioni con il Comites, il Comitato degli Italiani all’Estero, chenel 2008 gli ha conferito il premio omonimo. È da molti anni vicepresidente della Deutsch-ItalienischeGesellschaft della sua città, guidata attualmente dal Dr. Christian Vogel. Nel 2017 il mio predecessoreFlavio Rodilosso lo ha insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito dellaRepubblica Italiana.Enzo Iacovozzi ha compiuto da pochi giorni ottant’anni, e mi pare che non ci sia regalo dicompleanno più bello, per lui, che ricevere questa nuova, importante onorificenza: ilKreuzbrakteaten d’oro per mano del Sindaco dr. Ingo Meyer. Un’onorificenza che suggellaun cammino ultradecennale di impegno, di instancabile volontà di dialogare e far dialogaretedeschi e italiani ad ogni livello, dall’alta cultura all’ambito enogastronomico, dai rapportiprettamente istituzionali alle relazioni con ogni singola persona con cui Enzo ha avuto e ha ache fare nei tanti mercatini, mostre, gite, conferenze, concerti, corsi di cucina, degustazioni divini, feste che ha organizzato o coorganizzato.Faccio ad Enzo i migliori complimenti per questo notevole premio e auguro di cuore a lui e atutti noi ancora numerosi ed efficaci anni di attività, ad Hildesheim come ad Hannover, aPavia come nel suo amatissimo Abruzzo. Grazie”.

 

Sono seguite diverse testimonianze di congratulazioni verso l’insignito. ChristianVögel, da oltre 30 anni presidente dell’associazione italo tedesca di Hildesheim, ha sottolineato comeEnzo Iacovozzinon ha operato da solo, ma ha avuto la capacità di coinvolgere molte persone per realizzare i suoi progetti e le sue iniziative. Grazie ai suoi contatti Enzo non soloha organizzato eventi conviviali, ma si è speso anche per fornire aiuto nei momenti difficili in soccorso di varie calamità.BerndGalland, presidente dell’associazione ornitologica di Hildesheim, ha messo in risalto la capacità dell’amico Enzo di motivare le persone a continuare i rapporti di amicizia con l’Italia, organizzando viaggi in Abruzzo e in provincia di Pavia: un esempio vivente di “ponte tra le culture”.HartmutHäger lo ha definito un bravissimo organizzatore e un gigolo …perché, come dice Enzo stesso “per fare il commerciante bisogna essere un po’ gigolo! Ha poi raccontato con esempi la capacità di Enzo nel coinvolgere le persone nelle sue diverse iniziative.  Tra le cose più belle insegnate ai suoi collaboratori c’è quella di festeggiare dopo aver lavorato, perché aiuta a stare bene insieme. Grazie all’aiuto della moglie Renate ha organizzato corsi di cucina, incontri gastronomici e degustazioni di prodotti italiani sempre molto apprezzati. Riccardo Nanini, vicepresidente della Associazione Culturale Italo tedesca di Hannover, annota un altro insegnamento ricevuto da Enzo, e cioè che alla cultura non appartengono solo le grandi opere di musica classica, di pittura o di letteratura, bensì “tutto quello che le persone riescono a fare, tutto ciò che lega e accomuna le persone è cultura”, compresa la gastronomia. Molto personale la testimonianza diMariella Costa, funzionaria del Consolato italiano ad Hannover, legata da lunga amicizia con EnzoIacovozzi. Lo ha ringraziato per il suo amore per l’Italia e per l’entusiasmo contagioso, congratulandosi con lui per il conferimento di una onorificenza così prestigiosa.

 

Il Cav. Iacovozzi, fortemente emozionato per la serata in suo onore, ha ringraziato commosso il Sindaco e il Console Generale mentre gli consegnavano la Hildesheimer Kreuzbrakteat d’oro. Ha poi ringraziato tutte le persone che hanno collaborato con lui consapevole chelui stesso non avrebbe potuto fare tutto senza il supporto dei tanti amici e della sua famiglia. Poi, a degna conclusione dell’evento, ha invitato gli ospiti a festeggiare con lui in un’agape fraterna, durante la quale sono continuate le sottolineature della sia infaticabile opera di organizzatore e promotore culturale. Si ricordano le letture di autori italiani nella libreria Decius, l’organizzazione di concerti e mostre di artisti italiani, l’evento commemorativo dei 150 anni dell’Unità d’Italia, l’arrivo degli zampognari abruzzesi e il loro memorabile concerto di Natale con musiche pastorali, gli stand con prodotti tipici italiani al Giardino della Maddalena, la Giornata della memoria con l’eccidio nazista del 27 marzo 1945 a Hildesheim di 130 prigionieri italiani adibiti al lavoro coatto, le numerose degustazioni della gastronomia italiana. E tanto altro ancora.

 

Chi scrive è testimone del talento organizzativo e del travolgente entusiasmo di Enzo Iacovozzi. Specie riguardo le missioni della Società Ornitologica di Hildesheim, quand’egli viene in Abruzzo a programmare per tempo le campagne scientifiche della Società, visitando in anteprima luoghi, alberghi, i migliori percorsi, i borghi e le città da far visitare, le trattorie tipiche della cucina abruzzese. Agli appassionati visitatori che egli accompagna in Abruzzo non resta che scoprire le sorprese intrigantiche Enzo ha meticolosamente preparato. Le altre scoperte le fanno poi loro, gli ornitologi ma anche finissimi botanici, nel trovare nei parchi naturali abruzzesi, la cui estensione tutelata e protetta è pari a un terzo del territorio regionale, rarissimepiante altrove scomparse o uccelli mai visti se non in Abruzzo. Anche chi scrive Enzo arruola come guida turistica, per far conoscere le meraviglie d’arte e d’architettura della città dell’Aquila, le sue singolarità, la straordinaria storia urbana della città capoluogo d’Abruzzo, sin dalla sua stessa fondazione. Bisogna poi aggiungere che Enzo damolti anni presiede, con notevole impegno e passione, la sezione dell’Associazione Italo-Tedescadi Hildesheim, 350 soci nella città, ma 20mila in tutta la Germania. Un sodalizio che promuove la reciproca conoscenza della storia, della lingua e della cultura dei due Paesi. EnzoIacovozzirivela come per i Tedeschi l’associazione diventi straordinaria occasione di conoscenza dell’Italia, dei costumi, delle tradizioni, della cucina, del paesaggio italiano e delle meraviglie d’arte delle nostre città. E dello stile di vita italiano, che tanto ammirano. Sicché eglidiventa ogni anno un certosino stratega, ricercando le migliori soluzioni logistiche per i gruppi che accompagna in Abruzzo, da vero anfitrione. Un’attitudine di servizio, la sua, che Hildesheim non poteva che premiare.

 

Hildesheim è un’antica città di oltre centomila abitanti, situata nella Bassa Sassoniaad una trentina di chilometri da Hannover. Era definita la “Norimberga del Nord” per avere uno dei centri storici più suggestivi e meglio conservati della Germania, grazie al patrimonio intatto di circa 1500 case a graticcio, di cui la metà, le più antiche, risalenti ai secoli XVI e XVIII finemente decorate con rilievi policromi che variavano dal gotico al barocco. Era anche considerata la capitale dell’arte romanica del periodo ottoniano. Nel Medioevo la città aveva conosciuto un forte sviluppo artistico ed economico, grazie alla sua posizione privilegiata sulla via dei commerci che congiungeva Bruges a Novgorod. Purtroppoil 22marzo 1945, un meseprima dalla fine della guerra, Hildesheimfu bombardata a tappeto subendo la distruzione pressoché totale del suo prezioso patrimonio architettonico. Ricostruita nel dopoguerra, dalle rovine del suo centro storico poterono tuttavia rinascere l’antica Cattedrale di Santa Maria Assunta,sorta prima dell’anno Mille, e la Chiesa abbaziale di San Michele, che era stata edificata tra il 1010 e il 1022 con architetture che volgevano già verso il romanico. Ora i due templi sono entrambi dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ricostruito nelle antiche forme anche il patrimonio architettonico che contorna la Piazza del Mercato, sulla quale affacciano il Municipio del 1268, la Casa dei Templari nel suo stile gotico, la Casa dei Panettieri,la splendida Casa dei Macellai, alta otto piani dove ora è il Museo civico, mentre sull’altro lato insistono la Casa dei Tessitori e le Case dei Birrai. Davvero un magnifico contesto urbano che in parte richiama quale magnificenza e bellezza avesse il centro storico di Hildesheimprima del terribile bombardamento alleato. In questa città accogliente Enzo Iacovozzi ha saputo dare il meglio di sé.

 

 




La visione rivoluzionaria e l’eco-sostenibilità del processo hanno inserito il giovane imprenditore abruzzese nella prestigiosa classifica Forbes.

Raffaele Venditti, abruzzese doc, figlio della vendita ambulante, nasce e cresce in questa dimensione: sin da giovanissimo i genitori gli hanno trasmesso la passione per il lavoro, senza trascurare gli studi che gli permetteranno di specializzarsi in Economia e management. Percorre questa splendida avventura con la moglie Francesca.

Una vita dedicata al prodotto: la Porchetta.
Cambiare l’approccio dei consumatori, diffondere e tutelare il prodotto porchetta è da sempre la missione della famiglia Venditti.
Sdoganarlo, non identificandolo  più unicamente alla comune visione di feste e sagre di piazza, ma rendendolo fruibile per un più vasto pubblico.
Negli anni numerosi i riconoscimenti: dalla Porchetta campione d’Italia, passando per l’Oscar del cibo di strada, fino al Miglior street food della Regione Abruzzo – Gambero Rosso; con una diffusione capillare: il tutto raccontato nel suo libro “Porchetta Regina della strada”.
Siamo di fronte a un prodotto quotidiano che rispecchia i gusti e le esigenze di una comunità sempre in movimento.
Prossimo passo?
Afferma Raffaele Venditti: “Non esiste oggi un locale incentrato sulla porchetta, noi abbiamo immaginato di creare degli
STREET STORE VENDITTI con al centro la porchetta, ampliando la proposta del food con pollo, salsiccia, verdure, formaggi e salse senza trascurare i dolci (con una dedicata al take away). Tutto ciò per trasportare l’atmosfera delle feste di piazza in locali fissi dove vivere la festa ogni giorno”.