Atri. Flavio Sciolè sarà presente all’ottava edizione di ‘Time is Love International video art festival’

Il regista Flavio Sciolè sarà presente con il suo video ‘White Obsession’ all’ottava edizione di ‘Time is Love International video art festival’ che si svolge il prossimo 2 Gennaio presso l’ Expressive Arts Institute di San Diego, California (USA). Meno di cinquanta gli artisti selezionati, Sciolè è uno dei quattro rappresentanti dell’Italia. Il festival è curato da Kisito Assangni.  Nel 2014 ha partecipato, tra l’altro, ai festivals Untouchable (Londra,UK), Portobello Film Festival (Londra,UK), Vagiti Ultimi (Atri).

Flavio Sciolè di Atri, fotografato da (C) Chiara Francesca Cirillo
Flavio Sciolè di Atri, fotografato da (C) Chiara Francesca Cirillo

Flavio Sciolè (Atri, 1970) performer, filmaker, attore, vive e lavora a Roseto. La sua ricerca è volta principalmente allo studio delle emozioni dell’uomo. Negli ultimi venti anni ha partecipato a centinaia di festivals/mostre in Italia ed in tutto il mondo (tra queste: Biennale di Venezia, Romaeuropa). Nel 2013 ha vinto il Gran Premio Della Giuria All’Opera Più Originale al CinemAvvenire Video Festival.




Report dal Libano: il Teatro Amico dei Bambini

Report dal Libano

Il teatro amico dei bambini

alla scoperta del diritto di avere diritti con il teatro sociale

Di ritorno dal Libano gli artisti pedagoghi Cam Lecce e Jörg Grünert dell’Associazione Deposito Dei Segni Onlus raccontano la loro ultima esperienza di teatro sociale realizzata in collaborazione con la Cooperazione Italiana/Ministero degli Affari Esteri d’Italia/Utl di Beirut e Ministero degli Affari Sociali del Libano (MOSA) nell’ambito del ProgrammaMOSAIC – MAECI – Progetto “Città amiche dei Bambini”

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Nelle municipalità libanesi di Bebnine-Akkar e Rachaya Al Wadi sono stati realizzati i workshop: “Teatro, Interazione, Comunità” progettate dall’Associazione Deposito Dei Segni Onlus all’interno del progetto internazionale “Città amiche dei bambini”, con attività strutturate specificamente per promuovere i diritti dei bambini attraverso l’apprendimento di tecniche  di teatro sociale con cui motivare la cittadinanza attiva e partecipata dei minori alla governance.

 

Protagonisti delle attività sono stati i bambini e gli adolescenti che fanno parte dei “Consigli Municipali delle Bambine e dei Bambini previsti nel progetto generale, i quali attraverso le sessioni di teatro sociale hanno vissuto creativamente giornate speciali affrontando problemi, questioni e condizioni esistenziali legati ai loro vissuti cittadini.

 

Cam Lecce: Le attività da noi realizzate erano molto attese dai minori che già da un anno partecipavano alle sessioni di formazione previste nel progetto generale Città amiche dei bambini. Tutti sapevano che erano attività teatrali e quindi c’era molta aspettativa. Durante le unità didattiche teatrali abbiamo elaborato insieme con i minori trame drammaturgiche riguardanti i temi più urgenti da loro espressi e messo in scena dialoghi originali raccontando, nelle rappresentazioni teatrali di fine workshop, le problematiche quotidiane in seno alle loro comunità.

Jörg Grünert: Attraverso il gioco del teatro, i partecipanti divenendo “attori” e inscenando contesti sociali hanno osservato e riconosciuto la città come un mondo in costante relazione in cui ciascun componente contribuisce ad elevarne la qualità e la vivibilità. Così la storia raccontata dai bambini di Bebnine-Akkar: “I bambini coraggiosi” poneva in primo piano l’emergenza ambientale che tutta la cittadinanza di Bebnine vive, per degrado ambientale, insicurezza stradale, isolamento sociale e mancanza di infrastrutture socio-culturali dedicati ai bambini. Nella storia i bambini coraggiosi superando mille ostacoli, divenivano attori di una proposta di cambiamento da condividere con gli adulti. L’esperienza vissuta durante il workshop ha rafforzato nei partecipanti l’importanza della loro presenza nei“Consigli Municipali delle Bambine e dei Bambini” di cui sono rappresentanti.

Cam Lecce: Anche per gli adolescenti di Rachaya Al Wadi la partecipazione al workshop ha rappresentato un momento importante nel percorso di formazione alla cittadinanza partecipata. La storia inventata dai ragazzi di Rachaya Al Wadi: “Il diritto di sognare” ha messo in rilievo come il problema più grave avvertito fortemente da tutti sia la mentalità restrittiva che connota la vita sociale e che impedisce di fatto ai bambini, agli adolescenti e ai giovani maschi e femmine di incontrarsi e socializzare serenamente sia a causa dei pregiudizi e sia per mancanza di spazi socio-culturali-sportivi-ricreativi. Nel diritto di sognare vengono rappresentate emblematicamente quattro storie in cui appare chiara l’educazione impartita ai maschi e alle femmine e i limiti che la mentalità pone per una crescita e formazione equanime tra i generi.

Jörg Grünert: Hanno preso parte alle attività circa 35 minori di èta compresa tra 7 e 17 anni.

Le attività monitorate con un questionario sono state accolte con molto favore, e sono state una eccellente occasione di formazione civica che durante il percorso esperienziale che ha fatto scoprire ai partecipanti come attualizzare e praticare nelle loro vite i dettami della Convenzione Internazionale dei Diritti dei Bambini. Le buone pratiche di comunicazione creativa apprese saranno gli strumenti che minori utilizzeranno quando, a marzo 2015 a conclusione dell’intero ciclo delle attività, nei singoli “Consigli Municipali delle Bambine e dei Bambini” porteranno proposte concrete per avviare programmi di protezione dell’infanzia e sviluppo di politiche dedicate ai minori.

Cam Lecce: Il Programma MOSAIC della Cooperazione Italiana e del Ministero degli Affari Sociali del Libano, intende contribuire al rafforzamento delle istituzioni libanesi a sostegno delle politiche di sviluppo locale, il cui intento è quello di mettere al centro delle scelte delle amministrazioni i giovani e i bambini, nella convinzione che una città che pone nel giusto conto le esigenze dei più giovani sarà una città più vivibile per tutti, comprese le fasce più vulnerabili, e che la partecipazione attiva dei minori in seno alle municipalità è un contributo essenziale per la promozione di ambienti favorevoli per la loro crescita e sviluppo, per dotare le città di servizi adeguati, di un sistema di protezione efficace e di uno spazio di dialogo cittadino condiviso.

Jörg Grünert: In Italia e qui nella nostra Regione Abruzzo nei prossimi mesi ci auguriamo di poter  organizzare una serie di interventi volti non solo alla divulgazione di questa esperienza, che vede il teatro sociale strumento di scambio culturale sociale e civico e mentòring di cooperazione internazionale, e soprattutto ci auguriamo di poter condividere con le istituzioni regionali e locali la capitalizzazione di questa esperienza per promuovere qui il valore che la cittadinanza attiva può svolgere come contributo per la salvaguardia dei diritti umani, dei minori e per la qualità della vita.

Uff. Stampa DDSO.

Per info: Cam Lecce 348 7426429 depositodeisegni@gmail.com

frammento di drammatizzazione con gli adolescenti di Rachaya Al Wadi – Libano

giochi di socializzazione con i ragazzi di Bebnine-Akkar – Libano




L’Aquila. La comunità di Paganica è in lutto. A Pinzolo (Trento), è scomparsa la signora Franca Bussolari, moglie di Loreto Leone.

L’Aquila, 29 dicembre 2014

Paganica è in lutto. L’intera comunità è vicina alle famiglie di due paganichesi davvero speciali, Loreto Leone e Corrado Iovenitti, entrambi emigrati. Ieri mattina, a Pinzolo (Trento), per un improvviso malore è deceduta la signora Franca Bussolari, moglie di Loreto Leone, un paganichese che mai ha reciso i legami con la sua terra, nonostante le migrazioni prima a Roma e poi a Pinzolo. Nella bella cittadina trentina Leone si trasferì da Roma, alla fine degli anni Settanta, per andarvi ad assumere il comando della Polizia municipale. Lì a Pinzolo, comune turistico per eccellenza (Madonna di Campiglio è una delle sue frazioni) Loreto Leone, stimato da tutta la popolazione, ha costruito un ponte di relazioni e di forti amicizie tra quella comunità e quella paganichese, che hanno portato il Gruppo Alpini di Paganica a gemellarsi con quello di Pinzolo. Ma soprattutto dopo il terremoto del 6 aprile 2009 Loreto Leone ha promosso tra tutti i comuni della Val Rendena l’iniziativa di finanziare la costruzione della Chiesa degli Angeli Custodi e molte altre iniziative solidali. Egli, con il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il sindaco di Pinzolo, William Bonomi, la mattina dell’8 aprile 2009 era già a Paganica, dove già la Protezione civile trentina aveva piantato il campo base. Ogni anno Leone torna a Paganica, almeno un paio di volte, per “rigenerarsi”.  Come pure ogni anno diverse delegazioni di paganichesi (alpini, sciatori o semplici turisti) raggiungono Pinzolo facendo la sua felicità. Perché in quei giorni Loreto si mette “in ferie” dalla famiglia, per stare insieme ai suoi concittadini. Tutta la comunità paganichese è accanto a lui e ai suoi figli in questo momento doloroso per la sua famiglia. Oggi pomeriggio, a Pinzolo, la cerimonia funebre per salutare la signora Franca.

 

Palmerini Con Corrado e Diana Iovenitti
Palmerini Con Corrado e Diana Iovenitti

Palmerini con Corrado Iovenitti

Questa notte, a New York, in ospedale dove era stato ricoverato d’urgenza, è scomparso Corrado Iovenitti, emigrato negli States nei primi anni Settanta per sposarvi Diana, anche lei d’origine paganichese.  Corrado ha lavorato oltre trent’anni nella Grande Mela, nel settore dell’abbigliamento di lusso, assai stimato dalla sua esigente clientela. In pensione, viveva nella sua bella casa a Larchmont, magnifica e tranquilla zona residenziale in mezzo al verde del Westchester, a mezz’ora da New York. Non c’era paganichese che si recasse a New York che egli non accogliesse con particolare riguardo. Amico di Mario Fratti, con il quale ogni tanto s’incontrava, nel 2004 venne persino all’aeroporto JFK ad accogliere festosamente la delegazione aquilana guidata dal sindaco Biagio Tempesta. Telefonava con assiduità a tutti i suoi amici a Paganica (e tra questi Alvaro Jovannitti, in particolare), fin quando la malattia non glielo ha più consentito con regolarità. Voleva avere notizie fresche d’ogni fatto ed evento, anche se ogni anno faceva il suo mese di preziosa vacanza nel paese natale, dove aveva sistemato come una bomboniera una casetta in centro storico. Ero andato a trovarlo in ottobre, come di consueto, in occasione del mio annuale viaggio a New York, passando con lui e Diana un paio d’ore di serenità e di calorosa amicizia. La comunità paganichese si stringe accanto alla moglie Diana e ai figli Giustino e Lisa, che vivono rispettivamente a Baltimora e San Francisco con le loro famiglie.

 

Goffredo Palmerini

 

 




Giulianova. Gli auguri dell’italo-americano, Benny Manocchia, ai nostri lettori ricordando il 6 gennaio degli anni ’40

La “febbre” ci prendeva dopo natale,mentre si avvicina il capodanno e – soprattutto – l’Epifania,il giorno della befana insomma, A Giulianova raramente vedevamo la neve per strada e quando giungeva giu’ una “incaciata” (come dicevamo a quel tempo)allora cominciava la guerra delle palle di neve.Uno contro tutti e tutti contro uno,mentre i piu’ grandi cercavano di evitare la neve in faccia urlandoci di “fare i bravi”. In fondo lo eravamo.Meglio allora dei ragazzi di oggi.Lo so che si dice sempre cosi’,che il passato e’ sempre’ piu’ bello,piu’ pulito,piu’ dolce del presente.Ma in fondo eravamo molto attaccati alle

Piazza caduti febbraio 1944, dove erano nati i fratelli Manocchia: Lino, Franco, Benny e Omero, tutti figli del giornalista giuliese Francesco.

nostre famiglie,ai cari amici,si studiava volentieri e…mangiavamo poco
considerando che la guerra ci aveva costretti alle tessere annonarie per comprare un po’ di pane.
Nonostante tutto,i nostri genitori (nel caso mio la mamma e mio fratello Franco)si facevano in quattro per tentare di pienare la calza appesa
al camino.Pronta la letterina per babbo natale e chiedere spesso cose impossibili. Quando arrivava il 5 di gennaio…be’,quella sera non dormivamo.Facevamo finta, in attesa dell’arrivo  del vecchio con la sacca piena di delizie.Alle sei di gran corsa giu’ per le scale .Il presepe era acceso
e si sentiva,quasi in lontananza,la squisita musica natalizia che portava le lacrime agli occhi.Una cosa per volta usciva dalla calza.quel po’ che i miei erano riusciti a mettere assieme.Ma non c’era carbone,segno che ero stato buono tutto l’anno.Poi bacioni e abbracci a tutti e colazione insieme alla
nostra adorata befanona. L’Italia era povera,certo.Ma e’ proprio vero che
la gioia e’in noi,non nelle cose…
Buon anno a tutti.
Benny Manocchia



L’Aquila. “IL VESCOVO ANGELO SPINA BENEDICE LA LAPIDE A RICORDO DELL’ARCIVESCOVO DI MALTA FRA DAVIDE COCCOPALMEI DI PESCOCOSTANZO”

L’Aquila. L’Accademia Culturale Internazionale San Giovanni Crisostomo, con sede a L’Aquila, presieduta dal cavaliere Giuseppe Del Zoppo, nel quadro delle attività culturali, su proposta del Cittadino Onorario di Pescocostanzo d’Abruzzo Sergio Paolo Sciullo della Rocca, ha ricordato la figura di Sua Eccellenza Reverendissima l’Arcivescovo Frà Davide Coccopalmeri di Pescocostanzo, nella ricorrenza del 330 anniversario della sua Ordinazione Episcopale, donando una lapide al Sacrario Nazionale Mauriziano d’ Italia.

FRA DAVIDE COCCOPALMEI DI PESCOCOSTANZO”
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FRA DAVIDE COCCOPALMEI DI PESCOCOSTANZO”

Il Coccopalmeri fu Vescovo di Malta (dal 15 maggio 1684 al 19 settembre 1711), realizzo numerose opere religiose e sociali a Malta. Nello specifico riedifico la Cattedrale di Malta e costruì più chiese nella sua Diocesi in particolare a Gozo, creando anche molte strutture di protezione sociale per la popolazione locale. Scrisse ”Le regole di una vita perfetta” e varie testimonianze a ricordo del soggiorno a Malta di San Paolo al rientro del suo viaggio a Roma. Fu frate Cappellano Conventuale dell’Ordine Gerosolimitano, dottore in Legge e in Teologia. La lapide che sarà custodita presso la Chiesa dei Santi Vito e Maurizio a Pescocostanzo è stata + Benedetta dal Vescovo Angelo Spina della Diocesi di Sulmona Valva nella Basilica di Santa Maria del Colle alla presenza della comunità religiosa locale, del Parroco Don Daniel Cardenas, del Sindaco Pasqualino Del Cimmuto, del cavaliere Mauro Di Giovanni presidente della Fondazione Mauriziana che ha anche la custodia della Chiesa dei Santi Vito e Maurizio e delle autorità militari e di polizia. La cerimonia è terminata con l’augurio che a Pescocostanzo possa presto nascere un Centro Studi dedicato a Frà Davide, concordando oggi anche noi, con quanto ebbe a scrivere Papa Clemente XI: “ In sostanza il Vescovo di Malta è uno dei primi prelati di Santa Chiesa”.

 




Bellante. SABATO 20 DICEMBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO “TRE DRAMMI AMERICANI” A CURA DEL PROF. Elso Simone SERPENTINI

 

 

Il 27° volume della collana “La Corte! Processi celebri teramani”, di Elso Simone Serpentini, edita da Artemia Edizioni, intitolato TRE DRAMMI “AMERICANI” presenta tre racconti, corrispondenti a tre diversi processi, celebrato tra il 1908 e il 1913, che hanno in comune il tema dell’emigrazione italiana in America in una chiave particolare.

Non pochi mariti partivano per cercare fortuna nel nuovo continente, lasciando al paese le mogli, del cui lascivo comportamento venivano informati in alcune lettere anonime dalle quali venivano indotti a tornare in Italia.

Si determinavano così dei drammi che in diversi casi portavano ad un fatto di sangue. Le tre vicende qui ricostruite sono avvenuti rispettivamente ad Arsita, Intermesoli e Castilenti.

La presente è valida come invito.

 

Artemia Edizioni
ufficiostampa@artemiaedizioni.it
www.artemiaedizioni.it
Info line: 347.5364795

 




L’Aquila. PREMIO GIORNALISTICO “G. POLIDORO” ENCOMIO PER LINO MANOCCHIA GIORNALISTA RAI CORRISPONDENTE DA NEW YORK

 

 

da sx: Maria Teresa Orsini, Stefano Pallotta (Presidente dell’OdG Abruzzo) e Walter De Berardinis (giulianovanews.it )

La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso  venerdì 12 dicembre, presso l’auditorium Bper a L’Aquila con la prestigiosa presenza del Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Prof. Francesco Sabatini. La direttrice  della Artemia, Maria Teresa Orsini, ha ritirato il premio lo scorso 24 ottobre 2013, a Giulianova, durante la presentazione del suo volume (Lino Manocchia) dal titolo “Lino e il microfono”, il giornalista giuliese e collaboratore della’Artemia edizioni, Walter De Berardinis, aveva proposto pubblicamente all’attuale Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, un riconoscimento alla carriera per l’eclettico italo-americano.

Oltre agli innumerevoli riconoscimenti alla professione ricevuti nella sua straordinaria carriera, Manocchia, il 23 aprile 1946, a firma del Ministro della Casa Reale Lucifero Falcone (Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano (1898-1997)), fu nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Oltre all’encomio, anche la testata onlinegiulianovanews.it ha ritenuto di omaggiare il giornalista giuliese con una targa di merito che recita la seguente frase: “al decano dei giuliesi Lino Manocchia, dedico questa frase di Enzo Anselmo Ferrari (Modena, 18 febbraio 1898 – Modena, 14 agosto 1988) “Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo.

 

L’Artemia edizioni, nella persona della direttrice Maria Teresa Orsini ringrazia  pubblicamente il Premio G.Polidoro, il Presidente Stefano Pallotta, il giornalista Walter De Berardinis, tutti i partecipanti ed organizzatori che hanno permesso lo svolgimento del la XIII edizione. Un ringraziamento particolare va al premiato, giornalista Lino Manocchia, per aver scelto la casa editrice ARTEMIA per la pubblicazione il suo libro.


Maria Teresa Orsini   

 

Artemia Edizioni
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All’Ambasciatore della Somalia in Italia il Premio Speciale per i Diritti Umani 2014 – “omaggio a Nelson Mandela” Teatro Paisiello – Lecce, 14 dicembre 2014

 

 

 

 

LECCE – Mussa Hassan Schik Abdulle, Ambasciatore della Repubblica della Somalia in Italia dal giugno del 2013, impegnato nella promozione della Somalia sul territorio italiano, è stato insignito del Premio Speciale DIRITTI UMANI 2014 “omaggio a Nelson Mandela”. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 14 dicembre presso il Teatro Paisiello di Lecce, nell’ambito della 15 Edizione di ITALIAinARTE Salento Porta d’Oriente.

 

L’Ambasciatore Gen. Dr. Mussa Hassan Scheikh Abdulle da sempre impegnato nella Repubblica della Somalia come collaboratore del Primo Ministro e del Presidente del Parlamento somalo, parla fluidamente anche l’italiano, l’arabo e inglese. Il Generale Mussa è un alto membro dell’Esercito Somalo. Generale di Brigata della Somali Armed Force, ha frequentato l’Accademia Militare di Modena in Italia. Ha seguito diversi corsi di specializzazione presso la National Défense University di Washington D.C. (Usa), della Scuola di Guerra di Civitavecchia. E’ stato comandante del Battaglione di stanza a Mogadiscio, ha studiato alla Scuola Applicazione d’Arma (Istituto Militare di Torino) ed ha una vasta esperienza di Comando nelle diverse branche dell’Esercito somalo.

 

Sempre all’apice del comando militare e delle Commissioni del Governo e del Parlamento,  ha svolto diversi incarichi di prestigio presso i diversi Governi che si sono succediti in Somalia e nel giugno 2013 è stato nominato Ambasciatore della Repubblica della Somalia in Italia dal Presidente della Somalia Hassan Scheik Mohamud.

 

 

Antonio Peragine




Intervista al prof. Enzo Caffarelli, direttore editoriale del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo

UNA MOLE IMPRESSIONANTE DI NOTIZIE, DATI STORICI E CURIOSITà

 

 

di Tiziana Grassi

 

 

Continua lo “Speciale DEMIM”, alla scoperta delle personalità, degli aspetti contenutistici e delle prospettive disciplinari e di approfondimento che costituiscono l’impianto e la struttura di un’opera dedicata alla Grande Emigrazione italiana tra Otto e Novecento e che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo Saluto di apertura a tutti gli italiani nel mondo, ha definito “una vera e propria summa di un fenomeno che ha segnato indelebilmente la storia del nostro Paese”.

 

 

ROMA – Ascoltiamo oggi il Prof. Enzo Caffarelli, direttore editoriale del Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo. Dell’opera è stato anche co-curatore e autore.

 

Professore, che cosa le resta di più come studioso e come persona dalla realizzazione di quest’opera?

La parola chiave è: scoperta. La continua scoperta di un mondo che non conoscevo e che riserva sorprese d’ogni genere. Parlo di scoperte – o di approfondimenti – di temi alti, la sofferenza, la povertà, il riscatto, le tragedie naturali o procurate dall’egoismo e dalla discriminazione. Ha ragione Gian Antonio Stella e chi come lui ripetono che tutto ciò che capita agli immigrati stranieri in Italia è già accaduto agli italiani all’estero. Proprio tutto. Soprusi, angherie, abitazioni indegne d’un uomo, abbandoni, bambini venduti, mestieri umilissimi, ma anche tanto lavoro, impegno, buona volontà, coraggio. E parlo anche di fatti curiosi, aneddoti, singolarità che sono emerse via via dalle ricerche dei curatori e degli autori.

 

Per esempio?

Beh, forse non tutti sanno che il mondo è pieno di città e paesi che ripetono quello di centri italiani. C’è una voce del dizionario che riguarda appunto la “replicazione dei toponimi”. Non tutti sanno che una volta eravamo noi a emigrare in Romania. O che le squadre di calcio più famose del Sudamerica sono state fondate da italiani o avevano nomi italiani. Che la famosa seminatrice che figura sui francobolli e sulle monete francesi (la semeuse) era una ragazza di Gallinaro, in Ciociaria, e che i modelli ciociari hanno posato per Manet, Degas, Renoir, Van Gogh, Picasso, Matisse, Cezanne… Per esempio ho scoperto che la seconda città dell’Alaska, Fairbanks, è stata fondata da un modenese di Fanano, Felice Pedroni. Ho potuto documentarmi e documentare i lettori sulle isole dialettofone italiane sparse nel mondo: i trevisani di Segusino a Chipilo in Messico, i modenesi di Pavullo a Capitan Pastene in Cile, i liguri di Riva Trigoso a Santa Cruz in California… Con 700 voci e 160 box, oltre alle 600 pagine di appendici, davvero è stata una scoperta continua ed entusiasmante.

 

Anche con le pagine più tristi e drammatiche per i nostri emigrati…

Certo. In Italia sappiamo a stento di Marcinelle e Monongah, le due sciagure minerarie che sono costate più vite umane. Ma nel Dizionario abbiamo documentato anche le due tragedie minerarie di Dawson, dimenticate perfino negli Stati Uniti. Le stragi e gli eccidi di Aigues-Mortes in Provenza, di New Orleans, di Eureka in Nevada, di Lawrence in Massachusetts, di Tallulah in Louisiana, di Tandil a Buenos Aires, di Ybor City in Florida, oltre ai tanti naufragi in cui perirono migliaia e migliaia di italiani. Abbiamo ricostruito le storie, cercando dati precisi: una carneficina. A stento sappiamo della condanna a morte degli innocenti Sacco e Vanzetti. E mi pare davvero ingiusto che l’Italia, in particolare negli Stati Uniti, sia così spesso associata prima di tutto alla criminalità mafiosa.

 

Perché ha voluto un così ricco apparato statistico nel Dizionario?

Banalmente, potrei rispondere perché amo i numeri e so che i numeri, le graduatorie, le percentuali piacciono agli italiani. In realtà ritengo che solo le cifre aiutino a capire la portata dei fenomeni. Certe conoscenze sono appannaggio esclusivo degli studiosi, di poche istituzioni e dei membri delle associazioni di/con emigrati. Di pochissimi, cioè. Alzi la mano chi è consapevole del fatto che gli italiani e oriundi (ossia discendenti di italiani) all’estero sono stimabili in quasi 80 milioni, la metà dei quali in Brasile e in Argentina. Alzi la mano chi sa che, dopo quella di Roma, le province con più emigrati oggi all’estero sono Cosenza e Agrigento. Lo sapevate che nella Grande Emigrazione di fine Ottocento le regioni che hanno visto partire più persone sono Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia? Che negli anni precedenti la prima guerra mondiale la 1ª regione per numero di emigrati è stata la Lombardia? Il Sud è venuto dopo… Che gli Stati Uniti sono stati il 1º Paese di destinazione in modo continuativo solo tra il 1898 e il 1916? Che oggi i più presenti in Argentina e in Brasile vengono alla provincia di Roma, in Germania e in Belgio da quella di Agrigento, in Svizzera dal Leccese, in Francia e in Australia dal Reggino, in Canada dal Cosentino, in Cile da Genova e dintorni, in Irlanda dal Frusinate?

 

A proposito, i ciociari in Irlanda sono diventati i grandi gestori della ristorazione a base di “fish & chips”…

Ecco un altro aspetto interessantissimo degli emigrati all’estero. Si sono specializzati in nuovi mestieri – penso per esempio anche alla gente di Pantianicco vicino Udine, che monopolizzarono come infermieri e portantini i principali ospedali di Buenos Aires – oppure hanno esportato ciò che sapevano fare nel loro paese e in giro per l’Italia: i figurinai lucchesi, i librai massesi, i vetrai savonesi, gli scalpellini friulani, gli arrotini trentini, i costruttori di reti fognarie molisani, gli orsanti e gli scimmiari parmensi, i pescatori di aragoste baresi e messinesi… la lista è davvero lunga e straordinariamente interessante.

 

Come esperto di onomastica, quali argomenti di maggior interesse ha trovato nel mondo dell’emigrazione e ha riproposto nel Dizionario?

Tanto, davvero. Cito solo tre casi. Primo, il cambiamento di nomi, cognomi, toponimi di provenienza degli italiani all’estero. Qualche volta per sciatteria, per fraintendimento o anche per scelta consapevole e voluta dei nostri emigrati, al fine di meglio integrarsi. Secondo, le strade dedicate agli italiani nel mondo e le vie e le piazze che i comuni italiani stanno intitolando sempre più numerosi ai loro emigrati. Terzo: i nomi commerciali italiani che stanno acquistendo crescente prestigio internazionale: abbiamo focalizzato l’attenzione sui nomi di alcuni alimenti, sui nomi italiani delle automobili e sulle insegne di luoghi di ristorazione, ma gli àmbiti sono numerosissimi.

 

Nella prefazione al DEMIM si legge che l’opera dovrebbe interessare tanto gli italiani in Italia quanto gli italiani all’estero. Perché?

Gli italiani d’Italia perché auguro a tanti di fare le scoperte che ho fatto io e di conoscere più da vicino un’altra Italia che è più grande, parla più lingue, si esprime in modi più numerosi rispetto alla nostra penisola. I curricula scolastici non possono ignorare questo fenomeno. La ripresa economica in Italia in decenni particolarmente duri sia del XIX sia del XX secolo ebbe tra le sue cause le rimesse che inviavano gli emigrati. L’alfabetizzazione degli italiani si deve in gran parte in modo diretto e indiretto all’emigrazione: sembra strano e non sono io a dirlo, lo ha documentato mezzo secolo fa il grande linguista Tullio De Mauro. Dobbiamo andare oltre la valigia di cartone, i saluti dali ponti delle navi, le canzoni lacrimevoli, il broccolino (l’accento italo-americano) e gli zii d’America che tornavano per esibire le ricchezze acquisite oltre Oceano.

 

E a parte le scuole?

Le istituzioni, specie le Regioni, da qualche decennio stanno facendo cose importanti per gli italiani all’estero. Ma non bastano pagine di buona cultura, di lodevole assistenza, e di promozione di articoli made in Italy. Ci sono due mondi che sono ancora intimamente legati, ma che non si incontrano veramente. Se non nelle sagre di paese e nelle festività patronali per quelli che hanno i mezzi per tornare in Italia. L’Italia possiede una forza enorme fuori dei propri confini e non ne fa uso. E non lo dico da nazionalista (quale non sono, tifo sportivo a parte), ma da semplice osservatore che vede tante occasioni sfumare una dopo l’altra.

 

E agli italiani e oriundi residenti all’estero che cosa può dire e può dare un’opera come il DEMIM?

Una documentazione ampia sul fatto che sono in tanti, che hanno fatto e stanno facendo cose straordinarie e che dovrebbero alzare di più la voce per non sentirsi mai soli. Una conferma che l’Italia ha bisogno di loro, che ne conosce la storia degli antenati anche nei più piccoli meandri dei loro paeselli d’origine, anche se fa fatica a renderla patrimonio di tutti. E poi credo che gli italiani d’Australia potrebbero essere interessati a conoscere cosa è accaduto a chi emigrato in Germania, o quelli in Brasile a sapere la storia dei nostri connazionali che oggi vivono in Africa o in Asia, e viceversa…

 

Col senno di poi, oggi imposterebbe diversamente il Dizionario?

Detto che è stato per me un grande onore, e non solo un onere, lavorare come direttore editoriale e co-curatore del Dizionario, aggiungerei che pur con tutti i suoi limiti e difetti, è un’opera equilibrata, scientifica e divulgativa allo stesso tempo, piena di informazioni. Grazie pertanto ai co-curatori, grazie a tutti gli autori e un grazie informale ma sincero a coloro che la storia dell’emigrazione l’hanno scritta sulla loro pelle. Noi, in fondo, siamo stati solo (quasi) duecento narratori, che si sono appropriati di 80 milioni di esistenze e le hanno concentrate in 5 milioni e mezzo di caratteri dalle tastiere dei nostri computer.

 

Per info: dizionarioitalianinelmondo@gmail.comwww.editriceromana.com

 

 

 

 

 




PREMIO DEAN MARTIN PER PAOLO DE FRANCESCO Di Generoso D’Agnese

 

 

Settimo appuntamento per il Premio Dean Martin. Dopo l’esperienza estiva che ha visto salire sul podio Maria D’Alessandro (Argentina), Maria Fosco, Frank Salvatore (Stati Uniti) e Luciano Borsari (Venezuela) il premio si ripresenta domenica 14 dicembre nel suo consueto allestimento scenico e unisce le sue forze a quelle dell’Associazione regionale Lega Italiana per la Fibrosi Cistica.

Organizzato dalla Fondazione Dean Martin con il patrocinato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo, del Comune di Pescara (Assessorati alla Cultura e alle Pari Opportunità) e della Fondazione Pescarabruzzo, il premio si articolerà domenica 14 dicembre (a partire dalle ore 17.00 al Teatro Massimo di Pescara)  all’interno della rassegna Musica e Società intitolata “Dal Musical alla Canzone Americana” che vedrà protagonista l’Orchestra Dean Martin composta da 56 musicisti.

Anime trainanti dell’evento ancora una volta la presidente della Fondazione Dean Martin Alessandra Portinari e il direttore dell’Orchestra Dean Martin e organizzatrice della rassegna Musica e Società Antonella De Angelis.  “Il 7° Premio Dean Martin – ha spiegato la presidente Portinari – si colloca quest’anno all’interno della rassegna Musica e Società. Dopo il primo appuntamento nella Giornata contro la violenza sulle donne, celebrata con il concerto dell’Orchestra Femminile del Mediterraneo e di Mario Stefano Pietrodarchi, registrando il tutto esaurito, domenica 14 dicembre alle ore 17 torna il Premio che celebra il viaggio dell’emigrante Gaetano Crocetti, partito nel 1913 dal suo paese natale, Montesilvano, per raggiungere Steubenville, cittadina di minatori nell’Ohio. Quattro anni più tardi nacque suo figlio Dino Paul, che divenne il grande attore e cantante amato e conosciuto in tutto il mondo. Dean Martin, noto per la voce vellutata, l’attraente faccia da schiaffi e le irresistibili scorribande con Jerry Lewis, è stato anche la star più rilassata e apparentemente distaccata dal successo che Hollywood abbia mai avuto”.

Il 7° Premio Dean Martin verrà conferito, nell’appuntamento autunnale, al direttore d’orchestra Donato Renzetti; al pianista, compositore e bandoneonista Paolo Russo (trasferitosi da tempo a Cophenagen); al musicista e compositore Oscar Gabriel Rosati  (vissuto per anni a Los Angeles e ideatore del progetto Brazilatafro) e al docente universitario Paolo De Francesco, presidente della Dante Alighieri di Monterrey e attivissimo promotore della cultura italiana in Messico. Alla kermesse parteciperà il noto pianista Michele Di Toro con l’Orchestra Dean Martin, che eseguirà musiche di Bernstein, Mancini, Procaccini, Russo e Aguero.

L’evento è legato alla raccolta fondi in favore dell’Associazione regionale Lega Italiana Fibrosi Cistica. Per informazioni è possibile contattare il numero3476368397