“Orsogna d’America” premiata dal Congresso Usa. L’orgoglio delle radici e 75 anni di solidarietà. Festa grande con lo storico Coro.

 

di Domenico Logozzo *

 

 

PESCARA – L’orgoglio delle radici. Il riconoscimento delle positività espresse dagli italiani di ieri e di oggi. In una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di New York, Bill De Blasio  è stato molto chiaro: “Sono americano, ma sono orgoglioso delle mie origini e spero di poter essere utile all’Italia. Sono radici preziose per tutti, che arricchiscono questa città tollerante e multietnica”. E in questo contesto si inseriscono positivamente le comunità abruzzesi che hanno contribuito allo sviluppo degli Stati Uniti. Braccia robuste. Caparbietà. Grandi intelligenze. Il merito riconosciuto. “Il segreto del successo  – sottolinea De Blasio – è valorizzare tutto, non avere paura di mostrare la tua identità, ma dare spazio anche alle altre. New York è una straordinaria confederazione di minoranze”. Le parole del sindaco, che è stato accolto calorosamente durante la sfilata del Columbus Day, hanno trovato un importante  riscontro nella recente decisione del Congresso degli Stati Uniti di conferire un riconoscimento speciale all’Orsogna Mutual Aid Society, in occasione del 75° anniversario della fondazione. Dal 1939 l’associazione compie un  serio lavoro “per aiutare gli immigrati e per far crescere la comunità italiana negli Stati Uniti”.

 

E così  “Orsogna d’America” si fa amare e rispettare. E alle belle soddisfazioni fanno seguito anche i momenti di incontro e di festeggiamenti con cene, canti e balli. Tanta voglia di fare sempre bene e meglio! Anche nei festeggiamenti. E nella seconda metà di novembre arriva il coro folcloristico più antico d’Italia ,”La Figlia di Jorio” di Orsogna, che “da oltre 90 anni è la voce dell’Abruzzo nel mondo”. Storia, tradizioni e cultura. “Le comunità orsognesi al di qua e al di là dell’Atlantico – scrive il direttore del Coro, Mario Tenaglia – hanno voluto questo incontro al fine di riscoprire e rinverdire insieme le stesse profonde radici comuni”. Un tour di due settimane negli Stati Uniti, a partire dal 19 novembre a Everett, in Massachusetts, dove c’è la comunità  “Sons of Orsogna”. Poi  il 25 il gruppo si sposterà  nell’area metropolitana di New York City per il 75° anniversario dell’Orsogna Mutual Aid Society e il  55° anniversario dell’Athletic Club New Orsogna. Una settimana di festeggiamenti. Il clou sarà domenica 30 novembre. Il coro eseguirà antichi canti liturgici durante la celebrazione della Messa in italiano nella Chiesa di San Francesco d’Assisi ad Astoria. Al termine ci sarà una cena presso Riccardo’s Hall, dove il gruppo Folk tornerà ad esibirsi in uno spettacolo di due ore davanti a centinaia di orsognesi.

 

Molti di loro, come la professoressa Maria Fosco, originaria di Orsogna, una delle più note donne di cultura italoamericane, ricordano  quando “il club era orgoglioso di avere un proprio gruppo folkloristico che partecipava ogni anno nella sfilata di New York City al Columbus Day Parade. Nel 1982, le foto sono apparse sulla prima pagina del New York Times. Scelto il gruppo in costume orsognese per evidenziare l’italianità della parata. In primo piano c’era mio padre e si vedeva anche mia sorella gemella Concetta. Anche io stavo ballando con loro. L’ho fatto per 15 anni. Seguendo l’esempio dei miei genitori”. Forti legami con la terra d’origine. Mario Tenaglia conferma: “Nella coralità, gli orsognesi hanno individuato una delle principali caratteristiche identitarie. Infatti, laddove è stato possibile, sono stati ricreati “Cori di Orsogna” che, attraverso i canti, le musiche, i testi, le danze popolari hanno voluto e saputo rivivere l’ambiente, i paesaggi, le sequenze stagionali del lavoro agricolo (preponderante nelle nostre zone), le tradizioni e, soprattutto, i sentimenti dell’abruzzese “forte e gentile”.

Tenaglia, riferendosi alla trasferta americana, sottolinea anche “l’associazionismo“ che ha consentito agli orsognesi “di riconoscersi ed aggregarsi in una sede dove poter rivivere momenti ed eventi caratterizzanti la vita del nostro paese”. Cita, fra l’altro, la festa di San Rocco e i Talami. E a giusta ragione. Infatti nei primi anni Ottanta, la tradizione dei Talami, con scene bibliche, è stata ricreata a New York, durante la festa di San Rocco. Rivive la suggestiva processione “con le donne che trasportano “Le Conche” piene di fiori, in equilibrio sulla loro testa, in onore di San Rocco”, ricorda ancora la professoressa Maria Fosco che negli Stati Uniti non solo si occupa della promozione culturale dell’Italia, ma è fortemente impegnata nella difesa dei diritti civili degli emigranti.

 

La data di nascita dell’Orsogna Mutual Aid Society risale al 27 Giugno 1939, quando “sette uomini immigrati dalla piccola città di Orsogna, nella zona rurale dell’Abruzzo, hanno firmato il certificato di costituzione per riunire i connazionali immigrati e si stabilirono in Astoria, Queens. Il primo presidente eletto è stato Filippo Di Benedetto”,  ha scritto la professoressa Fosco, che ha curato la realizzazione della storia del club, in occasione del 50° anniversario. ”Durante il periodo della grande migrazione (1880-1914) negli Stati Uniti, molti italiani arrivarono attraverso diversi canali, vale a dire New York, Boston, Philadelphia e New Orleans. Gli orsognesi principalmente a Philadelphia e Boston, attraverso la rete sociale sviluppata dai precedenti immigrati abruzzesi. Alcuni arrivarono a Youngstown, Ohio, Pittsburgh e New York. In maggioranza da soli. Non prevedevano di rimanere. Lavoravano per un breve periodo di tempo e poi  tornavano a casa, dalle loro famiglie. Per questo erano stati chiamati “uccelli di passo”. La studiosa ha raccolto per anni decine di testimonianze. Nel 1989 ha intervistato l’ultimo dei fondatori del club, Antonio D’Angelo: “Dopo la guerra, con le nuove leggi di immigrazione, principalmente la legge sui rifugiati, sono arrivati centinaia, se non migliaia di orsognesi. Quasi quotidianamente giungevano navi cariche di orsognesi con le loro famiglie. Si stabilirono sulla 18th Street e nei i quartieri circostanti, facendo diventate la 18th Street “Piccola Orsogna”.

 

Il valore della memoria, 75 anni dopo. “Oggi si ricorda un anniversario importante – dice il sindaco di Orsogna, Fabrizio Montepara -, che dà lustro a tutti coloro che hanno contribuito prima alla sua fondazione e poi alla sua crescita con attività intense, intelligenti e sempre fruttuose”. L’attuale presidente è Tony Ferrari. E’ arrivato negli Stati Uniti nel 1958. E’ un fotografo che ha combattuto nel Vietnam. Elogia i predecessori, dice di sentirsi “sulle spalle di giganti” e poi “con grande orgoglio posso affermare che siamo come una famiglia di orsognesi, come una nazione di immigrati, capaci di metterci insieme, aiutandoci a vicenda, mantenendo la nostra cultura e le tradizioni negli ultimi 75 anni. Il nostro amore per Orsogna ci ha sempre sostenuti”. E la professoressa Fosco mette in evidenza che Mutual Aid Society Orsogna è stato un punto fermo per me e per  la comunità orsognesi negli Stati Uniti. Ha dato la stabilità e la forza per oltre sette decenni a famiglie di immigrati ad inserirsi in una nuova nazione senza perdere la loro identità. I fondatori hanno avuto la capacità unica di immaginare la longevità dell’organizzazione, strutturando il suo Statuto, la sua missione di affermarsi come una Società di Mutuo Soccorso e l’acquisto di proprietà, e quindi assicurare la continuità dell’istituzione”. Un momento di festa ma anche di riflessione. Ancora la professoressa Fosco: ”Mentre celebriamo il nostro 75° anniversario, riflettiamo sul ruolo che Mutual Aid Society Orsogna ha giocato nella nostra vita, il senso di comunità che ci ha dato, le famiglie allargate che abbiamo formato e la consapevolezza delle nostre radici. Riflettiamo sui nostri umili inizi al momento del nostro arrivo in America, guardiamo al futuro con fiducia, sapendo bene che le generazioni successive saranno in grado di mantenere l’orgoglio nel loro patrimonio e instillare nei loro figli il senso della nostra identità e le finalità condivise con la forza d’animo e un’ampia  visione grazie a Orsogna Club”.

 

La studiosa italoamericana riconosce di avere ottenuto risultati importanti grazie proprio al sostegno del club. “Ho imparato tutto da loro, per questo nella mia vita mi sono trovata bene ed ho finora avuto belle soddisfazioni: dalla fondazione dell’Italian American Museum (è vicepresidente) alla nomina a Direttrice del Calandra Institute. E poi il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica italiana e i tanti  premi ricevuti sia negli Stati Uniti che in Italia. Sono stati loro ad insegnarmi a raccogliere fondi per aiutare le vittime delle tragedie, a dare una mano agli immigrati in difficoltà”. E ricorre a questa  citazione a proposito della generosità della gente di Orsogna: “C’è un detto in Africa: “It takes a village to raise a child” “Ci vuole un paese per crescere un bambino“. Così la penso io. Questo club mi ha insegnato tutto: è stato fondamentale per la  vita e per la carriera”. E il direttore del coro “La Figlia di Jorio”, Mario Tenaglia, riferendosi al prossimo viaggio in America, ha scritto che gli emigranti orsognesi “hanno saputo magnificamente inserirsi nelle nuove realtà sociali, lavorative ed ambientali conquistando il rispetto di tutti e divenendo motivo di orgoglio negli orsognesi rimasti in Italia”.

 

*già Caporedattore del TGR Rai 




USA. I repubblicani degli Stati Uniti hanno svolto una inchiesta….

alla quale hanno

preso parte oltre 2 milioni di americani di 27 Stati dell’Unione. La domanda era:chi pensate di nominare alla presidenza USA per le elezioni del 2018?
La risposta e’ stata:67 per cento Jeb Bush.
Se sceglieranno proprio l’ex governatore della Florida si trattera’ del terzo Bush
in lizza per la piu’ alta posizione in America.Come ricorderete,prima il padre Bush poi il fratello George sono stati presidenti di questa nazione.
Certo mancano due anni prima delle prossime elezioni presidenziali ma non
dimentichiamo che gia’ da maggio sono scattati i primi comizi per vedere chi sceglieranno i repubblicani.

 




USA. DIARIO DAGLI STATES: IL COLUMBUS DAY, IL TEATRO DI FRATTI ED ALTRO

27 ottobre 2014

 

 

Emozioni sempre nuove dalla Parata più famosa d’America, l’omaggio alla Madre Italia e gli incontri

di Goffredo Palmerini

 

 

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L’AQUILA – Rientro da New York e L’Aquila m’accoglie, con scampoli di sole tra le ferite delle sue splendide architetture. La luce indora le cime del Gran Sasso. Corno Grande s’erge, mole possente di roccia, guadagnando d’arancio i raggi di sole che già tendono al tramonto. Il cielo è azzurro, intenso, nitido. L’aria pulita, trasparente, accorcia il senso delle distanze. A sera il cielo brilla di stelle, vivide di luce, come si vedrebbero solo nel deserto di Atacama. Uno spettacolo. Impossibile, in un contesto così ammaliante, non comparare questa implacabile quiete al parossismo rumoroso ed ordinato di New York. Sarà per questa ragione, forse, oltre la suggestione della natura incontaminata e dei borghi che l’imperlano, che l’Abruzzo è nella top ten delle preferenze dei pensionati americani, come uno dei migliori posti al mondo per vivere, secondo recenti rivelazioni d’un sito web americano (http://www.baby-boomer-retirement.com/). Poi qualche giorno di pioggia, mentre in montagna la neve ha imbiancato le catene del Gran Sasso, della Majella e del Sirente Velino che incorniciano la città capoluogo d’Abruzzo e la sua conca. Prodromo d’inverno che nell’aquilano è sempre più incipiente che altrove. Ma è nella Grande Mela che dobbiamo tornare per completare il mio racconto. Modesti appunti di viaggio che quei pochi miei lettori pure s’attendono.

 

Oggi è mercoledì, l’8 di ottobre. In casa Fratti c’è attesa per la “Prima” di Six Passionate Women, la commedia dalla quale lo scrittore e Maury Yeston trassero il testo per il musical Nine, diventato uno dei successi più clamorosi a Broadway. Gli attori sono bravi, il regista Stephan Morrow molto scrupoloso ed esigente, le prove si moltiplicano. L’ultima stasera e domani si va in scena. Mario Fratti, come sua abitudine, prende contatti e scruta la posta elettronica. Un’infinità di congratulazioni per la nuova produzione dell’opera, che, scritta nel 1967, torna in scena quattro decenni dopo il debutto, al Theater for the New City, sulla First Avenue. Anch’io ho molto lavoro da sbrigare e contatti da prendere. Usciamo tardi per pranzo, andiamo a El Quijote, famoso ristorante spagnolo sulla 23 Street. Aragoste. L’ambiente è caratteristico, ogni cosa richiama Cervantes ed il suo eroe bizzarro, Don Chisciotte. Ma è anche un’altra, la ragione. Mario mi vuol far vedere il Chelsea, lì a due passi, l’albergo dove hanno vissuto scrittori e artisti, come Bob Dylan, Leonard Cohen, Patti Smith, Arthur C. Clarke, Dylan Thomas, Janis Joplin, Sid Vicious, Robert Mapplethorpe ed altri. E dove pure sono passati Mark Twain, Thomas Wolfe, Andy Warhol e la grande Sarah Bernhard. Mario Fratti va alle prove. Con Piero Picozza, amico di Mario fine e colto, romano, da vent’anni trapiantato a New York dove commercia vini italiani, approfittiamo per fare un salto a Eataly, sulla Quinta, in Madison Square. La grande intuizione, anche culturale, di Oscar Farinetti rivela qui tutto il suo trionfo. La gastronomia italiana impera, l’eccellenza dei sapori in bella mostra conquista, l’amplissimo pian terreno è pieno di clienti, anche negli ambienti dove s’insegna la cucina italiana. L’Abruzzo deve muoversi, pochi i prodotti abruzzesi nelle scansie. Nel settore “miele” mancano i marchi di Tornareccio (Chieti), la capitale del miele italiano. In compenso c’è Nurzia, il prelibato torrone dell’Aquila, e gioisco. Alle 19 Mario ci aspetta al LaMama Theater, c’è uno spettacolo che mette insieme musica, poesia e flamenco, “Sara Galas Band”. Convincente, singolare la performance di quest’opera diretta da Sophie Bortolussi, scritta da Sara Galassini con musiche di Yukio Tsuji. Infaticabile Fratti, non finisce mai di stupirmi con la sua curiosità culturale.

 

Giovedì 9 è il mio giorno. Alle 18 si presenta all’Italian American Museum il mio ultimo libro “L’Italia dei sogni”. Nel pomeriggio ho appuntamento per un’intervista a Radio ICN, network assai diffuso nell’East Coast. La rilascio a Daniela Celella, conduttrice del programma “Con Daniela”, in onda tutti i lunedì e venerdì. Daniela ha grande professionalità e simpatia. Parliamo della mia missione a New York, del mio libro, del Columbus Day. Ma anche della mia città, L’Aquila. Con Fratti ci avviamo per tempo, andiamo a Mulberry Street, nel cuore di Little Italy, all’Italian American Museum, presidio importante della memoria della nostra emigrazione negli States. Un buon gelato al Caffè Roma, seduti alla vetrina d’angolo del bel locale italiano, mi lascia sbirciare le insegne dei dintorni: Ristoranti (Taormina, La bella vita, Piemonte, La nonna, Angelo’s, Palazzo, Florio’s, DiPaolo’s), Caffè (Palermo, Napoli, Ferrara), negozi di leccornie italiane (Alleva, Ravioli). E’ proprio Little Italy, una volta il quartiere italiano dove gli italiani vivevano, non solo vi esercitavano il commercio. Oggi non è più così, magari sono i cinesi che comprano le abitazioni. E’ quasi l’ora, le luci del Museo erano già accese, ma chiuse ancora le porte. Alcune persone aspettano. Anche noi. Dall’altro lato della strada vedo uno scalzo in saio di iuta, un San Francesco. Già viste sue foto su Facebook in diversi luoghi simbolo di New York. E’ un’operazione di promozione di i-Italy Tv per un evento importante, nei prossimi mesi. Si filma. C’è Letizia Airos. Scatta foto. La vado a salutare, l’avrei dovuta incontrare di proposito e invece la trovo così, per caso, in un luogo dei tanti di New York. Un caso da uno su un milione. E’ felice di vederci. Ci fa delle foto, anche con “San Francesco” accanto a noi.

 

Intanto Maria Fosco è arrivata, ci si sistema in sala. Maria è vice Presidente del Museo. E’ nata a New York da genitori abruzzesi e risiede in Astoria, Queens. Ha studiato all’Hunter College, dove si è laureata in Storia dell’Arte, poi specializzata in Affari Internazionali presso la City University of New York. Ha seguito studi di arte e lingua italiana anche a Firenze. Per molti anni ha lavorato presso il Calandra Institute (Queens College, CUNY), fino al 2008, con incarichi di responsabilità. Il presidente Napolitano l’ha nominata Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Molto impegnata in seno alla comunità italiana, è componente del Comitato per l’Italian Heritage and Culture Month. Fa la mia presentazione al pubblico, anche Mario Fratti aggiunge di suo parlando della mia cifra di giornalista “universale”, nel senso dell’ampiezza dei contatti con la stampa italiana nel mondo. Quand’è il mio turno non parlo del libro, ma di come nascono i miei libri. Selezione di scritti e articoli, ogni anno o poco più diventano un volume. Meno effimero d’una pagina di giornale, il libro diventa un mezzo ulteriore per comunicare con le nostre comunità all’estero, per tessere relazioni, per parlare della migliore Italia dentro i confini e dell’altra Italia, la migliore, quegli 80 milioni d’italiani all’estero che rendono ovunque onore alla loro Patria. Ci sono domande, anche sulla ricostruzione dell’Aquila dalla devastazione del terremoto del 2009. Una serata ricca di emozioni. Un taxi ci porta a teatro, alle 8 c’è la Prima. Six Passionate Women intriga con le sue sei donne, con tradimenti e gelosie, e con Nino, regista con verve creativa decisamente in ribasso. Commedia brillante, con il colpo finale imprevedibile. Alla Fratti, naturalmente. Magnifica l’interpretazione di Dennis Parlato (Nino), validissime le attrici Donna Vivino, Coleen Sexton, Ellen Barber,  Laine Rettmer, Giulia Bisinella, Carlotta Brentan e l’attore Kevin Sebastian. Splendida la performance delle due attrici italiane, Giulia Bisinella (Belluno) e Carlotta Brentan (Milano), che da qualche anno calcano i palcoscenici della Grande Mela.

 

Venerdì 10 ottobre, a metà mattinata si va all’Hunter College. Mario Fratti in quell’ateneo ha insegnato per molti anni. C’è un gruppo bronzeo nel cortile, opera dello scultore Joseph Massari. Un monumento dedicato alla Madre Italia. Il Comitato dell’Italian Heritage and Culture Month, presieduto dal prof. Joseph Sciame, tiene lì la cerimonia celebrativa del Mese della Cultura Italiana, straordinaria kermesse di eventi letterari, artistici e musicali, che fanno del mese di ottobre a New York un’opportunità formidabile per far conoscere ed apprezzare la nostra cultura, per far amare l’Italia. Fervono i preparativi quando arriviamo. In attesa dell’ora d’inizio incontro Mary Ann Re, una donna briosa e ricca d’ironia, con la quale è piacevole conversare. Sociologa, ha ricoperto ruoli di rilievo presso l’AT&T e nei Laboratori Bell, nel campo delle ricerche di mercato e gestione delle risorse umane. Attualmente è direttore dell’Istituto “J. & E. Coccia” della Montclair State University. Mary Ann porta un cognome impegnativo, per storia e prestigio in seno alla comunità italo-americana. Suo padre, Edward Dominic Re, era giunto nel 1927 negli Stati Uniti all’età di 7 anni, con i genitori emigrati dall’isola di Salina. Famiglia modestissima, Edward aveva studiato e si era laureato in legge alla St. John’s University con il massimo dei voti. Prestigiosi gli incarichi ricevuti dai Presidenti Kennedy, Johnson e Carter. E’ stato Primo Giudice della Corte di Giustizia degli Stati Uniti per il Commercio Internazionale. Una ventina di lauree honoris causa all’attivo, tra cui anche quella dell’Alma Mater, l’Università di Bologna. E’ morto nel 2006. E’ una delle figure più rappresentative dell’affermazione italiana negli States e in fondo della storia della nostra emigrazione. Riprenderò l’argomento, vorrei far meglio conoscere la sua vita, che è una bella pagina dell’epopea migratoria italiana.

 

Giunge il Console Generale d’Italia a New York, Natalia Quintavalle. Si dà inizio alla celebrazione. La soprano Cristina Fontanelli, con la sua splendida voce, canta gli inni italiano e americano. Commuove. Il presidente Sciame può quindi aprire la celebrazione, richiamandone il senso e il tributo reso dagli Italiani alla storia e alla crescita degli Stati Uniti d’America. Un tema ripreso dal Console Natalia Quintavalle, persona di grande sensibilità culturale, assai stimata dalla nostra comunità. Al valore professionale la dr. Quintavalle associa un quid in più di passione che eleva la qualità della sua rappresentanza esaltandone il carisma e il prestigio. Il prof. Sciame comunica che il riconoscimento di merito, per il 2014, va al prof. Anthony Julian Tamburri, preside del Calandra Institute del Queens College, presenti un gruppo di studenti di quell’ateneo. Il prof. Tamburri si è sentito onorato del riconoscimento ed esprime il suo ringraziamento al prof. Sciame ed all’intero Comitato per il Mese della Cultura Italiana. La conviviale in onore del prof. Tamburri si tiene al Ristorante Vivolo. A sera, Maria Fosco e Sante Auriti vengono a prenderci. In macchina si va ad Astoria, al Club Orsogna. Numerosa e forte la presenza di emigrati orsognesi a New York, concentrati in Astoria. Due le associazioni: la prima ha celebrato quest’anno 75 anni dalla costituzione, l’altra 50 anni, quella dove andiamo. Lungo il percorso Sante Auriti ci parla del suo lavoro alla Steinway, la famosa antica fabbrica di pianoforti di New York.  È un romanzo di vicende umane e di grande passione per il suo lavoro. La grande emigrazione degli orsognesi a New York s’ebbe dopo la fine della Seconda Guerra. Orsogna era stata ridotta ad un cumulo di macerie nello scontro tra gli Alleati e i Tedeschi schierati sulla linea Gustav, che tagliava in due l’Abruzzo. Dapprima sfollati, gli orsognesi alimentarono la grande emigrazione del dopoguerra. Negli Stai Uniti si concentrarono soprattutto a New York, in Astoria. Anche questa sarà storia da raccontare per intero. Al Club, un ampio locale rettangolare, ci attendono i presidenti dei due sodalizi di Astoria, Rocco Pace e Tony Ferrari. Per merito dei due attuali presidenti i Club sono tornati in rapporti d’armonia. Mi dicono essere molti di più gli orsognesi di New York che quelli di Orsogna, in provincia di Chieti, ora appena sotto i 4000 abitanti. E’ un caso emblematico di come i nostri emigrati si aggregavano con i propri paesani, ricostituendo una vera comunità. Mario Fratti e chi scrive hanno portato il saluto, Maria Fosco ci ha riferito sulla storia della comunità orsognese a New York. Una storia feconda di iniziative culturali e sociali. A sera inoltrata, dopo l’agape fraterna, si torna a casa. Di buonora, domani, si parte per Boston. Sulla missione, svolta l’11 e 12 ottobre, abbiamo già riferito.

 

Il 13 ottobre è Columbus Day. La Parata, la più grande d’America, avrà qualcosa in più per celebrare la ricorrenza del 70° anniversario. Vado a Messa, alle 9:30, alla Cattedrale di St. Patrick. E’ sempre il prologo della manifestazione. Quest’anno celebra Mons. Salvatore R. Matano, origini italiane, vescovo di Rochester. L’arcivescovo di New York, Cardinale Timothy Dolan, è a Roma per il Sinodo. La celebrazione eucaristica si chiude con gli inni nazionali, guidati dalla voce possente di un tenore in saio francescano. Sono appena passate le 11 quando la testa della Parata muove dalla 47th Street. La Quinta Avenue già da un paio d’ore ha due ali di folla che attendono. Lungo l’intero percorso, che si snoda fino al Tappeto Rosso e alla 72th Street, dove la Parata si scioglie, si stimano non meno di un milione di spettatori, cui s’aggiunge il pubblico delle diverse dirette televisive. Il Columbus Day di New York è un evento che richiama grandi attenzioni, c’è chi resta incollato per ore agli schermi, o assiepato dietro le transenne, fin quando l’ultimo gruppo sfilando non chiude la Parata. Si parte. Aprono gli agenti della Polizia municipale di New York, quattro alfieri con le bandiere americana ed italiana, ed altre due. Segue drappello a cavallo e la Banda del PDNY, poi i poliziotti motociclisti e una fanfara di cornamuse in rigoroso kilt scozzese. Un brivido d’orgoglio avverto quando, a seguire, sfila la Polizia di Stato italiana, rappresentata dagli agenti PS di Pescara. Al comando del plotone in divisa blu spezzata il dirigente generale Questore Paolo Passamonti, sulla prima fila donne con i gradi da ufficiali superiori, poi ispettori ed agenti. Un magnifico plotone che mi fa commuovere. Li ho già incontrati a Boston; ora li vedo schierati, a rappresentare l’Italia, ed è un’altra cosa. Sfila una schiera di Maserati, gli esponenti della Columbus Foundation con in testa il Grand Marshall, Frank Bisignano, esponente di spicco del mondo della finanza.

 

Quest’anno l’ANFE non è in delegazione. Sono l’unico rappresentante della storica associazione fondata nel 1947 da Maria Federici. Ho l’onore di rappresentare l’associazione più antica e prestigiosa dell’emigrazione italiana. Scelgo di sfilare con il gruppo del Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo. C’è una precisa ragione. La famiglia Cuomo, in particolare la signora Matilda Raffa Cuomo, madre del Governatore, è molto legata all’ANFE con cui ha realizzato importanti iniziative. La sfilata del Governatore Cuomo, vista dal di dentro, è segnata da grande accoglienza del pubblico lungo il percorso, fino al Red Carpet e alla 72th Street, dove la sfilata ha termine. Spesso il Governatore, che ha accanto la giovane figlia e sua moglie, lascia il centro della strada per salutare direttamente le persone lungo i due lati della Quinta Avenue, e le Autorità religiose davanti la Cattedrale di St. Patrick. A novembre ci sono le elezioni nello Stato di New York e Andrew Cuomo è candidato alla rielezione. E’ una bella figura di politico, uno dei tanti casi di Italiani nel mondo alla guida di istituzioni. Personalità di grande carisma, come già il padre Mario Cuomo, che l’ha preceduto alla guida dello Stato di New York. Si avverte, di qua e di là delle transenne, il sentimento dell’orgoglio italiano. Nessuna nostalgia, ma consapevolezza del ruolo che gli italiani si sono conquistati nella società americana, grazie al talento, alla loro serietà, al primato in dure competizioni. Il gruppo giunge al Red Carpet. Lì mi fermo per ammirare parte della 70^ Parata. E’ un tripudio di bande musicali di giovani studenti. Non passa molto che giunge il sindaco di New York, Bill De Blasio, anch’egli interprete d’un ruolo politico conquistato da un italoamericano convincendo la città, in ogni strato sociale. Altro arrivo di richiamo: il Console Generale d’Italia, Natalia Quintavalle, sulla Cinquecento tricolore di i-Italy, seguita dalle telecamere di i-Italy Tv, coordinate dall’editor in chief Letizia Airos. Letizia raccoglie una serie d’interviste, anche quella di chi scrive. Sono quasi le due del pomeriggio, dovrei rientrare a casa. Ma ho promesso a Francesca Alderisi, per diversi anni conduttrice si “Sportello Italia” a Rai International, che l’avrei attesa all’arrivo della Comunità Ponzese di New York, del quale gruppo lei è Madrina. Eccolo, si vede arrivare, colorato di rosso vivo, con la statua di San Silverio Papa che si custodisce nella chiesa di Our Lady of the Piety, nel Bronx.

Numeroso il gruppo dei Ponzesi. Un’auto d’epoca porta un’anziana centenaria della comunità. Anche il sindaco di Ponza, il giornalista Piero Vigorelli, sfila con il gruppo. Francesca mi vede, ci veniamo incontro con un abbraccio. E’ una cara amica. Raccoglie gesti di ammirazione ed applausi, è molto amata dagli italiani all’estero. Posso finalmente avviarmi verso casa, sulla 55th Street. Nel pomeriggio, a casa Fratti, abbiamo una visita molto gradita.  Ci incontriamo con Mariza Bafile, che da un anno vive a New York. Mariza Bafile è nata a Caracas. E’ stata direttore del quotidiano La Voce d’Italia, fondato dal padre Gaetano, un grande giornalista che Gabriel Garcia Marquez per il suo coraggio ha raccontato in un suo libro. Gaetano Bafile era andato in sud America come corrispondente del Messaggero, alla fine degli anni Quaranta. Restò in Venezuela dove appunto fondò, con Attilio Cecchini ed Ernesto Scanagatta, la Voce d’Italia. Mariza ha diretto il giornale fin quando nel 2006 non fu eletta al Parlamento italiano nella Circoscrizione America del Sud. E’ stata nell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati come Segretario. Strane vicende elettorali a suo danno, in Venezuela, sulle quali sta tuttora indagando anche la Magistratura italiana, provocarono la sua mancata rielezione. L’avrebbe ampiamente meritata, per la qualità del lavoro parlamentare svolto e per l’impegno profuso di persona nello sterminato collegio elettorale che dal Venezuela arriva fino alla Terra del Fuoco, alla fine del mondo. A New York, dov’è anche la figlia Flavia, Mariza Bafile ha fondato e dirige una testata giornalistica online (viceversa-mag.com, magazine inglese/spagnolo per le comunità ispaniche degli Stati Uniti) che sta ricevendo un ampio consenso dai lettori. C’è grande amicizia con Mariza e con la sua famiglia, sua madre era aquilana. Ho conosciuto anche suo padre Gaetano, cittadino onorario dell’Aquila, e conosco suo fratello Mauro, che ora dirige il giornale a Caracas. Le sono tuttora grato perché porta la sua firma la Prefazione al mio primo libro “Oltre confine”. Lei venne appositamente all’Aquila per presentarlo. E’ una donna di grande talento, tenace, con una rigorosa onestà intellettuale e morale. Orgoglio della nostra Italia all’estero.

 

Dedico la mattinata di martedì 14 per far visita ad un carissimo amico. Corrado Iovenitti vive a Larchmont, nel Westchester, a una mezz’ora di treno da New York. Ma per molti anni ha lavorato a Manhattan nel campo dell’abbigliamento di qualità. Lo vado a trovare, nella sua bella casa in mezzo agli alberi. E’ una zona residenziale molto tranquilla, fuori dalle strade trafficate. Aquilani entrambi, anzi di Paganica, castello fondatore della città tra i più importanti, condividiamo per un paio d’ore il mondo degli affetti e dei ricordi della sua gioventù, egli che in età matura emigrò negli States, una quarantina d’anni fa. Torno a New York. Nel pomeriggio vedo Rodolfo Sarchese. Una vita di lavoro e di progressi per un emigrato di Ortona, in grosse società come la Pratt Whitney e la General Electric. Poi un’impresa di trattamenti igienici in proprio. Ma anche una vita di impegno civile e sociale tra la comunità italiana di Astoria. Fa piacere incontrare abruzzesi generosi, impegnati nel sociale. A sera ho un incontro con Stefano Acunto, personaggio di spicco della comunità italiana a New York, operatore economico e culturale di successo. E’ un incontro per un drink, ma soprattutto un ponte di collaborazione con il nostro Abruzzo. Ci sentiremo, per esplorare ogni opportunità. Ho un paio d’ore di tempo, faccio un giro per acquisti, Chiara e Francesco lo meritano. Sono i miei nipotini, 3 anni la bimba, 10 mesi il piccolo Francesco. Domani si riparte per l’Italia. E’ mercoledì 15, ultima giornata. Spedisco dei libri. Faccio i bagagli. C’è il tempo per conoscere un’altra persona sulla 56th Street. E’ il titolare del ristorante Basso 56. Sulla cinquantina, con genitori di Assergi (L’Aquila), vissuti a S. Elpidio, in provincia di Rieti. Paolo Catini, questo il suo nome, ha fatto la scuola alberghiera a Rieti. Ha lavorato per anni a Venezia, da Cipriani. Nel 1986 proprio Cipriani lo convinse a partire per New York, per un mese di prova nel suo ristorante. E’ stato amore a prima vista. Ora Catini ha il suo ristorante e, di fronte, una fornita enoteca. Ci vive benissimo, con moglie americana, innamorata dell’Italia, e le due figlie. Sono le cinque del pomeriggio. Un forte abbraccio a Mario Fratti, il concittadino, il grande drammaturgo e l’amico con il quale non avverto la differenza d’età. Mi invita a tornare presto a New York. Ma ora è tempo di rientrare. Il volo Alitalia AZ611 mi riporta a Roma, mentre dall’oblò scorgo  allontanarsi le luci sulla costa bagnata dall’Atlantico.

 

 




USA. Caro direttore, di Benny Manocchia

Caro Direttore, stavolta ti chiedo di pubblicare una nota che e’ il risutato di

una serie di lamentele da parte di italaini che risiedono a New York e nel
vicino Connecticut. Siamo tutti abbonati alla RAI estera e paghiamo regolarmente il nostro “canone”. Forse puoi immaginare che lo sport e’
il piu’ seguito programma televisivo.Ci meraviglia il motto della nostra Rai che dice,in sostanza:i nostri programmi vi aiutano a restare “vicino” alla nostra patria e a coltivare sempre la nostra bella lingua.Ma non e’ cosi’:prorprio nello sport,soprattutto nei momenti in cui un redattore segue gli eventi sui campi
della A. E allora dobbiamo sentire frasi come : illa portiere non riescr a bloccare…illa terzino fa buco…illa risultato non e’ giusto…e via di questo
passo (per non menzionare sbafate piu’ gravi. Da’ fasticio a chi,lontano 5 mila chilometri, deve sentire la nostra lingua martoriata a questo modo.
Grazie per l’ospitalita’ anche da parte degli altri italiani che seguono il tuo quotidiano.
Benny Manocchia



USA. Il sogno di Rosebud, creare un ponte con l’Abruzzo.

Una volta torno’a casa nel pomeriggio con le lacrime agli occhi.Frequentava la quinta elementare e in mattinata un gruppetto di ragazze (oriunde
irlandesi e inglesi) l’avevano stretta a un angolo )come si dice),
tempestandola di offese anche volgari nei confronti dell’Italia e degli
italiani.In questa nazione non e’ una novita’.Specie tra i gioani c’e’ sempre un atrrito volgare,spesso disgustoso.
A casa la ragazza (Chelsea Rose Della Ripa,rosebud come veniva chiamata ) abbraccio’ il nonno (giuliese) e gli racconto;’ che cosa avevano fatto le sue “amiche”. Lui era abituato da anni a subire affronti da parte di altre razze che vivevano negli Stati Uniti,cosi’ seppe consolarla dopo
avere prearato uno spuntino.
Era stato proprio il nonno a inculcare nella ragazza l’amore per l’Italia
di cui le diceva tutto,un po’ alla volta.Cosi’ lei crebbe con il tricolore negli ochi,i maccheroni alla chitarra e il buon vino di casa nostra. nel cuore.
Lentamente Rosebud acquisi’ una buona conoscenza della penisola,
e un giorno fece una promessa a se stessa.Dopo che avro’ conquistato
il Dottorato- penso’ – mi faro’ in quattro per creare una rivista dedicata
esclusivamente alle cose di casa nostra,in inglese,certo,perche’ voleva che
gli americani capissero che cose’ l’Italia e chi sono gli italiani.
Intanto comincio’a collaborare con i giornali lcoali del Connecticut
affrontando certi aspetti della vita di casa nostra.
Oggi Rosebud spera (magari per il tramite delle colonne del nostro giornale) di avviare una comunicazione diretta con i giovani dell’
Abruzzo su argomenti ,di interesse generale.E’ soltanto una idea,dice Rosebud,ma chissa’,forse i giovani di casa nostra vorranno  telefonarmi per creare un bond,un nodo simpatico e sincero.E rilascia il suo
telefono,per creare un primo contatto.Dopodiche inviera’ il suo e mail privato. 860 575 4832
benny manocchia



USA. Caro Direttore, lo Stato dell’Utah dimostra che qualcuno, in questa nazione,

 

qualche volra lascia tutto,lavoro,debiti,paure e apre il cuore a un gesto che ricorderanno i cittadini statunitensi.Poco da spiegare,caro direttore:il paese West Jordan,appunto in questo delizioso paradiso invernale che e’
l’Utah,ha deciso,all’unanimita’,di anticipare la festa di natale perche’ il piccolo Nathan,di 4 anni,ha pochi giorni da vivere a causa di un cancro inoperabile,secondo i medici che lo curano. Cosi’,tutti lungo le strade,colori e luci,inni e auguri,la foto di Nathan portato  in giro per il paese mentre lui guardera’ dalla finestra oppure di fronte al televisore. Nathan ha pianto quando gli hanno detto che il paese celebrara’ il natale prima del 25 dicembre proprio per rendere omaggio a lui.
Caro Direttore,spesso le notizie piu’ orrende spingono le buone anime a compiere piccoli miracoli  che riempiono il cuore di gioia.
benny manocchia



ASMEF PARTECIPA AL PREMIO ECCELLENZA ITALIANA A WASHINGTON

                  

 

 

            A Washington, il prossimo 25 ottobre alle ore 12.00 (ora locale) si terrà l’edizione 2014 del Premio Eccellenza Italiana (www.premioeccellenzaitaliana.it) al Cafè Milano, uno dei ristoranti italiani piu famosi al mondo (www.cafemilano.com)

Asmef , associazione Mezzogiorno Futuro, presieduta da Salvo Iavarone, e da anni impegnata sul tema della storia della emigrazione italiana attraverso la Rassegna “ Giornate dell’ Emigrazione”, patrocinata dal Ministero per gli Affari esteri e dalla Regione Campania, è stata inserita nel comitato promotore del Premio. Sarà rappresentata da Massimo Lucidi, che ha già partecipato a missioni internazionali con Asmef ( nella foto, una conferenza al John Calandra

Institute, del 2011)

 

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Il Premio Eccellenza Italiana è un riconoscimento internazionale che ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere storie personali di successo, persone coraggiose, creative e realtà produttive e prodotti innovativi. Tutto ciò che il risultato non tanto dell’utopia del successo e dell’apparire, ma della filosofia e della concretezza del Merito!

Persone, prima di tutto, ma anche Aziende, Stili e Profili che danno un contributo significativo al cambiamento culturale e sociale affermando i contenuti propri del Made in Italy: cultura, benessere, bellezza, eleganza, passione, innovazione. I valori più espressivi e unici dell’italianità!

 

Il Premio Eccellenza Italiana, presieduto da Santo Versace, è stato pensato e ideato da Massimo Lucidi (www.massimolucidi.it), giornalista ed Emotional Designer che ha riunito una serie di imprenditori e professionisti, in un Comitato Italiano e in un Comitato Americano. “Occorre sempre e in ogni luogo difendere il Made in Italy ma oltre la difesa bisogna riconoscere, raccontare e perché non premiare la cultura dell’Essere Italiani” spiega Santo Versace. Il messaggio di Santo Versace e di alcuni membri del Comitato come il professore Luca Piretta nutrizionista e volto televisivo e di Salvatore Lauro poliedrico imprenditore e armatore sono disponibili nel video sul sito del premio (www.premioeccellenzaitaliana.it).

“Il Premio Eccellenza Italiana” – afferma Massimo Lucidi – “è per chi crede e per chi lavora con entusiasmo, per chi nonostante le difficoltà e le delusioni sorride al futuro, perché lavora con il prossimo e per il prossimo. Tanti di questi sono gli italiani in Italia e nel mondo!”

“ Siamo felici, e ringrazio Massimo Lucidi, di far parte di questo Premio,  che è molto importante per tutta l’ Italia” – dichiara Salvo Iavarone, presidente di Asmef – “Esso esporta non solo importanti imprenditori vincitori e premiati a vario titolo. Ma esporta i valori della meritocrazia, e la vivacità di un Paese troppo spesso catalogato da media superficiali come provinciale, o peggio ancora non affidabile ! “

Quest’anno riceveranno il Premio Eccellenza Italiana:

per la Sezione Industria, l’AMBROSI Spa (www.ambrosi.it) ritira Luigi Ambrosi figlio dell’Amministratore Giuseppe Ambrosi; per la Cultura l’INTERNATIONAL BROKER ART (www.internationalbrokerart.it) ritira Danilo Gigante ideatore di questo spazio virtuale; per la Sezione Servizi, LUCIANO PONZI (www.lucianoponzi.it); ritira Luciano Ponzi, figlio di Vittorio e nipote di Tom Ponzi; per la Sezione Artigianato: LUNA CAPRESE (www.lunacaprese.com).

 

Un Premio Speciale sarà assegnato al Patron del Cafe Milano, imprenditore globale che in modo autentico e originalissimo porta avanti i Valori dell’Italianità, Franco Nuschese (www.cafemilano.com/about-us/meet-owner). Infine all’attore Nicola Acunzo sarà attribuito un riconoscimento per l’impegno civile, che con la sua prima opera da regista, “Il Silenzio di Lorenzo”, valsa peraltro a vincitrice del premio internazionale del cortometraggio Dino De Laurentis racconta la scomparsa del Sindaco di Battipaglia nel 1953, un unicum che rimanda al recente omicidio di un altro Sindaco coraggioso, Vassallo a Pollica.

Immagine del Premio Eccellenza Italiana è la donna, opera dello scultore italiano MICHELANGELO TOFFETTI (www.michelangelotoffetti.com). A Michelangelo Toffetti sarà consegnato un Diplom Of Honor da parte del Comitato Americano.

 

Per la cerimonia di Washington del Premio Eccellenza Italiana è atteso un messaggio del Ministro degli Affari Esteri FEDERICA MOGHERINI.

La Cerimonia di Premiazione sarà seguita da una colazione a buffet.

I giornalisti e i corrispondenti italiani che intendono accreditarsi per l’evento sono pregati contattare: emerson@cafemilano.com o (+1) 202.965.8990 ext. 124 entro il 24 Ottobre.  Ovvero contattare Massimo Lucidi allo (0039) 3398772770

 

 

 

NOTA sull’OPERA del PREMIO

 

L’opera realizzata dal Maestro TOFFETTI per il Premio Eccellenza Italiana rappresenta una donna. Si tratta di una scelta artistica volutamente innovativa nel vasto panorama dei più o meno noti premi internazionali. La ben più classica iconografia della forza, della potenza e, in fin dei conti, del potere, della supremazia – quasi di nietzschiana inconscia reminiscenza – è qui, invece, sostituita dalla grazia, dalla esilità, ma altresì dal fascino che sempre suscita la femminea bellezza.

“Bellezza è donna” – commenta TOFFETTI – “perché la bellezza, nel senso più alto dell’arte, è creazione, generazione e vita”

L’opera, tuttavia, non si richiama alla classica iconografia risorgimentale del Bel Paese.Nella bellezza della donna l’autore rende plastica l’essenza di un Paese radicato “nella creatività, nel bell’essere, nel benessere,nella fantasia e nell’eccellenza”.




Abruzzo. Gli artisti abruzzesi Doriana Roio e Simone Racioppo selezionati per il Louvre di Parigi

 

 

Lo scorso agosto la manager di rete internazionale e luxury designer Doriana Roio e lo stilista  Simone Racioppo hanno ideato e lanciato la nuova linea gioielli SR Jewels che ha visto la sua presentazione nazionale durante il Festival del Cinema di Venezia a settembre. In quell’ occasione i gioielli sono stati indossati da Mary Calvi, proprietaria della Ma.Ma. Entertainment Comunication e organizzatrice del Festival del Cinema di Roma a Cinecittà.

Sulla soglia dell' Aurum di Pescara (Abruzzo, Italy) @Ph. Nunzio Grasso
Sulla soglia dell’ Aurum di Pescara (Abruzzo, Italy) @Ph. Nunzio Grasso

Nello stesso periodo, la SR Jewels e’ stata selezionata dal curatore , critico e storico d’ arte S. Falzone di Milano per la prestigiosa Fiera Internazionale d’ Arte Contemporanea del Louvre Museum di Parigi dove saranno presenti gli artisti più rilevanti in campo mondiale che presenteranno le nuove tendenze d’ arte contemporanea. Anche una delle più rinomate testate giornalistiche mondiali, il Wall Street International da New York, ha deciso di dedicare alla SR Jewels un ampio articolo sulle proprie creazioni.

Doriana Roio e Simone Racioppo, i due artisti di maggiore rilievo attualmente in Abruzzo nel campo della moda, dopo due anni tornano a lavorare insieme. Nel 2012 si occuparono della collaborazione con l’ artista Marco Castoldi (in arte Morgan) per la progettazione dei suoi outfits di scena nel talent show X Factor 6 e per la creazione dei costumi nell’ opera lirica “Il Matrimonio Segreto” di Cimarosa di cui Morgan era regista. Doriana Roio, manager all’ epoca esordiente nel mondo della moda come stilista, attualmente è luxury designer per prodotti di lusso con il suo marchio omonimo con mercati commerciali aperti in dieci Paesi esteri e, da manager, gestisce una rete business internazionale in cui confluiscono vari ambiti, come ad es. il fashion, personaggi dello spettacolo e della cultura. Simone Racioppo, talento creativo e improntato verso lo show business, con 13 anni di esperienza alle spalle, vanta collaborazioni con personaggi di spicco della televisione e dello spettacolo come Fiorella Mannoia, Gigi D’ Alessio, Micol Olivieri della serie Tv I Cesaroni e piu’ volte ha realizzato outfits per la cantante Laura Pausini.

Nella sua recensione il critico e storico d’ arte, Sabrina Falzone,  parla così della SR Jewels: “L’eleganza delle creazioni della SR Jewels si rivela nella collezione “Parisienne”, omaggiando famose dive contemporanee come simboli di bellezza e raffinatezza. Arricchita da dettagli e impreziosita da cristalli Swarovski, la collezione “Parisienne”, costituita esclusivamente da pezzi unici, rappresenta uno squisito esempio di  sartoria italiana con una particolare attenzione alle tecniche dell’antica tradizione Made in Italy. Cuciti e ricamati a mano in pregiato pizzo, questi gioielli aggiungono un tocco di classe all’espressione artistica nazionale.”

Lo spazio Carrousel Du Louvre farà da cornice alla presentazione internazionale della SR Jewels durante il prossimo weekend dal 24 al 26 ottobre, dedicata ad icone del cinema francese e italiano: Sophia Loren, Claudia Cardinale ed Emmanuelle Beart.  Un evento che promuove a pieno titolo l’ esordio nel panorama estero della inconfutabile creatività artistica di Simone Racioppo e che conferma a pieni voti il taglio manageriale già fortemente proiettato verso risultati gratificanti e di prestigio per  Doriana Roio.

 




ABRUZZO NEL MONDO e NUOVA ACROPOLI PESCARA presentano “I mestieri della fantasia”

ciclo di incontri con autori, musicisti, artisti e artigiani

MERCOLEDI 22 ottobre

ore 18,00

c/o Sala conferenza Associazione Nuova Acropoli Pescara

Via Trieste 125 – Pescara (angolo Via N. Fabrizi)

“PHOTOJOURNALIST”

Incontro con il fotografo Luciano Borsari (San Diego – California)

Luciano Borsari, fotoreporter italo-venezuelano residente a San Diego (California) è autore di numerosi servizi fotografici realizzati nel Mondo, in vari ambiti sociali e nei più prestigiosi eventi sportivi. Luciano Borsari sarà intervistato  da Generoso D’Agnese, giornalista  di Abruzzo nel Mondo.

Sullo schermo verranno proiettati stralci dei suoi reportages fotografici, raccolti nel CD dal titolo “Photojournalist” realizzato con il supporto musicale di “Dj Nicola C” e con la collaborazione di Corrado Borsari.




Abruzzo nel Mondo e Nuova Acropoli Pescara insieme per un ciclo di incontri sui “mestieri della fantasia”.

 

 

Prenderà il via Mercoledì 22 ottobre, alle ore 18.00, presso la sala conferenze dell’Associazione Nuova Acropoli, a Pescara  in via Trieste 125, il progetto culturale “I mestieri della Fantasia” che vedrà protagonisti autori, musicisti, artigiani e artisti, da ottobre ad aprile 2015. Gli incontri, promossi e organizzati congiuntamente dalla testata giornalistica “Abruzzo nel Mondo” (da oltre 30 anni impegnata nella promozione della cultura abruzzese nel Mondo) e dall’associazione culturale e di volontariato  Nuova Acropoli – Pescara, vedranno protagonisti uomini e donne che hanno saputo valorizzare la fantasia nell’ambito della scrittura, della musica, delle varie forme d’arte e dell’artigianato.

Il primo incontro, fissato alle ore 18.00 sarà dedicato a Luciano Borsari, fotoreporter italo-venezuelano residente a San Diego (California) e autore di numerosi reportage fotografici realizzati nel Mondo, in vari ambiti sociali e nelle manifestazioni sportive. Luciano Borsari sarà intervistato per l’occasione da Generoso D’Agnese, giornalista e direttore editoriale della testata Abruzzo nel Mondo di Pescara, mentre sullo schermo verranno proiettati stralci dei suoi reportage fotografici, raccolti nel CD dal titolo “Photojournalist” realizzato con il supporto musicale di “Dj Nicola C” e con la collaborazione di Corrado Borsari. La dottoressa Barbara Pinna, responsabile del settore cultura dell’Associazione Nuova Acropoli – Pescara illustrerà  le varie tappe del progetto culturale che vedrà tra i futuri protagonisti anche il documentarista Stefano Falco (autore, tra gli altri, dei documentari: Pascal D’Angelo e Pietro Di Donato dedicati a due figure letterarie italiane negli Stati Uniti) e l’Accademia degli Imperfetti, ricercatori e cultori della musica in età barocca.