Abruzzo nel Mondo e Nuova Acropoli Pescara, insieme per un ciclo di incontri sui “mestieri della fantasia”.

 

 

Prenderà il via Mercoledì 22 ottobre, alle ore 18.00, presso la sala conferenze dell’Associazione Nuova Acropoli, a Pescara  in via Trieste 125, il progetto culturale “I mestieri della Fantasia” che vedrà protagonisti autori, musicisti, artigiani e artisti, da ottobre ad aprile 2015. Gli incontri, promossi e organizzati congiuntamente dalla testata giornalistica “Abruzzo nel Mondo” (da oltre 30 anni impegnata nella promozione della cultura abruzzese nel Mondo) e dall’associazione culturale e di volontariato  Nuova Acropoli – Pescara, vedranno protagonisti uomini e donne che hanno saputo valorizzare la fantasia nell’ambito della scrittura, della musica, delle varie forme d’arte e dell’artigianato.

Il primo incontro, fissato alle ore 18.00 sarà dedicato a Luciano Borsari, fotoreporter italo-venezuelano residente a San Diego (California) e autore di numerosi servizi fotografici realizzati nel Mondo, in vari ambiti sociali e nelle manifestazioni sportive. Luciano Borsari sarà intervistato per l’occasione da Generoso D’Agnese, giornalista e vicedirettore editoriale della testata Abruzzo nel Mondo di Pescara, mentre sullo schermo verranno proiettati stralci dei suoi servizi fotografici, raccolti nel CD dal titolo “Photojournalist” realizzato con il supporto musicale di “Dj Nicola C” e con la collaborazione di Corrado Borsari. La dottoressa Barbara Pinna, responsabile del settore cultura dell’Associazione Nuova Acropoli – Pescara illustrerà  le varie tappe del progetto culturale che vedrà tra i futuri protagonisti anche il documentarista Stefano Falco (autore, tra gli altri, dei documentari: Pascal D’Angelo e Pietro Di Donato dedicati a due figure letterarie italiane negli Stati Uniti) e l’Accademia degli Imperfetti, ricercatori e cultori della musica in età barocca.

 

 




USA. Una sfilza di numeri da capogiro.Riguardano tutti gli Stati Uniti.

 

E sono tutti negativi per la terra dello Zio Sam.
Cominciamo:il debito nazionale di questa nazione,fino al 9
ottobre di quest’anno,era di 17,770,878,224,354 trilioni di
dollari (dico trilioni!). Quasi 18 perche’ a Washington dicono che
il debito aumenta di due miliardi e mezzo ogni giorno.
Ora,considerando che la cifra ufficiale di americani che
vivono qui e’ di 319,241,966 milioni, il debito di ogni individuo e’ di
56 mila 110 dollari.Tutte cifre ufficiali Ma gli americani in genere
non si preoccupano. La fiducia nella loro nazione e’
inesauribile.Tuttavia le banche sudano a freddo,I proprietari
di industrie studiano attentamente per capire come proteggere
i loro investimenti in altre parti del mondo. Il dollaro verde e’
diventato rosso…dalla vergogna.
Diciotto trilioni di debito dovuti a chi? In prima fila da molto tempo,
la Cina,subito seguita dal Giappone. Ironia del destino:la prima,
comunista che foraggia la nazione capitalistica per antonomasia.
La seconda,una nazione che l’America combatte’ e sulla quale
lancio’ (prima ed unica nel mondo) la bomba atomica.
Ma non ci sono soltanto Cina e Giappone.Infatti il Brasile,Svizzera,
Taiwan,Inghilterra e diverse altre nazioni hanno aiutato l’economia statunitense con solidi prestiti.E,non dulcis in fundo perfino l’Italia.
seguita in coda dall’Egitto.
Benny Manocchia



USA. Caro Direttore,gli americani dicono che l’Italia e’ un Paese molto strano.

 

E danno diecine di opinioni del perche’ la pensano cosi’.
Ora giunge anche qui la notizia che tutte le famiglie italiane dov ranno
sborsare da 35 a 80 dollari al posto del canone Rai. Per cominciare non hanno mai capito perche’ esiste questo “canone”.Qui nessuno paga una lira per la tv.Ci mancherebbe altro,scoppierebbe una rivoluzione.Anche
perche’ le reti USA bombardano ogni 5-6 minuti i telespettatori con bordate di annunci pubblicitari. Ma anche in Italia,se ricordo bene,la Rai annuncio’ che dovevate p[agare un canone perche’ la RAi non avrebbe fatto uso della reclame come le tv commerciali.\E invece oggi anche la Rai fa abuso della pubblicita’,peraltro ben pagata.Non si capisce bene
se la tassa obbligatoria per l’uso della televisione (rata che dovra’ pagare anche chi non ha tv) togliera’ di mezzo gli annunci pubblicitari.Certo,nostra mamma Rai e’ dispondiosa,caro Direttore,
e questo nuova “legge” fa… scompisciare gli americani…Chi ha deciso tutto questo?La Rai oppure il governo? Oppure chi si alza prima al mattino e decide”facciamo pagare gli italiani per l’uso della televisione”
(che,ripeto,non tutti hanno o  vogliono avere),
Forse al Senato questo abuso verra’ bloccato.Altrimenti gli americani ci chiameranno davvero dei babbei…
Benny Manocchia

 




USA. Due anni dopo l’elezione del presidente degli Stati Uniti, si svolge l’elezione del Senato,cento senatori in cerca di gloria

Il 4 novembre il

senato di Barack Obama non si presenta forte come nel 2012. Molti
problemi assillano gli americani, completamente insoddisfatti del lavoro svolto dal primo cittadino,il cui voto di approvazione appunto per le sue decisioni e’ sceso al 40%,dal 66 dell’inizio del suo mandato. Il 71% degli
americani sono particolarmente preoccupati per quanto riguarda eventuali
attacchi di terroristi.La disoccupazione cresce,soprattutto nelle zone
del centrosud,nonostate le assicurazioni di Barack che “tutto va bene  madama la marchesa”.Infine il problema (grosso) dell’ISIS che ha
promesso “la distruzione degli Stati Uniti”.Qui Obama deve fare sentire la voce e rassicurare la gente che ci sara’ guerra contro l’ISIS.
Nonostante lo stato negativo,questo cronista pensa che i
democratici non perderanno il Senato ma dovranno faticare molto per tenere nella giusta via il numero dei Governatori nei 21 Stati dove si terranno le elezioni mid term.
Per molti,tutto dipendera’ dal voto degli elettori Indipendenti.Infatti,nelle ultime indagini, i democratici hanno il 32% dei favori,i repubblicani il
31% e gli indipendenti il 30%.
Infine i repubblicani per vincere il controllo del Senato dovranno ottenere
7 poltrone. Non è un commento da poco
benny manocchia



USA. ANNALISA DI RUSCIO, GIOVANE TALENTO D’ABRUZZO ALL’HARVARD UNIVERSITY

15 ottobre 2014

 

ANNALISA DI RUSCIO, GIOVANE TALENTO D’ABRUZZO ALL’HARVARD UNIVERSITY

L’ematologa, per i risultati nella ricerca, premiata a Boston con la Medaglia d’Oro della FAA Usa

 

di Goffredo Palmerini

 

 

BOSTON – E’ un sabato uggioso, quando m’avvio verso Port Authority. Pioviggina fitto su New York. Con la pioggia la citta’ ha un volto melanconico, come tutte d’altronde quando piove. M’infilo nella metro, per la 42th.  C’e’ ressa per scendere, alla fermata, una moltitudine s’affretta lungo il tunnel verso il Terminal bus. Sono in largo anticipo, come d’abitudine, sull’orario di partenza per Boston. E’ l’11 ottobre.  Il mio autobus, della Peter Pan, e’ quello delle 9. Gate 84. Stesso rigore d’un aeroporto. Viaggiatori in attesa in file separate per decine. Check in alle 8:50. Partenza in perfetto orario. Il driver da’ il benvenuto a bordo e le informazioni sul viaggio dal suo altoparlante. Si parte. L’autobus va sulla 10 Ave, taglia il Central Park, prende la Madison per un bel pezzo in su fino al ponte omonimo, poi l’interstate verso New Haven. Viaggio tranquillo, traffico regolare, in America a nessuno viene in mente di sforare le 65 miglia, la massima velocita’ consentita. E infatti si nota, quasi nessuna auto e’ abbozzata, poco lavoro per carrozzieri. Altro che in Italia. Piove ancora, non viene voglia d’osservare, piuttosto di leggere si’: America Oggi e Repubblica. Dopo quattro ore e mezza arrivo a Boston, South Station. Mentre il taxi mi porta a North End, il quartiere italiano, la citta’ espone le sue gradevoli architetture. Non sono arditi e vertiginosi i grattacieli, che anzi ben si sposano con gli altri edifici di mattoni rossi.  A Parmenter Street mi aspetta Domenico Susi, nel suo Meat Market. La macelleria Susi e’ un punto di riferimento a Boston. Sulle pareti sono allineati almeno una dozzina di riconoscimenti annuali “The best of Boston” all’esercizio commerciale. Lo si capisce da come tratta la carne nel taglio, assecondando il verso delle fibre e quasi accarezzandola. Domenico e’ il tesoriere della FAA, la federazione delle associazioni abruzzesi in Usa. Mi prega di aspettare, passera’ Rocco Di Renzo per accompagnarmi in albergo.

 

Non tarda molto Rocco ad arrivare. Con piacevole sorpresa scopro che c’e’ una delegazione dall’Abruzzo a Boston, giunta per il Columbus Day. E’ della Polizia di Stato di Pescara. La guida il dr. Paolo Passamonti, questore di Pescara, che incontro e saluto, in centro citta’. Tre pulmini della Police di Boston all’ora convenuta  ci portano in hotel, un po’ fuori citta’, ma in mezzo al verde, in zona amena e tranquilla, lontana dal traffico. Ci verranno a riprendere per il meeting serale, che si tiene presso il Ristorante Filippo, una celebrita’ di Boston per qualita’ e singolarita’. Il proprietario, Filippo Frattaroli, e’ originario di Sulmona. E nella citta’ di Ovidio io l’ho conosciuto un anno fa nel corso di un evento culturale che trattava di emigrazione, con la presentazione di un libro, “La Merica”, scritto dagli studenti del Liceo Vico di Sulmona dopo un’accurata ricerca che li aveva portati anche negli States, a Ellis Island e poi a Boston, sulle tracce degli emigrati della Valle Peligna. Qui a Boston lo chef Frattaroli e’ un personaggio tout court. Mi riconosce e mi abbraccia all’ingresso del suo locale, una struttura su due piani di un migliaio di metri quadri, al 283 di Caseway Street, in un punto nevralgico della citta’. Le pareti interne tappezzate di foto, richiami a Sulmona e all’Abruzzo dovunque. Arredo un po’ “particolare”, dipinti murali – uno con i piu’ famosi presidenti degli Stati Uniti, un altro con Filippo e i suoi familiari – e persino  “affreschi” sul soffitto. Ma nella colorita singolarita’ poi tutto si tiene. E forse e’ anche questo aspetto, oltre la qualita’ della cucina e la spiccata simpatia del ristoratore, la cifra del successo del locale.

 

Su al secondo piano e’ gran vociare, l’ampio salone e’ gia’ quasi tutto pieno. Sono quasi le 7 di sera. Nelle loro belle divise i funzionari ed agenti della Polizia di Stato di Pescara, in divisa con il grado di generale il questore Passamonti. In altro tavolo vedo il dr. Nicola Trifuoggi, vicesindaco dell’Aquila e per molti anni magistrato di spicco in Abruzzo, e Luigi Albore Mascia, fino a qualche mese fa sindaco di Pescara. Li saluto, felice d’incontrarli. Altra sorpresa piacevole di questa mia missione a Boston il loro incontro, del tutto inaspettato. Occupatissima Rosetta Romagnoli, presidente della FAA e per molti anni combattiva componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), ad accogliere gli ospiti accompagnandoli ai tavoli assegnati. Arriva Annalisa Di Ruscio, guest star della serata. Giungono il Console Generale d’Italia, Nicola De Santis, e signora. Il diplomatico e’ da un paio di mesi arrivato a Boston. Ha avuto esperienze di lavoro nella guida del Consolato di Detroit (dal 2002 al 2006), all’Ambasciata di Caracas come capo dell’Ufficio economico, poi alla Farnesina. Ora, qui a Boston, si occupera’ del Massachusetts e degli altri Stati del New Enland. Siamo nello stesso tavolo, con Annalisa Di Ruscio, il prof. Andrea Boggio (Bryant University), Rosetta Romagnoli, e tre esponenti del Casit.

 

Inizia la parte ufficiale della serata, con gli inni nazionali d’Italia e degli Stati Uniti d’America. Molti occhi lucidi, all’estero Fratelli d’Italia e’ davvero un’altra cosa per gli italiani. Rosetta Romagnoli saluta gli ospiti d’onore, cita le delegazioni delle sette associazioni abruzzesi che fanno parte della FAA, giunte da varie localita’ del New England, da New York, dal Delaware, dalla Pennsylvania  e dalla California. Invita il Console a dare il suo saluto. Non di circostanza l’intervento del dr. De Santis, che sottolinea il rilevante contributo dato dagli italiani, e dagli abruzzesi in particolare, al prestigio dell’Italia all’estero. Il suo servizio in un’area importante e densamente popolata di connazionali, qual e’ quella del New England, gli consentira’ di apprezzare ulteriormente il valore dell’emigrazione italiana e di metterne in rilievo gli indiscutibili successi in campo economico, sociale e culturale. “Il mio auspicio – conclude il Console – e’ che questo forte legame con la madrepatria continui a crescere e possa consolidarsi anche nelle nuove generazioni. I legami con la terra d’origine, quando sono forti come quelli che nutrite nei confronti della vostra regione, non si possono spezzare. Questi devono pero’ essere coltivati ed arricchiti, per poter essere tramandati alle nuove generazioni. Colgo l’occasione per congratularmi con voi per la continua sensibilita’ dimostrata nel corso degli anni nella promozione della lingua italiana, fattore portante della nostra identita’”.

 

La Romagnoli, con accanto Domenico Susi, chiama il questore di Pescara, Paolo Passamonti, per insignirlo del Distintivo in oro della FAA. Ne legge la motivazione. Rocco Di Renzo, affermato imprenditore originario di Manoppello e presidente dell’Associazione di Somerville, provvede alla consegna del riconoscimento all’alto dirigente della Polizia di Stato. Si consegnano, quindi,  le borse di studio a due giovani studentesse distintesi nello studio della lingua italiana: sono Kha Huynh e Sarah Diettich. Sono state selezionate dall’insegnante d’italiano del loro College. Consegna le borse di studio il Console De Santis. Le due ragazze leggono il loro ringraziamento, in italiano. Commovente quello di Kha Huynh, una ragazza minuta con tratti orientali. Ha il padre vietnamita – che cosa puo’ riservare la storia americana di tutti i giorni a mezzo secolo dalla tragica guerra in Vietnam – e il nonno italiano. Kha conclude il suo ringraziamento affermando che lo studio della lingua italiana e’ stato il dono che lei ha voluto fare al suo amato nonno. Le borse ogni anno sono assicurate dalla donazione di Joe Pace, imprenditore, emigrato abruzzese e  vero mecenate per la cultura italiana.

 

Ora tocca ad Annalisa Di Ruscio ricevere il massimo riconoscimento, la Medaglia d’Oro che la FAA ogni anno conferisce dal 1992 ad una Personalita’ abruzzese – il primo insignito fu il drammaturgo aquilano Mario Fratti – che si e’ particolarmente distinta negli Stati Uniti. Annalisa Di Ruscio e’ nata a Sulmona (L’Aquila) 35 anni fa. Laureata in Medicina e Chirurgia all’Universita’ Cattolica di Roma, specializzata in Ematologia, nel 2007 viene a Boston per il dottorato presso l’Harvard University, una delle piu’ famose universita’ del mondo. Consegue il dottorato ed inizia una collaborazione all’Harvard Medical School, nel gruppo del prof. Daniel Tenen, presso il Laboratorio di ricerca del Beth Israel Deaconess Medical Center. La dr. Di Ruscio, che gia’ in Italia aveva lavorato nell’ambito della ricerca di tipo clinico, inizia a Boston la sua collaborazione nella ricerca di base, completamente diversa da quella clinica. E’ un campo che serve a comprendere i meccanismi delle malattie e di conseguenza permette di sviluppare farmaci e cure. La scelta paga. E in sette anni di duro lavoro la giovane ricercatrice abruzzese, con la sua equipe, scopre un “interruttore” molecolare, in parole semplici, per accendere geni antitumore ed aprire nuove prospettive di cura nella lotta contro il cancro. La discrezione del progetto e’ certamente piu’ vasta ed impegnativa, rispetto a questa sommaria descrizione, ma il risultato conseguito e’ straordinariamente importante.

 

E’ il Console Generale d’Italia a consegnare la Medaglia d’Oro ad Annalisa Di Ruscio. Fiori e flash dei fotografi sono tutti per lei, bellissima ragazza, alta e slanciata, capelli lunghi, occhi molto espressivi e un sorriso accattivante. La sua bellezza non ha bisogno di trucco, naturale nella sua semplicita’ la conversazione ricca d’argomenti e di amore per il suo lavoro, appassionata di Boston e degli States. Ma legatissima alla sua bella citta’ natale, Sulmona, all’Abruzzo e all’Italia, dove conta di tornare appena possibile, in un Centro di ricerche in Piemonte. Chiedo ad Annalisa qualcosa in piu’ rispetto al futuro della sua ricerca, alla luce del risultato da lei ottenuto. “Ora puntiamo a sfruttare la scoperta – annota Annalisa – per sviluppare un farmaco geneticamente specifico e meno tossico. Colpendo una regione del Dna non dovrebbero infatti esserci effetti collaterali, invece associati agli attuali farmaci. Ci sono altri medicinali, ma sono tossici e specifici, in quanto agiscono su tutto il genoma”. Resteremo in contatto, Annalisa m’informera’ dei progressi della ricerca. Merita pienamente il riconoscimento che la FAA le ha conferito, sta onorando l’Abruzzo e l’Italia all’estero. L’esito del suo lavoro l’ha fatta conoscere in tutto il mondo scientifico in campo medico. Brava davvero.

 

Rosetta Romagnoli, segnalando ai convenuti la mia attivita’ in campo giornalistico e nelle relazioni con le comunita’ abruzzesi all’estero, cita l’ultimo mio libro L’Italia dei sogni, recentemente presentato a New York, e l’attenzione da studioso che riservo all’emigrazione italiana. Mi chiama per un intervento. Nel mio saluto richiamo l’intervento del Console De Santis, che ho apprezzato parola per parola. Richiamo l’esigenza che sempre piu’ necessaria sia la conoscenza della storia dell’emigrazione italiana, oggi poco presente nei programmi delle scuole e quasi del tutto negletta, sebbene sia parte cosi’ importante nella storia d’Italia. La classe politica dirigente del Paese dedica agli Italiani all’estero “un’attenzione molto distratta”, per usare un ossimoro, e molto superficiale e’ la conoscenza delle comunita’ italiane nel mondo, dello straordinario contributo che esse danno al prestigio dell’Italia con le  testimonianze di vita dei nostri connazionali all’estero, delle potenzialita’ di sviluppo del “brand Italia” se solo il sistema istituzionale – Governo italiano e Regioni – sapesse investire sulla rete associativa degli italiani nel mondo. Ringrazio per quanto fanno gli Abruzzesi a Boston, e gli Italiani in ogni angolo del mondo. Loro sono la piu’ bella Italia, la migliore Italia. E se solo l’Italia dentro i confini conoscesse, riconoscesse ed apprezzasse gli 80 milioni d’italiani dell’altra Italia, davvero il nostro Paese potrebbe avere un ruolo assai rilevante nel mondo, sul cespite delle sue eccellenze in cultura, nell’arte e negli altri campi dove la creativita’, il talento e lo stile italiano primeggiano. E’ ormai sera, la cena invero molto gustosa. Mi aspetta Filippo all’uscita, come fosse un doganiere. Mi fa omaggio d’un dono “particolare”, in linea con la singolarita’ del personaggio. Si tratta d’un reperto che Filippo, in segno di riconoscenza del mio impegno assiduo per gli Abruzzesi nel mondo, mi vuole regalare. E mi consegna, alla presenza del Console Generale d’Italia, quasi fosse un trofeo, il piano d’un sedile del famoso Boston Garden, recuperato quando il vecchio stadio fu restaurato. Lo cela dentro una busta, segnalandomi che quel reperto attira a Boston attenzioni piu’ morbose d’una pepita per un cercatore d’oro.

 

E’ domenica, devo rientrare a New York. L’indomani ci sara’ la grande Parata sulla Fifth Avenue, la 70^ edizione del Columbus Day da quando Generoso Pope inizio’ questra tradizione, straordinaria vetrina dell’orgoglio italiano nella Grande Mela, diffusasi in tutti gli States. Anche qui a Boston c’e’ la sfilata, ma non ho possibilita’ d’assistervi. Con Rosetta Romagnoli e Domenico Susi prendo un buon espresso al Caffe’ dello Sport, in Hanover Street. Poi faccio una passeggiata per North End. Rosetta mi indica ogni angolo dell’antico quartiere italiano. Passiamo accanto alla vecchia fabbrica, ora un grande parcheggio per auto, dove si svolse parte della storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due anarchici italiani arrestati e uccisi sulla sedia elettrica nel 1927, nonostante protestassero la loro innocenza dal fatto cui erano accusati. Manifestazioni si ebbero in tutti gli Stati Uniti in loro difesa, molti famosi intellettuali sottoscrissero appelli (tra loro anche Albert Einstein, Bertrand Russell, George Bernard Shaw, John Dos Passos), il Console italiano a Boston molto si spese per la revisione del processo farsa, lo stesso Mussolini intervenne sull’ambasciatore americano a Roma, perche’ il governatore del Massachusetts sospendesse l’esecuzione dei due anarchici. Ma Nick e Bart vennero uccisi il 23 agosto nel penitenziario di Charlestown. Mezzo secolo dopo, nel 1977, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis ha riconosciuto l’errore giudiziario, cancellando “l’onta e lo stigma” dai nomi dei due emigrati italiani. Sento nel cuore un sentimento d’affetto verso i due martiri dell’emigrazione, passando nel luogo che richiama la loro memoria.

 

Concludo la passeggiata sul lungomare di Boston, saluto Rosetta mentre mi lascia alla South Station. Alle 15 c’e’ il bus che mi riporta a New York. Si parte. Alla guida una donna alta, magra, capelli rossi tagliati corti, occhi celesti. Molto cortese il suo saluto all’inizio del viaggio. Siamo appena usciti da Boston, citta’ davvero incantevole e dalle magnifiche architetture, ricca di memoria storica per essere stata luogo dove Paul Revere, artista e patriota, nel 1773 con il Boston Tea Party accese la rivoluzione contro gli Inglesi, che porto’ poi all’indipendenza degli Stati Uniti d’America, dichiarata il 4 luglio 1776 dal Congresso di Philadelphia. L’ho vista la casa di Paul Revere a Boston. E’ conservata bene, insieme alla piazza in pietra dove affaccia. L’autobus e’ ormai fuori dalla citta’ e guadagna miglia su miglia lungo l’autostrada che scende verso New York, attraverso il Connecticut. Si snoda in mezzo a boschi sterminati, a perdita d’occhio, l’ampia arteria a quattro corsie in ogni senso di marcia. Oggi e’ piu’ trafficata, forse per la giornata festiva. Scivola in mezzo a quinte policrome di betulle, larici, querce, abeti e macchie cedue. E’ una bella giornata di sole, oggi, neanche un cirro imbianca l’azzurro intenso del cielo. Cancellato il grigiore piovigginoso del giorno precedente. Un’altra storia. Il pomeriggio incede verso la sera. Dopo New Haven, l’oceano Atlantico appare all’orizzonte, sulla sinistra, con il profilo mutevole d’imbarcazioni a vela e navi. Il sole intanto va completando la sua parabola, indorando l’orizzonte che induce alla sera. Quando e’ ormai buio, da lontano si scopre l’inconfondibile skyline di Manhattan, con le luci dei suoi grattacieli.

 

 

 

 

 

 




PRIMA DI TUTTO ITALIANI: “BENE I FREGI DI NUOVO AL PARTENONE. A QUANDO LA GIOCONDA A ROMA?”

“Bene i fregi di nuovo al Partenone. A quando la Gioconda a Roma?”. Se lo chiede in un corsivo “Prima di tutto italiani”, il magazine diretto da Francesco De Palo che prende ad esempio il caso greco, con la signora Clooney impegnata come consulente del governo di Atene al fine di chiedere a Londra la restituzione dei fregi del Patenone, per immaginare un’operazione del genere anche per lo sterminato patrimonio artistico italiano nel mondo.
Non è solo la moglie di George Clooney, Amal Alamuddin è uno degli avvocati più in voga del momento e ha deciso di collaborare con il governo greco per la restituzione dei fregi del Partenone custoditi a Londra. In questi giorni il professionista è ad Atene per elaborare, assieme ad un pool di avvocati, la migliore strategia giudiziaria possibile per raggiungere un obiettivo che sarebbe storico, non solo per la Grecia ma per la cultura dell’umanità.
Scrive Prima di tutto Italiani che “non è populismo immaginare che la medesima strada sia seguita dal Paese che al mondo possiede il più vasto panorama di opere d’arte, che da solo potrebbe battere tutti sotto il profilo dell’industria culturale, se soltanto rientrasse in possesso di svariate opere che si trovano, per una serie di vicende storiche e personalistiche, lontane dall’Italia. E se iniziassimo dalla Gioconda?”

 




USA. CARO DIRETTORE, passa il tempo e sempre piu’ siamo costretti a leggere titoli come questi:Merkel se ne frega degli immigrati; Merkel

 

accusa gli italiani di essere piagnoni; la Germania dice che l’italia e’
piena di debiti e non c’e verso… Quasi ogni giorno,Merkel o Germania
puntano il dito contro la nostra nazione. Ora puo’ essere vero che,in parte,
l’Italia abbia problemi economici.D’altronde,l’intera Europa soffre di questi problemi,500 milioni di europei hanno questi  problemi sopportati dal 2008.
Uno:non si capisce il motivo per cui l’Italia viene presa di mira mentre le
altre 27 nazioni del nostro continente sembrano essere lasciate in pace. Due:non si capisce perche’ la Germania abbia il binocolo puntato sulla nostra penisola,come fosse la cenerentola dell’Europa. Tre:forse perche’
siamo negli Stati Uniti e non conosciamo tutte le leggi europee,non e’
facile capire dove la Germania abbia trovato tanta autorita’ di fare e dire
come fosse la capessa…e soprattutto chi ha dato alla Merkel l’autorita’ di assumere il titolo di chief dell’Europa. Forse non sappiamo tutto,ci dividono migliaia di chilometri,per cui sarebbe un miracolo se qualcuno ci spiegasse come stanno le cose.Siamo la cenerentola dell’Europa oppure abusano di noi perche’,proprio in Italia,nessuno mostra di avere i requisiti per mandare a quel paese chi di dovere.
Benny Manocchia



USA. L’Associazione Polizia di Stato di Teramo sfila al “Columbus Day” con il suo presidente Giuseppe Calandrini

ORE 11,05 del 13 Ottobre 2014 il gruppo dell’Associazione Polizia di Stato – Sezione di Teramo imbocca la fifth avenue come quinto gruppo a sfilare per la più grande parata al mondo, il “Columbus Day” a New York. Sono venti i soci di Teramo a sfilare con a capo il Presidente Giuseppe Calandrini :” vedere un sogno realizzato, vedere tanta gente con la bandiera tricolore piangere al nostro passaggio, il sapere che tanti italiani entrarono nei primi anni novanta ad Ellis ISLAND per trovare fortuna e per fare grande l’Italia nel mondo mi ha suscitato grandi emozioni soprattutto in questo particolare momento storico dove tanti giovani italiani stanno valutando di intraprendere un percorso di emigrazione. Un lungo percorso di alcuni chilometri sulla quinta strada dove riscoprire l’orgoglio Italiano, l’orgoglio della nostra teramanita’. Poco prima, presso il Rockfeller Center vi era stato un toccante momento commemorativo organizzato dall’Associazione “Joe Petrosino” di New York. Invitato speciale l’attore Robert Davi a cui ho consegnato un ricordo dell’evento coniato dalla nostra Sezione di Teramo. Mi piace ricordare, con grande orgoglio,che quest’anno siamo stati l’unica Sezione dell’Associazione della Polizia di stato a sfilare alla parata del Columbus Day”.

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USA. Maria Fosco, figlia di emigranti di Orsogna, una vita per l’affermazione della cultura italiana, riceve il Premio Joe Petrosino

14 ottobre 2014

 

di Domenico Logozzo *

 

PESCARA – Una vita per difendere i diritti civili e diffondere i valori della cultura italiana in America. E per la professoressa Maria Fosco, nata a New York, figlia di emigranti di Orsogna (Chieti),è arrivato un prestigioso riconoscimento in occasione del Columbus Day. Ieri ha ricevuto il premio “Joe Petrosino”, dedicato alla memoria del poliziotto italo-americano assassinato a Palermo all’inizio del secolo scorso. ”Sono molto orgogliosa – è stato il suo primo commento – perchè l’ “Association Petrosino” ha fini molto nobili: la difesa dei diritti degli emigrati italiani, la crescita culturale, il rispetto della legalità e il doveroso omaggio a Joe Petrosino”. Il coraggioso poliziotto nato a Padula, in provincia di Salerno, era emigrato a New York e “ viveva nella zona di Little Italy”, sottolinea Maria Fosco, evidenziando che “siccome parlava l’italiano, aiutava molto gli emigranti”. Il rispetto della legge innanzitutto: ”E’ stato il primo a combattere la Mano Nera ed è stato purtroppo il primo poliziotto ad essere ucciso dalla mafia a Palermo. Il governo americano lo aveva mandato in Sicilia per svolgere indagini sulle organizzazioni criminali”. La mafia lo eliminò il 12 marzo 1909. Il console americano a Palermo telegrafò al suo governo: “Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire”.

 

Maria Fosco ci dice che è stata nella casa di Joe Petrosino a Padula: “Adesso è un museo. Ho conosciuto la famiglia in Italia e qui in America. Era un uomo che amava gli immigrati italiani. Ed io come lui amo la comunità italo-americana. Faccio tutto per aiutarla. Con la stessa passione che ha avuto Petrosino per proteggerla dalla mafia e dalla Mano Nera. Pure io ho lavorato e lavoro tanto per proteggere la nostra comunità da ogni discriminazione. Soprattutto per far capire che è sbagliato affermare “sono tutti mafiosi”. Per questo la professoressa Fosco è molto ammirata e giustamente premiata. Felice e commossa: “E’ veramente un orgoglio essere conosciuta nella stessa maniera di Joe Petrosino”. Costantemente al fianco della comunità italo-americana. Un pilastro per i nostri connazionali a New York. E’ un punto di riferimento sicuro. Donna di cultura, sempre in prima fila. Due lauree – in Scienze politiche e in Storia dell’Arte -, ruoli rilevanti nell’Istituto Italo-americano John D. Calandra, che con fermezza ha difeso dalla chiusura. Nel 1999 è riuscita a far applicare una legge del 1964 che garantiva i “diritti civili” agli italiani d’America. E l’Istituto non venne soppresso. Tra i fondatori dell’Italian American Museum, ricopre l’incarico di vice presidente: ”La giornata più felice è stata quando a New York abbiamo comprato il palazzo per il museo che si trova a Grand & Mulberry Street. E’ proprio nella zona dove Joe Petrosino ha fatto il poliziotto. Era il suo quartiere”.

 

Cultura, legalità e solidarietà. Dopo il terremoto di 5 anni fa a L’Aquila, si è impegnata proprio con l’Italian American Museum a raccogliere 110 mila dollari da devolvere alle popolazioni colpite dal sisma. Merito riconosciuto . Decine di premi, sia negli Stati Uniti che in Italia. Nel 2011 è stata nominata “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” dal Presidente Giorgio Napolitano. Viaggia spesso usando il passaporto italiano. E’ legatissima all’Abruzzo. Vi torna spesso: “Nelle ultime tre estati sono stata a Orsogna, il paese da dove nel 1956 sono emigrati papà Antonio e mamma Filomena, per cercare fortuna in America”. Nello scorso mese di agosto, a Montesilvano, ha ricevuto dalla Dean Martin Association il Premio “Abruzzesi nel mondo” per aver dato corpo a quel sogno americano che in tanti hanno inseguito come emigranti”. Con lei sono stati premiati Frank Salvatore, Luciano Borsari e Maria D’Alessandro. “Quel giorno ho pianto, ricordando i miei genitori. Mi sono tanto commossa che non riuscivo a parlare”.

 

Le radici profonde, nella memoria i sacrifici e le buone lezioni di papà Antonio e di mamma Filomena. La professoressa Fosco, come immagine principale del suo profilo facebook, ha scelto un ritaglio di giornale molto significativo: “E’la foto di mio padre sulla prima pagina del New York Times del 12 ottobre 1982”. Ce la descrive: “Papà balla con il gruppo folkloristico orsognese sul tappeto rosso al Columbus Day Parade 1932-1982. Ricordo il distintivo con la scritta: “italo-americani per Cuomo”. La donna che balla con mio padre è sua zia Serafina Magno, emigrata in Argentina. La ragazza dietro è la mia gemella, Concetta. Io ero davanti al fotografo e quando ho visto che stava scattando la foto, mi sono spostata subito, mi sono messa dietro di lui, per non coprire gli altri. Una foto molto importante, che conservo gelosamente assieme al giornale”.

 

Gioia e nostalgia: ”Cantare e ballare con il coro Orsogna, Paese Mio qui a New York, per me è stato bellissimo”. Ha iniziato a 14 anni. Malinconicamente rileva: “Oggi il gruppo corale non esiste più”. Foto della memoria e delle scelte decisive: “Era il momento più felice di mio padre, che purtroppo è morto tre anni dopo. Era un grande lavoratore. Scavava le gallerie per le metropolitane che si stavano costruendo in quei tempi. Sotto terra, quanti sacrifici, quante difficoltà ha dovuto affrontare e superare! Ho per questo deciso di dedicare tutta la mia vita per aiutare gli italo-americani. Quando vedo questa foto, mi ricordo il motivo principale per cui faccio e continuerò a fare tanto per la nostra comunità. Mi dà coraggio e mi dà forza, grazie a mio padre”.

 

Maria Fosco dall’album di famiglia mostra un’altra foto alla quale ci tiene tanto. Risale a 25 anni fa. E’ a colori: “Io e mia sorella Concetta indossiamo i costumi della tradizione orsognese. Lei è con il velo bianco e il vestito da sposa, io indosso l’abito da contadina. Con noi il Sindaco di New York, Rudolph Giuliani, al Waldorf Astoria per la festa del National Italian American Foundation. Che emozione! Momento indimenticabile”. Tra ricordi del passato e progetti per il futuro, Maria Fosco è sempre attenta ai bisogni attuali dei nuovi immigrati, come Direttore per lo Sviluppo dell’Italian Center of New York City, un’organizzazione che “assiste gli italiani di recente arrivo”.

 

*già Caporedattore del TGR Rai

The New York Times del 12 ottobre 1982 con in prima pagina la foto del gruppo folk di Orsogna. In primo piano il papà della professoressa Fosco

 

 

I genitori della professoressa Fosco in una foto degli anni Cinquanta a Orsogna

Agrigento,festa del Mandorlo 1955. Filomena e Antonio Fosco si esibiscono con il gruppo folk di Orsogna

 

Le gemelle Maria e Concetta Fosco in una foto del 1989 con il Sindaco di New York, Rudolph Giuliani, al Waldorf Astoria per la festa del National Italian American Foundation.

New York,13 ottobre 2014. Immagini del Columbus Day

Alcuni mmenti della cerimonia della consegna del Premio Joe Petrosino 2014

 

 

La consegna del Premio Joe Petrosino a Maria Fosco

 




USA. Prima di tutto Italiani, Columbus Day a Dallas: “Il nostro Paese è quello che ci costruiamo con il nostro lavoro”.

 

 

Le parole di un grande italiano come Giorgio Ambrosoli – “il nostro Paese è quello che ci costruiamo con il nostro lavoro” – per raccontare la primizia del Columbus Day celebrato a Dallas per la prima volta. Così un corsivo apparso sul nuovo magazine Prima di tutto Italiani diretto da Francesco De Palo osserva che “unire, ricordare, condividere e ripartire: il senso di una celebrazione non è soltanto stappare una bottiglia o fare due discorsi, ma essere consapevoli di un punto di partenza comune per affrontare un nuovo viaggio con un bagaglio culturale più ricco”.

 

Al di là dell’oceano per la prima volta a Dallas è stato celebrato il “Columbus Day”, la festa nazionale nota in tutto il mondo fin dal 1934 per decisione del presidente Franklin Delano Roosevelt, che intese non solo tributare il grande navigatore genovese, ma anche l’affetto verso la nuova patria delle centinaia di migliaia di emigranti italiani che scelsero il nuovo mondo. A Dallas per il mantenimento della tradizione, della storia e del patrimonio culturale degli italo-americani nel Texas il Columbus Day si è svolto ieri presso il Ponte Continental Avenue Bridge e Porta West Dallas, Continental Avenue 109. L’iniziativa nasce sotto gli auspici del Consolato Generale d’Italia e del Presidente del Comites Vincenzo Arcobelli, rappresentante della comunità italoamericana del Texas. Maestri di cerimonia Lucian La Barba e Jay Lombardo. Da Roma la presenza italiana è stata garantita dal segretario generale del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, Roberto Menia, a cui è stato conferito il prestigioso riconoscimento del Grand Marshal.

 

“Non solo dunque un tripudio di tricolori e di sorrisi in Texas, – osserva Prima di tutto Italiani – ma la consapevolezza del ruolo svolto dai nostri connazionali in quelle terre, perché, come disse Giorgio Ambrosoli, il nostro Paese è quello che ci costruiamo con il nostro lavoro. Ed è quello che hanno fatto i fratelli italiani che hanno lasciato il Mediterraneo per la grande mela”.