USA. Nelle metropoli (New York,Chicago,Los Angeles e Miami) cominciano in questi giorni le campagna natalizie.

.Nelle province (da est a ovest,dal nord al sud) hanno aperto

le “campagne” da settembre. Parliamo delle campagne natalizie lanciate
per ricordare a milioni di americani che natale significa acquisti di regali di ogni tipo. Il natale e’ una ricorrenza che gli americani tengono viva ogni
anno,praticamente da gennaio a dicembre.Infatti e’ proprio da gennaio che inizia il deposito in banca di 5,10 o anche 20 dollari ogni settimana,di
modo che per natale avranno una certa piccola somma per l’acquisto,appunto,di “gifts”,di regali:dall’orologino per ragazze alle cravatte
dai colori assurdi per i maschi e poi,per chi se lo puo’ permettere,televisori,computers,macchine fotografiche ed altri regali.Molti
dei quali saranno riportati ai negozi perche’ troppo piccoli o troppo grandi,
o troppo stretti,sgradevoli e perfino insopportabili perche’,come sapete,non e’ mai facile acquistare un regalo…
Un natale,dunque,che imposta il sacro avvenimento sui regali,forse per
emulare (in maniera fanciullesca) i tre magi che  portarono oro incenso e mirra nella stalla dove era nato il Bambino.
Natale,pero’,e’ anche la tavola,quasi sempre imbandita con milioni di tacchini,ossia i turkeys cosi’ denominati perche; – dissero – erano arrivati dalla Turchia. Con questo non intendiamo affermare dhe il natale non viene rispettato come sacro evento religioso. Negli Stati Uniti convivono centinaia di religioni diverse;quasi tutte,comunque,
pregano Gesu’ a modo loro. Perfino gli ebrei americani celebrano la festa di Xmas.Fu un ebreo,Berlin,che scrisse una delle piu’ belle canzoni per natale,quel White Christmas (Bianco natale) che fu per anni il cavallo di battaglia di Bing Crosby.
E’il natale americano,la salvezza dei commercianti,di quelli che per tutto l’anno hanno la cassa al secco e negli ultimi tre mesi dell’anno
respirano un po’.
Milioni di cartoline di natale,altrettanti e mail,telefonate.voli dalla California verso New York (5 mila chilometri).
E cambia l’attirudine di tanti americani,che di questi tempi,dicono anche hello quando ti incontrano per strada,qyalcuno stringe la mano,si ferma per chiedere ocme stai in salute ma quasi sempre non aspettano la risposta. Gli statunitensi sono fatti cosi’.
A natale chi naviga in brutte acque potra’ usufruire di luoghi dove
riceveranno minestra calda,un po’ di pane,caffe’. Alla fine anche una fetta di torta natalizia.
Quando l’economia americana era ben salda, la spesa nazionale per questo peridoo raggiungeva 10 miliardi di dollari.Oggi sara’ molto di
meno.E purtroppo gli esperti affermano che gli Stati Uniti non riusciranno mai piu’ a tornare come una volta.Meno “gifts”,certamente,
ma niente riuscira’ a smorzare il sorriso di gioia e di felicita’ che riflette

sul volto di questa gente ancora e sempre ottimista.



PRIMA DI TUTTO ITALIANI, MENIA: “ELEZIONI COMITES? L’ANTICAMERA AL DEFAULT” IL NUOVO MAGAZINE PER METTERE IN MOSTRA “IL MADE IN ITALY, L’ORO ITALIANO NEL MONDO”

“Le prossime elezioni dei Comites? A rischio default”. Così il Segretario generale del Ctim Roberto Menia, intervenendo alla presentazione presso la Camera dei Deputati del nuovo magazine del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo  Prima di tutto Italiani, entra nel dibattito sulle elezioni che tanto stanno facendo discutere i connazionali che risiedono all’estero.
“Concordo con il fatto di volerle celebrare dopo molti anni, ma mi sorgono fortissime perplessità circa modi e tempi”, aggiunge Menia dopo che proprio sul primo numero del nuovo mensile è stato dedicato ampio spazio all’argomento, con un’intervista al sottosegretario agli esteri Mario Giro e le analisi tecniche di voci fortemente critiche, come quelle dei deputati eletti all’estero Mario Caruso e Aldo Di Biagio.
L’occasione è il lancio romano dell’iniziativa editoriale del Ctim, (evento disponibile in streaming su Liberi.tv) nata proprio per celebrare una nuova fase della realtà fondata dal ministro Mirko Tremaglia, padre della legge sul voto all’estero, alla presenza dello stesso Menia, del coordinatore della Segreteria romana dal Ctim Cav. Carlo Ciofi, del direttore responsabile Francesco De Palo.
 “Non sarà un megafono localistico né nostalgico – osserva il direttore Francesco De Palo – ma il tentativo di assemblare incontri e scontri di opinioni, duri ma civili e costruttivi, in un’ottica di globalizzazione da gestire e non da subire”.
Punto di partenza la consapevolezza che “la nostra italianità è un valore aggiunto,  – prosegue Menia – come dimostrano le storie di successo di tanti connazionali che sono riusciti a ritagliarsi uno spazio significativo lontano dalla propria Patria: sono questi i biglietti da visita da mostrare con orgoglio e da rivendicare senza titubanze”.
Cosa dovranno aspettarsi i lettori di Prima di tutto Italiani? “Voci, dibattiti a più cervelli e tanta voglia di ragionare – conclude De Palo – anche per stimolare le istituzioni spesso sorde o distratte da altro, che l’italianità è un valore unificante da cementare e su cui investire senza timori, anche in tempi di spending review”. E lancia un appello: “Rimettiamo l’antropos al centro dell’agorà, e non numeri e spread, prima che sia troppo tardi”.
Nutrito il parterre intervenuto per l’occasione, con oltre alla stampa in emigrazione anche i responsabili esteri di Forza Italia e Pd (Pessina e Marino), una delegazione del Sae (Consiglio dei greci nel Mondo).

 




MANHATTAN D’AUTUNNO HA I COLORI DELL’ARTE FAUVE, BOSTON CI ASPETTA

 

Intensa settimana d’incontri nella Grande Mela e nel week end puntata nella storica citta’ degli States

 

di Goffredo Palmerini

 

 

NEW YORK – Sono arrivato a New York domenica pomeriggio. Riposante il volo 105 della Delta Airlines da Parigi. Di solito i viaggi mi distendono. Ho persino potuto apprezzare, nella quiete che l’auricolare consente, “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, il film che gli e’ valso l’Oscar, ritratto decadente e metafora d’una certa Italia pacchiana, ormai priva di valori, e sullo sfondo l’impareggiabile bellezza di Roma. Mentre il Boing 777 scende, il sole disegna arabeschi di luce sugli specchi d’acqua che circondano l’aeroporto JFK. Magnifico spettacolo dall’alto. Atterraggio invero un po’ nervoso, alle 16:01, in leggero anticipo. Pratiche immigratorie veloci, per chi ha l’ESTA usata piu’ volte, alle postazioni automatiche di controllo dei passaporti. Alle 16 e 20 i bagagli girano gia’ sul nastro, poca attesa anche alla dogana. Lunghissima e ordinata la fila serpeggiante per i taxi. Il mio turno arriva alle 17 circa. Scorrevole il traffico sull’expressway verso Manhattan, mentre sfilano sui due lati dell’arteria le modeste casette di Jamaica. Ecco Queens, riconoscibile dalla sequela di palazzine con la cortina di mattoncini rossi, fin quando la strada non s’infila nel tunnel sotto l’East River per rivedere il cielo a Midtown. Ancora uno scampolo di percorso e alle 17 e 50 arrivo “a casa”, sulla 55^ Strada, a pochi passi da Central Park.

 

Mario Fratti mi aspetta nel suo magnifico appartamento, al quindicesimo piano. E’ da pochi giorni rientrato dall’Italia, dove ha  partecipato agli incontri di presentazione d’un suo libro di poesie giovanili “Volti”, nell’aula magna dell’Universita’ dell’Aquila, nella sua citta’ natale, e d’un volume con alcune sue opere teatrali, “Nuovi Drammi”, a Pescara. Li ho vissuti direttamente entrambi e li commentiamo. Poi mi racconta, invece, dell’evento cui ha partecipato a Citta’ di Castello, con la rappresentazione della sua opera “Intervista a Marilyn Monroe”, nell’ambito delle manifestazioni del Tiferno Comics 2014, festival dedicato al fumetto d’arte con grandi nomi, quest’anno dedicato alla famosa attrice americana, tragicamente scomparsa nel 1962. Nella cittadina umbra, il 28 settembre scorso, il dramma viene rappresentato con l’autore anche nell’insolita veste d’attore, insieme alla brava Chiara Colizzi, nei panni di Marylin, lei che le ha prestato la voce doppiandola nei suoi film. Un grande successo lo spettacolo, del quale e’ stata data, per quanto non prevista, una replica nella stessa serata, come gli applausi e le richieste del pubblico hanno consigliato. Mario e’ molto contento e soddisfatto degli esiti del suo tour in Lazio, Abruzzo e Umbria. E’ ormai sera, si fa una buona passeggiata verso Times Square. La piazza e’ sfolgorante di luci, colma di varia umanita’, come sempre. Con Mario andiamo li’ nei pressi, al ristorante Shanghai. Cena leggera di scampi, al mango. Piatto gradevole. Si rientra. Una buona dormita di sei ore mi risolve affranca dal disagio del fuso orario, del quale non soffro molto, in verita’.

 

E’ lunedi’ mattina, 6 ottobre. Bella giornata di sole. Inizia una lunga settimana, si definiscono appuntamenti ed incontri. Sento Domenico Accili, medico aquilano che insegna alla Columbia University e vi dirige un centro di ricerca molto prestigioso, che si occupa di nutrizione, endocrinologia e diabete. Lo vedro’ in serata, l’appuntamento e’ a casa sua, in Chambers Street. Intanto cerco di liberarmi per sabato prossimo. Rosetta Romagnoli, mia collega nel Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), alla notizia della missione negli States, mi ha chiesto qualche giorno fa se potevo essere a Boston per la sera dell’11 ottobre. Ci tiene che visiti la nostra comunita’. Si tiene la riunione della FAA Usa, una delle due Federazioni di Associazioni Abruzzesi degli States, l’altra e’ in Michigan. La riunione e’ la piu’ importante dell’anno, con la consegna dell’annuale riconoscimento ad un emigrato abruzzese che si e’ particolarmente distinto negli Stati Uniti.

 

Confermo a Rosetta che andro’ a Boston. Sono lieto d’andare a presenziare la consegna della Medaglia d’Oro della FAA ad una giovane ricercatrice di Sulmona, Annalisa Di Ruscio, 35 anni, ematologa. Lavora all’Harvard Medical School, in una delle universita’ piu’ prestigiose del mondo. Laureata in medicina e chirurgia all’Universita’ Cattolica di Roma, all’ultimo anno della specializzazione in ematologia, scelse sette anni fa d’andare a Boston, per completare gli studi di specializzazione all’Harvard University. A Boston, la “citta’ della ricerca” per eccellenza (MIT, Harvard, Boston University e una cinquantina di College nell’area metropolitana) ha pure conseguito il suo dottorato. Nel gruppo di ricercatori del prof. Tenen, all’Harvard Medical School, ha scoperto l’interruttore molecolare che potrebbe portare a nuove cure per i tumori. Il risultato l’ha fatta conoscere un po’ in tutto il mondo. Il Presidente Giorgio Napolitano, nel giugno scorso, le ha consegnato il Premio “Silvia Fiocco” con questa motivazione “Per ricerche nel campo delle leucemie, linfomi e cardiopatologie per la posizione preminente nelle pubblicazioni presentate, la qualità delle riviste e il numero delle citazioni, nonché la congruenza dell’attività scientifica con la tematica del Premio.” Il meeting di sabato prossimo della FAA, al quale presenziera’ anche il nuovo Console d’Italia a Boston, Nicola De Santis, si terra’ in un famoso locale in North End, il quartiere degli italiani, una “Little Italy” nella citta’ dove ebbe luogo il primo atto di ribellione contro l’Inghilterra, il Boston Tea Party, nel 1773, che avrebbe portato all’indipendenza degli Stati Uniti d’America. A Boston e nell’area metropolitana c’e’ una forte presenza italiana, molti gli emigrati d’origine abruzzese. Sento come un rispettoso dovere l’andare a visitarli.

 

E’ sera, l’appuntamento con il prof. Accili e’ per le 19. Esco per tempo, insieme a Mario Fratti. Il drammaturgo va al Theatre for the New City, sulla First Avenue. Ci sono le prove della sua commedia “Six Passionate Women, una nuova produzione dell’opera diretta da Stephan Morrow. In scena con la “prima” il 9 ottobre, repliche fino al 26 del mese. Buono il cast, talenti del palcoscenico: Dennis Parlato, Donna Vivino, Coleen Sexton, Ellen Barber, Kevin Sebastian, Laine Rettmer, Giulia Bisinella, Carlotta Brentan. Andro’ a teatro alla Prima, giovedi’ prossimo, dopo la presentazione del mio libro “L’Italia dei sogni” all’Italian American Museum, dove avro’ l’onore d’essere accanto al grande drammaturgo Mario Fratti e al prof. Joseph Scelsa, fondatore e presidente del Museo, uno dei templi della memoria dell’emigrazione italiana negli States, situato in Mulberry Street, nel cuore della Little Italy. La commedia “Six Passionate Women” di Mario Fratti, ambientata a Venezia rivisitando in modo assai originale il film “8 e mezzo” di Federico Fellini, scritta nel 1967, fu rappresentata per la prima volta nei primi anni Settanta . Fu l’opera dalla quale Maury Yeston, con l’autore, trasse il testo e scrisse le musiche del famoso musical “Nine”, dal 1980 per anni rappresentato a Broadway, con migliaia di repliche.

 

Arrivo a casa di Mimmo Accili alle 19:15. Salgo al quindicesimo piano. Mi sta aspettando sulla porta del suo magnifico appartamento posto all’angolo del palazzo, le cui finestre da un lato guardano la torre della Court House, la facciata del grande Municipio di New York e il Ponte di Brooklyn, dall’altro affacciano verso il Distretto Finanziario e a destra verso il nuovo grattacielo costruito a Ground Zero, dov’erano le Twin Towers. E’ splendende di luce, specie nella sua vertiginosa sommita’. Con Mimmo parliamo dell’Aquila, di come procede la ricostruzione della citta’ dopo il terremoto del 2009. Gli faccio un quadro sinottico della situazione, dei progressi della ricostruzione nel centro storico. L’Aquila sta pian piano rinascendo nelle meraviglie delle sue architetture. Purtroppo c’e’ stasi pressoche’ assoluta nelle tante frazioni del comune e negli altri centri del cratere sismico, anche a causa della scarsezza dei finanziamenti dallo Stato. Ci diciamo tante altre cose sulla nostra citta’, sul suo presente assai complicato, sul  futuro. E sul patrimonio degli affetti privati. Si informa sull’Universita’ dell’Aquila, sulle conseguenze del terremoto sull’ateneo. Il colloquio sottende il grande amore per la sua terra, dalla quale il prof. Accili manca ormai da quasi trent’anni, pur essendo tornato a L’Aquila diverse volte, per brevissimi periodi. Intanto arriva Sonia, la bella moglie di Mimmo, d’origine libanese, venuta negli States con la sua famiglia quando il Libano fu devastato dalla guerra. Sonia lavora a Toledo, nell’Ohio. Insegna fisiologia e fa ricerca di base. La famiglia si ricompone nei fine settimana, a New York e a Toledo, alternativamente. La conversazione si arricchisce di nuovi spunti e curiosita’, anche durante la cena, in un bel ristorante vietnamita. Davvero una bella serata, ricca di emozioni e di condivisione d’affetti.

 

Oggi e’ martedi’. E’ mattina, il cielo appena velato, ma il sole comunque riluce sui vetri dei grattacieli di Manhattan. Mi consento una sgranchita al Central Park, magnifico particolarmente in questo periodo. Gli alberi del parco espongono le intense tonalita’ dei loro colori allo stato puro, vivissimi e cangianti, come nelle tele degli artisti fauves. Giallo, rosso, terra di siena, ruggine, carminio e ocra contrappuntano con il verde ancora resistente delle foglie e con lo smeraldo del prato. Un incantevole spettacolo che solo la natura riesce ad ostentare, nella splendida varieta’ delle sue cromie. New York e’ davvero bella d’ottobre. L’autunno riserva inaspettati tepori e non cede ancora alle inclemenze del clima. Il volto della citta’ rapisce, sempre nuova la suggestione che regala, riservando sorprese ed aspetti di singolarita’ che rendono New York davvero unica al mondo.

 

 

 

 




USA. Un recente rapporto del Treasury Department di Washington e’ stato chiaro nel dichiarare che “se finisce la fiducia ci saranno conseguenze disastrose per gli Stati Uniti”.

“Fiducia”dunque,e’ la parola magica. Fiducia da parte delle nazioni (da Cina a Giappone e perfino Brasile) che hanno concesso grossi prestiti all’America
con la sola presenza del biglietto verde come garanzia. Fiducia anche (non neghiamolo) nel fatto che se dubiti dell’America chi rimane? Non e’ soltanto (nel giro dell’economia mondiale) avere denaro nelle casse nazionali (specialmente da quando Nixon tolse il dollaro in argento al valore della
moneta statunitense)conta anche (e moltissimo) il volume di produzione
delle grosse industrie,i denari esteri tenuti al caldo nelle banche USA e la
certezza che questa nazione sa uscire dalle depressioni (come dimostro’ dopo il crack del 1929). Fiducia,dunque,e’ tutto.Pero’ non dimentichiamo i 117 milioni di contribuenti che negli ultimi sei anni hanno visto la loro moneta
diventare sempre piu’…meno verde. Il presidente Obama,ideologo bravssimo,quando ha a che fare con i soldi…be’ gli americani dicono che dovrebbe lasciare quel dipartimento alla moglie Michelle.
Se esiste insomma una fiducia da parte di interessi internazionali (come i fatti hanno dimostrato finora) la fiducia degli americani nella loro adorata moneta
e’ scesa di molto negli ultimi anni. Da questa situazione sono partiti i lamenti
dei piu’ famosi economisti di questa nazione. Troppi debiti,Ci vorranno almeno 35 anni per ripagarli   Se mai si arrivera’ a quel momento. L’eco di guerre nel mondo raggiungono facilemente le case degli americani.E tanto per capire che cosa stia succedendo in America,vi faremo otare che 35 mila giovani statunitesi hanno lasciato lla “rich America” per scappare in Australia in cerca di lavoro.Per non parlare di centinaia di migliaia di europei e asiatici che  preparano li bagagli p;er tornarsene da dove sono venuti in cerca di fortuna qui,
Sembra proprio che la parola magica stia ancora e sempre nella “fiducia” che la gente nutre per gli USA. Perderla completamente vorrebbe dure assistere  alla fine di un’epoca mondiale che,tra il bene e il male,ha resistito fino a oggi.
Benny Manocchia

 




FRANCESCA ALDERISI ALLA 70^ PARATA DEL COLUMBUS DAY DI NEW YORK, MADRINA DELLA COMUNITA’ PONZESE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

 

Francesca Alderisi, conduttrice televisiva per anni alla guida del programma di servizio “Sportello Italia” di Rai Italia, dedicato alle comunità italiane all’estero, torna a celebrare il Columbus Day.
“Quest’anno per me è una doppia gioia! Sfilerò come madrina della comunità ponzese d’America e sarà l’occasione per festeggiare il mio ritorno nel prossimo palinsesto televisivo con un programma quotidiano di contatto con i connazionali nel mondo”.
Durante la più importante parata al mondo dedicata alla cultura italiana, che si svolgerà lunedì 13 ottobre 2014 sulla Fifth Avenue a New York, la popolare conduttrice marcerà insieme ai rappresentanti del San Silverio Shrine di Dover Plains.
“Sono stata da sempre legata alle tradizioni che i nostri connazionali hanno saputo mantenere all’estero ed è profondamente emozionante vedere come siano state trasmesse alle nuove generazioni di origine italiana. La parata del Columbus Day rappresenterà per la comunità ponzese d’America anche un momento di unione generazionale. Presente, oltre ad una numerosa rappresentanza di giovani di origine ponzese, anche una tra le più anziane ponzesi al mondo, la centenaria Signora Lucia Sandolo, che ha lasciato la sua isola molti anni fa per emigrare nel Bronx.”
Per la parata del Columbus Day verrà portata a Manhattan, dalla chiesa “Our Lady of Piety” nel Bronx, la statua originale del 1925 di San Silverio Papa, che verrà posta su una tipica  barca di legno adornata con più di duemila garofani rossi benedetti. Per l’occasione sara’ a New York anche Piero Vigorelli, sindaco di Ponza.



USA. Caro Direttore,ho trascorso una domenica stupenda con mia figlia (al volante).

 

M i ha portato lungo la costa orientale degli Stati Uniti che fronteggia
l’Atlantico.Fiin qui nulla di eccezionale.Mi aveva detto che voleva farmi vedere una campagna nel Connecticut dove ci sono alcuni frutteti.i”.
Bene,quegli “alcuni”frutteti erano in realta’
cento piante con milioni di mele bianche rosse e tanti colori diversi.
In questa campagna si puo’ mettere in un sacchetto tutte le mele che vuoi.
Mi hanno spiegato che il resto (chissa’ quante tonnellate) diventa pregiatp
cibo per chi non puo’ permettersi di acquistarlo.Poi il proprietario ci ha invitato in una casinadi legno e ci ha offerto
ciambelle gustosissime tutte a base di mele.Caffe’ o the”,ci hanno vhiesto,
Intanto numerose famiglie sono tutte attorno,con i bimbi che giocano in una area riservata per loro.Mia figlia mi ha spigato che di domenica le scuole  sono chiuse, ma durante la settimana intere scolaresche vengono qui,mangiano  a volonta’
,mentre un insegnante spiega la storia delle piante e delle deliziose apples.
.Puoi  visitare questo frutteto secondo le stagioni.Per esemp[o per le pesche dal primo agosto al dieci settembre,per le more dal dieci luglio al trentuno di agosto e via dicendo.
Poche centinaiai di metri oltre il frutteto il wagon ride che i bambini adiorano.Vagoni coperrti come quelli dei film di Holluwood che ricevono a bordo una ventina di ragazzi e ragazze   contenti mentre cantano i loro inni.Da settembre fino a tutti i santi c’e’ la visita al corn maze,fantastico gioco dove tutti si divertono a cercare l’uscita del labirinto di granturco ed altre piante. E poiche’ questa localita’ e; vicina al mare,ci scappa sempre una visita a un luncheonette. dove servono pesce da leccarsi i baffi.
La novita’ simpatica e’ stata quando ho letto,uscendo dal frutteto::nulla
e’dovuto per le mele ed altro,potete se volete lasciare un modesto omaggio che riserviamo ai nostri validi vigil;i del fuoco. Nulla di eccezionale dicevo all’inizio.Eppure,se ci pensate…
Benny Manocchia



Roma. CTIM, NASCE MAGAZINE “PRIMA DI TUTTO ITALIANI”: NON PER TORNARE A CASA MA PER CERCARE IL FUTURO

 

 

Prima di tutto ITALIANI” è un progetto culturale ideato dal Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo. Sarà presentato a Roma martedì 7 ottobre 2014 alle ore 16 presso la sala stampa della Camera dei Deputati (ingresso da via della Missione n. 4).

Interverranno: l’on. Roberto Menia (Segretario Generale del Ctim), l’on. Mario Caruso (Pi, Coordinatore Ctim Europa), il sen. Aldo Di Biagio (Pi eletto all’estero), il Cav. Carlo Ciofi (Coordinatore della Segreteria del Ctim), il dott. Francesco De Palo (direttore responsabile).

Non sarà un’agenzia di stampa o un elenco di notizie e manifestazioni, ma incarnerà un esperimento diverso. Dare voce agli Italiani che vivono all’estero innescando dibattiti, confronti e proposte per unire ciò che la geografia divide, grazie al comun denominatore dell’italianità. Cosa rappresenta allora quel ‘Prima di tutto’ che appare sopra la testata? Una rivendicazione, uno spunto, un titolo, oppure una realtà?

“Non sarà né un megafono nostalgico né passatista ma il tentativo di guardare al futuro ognuno con la propria italianità – osserva il Segretario Generale del Ctim Roberto Menia – Nel cuore di tutti i nostri connazionali lontani dalla propria Patria, vi è un comune denominatore: l’essere Italiani. Ovvero il fulcro attraverso cui, poi, convivere con la globalizzazione e gli scambi a trecentosessanta gradi”.

Il mensile, autofinanziato, in formato pdf scaricabile on line, non si limiterà a dare conto di eventi e mostre, di appuntamenti e rivisitazioni, bensì punterà ad avviare confronti e scambi di opinione, approfondendo analiticamente e con spirito critico tematiche e problematiche in vari ambiti, dall’economico al sociale, da quello culturale a quello politico.

“Nessuna tendenza localistica, lo scopo di questo sforzo editoriale sarà quello di dare risalto alle problematiche delle singole comunità e anche fertile occasione per intrecciare rapporti tra le realtà produttive, coinvolgendo le Camere di Commercio italiane nel mondo – osserva il direttore responsabile Francesco De Palo – E’il made in Italy 2.0, commerciale, ideale e valoriale, quel mastice che unisce e quel fiore che portiamo con orgoglio al nostro occhiello. Prima di tutto Italiani ingloba un senso di appartenenza e di partecipazione – aggiunge – che non va declinato solo in occasione di ricordi storici o di grandi manifestazioni, che ovviamente hanno in pancia un peso specifico notevolissimo. Ma deve essere una stella polare fissa e immutabile da osservare e seguire quotidianamente. Insomma, il nostro biglietto da visita nel mondo, da esibire con orgoglio”.

Nel primo numero da segnalare un focus sulle elezioni dei nuovi Comites, con un’intervista al Sottosegretario agli Esteri on. Mario Giro; la lingua italiana come veicolo di appartenenza e identità oggi da esportare; il centenario della grande guerra e un approfondimento sul made in Italy, l’oro italiano nei cinque continenti.

 

Roma, 06/10/2014

 




L’Italia dei sogni illumina New York di Franco Presicci

 

 

MILANO – “L’Italia dei sogni” di Goffredo Palmerini sbarca a New York. Lo scrittore vi andrà per partecipare, come sempre, al Columbus Day, in rappresentanza dell’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati). Il prezioso libro verrà illustrato all’Italian American Museum, nel cuore di Little Italy, il 9 ottobre, vale a dire nel mese della Cultura Italiana.

 

Una notizia che non può non essere accolta con piacere anche perché Palmerini, che dei nostri emigrati nel mondo conosce ogni storia, racconta con piacevolezza ed efficacia, rigore, passione, attenzione ai dettagli fatti, figure, paesaggi, creando sempre emozioni. Quanti ignorano le disavventure, le umiliazioni, gli insuccessi e i trionfi dei nostri connazionali che furono costretti a salire su un bastimento per cercare il pane altrove, dovrebbero leggere e rileggere queste pagine, meditando.

 

“L’Italia dei sogni” è stato presentato a Milano il 6 giugno scorso, presso l’Auditorium del Credito Valtellinese, da Francesco Lenoci, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e vicepresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, a imprenditori, intellettuali, banchieri, rappresentanti della stampa…, che hanno apprezzato anche il modo con cui l’oratore ha delineato la personalità di Palmerini, giornalista scrupoloso che è andato a cercare in tutto il pianeta – e continua a farlo – chi ha lasciato la propria terra per affrontare ostilità e sacrifici, superandoli con la diligenza nel lavoro, lo spirito d’iniziativa, la creatività. Goffredo va a trovarli spinto dall’amore e dalla curiosità, e anche dal piacere di essere italiano, abruzzese, aquilano; e tesse le sue cronache senz’alcuna concessione alla fantasia, al colore, all’enfasi.

 

L’interesse per le persone e per i luoghi, per i valori, le bellezze che sono la ricchezza del nostro Paese così bistrattato, allignano anche in Francesco Lenoci, che ha scritto una trentina di volumi ed è ormai noto in tutta Italia per le tante conferenze tenute da un capo all’altro dello Stivale. Culla a Martina Franca, la terra dei trulli e del Festival della Valle d’Itria e del sole, da anni vive e lavora nella città del Porta e del Manzoni; amata da Stendhal e non solo; la città che adottò Raffaele Mattioli, banchiere e uomo di cultura, nato a Vasto; e artisti di grande talento.

 

Dalla finestra del suo studio al quinto piano della Terrazza Martini, in piazza Diaz, spinge lo sguardo fino all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, il salotto di Milano, battezzata come una delle meraviglie locali. Qualcuno definisce Lenoci “il milanese di Martina”. Anche perché di Milano conosce le linee architettoniche, i giardini interni, i cortili dei palazzi patrizi, spesso inaccessibili agli estranei, le vecchie vie e i vecchi quartieri, come la Caminadella, il San Gottardo, l’antico borgo dei formaggiai, la Borsieri, che un tempo ospitò parecchi malandrini e – si dice – per una notte Giuseppe Garibaldi, al civico 14. E naturalmente i navigli, con il loro fascino, il loro passato, i ricordi dei bucintori, del “barchett di Boffalora” e della rozza che tirava i barconi controcorrente.

 

Lenoci ha anche un dono che a molti manca: sa ascoltare. Se gli parli di Brera o del Bar Giamaica e dei suoi frequentatori degli anni andati, da Giulio Confalonieri a Beniamino dal Fabbro, da Piero Manzoni a Roberto Crippa, al critico cinematografico Pietrino Bianchi, a Lucio Fontana e Ibrahim Kodra, non lo cogli impreparato. Se gli domandi del Liberty e ha tempo, ti prende sottobraccio e ti accompagna dove signoreggia. Vuoi sapere chi e quando lanciò quella prelibatezza che si chiama pizza nel capoluogo lombardo? Non ha bisogno di consultare qualche pagina: ti risponde: “Il ristorante Santa Lucia, che adottò la cucina napoletana attirando addirittura Gabriele d’Annunzio, che, seduto a un tavolo del Gambrinus di Napoli compose il testo della canzone Vucchella”.

 

Non ha limiti la curiosità del “milanese di Martina”. Io so della sua gioia quando ha parlato de “L’Italia dei sogni” di Palmerini a Milano. Ad esempio, quando ha commentato la copertina, di colore azzurro, con dei puntini neri in basso che nella parte alta si trasformano in stelle, che circondano il tricolore. “Il tricolore – ha precisato Lenoci – è collegato a un trolley tramite una maniglia, che mi piace definire di servizio, eccezionalmente lunga, che funge da scala. E la scala, collegata al trolley e al tricolore, unisce la terra al cielo, realizzando il sogno”.

 

Goffredo Palmerini, con quel titolo, forse intendeva rivolgere un invito a chi ha perduto l’abitudine di sognare. Non è vero che i sogni ci sottraggono alla realtà. Si pensi a quelli che sognando hanno realizzato cose grandi. Chi ha varcato i confini del proprio Paese ha inseguito un sogno. Il libro di Goffredo è edificante. Merita il successo che ha conseguito.




USA. Si avvicina il 13 ed ecco,nuovamente,il giorno di Cristforo Colombo.Gia’,

 

solo che qui negli Stati Uniti,e’ il Columbus day perche’ in questa nazione prima o poi ogni nome,ogni cosa deve diventare anglosassone.E non sanno spiegarti perche’ Cristoforo Colombo diventa Christopher Columbus.
E non sanno dirti perche’ Venezia per loro e’ Venice;o Napoli  cambia in
Naples,e Livorno in Leghorn e cosi’ per tutte le altre citta’ di casa nostra.
Una mania? No.Piuttosto uno smisurato attaccamento a tutto quanto “appartiene” a loro,agli statunitensi.Non c’e’ verso di fargli capire.
“You are in America now…”,ora sei in America, dicono,e  dovrebbe spiegare tutto.
In verita’ un vecchio vizio di questa nazione.Bell e’ l’inventore del telefono,mentre invece fu il toscano Meucci. Nonostante il Congresso di Washington abbia ammesso uficialmente che in realta’ fu proprio Meucci,gli americani continuano a  dire che si tratto’ di Bell.Lo stesso per l’auto,creatura secondo gli yankees,di Detroit quando pure a Marte sanno che furono i tedeschi.Ci sarebbe ancora tanto da dire in questo riguardo.
Gli italiani che vivono qui si abituano.Anni fa,proprio durante il Columbus Day,il nostro ambasciatore a Washington,intervistato da una rete tv di New York,esclamo’:”Ma basta…il nome e’ Colombo,non Columbus”.
Ruggero Orlando,anche lui preso alla gola da questa americanizzazione di tutto quanto e’ italiano,amava presentare i suoi meravigliosi “pezzi” televisivi
cosi’:”Qui’ Nuova York,vi parla…”. Ecco forse anche noi dovremmo
copiare gli yankees chiamando Kennedy Chenedino e Boston Bostonia
e hot dog  cane caldo.e Joe Louis Giovanni Luigi…
Benny Manocchia



USA. Quella volta che George Clooney mi disse………..

Quella volta che George Clooney mi disse:”E’ ‘inutile chiedermelo,non mi sposero’ mai piu’,Mi e’ bastato una volta e poi ho chiuso”. Si era negli anni in cui Clooney si faceva vedere in giro con la modella sarda Canalis. Lei

rispondeva ai giotnalisti:”Io e George ci sposeremo presto”.Avevo intervistato l’attore per un settimanale di Milano e riferii le parole di George.Amici,colleghi,lettori volevano impiccarmi.Avevo fatto buco,mi dicevano,George sposera;’ presto la nostra modella.
Quando,pochi mesi fa,un giornale americano rivelo’ che Clooney avrebbe sposato una ragazza libanese (in realta’ Amal ha una discendenza araba)  sorrisi,ricordando quello che il bel Giorgio mi avva detto.
Stavolta pero’ era diverso.L’attore,ora cinquantenne,aveva preso una decisione.Sposo questa bella Amal e poi abbandono Hollywood.La fresca signora Clooney e’ una avvocata di valore,figlia di un ricco industriale.
George non l’ha sposata per il denato,c’e’ da credere.L’attore ha cento milioni da parte,acquisiti dopo una gragnuola di film con grossi incassi.
Tuttavia,le sue idee erano diverse.Ricordo duirante quella intervista,parlando di nozze improbabili,fece alcune dichiarazioni tipo:mio padre mi ha dempre detto che bisogna entrare nel campo politico,se vogliamo cambiare le cose.Lui,mister Clooney senior,ci aveva provato ma non ottenne i voti necessari per diventare senatore.Cosi’,mettiamo assieme due e due,e vedremo che Clooney dopo il lungo viaggio di nozze a Marrakech,comincera’ a interessarsi direttamente di politica.
C’e’ qualcuno che pensa a lui come  futuro presidente degli Stati Uniti
(cosi’ come fece Reagan). E va bene.Forse sara’ cosi’,L’unica cosa che non ho mai capito come possa un arcimilionaeio americano pensare di scegliere il partito democratico e non repubblicano.Non e’ soltanto una mia considerazione personale.Milioni di americani si stanno chiedendo la stessa domanda.
Benny Manocchia