Festival Artemigrante: teatro di strada e circo contemporaneo a Macerata

 

 

 

MACERATA – Sta per partire l’edizione numero 15 per il Festival Artemigrante, che si svolgerà dal venerdì 5 a domenica 7 settembre, dalle ore 21, nel centro storico di Macerata, organizzato dall’associazione I Benandanti con il sostegno del Comune di Macerata. Due le location e il genere di proposte: il centro storico per le performance, il circo e il teatro di strada e Fontemaggiore per “AfterMigrante” che farà proseguire il festival in musica a partire dalle ore 0.30. 

 

“Tra gli eventi che danno identità alla nostra città –  commenta il sindaco Romano Carancini – c’è senza dubbio il Festival Artemigrante, una di quelle iniziative sulle quali l’amministrazione comunale ha voluto investire essendo a pieno titolo nel panorama delle eccellenze della nostra città. Dopo san Giuliano, dunque, il nostro centro storico accoglie un altro evento lungo quel filo rosso di appuntamenti culturali e ricreativi che percorre ormai tutto l’arco dell’anno senza soluzione di continuità nel cuore della città e che l’amministrazione auspica siano creati in un ottica di partecipazione e collaborazione tra tutte le realtà che vi operano.”

 

Artemigrante 2014 propone un programma ricco e di qualità che privilegia quest’anno la figura del clown, in particolare il clown di provocazione. Saranno presenti 15 compagnie e oltre 50 artisti. E’ un linguaggio complesso, fatto di circo, teatro, danza, giocoleria e musica, quello scelto da I Benandanti per il Festival che da qualche anno ha spostato la sua attenzione sul circo contemporaneo e il teatro di strada, come sottolineano i promotori Gabriella CiarlantiniMarco Cecchetti.

 

“Artemigrante ci riporta nelle piazze, là dove il teatro è nato come arte popolare, arte per tutti – commenta l’assessore alla cultura Stefania Monteverde. “I giocolieri, gli artisti, il circo, tanti straordinari momenti per stare bene e gratuiti perché la piazza è per tutti. Ancora un festival per questa estate ricca di eventi e #Centrostoricoaperto: aperto alla città che passeggia e si incontra in piazza!”

Sempre presenti gli artisti ben noti al pubblico maceratese come Mago Caucciù e le sue creature di lattice, ma anche il cabaret circense della compagnia Bellavita e il “duo animalo” Paccadeporcu con il loro show “Meat Music”. Da non perdere il Tony Clifton Circus, il “circo dell’anomalia” con i suoi spettacoli che sono veri e propri momenti performativi, nei quali ama mischiare la più elementare demenzialità alla sottile eleganza poetica. “Circotresoldi” propone invece il clown poetico con equilibrismi, giocoleria e musica  e Sblattero il suo “A ruota libera”,  uno spettacolo comico acrobatico con la ruota tedesca, un affascinate cerchio di 2 metri di diametro.

 

Quest’anno il cuore di Artemigrante batte per l’Africa che, con le sue sonorità, sarà la protagonista indiscussa delle future sperimentazioni musicali, proposte a Fontemaggiore sabato 6 settembre a partire dalle ore 00.30 con ANIMA EQUAL, gruppo Afrosoul nato dalla collaborazione tra musicisti italiani e senegalesi per proseguire con CLAP!CLAP!, il nuovo progetto del produttore italiano Cristiano Crisci (aka Digi G’Alessio), un dj set in cui potremo ascoltare, e soprattutto ballare, un’originale fusione di ritmi tribali e bassi marcati. Presente ad Artemigrante anche il gruppo THE VARNELLI’S  Rockabilly, R&Blues, Swing.

 

La domenica pomeriggio, dalle ore 17, sarà dedicata ai bambini, mentre la sera, in piazza Vittorio Veneto, ci sarà il Gran Galà finale con tutti gli artisti di Artemigrante 2014, presentato da Piero Massimo Macchini fantasista e clown. Tutti gli spettacoli sono ad ingresso gratuito. Venerdì 5 e sabato 6, ci sarà il Mercatino dell’Artigianato in via Gramsci. Il centro storico sarà chiuso all’ingresso delle auto e i parcheggi saranno aperti fino alle 2 di notte. Tutte le informazioni e il programma dettagliato degli spettacoli saranno disponibili sul sito: www.artemigrante.com (ap)

 




Alba Adriatica. “La scultura” del regista Mauro John Capece, è stato selezionato alla 37a edizione del Festival de Films du Monde di Montréal

Il lungometraggio ‘La scultura’ del regista albense Mauro John Capece è stato selezionato per la 37a edizione del Festival de Films du Monde di Montréal che si svolgerà dal 21 agosto al 1° settembre.

Si tratta di un prestigioso riconoscimento per un film low budget ed indipendente.

Il Film porta avanti una tesi precisa: l’Arte che si prostituisce, muore.

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Le vicende del film traggono spunto da un percorso esistenziale inversamente proporzionale che i due protagonisti della vicenda, Mosè e Korinne, compiono nel momento in cui le loro vite si incrociano. Mosè è uno scultore dal grande talento che, pur essendo assorbito dalla propria arte, sperimenta ogni giorno quanto sia difficile sopravvivere da artista in Italia. Protagonisti della pellicola sono  Corinna Coroneo ( Korinne) e Adrien Liss ( Mosè). Tra gli altri attori ricordiamo Pierpaolo Capovilla (leader del Teatro  Degli Orrori), Flavio Sciolè (artista contemporaneo), Kyrahm (artista contemporaneo), Gabriele Silvestrini.

Le sculture sono di Dino Di Berardino. La fotografia è di Marco Fracassa.

 

Mauro John Capece, il regista de La Scultura dirige da due decadi. Ha girato un lungometraggio,

“Alieno, Uomo del futuro” e diversi documentari. Questa è la sua opera prima. Regista, esperto nei

processi di produzione e del flusso di lavoro dei principali segnali, realizza e produce lungometraggi di finzione, documentari nonché spot pubblicitari. I suoi film sono stati selezionati presso importanti rassegne nazionali e internazionali.

 




Montesilvano. I nomi dei premiati del “Premio Dean Martin 2014”.

La Fondazione Dean Martin premierà giovedì 7 agosto, alle ore 10,30 presso la Sala Di Giacomo di Palazzo Baldoni, gli italo americani Frank Salvatore, Maria Fosco, Luciano Borsari e Maria D’Alessandro. A Montesilvano, città che ha dato i natali a Gaetano Crocetti, papà del grande e indimenticabile crooner italo-americano, gli invitati riveranno il prestigoso Premio della sezione dedicata agli Abruzzesi nel Mondo 2014 con lo spirito di dare corpo a quel “sogno americano” che in tanti hanno inseguito come emigranti.

Il sindaco Francesco Maragno, l’assessore alla Cultura Ottavio De Martinis e il presidente della Fondazione Dean Martin, Alessandra Portinari consegneranno i riconoscimenti durante una cerimonia che inizierà con la proiezione del toccante video “L’emigrazione abruzzese negli Stati Uniti” realizzato da Stefano Falco, cinereporter e documentarista specializzato nelle storie d’emigrazione. L’Orchestra Dean Martin, diretta dal Maestro Antonella De Angelis, accompagnerà invece il pubblico in un percorso musicale dedicato alla storia italiana in America.

 

I PREMIATI

 

Frank Salvatore arrivò negli Stati Uniti nel 1947, dopo essere uscito indenne dai durissimi anni della guerra. Residente a Havertown (Pennsylvania) dal 1962 è libero docente della Villanova University di Philadelphia e autore di vari libri, tra i quali spicca “L’ardua strada – dalla schiavitù a Barack Obama”, straordinaria affresco sulla lunga e dolorosa strada dell’emancipazione dei neri negli Stati Uniti. Il libro ha ricevuto il plauso e il riconoscimento dello stesso presidente Obama.

 

Maria Fosco, laureata in Storia dell’Arte all’Hunter College di New York. ha combattuto, e vinto, una tenacia battaglia contro il tentativo di eliminazione dell’Istituto John Calandra, il centro studi per gli italiani d’America fondato nel 1979 e dedicato nel 1987 al senatore dello stato di New York John D. Calandra , scomparso nel 1986. Insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, è anche la Direttore per lo Sviluppo dell’Italian Center of New York City, un’organizzazione che assiste gli italiani immigranti di recente arrivo.

 

Luciano Borsari, nato a Caracas, da quasi trenta anni è cittadino statunitense e vive a San Diego (California). Dopo un’esperienza professionale all’O.N.U. è diventato fotoreporter e i suoi scatti hanno calcato le pagine di numerose testate americane documentando momenti tragici e ritratti patinati degli eroi dello sport e del mondo cinematografico. Nel 2009 ha realizzato “NEL NIDO DELL’AQUILA FERITA”, un foto-racconto di straordinaria suggestione sulla tragedia del sisma aquilano.

 

Maria D’Alessandro, autrice di ‘Memorie di racconti abruzzesi’  emigrò in Argentina  nel 1952 e da anni è protagonista dell’associazionismo abruzzese nel paese sudamericano. Laureata in Geografia e appassionata di tematiche ambientali, ha creato numerosi seminari e workshop nelle scuole, partecipando anche al Global forum sull’ambiente tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992. Ha partecipato come scrittrice all’evento ‘Buenos Aires celebra Italia 2012’ ed ha creato sui social network il ‘Foro Inmigracion Abruzzesa’.

 

 

 

Montesilvano, 5 Agosto 2014




Un docente calabrese, emigrato negli anni Novanta, promuove l’Italia nelle università americane con un “manuale per affari”, di Domenico Logozzo *

 

 

 

GIOIOSA JONICA (Reggio Calabria) – Da alunno delle elementari di Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, a docente d’italiano tra i più apprezzati negli  Stati Uniti. Giuseppe  Tassone  insegna nella Seattle University e nell’ “University  of  Washington”, università pubblica fondata nel 1861 a Seattle, nello stato di Washington.  E’ la più grande del Nord-Ovest americano ed una delle università più antiche della West Coast. Il prof. Tassone ha compiuto tutti gli studi in Italia: elementrari a Gioiosa Jonica, liceo a Locri, università a Siena. Poi  la scelta americana.

 

Quando e perché ha deciso di andar via dall’Italia?

Risiedo stabilmente negli Stati Uniti  dagli inizi degli anni Novanta. Prima della globalizzazione!  Le motivazioni sono legate a circostanze personali e dal desiderio di ampliare i miei orizzonti e voglia di conoscere il mondo.  Prima di allora ho soggiornato per brevi periodi a Seattle e sono stato colpito dalla qualità della vita, dall’onestà e operosità delle persone, dal loro senso civico e dal forte rispetto dell’ambiente e degli altri.  Sono tutte cose che andavo cercando e sono riuscito a trovarli in questa città progressista”.

     

Prof. Tassone, qual è la differenza che ha riscontrato tra l’ordinamento universitario italiano e quello americano?

“Una delle differenze è che l’ordinamento universitario americano è strutturato in maniera tale che la maggioranza degli studenti completano il loro ciclo di studi nel corso di quattro anni.  Il fenomeno dei fuori corso non è comune.  Alla fine del quarto anno viene conseguita la laurea chiamata Bachelor of Arts per le discipline umanistiche e Bachelor of Sciences per le discipline scientifiche.  Una volta conseguita la  BA, una buona percentuale di studenti continuano gli studi per altri due anni per conseguire il Master.  Le università americane diversamente da quelle italiane hanno un loro campus, sono ben attrezzate e molti studenti alloggiano all’interno delle università.  Le tasse di iscrizione sono molto elevate comparate a quelle italiane ma esistono forme di sostegno sia governativo che da parte di fondazioni privati.  Studenti bisognosi e meritevoli possono ottenere borse di studio anche per coprire l’intera durate dei loro studi.  Inoltre agli studenti vengono offerte delle posizioni lavorative all’interno dell’università per aiutarli con i costi”.

E il  rapporto docenti-studenti?

“Nella mia esperienza personale devo dire che il rapporto con gli studenti è molto stretto e gli studenti vengono seguiti giornalmente nel loro percorso di studi. Le nuove tecnologie come la piattaforma online e le email rendono ancora più efficiente il rapporto docenti-studenti e la trasmissione di materiale. Rispetto all’Italia si è meno formali e forse più disponibili”. 

 

Lei viene da una famiglia che ha dato tanto alla scuola. In Calabria , sua madre Maria Antonia Zappia  e   suo padre Rocco Tassone, hanno fatto crescere culturalmente  molte   generazioni . Quanto hanno  inciso  i suoi genitori nelle sue scelte di studio e nel suo modo di rapportarsi con gli studenti?

“Ricordo  quando ero bambino  che guardavo le foto di classe in bianco in nero di mio padre accerchiato da scolaretti con il grembiule e fiocchetto. Ascoltavo le storie dei primi anni di carriera, in paesi dell’entroterra calabrese tra persone svantaggiate e povere.  Quelle foto e quelle storie mi hanno sempre affascinato e forse già da allora sognavo che un giorno avrei voluto lavorare nel mondo della scuola.  Senza dubbio i miei genitori mi hanno insegnato tre cose fondamentali: la dignità, la coerenza e l’umiltà”.

 

In questi ultimi anni è  aumentato notevolmente  il numero dei brillanti cervelli italiani che sono costretti ad andare all’estero per affermarsi. C’è la possibilità di fermare questo costante esodo dei docenti e dei ricercatori italiani verso altri Paesi ?

“Le posso  dire che i giovani assistenti che ogni anno decidono di fare programma di Master alla University of Washington a Seattle mi confidano il loro disamore verso le istituzioni accademiche italiane e la voglia, se è possibile, di non rientrare.  Frequentemente ricevo email e curriculum vitae di giovani laureati in cerca di lavoro interessati a trasferirsi all’estero”.

 

Quali dovrebbero essere a suo giudizio i provvedimenti più immediati da prendere?

“Purtroppo non credo a provvedimenti immediati o gesti simbolici, sia in questo che in altri campi. Sono necessari cambiamenti radicali che cominciano dall’infanzia mirati ad infondere un nuovo senso civico.  Chi ha la fortuna di vedere la realtà  dall’esterno, capisce bene che certe cose non vanno  bene o sono inaccettabili, il problema è che quando si vive invece giorno per giorno nel Paese  in cui si è nati ci si trova spesso a essere fautori e profittatori delle cose che si criticano. Per questo preferisco promuovere l’Italia e parlarne più che ritornarci a viverci”.

 

E infatti il prof. Tassone è molto impegnato nel lavoro di promozione  dell’Italia. Il cinema, l’economia, la produzione culturale. Conferenze in tante parti degli Stati Uniti. E’ l’autore di due libri per imparare l’italiano attraverso il cinema: Ricordati di me Buongiorno Notte, entrambi pubblicati da “Edizioni Farinelli, New York”. Mentre ha appena pubblicato  un altro libro, un vero e proprio manuale di  lingua italiana  per chi ha interessi  economici con il nostro Paese.  Si intitola   “Un Buon Affare – Italian for Business“ (   Editoria R. Pullins Co.). 

 

“La motivazione principale per la quale ho scritto un manuale di Italiano per affari  – ci spiega il prof. Tassone – trae origine dal  desiderio di offrire qualcosa di innovativo nel campo della pedagogia della lingua. E poi  ho constatato che  contrariamente  a quanto accade per altre lingue, come lo spagnolo, il francese e il cinese, nel mercato americano non sono attualmente disponibili testi soddisfacenti per l’insegnamento di corsi di italiano per affari”. E  sottolinea: “E’ rivolto a studenti che hanno interesse ad approfondire la loro conoscenza dell’italiano nel mondo dell’economia e dell’impresa.  Inoltre il libro è diretto a soggetti che intrattengono rapporti economici con l’Italia o hanno intenzione di investire o lavorare nel Paese e hanno necessità di utilizzare l’italiano con la loro controparte italiana”. 

 

Un  valido contributo  per  invogliare gli americani a  rafforzare  i rapporti con il mondo imprenditoriale italiano anche attraverso la migliore  conoscenza  della lingua. Una novità che merita molta attenzione. Ritiene che il libro raggiungerà effettivamente l’obiettivo che lei si è prefisso ?

La mia esperienza ventennale nell’insegnamento della lingua italiana nelle università americane mi rende ottimista nel fatto che il libro avrà la dovuta attenzione.  Credo che i dipartimenti di italiano abbiano la necessità di diversificare la loro offerta e il testo può essere utile per la promozione di corsi di contenuto diversi da quelli consueti di letteratura, cinema o storia.  Sento inoltre che il tema possa essere di grande interesse per gli studenti visto che il contenuto spazia dal sistema politico e amministrativo italiano in relazione anche all’Europa, ai principi di economia, al mondo delle imprese e al Made in Italy e che contenga anche aspetti pratici come il colloquio di lavoro, la scrittura di un curriculum vitae e di un business plan.  A fine di ogni capitolo ci sono delle attività accattivanti legate alla visione di un film quali Benvenuti al Sud di Luca Miniero, ll Gioiellino di Andrea Molaioli e L’Industriale di Giuliano Montaldo”.

 

Giuseppe Tassone è  direttore del Programma di lingua italiana della Dante Alighieri Society di Washington e  il coordinatore di Seattle per il test di competenza linguistica PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri). L’attestato  rilasciato dalla Società Dante Alighieri  di Roma, è   riconosciuto dal Ministero italiano della Pubblica Istruzione, dal Ministero degli Affari Esteri  e dal  Ministero del Lavoro,  con l’approvazione scientifica dell’Università “La Sapienza”. Tassone  è  membro dell’ ACFTL , l’Associazione Americana degli Insegnanti di italiano. Un impegno a tutto campo. Con l’Italia ha mantenuto solidi rapporti. Ha realizzato  importanti progetti di  vacanze studio per gli universitari   americani, che sono molto interessati all’Italia.

 

Quello che i giovani americani maggiormente apprezzano – rileva – è il soggiorno con le famiglie italiane.  In un nostro programma, gli studenti studiano a Roma e poi trascorrono la seconda parte del loro studio a Rogliano in Calabria presso le famiglie del luogo.  Il rapporto che si instaura con la loro famiglia italiana è la parte che gli rimane più a cuore”. Lo scambio culturale con l’importante centro della provincia di Cosenza  si è ripetuto anche quest’anno. Ottava edizione che dà proficuamente seguito al progetto “Italian Studes Program in Italy” promosso dal Dipartimento di Italianistica della University of Washigton di Seattle e dall’Amministrazione comunale di Rogliano. Con giusto orgoglio  il sindaco di Rogliano, Giuseppe Gallo, dichiara: “E’ un’iniziativa, unica in Calabria, che per la nostra terra vale senz’altro più di tante campagne pubblicitarie. Per Rogliano è una grande occasione di interscambio e di crescita culturale. Il merito dell’Amministrazione comunale è quello di aver creduto in questo progetto intessendo rapporti di collaborazione con una delle più importanti università americane”.

 

Il prof.Tassone  è molto legato a Gioiosa Jonica. Alcuni anni fa ha fatto conoscere il suo paese agli studenti americani. Sappiamo che  mantiene alto il ricordo delle tradizioni religiose e torna spesso ad agosto in Calabria per assistere alla processione di San Rocco. Sette anni fa, quando ci siamo incontrati a Seattle, nel suo  studio dell’University of Washigton, appeso al muro c’era un quadretto con l’immagine di San Rocco, Patrono di Gioiosa Jonica. Dal paesino della Calabria alla Capitale dello Stato di Washington. “Sì, San Rocco è sempre là tra i libri a ricordare il paese in cui sono cresciuto, l’infanzia e la magia di quella festa con il ballo popolare sotto il sole battente dell’ultima domenica di agosto”. 

 

Lei ha seguito le recenti vicende delle processioni “condizionate” in Calabria  dalla criminalità organizzata? 

“Credo che ognuno di noi viva queste tradizioni religiose in modo diverso.  Quando penso alla festa di San Rocco mi vengono in mente tra le altre cose Alfonso di Nola che tanto ha studiato le tradizioni religiose popolari italiane ma anche l’esperienza della Comunità Cristiana di Base San Rocco, che già negli anni settanta denunciava gli stessi episodi riportati dai giornali oggi. Alfonso di Nola scriveva “ Corso e chiesa erano, come in tutti i paesi del Sud, i poli intorno ai quali fluiva il vivere, e l’uomo si sapeva riconoscere nei suoni delle botteghe dei maniscalchi e nel tintinnio delle bottiglie degli osti e nelle tracce del profumo caldo dei forni, e le donne affidavano i segni domestici delle giornate al richiamo dei campanili”.

 

Ora nella Diocesi di Locri-Gerace   c’è un nuovo vescovo, mons. Francesco Oliva,  voluto da Papa Francesco. E’ stato accolto con grande calore. Molte le speranze di cambiamento.  Mons. Oliva sulle orme di Francesco, ha parlato in modo diretto: “Non mi si dica: Abbiamo fatto sempre così. Non c’è bisogno di cambiare. Voglio dirvi con tutta franchezza: la guida ed anima della Chiesa è lo Spirito del Risorto. Lo Spirito è novità, è creatività, è dinamismo, è cambiamento interiore, è slancio di vita; non gode dei tradizionalismi sterili, che non dicono più niente, del protagonismo fine a se stesso. E’ negazione dello Spirito del Risorto non creare unità tra la vita di ogni giorno e la fede che crediamo. E’ eretico dire: la fede è una cosa, la vita di ogni giorno è tutt’altra cosa. La frattura tra fede e vita può portare a giustificare comportamenti delittuosi in nome della fede. E questo è un peccato grave“.

 

Come giudica le parole del vescovo?

“Il nuovo vescovo ripresenta un tema ricorrente negli ultimi anni all’interno della Chiesa che è quello della frattura tra fede e vita.  Da vescovo fa bene a farlo ma in questo non trovo molto di nuovo. Mi ricorda uno striscione che la “Comunità Cristiana di Base San Rocco”  affisse nella chiesa di San Rocco a Gioiosa Jonica nel 1975 e non ho mai dimenticato, anche se avevo undici o dodici anni:  Non voglio riti e osservanze ma amore, giustizia e fedeltà (Gesù)”. 

 

*già caporedattore del TGR Rai

 

 

 

 

 

 

 

Il prof. Giuseppe Tassone è originario di Gioiosa Jonica. I suoi genitori hanno insegnato per anni nelle scuole elementari calabresi

Giuseppe Tassone, il primo in ginocchio da sinistra,è stato alunno delle elementari di Gioiosa Jonica. Oggi è uno dei docenti di italiano più apprezzati degli Stati Uniti.

A Seattle con il prof. Giuseppe Tassone (a destra Domenico Logozzo)

“University of Washington” di Seattle

 

 




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Cooking Show a Londra

Il 29 luglio 2014 Wolftour discover Abruzzo e Ilex Italian Landscape Exploration della Rete di Imprese Enotur voleranno a Londra per presenziare ad una cena-evento realizzata con il patrocinio della Regione Abruzzo e dell’Enit.

Un cooking-show in uno dei ristoranti più rinomati di Chelsea, “Terra Vergine” di Emanuele Costantini originario della provincia di Chieti: qui un abile chef farà assaporare agli invitati, selezionati tra Tour Operator e Stampa specializzata, i migliori piatti della tradizione culinaria abruzzese, accompagnati da vini pregiati delle cantine Marchesi De’ Cordano ed Eredi Legonziano.

Tra gli invitati, Tour Operator londinesi del settore Leisure e MICE tra cui Zen, Star Travel, Barclays, Sovereign Tourism, e due giornaliste, scrittrici ed insegnanti di cucina: Kay Plunkett-Hogge e Lindy Wildsmith.

Prima della cena, ai presenti verranno illustrati sei pacchetti turistici, frutto della collaborazione tra la ricercatrice dell’Università di Teramo Rita Salvatore ed il progetto Mosaici Mediterranei: “Il Medioevo in Abruzzo: protagonisti della storia!”, “A cavallo sulle tracce di Celestino”, “A cavallo tra due parchi”, “Mountain&Racing Bike”, “Parco Sirente Velino Trekking” e “Cucina e Paesaggio”. Le sei proposte, incentrate sulle località della Valle Subequana, descrivono itinerari di mobilità lenta e sostenibile di tipo equituristico, cicloturistico ed escursionistico, volti alla promozione e alla valorizzazione turistica del patrimonio ambientale, culturale, artistico, archeologico ed enogastronomico della valle del fiume Aterno.

La storia dell’enogastronomia abruzzese, le materie prime e le ricette, che compongono il menù abruzzese di cinque portate, verranno sapientemente illustrate da un’ospite d’eccezione: Beatrice De Tullio, dottoressa in scienze gastronomiche e finalista di MasterChef Italia.




ROCKY MARCIANO: LA LEGGENDA di Lino Manocchia

 

C’era una volta !!.Sembra l’inizio di un racconto, una fiaba per

bambini,ma il soggetto e’ un’altro che ci porta a rievocare un

personaggio, d’interesse mondiale, di nome:ROCCO FRANCIS

MARCHEGIANO, meglio conosciuto come ROCKY MARCIANO

figlio di Pasqualina( Lena ) Picciuto di San Bartolomeo a Gualdo, e

Pieriino, emigrato calzolaio da Ripa Teatina, malato,(aveva assorbito

gas nella prima guerra mondiale in Europa)

Vi prego,non chiedetemi “chi era   mai questo soggetto” che tanto

scalpore ha creato nel mondo con le sue imprese pugilistiche,

invitto super campione dei massimi, che un bel giorno ha varcato
l’Oceano   onde conoscere la terra dei suoi avi.

Colui che divenne anche grande amico del cronista,merita essere rinverdito dalla sua penna, delle  virtu’ pugilistiche particolari

e dettagli del suo coraggio, abilita’ e volonta’ racchiusi  in un corpo

possente e sagomati sullo spirito battagliero di una collettivita’ caparbia

e laboriosa.

Sguardo pacifico,trascorreva parte della giornata tra cataste di giornali e riviste ,commentando le “revue” negative con un sorriso  canzonatorio e parandosi con l’espressione:”chi vivra’ vedra’”

Per portare a termine la sua  preparazione per incontri importanti, aveva fissato un’abitazione insieme a mamma Lena  e papa’ Pierino, sulla vetta delle montagne del Katskill,nello stato di New York , dove sorgeva

l’elegante “Grossinger Resort” che divenne, appunto,famoso per i sei mesi trascorsi cola’ dal campionissimo della boxe.

 Noi, a volte,  durante la settimana  ci recavamo lassu’ conversando con  colui che doveva diventare king dei  pesi massimi.

Impiegavamo due ore di marcia sostenuta a bordo della nostra Cadillac

RAI, per arrivare nel “castello magico”,come Rocky soleva chiamare,

“un’ oasi di pace”,circondata  prodigiosamente dal verde dei boschi,uno scenario da mille e una notte che Rocky riforniva con tante notizie, annaffiate da un simpatico dialetto abruzzese

Rocky aveva un vizio; ogni volta che mi stringeva la mano, in segno di saluto,  la ritiravo ridotta come un …salcicciotto..

Papa’ Pierino un giorno mi disse:”Ti insegno io  come si sconfigge un campione.Misi in azione il suggerimento con effetto positivo ,che sorprese

il “signor Marchegiano” il quale disse”Papa’ ti ha insegnato il trucco,”Mo nun vale chiu’ la scummesse.”,poi cambio’ soggetto e confesso:”IO vuleve addivenda nu player de la palla base,ma nun tengo fortunae,”

(l’italo americano fu scartato perche’ aveva gli avanbracci corti per picchiare la palla con la caratteristica mazza n.d.r)

  I PRIMI PUGNI

Stanco di fare il guidatore  di furgoni del carbone e del ghiaccio,accetto’

l’invito dello zio a recarsi in palestra dove lo aspettava un giovane pugile negro.Incasso’ 30 dollari dopo  aver mandato all’angolo l’avversario semi dormiente. Quello fu il primo approcio con i guantoni, che lo avrebbero condotto al titolo mondiale, dopo 37 vittorie consecutive,una piu’ esaltante dell’altra.

Rocky aveva un carattere mite,davvero buono, cosi’ lontano dalle smargiassate dei pugili dell’epoca. Quando gli chiedevamo” chi vincera’ questo o quello incontro, abbassava il capo e affermava  soltanto: “Vincero’,questo e’ tutto, il resto si vedra’.”

Cortese, sveglio, umorista,Rocco il campione ebbe una carriera difficile, dura,pero’ i migliori  pugili  che gli si presentarono,tutti finirono al tappeto.

Un giorno il  manager Al Weill gli disse; “Combatterai contro Joe Louis.”

Ebbe un tonfo al cuore.Il “brown bomber” era stato l’idolo di Rocky sin dal principio e lo seguiva sempre alla radio. Durante il match,piu’ volte Rocky abbruccio’  “l’amico ” sussurrandogli all’orecchio di andar giu,di non attaccare.

Ma Joe era troppo orgoglioso per finirla in quel modo. Al termine dell’incontro Rocky si reco’’ nel camerino e  scoppio’ a piangere,poi  entro’

 nel camerino di joe Louis ,lo abbraccio’ , gli chiese scusa ed ebbe per tutta risposta:”Rocky ma che hai forse un ferro di cavallo nei guanti?

Due occhi grandi cosi,nei quali si capiva,una dritteria, addirittura fuori del

normale, quando il nostro Marciano ci squadrava con la sua  aria sorniona.

Affettuosamente guidato da mamma Lena,preferiva le pietanze tipicamente abruzzesi e le tagliatelle alla chitarra.

Rocky aveva una “fissazione”: Debbo andarre in Italia per scoprire il futuro

Marciano, diceva,:” Tu conosci un buon peso massimo? Hai trovato il suo nome? Dove vive in Abruzzo? perche io  parlo solo abruzzese.”

Per la cronaca esistevano dei buoni  pesi massimi come Gino Bonvino, Giulio Rinaldi,Francesco Damiani,ma gli organizzatori non se la sentivano di porre quella “merce umana” sotto l’uragano pugilistico del piu’ forte    atleta esistente.

  ARRIVA IL TITOLO MONDIALE

Con un curriculum d’oro, la Roccia di Brockton (Massachusset Usa ) il 23

 Settembre 1952, in quel di Filadelfia, finalmente trovo’ il titolo mondiale che aveva sognato da tempo.

Non fu un match particolarmente interessante.Il campione  joe Walcott conosceva la potenza del nostro rappresentante , e progetto’ un incontro

tutto studiato . mentre Rocky ammorbidiva per otto rounds col suo strano ma deciso modo di combattere, onde stendere l’avversario che gli stava dinanzi. Jersey Joe Walcott gli diede filo da torcere e Rocky se la vide brutta con il naso spaccato(non gli permetteva di respirare normalmente) fino a che  nel 13mo round,  con un destro, rimasto nella storia del pugilato mondiale, spedi; Walcott a saggiare il duro del canavaccio, svegliandosi dieci minuti piu’ tardi.

Le insistenze della moglie Barbara, affinche’ appendesse I guantoni , del suo manager ed il perentorio avviso del medico curante, convinsero Rocky a “chiudere”per sempre con il palco cordato, la folla  elettrizzata ed i guadagni  enormi. Ormai il suo setto nasale gridava la “resa” e nel 1956, dopo 49  incontri, tutti vittoriosi per K.o. appese i guantoni.

TRAGICA FINE

Il cronista si trovava  in breve vacanza  con la famiglia  in una spiaggia del Connecticut  allorche’ giunse la notizia del decesso del campione dei  pesi massimi.

Di solito ci tocca accogliere queste notizie da un punto di vista strettamente  giornalistico,ma Rocky era un amico personale,abruzzese come me. Cosi’ ci sedemmo di fronte alla vecchia macchina da scrivere con nel cuore l’amarezza di aver perduto un caro amico, una brava persona,un grande campione.

Rocky peri’ per circostanze drammatiche. Il giorno prima del suo quarantaseesimo compleanno precipito’ assieme al pilotadel suo Cesna  172 a Newton ,nello Iowa durante un volo diretto  a De Moines, condotto in condizioni atmosferiche definite proibitive dal pilota stesso.

Il World Boxing Council ha votato approvando all’unanimita’ il progetto

per la costruzione di una statua in onore dell’imbattuto campione del mondo dei pesi massimi:”Rocky Marciano,idolo consegnato alla posterita’ non solo negli Stati Uniti,ma in ogni angolo del Globo”:

Questa e’ la leggenda del combattente del palco cordato che rimarra’ indelebile nei secoli.




ttimi i riscontri per la mostra Italia mon amour a Curitiba

13 luglio 2014

 

O

L’esposizione, a cura di Gaia Bindi, si è tenuta dal 24 maggio al 30 giugno presso SESC Agua Verde

 

di Goffredo Palmerini

 

 

 

CURITIBA (Brasile) – Si è chiusa con grande successo, il 30 giugno scorso, l’esposizione “Italia mon amour”. La mostra fotografica nella metropoli brasiliana è nata come dichiarazione d’amore verso un Paese che, figlio d’un grande passato, sta cercando di riprendersi il futuro. Il titolo porta in sé anche una citazione di Hiroshima mon amour. Il film girato da Alain Resnais nel 1959 racconta di un amore che, sorto sulle macerie della città distrutta dalla bomba atomica, non riesce a compiersi. E’ la storia d’un sentimento insieme appassionato e luttuoso, che vive d’una malinconica mescolanza tra ieri e oggi, ricordo e immaginazione, nel tentativo di superare il dolore attraverso la speranza. Un inno disperato al desiderio, al sogno, alla fiducia nella possibilità di rinascita. Con questi stati d’animo vive, esiste e resiste l’Italia di oggi. Vasti consensi ed ottimi riscontri ha registrato l’esposizione diretta da Gaia Bindi, che ha curato anche il magnifico catalogo. Nella mostra, allestita presso il Centro culturale polivalente SESC Agua Verde, hanno esposto cinque fotografi attivi sulla nuova ribalta italiana: Claudio Di Francesco, Gabriele Menconi, Mongobì, e la coppia Simoncini -Tangi.

 

Storia e cultura sono il tesoro più grande che l’Italia possiede. Un bene unico al mondo e troppo spesso negletto. E’ quanto rivela la serie fotografica intitolata Tubi (2013) di Claudio Di Francesco. Immagini devastanti, quasi surreali, di quanto resta del centro storico dell’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009. I suoi magnifici monumenti appaiono abbandonati, unicamente sorretti da gigantesche impalcature di puntellamento. Una storia di bellezza sofferente, come quella raccontata nella serie di scatti con la Processione del martedì di Pasqua al Santuario della Madonna d’Appari (2012): le statue dei santi, così espressive nei volti e nelle posture, sembrano animarsi di malinconia o di dolore sotto i teli di plastica che le ricoprono, cosparsi da gocce di pioggia come da tante piccole lacrime.

 

            Gabriele Menconi affronta una riflessione sull’identità del paesaggio italiano: le sue fotografie ritraggono ambienti reali con l’introduzione di un’immagine specchiata che consente di confrontare differenti punti di vista. Lo specchio unisce visivamente due prospettive che mostrano identità diverse di un soggetto analogo, al punto da sembrare differenti momenti di una stessa esistenza. Si prova allora un senso di spaesamento, che nasce da una realtà evidentemente incerta, pericolosamente in bilico tra ieri e oggi, natura e industria, vitalità e abbandono. Realtà non solo antitetiche ma addirittura antagoniste: lo specchio può servire anche per aprire una terza via, una nuova prospettiva, come finestra su un futuro non solo riflesso ma anche ripensato.

 

Una gran voglia d’immaginare il cambiamento pervade l’Italia di oggi. I collage di Mongobì usano l’eleganza patinata delle immagini commerciali tratte da giornali italiani, per mutarla con perizia chirurgica grazie al cutter. Nelle opere della serie Day to Day (2012) due indossatrici si muovono aggraziate mostrando capi firmati e invitanti nudità: l’intervento dell’artista fa letteralmente esplodere e prendere fuoco i loro corpi astrattamente perfetti. La ribellione allo stereotipo della femminilità approda talvolta a una dimensione onirica, dove il metodo freudiano della rimozione viene adottato con finezza. Nei lavori della Wall Paper Series (2012) due modelle ambientate entro interni spogli rivelano con mestizia il carattere di vacuità oggi attribuito all’immagine della donna. Anche in Confetti Series # 4 (2012) il volto rassicurante di una fanciulla appare scomparendo: il suo sorriso si sgretola e cade in mille coriandoli nell’alluvione di Piazza San Marco a Venezia, città del Carnevale.

 

Per uscire da convenzioni e stereotipi, oggi “abbiamo bisogno di un’utopia della cultura” scrive l’antropologo Marc Augé in Rovine e macerie. Il senso del tempo (2004). Di questa istanza culturale si fanno portatori i libri ritratti nella serie fotografica Archivio vegetale (2011) di Simoncini -Tangi. Tre scatti che mostrano le pagine spiegazzate di tomi manoscritti aperte al mondo come chiome di alberi monumentali. Il libro è un elemento che nasce dall’unione di natura e cultura e per questo da secoli è delegato a archiviare la storia dell’umanità. Un cammino che oggi si sente prepotentemente in atto, ma a cui si vuole dare una giusta lettura e il giusto peso. Le fotografie di Simoncini -Tangi della serie Grazing (2007) – un titolo traducibile dall’inglese come “graffiare”, ma anche “sfiorare” – mostrano il reciproco cambiamento nel momento del contatto tra due elementi diversi. “Una piuma che cade sull’acqua, seppur leggerissima, modifica inevitabilmente la superficie e tutto ciò che la circonda”, afferma la coppia di artisti nell’intervista pubblicata in catalogo.

 

Gaia Bindi, curatrice della mostra e del catalogo, è docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Già borsista della Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi di Firenze, ha lavorato al Museo Marino Marini e agli Archivi Alinari di Firenze, al Musée Picasso di Parigi. Ha collaborato con numerosi critici (tra cui Jean Clair e Maurizio Fagiolo dell’Arco) per la realizzazione di mostre internazionali di arte moderna e contemporanea. Dal 1995 ha tenuto seminari, conferenze e organizzato mostre e convegni presso numerose istituzioni italiane e straniere. Dal 2009 è consulente scientifico del Centro sperimentale di arte contemporanea Parco Arte Vivente di Torino. Al lavoro di storica dell’arte affianca da sempre quello di critica, con particolare attenzione ai giovani artisti e all’arte emergente, curando rassegne e collaborando con riviste come “Arte” (Cairo Editore), “Inside”, “Artribune”, “PEM” (Treccani editore).

 

Il catalogo della mostra, a diffusione gratuita, raccoglie un testo introduttivo della curatrice Gaia Bindi, le fotografie di tutte le opere in esposizione con didascalia, quattro interviste agli artisti e i loro curricula, i testi delle istituzioni che hanno promosso l’iniziativa. La mostra – che prossimamente sarà allestita al Sesc di Londrina, sempre in Brasile nello stato del Paranà – ha fatto parte della manifestazione Mia cara Curitiba (http://miacaracuritiba.com.br/), che dal 24 maggio al primo giugno 2014 ha inaugurato e promosso varie iniziative per diffondere la conoscenza della cultura italiana, tra cui lo show di Mario Biondi (24 maggio) e l’opera Gianni Schicchi di Giacomo Puccini (29 maggio). Mia cara Curitiba è stata promossa da Consolato Generale d’Italia in Curitiba, Municipalità, Istituto turistico comunale, Canal Mkt, Fecomercio e SESC. Una manifestazione che ha realizzato un caleidoscopio di eventi artistici e spettacolari, e non solo, un’epifania dell’orgoglio italiano nello Stato del Paranà. Vetrina della migliore Italia in Brasile.

 

 

Allegate alcune foto dell’esposizione “Italia mon amour




IN ABRUZZO I GIOVANI ARGENTINI DI ROSARIO

 

 

 

ROSARIO (Argentina) – L’Argentina incontra l’Abruzzo! Si rinnova anche quest’anno, in Agosto, il viaggio studio in Abruzzo promosso dall’associazione  “Famiglia Abruzzese di Rosario” in Argentina in collaborazione  con la Scuola di lingua e cultura Italiana “Nuova Arcadia” di Casalbordino, in provincia di Chieti.

 

Il viaggio studio, alla sua seconda edizione, vedrà la partecipazione di numerosi studenti argentini, molti dei quali discendenti di Abruzzesi, che finalmente avranno la possibilità di riscoprire le loro radici e conoscere  la terra che tantissimi anni fa i loro nonni hanno salutato.

 

Il viaggio, nelle intenzioni del Presidente dell’associazione promotrice, Marcelo Castello, offrirà l’occasione di conoscere un’Italia differente, fuori dai soliti percorsi, con in più l’opportunità di svolgere un corso intensivo di lingua e cultura Italiana, attività  che la Famiglia Abruzzese già promuove e organizza con successo da alcuni anni a Rosario.

 

Gli allievi, durante le tre settimane del viaggio, avranno modo di entrare a stretto contatto con la comunità e le tradizioni Abruzzesi, e conoscere da vicino quell’immenso patrimonio d’arte e natura d’una regione che sempre più si distingue per un turismo colto e di qualità, anche grazie ai percorsi didattici studiati e offerti dalla scuola Nuova Arcadia di Casalbordino, ormai diventata un punto di riferimento per i viaggi studio per stranieri in Abruzzo.

 

Il Presidente Marcelo Castelo, insieme al Segretario Hector Fonzo e alla coordinatrice prof. Mariana Mastroianni, ringraziano tutti coloro che hanno reso possibile con il loro sforzo, coraggio e impegno la realizzazione di questo progetto meraviglioso di viaggio e di studio.

 

 

Per saperne di più:

www.abruzzesa.org.ar

www.scuolanuovarcadia.it

 




Napoli. Salvo Iavarone e Severino Nappi presentano “Trovare l’ America”, martedì 17 giugno, a Palazzo Armieri

 

Il 17 giugno , a Napoli, l’ assessore Severino Nappi e il presidente Asmef Salvo Iavarone, presentano “ Trovare l’ America “, con prefazione di Martin Scorsese

 Trovare L'America Libro

NAPOLI – Martedì prossimo 17 giugno, alle ore 11, a Napoli, in Palazzo Armieri (via Nuova Marina 19/c), presentazione ufficiale de “Le Giornate dell’ Emigrazione “ – IX edizione 2014 . Asmef dal 2006 organizza la rassegna, con incontri, mostre d’ arte, pubblicazioni, in Italia e all’estero, tutto avente a tema la storia dell’ emigrazione italiana. L’iniziativa è patrocinata dalla Regione Campania, rappresentata martedì dall’assessore regionale Severino Nappi, dal Ministero per gli Affari Esteri( che ha inviato una lettera di sostegno all’iniziativa ), dal Senato, e da altri importanti istituzioni (programma in allegato). Tra i contenuti, i temi legati ad una importante pubblicazione, già presentata alla Camera dei Deputati  il 20 maggio scorso, con la partecipazione di Asmef.

 

 

 

 

L’editore dell’opera è prestigioso, la Library of Congress, assieme ad AnniversaryBooks di Modena (si allega una sintesi della introduzione, a cura di Martin Scorsese), che sarà presente all’evento. Si parlerà quindi di storia, e storie, delle tantissime famiglie che dall’Italia hanno varcato l’oceano in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Successi, esperienze di ogni tipo; ma anche difficoltà d’integrazione,  sacrifici, ritorni in Patria. Oltre a Nappi e Salvo Iavarone, interverranno l’editore Paolo Battaglia, il direttore dell’Istituto Banco Napoli – Fondazione Aldo Pace, il direttore generale della BCC di MontePruno Michele Albanese, lo storico Francesco Durante, la direttrice di Asmef Valeria Vaiano. Modera Alfonso Ruffo, direttore de Il Denaro.

 

SINTESI DI MARTIN SCORSESE

«I miei nonni, arrivati in America dalla Sicilia all’inizio del Novecento, erano italiani. I miei genitori, nati qui, erano italoamericani. Io ero, e ancora sono, americano italiano. E anche se so che non dimenticheranno mai le loro origini, le mie figlie sono americane. Con immagini e parole, questo magnifico libro delinea la nostra trasformazione attraverso le generazioni, quella della mia famiglia e di tante altre famiglie, sbarcate su queste rive a centinaia di migliaia per lasciare la loro impronta in questo luogo che chiamiamo America».

Così Martin Scorsese nella sua premessa a “Trovare l’America”, un libro ideato e curato dal modenese Paolo Battaglia e da Linda Barrett Osborne, con premessa e introduzioni di Mario B. Mignone e Antonio Canovi.

500 immagini, selezionate dalla “Library of Congress” di Washington, l’istituzione che più di ogni altra rappresenta la memoria ufficiale degli Stati Uniti per ripercorrere il tempo in cui milioni di italiani sono stati emigranti in Lamerica.

«Quando quelle prime ondate di immigrati arrivarono dall’Italia – continua il grande regista – ricostruirono il mondo che conoscevano. Crearono un luogo che venne chiamato Little Italy, che possedeva tutta la bellezza e il calore, tutto il dolore e le tensioni interne, del paese che avevano abbandonato. Mentre crescevo, Little Italy costituiva un mondo a sé stante, collocato in un angolino del lower east side di Manhattan – e sono certo che lo stesso può essere detto delle Little Italy in tutto il paese, da Boston a San Diego. Confinava con un altro mondo a sé, Chinatown. Le feste, i rituali, il cibo, le merci, i valori – tutto arrivava dal Sud Italia. Prima che io nascessi, le persone arrivate dallo stesso paese vivevano in un unico edificio e i matrimoni tra uomini e donne di edifici diversi erano una faccenda delicata. La famiglia di mia madre arrivava da Cimmina, la famiglia di mio padre da Polizzi Generosa e si sposarono solo dopo che gli anziani delle due famiglie si riunirono e diedero il loro assenso. Per me e per i miei amici, il confine a nord era delimitato da Houston Street. Oltre, si trovava il nuovo mondo. Alcuni italoamericani che avevano valicato quel confine erano già diventati famosi e avevano lasciato il segno nella cultura. Ciò nonostante, incuteva ancora timore quando decisi di lasciarmi quel mondo alle spalle. Fu una scelta molto dolorosa, ma sapevo di doverla fare – non avevo altre possibilità, non c’erano altre decisioni possibili».

Ma, dice ancora Scorsese «Per me, Little Italy sarà sempre “casa”. Sapevo di voler mostrare il mondo da cui venivo in quei film. Ma avevo la necessità di osservarlo dal mio punto di vista, mettendo un po’ di distanza tra noi. Per me, Little Italy sarà sempre casa, quanto Polizzi e Cimmina erano casa per i miei nonni. Non il luogo in sé, ma la sua memoria. (…) Questo libro mi restituisce molto: il modo in cui vivevamo, i valori che condividevamo e la trama della nostra vita, dalle aule delle scuole parrocchiali alla processioni religiose fino ai carrettini che vendevano alimentari (come quello che avevano i miei nonni). Amplia la mia prospettiva, offrendomi una ricca impressione della vita italo americana prima del mio tempo e anche prima di quello dei miei genitori. Infine, mi permette di cogliere il senso di una più generale trasformazione storica, offrendo un bellissimo punto di vista per commemorare un modo di vivere che ormai è scomparso».

Edito da Anniversary Books (costo 48 euro), il volume offre, attraverso tre sezioni, Esploratori, Emigranti, Cittadini, una prospettiva originale della presenza degli italiani in America e dà spazio a personaggi noti, da Fiorello La Guardia, Joe Di Maggio e Joe Petrosino e personaggi meno conosciuti come Carlo Gentile, che fotografò i nativi americani nell’Ottocento, e Athos Casarini pittore futurista e illustratore per le riviste newyorkesi d’inizio Novecento.

M.F