A NEW YORK E PRINCETON, CON L’AQUILA NEL CUORE Plausi per la candidatura a Capitale europea della Cultura 2019 e interesse per Laudomia Bonanni di Goffredo Palmerini

21 ottobre 2013

A NEW YORK E PRINCETON, CON L’AQUILA NEL CUORE

Plausi per la candidatura a Capitale europea della Cultura 2019 e interesse per Laudomia Bonanni

di Goffredo Palmerini

NEW YORK – C’è un antico rapporto d’affezione, quasi d’amore, tra New York e l’Italia. Gli italiani, sebbene comunità più recente rispetto ad altre che l’originaria città costituirono, principalmente olandesi e inglesi che furono i primi colonizzatori, hanno sempre avuto un ruolo importante. Ne hanno connotato il carattere, il gusto, insomma quell’italian way of life che tanto intriga gli americani. E si nota. Senza ulteriormente parlare del Columbus Day, quando l’italianità si manifesta in tutta la sua luminosità scenica, talvolta pure con qualche caduta kitsch, ma nel complesso la manifestazione è davvero gradevole e significativa nell’esprimere l’orgoglio italiano. Peraltro, con tutto il corollario d’attenzione verso la nostra cultura che si manifesta con un mese di ottobre denso d’eventi dedicati all’Italia, quest’anno estesosi lungo l’intero 2013 per via della celebrazione dell’Anno della Cultura italiana negli Stati Uniti. Si diceva delle origini di quella che sarebbe poi diventata New York e il suo cuore pulsante, Manhattan. Un’isola dove vivevano gli indiani nativi, cacciatori e pescatori, delimitata dal corso del fiume che avrebbe poi preso il nome di chi per primo nel 1609 lo risalì, l’esploratore inglese Henry Hudson, e dall’altro lato dall’East River. Ma già dal 1524 il navigatore fiorentino Giovanni da Verrazzano era approdato a quello che sarebbe diventato il porto della città, mettendo un’impronta italiana sulla nuova terra, dove novant’anni dopo si sarebbero insediati gli olandesi al comando del navigatore Adraien Block, fondandovi il forte e un primo nucleo abitato, più o meno nell’attuale Battery Park, dandogli il nome di New Amsterdam. Lì impiantarono un mercato sempre più fiorente di pelli di castoro, nel senso che le acquistavano dagli indiani per inviarle in Olanda dove venivano usate per produrre ottimi cappelli di feltro.

Lì, a New Amsterdam, nel 1635 andò anche a risiedere il marinaio veneziano Pietro Cesare Alberti, il primo italiano. La città andò avanti quasi in tranquillità, fin quando il governatore Peter Stuyvesant nel 1657 fece sapere ai quaccheri inglesi, nel frattempo arrivati, che non erano molto graditi.  Tuttavia, la temuta invasione inglese arrivò nel 1664, dal mare, quando il colonnello Richard Nicolls, per conto del duca di York, approdò nell’odierna Brooklyn, dislocando le sue navi attorno all’isola di Manhattan, costringendo Stuyvesant, che pure tentò una fiera resistenza, alla resa. Nicolls divenne governatore della città, cambiandone il nome in New York, in omaggio al duca James di York, fratello del re d’Inghilterra, che aveva promosso e finanziato la spedizione. Da quel momento il nome della città resterà l’attuale, quantunque alterne sarebbero state le vicende storiche successive che, in epoche diverse, dettero vita a quel melting pot di popoli che avrebbe avuto il suo apice nella seconda metà dell’Ottocento con le grandi migrazioni. Un forte rilievo, nell’immigrazione dal vecchio mondo, avrebbe avuto il fenomeno migratorio italiano su New York, sul quale esiste attualmente una documentata letteratura che ha potuto attingere copiosamente dagli archivi di Ellis Island, ora diventato un importante Museo e luogo della memoria.

Dunque, quella italiana, una presenza di sicuro rilievo, con tante figure di spicco nella città che in diversi campi hanno segnato la storia. Mi limito qui a ricordare solo i sindaci di New York, d’origine italiana, che hanno lasciato una forte impronta: come Fiorello La Guardia, sindaco dal 1933 al 1945, Vincent Impillitteri (1950-1953) e Rudolph Giuliani (1994-2001). Una nobile tradizione che ora può essere rinverdita, se il candidato democratico alle prossime elezioni, Bill De Blasio, conquisterà lo scranno più alto della Grande Mela. Ma a costoro andrebbero aggiunti i Governatori dello Stato di New York e i parlamentari eletti al Senato e al Congresso. New York è oggi una città di quasi 8.400.000 abitanti, la più popolosa degli Stati Uniti, uno dei centri economici e culturali più rilevanti ed influenti del continente americano e dell’intero pianeta. Sorge su un’area di circa 785 kmq, sulla baia omonima, parte sulla terraferma e in parte su isole. E’ divisa in cinque distretti amministrativi (boroughs): Manhattan, Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island. L’area metropolitana di New York si trova al confine di tre Stati della Confederazione: New York, Connecticut e New Jersey. L’intero agglomerato urbano conta oltre 18 milioni d’abitanti, mentre quello metropolitano supera di poco i 23 milioni. Secondo le stime, New York si compete con Città del Messico e San Paolo del Brasile il primato del continente americano, mentre è tra le prime sei aree più popolate del mondo.

Questa in pillole è New York, città di grandi suggestioni, con una vita culturale straordinaria che non trova pari al mondo. Una città che nel suo cuore pulsante, Manhattan, t’intriga minuto per minuto, rivelando un’infinità di stimoli cui si fatica a star dietro, se non si pianificano razionalmente priorità e tempi. Aiutano, e molto, le condizioni del tempo, come in queste stupende giornate di metà ottobre, assolate o appena velate di nuvole poco insidiose o di leggera foschia. Una giornata di sole, infatti, è martedì 15 ottobre, giorno successivo al Columbus Day. Inviterebbe a passeggiare in Central Park, paradiso di verde e frescura per quasi 340 ettari, interpuntato di laghetti e d’una grande oasi d’acqua intitolata a Jacqueline Kennedy. Venti milioni di persone l’anno, si dice, lo frequentino facendo varie attività sportive, dallo jogging alla bici, o anche semplicemente prendendo il sole sui prati che, rasati con cura, espongono il verde smeraldo che, specialmente dall’alto, s’ammira in tutto il suo splendore. Ma ora non è più tempo di divagare, il nostro impegno ci porta nel Village, a Casa Zerilli Marimò, la sede del dipartimento di Studi italiani della New York University, la più grande università privata d’America. Con Mario Fratti vi andiamo in metropolitana, mezzo efficiente per muoversi a New York, al pari dei taxi. Si scende fino a Union Square, di lì ci sono solo due isolati per raggiungere la nostra meta. Il fine settimana festivo, prolungato dal Columbus Day, non ci ha consentito di programmare un incontro con il direttore di Casa Zerilli Marimò, il prof. Stefano Albertini, persona di grande affabilità che conobbi due anni, in ottobre, fa quando Letizia Airos e Mario Fratti presentarono il mio libro “L’Aquila nel mondo” nella Biblioteca della Casa.

Porto con me il documento di candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019. Di questo vorrei parlare con Albertini e di un altro importante evento, già fissato per il 25 aprile 2014, festa della Liberazione, un colloquio sulla Resistenza con le spigolature suggerite dal romanzo di Laudomia Bonanni “La Rappresaglia”, recentemente tradotto in inglese da Susan Stewart e Sara Teardo, docenti all’Università di Princeton. L’evento è stato richiesto e promosso da Lucilla Sergiacomo, studiosa dell’opera della Bonanni, e da Gianfranco Giustizieri, curatore insigne degli archivi bonanniani e uno dei massimi studiosi della grande scrittrice aquilana. Mario Fratti, che a New York è un punto di riferimento imprescindibile, è ben lieto di mettere in campo tutto il suo prestigio e il mondo delle sue relazioni per contribuire al miglior esito dell’evento. Troviamo i collaboratori del prof. Albertini, egli impegnato fuori New York per qualche giorno. Ho preparato un appunto dettagliato, per chiedere adesioni e plauso alla candidatura dell’Aquila a Capitale della Cultura, che unitamente al mio ultimo libro “L’Altra Italia” – un capitolo rendiconta la presentazione del volume di due anni fa – lascio in plico alle cure dei collaboratori. Contatterò il direttore al suo rientro. Mario, per parte sua, concorderà con il prof. Albertini un incontro per definire al meglio l’evento sull’opera bonanniana, cui parteciperanno dall’Abruzzo anche studiosi dell’Associazione internazionale “Laudomia Bonanni”. E’ ora di pranzo. La sorte ci regala l’impatto con un ristorante italiano “Vapiano”, specialità pasta e pizza. Sembra un punto d’una catena. Ma la pasta ci titilla: spaghetti alla carbonara per me, penne al pomodoro e basilico per Mario. Piatti cucinatici sotto i nostri occhi da un ragazzo cui chiedo la nazionalità, magari è oriundo italiano, penso. Irlandese, invece. E tuttavia la pasta è buona.

Nel pomeriggio siamo a casa Fratti, alle cinque in punto è programmata un’intervista per Radio ICN, partner di America Oggi, molto seguita nell’East Coast. La condurrà Daniela Celella, brillante giornalista di quella testata radiofonica. In attesa del collegamento, contatto un caro amico aquilano, Corrado Iovenitti, che vive a Larchmont, nel Westchester. Purtroppo questa volta gli impegni non conciliano qualche ora da passare insieme, ci resta di sentirci solo per telefono e almeno così facciamo una rimpatriata. Una bella intervista di un quarto d’ora rilascio a Daniela Celella, interessata a conoscere lo stato della ricostruzione dell’Aquila, la mia missione a New York, le mie impressioni sul Columbus Day, le attività dell’ANFE negli Stati Uniti, come nascono i miei libri ed altro ancora. L’intervista andrà in onda venerdì sera, anche in streaming. Daniela l’annuncia quasi immediatamente su Facebook, ai suoi contatti. Ne sembra soddisfatta, dal tenore dell’invito all’ascolto. Mi ringrazia coram populo, almeno quello del social network. Siamo a sera. Mario Fratti ha un grande interesse anche per il cinema. Dei film segue le recensioni, è davvero un fenomeno per i suoi poliedrici interessi culturali. Andiamo sulla Broadway, seguendo il suo consiglio, insieme alla drammaturga Argia Coppola, dottoranda alla Columbia University, in una multisala vicino al Lincoln Center. Danno un bel film arabo, “La bicicletta verde” – questo il titolo italiano – presentato al festival di Venezia. Lo vediamo in lingua originale, sottotitoli in inglese. E’ la storia di una ragazza che rompe un tabù, quello che vieta alle ragazze arabe di montare una bicicletta. Un vero evento, non solo per il bel film, ma perché ambientato e girato in Arabia, a Riyad, scritto e diretto da una donna saudita e interpretato da attrici saudite, Reem Abdullah, nel ruolo della madre, e l’esordiente Waad Mohammed in quella della figlia Wadjda. Davvero una bella pellicola, anche per il valore sociale e culturale della narrazione. Il drammaturgo aquilano ha colto ancora nel segno e non finisce mai di sorprendere.

Il 16 ottobre è giornata d’escursione, per una visita all’Università di Princeton. Avevo promesso a Sara Teardo, docente a contratto dal 2004 in quel prestigioso ateneo, che sarei andato a trovarla a Princeton, allorché venne a Pescara, nel giugno scorso, per presentare, insieme a Lucilla Sergiacomo, Gianfranco Giustizieri, Maria Rosaria La Morgia, Nicola Mattoscio, il volume “The Reprisal” di Laudomia Bonanni, da lei tradotto con Susan Stewart e pubblicato dall’University Chicago Press. Partiamo alle 10 da Port Authority, autobus Coach Usa, Mario Fratti ed io. Il lungo autobus suburbano scende dal terminal verso l’Hudson, imboccando il Lincoln Tunnel che rapidamente porta sull’altra riva del fiume, nel New Jersey. Scorre rapido sull’highway, supera l’aeroporto di Newark inoltrandosi con velocità costante fino a New Brunswick. Qui lascia l’autostrada per un’arteria di rango minore, facendo servizio locale mentre prende e lascia scendere passeggeri. Così fino a Princeton, cittadina immersa nel verde, alberi ad alto fusto – olmi, aceri, platani, querce e qualche abete – che quasi nascondono le case linde e graziose in fila lungo la via che conduce in centro. Ci fermiamo in Palmer Square, nei pressi dell’ateneo. Sono le 11 e mezza, conviene desinare, prima dell’incontro fissato per l’una e mezza del pomeriggio, nella piazza antistante la Library Firestone. Fino a quell’ora Sara è impegnata nell’insegnamento. Si sceglie un ristorantino proprio nei pressi del cancello d’ingresso all’università. E’ greco, indubbiamente, dal nome “Zorba’s”. Pulito ed ordinato, rivela una cucina di buon livello e di costo contenuto.

Entriamo nel magnifico parco dell’ateneo. Alberi imponenti raccontano la loro storia secolare. L’università, una delle più prestigiose del mondo, è anche una delle più antiche degli States, datando la sua nascita nel 1746, come documenta un’iscrizione circolare a pavimento, posata nel 1996 nel 250° anniversario dalla fondazione. Magnifici gli edifici, tutti stile gotico, old America. Alcuni sono in pietra rosa, massimo due piani, con magnifiche finestre a bovindo. Altri fabbricati sono in pietra bianca. Uno mi colpisce, in lontananza, mi sembra una chiesa. Tale infatti è. Sul portale l’iscrizione “Dei sub numine viget”, interno austero quale lo stile delle chiese protestanti, belle vetrate con intense tonalità giallo, rosso e blu. Accanto alla chiesa la magnifica costruzione della Library, ampia facciata in pietra bianca finemente lavorata, con torre a destra. Aspettiamo l’orario dell’appuntamento, sui sedili in granito che cerchiano l’agorà. Di fronte alla compatta palazzina in pietra rosa, con archivolto ogivale, il monumento bronzeo dedicato a John Witherspoon (1724-1794), sesto rettore dell’università, uno dei firmatari della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. Mentre curiosiamo sulle magnifiche architetture del Campus, arriva Sara Teardo. Un forte abbraccio tra noi e la presentazione di Mario Fratti, preceduta dalla sua fama. Sara si scusa per l’assenza di Susan Stewart, fuori per un anno sabbatico, ora in California, a Stanford, altro ateneo prestigiosissimo dove sta conducendo delle ricerche.

Dice Sara che suo tramite Susan ci fa pervenire il suo saluto. Sara Teardo è veneziana. Giunse negli States per il suo dottorato, conseguito nel New Jersey. Assunta come Lecturer a contratto dalla Princeton University, vi continua ad insegnare sentendosi molto a suo agio in un ateneo dove gli studenti trovano un ambiente sereno ed efficiente, di grande tradizione e che invoglia allo studio. Princeton è un’isola di tranquillità, la cittadina non arriva a 15 mila abitanti, un piccolo borgo ridente che però offre tutti i servizi alla popolazione studentesca. Andiamo a prendere un caffè. Sara ci porta in un bel locale italiano, D’Angelo, che oltre al bar offre prodotti di qualità della gastronomia italiana. Salutiamo la proprietaria, di origine siciliana, molto interessata al teatro. Fratti trova quanto di meglio possa occuparlo. Con Sara parliamo dell’evento di aprile a New York, a Casa Zerilli Marimò. Le suggerisco un’opportunità, in parallelo all’evento newyorkese. Un paio di giorni dopo, sarebbe opportuna una presentazione proprio nella sua università, dovendosi proprio all’impegno di due docenti dell’Università del Princeton la traduzione del romanzo della Bonanni. E’ una scrittrice che l’ha molto conquistata, anche emotivamente,  rivela Sara, specie quando è venuta per un mese in Abruzzo e all’Aquila per conoscere direttamente luoghi, ambienti e contesti della narrativa bonanniana, in particolare quelli del romanzo “La Rappresaglia”. Una visita che le ha consentito di meglio conoscere la Bonanni, ma sopra tutto la terra d’Abruzzo e L’Aquila, di cui si è innamorata.

L’evento potrebbe essere patrocinato dalla Dorothea House, sede del dipartimento di Studi italiani. Si occuperà Mario Fratti d’interessare il prof. Pietro Frassica, già direttore del dipartimento ed insigne docente di letteratura italiana. Parliamo poi della candidatura dell’Aquila a Capitale della Cultura. Sara esprime immediatamente il suo interesse e la sua adesione, che presto comunicherà al Comitato promotore ed al Sindaco dell’Aquila. Poi parliamo di altri argomenti culturali. Sara ha una vivacità intellettuale notevole, ma sopra tutto dimostra un feeling straordinario per fatti ed eventi che riguardano L’Aquila. E’ una donna di forte sensibilità, con la quale è piacevole conversare, anche per l’ironia, che sa apprezzare e usare con garbo. La sua grazia conquista, è davvero una bella persona. Stiamo insieme a colloquio solo per un’ora e mezza, ma l’incontro è assai fruttuoso di prospettive e ricco di umanità. Alle tre del pomeriggio dobbiamo riprendere la via del ritorno, alle sei c’è un appuntamento culturale in Consolato, con la presentazione di un volume sull’emigrazione italiana in America. Ci salutiamo, Sara resta con il braccio alzato fin quando l’autobus non resta fuori dalla sua vista. Ci lasciamo Princeton alle spalle. Si guadagna l’arrivo a New York passando sotto l’Hudson attraverso il tunnel Holland. E’ l’ora di punta, l’autobus sfila nei pressi di Ground Zero, dove il nuovo grattacielo è completato, almeno così sembra: un segno della rinascita sulle macerie della tragedia delle Torri Gemelle. West Street è uno stillicidio di soste, per il traffico.

Più di mezz’ora di ritardo, quando il bus arriva a Port Authority. Subito un taxi verso Park Avenue, dove arriviamo giusto in orario. Il prof. Mario Mignone coordina, con Ralph Eubanks, la presentazione di un bel volume sull’emigrazione italiana in America, da Colombo al Novecento, “Explorers Emigrants Citizens”, curato da Paolo Battaglia e Linda Barrett Osborne. Il Console generale, Natalia Quintavalle, apre l’incontro con il suo saluto, mentre la sua vice Lucia Pasqualini introduce i lavori. Il prof. Mignone, direttore del Centro Studi italiani alla Stony Brook University, è un perfetto anfitrione della serata. Sala piena, posti in piedi. L’incontro si chiude alle otto e mezza. A fine presentazione saluto Marzia Bortolin, dinamica p.r. dell’Enit a New York, e Salvatore Cottone, infaticabile promotore di eventi, siciliano di travolgente simpatia con il quale ho condiviso un buon tratto della Parata del Columbus Day, alla sequela del Governatore di New York, Andrew Cuomo. Non mancherà occasione per rivederci.

Infine l’incontro con il prof. Mignone. Posso finalmente consegnargli il progetto di candidatura dell’Aquila a Capitale della Cultura. Promette che lo leggerà con attenzione, per esprimere una solidale iniziativa di sostegno. Mi rivolge anche un invito, Mario Fratti garante, perché vada a parlare dell’Aquila nella sua università, portando il mio nuovo libro, in corso di pubblicazione. E’ già quasi un impegno da osservare. La parola data andrà rispettata. Anche questa, dunque, una giornata piena. Giovedì 17 è l’ultimo giorno. Si scrivono alcune email di saluto, si chiama a telefono per ringraziare, si preparano i bagagli. A pranzo con Fratti. Dieci giorni abbiamo passato insieme senza avvertire differenze d’età. Mario ti fa sentire un ragazzo come egli lo è, benché ottuagenario. Un camminatore impenitente, per le vie di New York. Alle tre del pomeriggio un lungo abbraccio tra noi, con l’impegno di rivederci l’anno prossimo. Mentre l’America tira un sospiro di sollievo esorcizzando il leviatano dello shutdown evitato in extremis, facendo così tornare il respiro ad paese paralizzato e all’economia mondiale, riprendo la via del ritorno andando incontro al volo DL 082 Delta, in partenza alle 19:38 dal Kennedy Airport per Nizza, e da lì per Roma. Rientrerò all’Aquila nella serata di venerdì, a Dio piacendo.




Abruzzo. ANNOTAZIONI ED EMOZIONI A NEW YORK, PER IL COLUMBUS DAY Come la Grande Mela vive la piu’ grande Parata dell’orgoglio italiano. Anche L’Aquila c’e’. di Goffredo Palmerini

15 ottobre 2013

ANNOTAZIONI ED EMOZIONI A NEW YORK, PER IL COLUMBUS DAY

Come la Grande Mela vive la piu’ grande Parata dell’orgoglio italiano. Anche L’Aquila c’e’.

di Goffredo Palmerini

NEW YORK – E’ mercoledi’ pomeriggio quando il volo DL 107 della Delta, da Francoforte, atterra in anticipo all’aereoporto JFK, alle quattro e un quarto. Cielo coperto. Una brezza consiglia di coprirsi. Lunga fila all’immigrazione, si concentrano numerosi voli. Un’ora abbondante per le procedure d’immigrazione. I bagagli hanno girato a lungo al banco di riconsegna. Si va verso i taxi. Era immaginabile la fila. Ma la coda e’ paziente, ordinata. Oltre mezz’ora, poi si parte. Molto traffico, oggi, verso Manhattan. L’autista tenta un paio di strade alternative, ma non e’ giornata buona. Il percorso che di solito richiede una mezz’ora oggi dilata i tempi. Il taxi draiver dissimula, eppure e’ leggibile il suo disappunto. Impiega infine un’ora e mezza per arrivare alla 55^, sulla Sesta Ave, nei pressi di Central Park. Meno male che qui i taxi dall’aeroporto hanno prezzo fisso, 52 dollari. Aggiungo una discreta mancia, capendo la situazione. Il taxista mi sembra sollevato. Sono gia’ le sette passate. Mario Fratti, il mio ospite e’ a teatro, ha lasciato le chiavi come d’accordo, ma in casa mi apre Argia, drammaturga di Torino. Casa Fratti e’ quasi sempre un cenacolo d’artisti. Sistemo in camera il bagaglio ed esco ad incontrare la citta’, scarpinando sulla Settima verso Times Square. Come al solito piena di gente, illuminata dai grandi schermi colorati della pubblicita’ che rendono unico questo posto di New York, animatissimo, quantunque non abbia poi granche’ d’interessante nelle architetture, se non il famoso orologio e la tribunetta dove i ragazzi a turno si siedono qualche minuto. Il fuso orario mi consiglia di guadagnare il letto. Ci attendono giorni di grande impegno.

Giovedi’, prima giornata a New York. Si esce di buon mattino nella metropoli che non si ferma mai. Si annusano odori, si scruta la gente, si entra nel clima, insomma si gode la citta’ calandosi nella sua atmosfera. Si prendono contatti, al rientro: Rita Monte, Sal Palmeri e Luisa Potenza (radio ICN), Letizia Airos, il prof. Mario Miglione, direttore Centro di Studi italiani della Stony Brook University, Tony Tufano, l’Italian American Museum. Il prof. Miglione conta di organizzare una conversazione per martedi 15, se riuscira’ con i tempi stretti, dove andrei a parlare dell’Aquila. Si pranza da ABA, ristorante turco sulla 58^. New York e’ un crogiolo di cucine e sapori da tutto il mondo. A sera, off Broadway, si va a teatro con Mario Fratti e sua figlia Valentina, regista teatrale. E’ l’ultimo “play” del grande drammaturgo aquilano, “The Vatican knows”. Anche quest’anno il Theater for the New City, nel Village, ha invitato Mario Fratti a rappresentare una novita’. E cosi’ hanno messo in scena “The Vatican knows”, dramma sul rapimento di Emanuela Orlandi, scomparsa dal Vaticano durante il papato di Giovanni Paolo II, nel 1981. Un mistero non risolto. Il New York Times, nel maggio 2012, ipotizzo’ che fosse stata rapita per fare uno scambio con Ali Agca, in prigione per aver tentato di uccidere il papa. Fratti costruisce il suo dramma brillantemente, intorno a questa versione. Una compagnia di ottimi attori, ma davvero eccellente e commovente e’ la protagonista, Giulia Bisinella, attrice di Belluno. L’opera di Fratti e’ stata scelta per le celebrazioni dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, tra gli eventi a New York promossi dall’Italian Heritage of Culture Month Committee, presieduto da Joseph Sciame. E’ in programma per tre settimane. Come sempre il dramma ha un finale imprevedibile! La cifra di Fratti. Molti gli applausi. Tra il pubblico era presente anche la drammaturga Argia Coppola, che ha scritto un interessante dramma su Marilyn Monroe. Andiamo a cena in un ristorante polacco, sulla Prima Ave.

Venerdi’  11, cielo coperto. La giornata si prevede intensa. Mi sono alzato presto, alle 5 e venti, postumi del fuso orario. Mattinata di contatti: email, facebook, telefono. Alle 11 chiamo al cellulare Domenico Accili, non risponde. Mi chiama qualche minuto dopo, concordiamo di vederci in giornata. Sposta un appuntamento nel pomeriggio e propone d’incontrarci da lui, ora pranzo. Ci verra’ a prendere, alla fermata della Metro, alla 168^ Str. Viene anche Mario, e’ interessato a conoscerlo. Mimmo Accili e’ medico, abruzzese dell’Aquila, ma e’ vissuto a Roma fino al 1985. Poi a Washington, al Clinical Center National Institutes of Health fino al 1998, quindi a New York. Insegna alla Columbia University, dove e’ direttore del Centro Ricerche Diabete ed Endocrinologia “Naomi Berrie”, finanziato dalla fondazione Russell Bernie. Sono molto emozionato di rincontrarlo, l’ultima volta che l’ho visto fu il 17 ottobre 2007, alla cerimonia funebre di suo padre, il sen. Achille Accili, uno dei riferimenti della mia formazione politica. Il sen. Accili era nato nel 1921, ad Acciano, dove era stato sindaco. Poi fu segretario provinciale della Dc e nel 1968 fu eletto per la prima volta in Senato, confermato per cinque mandati. La famiglia, attraverso Giorgio Castellani, chiese a me – e non ad illustri personalita’ politiche aquilane – di tenere la commemorazione del senatore, in Cattedrale, a L’Aquila. Mi ricordo quando l’arcivescovo Giuseppe Molinari mi diede la parola, ero emozionato davanti alla grande folla che riempiva il Duomo. Tutta la citta’. La figura politica ed umana del senatore Accili aveva contribuito notevolmente alla formazione d’una intera generazione di classe dirigente aquilana. Questo dissi, con parole venute dal cuore.

Ma lasciamo i ricordi, torniamo a New York. Mimmo ci vede dalla finestra del suo ufficio e ci viene incontro. Un forte abbraccio, poi gli presento Mario, che egli conosce di fama, come scrittore. Ma Fratti e’ stato anche docente diversi anni proprio alla Columbia University, prima d’andare ad insegnare all’Hunter College. Con Mimmo, nel suo ufficio, parliamo molto dell’Aquila, della sua famiglia, dei suoi ricordi da ragazzo, quando capitavo qualche volta a casa a trovare il padre, in via Santa Elisabetta. Poi andarono a vivere a Roma, in una casa sulla Nomentana. Mimmo vuole notizie della mia famiglia, dei miei figli. Poi di Mario, che gli racconta in modo succinto, come sua abitudine. Io sono piu’ dettagliato e aggiungo quel che Fratti mai direbbe di se’, che e’ un grande autore teatrale, dei suoi successi, del prestigio di cui gode nel mondo del teatro americano e internazionale. Pranziamo all’Universita’, nel ristorante interno. Ottimo. Pesce, io. Mario carne. Mimmo un’insalata. Ha un fisico asciutto, da maratoneta, Mimmo. E infatti dice che, di sabato, va in universita’ da casa sua, a Tribeca, di corsa per 16 chilometri. Al fine settimana, alternativamente, torna a casa la moglie, libanese d’America, da Toledo, dove insegna Fisiologia e fa ricerca di base, oppure la raggiunge lui in Ohio. Mimmo ci fa visitare il Centro, organizzatissimo ed efficiente. In  laboratorio molti ricercatori giovani, tanti asiatici e una sola ragazza italiana, medico di Recanati. Nel Centro orbitano 30 mila pazienti, dai 2 mesi fino a tarda eta’. Pagano le assicurazioni, la differenza non coperta la paga la Fondazione Russell Berrie. L’ultima donazione, nel 2012, e’ stata di 27 milioni di dollari. La Fondazione ha fatto costruire a sue spese la magnifica struttura, bella anche architettonicamente. E’ uno dei Centri antidiabete migliori al mondo. Mimmo si definisce un “professional writer”, girando il mondo per congressi medici, almeno 50 viaggi l’anno, una trottola. Lo fara’ di nuovo all’inizio di settimana. Mimmo Accili dara’ il suo sostegno alla Candidatura dell’Aquila a Capitale della Cultura, direttamente ed attraverso la Casa Italiana della Columbia University.

Ci salutiamo che sono le tre e mezza. E’ l’orario del suo appuntamento spostato, ma anch’io devo correre per incontrare Fabio Ghia, contrammiraglio di Marina in pensione, ora imprenditore e giornalista, presidente di ANFE Tunisia. Rappresentiamo l’associazione delle famiglie emigrate fondata dalla deputata costituente aquilana Maria Federici alle manifestazioni del Columbus Day e alla grande Parata del 14 ottobre. Arrivo in orario, prendiamo una birra insieme al bar vicino al Carnagie Hall, dove gli avevo dato appuntamento. Alle cinque mi avvio verso il Calandra Institute, sulla 43^ strada. Faccio quattro passi a piedi, ho tempo. Scendo verso Times Square. Come sempre una varia umanita’ riempie la piazza, pullula di gente. Una ragazza in bikini a stelle e strisce suona una chitarra bianca ad un crocicchio. In Italia la polizia la fermerebbe per oltraggio al pudore. Qui negli States, dove persino piu’ castigati sono nei costumi, si consente. Arrivo al 25 della 43^ Street, piano 17. C’e’ la redazione di i-Italy, network stampa e tv diretto da Letizia Airos. Alla testata collaboro curando la rubrica che Letizia ha chiamato L’Altra Italia, dandogli persino l’immagine di copertina del mio libro. Il network e’ una delle iniziative editoriali, in inglese ed italiano, piu’ innovative e multimediali in America. Saluto Ottorino Cappelli, Letizia ancora non arriva. Al Calandra Institute, il dipartimento di studi italiani della CUNY (City University of New York), c’e’ la presentazione di uno spettacolo teatrale che ASMEF e Loups Garoux Produzioni stanno programmando per rappresentarlo a New York, “Gilda Mignonette, la Regina degli emigranti”. La drammaturgia e’ firmata da Francesca Pedrazza Gorlero, Guido Polito e Riccardo Reim. Interprete e regista sara’ l’attrice napoletana Marta Bifano, presente alla presentazione insieme alla giornalista Didi Leoni, alla portavoce ASMEF e giornalista Mariangela Petruzzelli, all’artista Mark Kostabi, a Joseph Sciame e al direttore del Calandra Institute, prof. Anthony J. Tamburri.

Prima dell’evento saluto il prof. Tamburri e parliamo alcuni minuti. Gli faccio omaggio del mio “L’Altra Italia”, lui si ricorda che l’ultima volta gli ho fatto omaggio del mio libro “L’Aquila nel mondo”, lo ha apprezzato. Gli parlo della Candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019. E’ molto vicino moralmente alla nostra citta’, ci sara’ sicuramente un’adesione del Calandra, un plauso per la candidatura.
Si procede alla presentazione dello spettacolo teatrale sulla figura poliedrica ed affascinante dell’eroina dell’emigrazione italiana negli States, l’attrice e cantante napoletana Gilda Mignonette che nel 1924 arrivo’ a New York diventando un’icona dei nostri emigrati in America. L’ASMEF (Associazione Sviluppo Mezzogiorno Futuro) promuove a New York questo evento, che ha debuttato a Todi. Con molta efficacia lo espone Mariangela Petruzzelli, anche autrice di programmi Rai, in assenza del presidente Salvo Iavarone, infortunatosi a Napoli per una caduta dal motorino. Di ASMEF sono membro del Comitato scientifico, mi sento un po’ a casa. A fine evento parlo con Letizia Airos, tenace direttore di i-Italy, ormai punto di riferimento per la cultura italiana che passa a New York, impossibile che lei non faccia un’intervista: Jovanotti, Battiato, Pino Daniele, e numerosi altri. Qualche giorno fa lo scenografo, tre volte Oscar, Dante Ferretti. Ripasso al MoMA. La libreria e’ ancora aperta, sono quasi le 8 di sera. Faccio un giro, trovo il libro “FERRETTI – L’arte della Scenografia”, seconda edizione, curato da Gabriele Lucci ed edito da Electa-Accademia dell’Immagine, una preziosita’ tutta aquilana. Che emozione, un po’ dell’Aquila in un tempio della cultura americana! C’e’ la mostra sul grande scenografo italiano al MoMA. La vedro’ nei prossimi giorni.
Sabato 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America, sole e vento. Giornata di contatti telefonici e di shopping, con una puntata al Macys. Domenica 13, vi riassumo la giornata, almeno fino al pomeriggio. Una bella giornata di sole. I colori cangianti dell’autunno dipingono le chiome degli alberi e Central Park e’ come un quadro impressionista. Oggi e’ domenica, voglio andare a Messa. Scelgo la cattedrale di St. Patrick, naturalmente, sulla Quinta Ave. La trovo impacchettata dai tubi innocenti, sta in restauro integrale, ma non e’ sottratta al suo scopo. E’ piena come un uovo. Celebra il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ne riconosco la voce. A fine celebrazione dice alcune parole che non comprendo tutte, comunque sta annunciando il Columbus Day e la parata dell’indomani. I fedeli ridono, il cardinale ha una forte tendenza all’umorismo, come gia’ avevo notato due anni fa. La messa e’ finita, il corteo dei celebranti mi passa a due metri di distanza, faccio una foto ravvicinata al cardinale, che sorride. Esco. Telefono ad una amica carissima,  da un mese trasferitasi a New York. E’ Mariza Bafile, figlia di Gaetano, cittadino onorario dell’Aquila, il fondatore del quotidiano “La Voce d’Italia” di Caracas, giornale con il quale collaboro. Mariza e’ nata a Caracas, la madre aquilana doc, famiglia Tazzi. Lei che ha fatto gli studi fino alle superiori all’Aquila, poi torno’ in Venezuela per laurearsi e per lavorare al giornale del padre. Gaetano Bafile e’ stata una grande penna del giornalismo italiano all’estero, di servizio per i nostri emigrati. Di lui e del suo coraggio parlo’ anche lo scrittore Gabriel Garcia Marquez. Del giornale Mariza e’ stata vicedirettore, fino al 2006, quando venne eletta nella Circoscrizione America del Sud al Parlamento italiano, dove ha ricoperto la carica di Segretaria di presidenza della Camera dei Deputati. Mariza scrisse la prefazione al mio primo libro “Oltre confine” e venne all’Aquila a presentarlo. Sono molto legato a lei e alla sua famiglia. E a suo fratello Mauro, che dalla morte di Gaetano e’ direttore del giornale.

Ma torniamo a noi. Ci siamo dati appuntamento davanti alla Cattedrale, per le 12 e mezza, lei deve arrivare da Brooklyn. Sono le 11 e qualche minuto. C’e’ un gran movimento di transenne e molti agenti della polizia di New York (NYPD). Immagino che stiano preparando per l’indomani, quando ci sara’ la famosa parata alla quale dovro’ partecipare come delegazione ANFE. Invece, un quarto d’ora dopo, eccoti arrivare un corteo, alla testa un drappello della Polizia a cavallo, poi la banda della Polizia di New York. Non mi spiego, ma poi subito capisco. E’ il Columbus Day degli Ispanici: spagnoli, messicani, portoricani, haitiani, cubani, centro-americani, venezuelani, boliviani, argentini, cileni, peruviani, e gli altri. Festosa, colorata, coloritissima. La Quinta si va riempiendo di turisti e curiosi, la giornata festiva aiuta. Proprio oggi ci dovevamo dare  appuntamento in mezzo a questa baraonda! Per farla breve, meno male che ci sono i telefonini, non si sarebbe sentito nulla con tutto quel chiasso di voci e di suoni, ma con i messaggini siamo riusciti a ritrovarci. Una bella rimpatriata aquilana, con Mariza. Ha voluto sapere le ultime novita’ della citta’ che ama molto, cosa vi succede di positivo e quali sono invece i problemi. Le ho parlato a lungo, consegnandole il documento presentato al Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali sulla candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura, per la quale impegnera’ ogni suo sostegno. Abbiamo pranzato assieme. Poi un caffe’ espresso appena decente e i saluti per Mario Fratti, che lei conobbe molti anni fa in Venezuela. Mario oggi e’ andato ad un lunch ufficiale, con una sua conferenza all’Association of Italian American Educators. Torna a sera. Mariza mi dice che gli fara’ un’intervista, prossimamente, per il primo numero della rivista mensile che dirigera’. Parlera’ anche del romanzo “Diario proibito”, uscito di recente in Italia e presentato in prima nazionale all’Aquila. Le ho inviato il formato pdf del romanzo, cosi’ potra’ intervistare l’autore conoscendo la sua opera.

Lunedi’ 14, giorno della parata. Mi alzo presto, come al solito. Scrivo un’email a Laura Benedetti, che vive e lavora a Washington, dove insegna alla Georgetown University. Ci sentiremo poi per telefono. Esco di buonora, alle 9, per andare al Columbus Day. Le manifestazioni cominciano con la Messa in cattedrale, celebrata dal cardinale Dolan. Tutta la comunita’ italo americana e’ presente, con i massimi esponenti. Il Console generale a New York, Natalia Quintavalle, fa gli onori di casa. E’ molto stimata ed apprezzata dalla nostra comunita’. Sono con Fabio Ghia, siamo la rappresentanza ufficiale dell’ANFE, che ha un posto di rilievo nella parata, tra le prime delegazioni, grazie ad uno stretto rapporto con la Columbus Citizens Foundation, la potente associazione che da decenni organizza l’evento nato nel 1929 per iniviativa di Generoso Pope. E’ una bella giornata di sole. Fabio Ghia potra’ stare per poco, nel pomeriggio riparte per Tunisi. Appena fuori della cattedrale mi sento chiamare, e’ Rosanna Di Michele, una vera ambasciatrice della cucina abruzzese e delle eccellenze gastronomiche della nostra regione. Fa almeno due missioni gastronomiche l’anno nei ristoranti di New York. E’ molto conosciuta e la sua simpatia conquista. La conosco da alcuni anni e apprezzo la sua passione e la qualita’ del suo impegno per promuovere l’Abruzzo. Come di solito accade, il mondo istituzionale stenta a riconoscere le vere qualita’ delle persone, sulle quali poter investire, preferendo logiche che spesso costano molto e producono assai poco. Invece, basterebbe vedere cosa Rosanna riesce a fare in due settimane, non solo nelle sue dimostrazioni in cucina, ma nel mondo delle buone relazioni, per capire quanto sarebbe utile all’Abruzzo investire anche sulle potenzialita’ di questa “ambasciatrice” delle qualita’ della nostra regione.

Parte la parata, in testa il Console generale, Natalia Quintavalle, e gli esponenti della comunita’ italiana nella Columbus Foundations con il suo presidente Louis Tallarini ed il responsabile delle celebrazioni, Frank Fusaro. Poi una banda. Quindi la rappresentanza della Columbia University. Intanto che il corteo muove, arriva il candidato sindaco di New York, l’italo americano Bill De Blasio. Scatto una foto a Rosanna con lui, mentre lo andiamo a salutare. Altissimo. E’ molto alla mano, come capita qui in America. Intanto ci ricongiungiamo con Mariangela Petruzzelli, madre abruzzese e padre lucano. Lei vive a Roma, persona eccellente, preparata e grande promoter di eventi culturali. Come gia’ dicevo, e’ addetta stampa di ASMEF. Facciamo insieme la sfilata, scegliendo di aggregarci alla delegazione del Governatore di New York, Andrew Cuomo, una personalita’ di spicco insieme a suo padre Mario, della nostra comunita’ negli States. Sfilare alla testa del corteo non consente di gustare la parata, nei suoi aspetti piu’ suggestivi e nelle sue curiosita’. Ma e’ un’esperienza che gia’ ho fatto. Partiamo dalla 48^, alle 11 circa. La nostra sfilata sulla Quinta Ave si scioglie a mezzogiorno, alla 69^ Street, dov’ha sede la Columbus Foundation. Vi e’ allestito un buffet per gli ospiti. Usciamo poi a goderci la sfilata, si concludera’ alle tre del pomeriggio, con l’ultima banda giovanile d’un College del Connecticut, che gia’ le macchine pulitrici dell’igiene urbana spazzano e lavano la strada. Alle cinque, in Consolato, il ricevimento. Saluto Natalia Quintavalle, Console generale, il prof. Tamburri, il prof. Sciame, altre conoscenze e il vice console onorario Tony Tufano, pilastro dell’ANFE nell’area di New York. Ringraziando gli ospiti, Natalia Quintavalle presenta il nuovo responsabile della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, a New York, l’Ambasciatore Sebastiano Cardi. E’ quasi sera,  ma una passeggiata da Park Avenue rientrando a casa attraverso Central Park e’ sempre piacevole. Turisti in carrozza, persone sui prati, bimbi che giocano, un giovane suona il sax, scoiattoli che scorrazzano sulle rocce di granito bruno e s’arrampicano sui tronchi delle betulle, mentre il cielo sul tetto del Plaza si stempera di rosso, al tramonto, e la luna a meta’ compare sulla punta del grattacielo che svetta dietro all’Essex House.




BOLZANO “ Ambrosini e Lucci si aggiudicano il Premio Culturale Internazionale Abruzzo Trentino Alto Adige – 20^ Edizione 2013“

BOLZANO

“ Ambrosini e Lucci si aggiudicano il Premio Culturale Internazionale Abruzzo Trentino Alto Adige – 20^ Edizione 2013“

A Bolzano, si è tenuta la cerimonia di consegna del “Premio Culturale Internazionale Abruzzo Trentino Alto Adige” 20^ edizione 2013, organizzato dalla Libera Associazione degli Abruzzesi del Trentino Alto Adige, con il patrocinio della Regione Abruzzo. Il premio è stato consegnato dal presidente Sergio Paolo Sciullo della Rocca, nelle seguenti discipline: sezione scienze tecniche all’ingegnere aeronautico Andrea Lucci di Bolzano per la sinossi scientifica “ Dimensionamento di ugello supersonico per micro endoreattore da laboratorio”; sezione letteratura al Prof. Mirco Ambrosini di Bolzano per la realizzazione del libro “Gli anni d’Oro a tavola” manuale per l’alimentazione degli anziani. Sono intervenuti; il presidente del consiglio provinciale di Bolzano Maurizio Vezzali e il delegato del Sindaco di Bolzano Sandro Repetto. Il presidente Sciullo della Rocca nel suo breve intervento ai convenuti, ha sottolineato come il Premio Abruzzo, sia cresciuto d’importanza e si sia arricchito sempre di nuove e prestigiose presenze sia in Italia e sia all’estero ed è considerato un avvenimento culturale di rilievo che contribuisce ad accrescere ancor più il credito ed il rispetto che gli abruzzesi godono in ogni parte del mondo. In questa occasione è stato presentato il libro “Un soldato di montagna” Edizione Giservice 2013, dello scrittore Giuseppe Del Zoppo, mentre per la circostanza sono giunti ai premiati i messaggi augurali di Giovanni Chiodi presidente della Regione Abruzzo, del presidente della Regione Trentino Alto Adige Rosa Zelger Thaler, del Commissario del Governo Valerio Valenti, e di tante altre autorità istituzionali e del mondo della cultura.




Da BUENOS AIRES: ABRUZZESI PRONTI A COLLABORARE CON LA REGIONE

TRIBUNA ITALIANA

Da  BUENOS AIRES:  ABRUZZESI PRONTI A COLLABORARE  CON LA REGIONE

Costruire un ponte virtuale tra le Americhe e l’Abruzzo

La volontá di mettere a disposizione della Regione  il cumulo di esperienze, di contatti, di saperi e di risorse materiali dei  conterranei  che risiedono all’estero é la ragione che ha portato un gruppo di abruzzesi residenti in Argentina a riunirsi nella sede della centenaria Associazione Nazionale Italiana di Buenos Aires, per una giornata di dibattito e riflessione.

A convocarli, il Centro Abruzzese di Buenos Aires (CABA) a partire dal viaggio a Buenos Aires di Dom Serafini, giornalista, editore e imprenditore del settore televisivo,dal 1982 é direttore di VideoAge, revista leader per la TV con sedi a New York, Los Angeles e Milano.Negli USA collabora con i periodici :AmericaOggi e L’Italo-Americano, in Canada con il Cittadino Canadese e in Italia Il Sole 24 OreIl Messaggero (dorso Abruzzo), CorriereAdriatico, venuto nella capitale argentina per partecipare alla convention mondiale degli operatori privati di tv.

Infatti, oltre al suo business delle reti televisive,Serafini ha un hobby, o meglio, una passione per l’Abruzzo,(nato a Giulianova, provincia di Teramo)  nel 1968 emigró verso gli Stati Uniti  e  per cui cerca di promuovere le relazioni con la Regione e quando va in altri paesi dove ci sono comunitá di abruzzesi, come é il caso dell’Argentina, non perde l’occasione di incontrare i corregionali per conoscere le loro storie e per parlare della terra d’origine. Non con nostalgia, ma con lo sguardo rivolto al futuro, per rispondere alla semplice domanda di chi é innamorato della propria regione: cosa posso fare per te?

Partendo da questa domanda e con alcune proposte da offrire, ha preso contatto con due apprezzati abruzzesi dell’Argentina che si danno tanto da fare: Walter Ciccione giornalista e presidente del CABA e Domenico Di Tullio, avvocato e imprenditore di successo, coi quali ha concordato di riunire un gruppo di abruzzesi o amici dell’Abruzzo che si sono distinti in vari settori in questa terra di adozione. A loro volta hanno coinvolto Marco Basti, direttore della TRIBUNA ITALIANA di Buenos Aires e figlio di ortonesi, fiero delle proprie radici.

Tra i presenti vi erano impresari, L’ing. Alberto Alberici, Pino Russo, imprenditore promotore dela Camera di Commercio Abruzzese in Argentina,  Daniele Santeusanio, del settore gastronomico; Silvano Alfini,  del settore edile. Medici, come il prof. Franco Del Casale, psichiatra, professori universitari, Gustavo Di Filippo, docente dell’UTN;, Maria D’Alessandro, docente universitario e scrittrice. il regista di cinema e tv e professore  universitario Rocco Opedisano, avvocati come le dott.sse Patrizia C. Giallorenzi;  Gabriela Migliazzo; Antonio Isotti e presidenti di associazioni, del Circolo Ricreativo Abruzzese di Berazategui, il più antico dell’Argentina, Onorio Di Nenno;I dirigenti della Famiglia Abruzzese di Rosario, Marcelo Castello ed Héctor Fonzo, che hanno risposto alla convocazione fatta per parlare, appunto, di cosa fare in favore dell’Abruzzo in un periodo in cui, al pari dell’Italia, attraversa una crisi che sta mettendo a dura prova la sua gente forte e gentile..

Dom Serafini ha spiegato che l’Abruzzo vive in buona misura dell’export verso paesi nei quali risiedono comunitá di corregionali e potrebbe essere ancora piú importante. Ma nella Regione non c’é consapevolezza di questa ricchezza, di questa risorsa e delle possibilitá che potrebbero svilupparsi a partire da esse.

Ricordando quanto scrisse per il Messaggero, ha spiegato che l’ABC dell’economia abruzzese é rappresentata dal turismo ed esportazioni principalmente grazie ad abruzzesi in Argentina, America, Brasile e Canada.

Per far conoscere questa realtá, Serafini ha da poco iniziato a scrivere una rubrica su Il Messaggero edizione per l’Abruzzo, per mostrare tante storie di successo degli corregionali nel mondo e realtá di comunitá che fanno onore alla terra natia.

Ma, come ha spiegato l’ospite, potrebbe esserci un cambiamento sostanziale di questa realtá se nel governo regionale, ci fosse il  posto per un abruzzese residente all’estero al quale fossero affidati proprio lo sviluppo di rapporti e opportunitá offerti da imprese e compaesani   residenti in altri paesi. In particolare Ciccione – che ha coordinato i lavori – ha fatto presente che ci sono vari progetti regionali per far votare i residenti all’estero. Ciccione ha parlato anche del “ 2014, come l’Anno del Ritorno,” o  “Destinazione Abruzzo”per far confluire nella regione tanti abruzzesi residenti nei vari paesi di accoglienza. Questo, oltre ad un programma di “Turismo Genealogico”, sfruttando il desiderio delle nuove generazioni di scoprire le loro origini.

L’avv. Di Tullio, ha detto che ritiene, che “bisogna lavorare con il nuovo, visto che il vecchio non funziona”. ha anche suggerito di organizzare un convegno in Abruzzo invitando i rappresentanti delle Americhe, specialmente Canada e Usa, indipendentemente dai politici, per trovare un modo di avere una voce attiva nel sistema politico della Regione anche utilizzando l’influenza degli imprenditori locali desiderosi di trovare appoggi per aprire mercati all’estero.

Si é fatto presente che in vista delle prossime elezioni in Abruzzo, i candidati dovrebbero essere piú interessati a darci una voce all’estero, non solo perché rappresentano una risorsa da sfruttare, ma anche perché possono influenzare il voto tramite i loro parenti e conoscenti inella regione. Ciccione ha aggiunto che questo potrebbe creare un precedente per altre regioni italiane.

Seppur alcuni partecipanti fossero scettici sulla volontá politica di creare un Assessore per l’Estero, in generale il gruppo si é detto consapevole che l’unico modo per stabilire un dialogo produttivo con la Regione, con benefici economici per l’Abruzzo e riconoscimenti per il contributo degli abruzzesi all’estero, é di impegnarsi all’interno delle istituzioni da “insider” e non da “outsider”. “Con un cavallo di Troia dentro il Consiglio regionale”,  ha affermato  Ciccione, “sará piú facile poi attuare progetti per l’Abruzzo”.

Marco Basti ha fatto presente che se gli abruzzesi in generale non si rendono conto del contributo economico apportato alla regione dagli emigrati é perché nessuno lo ha fatto a loro presente.

Il messaggio finale della riunione e stato: “Siamo convinti che se noi abruzzesi e discendenti residenti all`estero ci uníamo,  siamo in condizioni di  contribuire, allo sviluppo reciproco fra la nostra Regione  ed i singoli paesi  delle  Americhe, e di sicuro ci sentiremo ancora piu fieri e orgogliosi delle nostre radici e della nostra cultura”.

Tribuna Italiana : Ottobre 21013




Prestigiosi riconoscimenti a Lugano per tre abruzzesi

Prestigiosi riconoscimenti a Lugano per tre abruzzesi

La Presidenza e il Consiglio Accademico della Universum Academy Switzerland, nell’ambito del conferimento delle onorificenze attribuite alle eccellenze che si sono messe in luce nel campo  sociale, culturale, manageriale, scientifico, religioso, civile e sportivo onorando in modo straordinario il principio di Pace e Fratellanza tra gli individui, conferiranno per l’Anno Accademico 2013 prestigiosi riconoscimenti a tre personalità abruzzesi che si sono particolarmente distinte per il valore e l’impegno profuso nelle rispettive peculiarità. Esse sono: Nicoletta Di Gregorio, v.p della Fondazione PescarAbruzzo, già pluriennale presidente dell’Associazione Editori Abruzzesi e della Casa Editrice Tracce, poetessa e vincitrice di numerosi premi fra cui il Premio Internazionale “Universum Donna”- Sezione Manager & Impresa con l’onorificenza di “Ambasciatrice di Pace” dalla Università della Pace della Svizzera Italiana nel 2012, la quale sarà insignita della Laurea Honoris Causa in Scienze Manageriali; Daniela Quieti, già docente di Lingua e Letteratura Inglese, scrittrice e giornalista con numerose pubblicazioni al suo attivo, impegnata nel volontariato socio-sanitario, vincitrice di numerosi premi fra cui il Premio Internazionale Donna dell’Anno sezione Cultura dell’Università della Pace della Svizzera Italiana nel 2011, la quale sarà insignita della Laurea Honoris Causa in Diritto Internazionale Umanitario e della nomina di Ambasciatrice di Pace, e il  cav. eccl. Oscar Ruberto, Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia di Pescara e v.p. vicario della Universum Academy, impegnato nel campo del sociale e del volontariato, al quale sarà conferito il titolo di Ambasciatore Culturale per l’Italia della Universum Switzerland.

La cerimonia di consegna dei titoli si terrà sabato 12 ottobre 2013 presso la Sala Conferenze “La Piazzetta” di via Loreto 17, nella città di Lugano (Canton Ticino), alla presenza di numerose personalità del mondo istituzionale, accademico e culturale.




USA. AMBASCIATORE DELL’AQUILA, NUOVA MISSIONE IN USA PER PALMERINI

7 ottobre 2013

AMBASCIATORE DELL’AQUILA, NUOVA MISSIONE IN USA PER PALMERINI

Al Columbus Day per l’ANFE, in agenda numerosi impegni con Mario Fratti per promuovere iniziative su Laudomia Bonanni e sostegni per L’Aquila Capitale Europea della Cultura 2019

L’AQUILA – Reduce da qualche giorno dal Belgio, dove ha partecipato al congresso degli Abruzzesi nel mondo (CRAM) tenutosi dal 27 al 29 settembre scorso a Charleroi, Bruxelles e Marcinelle, Goffredo Palmerini è ora in procinto di partire per gli Stati Uniti, per una missione che lo impegnerà dal 9 al 17 ottobre. Sarà infatti a New York a guidare la delegazione internazionale dell’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) negli eventi del Columbus Day e partecipare il 14 ottobre alla famosa parata sulla Quinta Avenue, la più grande manifestazione dell’orgoglio italiano negli States.

“Ambasciatore” dell’Aquila, diversi altri appuntamenti sono in agenda per Palmerini, dapprima con un incontro di lavoro presso la redazione di i-Italy (www.i-Italy.org), importante network multimediale diretto da Letizia Airos, una delle più innovative strutture di comunicazione, nei media stampa (con il giornale on line e un mensile cartaceo) e televisione, che raccontano al mondo le eccellenze italiane a New York, dalla letteratura all’arte, dalla musica alla gastronomia, dal teatro alla moda, dal cinema all’italian style. Del giornale on line i–Italy Palmerini cura la sezione “L’altra Italia”, con articoli su eventi, personaggi e singolarità del Bel Paese.

In programma, inoltre, c’è la visita all’Università di Princeton, dove incontrerà Sara Teardo, curatrice con Susan Stewart della traduzione inglese del romanzo postumo di Laudomia Bonanni “La rappresaglia” (The Reprisal). All’incontro con la prof. Teardo parteciperà anche il drammaturgo aquilano Mario Fratti, che dal 1963 vive a New York,  in vista della presentazione del romanzo della Bonanni, il 25 aprile 2014, a Casa Zerilli Marimò, sede del dipartimento italiano della New York University, con la partecipazione delle due traduttrici e, dall’Italia, di studiosi dell’Associazione internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni”, come di recente anticipato da Gianfranco Giustizieri.

Previsti infine un incontro al Calandra Institute della City University of New York e una visita a Casa Zerilli Marimò, oltre ai contatti con esponenti della comunità italiana nella Grande Mela, per illustrare su espresso incarico del Comitato promotore la Candidatura dell’Aquila a Capitale Europea della Cultura 2019 (www.laquilacapitale.eu). Nella lettera inviata a Goffredo Palmerini la Presidente del Comitato, sen. Stefania Pezzopane, tra l’altro scrive: “ (…) A questo proposito, avendo appreso che prossimamente sarai a New York in occasione del Columbus Day, vorrei pregarti di cogliere tale occasione per promuovere, presso le istituzioni e le personalità con cui avrai modo di rapportarti, ogni possibile sostegno alla Candidatura. Sono certa che, in ragione della tua approfondita conoscenza del progetto di Candidatura, della tua lunga esperienza di civico Amministratore e delle tue vaste relazioni con le comunità italiane e con le organizzazioni culturali di tutto il mondo, non vorrai mancare di offrire alla nostra comunità il prezioso servizio che ho pensato di poter proporre alla tua attenzione. Con il mio più fervido ringraziamento, anche da parte del Sindaco Massimo Cialente e del Coordinatore della Candidatura, Errico Centofanti, ti auguro ogni successo per la missione a New York”.

Proprio dal Congresso del CRAM, svoltosi recentemente in Belgio con i delegati delle comunità abruzzesi di tutto il mondo, con una mozione approvata all’unanimità, è giunto un forte ed appassionato sostegno alla candidatura dell’Aquila a Capitale Europea della Cultura 2019, una scelta che darebbe un poderoso impulso alla ricostruzione della città ferita consentendole, a dieci anni dal terremoto, di mostrare al mondo il ricco patrimonio artistico ed architettonico,  i valori ambientali, la singolarità della sua storia, la qualità delle sue produzioni culturali.   




Italia. Eletto il nuovo Consiglio Direttivo della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia

Eletto il nuovo Consiglio Direttivo

della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia

Nella giornata di ieri, 3 ottobre 2013, si è riunita l’Assemblea straordinaria dei Soci della Camera di Commercio e dell’Industria Italiana in Polonia. L’importante incontro si è tenuto presso la sede storica di ul. Kredytowa 8 a Varsavia, su richiesta di oltre la metà dei Soci della Camera tra cui i maggiori investitori italiani in Polonia come Brembo, PZL Agusta Westland, Pirelli, Ferrero, Assicurazioni Generali, Indesit, Civis, Manuli e Cooper Automotive Industries.

Ad oggi sono 77 i Soci della Camera di Commercio e in Assemblea erano presenti o rappresentate 43 aziende. L’Assemblea di ieri si è resa necessaria alla luce di una serie di eventi intercorsi dopo la precedente Assemblea del 26 giugno, eventi che hanno richiesto il non eludibile pronunciamento dei Soci.
Durante l’Assemblea alcuni soci hanno sottolineato il mancato rispetto di alcune formalità che hanno portato all’elezione del Direttivo eletto il 26 giugno che possono ostacolare il pieno riconoscimento da parte di Assocamerestero. La discussione assembleare conseguente ha portato alla revoca del mandato all’attuale Consiglio Direttivo, decisione votata da quasi l’unanimità dei soci presenti.
Successivamente è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo in carica fino al 2015 così composto: Enrico Bologna, Antoni Brański, Piero Cannas, Elisabetta Caprino, Antonio Carvelli, Donato Di Gilio, Andrea Fabbri, Joanna Lesiewska, Enrico Mariotti, Cristiano Pinzauti, Ermanno Truppa e Alessandro Vanzi.

Il nuovo Consiglio Direttivo, riunitosi nella serata di ieri ha provveduto all’elezione del Presidente e dei Vice Presidenti col seguente esito:

Presidente Piero Cannas;

Vice Presidenti: Enrico Bologna, Elisabetta Caprino, Antonio Carvelli, Donato Di Gilio, Cristiano Pinzauti;

Consiglieri: Antoni Brański, Andrea Fabbri, Joanna Lesiewska, Enrico Mariotti, Ermanno Truppa, Alessandro Vanzi.

“Voglio ringraziare tutti i presenti e in particolare Donato Di Gilio, che grazie al suo lavoro disinteressato ha portato la nostra associazione a superare questo momento di estrema difficoltà e debolezza”, ha affermato Piero Cannas dopo l’elezione a Presidente della Camera di Commercio che poi ha aggiunto “convocherò al più presto un’Assemblea dei Soci per presentare il programma che avrà come principi guida la massima trasparenza e l’accettazione incondizionata del Codice Deontologico dettato da Assocamerestero”.




USA. Il sogno americano di Laudomia Bonanni continua

Il sogno americano di Laudomia Bonanni continua

Si è tenuta ieri, 30 settembre, presso l’Istituto italiano di Cultura di Washington diretto da Alberto Manai, la serata di presentazione di “The Reprisal”, edito dalla University Of Chicago Press, traduzione americana del romanzo “La rappresaglia”, opera postuma della scrittrice aquilana Laudomia Bonanni.

L’incontro, curato da Laura Benedetti, docente alla Georgetown University e direttore del dipartimento di studi italiani nell’ateneo della capitale americana, ha visto la partecipazione delle traduttrici dell’opera, professoresse Susan Stewart e Sara Teardo dell’Università di Princeton.    Le tre relatrici hanno coinvolto, con professionalità e passione, il numeroso pubblico presente, interessato alle vicende narrate nel romanzo dalla “penna dell’Aquila”, come  Goffredo Bellonci definì la Bonanni.

Ma il sogno americano continua. È prossima la partenza per gli States, dal 9 al 17 ottobre, di Goffredo Palmerini come capo delegazione dell’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) al Columbus Day e per altri impegni con le comunità italiane. Nell’occasione Palmerini incontrerà presso l’Università di Princeton, insieme a Mario Fratti, la Stewart e la Teardo al fine di delineare nuovi percorsi americani e concordare la migliore collaborazione per l’evento annunciato nella prossima primavera che vedrà ancora Laudomia Bonanni protagonista, nell’ambito delle manifestazioni organizzate da Casa Zerilli Marimò, prestigioso dipartimento italiano della New York University, per il 25 aprile 2014, come occasione letteraria e richiamo dei valori della Resistenza.

Gianfranco Giustizieri

Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni”




CON GLI ULTIMI MINATORI, IL COMMOSSO INCONTRO A MARCINELLE L’omaggio degli Abruzzesi nel mondo alle vittime della miniera maledetta di Bois du Cazier

30 settembre 2013

CON GLI ULTIMI MINATORI, IL COMMOSSO INCONTRO A MARCINELLE

L’omaggio degli Abruzzesi nel mondo alle vittime della miniera maledetta di Bois du Cazier

di Goffredo Palmerini

MARCINELLE (Belgio) – La voce gli si secca in gola, a Sergio Aliboni, all’ingresso del cimitero di Marcinelle, quando gli occhi s’inumidiscono. “Ho sentito le vostre voci e mi sono commosso. Io lavoravo alla taglia con gli abruzzesi. Grazie per essere venuti, questa è casa vostra”. Con queste parole, vestito con una tuta consunta da minatore, alla guida d’un picchetto di 12 anziani colleghi minatori, in divisa da lavoro e lanterne, il presidente dell’AMCW – l’associazione dei minatori – ha accolto i delegati delle comunità abruzzesi all’estero e gli altri membri del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM), convenuti a Charleroi per la loro assemblea plenaria, dal 27 al 29 settembre. Un’intera giornata di lavori è programmata il 28 a Marcinelle, all’interno di Bois du Cazier, la miniera maledetta dove alle 8 e 10 dell’8 agosto 1956 scoppiò l’inferno, con l’incendio sviluppato innescato dal cavo elettrico e dall’olio fuoriuscito dal tubo dell’elevatore, tranciati da un carrello. Nella tragedia perirono 262 minatori, 136 italiani, solo 13 i superstiti di quel turno di lavoro. Ora, la delegazione abruzzese è venuto a rendere omaggio alle vittime, ad incontrare i loro compagni di lavoro, a visitare la miniera, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Al cancello del cimitero i minatori si schierano in due file. Il silenzio è irreale e l’inconsueta giornata di sole non mitiga la plumbea tristezza che morde il cuore. Accendono le loro lanterne e s’incamminano ordinatamente, seguiti dal gruppo degli abruzzesi, verso il sacrario. Davanti al monumento che ricorda le vittime, con i modesti sacelli lapidei disposti a terra intorno alla scultura bronzea, il pianto di molti si scioglie mentre la voce di Sergio Aliboni aleggia nel composto raccoglimento, nel racconto di quel dramma del 1956 nella miniera, con l’intensità e la dignità di chi avverte il dovere morale di conservare la memoria di quanto accadde a Marcinelle per tramandarla alle generazioni che verranno. I consiglieri della Regione Abruzzo Franco Caramanico, Riccardo Chiavaroli, Emilio Nasuti, Antonio Prospero, Berardo Rabbuffo, il vice presidente del CRAM Franco Santellocco e il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca, muovono verso il memoriale, vi depongono un cuscino di fiori, vi sostano  chini per alcuni minuti. Il trombettiere suona il silenzio, mentre i minatori disposti sui due lati del memoriale lasciano spegnere le loro lucerne a petrolio, quelle stesse che recavano nel loro lavoro, scendendo per centinaia di metri nelle nere viscere della miniera a scavare carbone. Quando la tromba squilla la fine del silenzio, man mano i visitatori dall’Abruzzo e dal mondo rendono il loro omaggio alle vittime.

Poi, il mesto corteo lascia il memoriale e guadagna lentamente l’uscita del cimitero. I minatori chiedono da dove provengano questi abruzzesi, si commuovono nell’apprendere che non solo dall’Abruzzo sono venuti, ma da ogni angolo del mondo. Sono tutti d’età avanzata, o tale almeno sembra, gli ultimi reduci di quella disgraziata miniera, vestiti con la loro tuta blu, il foulard rosso al collo, il casco che sembra un elmetto. Parlo con uno di loro, Luigi Andreatta. Partì per Marcinelle nel 1955 da Baselga di Piné, paesino in provincia di Trento, aveva 19 anni. “Mi rimane poco da vivere – mi dice – ho il 100% di silicosi, entro ed esco dall’ospedale, ogni tanto mi lascia respirare, come oggi per essere qui con voi”. Lo abbraccio, stringendolo forte, e per stemperare in apparenza l’emozione che mi assale gli racconto dei mesi che passai a Trento, all’inizio della mia avventura lavorativa, e dell’affinità dei trentini con la gente di montagna d’Abruzzo. Un sorriso accompagna il nostro distacco. I minatori salgono sul nostro autobus, si va alla miniera di Bois du Cazier. E’ lì a duecento metri, ma pesano per chi soffre di silicosi. Noi andiamo a piedi, lungo la strada fiancheggiata da casette di mattoni rossi. A sinistra si staglia al cielo, sopra un enorme trespolo di ferro, la grande ruota che azionava gli ascensori della miniera. Arriviamo, al cancello d’ingresso, lo stesso dove mogli, madri e figli s’aggrapparono quell’8 agosto di 57 anni fa, e per due settimane, sperando che i loro cari riemergessero vivi da quell’inferno intorno al quale si affannarono per giorni e giorni i soccorritori, quasi senza mezzi di soccorso. Quando poterono raggiungere la miniera, a 1035 metri di profondità, il 22 agosto, riportarono alla luce 262 morti.

“Se posso dire una cosa agli italiani – dice Aliboni concludendo il suo racconto di testimone della tragedia – dico loro di non fare agli immigrati quel che fu fatto a noi. Il pane che guadagnavamo aveva sette croste. Sogno di far venire Papa Francesco in questo luogo simbolo dell’emigrazione, egli figlio di un emigrato”. La parola, sempre davanti alla “griglia” d’ingresso, passa a Jean Louis Delaet, direttore del Museo allestito a Bois du Cazier, ora diventato patrimonio di tutta l’umanità. Ci dice d’essere venuto in Abruzzo, nel maggio scorso, a Manoppello, da dove provenivano molte delle vittime. “Nella vostra regione – aggiunge – c’è consapevolezza della tragedia, ma gli altri italiani non sanno più niente, specie i giovani. E abbiamo il dovere di tramandare questa memoria, questa tragedia che cambiò il lavoro e la sicurezza nei cantieri, in Europa. Nel 2016 sarà una ricorrenza importante, il 60° anniversario. Sono venuti qui, di recente, la presidente della Camera Laura Boldrini e poi il presidente del Senato Pietro Grasso. Due personalità eccezionali. Si sono impegnati per questo progetto del Sessantennale”. Levino Di Placido aggiunge: “Speriamo che anche la Regione Abruzzo s’impegni. L’Abruzzo ha avuto 60 vittime. La tragedia cambiò la vita ai nostri emigrati qui in Belgio, e non solo”. Entriamo nella miniera. Il primo luogo di questa via crucis è la stanza del Memorial. Le foto di tutte le vittime, con le loro generalità, pendono dal soffitto, mentre la voce in sottofondo chiama uno alla volta i nomi e la loro provenienza. Mi ricorda, questa atmosfera e questo rito, la visita al memoriale dei bimbi dell’immane Olocausto, allo Yad Vashem di Gerusalemme.

Mi avvicino a leggere i nomi. Mi fermo davanti alle foto di cinque vittime, erano tutti della stessa famiglia, di Manoppello: Iezzi Camillo, Rocco, Donato, Vincenzo, Orlando. Vedo Rita Blasioli, delegata del Brasile nel CRAM, che si asciuga le lacrime. Lei è di Manoppello, da dove provenivano 23 delle vittime abruzzesi, le altre da Lettomanoppello (6), da Farindola (6), da Turrivalignani (9), da Roccascalegna (6), da Castel del Monte (2), e con una vittima, da Alanno, Elice, Rosciano, Casoli, Castevecchio Subequo, Sant’Eusanio del Sangro, Ovindoli e Isola del Gran Sasso. Le altre vittime italiane provenivano dalla Calabria (4), Campania (2), Emilia Romagna (5), Friuli Venezia Giulia (7), Marche (12), Lombardia (3), Molise (7), Puglia (22), Sicilia (5), Toscana (3), Veneto (5) e Trentino (1). Al processo che seguì, l’unico condannato, in appello, fu il direttore dei lavori. Nel locale delle testimonianze sono apposte le targhe commemorative, da tutta Europa. Viene scoperta, con una sobria cerimonia, la targa del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo a ricordo della giornata del 28 settembre 2013, vissuta per intero all’interno della miniera in segno rispettoso ricordo di quella grande tragedia.

I lavori del CRAM, dopo la prima giornata vissuta a Bruxelles, con la visita al Parlamento europeo e con l’inizio dell’assemblea plenaria nella sede della Regione Abruzzo in Avenue Louise 210, riprendono nell’Auditorium della miniera, ricavato nell’ex fabbricato motori dove ora ha sede il Museo. Una giornata di lavori, permeata dalle emozioni della mattinata, nella quale intervengono tutti i componenti del CRAM: consiglieri regionali, delegati provenienti dall’Argentina, Australia, Algeria, Belgio, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay, Venezuela, Canada, Stati Uniti, Lussemburgo, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Sud Africa, Italia (delegato delle associazioni abruzzesi fuori regione) e del rappresentante dell’Osservatorio regionale dell’emigrazione, chi scrive. Ciascuno riferisce sulle attività svolte, sui progetti da realizzare, sul contributo reso alla terra d’origine rappresentandone al meglio il volto all’estero. Ci si attende, dalla Regione, il sostegno necessario per far crescere le potenzialità in essere, finalmente ripristinando stanziamenti in bilancio, ridotti all’insignificanza nei cinque anni del mandato. Ora che i problemi finanziari che hanno assillato la Regione sembrano essere rientrati, si attende una svolta. D’altronde non sarebbe niente d’eccezionale se si pensa a quanto hanno dato e danno le associazioni abruzzesi in termini di promozione dell’Abruzzo nel mondo, procurando migliaia di turisti e visitatori che incrementano l’economia abruzzese.

Di questo aspetto, riguardante il bilancio del settore emigrazione, si parla nella terza giornata di lavori, che si tiene al Castello di Monceau, immerso in un magnifico parco verde. Il CRAM propone un budget di 700 mila euro per poter dar corso alle politiche dell’emigrazione, con forte riverbero positivo sulla regione nella promozione dei prodotti dell’enogastronomia, del patrimonio artistico ed ambientale, nella valorizzazione all’estero delle eccellenze dell’Abruzzo. A questo scopo avranno un forte ruolo i giovani, che l’associazionismo all’estero ha interesse a coinvolgere nelle attività attorno al nucleo di giovani delegati che in questi anni ha prodotto un consistente bagaglio di progetti. L’assemblea plenaria del CRAM decide infine di tenere la riunione del 2014 a Montevideo, in Uruguay, accogliendo l’invito della comunità abruzzese, più volte avanzato negli anni da Mario Lannutti Bonanni, componente del CRAM. Quindi si conclude, accogliendo con un fragoroso applauso la notizia che la città capoluogo d’Abruzzo, L’Aquila, è stata scelta dall’ANA per  l’ Adunata Nazionale Alpini del 2015. Infine,  con una mozione approvata all’unanimità, il Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo esprime la più viva adesione morale delle comunità abruzzesi nei cinque continenti alla Candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019, assicurando tutto il sostegno e l’impegno solidale perché la città colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, a dieci anni dalla tragedia, possa proporre il suo volto migliore al mondo, raggiungendo l’ambizioso obiettivo d’essere riconosciuta come una capitale della cultura, grazie alla sua storia, al grande patrimonio d’arte, di architetture, di valenze ambientali, di produzioni artistiche e della ricerca scientifica. Il segno della sua rinascita.




Sindaco Di Primio – Nota – Partecipazione all’Assemblea Plenaria del CRAM, Consiglio degli Abruzzesi nel Mondo, in corso a Bruxelles

Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, partito con una delegazione della Regione Abruzzo alla volta di Bruxelles, Belgio, dopo essere stato in visita presso la sede del Parlamento Europeo, accolto dagli europarlamentari italiani e dai funzionari della Comunità Europea, è intervenuto all’Assemblea plenaria del CRAM – il Consiglio degli Abruzzesi nel Mondo – in corso nella capitale belga dal 27 al 29 settembre 2013, del quale fanno parte i consiglieri esteri, nominati Ambasciatori dell’Abruzzo nel Mondo, provenienti dai seguenti paesi: Algeria, Canada, Usa, Venezuela, Argentina, Brasile, Paraguay, Cuba, Vile, Uruguay, Australia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Sudafrica, Inghilterra, Italia e i rappresentanti del Consiglio e della Giunta Regionale.

Nel corso dei lavori, dove sono in corso dibattiti inerenti il mondo dell’emigrazione e il ruolo svolto dalle varie associazioni quali veicoli della cultura abruzzese, il Sindaco ha sottolineato “l’incredibile risorsa e l’importanza dell’altro Abruzzo, quello fatto dal milione di abruzzesi sparsi per il mondo, del loro insostituibile sostegno teso alla diffusione della cultura italiana, dell’apporto fornito per la conservazione delle tradizioni della nostra terra”.

Dopo aver ricevuto richieste, da parte dei rappresentanti delle Confederazioni e delle Associazioni Abruzzesi di tutto il mondo, di poter visitare Chieti e soggiornarvi, il Sindaco ha assicurato il personale sostegno perché questo avvenga nel più breve tempo possibile, sottolineando la pronta disponibilità ad ospitare i connazionali perché “orgoglio del nostro territorio”.

Nella giornata odierna la delegazione abruzzese farà visita ad un luogo simbolo dell’emigrazione abruzzese: Marcinelle, ove nell’agosto del 1956, presso la miniera di Bois du Cazier (patrimonio dell’Umanità dell’Unesco) persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani.