Immigrazione, Roberto Rapisarda, autore di “Vite AnNegate”: non siamo singoli esseri umani, ma comunità”. L’intervista.

Il 18 agosto a Siculiana (Agrigento) prenderà il via il primo dei tre appuntamenti di “Approdi culturali a Torre Salsa” presso l’omonima riserva naturale sotto la direzione artistica di Peppe Zambito che verterà sull’argomento “Diversi approdi, approdi differenti”: gli ospiti rifletteranno “sulla diversità degli uomini, sulle differenti opportunità degli individui, sui contesti che determinano i destini”. Fra questi il Maresciallo Roberto Rapisarda autore del libro “Vite anNegate” (Armando Siciliano editore, pagg. 168, € 15,00) che affronta l’immigrazione con il punto di vista di chi lascia affetti e cose con tutte le conseguenze e le difficoltà che seguono.L’intervista.

Com’è entrato in contatto diretto con la dura realtà dell’immigrazione?
Ricordo che già nei primi anni ’80 ancora studente, nel periodo estivo, si andava nella lunga è splendida spiaggia della frazione Fondachello del comune di Mascali (CT), dove i bagni di sole, venivano in qualche occasione interrotti dai vucumprà di colore, che sovraccarichi di tappeti, coperte, lenzuola e ogni altro, tentavano di venderci la merce per realizzare, con il profitto, i propri sogni. All’inizio erano veramente pochi i venditori ambulanti di origine africana che attraversavano le nostre spiagge. Tutti li conoscevamo bene. Tutti conoscevamo le loro storie e il loro difficile passato. È bello ricordare come l’approccio per il commercio dei prodotti, di fatto, diventava motivo di comunione fraterna. L’immigrato spesso si sedeva con noi ragazzi raccontando la propria storia, si divideva il panino tutt’insieme ed era anche motivo di scambio linguistico di alcuni vocaboli di uso comune.  In particolare uno di loro, Mustafha, originario del Marocco, l’ho rivisto lo scorso anno nel comune di Riposto (CT). Incredibile incontrarlo dopo circa 32 anni. Eppure è successo. In quel momento io sono tornato ragazzo, lui si è tanto emozionato. Quella spiaggia e quei primi vucumprà rappresentano di certo il mio primo contatto con la dura realtà dell’immigrazione. Poi da Maresciallo dell’Arma, ho avuto modo di entrare in contatto con la dura e questa volta anche tragica realtà dell’immigrazione, ciò nell’Isola di Lampedusa. In quel lembo di terra, il passaggio di migliaia di clandestini, mi ha fatto toccare con mano, la sofferenza umana, quella vera, quella che non immagini nemmeno possa esistere.

In quale aspetto in particolare la vita degli immigrati viene annegatanegata?
La vita degli immigrati viene annegata nelle acque degli oceani e dei mari del globo, ogni qualvolta un malandato barcone sprofonda negli abissi con il suo sovraccarico umano. Quel barcone e quelle vite lottano per ore ad armi impari, contro la furia della natura, che ancora una volta si scaglia contro di loro associata alla crudeltà e alla spietatezza dei criminali che organizzano il viaggio. L’argomento diventa più complesso quando invece dobbiamo parlare di negare la vita all’immigrato. Qui molto spesso, chi ha più cultura, più la dice lunga. Io desidero sintetizzare la negazione della vita riconducendola alla sempre presente indifferenza umana nei confronti di chi soffre.

Ha analizzato anche il punto di vista della comunità lampedusana? che segnali o segni ha colto?
Il cittadino che vive l’intera sua esistenza in un’isola così lontana dalla terraferma come Lampedusa (116 miglia marine dalla Sicilia), beneficia senz’altro del fatto che la sua terra è inevitabilmente meno inquinata da tutti quei fenomeni negativi che invece, contaminano le nostre “moderne” città. Ritengo che ciò rende quel cittadino un essere vivente dall’animo più “pulito”. Ma quando poi oltre a vivere in un’isola in mezzo al mare, sei anche un pescatore e passi gran parte della tua vita al centro del Mediterraneo, lontano anche dalla tua isoletta, ecco allora che quei fenomeni negativi, puoi non conoscerli del tutto e mantenere un animo assolutamente lindo. È questo il tipo di lampedusano che io conosco. Gente discreta, semplice, dai comportamenti umili, saggia in alcuni casi, di non comune generosità e con un elevato senso di amor di Patria. Ho letto in qualche quotidiano di una reazione dei cittadini lampedusani all’immigrazione. Non credo corrisponda alla realtà. Conosco bene quella gente e non gli appartiene quel tipo di comportamento. La comunità lampedusana fin dai primissimi approdi clandestini (anni ’80-90), quando ancora il fenomeno “sbarchi” era contenuto a qualche centinaia di esseri umani, ha sempre accolto quelle vite con grande solidarietà. Poi con il passare del tempo, parte dell’economia lampedusana è cambiata e ciò grazie all’affluenza di numerosi turisti. Da questo cambiamento ne è derivato che buona parte dei cittadini, da pescatori sono diventati piccoli imprenditori turistici. Ecco che, per una insolita analogia, anche la comunità lampedusana, come gli immigrati, di colpo inizia a sognare un futuro meno disagiato. In verità cosa è avvenuto: la massiccia presenza di “clandestini” e la talvolta inopportuna ed esagerata attenzione dei mezzi di comunicazione, ha danneggiato quella parte di comunità che sperava nello sviluppo turistico dell’isola, per garantire un futuro migliore ai propri figli. Ecco allora, che a voce alta, ma mai ribellandosi, quella parte di comunità ha evidenziato alcune carenze nell’opportunità o meno di concentrare e mantenere per più giorni nell’isola, masse umane cosi numerose.

Rivedendo a posteriori le sue fotografie, ha notato dei dettagli che le erano sfuggiti in un primo momento?
Ritengo che qualsiasi foto mostri sempre dettagli che sfuggono all’istinto del primo scatto. Rivedendo alcune foto mi ha certamente colpito lo sguardo e il sorriso di alcuni immigrati, dovuto alla gioia di essere giunti sulla terraferma, dopo ore e ore di mare su una barca in mezzo al Canale di Sicilia, particolare che mi era sfuggito, perché inizialmente, forse come tutti, mi ero soffermato anche io sulla spettacolarità delle immagini tragiche.Quale status mentale bisogna assumere per comprendere appieno e in fondo dramma e realtà di chi sbarca a Lampedusa?
Chi sbarca a Lampedusa, ma in qualsiasi altra parte del mondo, lascia nel suo paese d’origine, gli affetti più cari e tutto ciò che possiede, spesso veramente poco, una capanna, un piccolo orto, qualche effetto personale, ma soprattutto la propria identità. Nel nuovo paese d’approdo non ha un alloggio, un lavoro, parenti, amici e spesso non ha nemmeno un nome, costretto a rendere false generalità per sfuggire ai controlli. Inoltre nondimeno la difficoltà a farsi comprendere e apprendere la nuova lingua. Credo che la giusta chiave di lettura del fenomeno immigrazione soggiorni nel cuore di ciascuno di noi; aprire il nostro cuore alla sofferenza dei diseredati del mondo e sforzarci di toccare con mano, le loro storie, i luoghi di provenienza e le loro tradizioni, possa aiutare tutti a non essere più “singoli esseri umani”, ma “comunità”.

Dalle foto alla pubblicazione del volume: com’è avvenuto il passaggio? chi l’ha aiutata e supportata in questo?
Da tempo pensavo di trasmettere a chi ne avesse voglia, attraverso un libro non l’esperienza professionale vissuta a Lampedusa, ma le emozioni provate nel sentirsi veramente utili per l’umanità. Così un giorno, rivedendo qualche foto e riconoscendo in esse alcuni esseri viventi passati per l’Isola di Lampedusa, ho deciso di buttarmi in questa esperienza letteraria. Ricordando in particolare lo sguardo riconoscente di molte vite che in partenza da Lampedusa, con un lieve cenno del capo, un sorriso o un’espressione del viso, mi ringraziavano in qualità di tutore dell’ordine, per averle accolte con umanità, volendo ricambiare, ho ritenuto opportuno riportare alcune loro storie per tenere sempre viva la memoria di quei momenti, in modo da far sì che non cali l’attenzione verso un tragico fenomeno che continua ad interessare le nostre coste provocando sofferenza al genere umano.

Giovanni Zambito




Italia. LA PUGLIA, TRA EMIGRAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE

8 agosto 2013

LA PUGLIA, TRA EMIGRAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour” convoglia opinion leaders puntando sul marketing territoriale e sulla comunicazione integrata

di Tiziana Grassi Goffredo Palmerini

CELLINO SAN MARCO (Brindisi) – Si è conclusa nei giorni scorsi, con grande successo e attenzione da parte delle Istituzioni, del mondo diplomatico e dei media, la Settimana di promozione della Puglia nel mondo “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento” – svoltasi dal 27 luglio al 3 agosto – con l’organizzazione di un Educational Tour volto alla scoperta e alla valorizzazione del territorio salentino, sempre più mèta – per il suo patrimonio storico, architettonico, artistico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico – d’un turismo appassionato al quale si uniscono i pugliesi emigrati nel mondo con i loro “Viaggi del Ritorno”, per quel sempre vivo senso d’appartenenza e orgoglio delle proprie radici. Un mix che nella Settimana pugliese ha richiamato a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, l’attenzione di opinion leaders e personalità della cultura, della diplomazia e dell’imprenditoria internazionale. Già l’emblematico titolo del Progetto, “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Basso Salento”, rimanda ad una delle più connotative caratteristiche di questa terra le cui origini magnogreche – nel segno d’una dimensione migratoria e culturale che sin dal VIII sec. a.C. presentava quel fenomeno della mescolanza di elementi etnici comune a quasi tutte le colonie greche – evocano e conferiscono humus, in risonanza, al radicato senso dell’ospitalità della gente di Puglia. Caratteristica storico-identitaria di apertura all’Altro, allo “Straniero”, o all’Ospite – a seconda della prospettiva e delle categorie di osservazione ontologico-ermeneutiche adottate – che, dal passato al presente, vedono in colui che arriva da un Altrove, una straordinaria occasione per esprimere un “comportamento mentale” capace di ampliare la propria ‘visione del mondo’, richiamandosi a quella legge etica e morale non scritta, eppure sempre presente, del valore sacrale dell’Ospitalità.

Caratteristica autorevolmente confermata, molti secoli dopo, dalla Presidenza della Repubblica che il 10 maggio 2000 ha conferito alla Puglia la Medaglia d’Oro al Merito Civile – onorificenza che si tributa a Città, Comuni,  Province,  Regioni, decorate con Medaglie al Merito Civile, a fronte di specifici atti di straordinaria abnegazione delle comunità durante la guerra, le calamità naturali o altre tragedie – con una motivazione che rende orgogliosi tutti i Pugliesi, in Italia e nel mondo: “In occasione dei massicci e ripetuti episodi di immigrazione clandestina, l’intera popolazione della Puglia dava prova collettiva di civismo e di forza morale. Con straordinaria abnegazione privati cittadini, comuni, province e Istituzioni offrivano il loro determinante contributo e incondizionato impegno in soccorso dei numerosissimi profughi arrivati sulle loro coste in condizioni disperate. Operando generosamente per accorrere in aiuto dei più deboli, la Comunità tutta offriva alla Nazione splendido esempio di grande solidarietà sociale e nobile spirito di sacrificio”. Un’onorificenza emblematica alla comunità pugliese che, estensivamente, per il suo credo nell’Accoglienza e nell’Ospitalità, diviene assimilabile, sul piano della scala valoriale degli universali ideali etici e solidaristici, alla straordinaria comunità di Lampedusa, che non a caso Papa Francesco – nella forte simbologia d’ogni sua azione – ha scelto come mèta della sua prima visita, scagliandosi contro “la globalizzazione dell’indifferenza” e rendendo quel lembo di terra affacciata sul Mediterraneo non più l’ultima frontiera d’Italia, ma la prima tappa del suo primo viaggio. Il gesto pregnante di un Pontefice “rivoluzionario” ci indica – nel suo costante invito alla compartecipazione inclusiva verso l’Altro – l’unica via possibile per abitare il cambiamento verso una società “mondiale”, più aperta e solidale. L’unica via per saper autenticamente essere al mondo. In questo senso, la solennità della motivazione che nel 2000 ha accompagnato il prestigioso riconoscimento decorando la Puglia con la Medaglia d’Oro al Merito Civile, nel dare misura d’una non comune vocazione culturale e comportamentale di questa regione, non è meno significante della solennità del patrimonio di cui la regione è portatrice sotto molteplici e ulteriori aspetti, tutti ugualmente incardinati nel suo denso, fecondo, archetipico genius loci.

Genius loci come identità fondativa che nutre il Sé di una comunità, come le radici fondanti che strutturano e plasmano la ‘visione del mondo’ di un popolo. Come l’identità pugliese, che può vantare una stratificata e impareggiabile storia millenaria contrassegnata dall’architettura barocca a Lecce e in tutta l’area salentina, sviluppatasi per un secolo e mezzo a partire dalla fine del XVI secolo, oggi inserita nelle “Tentative Lists” dell’UNESCO in attesa che le città del Salento entrino a far parte del Patrimonio dell’Umanità. Come le importanti tracce gotiche della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, accanto alla quale spicca il Romanico pugliese, che raggiunse il suo massimo splendore tra XI e XIII secolo. Come l’impareggiabile impronta della Magna Grecia, custodita nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che si fregia d’una collezione di manufatti dell’epoca tra le più grandi, tra cui i famosi Ori. Come la Valle d’Itria con i suoi caratteristici trulli di Alberobello, le tipiche abitazioni in pietra a forma di cono. O la superba rete castellare sveva, dove Castel del Monte è ambita mèta turistico-culturale. Come pure, cambiando scenario, il patrimonio paesaggistico e naturalistico della Puglia, che vanta due Parchi nazionali e diverse aree marine protette, insieme alle famose Grotte di Castellana, all’arcipelago delle Tremiti a largo della costa garganica, al Golfo di Taranto, che vede oggi ritornare i delfini nelle proprie acque, grazie a un progetto di ricerca scientifica universitaria di valorizzazione della flora e della fauna nel Mar Ionio denominato “I delfini di Taranto”, premiato all’ultimo Big Blu, Salone internazionale della Nautica e del Mare tenutosi a Roma nel febbraio 2013. Dal mare alla terra: la Puglia e le sue distese di olivi millenari, paesaggi oggi considerati “monumenti” e pertanto candidati all’UNESCO a diventare parte del “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, ma da sempre fonte di reddito agricolo e testimonianza storico-culturale e ambientale di questa regione, fino a diventare “cifra” estetico-antropologica non meno dei caratteristici e inconfondibili ‘muretti a secco’ di Puglia, tra i primi esempi di manufatto umano, presenti in tutte le culture del pianeta per delimitare poderi, uliveti e vigneti, e qui punteggiati da rigogliosi grappoli di fichi d’India giallo-arancione o sanguigno rosso porpora, caratterizzando il paesaggio pugliese e, con esso, il Mediterraneo di cui questa regione è sempre più decisivo e splendente baricentro geografico-culturale.

Opportunamente ispirato a tale sfaccettato e ricco patrimonio identitario, il Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento” vede tra i propri obiettivi quello d’accrescere l’offerta turistica in Puglia attraverso l’organizzazione dell’Educational Tour che, ideato e realizzato dal Comune di Cellino San Marco e da alcune località delle province di Brindisi e Lecce, ha promosso la valorizzazione del territorio salentino, peraltro già molto apprezzato in Italia e all’estero. L’Ambasciatore della Repubblica d’Albania, Neritan Ceka, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il cantante Al Bano Carrisi, il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz, la giornalista scrittrice e studiosa di emigrazione, Tiziana Grassi, di origini tarantine, sono stati tra gli ospiti invitati a questa iniziativa di respiro culturale internazionale, accomunati da un vivo, partecipe interesse per il Salento e le sue potenzialità. Un’iniziativa organizzata in concomitanza della festa patronale nota anche come “Festa dell’Emigrante” di Cellino San Marco, con i festeggiamenti del Patrono, San Marco appunto, che ha visto ritornare nei luoghi natii – come antica tradizione d’ogni terra di emigrazione – numerosi cellinesi sparsi nel mondo. Un gesto di grande sensibilità ed attenzione da parte della Municipalità di Cellino San Marco verso la propria comunità che risiede all’estero. L’Emigrazione e le “Feste del Ritorno”, densa e ampliante categoria antropologica: perché l’emigrazione – e lo sa bene chi quest’esperienza performativa la porta sulla propria pelle attraverso il tempo, lo spazio e le generazioni – è stata in passato per gli Italiani, come lo è oggi per gli immigrati, un lungo cammino fatto di ‘viaggi’, nella duplice dimensione materiale e spirituale. Viaggi interiori, che assumono il significato – nella navigazione a vista dell’esistenza umana – di ‘cartografia dell’anima’, inquieta e palpitante bussola di orientamento verso nuove mappe migranti cognitivo-esperienziali.

Durante i 7 giorni del Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, gli ospiti sono stati accompagnati in percorsi che hanno spaziato dalle visite al sito archeologico di Muro Tenente, a Mesagne, alle Colonne Romane di Brindisi, dai trulli di Alberobello al Barocco di Lecce, dal Museo Messapico di Cavallino al Parco Naturale Regionale “Costa Otranto – Santa Maria di Leuca”, infine accolti nelle lussureggianti Tenute di Al Bano Carrisi – prestigioso testimonial internazionale della Puglia – tra eleganti filari di ulivi in prospettiva, vini prodotti dallo stesso Al Bano, piscine e ottima cucina locale. Un Progetto, dunque, che sullo sfondo dell’innato senso d’accoglienza e ospitalità di questa terra, ha tenuto necessariamente conto di ogni aspetto di Marketing integrato del Turismo, per in buon esito dell’interessante iniziativa di promozione della Puglia e del Salento in particolare. Ma il successo di questa “Settimana pugliese” non è stato solo il frutto d’un attento, lavoro organizzativo di servuction, branding o concept test. Il patrimonio storico-architettonico, culturale, paesaggistico ed enogastronomico di un luogo, con la matura offerta di servizi ricettivi, pur con il proprio imprescindibile status attrattivo, da solo non può avere potere aggregante. L’appeal di un luogo – come gli studiosi di Geografia umana osservano, in ordine al complesso rapporto tra Uomo e territorio – è espresso certamente nella storia e nella cultura d’uno specifico spazio geografico, di un’area, d’un sito, di una regione. Ma il valore aggiunto che ne determina la visibilità, l’ulteriore slancio proattivo, la sua peculiare vocazione attrattiva, in definitiva il successo e la fama, risiedono in maniera rilevante nel capitale umano che quel luogo esprime; ovvero nelle persone che, con le proprie empatiche capacità relazionali, la cura e l’attenzione nei rapporti con l’Altro, hanno spiccata vocazione a saper mettere in comunicazione autentica ed emozionale persone e situazioni. Sollecitando, favorendo e vivificando scambi, collaborazioni, convergenze, adesioni e quindi propulsive sinergie, in un clima di genuina ed avvolgente accoglienza, per la quale è piacevole “sentirsi a casa”. Li chiamano “facilitatori”: sono persone speciali e preziose – tanto più in una società contemporanea contrassegnata dalla moltitudine di “linguaggi” e quindi obbligata a coerenti interpretazioni – perché, nel loro essere partecipi e informati sulle culture e sullo specifico professionale dei singoli ospiti, ma soprattutto dei nativi a cui spesso appartengono, accolgono l’evento, lo vivificano e lo ottimizzano, osservando con attenzione il contesto di riferimento, cogliendo bisogni e aspettative dell’Altro – espresse ed inespresse – e hanno cura di ogni partecipante affinché, singolarmente e insieme, tutti possano sentirsi veramente dentro le cose, parte e protagonisti.

Un ruolo cruciale, dunque, che va ben oltre quello delle formali “Pubbliche Relazioni” e che, in occasione di questa intensa “Settimana pugliese”, è stato svolto con particolare eleganza e competenza, nel raccordo inter-relazionale, sia dalla docente di Piano e Canto, concertista e direttore d’Orchestra di fama internazionale, Aksinja Gioia Xhoja, co-organizzatrice della “Settimana pugliese” e prezioso trait d’union tra il Comune di Cellino San Marco e l’Ambasciatore d’Albania, Neritan Ceka, sia dal valente Sottufficiale dei Carabinieri Angelo Giovanni Capoccia, originario di Squinzano, in provincia di Lecce. Insieme ai numerosi rappresentanti della Municipalità di Cellino San Marco, il Brigadiere Capoccia – grazie alla sua trentennale esperienza nell’Arma, dedicata con slancio e competenza all’organizzazione d’importanti eventi istituzionali – per la sua solare “pugliesità” e in una generosa e volontaria opera di facilitatore” di rapporti tra gli Ospiti presenti, ha contribuito a fare gli onori di casa all’Ospite d’onore, l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka, insigne docente e archeologo di fama mondiale.

L’Ambasciatore così si è espresso sulla manifestazione pugliese e sulla sua multiforme valenza antropologico-culturale, quasi evocando un antico e nuovo “Patto di Fratellanza” tra le due sponde dell’Adriatico, in una prospettiva di rapporti bilaterali tutti da promuovere o accrescere: “La Puglia era, ed è, la regione italiana più conosciuta in Albania. Dall’altra sponda, quando noi pensiamo all’Italia, la prima cosa che ci viene in mente è la Puglia. Abbiamo sempre avuto contatti con voi. Dell’arrivo – nei decenni scorsi – delle navi cariche di migliaia di profughi albanesi si conserva l’immagine indelebile, encomiabile e commovente delle vostre coste che ci hanno accolto con amorevole solidarietà e senso civico. Pugliesi sono stati i primi italiani ad aprire imprese da noi. Non è un caso, infatti, che l’unica rappresentanza diplomatica-commerciale rappresentativa dell’Italia in Albania sia pugliese. Una rappresentanza, attraverso la Camera di Commercio, che rappresenta tutta l’Italia, con sede a Tirana. Si tratta quasi di una sorta di propulsiva ‘missione’ diplomatica di vostri validi imprenditori. E i principali investimenti da noi sono pugliesi. Con l’Italia, con la Puglia in particolare, c’è una collaborazione luminosa in corso anche nel settore culturale, con l’Università di Bari, con il Politecnico, che ha realizzato studi sull’Urbanistica di Tirana, con studenti albanesi, e l’Università di Lecce, con la Facoltà di Archeologia e una Scuola di Specializzazione frequentata da tanti albanesi. Queste propulsive sinergie, dal settore scientifico a quello culturale e commerciale, sono diventate le nuove condizioni per più sistematiche collaborazioni che vanno verso il grande Progetto di Macroregione Ionico-Adriatica: progetti che vedono la partecipazione dell’Unione Europea e che aprono prospettive di rapporti sempre più forti tra le nostre due sponde nel campo dell’Energia, del Turismo, dell’Agricoltura, della Cultura scientifico-universitaria. E penso anche al grande Progetto TAP, Trans-Adriatic Pipeline, volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetterà Italia e Grecia via Albania, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio, e, potenzialmente, del Medio Oriente. Un gasdotto che arriverà in Puglia indirizzandosi verso diversi settori e Paesi rappresentati da numerosi vice ministri esteri. Ma ci sono altri importanti legami tra la Puglia e l’Albania, e mi riferisco all’Istituto di Agronomia Mediterranea che ci vede interagire grazie alle simili e favorevoli condizioni climatico-agronomiche.”

“E poi c’è Al Bano!, – ha continuato S.E. Neritan Ceka un “ambasciatore” di Puglia straordinario e amatissimo da tutti noi albanesi. Dunque posso dire che sono molto forti e profondi i legami, anche umani, tra la Puglia e il nostro Paese, come conferma la presenza di migliaia di cittadini italiani da noi, tutti totalmente integrati nella nostra vita economica, sociale e politica. Trovo importante e significativo anche il fatto che tutti gli albanesi che arrivano in Italia passino, prima di arrivare nei vari luoghi di destinazione migratoria, dalla vostra accogliente regione, grazie a traghetti che ogni sera partono da e verso l’Albania. Quindi sono maturi i tempi per liberarci con consapevolezza dagli stereotipi del passato, da quell’epoca “da film del Novecento” con gli albanesi migranti stipati sulle navi verso l’Italia. La Puglia è una terra di paradiso dove l’attività umana è perfetta, tutta la terrà è lavorata con cura, le città sono pulite, in ordine, Cellino San Marco è un piccolo museo a cielo aperto con la sua architettura, e il calore della sua gente. Si sente nell’aria, ed è piacevole notarlo, questo facile e naturale contatto umano che c’è qui da voi. E’ emozionante vedere al tramonto, nelle stradine dei vostri paesi, passeggiando su quelle pietre bianche di antica eleganza, la gente che con amore porta le sedie davanti alla propria porta e quando tu passi davanti alle loro case ti dice ancora, accompagnandolo con un sorriso, un caloroso <Buonasera!>. Questo piace molto ai turisti che tutto il giorno sono in contatto con la modernità, con la velocità. Anche le feste, come questa a cui ho partecipato in questi giorni in onore del Santo patrono locale … Che meravigliosa partecipazione corale! E che emozione vedere tutte quelle accurate e gradevolissime luminarie, ascoltare la banda in processione per il paese, vedere quanta autentica e fervente partecipazione c’è stata nella comunità cellinese. Trovo questa coesione umana un valore straordinario del Sud, un valore che manca nelle grandi città, dove ormai si vede soprattutto gente distratta e di corsa che porta in giro il suo cane”.

* * *

Ma da chi è partita l’idea e, soprattutto, come il Comune di Cellino San Marco si è attrezzato per una “Settimana pugliese” con la programmazione così  ben articolata? Lo chiediamo all’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cellino San Marco, Gabriele Elia, ideatore ed organizzatore del Progetto “Ospitalità: dalla Terra dei Messapi al Salento – Educational Tour”, che ci risponde tra un saluto e l’altro dei suoi concittadini in festa: “Mi permetta, dottoressa Grassi, di ringraziare in questa occasione tutti coloro che hanno contribuito al successo di questa iniziativa. A cominciare da lei, per la sua presenza come giornalista e come pugliese, studiosa particolarmente attenta alle dinamiche sociali del nostro territorio; quindi l’Ambasciatore d’Albania Neritan Ceka; il Maestro Al Bano; il Brigadiere dei Carabinieri, Angelo Giovanni Capoccia, che si è generosamente prodigato per la riuscita di questo evento mettendo in relazione – con il suo non comune garbo – persone, Istituzioni e situazioni, pur egli non avendo – e questo gli fa molto onore, tanto da volerlo segnalare ai suoi Superiori – alcun incarico all’interno dell’iniziativa; il prof. Vittorio Sgarbi e il prof. Mario Luttazzo Fegiz. Desidero infine ringraziare tutta la comunità cellinese per la calorosa accoglienza che ha riservato a questa iniziativa. E’ stato importante vedere come tutti – ospiti e gente del luogo – hanno risposto con entusiasmo a questo Progetto “Ospitalità”. E penso alla meravigliosa sinergia con la Regione Puglia, una collaborazione che conferma quanto sia prezioso e proficuo che le Istituzioni “parlino” tra loro a beneficio dell’intera collettività, dando risposte concrete. Quindi il mio più sentito ringraziamento va all’Assessore Regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, dottoressa Silvia Godelli, al dirigente regionale del Servizio Turismo, dottoressa Antonietta Riccio, e naturalmente al Sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, per lo slancio, il rigore e la passione che dedica al suo mandato istituzionale. Per rispondere alla sua domanda, ritengo che il dovere d’un amministratore sia quello di saper “intercettare” e attingere qualunque tipo di finanziamento pubblico, specie quelli europei che, non dimentichiamolo!, sono soldi pubblici, quindi anche nostri, di noi italiani. I finanziamenti europei sono il futuro, a fronte di bilanci “lacrime e sangue” con cui oggi si confrontano tutte le Amministrazioni locali. Penso che questa sia la prima azione che un buon Amministratore deve fare a beneficio della propria comunità di cui ha la fiducia, che è un inestimabile valore. Noi, come Comune di Cellino San Marco, abbiamo saputo dei finanziamenti che proponeva la Regione Puglia per progetti di promozione e valorizzazione della nostra regione, e li abbiamo presi di petto, delineando e strutturando questo Progetto di “Ospitalità” che facesse conoscere lo straordinario patrimonio storico-culturale che abbiamo, e che lo facesse conoscere a opinion leaders come lei, ovvero a persone che hanno l’opportunità, per le proprie competenze professionali, di rafforzare il pensiero di tanti, facendolo conoscere magari a chi desidera progettare un viaggio in questa zona, tra distese di olivi e due mari meravigliosi, quali sono l’Adriatico e lo Ionio.

Il senso di accoglienza è costitutiva parte di noi, abbiamo ottime strutture ricettive. Quindi aspettiamo tutti, con gioia, presto, sia a Cellino San Marco, sia in tutta la Puglia, che hanno in sé una vocazione turistico-rurale con un potenziale altissimo. Certo, solo sapendo sviluppare un efficace e accurato marketing territoriale di cui questa “Settimana” è stata solo l’inizio di un percorso. Ritengo sia questa la prospettiva che può attrarre tanta gente, anche dall’estero, e di cui potrebbe giovarsi la nostra bella terra, sia sul piano sociale che territoriale. Ecco perché questo “Educational Tour”, dal titolo emblematico che abbiamo scelto proprio pensando a un percorso conoscitivo, può validamente testimoniare che questo magnifico territorio salentino si sta sempre più valorizzando – come merita – ma il cui potenziale è ancora tutto da esprimere al meglio. Per questo, tra gli obiettivi e la filosofia di Progetto, ho voluto seguire il filo rosso della vocazione locale, turistica appunto, raccordando Regione, Province e Comuni che, insieme, possono davvero fare tanto per valorizzarlo nelle sue varie e molteplici espressioni. Un territorio – voglio ricordare – che deve evitare qualsiasi minaccia che lo possa calpestare, e penso alla Centrale di Cerano, a 20 chilometri da qui, con impianti fotovoltaici che hanno ingiustamente deturpato le terre dei nostri contadini. Il mio desiderio, che affido a lei e a tutti i suoi colleghi giornalisti, è che il senso di ospitalità che contraddistingue la Puglia goda di una sempre più ampia diffusione anche attraverso il ‘passaparola’ di chi viene e resta abbagliato da tanta bellezza culturale e paesaggistica, desiderando così ritornare nella nostra regione, ma anche in tutta l’Italia, che è un territorio sano, marchiato in alcune sue aree, ma sano. E tale deve rimanere. Il turismo è il simbolo di questa nostra vocazione all’ospitalità e ne siamo orgogliosi. Orgogliosi anche di aver voluto giustamente far coincidere questa “Settimana di promozione pugliese” con la Festa patronale, che è molto sentita qui, sia da chi ci vive, sia da coloro che sono emigrati ma che, potendo, ogni anno ritornano con piacere alle proprie origini e radici di esistenza. Non a caso la Festa di San Marco è chiamata anche laFesta dell’Emigrante”, che custodisce affetti, passioni, tradizioni, nostalgia e profondo senso di appartenenza. A proposito dell’emigrare vorrei aggiungere che è amaro spesso ascoltare che il nostro Paese è povero e quindi si è costretti ad andare via. Sì, purtroppo anche questo è vero, si è costretti a partire. Ma nel mio piccolo dico che se è necessario andare via per inseguire la propria vocazione che qui magari non viene valorizzata, è altrettanto fondamentale che le competenze acquisite altrove siano poi riportate nella propria terra di origine, per aiutarla a crescere con il contributo delle idee di tutti. Proprio per questo ripeto il mio ringraziamento sentito all’Assessore Regionale al Turismo della Puglia, Silvia Godelli, che ha dato l’opportunità al nostro territorio di perseguire obiettivi importantissimi all’interno di un percorso di indispensabile sviluppo del territorio tutto da costruire. Tutti insieme”.

Un percorso, quello dell’accoglienza e dell’ospitalità, già  in atto e da sviluppare, al quale da tempo sta dando un considerevole contributo Al Bano Carrisi, uno dei più entusiasti e convinti testimonial pugliesi, ”ambasciatore” per eccellenza di questa regione. L’artista ha collaborato attivamente alla realizzazione della “Settimana di promozione pugliese nel mondo” e da volitivo uomo del Sud, alla luce della sua ampia “visione” di cittadino del mondo, così riflette: “Credo che la Puglia sia una delle più belle regioni d’Italia, e non lo dico solo da orgoglioso pugliese, ma da persona che gira tutto il mondo. E mi auguro vivamente che ciò che Dio ha creato l’uomo rispetti. E mi riferisco agli scempi ambientali di cui ogni giorno leggiamo sulle cronache. La nostra vocazione è terra di accoglienza, abbiamo grandi vini, ottimi oli, eccellente artigianato, quindi non vedo perché cerchino di introdurre l’industria che con noi non c’entra niente. Non dimentichiamo gli 800 chilometri di coste e di spiagge che ci rendono una delle regioni italiane con maggiore sviluppo costiero. A pochi passi da noi ci sono l’isola di Malta e l’isola greca di Corfù, che vivono di turismo per undici mesi all’anno, mentre qui da noi viviamo il nostro patrimonio naturale solo per un mese! Allora, io dico, programmiamo meglio questa nostra Puglia, non dimenticando il Miracolo di San Nicola, venerato tanto in Puglia quanto in Russia. Questa regione, oltre ad avere antiche radici con ascendenze spagnole, francesi e turche, è figlia della gloriosa Magna Grecia. Vivifichiamo allora queste radici culturali e di identità e puntiamo con determinazione e spirito d’intraprendenza sul turismo, un turismo alto, eliminando le sacche di delinquenza, che pure ci sono. A tutti i miei connazionali, anche all’estero, rivolgo un caloroso invito e dico Venite!, godetevi la Puglia, qui mangiate bene e bevete meglio! E fate l’amore con la natura! E a proposito di connazionali all’estero, pensando agli emigrati e ai milioni di oriundi, a loro voglio mandare il mio saluto affettuoso dicendo che sono i migliori Italiani, semplicemente perché vivono e s’alimentano di Nostalgia, quello struggente nostos che è rimpianto per la casa natìa, humus nella lontananza, “preservativo” contro i mali di questa nazione, che ne ha tanti. Riappropriamoci delle nostre radici, della nostra identità, del nostro orgoglio. E penso ai cinesi, agli spagnoli, ai francesi, che difendono con vigore la loro identità pur vivendo fuori dai luoghi di origine. Negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento l’Italia vantava un grande peso culturale e sociale in America. Ritorniamo a quella pagina della nostra storia e, nella circolazione di pensieri, idee e progetti che possono unire le “due Italie”, custodiamo e valorizziamo tutto il nostro prezioso patrimonio”.

Il tracciato di sviluppo della Puglia, nelle appassionate parole di Marina Del Foro, illuminato Assessore comunale di Cellino San Marco, conferma quanto le Istituzioni locali, oggi, possano essere “dentro” i processi sociali, contribuendo a delineare orizzonti di crescita, avvicinandosi ai bisogni/desideri della comunità in maniera capiente, determinata e pragmatica: “Ho voluto appoggiare con piacere questo Progetto sull’Ospitalità nel Salento perché è doveroso, per chi si occupa della cosa pubblica, rivalutare e valorizzare questa realtà, tenendo conto dei Patti di Stabilità. Grazie all’ “Area Vasta” brindisina, più Comuni si sono messi insieme e, puntando sulla crescita locale, hanno potuto attingere ai Fondi Europei. Personalmente, come Assessore all’Urbanistica, grazie a questi Fondi, ho potuto realizzare per Cellino un articolato piano di riqualificazione urbana che oggi vede il centro storico pedonalizzato e valorizzato da un elegante basolato, in sostituzione di un improbabile asfalto. Tra i progetti intrapresi e portati a compimento annovero la Biblioteca Multimediale, l’efficientamento energetico, la riqualificazione delle periferie, che sono importanti sul piano del tessuto sociale di una comunità, quanto e più dei centri storici di cui mi occupo, e mi occuperò sempre, con grande determinazione propulsiva. Abbiamo lavorato anche alla realizzazione di un Orto urbano per i cittadini di Cellino, con giochi per bambini in plastica riciclata. E siamo impegnati nei lavori di un ampio viale che collegherà la periferia al centro. Tutte realtà che devono “parlare” tra loro, interagendo. Desidero che dalla Puglia, dall’Italia, dall’estero vengano a vedere una realtà come questa, che offre un tipo di turismo diverso e più ampio di quello esclusivamente balneare. Cellino San Marco è al centro, tra Brindisi e Lecce, al centro tra l’Adriatico e lo Ionio, e al centro d’una campagna prossima al mare. Siamo pronti ad accogliere, promuovendo una ricettività ampia, fatta non solo di turismo locale. In questo senso è importantissima la personalità di Al Bano, nostro illustre e amato concittadino celebrato in tutto il mondo, che è una forte “attrattiva”, anche per le prestigiose iniziative culturali e musicali che generosamente offre alla sua e nostra terra. Il Salento è stata una scoperta tardiva dal punto di vista turistico. Ma ora è arrivato il momento di condividere. Tutti. E di ottimizzare la ricettività. Chi viene in questa spettacolare zona della Puglia resterà incantato dall’ambiente e dalla sua gente meravigliosa. Cose che rendono magici questi luoghi, anche per l’effetto moltiplicatore dato dal connubio tra campagna e mare, tra le tradizioni enogastronomiche e le tracce storico-culturali, difficili da trovare altrove in maniera così concentrata. In questo percorso di sviluppo, ripeto, il futuro è dato dall’Unione Europea e dai fondi messi a disposizione per la valorizzazione dei contesti territoriali. I finanziamenti ci sono, il problema sta nello snodo delle Regioni, nei passaggi molto burocratizzati che comportano lentezze e spesso determinano che le risorse a disposizione tornino indietro. Ma l’Unione Europea fa bene, alla luce dei finanziamenti erogati per i progetti proposti, ad esigere una rendicontazione rigorosissima sui costi, sulla qualità dell’attuazione dei progetti, sul rispetto dei tempi di realizzazione. I cittadini spesso non sono a conoscenza di queste importanti opportunità europee, e penso anche ai giovani che hanno idee e progetti da realizzare. Insieme si possono creare piattaforme proattive in cui le Istituzioni – come sta già avvenendo – si avvicinino sempre più alle istanze della collettività verso processi di matura operatività”.

Prima di lasciare Cellino San Marco – sull’eco di questi interventi che da angolazioni diverse indicano  pragmaticamente nuovi orizzonti per la Puglia e sulle note della locale banda musicale che s’ode in lontananza mentre accompagna in processione la statua del Santo Patrono – veniamo invitati ad una visita in Comune dove, per la “Settimana sull’Ospitalità nel Salento”, in alcune sale è allestita un’interessante mostra fotografica e documentale sull’Emigrazione cellinese nel mondo. L’iniziativa, nell’ambito del Progetto “Cilinari – la storia simu Nui” , collegata a due “Calendari della Memoria” 2011 e 2012 , tematizza il senso d’Appartenenza e Identità di questa comunità. Categorie di osservazione partecipante che ben ha saputo cogliere Angelo Arcobelli, presidente dell’Associazione Culturale “Res Publica Cilinara”, impegnata nella “promozione del territorio e dell’identità cellinese”, vivace ideatore di numerose iniziative improntate alla valorizzazione dello spazio-vissuto cellinese. Queste fotografie-documento – raccolte dall’instancabile Arcobelli grazie a un lungo lavoro di ricerca che ha coinvolto e motivato tutti i cellinesi, dopo un non facile lavoro di persuasione sulla valenza e la necessità di condividere tracce di memoria individuale e collettiva, per evitare il rischio della dimenticanza storica – raccontano di donne e uomini partiti cento anni fa da un paesino del Sud verso nuovi e inesplorati campi di possibilità, costretti a varcare l’oceano alla ricerca di lavoro e dignità. Donne e uomini i cui figli e nipoti – parte di quegli 80 milioni di oriundi dell’altra Italia sparsi in ogni angolo del pianeta – oggi tornano d’estate a Cellino San Marco con l’orgoglio delle proprie origini italiane, per riempire tasselli di storia dell’emigrazione che attraverso il tempo e le generazioni lascia ineludibili segni di lacerante, complessa e doppia identità, tra luoghi di nascita e d’adozione. Donne e uomini che tornano, magari per acquistare la casa dei nonni emigrati, onorandone così una storia privata, che diventa Storia, fatta di coraggio, orgoglio, sogni e conquiste.

Tornano avendo messo da parte, per un anno intero, l’impegnativa cifra per il biglietto aereo dalle Americhe  verso l’Italia. E tornano portando con sé, come privatissimo bagaglio esperienziale, tutto quel nostos, quella voglia di Ritorno che con l’arrivo dell’estate Cellino San Marco, al pari di paesi e città d’Italia che hanno conosciuto l’epopea della Grande Emigrazione, coltiva e onora all’insegna dell’orgoglio e di antichi legami con la terra madre. Il “ritorno in patria” delle comunità solo geograficamente lontane dal Belpaese, quando le case lasciate nei luoghi d’origine e le strade riprendono vita con il rientro degli emigrati in vacanza, quando i dialetti del Sud si fondono con gli intercalari del Nord e strascichi di “broccolino”, quando feste di famiglia, matrimoni e battesimi, vengono programmati in funzione del ritorno dei familiari, quando sagre, feste popolari o religiose riannodano rapporti, affetti e relazioni, si rinsaldano sentimenti, punteggiando – ieri come oggi – origini, identità e appartenenza. Un portato che è archetipo fondativo, vivificante e strutturante dell’Io collettivo italiano, spesso più coltivato nell’Altrove che da chi è restato. Come per Mina Manca Spencer, docente di Letteratura italiana negli Stati Uniti, originaria di Cellino San Marco: dove un doppio cognome italo-americano, un doppio passaporto e una doppia cittadinanza partecipano e condensano tutta l’essenza di un vissuto migratorio nutrito di Nostalgia e determinazione nel mantenere vivi i legami con le proprie origini, tramandandole ai propri figli “americani”, insieme al mai sopito desiderio di Ritorno.

O come nella testimonianza di Mario Diomete sulla locale Festa patronale di San Marco – “un appuntamento mai mancato in 40 anni di emigrazione”, dichiara con orgoglio – egli che da Cellino è andato a Milano, un “figlio” dell’emigrazione interna al Paese, avvenuta durante gli anni ’70 del Novecento. Tanto da stimolargli ricordi intensi: “… I festeggiamenti, che si svolgevano in diversi giorni, avevano il momento cruciale nella Processione, seguita dalle autorità civili (Sindaco, Maresciallo con i Carabinieri in alta uniforme) e religiose … Si percorrevano le vie del paese e per questa occasione le case venivano tinteggiate e abbellite. Durante il passaggio della statua del Santo venivano spalancate le porte per “la benedizione”. La statua, che è molto pesante, veniva portata a spalla dai cittadini che facevano a gara per recarla in processione, in particolare gli emigrati. Dopo la Processione, una volta riposta la statua del Santo sul baldacchino della chiesa, rigorosamente adorno di luci e fiori, si assisteva con grande devozione alla Santa Messa. Talvolta c’era la presenza del Vescovo della diocesi di Brindisi. A tal proposito, desidero evidenziare con gioia che, da tre anni a questa parte, il parroco Don Cosimo, un grande Parroco, ha introdotto, secondo il mio modesto parere, un’iniziativa bellissima: quella di celebrare la Santa Messa in piazza. Stimola cittadini e fedeli ad una partecipazione più sentita. Un Parroco che è riuscito a portare la Chiesa in piazza! Una grande emozione per tutti! Altri ricordi sono quelli dei tavolini in piazza, allestiti dai bar adiacenti, dove mangiavo noccioline insieme agli amici o ai parenti, bevendo un bel bicchiere di bibita fresca, mentre s’ascoltava la banda che eseguiva brani di musica classica o sinfonica. E mi emozionava tanto vedere le persone anziane così concentrate nell’ascolto … Ma arriviamo agli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quando per volere del Parroco di allora venne introdotta un’importante novità devozionale: oltre a San Marco Evangelista iniziò ad essere festeggiata d’estate anche Santa Caterina d’Alessandria, compatrona di Cellino, che abitualmente veniva festeggiata a novembre, con una grande fiera detta “Te li Cappotti”, una tradizione ancora oggi  molto seguita e dedicata alla vendita di cappotti bellissimi, per cui in tanti vengono apposta da tutto il Sud e non solo. E così vennero accomunate le due Feste patronali, proprio per permettere agli emigrati tornati in paese per le vacanze di poter rendere omaggio ai propri Santi patroni. Un segno che trovo di grande sensibilità, da parte di Cellino, verso noi emigrati, e che ci fa capire che non siamo dimenticati. Anzi, che i nostri concittadini tengono a noi, anche se per un anno siamo lontani. Non bisogna ovviamente dimenticare il momento cruciale dei fuochi pirotecnici, che negli anni sono stati arricchiti nella loro bellezza e straordinarietà, e che attualmente vengono fatti alla fine della Processione, alla presenza delle statue dei Santi. E questa è una cosa molto bella e suggestiva. Ci sono tanti altri aspetti di questa Festa patronale che non vorrei tralasciare, per esempio il grande mercato, le bancarelle, la gente del paese e di quelli limitrofi, ma quello che più tengo a sottolineare, è il rispetto dei valori e delle tradizioni che qui si vive in maniera molto forte. Anche se purtroppo, in questi ultimi anni, sarà per questo sciagurato e troppo lungo periodo di crisi economica, vedo diversi miei compaesani con il viso sempre più triste. Come, lo sono anch’io, da emigrato”. Anche questo è Puglia, terra di idee, di brezze emozionali ed orizzonti di progetto. Brezze che attraversano terra e mare. Tra Storia e Futuro. In un “viaggio” pugliese – fuori e dentro di noi – dopo il quale non saremo più gli stessi. Una “terra filosofica”, rigenerativa dunque, dove finalmente poterci liberare dell’assordante e bulimico ‘rumore’ del qui e ora, tornando a pensare – magari all’ombra di un ulivo secolare –  idealisticamente la realtà. Nel segno di una nuova, antica Humanitas ancora tutta da vivere e riscoprire.

Tiziana Grassi è nata a Taranto e vive a Roma. Giornalista, scrittrice e studiosa di fenomeni migratori. Già autrice per Rai International di programmi di servizio per gli Italiani all’estero, attualmente collabora al programma radiofonico “Un libro per l’Europa” della Commissione Europea, Rappresentanza in Italia, e alla programmazione culturale per l’Ambasciata d’Austria a Roma.

Goffredo Palmerini è nato e vive a L’Aquila. Nella città Capoluogo d’Abruzzo è stato amministratore civico e vice Sindaco per quasi trent’anni. Scrive su numerose testate italiane all’estero e agenzie internazionali per molte delle quali è collaboratore. Scrittore, studioso dell’emigrazione italiana, è componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo ed esponente di prestigiose istituzioni culturali.




Abruzzo. LUIGI FINOLI, UN ABRUZZESE SUL TITANIC.

NOTA: nel mio continuo ricercare atti di eroismo e sacrificio del mondo del Lavoro e dell’Emigrazione  mi imbatto, spessissimo, in vicende molte volte assolutamente sconosciute.

Vicende che ritengo doveroso rendere di pubblico dominio. Vicende che possono arricchire, secondo me, il patrimonio storico e culturale, come in questo caso, della nosta regione.

Per questo intendo fornire dati, documenti e foto delle varie vicende.

Geremia Mancini

LUIGI FINOLI UN ABRUZZESE SUL TITANIC.

La vicenda del TITANIC, transatlantico definito “inaffondabile”, è certamente nota a tutti.  Il TITANIC durante il suo viaggio inaugurale (da Southampton a New York), entrò in collisione con un iceberg alle 23:40 di domenica 14 aprile 1912. L’impatto provocò l’apertura di alcune falle lungo la fiancata destra del transatlantico che affondò 2 ore e 40 minuti più tardi spezzandosi in due tronconi.

Nel tragico naufragio persero la vita 1518 dei 2223 passeggeri imbarcati compresi gli 800 uomini dell’equipaggio; solo 705 persone riuscirono a salvarsi (alcuni dei quali morirono subito dopo essere salvati dalla prima nave che rispose all’S.O.S. il Carpathia), 6 delle quali salvate fra la gente finita in acqua.

Questa è la vicenda conosciuta ai più grazie a libri, ricerche e film dedicati alla vicenda.

Quello che nessuno, o pochissimi, sanno è che sul TITANIC vi era un abruzzese.

Infatti il 10 aprile di quel tragico 1912 a Southampton si imbarco, fra gli altri, Luigi Finoli nato ad Atessa (Ch) il 10 settembre del 1877 da Vincenzo e Carolina Carnevale.

Luigi Finoli si imbarcò sul Titanic in Terza Classe.

Luigi Finoli precedentemente era arrivato negli Stati Uniti nel 1905 ed aveva sostato come tutti gli altri emigranti ad Ellis Island.

Negli Stati Uniti aveva sposato un’alta emigrante italiana Rosa Ciccone.

E’ assai probabile che dopo una breve sosta in america fece ritorno in Italia per poi, immediatamente, far ritorno negli Stati Uniti, dove risiedeva a Philadelphia in Pennsylvania, e questo accadde il 15 luglio del 1906.

Luigi Finoli nel 1912 si imbarcò sul Titanic per far ritorno negli Stati Uniti, dopo essere stato in Italia per far visita ai propri famigliari. Assai probabile per un lutto famigliare.

Trovò la sua salvezza dalla tragedia del Titanic perchè riuscì a salire sulla scialuppa n.15.

Luigi Finoli potrà raccontare, anche lui,  per anni di aver sentito suonare il ” “NearerMy God, To Thee” (in italiano: Più vicino a te, mio Dio) mentre la sua scialuppa si allontanava dal TITANIC che tristemente affondava.

E’ anche questa una storia, una delle tante, della nostra dolorosa e dura emigrazione.

geremia mancini segretario confederale ugl

Documenti:

Foto di Luigi Finoli da un documento del 1922 quando partito da Napoli fece ritorno a New York ( 9 maggio 1922) probabilmente sulla nave “Colombo”.

Una lista dei passeggeri del TITANIC recuperati dalla nave Carpathia dove appare il nome di Luigi Finoli.

Solo quattro gli italiani sopravvissuti: tre uomini e una donna. Antonio Martinelli, morto ottantanovenne a Isernia nel giugno 2001 e portato ancora in fasce in Italia dalla madre che aveva poi deciso di tornare negli Stati Uniti. Luigi Finoli, nato ad Atessa (in provincia di Chieti), imbarcato come passeggero di terza classe e salito sulla scialuppa di salvataggio n. 15. Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi originario di Arcisate (Va), emigrato negli Stati Uniti dove aveva sposato una connazionale da cui ebbe una figlia. Imbarcato sul Titanic col biglietto di seconda classe fu raccolto dal Carpathia, il transatlantico inglese che portò in salvo i naufraghi. Ad Alassio, dove viveva e dove è scomparso ultranovantenne nel 1974, il 15 aprile di ogni anno festeggiava l’anniversario del naufragio del celebre transatlantico della White Star.

Si salvò anche una donna, la ventiquattrenne Argene Genovesi, che viaggiava col marito Sebastiano Del Carlo in seconda classe. Era riuscita a salire sulla scialuppa n. 11 e fu soccorsa dal Carpathia. Il marito morì, ma lei, che era incinta, diede alla luce una bambina doverosamente chiamata Maria Salvata, morta novantaseienne nel 2008 ad Altopascio.




A GUALDO TADINO IL GRAN GALÀ DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA Anche per la terza edizione grande successo della formula Arte più Impresa

A GUALDO TADINO IL GRAN GALÀ DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA

Anche per la terza edizione grande successo della formula Arte più Impresa

GUALDO TADINO (Perugia) – Si è conclusa con un altro grande successo la terza edizione di “Un’impresa ad arte. Gran Galà dell’imprenditoria italiana” che si è svolta sabato 27 luglio a Gualdo Tadino nell’incantevole atmosfera della Rocca Flea. Fiducia nel domani, voglia di fare, saper cogliere le opportunità, coraggio e passione: questi i termini che più frequentemente si sono ascoltati sul palco della sempre più affermata kermesse che ogni anno riesce a mettere insieme e a far dialogare con crescente successo l’arte del sapere con l’arte del saper fare, facendosi portavoce di un messaggio di fiducia e di rinascita per una nazione che ha tutto le carte in regola per ripartire se riuscirà a scommettere nella valorizzazione sul suo straordinario e inimitabile patrimonio culturale, che comprende anche tutto il buon saper fare all’italiana.

La serata, condotta dalla giornalista Rai Roberta Serdoz, ha visto alternarsi sul palcoscenico importanti personalità del mondo della cultura, dell’informazione, della politica, imprenditori già premiati nelle scorse edizioni e rappresentati di categoria, prestigiosi padrini e madrine che hanno consegnato i riconoscimenti alle dodici eccellenze selezionate per questa edizione, casi di imprenditoria illuminata in ogni settore produttivo, dall’alimentazione, alla meccanica, dall’abbigliamento al benessere: Grifo Latte, Starttobusiness Umbria, Graphismasters Srl, Idb Srl – Industria Dolciaria Borsari, Bilancioni – Bhc Srl, Torpado – Cicli Esperia Spa, Tenuta Vitereta, Graziella Green Power, Azienda Agricola Faldo del Picchirillo della Contessa Oddi Baglioni, Polaris Motor Srl, Erbolario Spa e Metalchimica Srl. Dopo un aperitivo di benvenuto, gli ospiti hanno potuto visitare i raffinati stand espositivi all’interno del Museo Civico Rocca Flea, novità assoluta di questa edizione, che ha saputo farsi anche platea di presentazione in cui poter toccare con mano alcuni casi eccellenti di imprenditoria italiana già evidenziatesi negli scorsi anni: Wald srl, Ecosuntek Spa, Birra Flea, Emu Group Spa e Merlo Spa, industria metalmeccanica quest’ultima, che dagli stabilimenti di Cuneo ha portato una grande macchina che ha fatto bella mostra di sé nel parco federiciano.

Per entrare nel vivo della serata, il palcoscenico è stato lasciato al talentuoso violinista Alessio Bidoli, in tournée per la tappa gualdese del Gubbio Summer Festival. Dopo i saluti del sindaco di Gualdo Tadino, Roberto Morroni, dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Perugia, Donatella Porzi e dell’onorevole Walter Verini e la consegna dei riconoscimenti, si è lasciato spazio all’asta di opere d’arte di beneficienza curata dall’ antiquario romano Luca Lispi, nel corso della quale sono state presentate e battute all’asta opere di noti e apprezzati artisti contemporanei, come Vincenzo Martini, Piergiuseppe Pesce, Roberto Fugnanesi e Graziano Pericoli. Tra i pezzi unici che sono stati presentati all’asta di beneficenza anche tre opere grafiche, realizzate in esclusiva per l’occasione da PitsArt – Foulard d’Arte, giovane azienda della città di Gualdo Tadino che è stata presentata proprio all’interno del Galà.

L’artista Caterina Calabresi ha realizzato e firmato, infatti, tre foulard di seta a tiratura unica di grande effetto, quale sentito omaggio al Gran Galà dell’Imprenditoria italiana e al binomia “arte-impresa”. Altra idea innovativa è stata quella proposta per l’occasione da un altro sponsor tecnico, ovvero l’azienda Obc Italy di Perugia, che invece ha prodotto un nuovo brand, relativo al Museo dell’Emigrazione Pietro Conti, sviluppando un innovativo progetto su t-shirt che beneficia della nuova tecnologia denominata “realtà aumentata”. La serata è stata chiusa da una suggestiva cena sotto le stelle nel parco della fortezza federiciana, piazza ideale di incontro e di confronto tra imprenditori, giornalisti, esperti in comunicazione d’impresa e ospiti illustri.

“I successi di ogni edizione ci rafforzano e ci confermano nella scommessa lanciata ormai tre anni fa su questa manifestazione che ci sta facendo sperimentare la validità della formula del fare impresa con la cultura – ha dichiarato Catia Monacelli, madrina e ideatrice dell’evento – poiché attraverso le esperienze di imprenditori illuminati, con i quali siamo entrati in rapporto in questi anni, si rafforza la consapevolezza del ruolo prioritario rivestito dalla valorizzazione culturale e dalla promozione turistica del territorio, la prima vera impresa del Paese”. Sponsor istituzionali della kermesse le aziende: Rocchetta Spa, Wald Srl, Birra Flea, Ecosuntek e Merlo Spa.




Giulianova. Lo scultore Antonio De Marini, espone il 17 agosto a Las Vegas (USA)

“Luce, Spazio, Forma.
“… Memoria, materia,
reinvenzione, misuratore del tempo,
fisico, interiore, spirituale, umano.
La Luce è l’artefice del meccanismo empatico,
silenzi e voci della pietra,
embrione delle mie idee,
generatrice di memorie,
che il nostro corpo ancora ricorda …
Luce madre isolata dal caos …
Dialogo, con il rigore e la sobrietà fra linee e piani che impongo alla Pietra,
Spazi.
decifrare e dare luce al percorso delle mani, al percorso interiore …
Luce come possibile “strada”,
verso un infinito oppure verso un finito,
fino a ritrovare, forse noi stessi.
Contemporaneo umano.
Tavolo del tempo.
Mare.
Al di là, delle mie umane comprensioni,
oltre il silenzio delle onde,
dove tutto appare
e tutto si confonde .
Tolgo pietra dalla pietra, perché cerco…”
Antonio De Marini 2013
“Light, Space, Shape”
… Memory, matter,
reinvention, measuring of the time,
physical, internal, spiritual, human.
The light is the architect of the empathic mechanism,
silences and voices of the stone,
embryo of my ideas,
generator of memories,
that our body still remembers…
Mother light isolated from chaos …
Dialogue with rigor and sobriety between lines and planes that I impose to the Stone,
Spaces.
deciphering and giving light to the path of the hands, to the inner path …
Light as possible “way”,
Towards something infinite or finite,
until we maybe find ourselves again.
Contemporary human.
Table of the time.
Sea.
Beyond my human comprehension,
beyond the silence of the waves
where everything appears and everything becomes confused.
I take stone out from stone, because I am searching…”
Antonio De Marini 2013

“Luce, Spazio, Forma.“… Memoria, materia,reinvenzione, misuratore del tempo,fisico, interiore, spirituale, umano.La Luce è l’artefice del meccanismo empatico,silenzi e voci della pietra,embrione delle mie idee,generatrice di memorie,che il nostro corpo ancora ricorda … Luce madre isolata dal caos …Dialogo, con il rigore e la sobrietà fra linee e piani che impongo alla Pietra,Spazi.decifrare e dare luce al percorso delle mani, al percorso interiore …Luce come possibile “strada”,verso un infinito oppure verso un finito,fino a ritrovare, forse noi stessi.Contemporaneo umano.Tavolo del tempo.Mare.Al di là, delle mie umane comprensioni,oltre il silenzio delle onde,dove tutto apparee tutto si confonde .Tolgo pietra dalla pietra, perché cerco…”
Antonio De Marini 2013
“Light, Space, Shape” … Memory, matter,reinvention, measuring of the time,physical, internal, spiritual, human.The light is the architect of the empathic mechanism,silences and voices of the stone,embryo of my ideas,generator of memories,that our body still remembers…Mother light isolated from chaos …Dialogue with rigor and sobriety between lines and planes that I impose to the Stone,Spaces.deciphering and giving light to the path of the hands, to the inner path …Light as possible “way”, Towards something infinite or finite,until we maybe find ourselves again.Contemporary human.Table of the time.Sea. Beyond my human comprehension,beyond the silence of the waves where everything appears and everything becomes confused. I take stone out from stone, because I am searching…”
Antonio De Marini 2013




Il Giappone incontra Pineto

Il Giappone incontra Pineto

La scrittrice de “L’Abruzzo Misterioso” presenta il suo libro

dedicato anche alla cittadina adriatica

Il Giappone alla scoperta della terra del suo scopritore. Quasi mezzo millennio dopo la missione del teatino Alessandro Valignano, la scrittrice giapponese Yasuko Ishikawa ha esplorato a lungo la regione dove nacque il missionario gesuita che per primo ha fornito all’Occidente – nel ‘500 – un quadro non leggendario dell’arcipelago nipponico.

Nasce così “L’Abruzzo Misterioso”, un diario di viaggio che si prefigge di proporre itinerari suggestivi, misteriosi appunto, di un’Italia ricca di storia, di cultura e di bellezze che nulla hanno da invidiare alle tradizionali mete delle città d’arte.

La narrazione, avvincente e fluida, si incentra anche sulla città di Pineto, dove l’autrice ha ieri sera presentato la sua ultima pubblicazione. In sua compagnia Luca Ciuffoletti, violinista di fama internazionale originario di Chieti, sebbene viva a Tokyo ormai da molti anni, che ha accompagnato la Ishikawa in questo tour abruzzese.

“Sono rimasta affascinata dalla cultura e dalle bellezze naturali dell’Abruzzo – ha spiegato la scrittrice nel corso dell’incontro – e per questo mi sono proposta di far conoscere ai miei connazionali questa regione, poco nota ai nipponici perché penalizzata da una carenza di immagine rispetto alla forte “concorrenza” di aree vicine”.

Da qui l’idea di Yasuko Ishiwaka di colmare un vero e proprio “gap di conoscenza”: come ricordato dalla stessa autrice, alla recente presentazione pubblica del volume a Tokyo, molti tra il pubblico si sono infatti mostrati stupiti di non aver saputo finora praticamente nulla di una regione dalle molteplici attrattive.

La scrittrice aveva già fatto visita alla città di Pineto quasi due anni fa, quando era venuta per raccogliere materiale. Tra le sue pagine, pertanto, anche il ritratto della cittadina adriatica, alla quale è stato dedicato molto spazio e un’attenzione speciale grazie alle immagini del fotografo pinetese Mauro Cantoro, che ha curato anche la copertina.

“Vedere Pineto su una pubblicazione di tale importanza – ha sottolineato nel corso dell’incontro il vicesindaco Cleto Pallini – è per noi motivo di forte orgoglio. L’auspicio è ovviamente quello di poter ospitare tutti i nipponici che visiteranno con i loro tour l’Abruzzo. Pineto vi aspetta a braccia aperte”.




Parigi. Sabato 20 luglio 2013, a Parigi, omaggio internazionale ai corridori che hanno fatto la storia del Tour.

Sabato 20 luglio 2013, a Parigi, omaggio internazionale ai corridori che hanno fatto la storia del Tour.

EccoVi in italiano,

Sabato 20 luglio dalle 14 alle ore 19, Il giorno prima l’arrivo del TOUR DE FRANCE,

Grande Festa internazionale, pubblica e gratuita pressoil velodromo Jacques Anquetil (di seguito il piano) – 75012 – FR

I più grandi ciclisti italiani saranno presenti per incontrare loro omologhi francesi (ex gregari o rivali) dimostrando così loro attaccamento alla “Grande Boucle”.

Italiani presenti :

Artunghi Marco, Azzini Carlo, Babini Battista,Bailetti Antonio, Baldini Ercole, Barbero Sergio, Baronti Alessandro, Bartali Andrea*1, Beccia Mario, Benfatto Attilio, Bernucci Lorenzo, Bertolini Alessandro, Bontempi Guido, Bottaro Dario, Brognara Andrea, Bruni Dino, Bruseghin Marzio, Campagnari Pietro, Caucchioli Pietro, Castelletti Luigi, Cerioli Ivan, Cestari Aurelio, Chiappucci Claudio , Chiurato Andrea, Coppi Faustino*2, Dalla Bona Luciano, Favero Vito, Fraccaro Simone, Frattini Francesco, Furlan Giorgio, Gotti Ivan, Guerra Pietro, Massi Rodolfo, Mazzoleni Eddy,  Mondini Giampaolo, Motta Gianni, Moser Francesco, Neri Guido, Padovan Arrigo, Pecchielan Arturo, Peron Andrea, Poli Eros, Pozzi Oscar, Radaelli Mauro, Righi Daniele, Rossignoli Francesco, Savoldelli Paolo, Seghezzi Vittorio, Serpellini Marco, Simoni Gilberto, Tafi Andrea, Tartaggia Giuseppe, Tumellero Romano, Vanzella Flavio, Vanzo Dorino, Zanatta Stefano, Zen Marco

*1 Figlio di Gino BARTALI – *2 Figlio di Fausto COPPI

I, compagnia ai più famosi Corridori Francesi e Belgi

BIBITA – GELATI – MUSICA – FIRME FOTO

Alle ore 16, arrivo della ciclopedata italiana (Roma-Parigi – 1600km) accolta dalle autorità italiane e francesi in omaggio alla centesima edizione del Tour.

Un’occasione unica per incontrare

le più grande idole del ciclismo !

Patrice GASPARI

Tél. 06 09 78 55 05 – Info@lavoce.com

17, rue du Colonel Oudot – 75012 PARIS

Tél. 01 43 45 87 55 – FAX 0143458402




Italia. Arandora Star: un’altra tragedia dell’emigrazione Affondata il 2 luglio 1940, la nave trasportava 1.564 deportati. 800 le vittime, 446 erano italiane

Arandora Star: un’altra tragedia dell’emigrazione

Affondata il 2 luglio 1940, la nave trasportava 1.564 deportati.

800 le vittime, 446 erano italiane

Alle ore 6 del 2 luglio 1940, a pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno), l’U-Boat 47 colpì l’Arandora Star: un evento che, con 446 vittime italiane, resta tra i più drammatici nella storia dell’emigrazione. Avevano infatti una sola “colpa” i cittadini strappati alle famiglie, alle case, alle attività costruite in anni di duro lavoro, quella di aver cercato in suolo britannico la speranza, un futuro per loro e per i loro figli; emigrati che per il governo altro non erano che nemici, spie, persone private all’improvviso, in seguito all’entrata in guerra dell’Italia, dei loro diritti, anche quelli sanciti dalla Convenzione di Ginevra. La nave, salpata da Liverpool il 1 luglio con 1.564 deportati, 712 erano italiani, gli altri di nazionalità austriaca e tedesca, era destinata ad un campo di prigionia canadese. 86 erano i prigionieri politici, gli altri, uomini tra i 16 ed i 75 anni, furono rubati alle loro famiglie, ignari del proprio destino, caricati in sovrannumero sull’Arandora Star, stipati nelle cabine, in ogni angolo della nave incapace di contenere quel numero eccessivo di passeggeri, persino il salone un tempo utilizzato per le serate danzanti, quando l’Arandora  Star era un’elegante nave da crociera, venne trasformato in un dormitorio.

Il viaggio si interruppe, per sempre, al largo della costa nord-ovest dell’Irlanda.  35 minuti, questo il lasso di tempo impiegato dall’Arandora Star per affondare mentre  800 cittadini perdevano la vita. Numerose, troppe le “coincidenze” sfavorevoli che provocarono il gran numero di vittime: dalla mancanza di un qualsiasi segno di riconoscimento in grado di far capire al sommergibile tedesco che la nave trasportava deportati, compreso il simbolo della Croce Rossa,  e quindi, come affermò l’equipaggio dell’U-boot, l’Arandora Star era facilmente scambiabile con un mercantile militare, anche per il suo colore grigio. Nessuna istruzione sulle procedure di emergenza. 14, infine, le scialuppe… in pratica, la cronaca di una morte annunciata.

Fu un prigioniero, il comandante della nave tedesca SS Adolph Woermann, Otto Burfeind, a guidare le operazioni di evacuazione, mentre l’incrociatore canadese St. Laurent, grazie all’SOS, riuscì a portare in salvo 586 passeggeri. Ma anche per i sopravvissuti, nessuna pietà: il 10 luglio vennero di nuovo imbarcati su una nave con destinazione Australia. E forse la tragedia, il dolore più grande, fu l’indifferenza con cui la stampa italiana diede la notizia: non una parola sulle vittime, ma solo la soddisfazione di una “vittoria” nei confronti del nemico, mentre per i familiari iniziava un lungo periodo di attesa tra speranze e sofferenza.

Numerose le vittime dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Lazio, ma c’erano anche lombardi, piemontese, campani, molisani, sardi, abruzzesi, siciliani…al pari di altre tragedie dell’emigrazione che toccavano tutte le regioni, in questo caso, persino la Val d’Aosta. Tra i più giovani, Luigi Gonzaga, di appena 16 anni, nato a Bedonia, in provincia di Parma. E proprio la provincia di Parma è la più colpita: erano di Bardi 48 deportati, in prevalenza emigrati nel Galles dove vivevano da anni, molti avevano figli nell’esercito britannico. A Bardi, il Comitato Pro Vittime Arandora Star, ricorda ogni anno le vittime del naufragio. Numerose anche le altre cerimonie organizzate nel corso degli anni per mantenere viva la memoria delle nostre 446 vittime. Il 2 luglio del 2008, una delegazione delle Regioni Emilia-Romagna, Lazio, Toscana, e le province di Parma, Piacenza e Lucca, si è recata a Liverpool per una commemorazione che ha visto, per la prima volta, anche la partecipazione autorità britanniche.

“A ricordo dei laboriosi emigrati pontremolesi in Gran Bretagna sui quali l’entrata in guerra dell’Italia gettò l’ombra ingiusta del sospetto e che, destinati dal governo inglese alla prigionia, perirono nel tragico affondamento dell’Arandora Star il 2 luglio 1940”. Questa la frase dedicata dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana e dall’Amministrazione Comunale di Pontremoli ai 17 pontremolesi emigrati in Inghilterra, a 70 anni dalla tragedia. Il 16 maggio 2011 è stata inaugurata a Glasgow, in Scozia, l’Italian Cloister Garden, un monumento nei pressi della St. Andrew’s Cathedral che ricorda le vittime dell’Arandora Star ; erano presenti oltre alle autorità, l’ultimo superstite, Rando Bertoia, di Montereale Valcellina.

Dopo anni di oblio, si torna a conoscere la tragedia dell’Arandora Star, grazie ai parenti delle vittime e ad alcuni autori, come Gian Antonio Stella, Maria Serena Balestracci (“Arandora Star. Dall’oblio alla memoria” – 2008, Mup editore-Parma), e Alfio Bernabei che non sono l’ha ricordata nel libro “Esuli ed emigranti italiani nel Regno Unito – 1920 -1940” (Mursia editore), ma ne ha fatto anche uno spettacolo teatrale dal titolo “Il sarto in fondo al mare” (vincitore del Premio di scrittura drammaturgica “Diego Fabbri 2006). L’opera è ispirata alla storia di una delle vittime, Decio Anzani, un sarto romagnolo che viveva a Londra, segretario della Lega Italiana per i Diritti dell’uomo, a conferma che gli internati erano lontani dal condividere le scelte politiche dell’Italia del tempo, ma anzi, nella maggior parte dei casi, antifascisti ed ebrei italiani fuggiti in Gran Bretagna all’indomani delle leggi razziali del 1938, trasformati in vittime solo per il fatto di essere emigrati italiani. Per anni questa pagina della storia è stata dimenticata, abbandonata, poi, piano piano, grazie anche ai parenti, primi veri custodi di memoria, oggi accanto ad ogni nome dell’infinita lista di vittime, è possibile idealmente affiancare il racconto di una vita e restituire la dignità di persone con una forza, un coraggio speciali, che li ha portati a lasciare l’Italia per affrontare l’ignoto in un altro paese.

Tante le storie ricostruite e diffuse. Per tutte, riportiamo quella raccontata dal nipote di Leone Belotti, che, a conferma dell’essere custodi di memoria, porta lo stesso nome del nonno. Subito dopo la dichiarazione di guerra, l’11 giugno 1940, due ufficiali prelevano Leone Belotti nella sua abitazione, in un sobborgo residenziale di Londra. Belotti è un uomo di successo, direttore della più importante industria di bottoni, ha una bella moglie e un figlio di un anno e mezzo. Dopo averne accertato l’identità, viene arrestato. Nessuna spiegazione alla moglie, nessun cenno di quanto tempo starà via e del perché di quell’arresto. Leone rassicura la moglie, “ti scriverò presto”, nella speranza di poter tornare dopo quattro giorni, giusto in tempo per festeggiare il loro quinto anniversario di matrimonio. Leone sale sull’auto. E’ l’ultima immagine: la moglie non lo rivedrà più. Era per lei che Leone, bergamasco, aveva deciso nel 1934 di andare in Inghilterra per migliorare la sua situazione economica ed essere degno di quell’amore. Leone viene portato in un “Aliens Camp” a Lingfield.

Nel periodo di prigionia, scrive alla moglie quattro lettere, le prime due in inglese, le altre in italiano. Le ultime parole per Lina e Roberto, sono del 23 giugno: “Io sto bene di salute e di morale e tutti si spera che questa situazione finisca presto e che la povera e travagliata Europa ritrovi la pace”. Poi, la notizia dell’affondamento dell’Arandora Star, ed i dubbi, infiniti, sulla sorte di Leone Belotti. Il ritrovamento di Pietro Pini, 30 anni, dato per disperso, riaccende le speranze dei familiari. Speranze che per Lina Belotti, si spengono, definitivamente, il 27 agosto 1940 all’arrivo della comunicazione del Segretario di Stato: “L. Belotti must be presumed missing and probably lost”. Anche l’industria di bottoni per cui lavorava Belotti, in un articolo, rende onore alla memoria del suo direttore, un “key man”, come altri italiani, fino al 10 giugno. A Lina, dopo alcune traversie, nel 1946 non resta che tornare in Italia con il piccolo Roberto. L’atto di morte di Leone Belotti arriverà il 12 gennaio 1954.

Giovanna ChiarilliLa Voce d’Italia, Caracas

___________________________________________________________

Giovanna Chiarilli è nata ad Ortucchio (L’Aquila), vive e lavora a Roma. Giornalista, autrice e consulente Rai dal 2004, è stata sceneggiatrice per la fiction “Butta la luna (Rai Uno) e per “Adrian”, la serie ideata da Adriano Celentano per Sky (supervisore Vincenzo Cerami). Autrice di “C’era una volta un re”, spettacolo prodotto da Esagera, messo in scena nel settembre 2011 (a Roma, Teatro 7 – e in Abruzzo), e riproposto dalla compagnia Agathè (Roma, Teatro Petrolini, 12-17 giugno 2012). Con il testo “Il miracolo”, ha partecipato alla rassegna teatrale “Italian Theatre in New York” (New York, ottobre 2011) ideata e curata dal commediografo Mario Fratti – Tony Award per  “Nine” –  e alla rassegna “Donne in amore” di Virginia Barrett (2011-2012). Con Esagera Produzioni teatrali ha collaborato come aiuto regia agli spettacoli “Pazzi in Partenza” e “Una volta nella vita” di Gianni Clementi. Ha collaborato con Enzo D’Alò all’ideazione di una serie televisiva, con Francesco Patierno, come ricercatrice per il film “Il mattino ha l’oro in bocca”, e con la IBC Movie per la scrittura di un soggetto.

Annotazione biografica a cura di Goffredo Palmerini




Parigi. 20 luglio 2013 CAMPIONI ITALIANI a PARIGI per l’arrivo del Tour

Sabato 20 Luglio dalle 14h alle 19h,
Alla vigilia del l’arrivo del Tour,
Grande festival internazionale
pubblico gratuito
Velodromo Jacques Anquetil (75012) mappa sottostante
Dal 14 h, i più grandi ciclisti italiani presenteranno
per incontrare i loro omologhi francesi (ex compagni di squadra o rivali)
e di esprimere il loro impegno per il Tour de France.
Saranno presenti:
Artunghi Marco Azzini Carlo Babini Battista Bailetti Antonio, Ercole Baldini, Sergio Barbero,
Baronti Alessandro, Andrea Bartali * 1 Beccia Mario Benfatto Attilio Lorenzo Bernucci,
Alessandro Bertolini, Guido Bontempi, Dario Bottaro, Andrea Brognara, Dino Bruni,
Marzio Bruseghin, Pietro Caucchioli Campagnari Pietro Luigi Castelletti, Cerioli Ivan Cestari Aurelio
Claudio Chiappucci, Andrea Chiurato Faustino Coppi * 2, Luciano Dalla Bona, Vito Favero, Fraccaro Simone
Francesco Frattini, Giorgio Furlan, Ivan Gotti, Pietro Guerra, Rodolfo Massi, Eddy Mazzoleni, Giampaolo Mondini, Gianni Motta,
Francesco Moser, Guido Neri, Arrigo Padovan, Pecchielan Arturo, Andrea Peron, Eros Poli,
Oscar Pozzi, Mauro Radaelli, Daniele Righi, Rossignoli Francesco Paolo Savoldelli,
Vittorio Seghezzi, Marco Serpellini, Gilberto Simoni,
Andrea Tafi, Tartaggia Tumellero Giuseppe Romano, Flavio Vanzella, Dorino Vanzo, Stefano Zanatta, Zen Marco
* 1 Son Gino Bartali – * 2 Figlio di Fausto Coppi
Con il più grande E BELGA piloti francesi
BIBITE, GELATI, MUSICA, autografi, foto
Arrivo di escursioni ciclismo italiano (Roma-Parigi-1.600 chilometri)
ricevuto dal pubblico e dalle autorità italiane e francesi
Lotteria e rinfresco per 14h alle 19h.
Un’occasione unica per incontrare i più grandi corridori!
()
Piano Cipale MAIL IL 15072013.jpg
Patrice GASPARI
Tel. 06 09 78 55 05 – Info@lavoce.com
17, rue du Colonel Oudot – 75012 PARIS
Tel. 01 43 45 87 55 – FAX 0143458402
Logo GIANTS Tour Gioco

Sabato 20 Luglio dalle 14h alle 19h,Alla vigilia del l’arrivo del Tour, Grande festival internazionalepubblico gratuitoVelodromo Jacques Anquetil (75012) mappa sottostante Dal 14 h, i più grandi ciclisti italiani presenterannoper incontrare i loro omologhi francesi (ex compagni di squadra o rivali)e di esprimere il loro impegno per il Tour de France. Saranno presenti:Artunghi Marco Azzini Carlo Babini Battista Bailetti Antonio, Ercole Baldini, Sergio Barbero,Baronti Alessandro, Andrea Bartali * 1 Beccia Mario Benfatto Attilio Lorenzo Bernucci,Alessandro Bertolini, Guido Bontempi, Dario Bottaro, Andrea Brognara, Dino Bruni,Marzio Bruseghin, Pietro Caucchioli Campagnari Pietro Luigi Castelletti, Cerioli Ivan Cestari AurelioClaudio Chiappucci, Andrea Chiurato Faustino Coppi * 2, Luciano Dalla Bona, Vito Favero, Fraccaro SimoneFrancesco Frattini, Giorgio Furlan, Ivan Gotti, Pietro Guerra, Rodolfo Massi, Eddy Mazzoleni, Giampaolo Mondini, Gianni Motta,Francesco Moser, Guido Neri, Arrigo Padovan, Pecchielan Arturo, Andrea Peron, Eros Poli,Oscar Pozzi, Mauro Radaelli, Daniele Righi, Rossignoli Francesco Paolo Savoldelli,Vittorio Seghezzi, Marco Serpellini, Gilberto Simoni,Andrea Tafi, Tartaggia Tumellero Giuseppe Romano, Flavio Vanzella, Dorino Vanzo, Stefano Zanatta, Zen Marco   * 1 Son Gino Bartali – * 2 Figlio di Fausto Coppi Con il più grande E BELGA piloti francesi  BIBITE, GELATI, MUSICA, autografi, foto Arrivo di escursioni ciclismo italiano (Roma-Parigi-1.600 chilometri)ricevuto dal pubblico e dalle autorità italiane e francesi Lotteria e rinfresco per 14h alle 19h. Un’occasione unica per incontrare i più grandi corridori!()Piano Cipale MAIL IL 15072013.jpgPatrice GASPARITel. 06 09 78 55 05 – Info@lavoce.com17, rue du Colonel Oudot – 75012 PARISTel. 01 43 45 87 55 – FAX 0143458402Logo GIANTS Tour Gioco

————————————————————————–

SAMEDI 20 JUILLET de 14h à 19h,
l
a veille de l’arrivée du TOUR,

Grande fête internationale,

publique et gratuite

au vélodrome Jacques Anquetil (75012)Plan ci dessous

A partir de 14 h, les plus grands cyclistes italiens seront présents

pour rencontrer leurs homologues français (anciens coéquipiers ou rivaux)

et exprimer leur attachement au Tour De France.

Seront présents :

Artunghi Marco, Azzini Carlo, Babini Battista,Bailetti Antonio, Baldini Ercole, Barbero Sergio,

Baronti Alessandro, Bartali Andrea*1, Beccia Mario, Benfatto Attilio, Bernucci Lorenzo,

Bertolini Alessandro, Bontempi Guido, Bottaro Dario, Brognara Andrea, Bruni Dino,

Bruseghin Marzio, Campagnari Pietro, Caucchioli Pietro, Castelletti Luigi, Cerioli Ivan, Cestari Aurelio,

Chiappucci Claudio , Chiurato Andrea, Coppi Faustino*2, Dalla Bona Luciano, Favero Vito, Fraccaro Simone,

Frattini Francesco, Furlan Giorgio, Gotti Ivan, Guerra Pietro, Massi Rodolfo, Mazzoleni Eddy,  Mondini Giampaolo, Motta Gianni,

Moser Francesco, Neri Guido, Padovan Arrigo, Pecchielan Arturo, Peron Andrea, Poli Eros,

Pozzi Oscar, Radaelli Mauro, Righi Daniele, Rossignoli Francesco, Savoldelli Paolo,

Seghezzi Vittorio, Serpellini Marco, Simoni Gilberto,

Tafi Andrea, Tartaggia Giuseppe, Tumellero Romano, Vanzella Flavio, Vanzo Dorino, Zanatta Stefano, Zen Marco

*1 Fils de Gino BARTALI – *2 Fils de Fausto COPPI

AVEC LES PLUS GRANDS COUREURS FRANÇAIS ET BELGES

BUVETTES, GELATI , MUSICA, AUTOGRAPHES, PHOTOS

Arrivée de la randonnée des cyclotouristes italiens (Rome-Paris- 1600km)
accueillis par le public et les autorités italiennes et françaises

TOMBOLA ET RAFRAICHISSEMENTS DE 14H à 19H.

Une occasion unique de rencontrer les plus grands coureurs !

() ‎

Patrice GASPARI

Tél. 06 09 78 55 05 – Info@lavoce.com

17, rue du Colonel Oudot – 75012 PARIS

Tél. 01 43 45 87 55 – FAX 0143458402




Chieti. I visitatori orientali nella strada verso l’Abruzzo

I visitatori orientali nella strada verso l’Abruzzo
Il progetto Japan-Abruzzo per il turismo e il patrimonio culturale della Regione
Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, domani, martedì 16 luglio 2013, alle ore 11.00,
presso la Sede del Consiglio Comunale di Chieti, Palazzo ex Upim, in Corso Marrucino 76,
nel corso di una Conferenza Stampa, presenterà il libro “L’Italia che non conosciamo.
Abruzzo Misterioso” della scrittrice, ricercatrice ed imprenditrice giapponese Yasuko
Ishikawa.
Alla Conferenza Stampa saranno presenti: la scrittrice Yasuko Ishikawa che racconterà la
sua scoperta dell’Abruzzo e le iniziative culturali che sta portando avanti, l’Assessore
Regionale al Turismo, Mauro Di Dalmazio, il Presidente della Provincia di Chieti, Enrico
Di Giuseppantonio, l’Assessore al Turismo del Comune di Chieti, Marco Russo, i
rappresentanti Art Valley, Francesca Bruni e Alberto Cavicchiolo, il Coordinatore del Polo
Moda Inn, Antonio Procaccini.
Secondo i dati di alcune agenzie è cominciato
un forte e inatteso interesse dei visitatori
orientali e sopratutto Giapponesi nei confronti
dell’Abruzzo. L’attenzione è poi aumentata il
30 giugno 2013 quando circa 32 milioni di
telespettatori hanno visto su Tokyo Television
la notissima presentatrice Aki Mukai e suo
marito Nobuhiko Takada, arrampicarsi nei
luoghi Cult dell’Abruzzo, in particolare il
Museo Archeologico di Chieti, rimanendo
basiti dinanzi al Guerriero di Capestrano e,
successivamente, Rocca Calascio.
Il risultato di Tokyo TV è su Youtube al
seguente indirizzo: http://youtu.be/3u3IjcLvfl8
Questa inattesa curiosità viene da un
libro,“L’Italia che non conosciamo. Abruzzo
Misterioso”, scritto da una nota scrittrice
giapponese, Yasuko Ishikawa, che dopo aver
visitato negli anni scorsi le terre d’Abruzzo ha
deciso che ne avrebbe fatto l’emblema di
un’Italia particolare.