Italia. Attenti ai Fratelli Musulmani di Fabio GHIA *

Attenti ai Fratelli Musulmani

di  Fabio GHIA *

TUNISI – C’è da stupirsi se il Presidente Morsi è stato destituito senza preavviso dalle Forze armate Egiziane? Direi di no, visto che la tanto reclamizzata maggioranza di Governo dei Fratelli Musulmani (Partito politico nato nel 1928) del 51%, di fatto è una minoranza come tante altre esistenti nel paese. Inoltre, il comportamento istituzionale di Morsi è stato messo in dubbio, a suon di assemblee oceaniche, dalla maggioranza silenziosa del paese. Diamo uno sguardo ai numeri. Su una popolazione di poco più di ottantanove milioni, i cittadini chiamati alle urne sono stati 51.031.000. Di questi, alle elezioni parlamentari 2011 sono andati a votare poco più di 18.000.000 di persone. I Fratelli Musulmani (unico partito veramente attivo durante la campagna elettorale) ne sono usciti come partito di maggioranza relativa con poco più di 7.000.000 di voti! Certo hanno ottenuto il 51% grazie anche alle schede nulle e bianche, ma il dato che fa riflettere è che se riferito al totale degli elettori  i Fratelli Musulmani rappresentano circa il 14% della popolazione chiamata alle urne. La stessa cosa, più o meno, si è verificata per l’intera area del nord Africa. Nella sostanza, il fronte “rivoluzionario” di matrice Araba ha portato al Governo delle varie nazioni partiti politici di estrazione Salafita, che, in effetti, poco rappresentavano le aspirazioni politiche del popolo.

Da tener conto inoltre che, a meno della Siria, dove come noto la guerra civile li vede in prima fila nelle forze di opposizione al Presidente Assad, in Tunisia – Al Nhadha, in Egitto – Fratelli Musulmani, in Libia – tendenza a estremismo di Al Qaeda etc., sono divenuti partiti di maggioranza grazie anche ai copiosi finanziamenti giunti, attraverso il Qatar, dall’Arabia Saudita. In Tunisia, per esempio, in attesa delle elezioni di novembre 2011, per l’intero periodo di transizione Al Nahdha ha pagato le spese dei matrimoni (7 giorni di festeggiamenti) di quasi “tutte” le coppie che si sono sposate in quel periodo (circa 300.000 matrimoni). In Egitto sempre grazie ai soldi qatariani, dai Fratelli Musulmani sono stati costruiti “Ospedali” anche nei più sperduti villaggi dell’entroterra, fornendo assistenza gratuita, etc. Una volta giunti al Governo, però, si sono manifestati nel loro vero volto Salafita. Morsi, il giorno del suo insediamento, ha firmato 5 Fatwa (obbligo di morte) per gli americani produttori e attori del film su Maometto, tanto contestato. In Tunisia, per il mese di Ramadan sono stati chiusi per l’intero periodo  tutti i ristoranti e i posti di ritrovo e vietato la vendita di alcolici, etc.

Ma, che natura hanno questi Salafiti? Chi sono?  Nell’Islam, nel corso dei tempi (dal 654 – prima forma scritta di Corano, sino alla metà del 1800), si sono affermate quattro scuole “giuridiche” (sharia!) – hanafita, hanbalita, malikita, shafiita – che si differenziavano per la priorità che ognuna di loro da al Corano, o ai detti e alla vita di Maometto, o alle tradizioni e alle decisioni degli “anziani”.  I Salafiti, rifiutando l’adesione a queste scuole, sono stati influenzati dal pensiero Wahabita (Muhammad Ibn Abd al-Wahhab), che dette origine al Regno della famiglia Al Saud dell’Arabia Saudita, a metà del XVIII secolo. Il Wahabismo, nato in contrapposizione al “decadente” impero Ottomano, si è ispirato a un ritorno alle origini dell’Islam. Ancora oggi, per i Salafiti è prioritario l’applicazione della sharia e la trasformazione in uno Stato Islamico. Servendosi inoltre di una visione unidirezionale, i Salafiti dividono il mondo dei musulmani da quello dei non musulmani, rifiutando questi ultimi e ritenendoli nemici, miscredenti e sostenitori dell’”ateismo”, che nel mondo Musulmano è condannato con la morte! In Tunisia nel febbraio scorso, il Capo delle opposizioni dichiaratosi più volte “ateo”, Chokri Belaid, è stato brutalmente ucciso con tre colpi di pistola alla testa. Una Fatwa di cui ancora non si conoscono gli esecutori!

Generalmente sospettosi verso qualsiasi concetto importato dall’Occidente, i Salafiti parlano sovente di “complotti” intesi a distruggere l’Islam. A loro, in questa visione si aggiungono gli Sciiti iraniani che guardano agli USA (perché amici dell’Arabia Saudita!), un po’ meno all’Occidente, la personificazione del Demonio. In quest’ottica ogni menzione ai Diritti Umani è considerata anti-islamica e le libertà individuali inconcepibili con il credo islamico. La Guerra Civile in corso in Siria è un esempio di estremizzazione violenta del pensiero Salafita (Jihad) atto ad imporre ai laici (non credenti) di Sadat il volere coranico e l’Islam come Stato. In Egitto, fino alla deposizione di Hosni Mubarak, i Salafiti erano esclusi dalla vita politica. Forse anche per questo erano soliti condannare la democrazia e chi si opponesse alla Sharia.

Infine, a titolo di cronaca, cito solo che esistono interpretazioni del Salafismo molto più pericolose e violente. In Pakistan una ventina di anni orsono, è stata varata una legge sulla Blasfemia che, nella sostanza, condanna a morte tutti i Cristiani (perché noi concepiamo Dio “uno e trino”, mentre Allah per loro è uno  e basta!). Ancor di più, il Salafismo è la base del “jihadismo”, come ha dimostrato la nascita di Al-Qaeda nel Maghreb, tuttora fortemente operativa in queste aree e con una presenza in Siria di 15.000 terroristi pagati (anche) con finanziamenti Statunitensi.

Nella sostanza, o voi che vivete con i cerotti sugli occhi, incominciate a guardare con più attenzione quanto accade nella sponda sud del Mediterraneo, perché è in queste aree che si sta giocando la partita di un ritorno a un Medio Evo o il debutto del Rinascimento Islamico. I risvolti di questa partita arriveranno a breve anche in Europa. Se, infatti, a tutt’oggi di musulmani (per ora modernisti) in Europa ce ne sono il 6%, con l’alta percentuale di prolificazione che anno e l’alto tasso d’immigrazione cui ci hanno abituato in questi ultimi anni, ci sono eccellenti possibilità che i nostri nipoti diventino Musulmani. Sebbene io preferisca centomila volte le mie radici Giudaico – Cristiane e cercherò di preservare il mio retaggio ad oltranza, l’ineluttabilità della crescita islamica ci travolgerà (è scritto nel Corano!). L’importante è dunque, cercare di contenere le spinte Islamiste eccessivamente Salafiti. Il “dialogo interculturale” da me proposto in Tunisia volge proprio a limitare i danni di un eccesso di Salafismo.

* Presidente dell’Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati  (ANFE) – Tunisia




GIARDINO Italiani nel mondo 22 maggio ore 16.00

Cari amici del Quadraro, mi chiamo Aldo Marcozzi, sono nato tantissimi anni fa per dir meglio, nel settembre del 1935 in via degli Arvali. La mia storia è lunga e triste, si aggrava quando penso al mio luogo di nascita. Sfortunatamente contro la mia volontà dovetti lasciare quell’amato quartiere all’età di 15 anni, stavo frequentando le medie nella scuola Albio Tibullo. Mio padre stanco della guerra (7 anni) volle ‘emigrare’ in un altro paese così con tanta tristezza nel cuore dovetti lasciare i ricordi d’infanzia, tesoro più pregiato della nostra vita”… “Ricordo mia madre quando lasciò Roma, pianse 50 anni, rimproverando continuamente mio padre di quella decisione così sbagliata. Beh miei cari Quadraroli (se così si dice…) vi lascio con il cuore infranto pieno di tristezza e con l’orgoglio di essere tutti noi nati in un quartiere eroico. Invidio i miei cugini , zii, nipoti, figli e figli dei miei cugini che hanno goduto ciò che io non ho potuto…

Con queste parole Aldo Marcozzi, emigrato negli Stati Uniti più di 50 anni fa, ricorda commosso l’Italia, le sue origini, la sua città: Roma.

Grazie a questa lettera e ad altre iniziative di molti che hanno a cuore i nostri connazionali nel mondo, il 22 maggio alle ore 16.00 in Piazza Gentile da Fabriano verrà inaugurato il “Giardino Italiani nel Mondo”, come segnale di attenzione e riconoscenza verso quanti, in oltre un secolo di storia, hanno lasciato l’Italia per cercare altrove un futuro migliore.

L’emigrazione è un’esperienza sociale che ha segnato il nostro passato e che è tornata a manifestarsi negli ultimi anni attraverso quei giovani che hanno deciso di lasciare l’Italia per cercare all’estero spazio e maggiori garanzie per la loro creatività, inventiva e capacità imprenditoriale. Essi sono per il paese, da un lato, un pezzo della nostra storia da ricordare sempre con affetto e, dall’altro, un potenziale socio-economico col quale non dobbiamo mai rompere i ponti, così da poter creare le condizioni affinché essi possano far ritorno in qualsiasi momento.

Grazie al Sindaco Alemanno, dopo tanti anni di attesa, Roma, prima città nel Paese, dedica quindi uno spazio prestigioso e centrale della propria città agli Italiani nel Mondo, al contempo esaudendo un desiderio di alcuni e pagando un obbligo di riconoscenza verso tanti altri.

Madrina dell’iniziativa sarà Francesca Alderisi, per anni conduttrice del programma televisivo di Rai Internazionale “Sportello Italia”, grande promotore dell’intitolazione.

Oltre al Sindaco Alemanno, saranno presenti gli Assessori alle Politiche Culturali e Centro Storico, Dino Gasperini, ed all’Ambiente, Barbara Barbuscia.




Il Teatro Teresa Carreño a Caracas di Flora Amelia Suàrez

Ap – Nostro Servizio dal Venezuela

Il Teatro Teresa Carreño a Caracas

di Flora Amelia Suàrez

Caracas, città affascinante e cosmopolita, fu fondata nel 1567 da Diego de Losada, esploratore spagnolo nato vicino a Zamora; il nome iniziale era Santiago Leòn de Caracas, il cui nome Caracas deriva dal nome della popolazione indigena che abitava la valle. Si trova nella zona centro-settentrionale del paese, a circa 15 chilometri dal Mare Caraibico, dal quale è separata dal Monte Avila (zona protetta dal Parco Nazionale El Avila).

Il Teatro Teresa Carreño porta il nome della pianista e compositrice venezuelana Marìa Teresa Carreño Garcìa de Sena, nata a Caracas il 22

Dicembre 1853. Nel 1862 la sua famiglia emigra a New York City, e all’età di otto anni fa il suo debutto all’Irving Hall. Nel 1863 si è esibita per il Presidente Abraham Lincoln alla Casa Bianca. Ha vissuto tra il Venezuela e l’Europa per vari periodi. Nel 1889 si stabilisce a Berlino, dove fu solista dell’Orchestra Filarmonica. Ha composto almeno 40 opere per pianoforte, 2 per voce e pianoforte, 2 per coro e orchestra e 2 come musica da camera. Il 2 aprile 1905, registro 18 pezzi per pianoforte riproduzione Welte-Mignon. E’ morta a New York il 19 giugno 1917.

Il Teatro Teresa Carreño (foto), ha sito nell’ur-banizzazione Los Caobos, (un progetto di Jesùs Sandoval, Tomas Lugo e Dietrich Kunckel.) Nel 1976 inizia a funzionare la Sala Josè Felix Ribas, battezzata in quella data con un concerto dell’Orchestra Nazionale Giovanile Juan Josè Landaeta. Il 19 aprile 1983 apre un’altra sala; la Sala Rios Reyna che diventa la sala principale, il concerto inaugurale fu dell’Orchestra Sinfonica de Venezuela sotto la direzione del prof. Josè Antonio Abreu.

La zona dove sorge il Teatro ha una superficie de 22.586 km2 di cui 80.000 m2 sono di costru-

zione, dove vi è lo spazio per le due sale, depositi (scenografie, indumenti, utensili delle opere, statue, ecc). Le terrazze e le piazze sono adibite ai concerti all’aperto, esposizioni (pitture, sculture, libri), eventi artistici e culturali di ogni genere nell’ambito socio-culturale. Al Teatro tra le tante persone che si sono esibite, possiamo menzionare: Marcel Marceau, Vittorio Gassman, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Katia Ricciarelli, Claudio Abbado, Gustavo Dudamel con l’orchestra filarmonica della gioventù venezuelana. Nelle gestioni culturali e congressi: Sua Santità Giovanni Paolo II, il Re Juan Carlos de Spagna, Mario Vargas Llosa, Ernesto Sàbato, Lech Walesa, Capi di Stato dell’OPEC, dell’OEA e molti altri personaggi del mondo della cultura e letteratura.




Dichiarazione di Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto

Dichiarazione di Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto

Sicuramente ottime le considerazioni di Karin Enstrom, ministro svedese della difesa, su quale dovrebbe essere la direzione dell’Unione Europea in fatto di rapporti futuri fra NATO ed eserciti nazionali!

Giustamente si fa notare che il Trattato di Lisbona contiene già in nuce l’elemento fondativo di una necessaria difesa comune, laddove si specifica che gli stati membri sono vincolati ad intervenire nel caso in cui altri siano attaccati o risultino vittima di calamità naturali.

Naturalmente intraprendere questa prospettiva implicherebbe un periodo di convivenza del futuro esercito federale con la NATO ma, per evitare che si crei una sterile duplicazione come la stessa Enstrom afferma, è importante proprio che il nostro continente capisca che è indispensabile avere capacità di controllo e di comando, se non vogliamo trovarci impreparati di fronte alle grandi sfide globali che ci attendono. Niente è più pericoloso che crederci al sicuro, e proprio questa è la ragione fondamentale che fino ad ora ha impedito di procedere seriamente nella costruzione di una difesa federale.

Da una prospettiva di collaborazione rafforzata, d’altra parte, lo stesso capo della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha affermato in risposta alle parole del ministro svedese che non potrà mai esistere una politica estera credibile per l’ Unione senza i mezzi militari adeguati per supportarla.

Auspico che le nazioni europee decidano finalmente d’intraprendere questa strada, la sola sensata per rendere il continente europeo indipendente e stimolare ricerca e innovazione, considerato che negli Stati Uniti circa l’80% della ricerca è finanziato dal Pentagono.

Inoltre lotteremo perché la difesa europea sia ispirata ai valori della nonviolenza e della convinzione di massa, potendo così finalmente giocare un ruolo negli equilibri del mondo che risulti superiore in giustizia e in efficacia  agli esempi tradizionali che fino ad ora il mondo ha conosciuto.
Roma, 7/5/2013



Esteri, Pagano (Era): Bene l’Egitto che fa obiezione linguistica all’inglese!

Esteri, Pagano (Era): Bene l’Egitto che fa obiezione linguistica all’inglese!

«L’Egitto ha scelto di cessare la pubblicazione del settimanale in lingua inglese Egypt Independent (‘Al Masry el Youm’ in arabo), nonché di rimuovere il sito web ‘Ahram online’, versione anglofona online dell’omonimo quotidiano ‘Al Ahram’ (‘Le piramidi’), il più diffuso ed autorevole giornale egiziano e del mondo arabo. Sembra una nuova primavera araba ma per l’indipendenza linguistica.

Mi auguro sia l’inizio della liberazione dalla schiavitù linguistica inglese non solo di quel Paese e del mondo arabo, ma anche dell’Europa continentale, per raggiungere la giustizia linguistica internazionale. Affermando il diritto dell’umanità all’Esperanto quale idioma non di un popolo o di un altro bensì della razza umana». Questo il commento del Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, Giorgio Pagano. Che continua: «Ecco cosa accade quando si adotta una lingua nazionale per la comunicazione internazionale: prima o poi si capisce che si stanno solo alimentando gli interessi di quei popoli contro il proprio!

Suggerirò al Direttore di Al Ahram di farsi pioniere della giustizia e della libertà linguistica cominciando a promuovere ed utilizzare la Lingua Internazionale in collaborazione con le più importanti associazioni esperantiste del Medio Oriente parlandogli, ad esempio, dell’associazione ‘Stella della pace’, che dal 1924 unisce arabi, egiziani ed ebrei all’insegna della pace e della tolleranza» conclude Pagano.

Era Onlus
Associazione per la democrazia linguistica
Italia: Via di Torre Argentina, 76 -00186 Roma



IN ARGENTINA RINNOVATA LA COMMISSIONE DIRETTIVA DELLA FEDAMO

IN ARGENTINA RINNOVATA LA COMMISSIONE DIRETTIVA DELLA FEDAMO

BUENOS AIRES – La riunione per il rinnovo della Commissione direttiva della Fedamo (Federazione delle Istituzioni Abruzzesi in Argentina) si è tenuta il 6 aprile 2013 nella sede dell’Associazione Abruzzese di San Isidro, nei pressi di Buenos Aires. Ad aprire la riunione la presidente uscente, avv. Alicia Carosella. All’ordine del giorno le novità della Federazione e l’organizzazione di uno stand gastronomico e turistico, gestito dai giovani della Fedamo stessa. Dopo il rinnovo delle cariche, si è deciso che ciascun delegato della Fedamo prendesse parte ai festeggiamenti per il 60° anniversario dell’Associazione Abruzzese di Berazategui e per il 30° dell’Associazione Abruzzese “Villa San Vincenzo di Guardiagrele”, in San Martin.

Le associazioni facenti parte della Fedamo si sono unite all’Associazione Abruzzese di Ensenada, vicina a quella di La Plata presieduta da Julian Juncos, nel donare una somma di denaro a nome della federazione tutta che serva a rifornire di generi alimentari e bevande le popolazioni vittime della catastrofe recentemente occorsa alla città di La Plata e dintorni a causa delle forti inondazioni. È importante inoltre menzionare che il presidente del CRAM, Mauro Febbo, ha inviato premi di riconoscimento a tre giovani abruzzesi in Argentina, scelti su votazione: Joaquin Negri (Consigliere Cram), Federico Mandl (ex segretario della Fedamo e attuale vicepresidente dell’ Associazione Abruzzese di Villa San Vincenzo) e Jeronimo Traglia (ex vicesegretario della Fedamo, segretario della Famiglia Abruzzese di San Nicolas e ideatore del logo del Cram).

La conclusione dell’assemblea è avvenuta solo dopo l’elezione del nuovo presidente, che avrà il compito di guidare la federazione per i prossimi due anni. La politica della Fedamo, volta alla promozione delle giovani generazioni, ha fatto sì che si elegesse come presidente la dr. Natalia Turanzas Marcos: 39 anni, ex segretaria della federazione negli anni ‘97-99, ex presidente dell’ Associazione Abruzzese di Villa San Vincenzo di Guardiagrele e attuale segretaria della stessa. Bisogna dare atto che gran parte della Commissione direttiva è composta da membri di età media 40 anni, fattore molto raro per un’associazione o una federazione. I veterani dell’associazione hanno lasciato, con piacere, gli incarichi di responsabilità ai più giovani, affinchè la loro partecipazione non fosse solo a parole, ma a fatti: un esempio su tutti è il nostro nuovo segretario Diego Verna di 26 anni, il tesoriere Joaquin Negri di 27 anni e molti altri sotto l’età di 40 anni.

Federico Mandl




Abruzzo. Lutto: è scomparso Enzo Centofanti

Enzo Centofanti: 1923-2013

Alle 3.30 di lunedí 22 aprile, si é spento all’ospedale di Filadelfia Enzo Centofanti, per causa di arresto cardiaco. Doveva compiere 90 anni.
Nato ad Ari, in provincial di Chieti, é stato molto attivo nella comunità italiana. É stato il fondatore e primo presidente dell’Associazione Regionale Abruzzese e presidente della Federazione delle Associazioni Italiane della Pennsylvania. É stato anche uno dei fondatori dell’Italian American Press e Radio Club e dirigente della United Soccer League of Pennsylvania.
Centofanti ha collaborato con l’on. Mirko Tremaglia per il diritto al voto degli ita liani all’estero. Nel 1964 è stato insignito della Croce di Cavaliere, nel 1969 quella di Commendatore, nel 1998 la Stella al merito del Lavoro e nel 2000 quella di Grande Ufficiale. Prima di essere ricoverato stava aspettando quella di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica.
La storia di Enzo inizia in Africa. Quando gli inglesi occuparono Addis Abeba, Enzo viveva con la famiglia in Etiopia. Rinchiusero lui ed il fratello Giuseppe in un campo di concentramento prima in Tanganika e poi nel Kenia. Enzo si riuní con la famiglia, che era nel frattempo emigrata a Filadelfia, nel 1957, dopo la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza. In America, ha lavorato in una banca e, dal 1960 fino al pensionamento, all’Alitalia. Lascia le figlie Michelle e Denise.




USA. Monastero New Skete,profumo di vaniglia e felicità di Lino Manocchia

Monastero New Skete,profumo di vaniglia e felicità

articolo già apparso su www.giulianovailbelvedere.it

CAMBRIDGE (NY), 11.4.2013Entrando nel sereno monasteroNew Skete che si erge sulla vetta di una delle colossali colline, ricamata da alberi secolari, che fanno da corona alla ridente cittadina di Cambridge, nello Stato di New York, la vista e l’udito si fondono per scoprire che il Monastero non è soltanto un richiamo alla Fede, ma riunisce una varietà di attività l’una diversa dall’altra, che i monaci esercitano durante la settimana.

Ovviamente la preghiera ha il suo tempo stabilito che i monaci rispettano, conoscendo a fondo il punto saliente della divisione tra il Vaticano e la religione  Ortodossa.

Il teologo Stavros rispetta le commissioni regionali e internazionali «in quanto sono d’accordo chela questione teologica non rappresenta un grande ostacolo poichè il punto difficile è fondamentalmente ecclesiastico – spiega Stavros -.Gli è che il Vaticano vede nel Papa non una semplice figura quale “primus  inter pares” con giurisdizione universale su tutti gli altri vescovi. Questo tipo di governo non è ciò che le Chiese Ortodosse hanno sperimentato sin dai tempi degli apostoli».

“Il Vaticano – prosegue  Stavros – protegge  i “non ancora nati”. Nobile  causa, perchè allora non usare la stessa “energia” proteggendo innocenti giovani emozionalmente feriti per il resto della vita?»

C’è speranza che un giorno le due “potenze religiose” si uniscano per il bene dell’Umanità?

“Con la Grazia del Signore – dice Stravos – tutto è possibile»

Crede ai miracoli?

«Nel più vasto orizzonte, senza dubbio».

Ha un gran da fare il minuscolo monaco. Tutte le attività interne passano per le sue mani ma non da meno sono i  monaci del magnifico coro che abbellisce l’atmosfera della preghiera (registrata dalle Tv nazionali).

Di tanto in tanto dall’ampio canile poco distante giunge la “voce” degli splendidi cani di razza,  (german shepard) curati dai monaci John per l’allevamento dei cuccioli e Christopher per l’addestramento (I cani vengono ricercati da numerosi allevatori di vari centri della nazione).

Cecilia Harevewy, Patricia Lowles, Rebecca Cown,

addette alla produzione delle richiestissime torte del Monastero

Va detto che nel New Skete di Cambridge funziona anche una incredibile industria dolciaria attivata da una dozzina di suore che, più o meno tutte hanno un passato. La loro età varia dai 64 ai 90 anni di esistenza ben portata.

Suor Cecilia Harvey, priore dotata di vivo senso di humor, nel 1969 entrò nel gruppo delle “Poor Claire” in tenera età e  scoprì  tra l’altro, di  essere un talento delle iconografie tanto da produrne 350 a sfondo religioso. Da rilevare, altresì, che alcune delle suore una volta erano missionarie di religione cattolica inCina, Zaire e Burundi, mentre un’altra è psicologa ed  un’altra ancora si occupa della conservazione del suolo, mentre l’attiva nella preparazione delle torte, Suora Patricia Lawles, studiò architettura e recentemente disegnò l’espansione della splendida cappella. Un vero gioiello di architettura. «Senza dimenticare di assaggiare, ogni giorno, una fettina delle nostre torte che vengono prodotte in 12 differenti sapori» commenta la graziosa Patricia.

Qual è il prezzo di vendita di questi gustosissimi prodotti?, chiediamo a suor  Cecilia.

«Noi produciamo da 200 a 400 torte alla settimana, che vengono protette e spedite rapidamente. Il costo di una “chese cake” si basa sui  29 dollari, ma se richieste via Internet, il prodotto viene ceduto per  42 dollari. Calcolati il lavoro e i contenuti,  possiamo dire che il prezzo vale la posta. E  le voluminose richieste ne danno conferma».

Tutta opera delle fisicamente  minuscole  suore, ma valide mentalmente e spiritualmente attive nel   nuovo monastero New Skete che  può essere  soddisfatto dei risultati  piuttosto rari in altre località.

Ma le vendite…le vendite come vanno?

«Lo scorso anno abbiamo venduto dieci mila torte , via “on line”, in negozi per regali e all’ingrosso. Un lavoro non indifferente che noi svolgiamo, con l’ausilio di cinque “part time” che lavorano un paio di giorni della settimana».

E quanto tempo avete per la preghiera nella magnifica Cappella?

«Al Vespro ci uniamo ai “fratelli monaci” per celebrare  la festa del giorno, presente una minuscola comunità che cresce la domenica in occasione della Messa festiva».

Nelle stanze del complesso dolciario pervade un distinto sapore  di vaniglia e di felicità, che si fondono con la soffice voce  delle suore, le quali, senza dubbio, meritano un elogio per il record lavorativo e per “l’auto support” che iniziò nel 1969 con sempre maggiore successo.

Nella Cappella, il Monaco Marco dirige il melodioso coro che ispira alla preghiera.

E’ ora di tornare a casa, mentre dall’alto della collina  noto una stella che sembra brillare più delle altre.




Le peripezie di Colombo: Un monumento espropriato, incarcerato e sfrattato di Walter Ciccione

Le peripezie di Colombo:

Un monumento espropriato, incarcerato e sfrattato

di Walter Ciccione

Strano e contraddittorio destino di Cristoforo Colombo, personalità ponderata e messa in discussione. Prima, per essere stato il protagonista di un avvenimento di rilevanza storica quale la Scoperta del nuovo continente e poi accusato di complicità negli abusi commessi contro i popoli originari, al punto di definire quella che prima veniva considerata gesta, come “colonizzazione infame”.

Come in tante città nel mondo, anche Buenos Aires ha la sua statua in ricordo di Colombo la quale, come è noto, fu eretta grazie ad una raccolta popolare di fondi della comunitá italiana locale, un dono fatto all’Argentina in occasione delle celebrazioni del Centenario della “Revolución de Mayo de 1810”, inizio dell’emancipazione argentina.

L’opera, commissionata allo scultore fiorentino Arnoldo Zocchi, inaugurata nel 1921 si trova dietro alla famosa Plaza de Mayo, uno spazio nel quale tradizionalmente la nostra collettività si radunava per rendere omaggio al grande “navigatore genovese”

Una tradizione che, purtroppo interrotta nel 2006, quando il governo della Città trasferisce su richiesta di quello nazionale, la statua, la piazza e le adiacenze, che entrano a far parte dei giardini privati e dello spazio di sicurezza della Casa Rosada.

Una decisione che per l’illustre opera d’arte, significò l’inizio di una serie di peripezie, successivi oltraggi, dall’esproprio alla “prigionia” e ora la prospettiva tutt’altro che incerta, dello sgombero. Una storia che, a prescindere della sua gravità, può essere letta anche in chiave umoristica, nella quale il personaggio “monumento” fa parte di una classica “commedia all’italiana”.

Una scenegiata in tre atti. Il primo: chissà in base a quale strana elucubrazione burocratica, lo Stato argentino espropria la scultura  che, in definitiva è di due proprietari: dal punto di vista legale la Città Autonoma di Buenos Aires e dal punto di vista morale l’intera collettività italiana che lo ha donato.

Il secondo, in cui, “Colombo”, per allegate ragioni di sicurezza, viene confinato dietro alle sbarre, rinchiuso da un’altissima e lunga inferriata che circonda tutta la piazza. Una prigione nella quale non sono consentite le visite, il  divieto di accesso per rendere omaggio al grande genovese, nemmeno per portare le solite corone di fiori. Al riguardo bisogna chiedere la rispettiva autorizzazione che, per ragioni diverse e sempre creative, viene ogni volta respinta.

Il secondo atto della commedia ha il suo momento più significativo quando in uno dei tanti 12 ottobre a causa di certa confusione, e nel deporre i fiori, si presenta la polizia, sequestra le corone e “invita ” i responsabili, (i nostri dirigenti) ad “accompagnarli” per finire quasi in galera, nella Casa Rosada, per spiegare di cosa si trattava la manifestazione!

Il terzo – e per adesso ultimo atto di questa messinscena,  si svolge nel momento attuale  in cui viene presentata l’ordine di sfratto e di spostamento del monumento verso Mar del Plata, cittá situata sulla costa dell’oceano Atlantico ambiente agresivo per i materiali adoperati, particolarmente  per  i l marmo di Carrara

Anche se l’annuncio desta sconcerto e scalpore nella nostra collettività e nella società tutta, ci si chiede sulle ragioni che hanno portato alla sbalorditiva decisione. C’è chi suppone che lo sfratto è dovuto alla scadenza del contratto di locazione, chi alla mancanza di pagamento o all’uso disonesto o abusivo dello spazio nella piazza, infrazioni delle quali, certamente “l’inquilino Colombo”, non è responsabile.

Invece a quanto pare lo “espulsione express” è dovuto esclusivamente a una decisione di Cristina Kirchner, un altro della serie dei “mille e un capricci” che le vengono attribuiti alla  “Signora” che  apparentemente non gradirebbe l’immagine del “descubridor de America”, che vedrebbe dal suo studio nella Casa Rosada, e al suo posto preferisce  a Juana Azurduy, guerriera dell’Indipendenza nata nell’attuale Bolivia, promossa colonello dell’Esercito Argentino dalla Presidenta e che  il presidente boliviano Evo Morales finanzierà con un contributo di un milione e mezzo di dollari.

Vedere la “nostra” scultura circondata da impalcature e coperto, come se fosse imminente l’opera per smontarlo e mandarlo via, ci fa ricordare un antecedente poco noto, quello di un altra  statua di Colombo. Si tratta di quello che viene considerato la prima  innalzata in America, commissionato da Agostino Pedemonte, un emigrante genovese che  costruì una grande fortuna e volle rendere omaggio al suo corregionale. L’opera dello scultore milanese Ettore Bocacci, fu posta dapprima nella villa di Pedemonte a Bernal, cittadina poco distante da Buenos Aires, dove  fu inaugurato l’8 dicembre 1889. Poi fu donato alla comunità, nel 1921 ma nel 1947 fu spostata in un posto più centrale di Bernal. Oggi si parla di spostarla non lontano, perché dove si trova adesso vorrebbero costruire un sottopassaggio.

In questa storia, dal trasferimento del possesso del monumento fino a quello che sembra un imminente sgombero, l’atteggiamento dei nostri dirigenti è stato di passiva, rassegnata accettazione dei fatti compiuti e anche adesso, al di là dei comunicati, non si annunciano ulteriori reazioni.

Si tratta di una sfida per le nostre istituzioni rappresentative: rappresentanti diplomatici, Comites, Cgie, Feditalia, Fediba, per i nostri parlamentari, e persino per tanti personaggi che abbiamo nominato !”ambasciatori dell’Italianità”, o di altri  che sono comparsi per le elezioni e poi spariscono.

Manteniamo ancora le nostre attese di una reazione massiccia. I romani, nel solco della loro ultra bimillenaria cultura, dicono: “Quando ce vo’ ce vo’. Quindi diventa necessario convocare la comunità a manifestarsi, perfino facendo ricorso ad un modo di protesta  di moda in questi tempi: dal “piquete” al girotondo tenendosi per mano, una «catena umana attorno alla piazza per finalmente occuparla, allestire una tenda in mezzo alla Plaza de Mayo con davanti un grande striscione: “Ridateci Colombo!”

ciccioneg@speedy.com.ar




“Allegro con Brio” un doppio cd di musica classica “made in Abruzzo” conquista gli Stati Uniti

“Allegro con Brio” un doppio cd di musica classica “made in Abruzzo” conquista gli Stati Uniti

La flautista teatina Rita D’Arcangelo ottiene un prestigioso riconoscimento dalla Global Music Award di Los Angeles

27 MARZO 2013 NEPEZZANO (TERAMO). Talento d’esportazione quello della flautista Rita D’Arcangelo. La giovane artista teatina, già affermata a livello internazionale, con il suo ultimo lavoro discografico “Allegro con brio” prodotto dalla Wideclassique di Nepezzano (Teramo) si aggiudica il premio Award of Excellence, categoria Instrumental Performance Solo, assegnato dal Global Music Award (GMA) di Los Angeles, USA.

Il Global Music Award è una tra le più prestigiose istituzioni internazionali che seleziona i migliori progetti discografici di talenti musicali provenienti da tutto il mondo.

Un successo “made in abruzzo”, visto anche il co-protagonista della registrazione, il pianista teatino Giuliano Mazzoccante. Il doppio cd  propone al pubblico, accanto alle celebri sonate per flauto e pianoforte di C. Franck e S. Prokofiev, una collezione di brani e trascrizioni dal carattere prevalentemente virtuosistico e cantabile.

Il filo conduttore è la gioia di far musica come conferma la flautista Rita D’Arcangelo “L’entusiasmo è il grande protagonista di questo impegnativo progetto. L’obiettivo è semplicemente quello di poter lasciare le persone più serene e felici dopo una esecuzione dal vivo o dopo l’ascolto di un cd. Mi colpì molto una frase che una signora anziana mi disse al termine di un concerto in Giappone – la mia mente è chiara ora – sono queste le parole che io e Giuliano Mazzoccante avevamo in testa quando abbiamo registrato. Arrivare al pubblico, trasmettere emozioni positive, vi sono brani di grande virtuosismo ma nel complesso il repertorio è molto fruibile”

Rita D’Arcangelo è primo flauto presso la Filharmonia Gorzowska in Polonia dopo aver ricoperto lo stesso ruolo presso la Hyogo performing Arts Centre Orchestra, sotto la direzione di Yutaka Sado, in Giappone. Ha debuttato come solista alla Carnegie Hall di New York nell’ottobre 2011. Accanto all’attività orchestrale e solistica affianca quella cameristica con musicisti di esperienza e provenienza internazionale.

Giuliano Mazzoccante svolge attività concertistica, come solista e camerista, a livello internazionale. Accanto all’attività concertistica affianca un’intensa attività didattica in Italia e all’estero ed è fondatore e Direttore Artistico della Scuola Civica di Musica di San Giovanni Teatino. E’ inoltre regolarmente invitato nelle giurie dei più celebri concorsi pianistici.