Teramo. Sottoscritto “via web” protocollo d’intesa con Ituzaingo, in Argentina
Sottoscritto “via web” protocollo d’intesa con Ituzaingo, in Argentina
Inaugurato con la sottoscrizione di un atto di cooperazione con la Fondazione del Comune di Ituzaingo, in Argentina, il sistema di video conferenza con il quale sarà possibile svolgere una serie di adempimenti amministrativi fra vari enti senza spostarsi dalle rispettive sedi.
Il sistema è stato adottato dal settore Ambiente e fa parte dei progetti piloti del Piano sulla mobilità sostenibile. Il presidente Catarra e l’assessore Francesco Marconi, in diretta web, questo pomeriggio, si sono collegati con l’Argentina e dopo una breve conferenza sui reciproci intenti con i rappresentanti istituzionali argentini hanno sottoscritto il documento sull’accordo di cooperazione che poi è stato “scannerizzato” e trasferito via web a Ituzaingo dove anche gli amministratori argentini hanno aposto la firma.
L’accordo riguarda l’ ambiente e le energie rinnovabili e si inquadra del programma Patto dei Sindaci promosso dall’Unione Europea.
Lo “skymeeting” utilizzato, è un sistema di videocomunicazione che permette agli utenti di incontrarsi e condividere documenti in maniera virtuale, di organizzare conferenze di servizi; di erogare asisstenza e consulenza in modalità audio, video e chat di testo.
In questi giorni è in distribuzione presso i 47 Comuni teramani, i presidi della Asl, gli uffici ambiente della Regione Abruzzo; i servizi di controllo dell’Arta e consentirà, quindi, ai dipendenti di queste amministrazioni di riunirsi “virtualmente” ogni volta che sarà necessario senza spostarsi dalle rispettive sedi.
Teramo 22 ottobre 2010
Marina Militare: esercitazione della Forza da Sbarco in Senegal
Marina Militare: esercitazione della Forza da Sbarco in Senegal
Sono partite da Brindisi le navi da assalto anfibio San Giorgio e San Marco della Marina Militare, dirette a Dakar in Senegal dove, dal 3 al 30 novembre prossimi, parteciperanno all’esercitazione internazionale Emerald Move 2010. Si tratta della prima esercitazione pianificata e condotta nell’ambito della European Amphibious Initiative (EAI).
Le unità navali San Giorgio e San Marco trasporteranno una componente anfibia di circa 500 fucilieri di Marina e lo Staff del Commander Landing Force (CLF) comandati dal Contrammiraglio Eduardo Serra, Comandante della Forza da Sbarco della Marina Militare.
A bordo anche quattro elicotteri (2 elicotteri medi SH 3D e due elicotteri leggeri AB 212) del 4° Gruppo elicotteri, di base presso la Stazione Aeromobili della Marina Militare di Grottaglie, specializzato nel supporto alle forze anfibie.
Prenderanno parte alle manovre le forze anfibie e navali di Francia, Olanda, Regno Unito, Spagna, alle quali si aggiungerà una rappresentanza delle Forze Armate del Senegal, nazione ospitante. Saranno presenti anche osservatori di altre nazioni africane.
USA. Missione a New York, tra teatro conferenze e Columbus day – Reportage
Gentile direttore,
se può essere d’interesse, ecco un reportage sulla missione a New York, con cui si documentano diversi eventi svoltisi nella Grande Mela nell’ambito del Mese della Cultura italiana, promosso dall’Italian Heritage and Culture Committee di New York presieduto da Joseph Sciame.
L’articolo, se per esigenze editoriali necessario, può essere diviso in due parti, separate dagli asterischi. Si allegano due immagini.
Con viva cordialità
Goffredo Palmerini
MISSIONE A NEW YORK, TRA TEATRI CONFERENZE E COLUMBUS DAY
“L’Aquila nel Mondo” presentato da Letizia Airos e Mario Fratti alla New York University
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA – E’ sempre intrigante passare alcuni giorni a New York, o meglio a Manhattan, il suo cuore vero. Capitarvi poi d’autunno, con il tempo ancora bello, con il cielo terso, quando ottobre regala ancora scampoli d’estate, è davvero una fortuna. Ho ricevuto un invito dell’Italian Heritage & Culture Committee di New York, nell’ambito delle manifestazioni per il Mese della Cultura italiana che si tiene nella Grande Mela in ottobre. Dovrò parlare dell’Aquila e dell’Abruzzo, verrà presentato il mio ultimo libro “L’Aquila nel Mondo” (One Group Edizioni, 2010). Vi arrivo l’8 ottobre, venerdì, di primo pomeriggio. In aeroporto le operazioni sono sollecite al banco d’immigrazione. Un poliziotto ispanico provvede alla consueta foto del volto e alla schedatura delle impronte, dapprima l’intera mano destra, poi i pollici. In poco più di mezz’ora dall’arrivo si ritira il bagaglio e si va in taxi nella City, al 145 West della 55^ Strada, tra Sesta e Settima Avenue. Mi aspetta un grande aquilano, Mario Fratti, a casa sua. E’ un po’ insolito che alle quattro del pomeriggio sia in casa. Conosco le sue abitudini. A mattino scrive e cura la corrispondenza. Di primo pomeriggio esce, per rientrare a tarda sera. Frequenta incontri culturali, poi va a teatro, uno o due spettacoli a sera. A fine settimana ne fa una rassegna critica per l’edizione domenicale di America Oggi, il più diffuso quotidiano italiano negli States. Oggi sta facendo un’eccezione, per il mio arrivo, mi ospita a casa sua. Non occorre molto per descrivere quanto questo “giovane” di 83 anni, pieno d’interessi e d’entusiasmo, sia figura di rilievo nel mondo della cultura nella Grande Mela. Lo intuivo, ma ne ho conferma sin da quando suono alla sua porta, un attico al quindicesimo piano d’un palazzo primo Novecento in mezzo ai grattacieli, confinante con una bella moschea ora trasformata a teatro, e vicino del Carnegie Hall, uno dei più prestigiosi templi della musica.
Mario Fratti mi viene ad aprire, mi abbraccia, si scusa perché sta dando un’intervista nel suo studio. Sta per finire, dice, e m’indica le scale per il piano di sopra. Il telefono squilla in continuazione, sembra quello d’un ministero. Sarà così per tutti i dieci giorni che rimango. La mia stanza dà su uno splendido terrazzo, con piante e fiori. Intorno s’ergono svettanti le pareti vetrate dei grattacieli, salvo nel lato che prospetta sulla sua strada. Come sempre il drammaturgo mi raccontava, posso guardare le finestre dell’appartamento gemello abitato da Tennessee Williams fino alla sua scomparsa, nel 1983. Si salutavano, i due scrittori, con un cenno di mano quasi ogni mattina. Mi troverò bene qui, non solo per la bella casa dalle pareti rivestite di libri e opere d’arte, pittura moderna e informale, e da una serie infinita di diplomi, pergamene e riconoscimenti, in ogni lingua. Molte le sculture, bronzetti sopra tutto, collezioni di cavalli in miniatura, cineserie e ninnoli vari. Poi tante aquile di bronzo, in tutte le fogge. Lo sapevo che aveva questa passione, gli ricordano la sua città, L’Aquila, dove è nato il 5 luglio 1927 e dove è tornato “ufficialmente” nel 2007 per l’ottantesimo compleanno, la giornata più bella della sua vita – dice sempre – festeggiato nell’Aula consiliare di Palazzo Margherita d’Austria, con una festosa cerimonia approntata da Comune, Provincia e dal Teatro Stabile d’Abruzzo. La mia camera, si fa per dire, è parte di questa straordinaria casa museo. C’è un pianoforte a coda, sul coperchio un bronzo ben fatto che raffigura il volto dello scrittore, altre piccole sculture ed una foto con Katryn Hepburn mentre prende lezione da un’insegnante, la moglie dello scrittore, una pianista russa scomparsa prematuramente. Ancora tele, libri, cimeli, locandine, manifesti,. Tutto documenta la vita e la storia d’uno scrittore giramondo. Sì, perché le sue quasi novanta opere teatrali, tradotte in ventuno lingue, sono rappresentate in seicento teatri di tutto il mondo. Spesso Fratti va all’estero, per assistere ad una sua prima o per tenere conferenze sul teatro. Ha lasciato ormai l’insegnamento universitario, tenuto sin dal 1963 quando arrivò in America, dapprima alla Columbia University e poi all’Hunter College. Contrariamente a quanto accaduto anche a sommi autori di teatro, il cui valore fu riconosciuto tardi o persino dopo morte, MarioFratti fu subito apprezzato, con un’escalation di consensi culminata con Nine, l’opera diventata musical di successo con migliaia di repliche, ora diventato un film che allo scrittore non piace proprio, perché il regista Rob Marshall ha malamente manomesso il suo testo, privandolo degli aspetti più creativi.
Fratti ha concluso l’intervista, possiamo uscire per una rapida cena, perché alle otto comincia Trio, spettacolo con tre suoi atti unici al Theater for the New City, sulla Prima Avenue, nel Village. E’ il mio battesimo teatrale nella Grande Mela. L’altra volta, sei anni fa, con Mario andammo a vedere due musical, Chicago e Aida. Il suo trio è costituito da “Anniversario”, “Missionari” e “Cecità” che in questa sequenza vedo. “Anniversario”: un ricco industriale (Patrick Mc Carthy) ha perduto sua figlia, vittima della droga. Invita ogni anno, data del compleanno, una giovane donna per rivivere i suoi momenti con la figlia. L’invitata (Jennifer Loryn) sta al gioco. Il dialogo è intenso, pieno di sottintesi e mistero. C’è anche un giovane domestico afro-americano (Sean Phillips) che osserva in silenzio. Scopriamo alla fine esserci un complotto trai due per uccidere l’anziano milionario, dopo che questi ha lasciato alla ragazza l’eredità. Sorpresa finale, come sempre nei drammi di Fratti. “Missionari“: il giovane sacerdote Edwards (il convincente Chris Kerson) ha dubbi sulla sua missione in Africa. Si confida con la severa Madre Superiora (Rose Gregorio). Viene rimproverato anche perché ama una giovane suora. Tragica rivelazione su quanto è accaduto alla religiosa. “Cecità‘”: l’avevo già visto a Roma, al Teatro dell’Orologio, alla sua prima in Italia. Lo rivedo con interesse, anche per l’essenziale allestimento di scena. Il dramma ci mostra una famiglia americana che ha perduto un figlio nella guerra in Iraq. Brian (Brendan Mc Donough), il migliore amico della vittima, è ora cieco per una ferita di guerra. Torna in quella casa insieme alla fidanzata Cathy (Rachael Mc Owen). Va per raccontare le loro azioni belliche in quella terra disperata. Il padre del deceduto (Joe Ambrose), un veterano, è orgoglioso d’un figlio che ha sacrificato la vita per la nobile causa di portare la democrazia dovunque l’America decida d’intervenire. E’ un guerriero, reduce dal Vietnam, fiero d’aver eliminato decine di nemici. Il fratello del soldato morto in Iraq è Dan (Billy Marshall jr), che è invece un pacifista, come sua madre e sua sorella, inconsolabili. Si scopre alla fine una tragica verità. Brian rivela che il commilitone non è morto eroicamente, ma si è suicidato. Ottima la regia di Stephan Morrow nelle asciutte ma belle scene di Mark Marcante. Buoni gli effetti di luce di Alex Bartenieff. Tutto ben costruito, insomma, e sorprendente. Come sempre Mario Fratti riesce a stupire. E’ questa la sua straordinaria cifra di scrittore.
Sabato vado al John D. Calandra Italian American Institute, del Queens College, sulla 43^ Strada, per salutare Letizia Airos. Lì ha sede la testata multimediale i-Italy.org, che Letizia dirige, avanzato esperimento di giornalismo e di cultura italoamericana. Mi viene presentato il prof. Anthony Tamburri, direttore del Calandra Institute, nome di spicco nel mondo culturale newyorchese. Domenica pomeriggio, ancora a teatro. Al LaMama, sulla 4^ Strada, vado per “I fioretti in musica”, rivisitazione della vita di San Francesco ambientata a New York, in un convincente mix di musiche, canto a cappella su antichi fioretti francescani (bravissimi i cantori: tenore, due baritoni, una mezzo-soprano, un controtenore), recitazione muta e danza. Belle le scene. Vi recita Silvia Giampaola, aquilana, ancora per qualche settimana responsabile del dipartimento di Musica, Teatro e Danza all’Istituto italiano di Cultura. A fine mese lascerà New York per andare in Grecia, all’Istituto di Cultura di Atene. Lo spettacolo è originale, suggestivo. Silvia va alla grande sulla scena. Ha il teatro ha nel sangue, d’altronde, ereditato dal papà GiuseppeGiampaola, fondatore nel 1963 del Teatro Stabile dell’Aquila, con Luciano Fabiani ed Errico Centofanti. Rappresentazione piacevole, molti gli applausi. Coreografie di Philip Montana e regia di Gian Marco Lo Forte. A sera Silvia ci ospita nel suo magnifico appartamento al 44° piano. Dalle sue finestre si vedono i profili dei grattacieli con le finestre illuminate, fino a Wall Street, mentre l’Empire State Building lì vicino domina con la sua guglia illuminata. Parliamo dell’Aquila – lei, Mario ed io – agli altri amici curiosi di notizie, specie un giornalista australiano. L’ospite è eccellente, oltre che brava attrice.
* * *
Lunedì è l’11 ottobre, però sulla Fifth Avenue si tiene la parata del Columbus day, anticipata d’un giorno per ragioni organizzative. Ne avevo avuto percezione già domenica mattina, uscendo dalla Cattedrale di St. Patrick dopo la messa, quando già si sistemavano le transenne lungo il percorso. C’è sempre attesa per la parata. Fu un intraprendente italiano, Generoso Pope, il 12 ottobre 1929, a dare inizio alla tradizione con una sfilata da East Harlem a Columbus Circle, all’angolo sud di Central Park. Da allora è cresciuta, fino alle attuali dimensioni. Sono uscito presto, per guadagnare una buona postazione, di fronte alla Trump Tower. E’ il giorno dell’orgoglio italiano nella Grande Mela, come in tutti gli States. Si sfila dalla 44^ fino alla 79^ Strada, un bel percorso. Resto in piedi per quasi cinque ore, ma questa festosa esibizione dell’italian pride vale proprio la pena di godersela tutta, fin oltre le tre del pomeriggio. In tre ore e mezza sfilano 35 mila persone, questi i numeri a consuntivo. Cento bande, tra quelle militari, dei corpi di polizia e dei pompieri, poi delle Scuole Superiori e di qualche università. Bellissime e gaie nelle loro divise, tra esse anche un paio di fanfare di cornamuse, con musici dall’immancabile gonnellino a scacchi. Ma un’eccellente figura la fa la nostra Banda dei Carabinieri in alta uniforme, che ruba applausi a scena aperta. Il giorno precedente aveva fatto un’apprezzata uscita musicale a Times Square, l’indomani terrà un concerto al Palazzo di Vetro dell’Onu, per richiamare l’impegno dei Carabinieri italiani all’estero in missioni di pace. A me la scena dà una certa emozione. Il pubblico si diverte, applaude, si stima un milione di spettatori.
La parata, aperta da una smagliante star televisiva con la fascia di Grand Marshal, Maria Bartiromo, mostra una sequela di personaggi, a cominciare dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, quindi il Console generale Francesco Maria Talò, i parlamentari italiani eletti nella Circoscrizione estero centro-nord America, Basilio Giordano e Amato Berardi, la delegazione del locale Comites, il presidente della Columbus Citizens Foundation, Frank Fusaro,con i suoi collaboratori. Poi i candidati alla carica di governatore, Mario Cuomo per i democratici e Carl Paladino per i repubblicani, e il candidato al Senato, Joseph Dioguardi,nelle prossime elezioni del 2 novembre. Tutti con seguito dei rispettivi comitati elettorali, trapunti di tricolore. Sfila il commissioner dei Vigili del Fuoco di New York, Salvatore Cassano, di origini napoletane, che conobbi nel 2004. Segue una lunga serie di delegazioni in divisa: pompieri, vigili urbani, poliziotti, doganieri, sceriffi, e quant’altri, tutti d’origine italiana, a dimostrazione della profonda penetrazione nel tessuto civile della Grande Mela e del prestigio che la nostra comunità s’è conquistato. D’altronde, se ci fosse ancora qualche dubbio, lo sgombrano in corteo tutti i gruppi in tricolore delle innumerevoli associazioni culturali, regionali, solidaristiche e massoniche, queste con tanto di grembiulino, dello stato di New York e di quelli vicini. Poi i carri simbolici trainati da potenti Suv, e le rappresentanze dall’Italia (comune di Roma, Consigli Regionali di Campania e Calabria, province di Siracusa e Benevento, qualche sindaco di paesini del nostro meridione con fascia tricolore), la troupe in costume del musical italiano “Pinocchio”, la Scuola “Guglielmo Marconi” di New York con i simboli del 150° dell’Unità d’Italia, e ancora molto, molto altro che sarebbe lunghissimo raccontare. Davvero una prova di grande orgoglio e d’attaccamento ai valori nazionali, che dovrebbe far vergognare certi personaggi della politica italiana.
E’ il 12 ottobre. Il mio Columbus day si svolge appena fuori New York, a Valhalla, al Westchester Community College, tranquilla università immersa nel verde che fa dimenticare il parossismo della metropoli. Ci arriviamo, Fratti ed io, accompagnati dall’amico Corrado Iovenitti, aquilano che vive a Larchmont, elegante cittadina fatta di ville tra i boschi. Sua moglie Diana, lei pure d’origine aquilana, lì ha fatto gli studi e conseguito la laurea. Ci accoglie il prof. Carlo Sclafani, docente di Letteratura italiana, nell’ala dell’ateneo nuova di zecca con architettura di gusto italiano. E’ una perla di struttura, ma non è dissimile dalle altre che accolgono le facoltà dell’ateneo, dodicimila gli studenti. I fabbricati adagiati sulle collinette d’erba smeraldo non superano i dieci metri d’altezza, non impattano, tutto è ordinato e pulito nei vialetti e negli ambienti interni. Diversi campi sportivi fanno da cornice, è un paradiso che invoglia allo studio. Ammiro l’ordine e la pulizia, penso alle nostre università imbrattate con lo spray. La mia conversazione, qui la chiamano lecture, si svolge nel teatro del College. Gli hanno dato il titolo: “Abruzzo comes alive”. Il prof. Sclafani e Mario Fratti mi presentano al pubblico. Parlo dell’Aquila e della sua storia, dell’architettura e dell’arte d’una città straordinaria, ricca di singolarità. L’uditorio è attento. Sono italiani, molti abruzzesi, venuti anche da diversi chilometri di distanza, legati per qualche verso all’ateneo del quale seguono le numerose attività culturali. Come questa, appunto, inserita nel programma ufficiale del Mese della Cultura italiana, quest’anno dedicato a Maria Montessori. Fratti parla della mia attività giornalistica su tante testate all’estero, del mio ultimo libro che documenta anche il dramma che ha colpito L’Aquila. Traduce poi il mio discorso in inglese, per chi non ha più molta dimestichezza con l’italiano. Seguono numerose domande, sull’Aquila del terremoto e sul futuro. Parlo dei problemi che ci assillano, ma anche delle nostre speranze e della voglia di ricostruire la città, più bella di prima. Ringrazio – anche a nome della città, in ragione dei tanti anni vissuti al suo servizio come amministratore civico – per l’affetto e la vicinanza ricevuti dalle comunità italiane nel mondo, per i gesti di solidarietà. Quell’ateneo, infatti, ha ospitato per un anno di studi due ragazze dell’Università dell’Aquila. C’è silenzio, qualche volto tradisce commozione, poi c’è un applauso liberatorio che ci unisce tutti in un abbraccio. In chiusura si fa una puntata alla sala esposizioni dell’ateneo. In mostra artisti d’origine italiana – sculture, pittura moderna, fotografia – qualità rimarchevole. Esposte opere di Linda Butti, Rose Marie Cherundolo, B.A. D’Alessandro, Annette Delucia Lieblein, Eleonor Grace, Joseph Giunta, Tony Parisi, Hank Rondina, Andrew T. Tavolario.
Il 13 ottobre incontro molte persone. Saluto al telefono Laura Benedetti, aquilana di vaglia, docente di Letteratura italiana prima ad Harvard poi alla Georgetown University di Washington. Avrebbe voluto che andassi anche alla sua università, ma è complicato ritagliare un giorno in un programma già definito. Restiamo intesi che sarà per una prossima occasione. Il 14, giovedì sera, è l’unico giorno piovoso. C’è la presentazione del mio libro “L’Aquila nel Mondo” a Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University. Si va in metro fino a Union Square, poi un paio d’isolati a piedi. Arriviamo a Casa Zerilli-Marimò, sede del dipartimento di Studi italiani. Con Fratti andiamo a salutare il direttore, prof. Stefano Albertini. Affabile e molto cordiale, entriamo subito in confidenza. Nel suo studio, incredibile, passa a salutarlo Gaetano Calà, amico mio di Palermo, direttore generale di Anfe Sicilia, l’associazione fondata nel 1947 da Maria Federici, della quale sono delegato regionale per l’Abruzzo. Sono sorpreso. Si ferma per assistere alla presentazione. In attesa d’iniziare l’incontro, approfitto per visitare una bella mostra su Gabriele D’Annunzio ospitata nella Casa, con molti preziosi cimeli del Vate. Arriva Letizia Airos. Alle 18 in punto s’inizia, nella sala biblioteca. Il prof. Albertini porta il suo saluto, lieto d’ospitare l’evento, inserito tra le manifestazioni approntate dall’Italian Heritage and Culture Month,presieduto da Joseph Sciame. La giornalista di America Oggi, Letizia Airos, presenta il volume del quale ha scritto la prefazione. Ne sottolinea i pregi, richiama la funzione della stampa italiana all’estero e l’opera svolta nel valorizzare le valenze degli italiani nel mondo attraverso una straordinaria rete di relazioni e corrispondenze che hanno costruito una grande comunità virtuale, alimentata giornalmente da notizie e immagini, dove ognuno ritrova i segni delle proprie radici. Particolarmente gli Abruzzesi. “Una rete che ha così potuto seguire in tempo reale i drammatici fatti del terremoto fuori dell’informazione ufficiale – afferma Letizia Airos – attraverso il racconto di Palmerini e delle altre voci che egli ha accompagnato fuori dall’Italia, offrendo uno spaccato più diretto e vicino alla realtà”. Mario Fratti, per parte sua, segnala l’impegno dell’autore nel promuovere le singolarità dell’Abruzzo e dell’Aquila attraverso puntuali articoli sulla stampa italiana all’estero, ma anche nell’esaltare il migliore Abruzzo dentro e fuori i confini. Fatto che l’ha direttamente riguardato: famoso all’estero, ma per molti anni non ritenuto profeta in patria. Una barriera che è finalmente crollata. Del libro si è poi parlato, attraverso le acute domande rivolte all’autore da Letizia Airos e poi dal pubblico convenuto. Ma si è parlato sopra tutto dell’Aquila, di quale sia l’attuale stato e quali le prospettive per l’avvenire. Tanti i luoghi comuni passati attraverso i mezzi d’informazione, come è passata l’idea che la ricostruzione sia molto avanti. Queste alcune convinzioni all’estero, ricavate specie dalla nostra televisione. Ho dovuto chiarire che così non è affatto, che ci sono problemi immani da risolvere, quantunque la fase dell’emergenza sia stata nel complesso molto efficiente, specie per la generosa opera dei tanti volontari giunti da ogni regione, che hanno offerto al mondo una stupenda immagine dell’Italia, orgoglio per ciascuno di noi e in particolare per gli italiani all’estero. Ora, però, occorre ricostruire. C’è necessità di tante risorse per far tornare allo splendore L’Aquila, città d’arte con un centro storico tra i più vasti e preziosi d’Italia. C’è necessità dell’aiuto del mondo, ma sopra tutto della vicinanza delle comunità italiane all’estero perché continuino ad interessarsi e a seguire la rinascita della città e dei borghi. La loro attenzione sarà utile a stimolare una ricostruzione sollecita e a sorvegliare, insieme a tutti gli italiani, sulla trasparenza e sul miglior uso delle risorse. La città è sana, ma vi saranno impegnate migliaia d’imprese esterne ed è necessario essere sempre vigili. E’ presente anche Valentina Fratti, regista teatrale di successo. Per L’Aquila ha scritto il dramma “Martyrs” sui 9Martiri Aquilani, già rappresentato a New York. Lo mette liberamente a disposizione in Italia, per aiutare la città. Anche Mario, suo padre, fa altrettanto con il suo atto unico “Garibaldi”, opera assai adatta a celebrare il secolo e mezzo d’Italia unita. Una bella, intensa e magnifica serata. Il prof. Albertini ringrazia, disponibile ad ulteriori collaborazioni.
L’ultimo impegno ufficiale è per il 15 ottobre, venerdì sera, al meeting dell’Italian American Labor Council, sodalizio che raccoglie i dirigenti d’origine italiana delle Unions Trade, i sindacati americani. Ci sono anche ospiti sindacali giunti dall’Italia. Vengo accolto con calore dalla presidente Julia Bastiani e dal tesoriere Luigi La Carbonara, dai quali ho ricevuto l’invito. Partecipo alla serata di gala durante la quale, presenti il Console generale d’Italia a New York ed altre personalità della comunità italiana, vengono consegnati gli Award a coloro che si sono distinti nel corso del 2010 in vari campi d’attività (il giudice Dominic Massaro, l’imprenditore Domenico Pinto, la consigliera municipale Elizabeth S. Crowley, il presidente della Carpenter Union 926 Sal Zarzana, la scrittrice Maria Terrone e la docente Luoise Verdemare Alfano) accrescendo il prestigio della comunità e rendendo onore all’Italia. Nel mio breve intervento, dopo la cerimonia, ho ringraziato la comunità italiana, ampiamente rappresentata, per la solidarietà offerta agli Aquilani. L’Aquila mai potrà dimenticare. Ma ho anche richiamato il valore delle nostre comunità nel mondo, specchio della migliore Italia, che tanto può insegnare e tanto potrebbe essere utile al Paese oggi, se solo la classe politica italiana conoscesse certe valenze e sapesse investire sulle nostre comunità nel mondo, per un’Italia che unisse in sinergia quella dentro i confini all’altra Italia all’estero, quei sessanta milioni di connazionali che mostrano ogni giorno d’amare e rispettare la Patria molto più di chi la abita. La presidente, Julia Bastiani, ha voluto anche annunciare l’intenzione di destinare ad una prestigiosa istituzione culturale aquilana la somma raccolta tra i dirigenti del Labor Council, 10 mila dollari circa, per il restauro di due pellicole, danneggiate dal sisma, della preziosa Cineteca dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila. Sabato e domenica ancora a New York, da turista. Lunedì il rientro in Italia. Appuntamento alla prossima missione, in Argentina, dal 26 ottobre al 6 novembre.
Iraq: si parla degli iracheni , ma non degli americani
ServizioStampa– CF 93030590694 – Tel. 0871 63210 – Fax 0871 404798 – Cell. 333. 2577547 – Dir. Resp. Marino Solfanell
Ap – Politica USA
A proposito di quanto ha scritto un anti-americano: Padre Jean-Marie Benjamin
Iraq: si parla degli iracheni , ma non degli americani
di Lino Manocchia
NEW YORK, 15 ottobre ’10 – Boomerang, “arma da getto usata dagli indigeni australiani che ha la proprietà di ritornare al punto di lancio quando non colpisce il bersaglio”, è quanto recita il dizionario della lingua italiana. Un boomerang è, a mio avviso, «Iraq, effetto boomerang (http://lindro.it/blog/node/26),» così l’intervento di un Padre focoso, anti-americano e troppo partigiano: Padre Jean-Marie Benjamin sul sito internet “L’Indro”. Chi scrive vive e lavora in America da decenni ed ha a portata di mano la realtà che è tutta un’altra cosa di quanto il Padre scrive.
Jean-Marie Benjamin, nella sua arringa anti-America usa aggettivi come “ladri”, riferiti all’America, che addossa agli iracheni, allorché i primi scaglioni militari hanno lasciato la nazione di Abramo. «Si fa presto a dire America,» titola un suo libro il collega VittorioZucconi, e noi siamo d’accordo, perché l’America l’abbiamo scoperta durante i nostri servizi per giornali, periodici e tv, a cominciare da RAI.
Perché, è d’obbligo chiedersi, gli Stati Uniti attaccarono l’Iraq?
Torniamo indietro otto anni ed esaminiamo i fatti che condussero 300 milioni di persone a dare un assenso di massima ad una guerra non sentita, tanto meno, voluta. L’allora Presidente George Bush, alle prime armi con la Presidenza della superpotenza, aveva un braccio destro poderoso, Karl Rove (foto), definito dal Bush “il mio architetto”, il quale, in cerca di gloria e potere, imbévve la mente del Presidente per convincerlo a dichiarare guerra a Saddam Hussein, “mostro” dell’Iraq, che un anno prima aveva fatto “gasare, dal cugino Ali, un milione e150 mila suoi cittadini”.
Il continuo sordo rintocco del paffuto top political advisor, vice-capo dello Staff presidenziale, a lungo anda-
re, convinse il Presidente, il quale iniziò il suo tam-tam alla Nazione, la quale, stufa del macabro ritornello, finì – in parte – per approvarlo, con il bene placido del Vice Presidente Dick Cheney (foto) – Chairman e CEO della Haliburton, la massima compagnia petrolifera americana – ed il placet del tetro Ministro della guerra Donald Romsfeld. Ovviamente il nostro Paese si attendeva di trovare colà, bandiere, fiori e belle fanciulle in attesa dei liberatori, i quali sapevano di dover lottare con una dozzina di fazioni politico-religiose in lotta sin dalle Crociate.
La democrazia non esisteva nemmeno a parole, era quella che “l’armata più forte del mondo” si aspettava di portare, men-
tre i pozzi di petrolio bruciavano, mettendo a repentaglio il conflitto di interessi palese di Bush e Cheney. La guerra fece diventare bugiardi tanti politici, a cominciare dal generale Colin Powell, il quale dovette affermare – davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU – (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2003/02_Febbraio/05/powell.shtml), che Saddam possedeva «scorte per armare almeno 16.000 testate con agenti chimici o biologici […] almeno da 100 a 500 tonnellate di armi chimiche,» con le quali avrebbe distrutto gli Stati Uniti. Il resto della guerra è materia per gli storici, i quali dovranno, nella loro analisi, tenere in considerazione, cosa che non fa Padre Jean-Marie Benjamin, che le donne ora nel Paese votano, e le scuole hanno riaperto i cancelli.
Sciiti, Sunniti e le altre fazioni non hanno mai trovato l’accordo, e nemmeno il mondo intero, armato, riuscirà imporre loro di trovare una linea d’intesa. Le difficoltà che ha trovato il Primo Ministro Nuori al-Maliki, il quale ha dovuto dare una caramella ad uno ed un biscotto ad un altro, delle varie fazioni,
>>>
ABRUZZOpress – N- 393 del 15 ottobre ’10 Pag 2
sono lì a dimostrarlo. Il futuro si vedrà. E’ certo che ora l’America si deve occupare dei suoi cittadini e delle loro preoccupazioni.
Padre Jean-Marie Benjamin parla dei militari Usa rei di torture, che sono innegabili. Ma dei soldati americani morti, ne vogliamo parlare? Tutte vittime di una guerra non voluta dalla maggioranza degli americani, guerra scatenata dal “più grande errore” che si potesse commettere, come dice oggi Karl Rove nel suo libro “Coraggio e conseguenze”.
Oggi Rove, fa il giornalista per “Fox News”, “Newsweek”, “Wall Street Journal”, recita il mea culpa, e neanche poi tanto, visto che continua a sostenere che «La guerra in Iraq è stata una decisione giusta. Il mancato ritrovo delle armi di distruzione di massa negli arsenali di Saddam è stato però un duro colpo per la credibilità dell’amministrazione americana.» Lo scorso 15 luglio, sul “Wall Street Journal”, ha scritto “_My Biggest Mistake in the White House_ http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704518904575365793062101552.html)”.
«Troppo tardi. Negli ultimi 8 anni, Bush ha rovinato la finanza e l’economia americana, oltre alla credibilità della Nazione, lasciando l’eredità di un trigliardo e mezzo di debiti, in gran parte spesi per la guerra; una guerra che non si è fermata in Iraq, Bush l’ha trasferita in Afganistan, e l’ha fatta pagare ai cittadini americani, e non solo. Obama ha stabilito che il ritiro “non è negoziabile” e gli americani pensano abbia ragione, per due motivi: è ora di tornare ad occuparsi dell’America, ed è ora di uscire dalla logica della guerra che costruisce la pace.
L.M.
PIRATERIA: RILASCIATI DALLA FREGATA LIBECCIO I 9 SOSPETTI.
PIRATERIA: RILASCIATI DALLA FREGATA LIBECCIO I 9 SOSPETTI.
Questa mattina, Nave Libeccio ha rilasciato i 9 sospetti pirati in stato di fermo, a bordo dal 29 settembre, su decisione del Giudice per le Indagini Preliminari di Roma che ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare e disposto la liberazione.
Le nove persone erano state fermate dalla fregata Libeccio al largo della costa del Kenya per avere sequestrato un cargo Dhow battente bandiera iraniana con sette persone di equipaggio.
Nave Libeccio, al comando del Capitano di Fregata Antonio Galiuto, pattuglia in Oceano Indiano nell’ambito la missione antipirateria ATALANTA guidata dall’Unione Europea.
Dal 1 ottobre una seconda fregata italiana, Nave Bersagliere, al comando del Capitano di Fregata Gennaro Falcone, opera in Oceano Indiano sotto bandiera N.A.T.O. nell’ambito della missione di contrasto alla pirateria denominata OCEAN SHIELD.
CALRE: PAGANO, UNITA’ HA FAVORITO LA MIA ELEZIONE
CALRE: PAGANO, UNITA’ HA FAVORITO LA MIA ELEZIONE
(Pescara, 8 ottobre 2010). (Acra). Il Presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Nazario Pagano, questa mattina ha tenuto a Pescara una conferenza stampa per illustrare il nuovo ruolo istituzionale assunto in seno alla Calre (Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali europee). All’incontro con i giornalisti hanno partecipato il vicepresidente del Consiglio regionale, Giovanni D’Amico, il consigliere regionale Segretario, Alessandra Petri, e i consiglieri regionali Tonino Menna e Riccardo Chiavaroli e Luigi De Fanis, presidente della VI commissione consiliare sulle Politiche Europee.
“Ho ritenuto doveroso spiegare agli abruzzesi cosa è avvenuto, evidenziando ruoli, competenze, e le ricadute del mio nuovo ruolo a vantaggio della Regione – ha esordito Nazario Pagano, Presidente del Consiglio regionale -. La CARLE raggruppa i Parlamenti regionali dell’Unione Europea che dispongono di poteri legislativi. Si tratta di 74 regioni europee facenti parte di 8 Paesi che vanno dalla Scozia alle Canarie. Tutte queste Regioni, che rappresentano 200 milioni di abitanti – ha aggiunto – si sono unite in un percorso comune. Io sono il terzo presidente italiano a ricoprire questa carica ed il primo abruzzese. Sono stato votato all’unanimità dalle 22 assemblee italiane che hanno potere legislativo e, in sede europea, ho potuto quindi presentare una candidatura molto forte”.
Il neo Presidente della Calre ha spiegato che questa elezione “è arrivata anche grazie all’unità registrata al momento del voto; io sono stato votato da tutti i presidenti delle Assemblee regionali europee, sul mio nome c’è stato un consenso unanime”.
Pagano ha spiegato, infine, i programmi della Presidenza Calre, il cui mandato inizierà il primo gennaio 2011. “Il mio sforzo principale sarà quello di dare sempre maggiore vigore al principio di sussidiarietà. Mi impegnerò inoltre a intensificare i rapporti con le Commissioni e il Parlamento europeo, il Comitato delle Regioni e il Consiglio d’Europa. Per quanto riguarda la nostra Regione, la sfida è quella di fare in modo che l’Abruzzo diventi protagonista delle politiche europee. Si tratta di una sfida regionale e non semplicemente di maggioranza. Dobbiamo avere un atteggiamento aperto e saper cogliere il momento, con un’attenzione particolare verso quello che sta succedendo al di fuori di questa Regione. La convinzione che mi ha sempre guidato è che non siamo secondi a nessuno. Dobbiamo pensare in grande. Nel corso dell’anno sono in programma quattro appuntamenti del Comitato permanente che stiamo definendo. Mentre l’assemblea plenaria – conclude Pagano – la terremo nel novembre del 2011 all’Aquila”.
Pescara, 8 ottobre 2010.
Venezuela. SODDISFAZIONE DELLA FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI ABRUZZESI IN VENEZUELA PER L’ELEZIONE ALLA PRESIDENZA DEL CALRE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE D’ABRUZZO NAZARIO PAGANO
SODDISFAZIONE DELLA FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI ABRUZZESI IN VENEZUELA PER L’ELEZIONE ALLA PRESIDENZA DEL CALRE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE D’ABRUZZO NAZARIO PAGANO
La Federazione delle Associazioni Civili Abruzzesi in Venezuela e i suoi rappresentanti al CRAM, Maria Gabriella Marcacci, Mirtha D’Astolfo e Johnny Margiotta, a nome dell’intera comunitá abruzzese residente nel Paese, esprime viva soddisfazione e i piú sentiti complimenti per l’elezione avvenuta a Trento martedí 5 ottobre del Presidente del Consiglio Regionale Dott. Nazario Pagano,alla Presidenza della Conferenza dei presidenti dei Parlamenti regionali europei (CALRE).
É la prima volta, dall’istituzione delle Regioni, che la Presidenza viene affidata all’Abruzzo. Un segnale di grande apprezzamento per l’operato svolto fin qui dal Presidente Pagano e dall’intero Consiglio a favore di una Regione colpita al cuore dal sisma del 2009, crando non poche difficoltá per il rilancio dell’economia ed il ritorno ad una vita serena. Altresí, é da rilevare il notevole impegno a favore della comunitá abruzzese nel mondo con la quale ha saputo creare un legame di affetto e stima.
Al Presidente Pagano i migliori auguri per un buon lavoro sempre colmo di successi.
Giovanni Margiotta, Presidente
Abruzzo. LE GIOVANI VENEZUELANE GRATE ALLA FEDERAZIONE ABRUZZESE PER LO STAGE IN ABRUZZO
Gentile direttore,se non già pervenuto direttamente, giro volentieri questa nota di Germana Pieri, dell’Italo di Maracaibo.G.Palmerini
Caro Goffredo con preghiera di voler inviare per la pubblicazione ai siti che tu sai. Grazie di cuore, Germana
LE GIOVANI VENEZUELANE GRATE ALLA FEDERAZIONE ABRUZZESE PER LO STAGE IN ABRUZZO
di Germana Pieri*
“Alla pregiatissima Federazione di Abruzzesi in Venezuela.
In nostro soggiorno in Italia è stata un´esperienza indimenticabile. La vostra Federazione ci ha offerto una grandiosa opportunità.
Abbiamo avuto l´onore di essere ricevute cordialmente e con riguardo da persone splendide quali il presidente della Regione Abruzzese il Dottor Pagano ed i suoi collaboratori, in particolare il suo Segretario Dott. D’Urbano. In ogni momento ci siamo sentite sempre ben guídate ed a nostro agio grazie all´impegno costante e dalla pazienza di Johnny che ringraziamo dal profondo del cuore. Grazie a Milena che è stata una professoressa straordinaria, le lezioni sono state molto didattiche e dinamiche, divertenti ed interessanti. Ci ha fatto apprezzare la lingua e la cultura. Ci siamo confortate ed integrate con la realtá locale visitando i luoghi piú frequentati, come l´università e da persone di ogni età, come ad esempio i centri commerciali.
Grazie a mezzi messi a disposizione dalla Regione di Abruzzo abbiamo potuto visitare varie cittá, come Scanno, Pescara, Montesilvano, Sulmona, Penne, Ortona e Roma. Ci siamo commosse molto visitando L´Aquila toccando con mano la distruzione, abbiamo visitato luoghi che sono ricostruiti ed abbiamo apprezzato molto gli sforzi fatti.
Gli Abruzzesi hanno espresso la gratitudine viziandoci anche a tavola.
Abbiamo assaggiato deliziosi piatti tipici che vogliamo sicuramente riproporre alle nostre famiglie in Venezuela.
É stata un´esperienza unica che ha creato sintonie ed amicizie che dureranno per sempre.
Grazie.”
Con queste semplici ma sincere parole, le dieci giovani figlie o nipoti di abruzzesi residenti in Venezuela che hanno partecipato nel novembre scorso al “Miss Abruzzo in Venezuela 2009”, hanno espresso ai vertici della Federazione delle Associazioni Abruzzesi la loro riconoscenza e l’entusiasmo per la vacanza-studio propiziata dal Consiglio Regionale Abruzzese, grazie al Presidente Pagano, su interessamento del Consigliere del Cram Johnny Margiotta, che assieme al dinamico e disponibilissimo Segretario di Presidenza Dott. Guido D’Urbano ha organizzato il programma della loro permanenza in Abruzzo. Un’esperienza, a detta di qualcuna di esse, apoteosica.
Questo grazie alla simpatia ed alla gentilezza riservate loro da tutti, dal Sindaco di Scanno, Patrizio Giammarco, che ha donato a tutte le ragazze un finissimo ciondolo d’oro filigranato, e dove Miss Abruzzo in Venezuela 2009 Valeria Perez Segnini Lucente, originaria di Pratola Peligna, ha potuto vestire il tipico abito scannese.
Dal Master TailorAngelo Petrucci, il sarto per uomo che veste i piú famosi del mondo, della ‘Brioni’ di Penne, fabbrica di abiti per uomo e donna orgoglio del Made in Italy, che ha guidato le giovani in tutto lo stabilimento con un vero e proprio stage sulla lavorazione passo per passo degli abiti che vestono capi di stato, personaggi dello spettacolo e VIP a livello mondiale.
Dal Presidente del Consiglio di Amministrazione del Molino Alimonti, di Ortona, Leonardo Alimonti, che dopo averle guidate in una interessantissima visita alle varie sezioni dell’industria, ha offerto loro un lauto pranzo preparato dai maestri pizzaioli dello stabilimento.
Dallo stesso Presidente del Consiglio che le ha ricevute con tutti gli onori in Consiglio Regionale a l’Aquila, dopo aver percorso le vie martoriate della cittá dal sisma dell’anno scorso protette dai Vigili del Fuoco, e dove grazie alla sollecitudine di Johnny Margiotta, le telecamere di Rai International hanno ripreso la giornata con un servizio che sará messo in onda suItalia chiama Italia, giovedí 7 ottobre prossimo.
E ancora, la visita alle antiche mura della cittá di Sulmona che ha incuriosito non poco gli abitanti, ed un pranzo offerto dal Presidente Pagano con la presenza del Sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia.
Infine un ultimo dono, una gita a Roma che le ragazze hanno apprezzato oltremodo.
La sera prima del loro ritorno in Venezuela, anche il Gran Hotel di Montesilvano che le ha ospitate per tutta la permanenza, ha offerto loro una cena di commiato con tanto di torta.
C’é da ricordare che alcune di queste giovani non hanno mai avuto l’opportunitá di viaggiare in Abruzzo e non conoscevano nemmeno la lingua italiana. Questo corso offerto dal Consiglio Regionale ha dunque una doppia valenza. E il sostegno dei loro genitori, che hanno permesso che si realizzasse questo viaggio, é senz’altro ripagato da grande soddisfazione.
La Federazione delle Associazioni Abruzzesi, che ha il pregio di contribuire al risveglio dell’Associazionismo in Venezuela, continua cosí il suo cammino di manifestazioni ed eventi con il fine di coinvolgere le nuove generazioni per tramandare loro la cultura della Regione d’origine dei loro padri, e con l’apertura a tutte le Associazioni che sostengono l’Abruzzesitá.
Dal 24 al 27 novembre, infatti, si svolgerá la Seconda SETTIMANA ABRUZZESE con l’elezione di “Miss Abruzzo 2010”, nella cittá andina di San Cristobal, a cui parteciperanno tutte e dieci le Associazioni componenti la Federazione, quest’anno con la presenza in giuria della rappresentante in Venezuela di Miss Italia nel Mondo. Una settimana che servirá come diffusione della cultura abruzzese e italiana, che coprirá vari settori: sociali, folkloristici, turistici, sportivi, ma soprattutto servirá come occasione di condivisione di giornate fraterne tra corregionali.
* L’Italo, Maracaibo – Venezuela
Spagna. L’italiano in Spagna: una lingua di secondo livello?
Giro volentieri questa interessante nota di Gabriella Clementoni, pubblicata in Spagna su Italiacerca.info, testata diretta da Pietro Mariani.
G.Palmerini
Egregio Direttore
Un contributo sulla política lingüística della Spagna e sull’insegnamento bilingüe nelle scuole dell’obbligo.
Ti propongo un articolo scritto dalla professoressa del Liceo Italiano di Madrid, Gabriella Clementoni, con il quale si cerca di stimolare le autorita’ italiane perche’ si apra un dibattito e si raggiungano accordi con le istituzioni educative spagnole con l’obbiettivo di attivare gli accordi neccessari per inserire anche l’italiano nei programmi CLIL (=Content and Language Integrated Learning) delle scuole spagnole, oggi completamente assente. Cio’ aumenterebbe la diffusione della lingua italiana e anche darebbe sbocco lavorativo a tanti laureati nel sistema educativo spagnolo. Un esempio che potrebbe essere seguito in tutta l’Unione Europea.
Nei giorni 14-16 giugno ho partecipato insieme con un gruppo di esperti italiani al primo congresso internazionale sul bilinguismo della Comunità di Madrid (CIEB) presso la sede di Vicalvaro dell’Università “Juan Carlos” di Madrid.
L’evento (mi sia consentito il termine date la massiccia partecipazione e la risonanza nei mezzi di comunicazione) ha richiamato circa 450 operatori del settore, tra docenti specialisti di diversi ordini di scuola ed esperti spagnoli ed internazionali provenienti dalle università più prestigiose in materia di istruzione bilingue e di progetti interculturali durante tre giornate intense e stimolanti.
L’apertura dei lavori del Congresso è stata affidata alla presidente della regione, onorevole Esperanza Aguirre, che della diffusione del bilinguismo (esclusivamente con la lingua inglese) ha fatto il suo cavallo di battaglia a livello di istruzione regionale tanto che per l’anno scolastico 2010/2011 hanno aperto i battenti ben 256 istituti scolastici con progetto curricolare bilingue. Erano presenti anche le più alte cariche politiche di altre “Comunidades Autonómicas”, tra le quali l’Andalusia e la “Generalitat Valenciana” dove la scommessa di puntare sul curricolo bilingue con il metodo CLIL è ormai da oltre un decenio una realtà consolidata.
Il CLIL (=Content and Language Integrated Learning) è un metodo efficace che promuove l’apprendimento integrato di contenuti disciplinari en el contempo della lingua straniera, che diventa in quel contesto lingua veicolare. In parole semplici nei centri scolastici bilingui spagnoli i due terzi delle materie si impartono in lingua castigliana, mentre un terzo delle discipline (ad esempio storia, geografia, scienze) viene impartito in lingua straniera da docenti delle materie che hanno conseguito la specializzazione linguistica richiesta. Nella realizzazione del progetto vengono impiegati anche lettori di madrelingua che interagiscono e supportano l’azione didattica dei docenti delle discipline. Le lingue in cui viene realizzato il CLIL sono prioritariamente l’inglese (circa il 90 %), in minima parte il tedesco ed il francese, mentre è completamente assente l’italiano. Nell’attualità l’offerta della nostra lingua è limitata all’insegnamento di “Lingua Straniera” in alcuni istituti di istruzione secondaria e di “Bachillerato”.
Sono da considerarsi invece a sè stanti le due scuole statali italiane, di Madrid e di Barcellona, che sono a tutti gli effetti scuole straniere in territorio spagnolo, nate da accordi specifici tra i due Paesi; le due scuole presentano un’offerta formativa identica a quelle del territorio metropolitano poichè l’italiano è lingua veicolare , mentre lo spagnolo è considerata prima lingua straniera. In questo panorama ci chiediamo, quindi, se si può aprire per anche per la nostra lingua uno spiraglio, una possibilità di essere presente nel ventaglio dell’offerta bilingue dei centri scolastici spagnoli , anche alla luce del “Memorandum” d’Intesa siglato alcuni mesi fa tra Italia e Spagna per la diffusione della lingua e della cultura dei due Paesi nelle rispettive scuole.
Dalle impressioni che ho raccolto credo che per dar seguito alle indicazioni del “Memorandum” sia necesario un lavoro capillare di negoziazione diretta a carico di esperti con le singole Comunità regionali che scommettano con un progetto sperimentale bilingue spagnolo-italiano, sostenuto anche da un’attività di formazione del personale. Puntare sul bilinguismo spagnolo-italiano significa gettare un seme per stimolare a livello esponenziale la promozione e la diffusione della lingua e della cultura italiana in un Paese come la Spagna, che ha sempre guardato all’Italia come un modello cui ispirarsi.
Italia,PIRATERIA: DUE NAVI DELLA MARINA MILITARE IN OCEANO INDIANO
PIRATERIA: DUE NAVI DELLA MARINA MILITARE IN OCEANO INDIANO
Oceano Indiano – Venerdì 1 ottobre la fregata Bersagliere della Marina Militare inizierà la missione di contrasto alla pirateria denominata OCEAN SHIELD guidata dalla N.A.T.O.
Nave Bersagliere al comando del Capitano di Fregata Gennaro Falcone ha un equipaggio di 188 tra uomini e donne. Partita da Taranto lo scorso 20 settembre, sarà inserita nel dispositivo navale permanente della N.A.T.O. (Standing Nato Marittime Group 1 – S.N.M.G.1) a protezione del traffico mercantile in transito.
La S.N.M.G.1 è al comando del Commodoro Christiane Rune della Marina danese ed è costituita dalle navi: Bersagliere (Italia), Kauffman (U.S.A.), Laboon (U.S.A.), Montrose (Regno Unito), Esbern Snare – unità sede di comando e controllo (Danimarca).
Nel contrasto alla pirateria, la fregata Bersagliere andrà ad aggiungersi alla fregata Libeccio già presente in Oceano Indiano dallo scorso luglio.
Nave Libeccio al comando del Capitano di Fregata Antonio Galiuto, è impegnata nella missione dell’Unione Europea ATALANTA e fa parte di un gruppo navale europeo al comando del Contrammiraglio Philippe Coindreau della Marina francese.