L’Aquila. “L’AQUILA NEL MONDO”, FATTI ED EVENTI DELLA CAPITALE D’ABRUZZO. Prossima l’uscita d’un libro di Goffredo Palmerini: le notizie a cavallo del terremoto del 6 aprile 2009

Copertina del Libro

Gentile direttore,
è in stampa e sta per uscire, pubblicato da One Group Edizioni, “L’AQUILA nel Mondo” – Notizie, fatti ed eventi prima e dopo il 6 aprile 2009. Maggio 2008 – Dicembre 2009.
Il testo ha la prefazione di Letizia Airos, una delle penne più brillanti del giornalismo italiano negli Stati Uniti. Letizia Airos scrive infatti su America Oggi – il quotidiano italiano pubblicato a New York e più diffuso negli States – e dirige la testata bilingue multimediale i-Italy (www.i-Italy.org), tra le sperimentazioni più interessanti ed avanzate della nuova comunicazione, realizzata in partnership con il “John D. Calandra Italian American Institute” (City University of New York).
Se può essere d’interesse, con il consenso dell’editore, ecco un’anticipazione della nota di Letizia Airos in prefazione al mio volume, che sarà in libreria a metà maggio.

Per scelta dell’editore ONE GROUP, i proventi derivanti dalla vendita saranno destinati all’Istituto Cinematografico dell’Aquila per contribuire al restauro delle pellicole della sua prestigiosa Cineteca danneggiate dal terremoto.
La presentazione del volume è prevista per i primi giorni di giugno.

La nota, che invio con anticipo perché sarò all’estero per una decina di giorni, non ha alcuna premura e può essere eventualmente pubblicata con tutta comodità rispetto a più pressanti esigenze editoriali.

Assai grato per l’attenzione, con viva cordialità.

Goffredo Palmerini

Letizia Airos

Immagini allegate:
Letizia Airos;
Copertina del volume;
Letizia Airos (seconda, da sinistra) con alcuni collaboratori di i-Italy.

Prossima l’uscita d’un libro di Goffredo Palmerini: le notizie a cavallo del terremoto del 6 aprile 2009

Per scelta dell’editore, i proventi derivanti dalla vendita del libro saranno destinati all’Istituto Cinematografico dell’Aquila per contribuire al restauro delle pellicole della sua prestigiosa Cineteca danneggiate dal terremoto. L’uscita del volume in libreria è prevista per metà maggio e la presentazione per i primi giorni di giugno.

Ricordo quella notte come se fosse oggi, ho continuato a aspettare diverse ore invano un notiziario Rai che mi aggiornasse. Lo hanno invece fatto le televisioni internazionali e prima di tutto la Rete. E proprio grazie ad Internet, nonostante la distanza, ho sentito quasi fisicamente quelle scosse. In pochi istanti ho ripercorso con la memoria quei luoghi dove mi portava mio padre Nicola.

Ancora oggi, dopo mesi, riferirmi ai quei giorni, e scrivere la prefazione ad un libro intitolato L’Aquila nel MondoNotizie, fatti ed eventi prima e dopo il terremoto del 6 aprile 2009, non è facile senza lasciarmi andare a pensieri, ricordi. Viene facilmente meno quel distacco che ogni giornalista deve sapersi imporre e, a dire il vero, fa capolino anche un po’ di rabbia.

Airos Soria Letizia

Ma sono contenta di scrivere queste righe che accompagnano il lavoro del ‘cesellatore’ Palmerini. Gli scritti che l’impagabile conterraneo ha messo insieme sono stati realizzati e raccolti con la pazienza di un antico artigiano. Usando lo scalpello della sua onesta passione per una comunicazione efficace ed immediata ci dona lo spaccato di un Abruzzo vivo, che non hai mai smesso di respirare. L’Aquila “di prima” guarda con tenacia all’Aquila di “dopo” e mantiene agli occhi di chi legge, nonostante la tragedia che l’ha colpita, tutto l’orgoglio di una terra che non si lascia abbattere mai. Neanche dopo un terremoto.

Il filo rosso che unisce gli articoli raccolti da Palmerini è dunque un Abruzzo che respira, un Abruzzo di persone, uomini e soprattutto donne, giovani, luoghi, chiese, eventi, politiche, sport, che di pagina in pagina stupisce ancora di più perché raccontato a cavallo tra diversi continenti.

Ricevo, come tanti miei colleghi nel mondo, i comunicati, le foto, i video, gli articoli e le segnalazioni di Goffredo Palmerini. Arrivano, tutti i giorni o quasi, e li scorro insieme al mio cappuccino del mattino. Sono sempre stimolanti perché raccolgono contributi eterogenei da tutto il mondo, e chi legge ha la possibilità di trovarvi delle angolature tematiche insospettabili. Si fanno delle vere scoperte.

E devo dire che questo è successo ancora di più nel dopo-terremoto, quando molte sono state le segnalazioni che hanno fatto da contraltare ad un’informazione spesso troppo “istituzionale”, che raccontava più i successi del Governo che le difficoltà e conquiste quotidiane delle persone. Negli articoli che il giornalista abruzzese scrive o propone compare invece soprattutto la vita reale. Anche quelli che a prima vista possono sembrare freddi resoconti nascondono dentro di sé storie vere, piccole o grandi che siano.

Dobbiamo molto a Palmerini noi italiani all’estero. Ci permette uno sguardo, anche disincantato, ad un’Italia spesso imperscrutabile. Come un cesellatore appunto, pian piano, consapevole dell’importanza della tecnologia per fare rete ed informare, ha messo su molto più di un network giornalistico. Ha dato voce e fatto passare voci che sarebbero a volte rimaste poco ascoltate. Lo ha fatto e lo fa sempre con discrezione e con la delicatezza di chi sa proporsi senza essere invadente.

E sfogliando le pagine di quest’ultimo contributo in carta ve ne renderete conto. Testate dall’Argentina, Canada, Messico, Perù, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera… grazie a lui hanno raccontato la sua terra e gente nel mondo. Gli argomenti affrontati sono i più vari: dall’emigrazione alla politica, dalla cultura allo sport, visti fuori dall’Italia ed in Italia.

Palmerini racconta e lascia raccontare la realtà con passione e lungimiranza, senza farsi affascinare da certezze, raccoglie contributi diversi, magari anche contraddittori, fa parlare attraverso le più svariate angolature l’emigrazione italiana all’estero e oggi anche quella in Italia. La sua rete collega buona parte delle realtà associative regionali all’estero che conosce molto bene.

Ed è grazie a questo rapporto con le associazioni, ed in particolare con l’Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), che ho avuto l’opportunità di incontrarlo personalmente un anno fa a Palermo. Era una duegiorni sul rilancio del ruolo delle associazioni italiane ed ero stata chiamata a coordinare i lavori in qualità di direttore del settimanale multimediale telematico che dirigo a New York, www.i-Italy.org.

La domanda a cui si è cercato di dare una risposta era: “Quali politiche innovative mettere in campo per rilanciare il ruolo dell’associazionismo, perché sia in grado d’innovarsi verso i giovani e contribuire alla ricostruzione della continuità culturale ed a custodire la ricchezza della propria storia?”.

Da questo punto di vista c’è da lavorare molto sul linguaggio e sui mezzi di comunicazione, utilizzando le nuove tecnologie e tutti gli strumenti che la rete consente. Questo è l’intento della testata che dirigo, e con Palmerini su questo terreno si è creata subito una simbiosi.

A lui in fondo dobbiamo, e da tempi insospettabili, l’intuizione di tutto questo e alle sue semplici email, con cui è riuscito a far comunicare Germania e Repubblica Dominicana, Australia e Canada, Stati Uniti e Argentina e Brasile … creando insospettabili link, connessioni vive in un percorso interattivo che ha attraversato i continenti.

Sono testimonianze che raccontano di una vitalità e di una caparbietà unica. Lasciamoci andare quindi, abruzzesi e non, ad una lettura che ripercorre il passato ma che vive di presente, con storie vere che hanno come protagonisti uomini e donne veri. Storie che vivono nel loro essere appena passate.

Continuerò a seguire Palmerini da New York, felice di essere nella sua rete, per vivere il presente, ma anche per rivivere il ricordo della terra di mio padre che ho ritrovato, per esempio, in un articolo che citava lo statista Lorenzo Natali, incontrato quando ero bambina. In quelle lunghe e bellissime vacanze estive sulla spiaggia di Vasto.

Letizia Airos





New York. Rievocazione di un Incontro storico al Medison Square Garden “Quando Nino Benvenuti battè Emil Griffith” di Lino Manocchia

Chieti, 5 Maggio ‘10, Mer., S. Pio V – Anno XXXI n. 164 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. di.Ch n. 1/’81


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Ap – “Amarcord”

Rievocazione di un Incontro storico al Medison Square Garden “Quando Nino Benvenuti battè Emil Griffith” di Lino Manocchia

NEW YORK, 5 Maggio ’10 – Il 17 aprile scorso è ricorso il 43° anniversario di un evento storico-sportivo che un atleta, ventinovenne, conquistò sul palco cordato del mitico Madison Square Garden.

L’incontro col titolo mondiale dei medi sul piatto d’oro vedeva di fronte la “speranza” dell’Italia pugili-stica, Fighter of the year 1968 ed il boxeur, campio-ne dei medi, definito il più forte e tecnico dell’epoca.  Giovanni (Nino) Benvenuti (foto), nato ad Isola d’Istria, “osava” sfidare il nero Emil Griffith nella Mecca del Pugilato, seguito da una carovana di 500 tifosi i quali tornarono a casa senza voce per le grida di “Nino Nino”. Il Garden, in quel tempo, stava esalando gli ultimi aneliti prima di essere abbattuto per far posto al nuovo mastodontico impianto circo-lare, che tutt’ora domina, ma che non offre più gli incontri storici di Muhammad Ali (Cassius Clay) e  Joe Frazier, o Marciano e Jersey Joe Walcott.

Le vie che circondavano il Garden erano quasi impraticabili, zeppe di macchine parcheggiate e gli organizzatori  dell’evento non avrebbero potuto accogliere le centinaia di vetture per l’evento del secolo. Ma  dopo pochi giorni, un signore dal  cappello nero ed un enorme diamante al mignolo sinistro, disse a John Condon (P. R. del Garden) di non preoccuparsi, per il match Benvenuti-Griffith, “le strade saranno libere e pulite.” E tanto fu.

Ripensando a questi episodi, abbiamo  estratto una video cassetta dell’incontro  rinfrescando così la memoria di di avvenimenti di 43 anni fa.

Il cronista per l’occasione si trovò a bordo ring insieme ad un collega Rai di Roma, col quale condivise pareri, dati ed impressioni. La Rai, per preservare il sonno degli italiani, non trasmise il match alla Tv ma scelse di farlo via radio, con un ascolto di 16-18 milioni di radioascoltatori. Bastarono 2 riprese e il nero saggiò il duro del canavaccio, per un destro  al mento, piazzato da Nino. Ma a congelare la speranza italiana giunse un KD. alla quarta  ripresa, di Benvenuti che si fece contare 8 volte per riprendersi con vigore. Qualche goccia di sangue sgorgò dal naso del campione italiano all’ottava ripresa, e lo seguì sino alla fine senza troppe noie.

Sino al dodicesimo round la cronaca registrò scambi di colpi, “abbracci” e spinte, nonché qualche testata del torello nero Griffith (foto), prontamente richiamato dal referee Mac Con.

Abbiamo rivisto con serenità quel pugile temuto da avversari e stimato da scrittori, ed abbiamo riacceso un’altra nostra convinzione:  lo stile di Emile non aveva nulla di entusiasmante ed interesse. Saltellava, tentava il colpo, che Nino evitava, ricambiando la dose.

Dove erano gli attacchi micidiali di Rocky Marciano, la potenza di Walcott, la classe di Charles Ezzard?

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ABRUZZOpress – N. 164 del 5 maggio ’10                                                                                                               Pag 2

E sino alla 12ma ripresa, si può dire francamente che ambedue i pugili non avevano offerto gran che di concreto.

La “marea italiana” aumentava di clamore e “Nino… Nino” era una sola voce, mentre Griffith cercava di piazzare qualche colpo, alla cieca, a testa bassa, Nino Benvenuti impiegava i sei minuti finali per “distruggere” la nomea, l’esperienza, il coraggio di Emil Griffith, meritando il verdetto di 10-5 dal primo giudice di bordo e 9-6 dal referee ed un altro giudice.

Il Madison Square Garden impazziva. Nino Benvenuti aveva conquistato per l’Italia uno dei più prestigiosi titoli del pugilato.

Il  manager, l’amico Bruno Amaduzzi, che durante gli allenamenti di Grossinger (Stato di New York). cercava di tener nascosto il suo “poulain” (non lo  abbiamo mai compreso) sul ring, mentre i secondi asciugavano il sudore a Nino, si scalmanava, come fosse aggredito da tante zanzare, mentre il neo  campione salutava tutti con un sorriso grande così, e le braccia in alto, in segno di vittoria, mentre i più fervorosi lo alzavano sulle spalle.

Tante memorie, tanti dettagli tornano alla mente anche con  i nostri servizi per Stadio (divenuto Stadio Corriere dello sport – n.d.r.). Alla vigilia la maggioranza  criticava il match che “non avrebbe dovuto aver luogo”, ma dopo 30 minuti di sangue e sudore, si son convinti, ed hanno ammesso, che Nino era il degno rappresentante della classe mondiale.

La sorte volle Griffith di nuovo di fronte all’italiano, e un’altra volta ancora nel rinnovato Madison Square Garden, che Benvenuti tenne a battesimo con la terza vittoria sul nero delle Isole Vergini. Quello fu il principio della fine di altri 48 incontri della sua carriera. Nino era entrato nel tempio dei grandi con Tiberio Mitri –  triestino- che purtroppo concluse la sua carriera sotto le mazzate del Toro del Bronx Jacke La Motta.

Tutto appartiene al passato che ritorna vivido alla memoria. Momenti

indimenticabili senza dubbio.

LINO MANOCCHIA




Abruzzo. La Meglio Italia all’estero. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Franco Santellocco Gargano

Gentile Direttore,

è un nome molto conosciuto tra gli addetti ai lavori quello cui Il Punto, settimanale diretto da Antonio Pitoni, ha dedicato un ritratto nella rubrica La Meglio Italia all’Estero, curata da Giovanna Chiarilli. Si tratta di Franco Santellocco Gargano, abruzzese doc, Vice Presidente del CRAM (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo), membro del CGIE e Presidente della V Commissione (Formazione, Impresa, Lavoro e Cooperazione) dello stesso Consiglio, nonché Presidente del Comites di Algeri. Encomiabile, inoltre, il suo impegno nel sociale. Come ricordato nell’articolo, attualmente sono due i progetti che portano la sua “firma”: il progetto Mediterraneo e la raccolta fondi per il restauro  della Chiesa di Fossa, uno dei paesi distrutti dal terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila e dintorni.

Sia Giovanna Chiarilli che la testata mettono volentieri questa storia nella libera disponibilità per la pubblicazione, citando IL PUNTO.

Con viva cordialità.

Goffredo Palmerini

La Meglio Italia all’estero

Il suo motto: concretizzare le intenzioni

Franco Santellocco Gargano vive in Algeria da 30 anni. Da sempre impegnato attivamente nella comunità italiana ed algerina, le sue priorità sono volontariato e solidarietà

Un libro di Cesare Bellentani Ai fantasmi ci credo, al caso no. Ovvero il conte Franco Santellocco Gargano e la Rocca di Vernio, fra realtà e mistero (Miraviglia), racconta di un suo particolarissimo incontro. In realtà, ha una vita all’insegna della concretezza, altro che fantasmi. Nato a Luco nei Marsi, paese della Marsica in provincia dell’Aquila, Franco Santellocco Gargano vive in Algeria da 30 anni. Dopo un master in marketing internazionale, si forma in un importante gruppo petrolchimico internazionale progettando macchinari tecnologicamente innovativi. Una serie di incarichi di alta responsabilità lo portano in Grecia, Olanda, Polonia, Spagna e Francia. Nel ‘71 apre ad Algeri la filiale incaricata dei lavori per la stazione di reiniezione di gas naturale Sahara-Hassi Messaoud, e dal ‘74 al ‘76 è responsabile del montaggio impianti del polo petrolchimico di Cagliari.

Dal ‘93 è vice presidente ed amministratore delegato di due società: una specializzata nella realizzazione di impianti, l’altra nella promozione commerciale. E’ inoltre iscritto alla Verein Deutscher Ingenieure, la più grande associazione di ingegneria in Europa. Difficile citare gli infiniti riconoscimenti ed incarichi per l’impegno nella comunità italiana e algerina, ma Santellocco ci viene in aiuto, “pur grato a chi mi ha onorato di questi riconoscimenti, in prima fila la Presidenza della Repubblica, preferirei parlare di iniziative. Bisogna dare concretezza alle intenzioni, e per avvicinare i popoli, a cominciare da quelli del Mediterraneo, occorrono progetti validi, soprattutto per i giovani, la parte migliore di noi, il nostro futuro”.

Due, tra i tanti promossi da Santellocco, colpiscono l’attenzione: Dona la gioia di vivere ad un bimbo (grazie al contributo del Rotary, 63 bambini del Maghreb con malformazione cardiaca sono stati operati al Pasquinucci di Massa), ed il Progetto Mediterraneo che ha portato in Abruzzo 70 studenti del Maghreb tra i 14 e i 16 anni per farne dei periti agro-tecnici. Oggi, altri 35 studenti frequentano corsi di italiano all’Istituto di cultura di Algeri in vista del prossimo anno scolastico che li vedrà all’Istituto Cuppari di Alanno–Cepagatti.

Intensa quindi anche l’attività rotariana. All’indomani del terremoto che ha colpito il cuore della sua regione, Santellocco si è attivato per una raccolta fondi, un impegno che ancora continua. “I Rotary di Algeri e di Avezzano vogliono avviare il restauro della Chiesa di San Clemente a Fossa. Vedo crescere le adesioni delle comunità all’estero, senza dimenticare il sostegno dell’Ambasciatore ad Algeri, Giampaolo Cantini, primo sottoscrittore, e dell’Algeria stessa. La natura, con la sua furia, ci ha ricordato tutta la nostra fragilità, e allora diventa necessario progettare un futuro per chi, in un attimo, ha perso tutto”.

Tra impegni di lavoro e riunioni per la comunità italiana, è sempre su un aereo, pronto a dar vita ad un’altra idea. “Come Presidente del Comitato Interpaese Maghreb–Italia del Rotary International, sto avviando un progetto per creare aree irrigue nel Sahara e dare nuova spinta ad un’agricoltura che dovrebbe rappresentare un elemento determinante per lo sviluppo dell’Africa”. Ma come capire, tra tanti impegni, le priorità di Franco Santellocco Gargano? “Quello che conta nella vita, è la grandezza morale che rifulge nell’associazionismo, nel volontariato, nella società civile: un’immensa forza portatrice di solidarietà e testimone di civiltà. È una caratteristica del nostro dna: è da essa che nasce l’unicità di quel fenomeno che è l’italianità”.

Giovanna Chiarilli – IL PUNTO




Venezuela. Grazie collettività! La riflessione dell’ex parlamentare Mariza Bafile, alla luce degli ultimi risultati delle indagini sul voto “inquinato” in Venezuela. Riceviamo e pubblichiamo l’intervento della collega Marzia Bafile

On. Mariza Bafile

Gentile direttore,
credo sia di sicuro interesse questa riflessione di Mariza Bafile, una lettera aperta dal titolo Grazie Collettività! pubblicata qualche giorno fa sul quotidiano La Voce d’Italia di Caracas, all’indomani della pubblicazione sulla stampa italiana di alcune intercettazioni telefoniche tra Filippo Fani, collaboratore della sen. Barbara Contini del Pdl, e Aldo Micciché. Quest’ultimo, un faccendiere calabrese, confessa d’aver mestato durante le elezioni politiche del 2008 in seno ad alcuni gruppi della nostra comunità
in Venezuela e d’aver dato fuoco ad un bel po’ di schede elettorali per evitare l’elezione della “candidata comunista”  Mariza Bafile, già parlamentare eletta nella Circoscrizione Sud America e ricandidata alla Camera dei Deputati dal Partito Democratico. Che ci fossero forti sospetti di brogli in Venezuela era noto, la Magistratura italiana (Procura di Reggio Calabria) già prima del voto del 2008 aveva avviato indagini. Queste intercettazioni ne sono tutt’al più una conferma. Le indagini e il processo chiariranno. Fatto sta che il Pdl, contrariamente alle percentuali riportate in tutti gli altri Paesi sudamericani (intorno al 25-26%), in Venezuela raggiunse vette bulgare (67%). Parte lesa dell’inquinamento del voto e del “rogo” delle schede fu proprio Mariza Bafile, deputato uscente che molto bene aveva operato in Parlamento, con un impegno largamente apprezzato e riconosciuto.
Questa lettera aperta è una riflessione a tutto tondo sul voto all’estero ed una rivendicazione del proprio impegno parlamentare.
Goffredo Palmerini

Gaetano Bafile e Marzia Bafile

Foto: Mariza Bafile con il padre Gaetano, fondatore della Voce d’Italia

La riflessione dell’ex parlamentare Mariza Bafile, alla luce degli ultimi risultati delle indagini sul voto “inquinato” in Venezuela

Grazie collettività!

Nel corso di questi lunghi mesi ho atteso fiduciosa, certa che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla. Il lavoro della Magistratura è silenzioso ma, quando il panorama di un’indagine molto più vasta e complessa sarà più chiaro, i responsabili dei brogli elettorali dovranno rispondere alla giustizia delle loro azioni.

Ho sempre saputo che ero stata vittima di brogli anche se non immaginavo che si potesse arrivare a mettere le mani su intere casse di voti e dargli fuoco. “Se volete vi do la cenere” dice ridendo Aldo Miccichè nel corso della telefonata con Filippo Fani, intercettata dalla Procura di Reggio Calabria. Voti diventati cenere, la volontà di migliaia di persone che hanno creduto nel voto, che hanno premiato il lavoro svolto durante due intensi anni alla Camera, è diventato cenere. Senza contare le manipolazioni sulle schede che erano state fatte fino a quel momento.

Azioni che gettano un’ombra di discredito su tutta una collettività additata come quella che ha avuto nel suo interno persone disposte a tutto pur di portare a casa il risultato sperato. Lo ripeto, sono certa che i responsabili saranno puniti, e con loro cadrà finalmente la cricca dei gregari, quelli che mestano nel torbido nella speranza di un favore, di un aiuto.

Per quanto mi riguarda so e in questi mesi l’ho sostenuto più e più volte, che nella nostra comunità la parte sana è molto più ampia di quella marcia, ci sono ormai molti giovani che come me sono cresciuti portando dentro i valori trasmessi dai pionieri e sono disposti a difendere i nostri interessi in maniera limpida e trasparente. Io sono orgogliosa di essere parte di questa fetta di italiani nel mondo, quella cresciuta all’interno di famiglie forti, oneste, positive, famiglie che hanno inculcato in noi principi che non sono in vendita. Le mie battaglie all’interno della Camera dei Deputati sono documentate, basta sfogliare gli atti, e sono testimoniate da tutti gli altri deputati. Ho mantenuto ottime relazioni con colleghi di tutti gli schieramenti perché sul lavoro si costruiscono rapporti di stima indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Da tutti ho avuto parole di apprezzamento per il lavoro svolto fino a quel momento. Posso dire che le persone oneste sono ovunque e lo stesso vale per il contrario.

Ho lavorato per onorare le promesse fatte in campagna elettorale e i risultati si sono visti, nonostante il breve tempo, nonostante la triste corsa al protagonismo fatta da chi ha cercato di aggrapparsi al carro e vantare meriti che non ha mai avuto. Come è stato dimostrato subito dopo.

In questi due anni i professionisti dell’emigrazione hanno di nuovo riempito l’aria di molte parole e pochi fatti. Nonostante il governo amico. La verità è che la nostra comunità ancora una volta è stata dimenticata e relegata al ruolo di cenerentola nonostante i gravi problemi che deve affrontare ogni giorno. Gli eletti in America Meridionale danno priorità alle loro comunità e noi viviamo di rimando. È questa la conseguenza dei brogli conclusi con il falò di cui parlano Aldo Miccichè e Filippo Fani.

Io posso solo dirvi grazie. Grazie per il vostro sostegno, grazie per aver creduto in me, grazie per avermi fatto sentire davvero parte di una grande famiglia. C’è chi mi considera troppo ingenua per il mondo politico ma io preferisco essere così. Se fossi stata diversa avrei infangato il nome della mia famiglia e quello di tutti voi. Se tornassi indietro rifarei tutto nello stesso modo perché l’ho detto e ripetuto, la politica non è né sporca né pulita, sono le persone che la rendono una o l’altra cosa. Io preferisco appartenere alla fascia di chi crede e agisce affinchè esista la politica pulita, la politica intesa come servizio, come aiuto e sostegno per i propri elettori. Nessuno di noi meritava tanto squallore ma, non importa, noi che proveniamo dal mondo dell’emigrazione siamo abituati a lottare e a proseguire senza piangerci addosso.

Per quanto riguarda i brogli elettorali nelle elezioni politiche di due anni fa la Magistratura farà chiarezza e giustizia, scoprirà connivenze di vario tipo e i responsabili saranno puniti. Intanto noi dobbiamo guardare avanti. Tra un po’ saranno indette le elezioni per Comites e CGIE. La nostra collettività ha persone oneste, giovani, impegnate e preparate. Sono loro che vanno sostenute. Questa volta saremo tutti attenti ad evitare i brogli e soprattutto saremo molto attenti a sbarrare la strada a chi per un voto ha venduto l’anima al diavolo. Gli italiani del Venezuela meritano molto di più.

Mariza Bafile – La Voce d´Italia




Messico. Roberto Spinelli, di Lanciano ambasciatore in Messico per tutte le stagioni di Lino Manocchia. Riceviamo e pubblichiamo

Roberto Spinelli, di Lanciano ambasciatore in Messico per tutte le stagioni di Lino Manocchia. Riceviamo e pubblichiamo

MESSICO CITY, 21 Aprile ’10 – Nelle vene ell’Ambasciatore Roberto Spinelli scorre sangue abruzzese, forte e gentile come la sua terra. Chioma brizzolata, ha lo stile compunto e distaccato. cortese, metaforico, allusivo. Dinamico, passa con disinvoltu-ra da un incontro con Felipe Calderon, Presidente del Messico, ad un Convegno d’indole internazionale e niente sembra scomporlo. Non c’è interlocutore più amabile.

Ambasciatore, come considera i rapporti commerciali e politici tra l’Italia ed il Messico?

«Italia e Messico sono uniti da stretti legami di amicizia e collaborazione, non solo per quanto riguarda le relazioni politiche ed economiche bilaterali, ma anche a livello multilaterale. Il Messico è un partner strategico per l’Italia ed i loro rapporti sono eccellenti, come è stato confermato dagli incontri tra i Presidenti Berlusconi e Calderon ed i Ministri degli Affari Esteri Frattini ed Espinoza, svoltisi a margine del Vertice G8 dell’Aquila del luglio scorso – al cui successo il contributo del Messico è stato rilevante – e durante la visita, nel novembre 2008, del Ministro degli Affari Esteri, On. Franco Frattini, in occasione dell’inaugurazione della Fiera internazionale del libro di Guadalajara, alla quale l’Italia era ospite d’onore.»

Il nostro Paese è un forte fornitore di tecnologia italiana nel settore della ceramica, della meccanica e automobilistica…

«Oltre tali settori, la tecnologia italiana à presente in Messico in tanti altri campi quali, ad esempio, i prodotti metallurgici, chimici, plastici, apparati elettrici, prodotti petroliferi, opere infrastrutturali, ecc. Arrivando in Messico ho avuto la fortuna di trovare un’atmosfera di grandissima collaborazione tra tutti gli organismi che formano il Sistema Italia in Messico, tra i quali un posto preminente hanno l’Ufficio dell’Istituto per il Commercio Estero e la Camera di Commercio.

«Numerose ed importantissime sono le iniziative organizzate dall’ICE e dalla Camera di Commercio in coordinamento con l’Ambasciata. A titolo di esempio posso citare: l’organizzazione di missioni imprenditoriali in Messico ed in Italia anche a livello di Regioni, la creazione di Centri Tecnologici, la partecipazione a fiere ed altri tipi di eventi, campagne promozionali, corsi di formazione per tecnici e managers messicani, attività di promozione e formazione nel settore dei distretti industriali e consorzi per l’esportazione italiani, sviluppo di attività di collaborazione in materia ambientale, realizzazione di un “Festival italiano” in tutto il Messico.”» (foto, con il Presidente del Messico)


La Sua destinazione di Ambasciatore in questa Nazione è stata accolta con vivo piacere dagli italiani residenti in Messico. Penso che il Suo contatto con essi sia senz’altro positivo.

«Tra gli obiettivi che mi sono posto, come Ambasciatore d’Italia in Messico, un posto prioritario l’ho riservato alla comunità italiana a cui l’Ambasciata e tutto il “Sistema Italia” devono prestare particolare attenzione. Infatti, oltre che nell’Ambasciata, i connazionali in Messico hanno validissimi punti di

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ABRUZZOpress – N. 148 del 21 aprile ’10                                                                                                               Pag 2

riferimento anche nel Comitato degli Italiani in Messico, nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, nell’Associazione italiana di Assistenza, nella Dante Alighieri nell’Istituto Italiano di Cultura, nell’Istituto per il Commercio Estero, negli Uffici consolari onorari, nella Camera di Commercio e in tante altre Associazioni. In questi primi mesi della mia permanenza in Messico ho già effettuato varie visite negli Stati della Federazione, con particolare riferimento a quelli dove più forte è la presenza delle nostre comunità e degli interessi economici italiani, ma anche per conoscere di persona tale splendida realtà. Mi sono recato a Monterrey, Guadalajara, Queretaro, Leon ed Aguascalientes, accompagnato sempre da rappresentanti del Sistema Italia. In tutte le occasioni, i miei contatti con i connazionali residenti sul territorio messicano sono sempre stati estremamente positivi.»

Negli ultimi mesi c’è stato  un vivo interesse da parte di alcune ditte italiane nell’investire i capitali nel territorio messicano…

«Indubbiamente, nonostante la crisi economico-finanziaria, sussiste sempre un forte interesse dell’imprenditoria italiana per il Messico. Le imprese italiane operanti nel Paese sono circa 1.160, ed in crescita. Molto interessante è la dinamica degli investimenti italiani. Da un lato, si assiste ad un nuovo forte interesse da parte della grande impresa, mentre dall’altra, continuano a crescere gli investimenti della media e piccola impresa, che arriva in Messico al seguito di multinazionali o che punta su questo Paese come piattaforma logistica ideale per il mercato NAFTA.»

A Monterrey  vive il nostro  corregionale Paolo De Francesco, Presidente di una delle varie “Dante Alighieri” in Messico. Lei come percepisce il lavoro di promozione della lingua e cultura italiana da parte di questo pregiato istituto su diverse città del territorio Azteco.

«Il lavoro svolto dalla Dante Alighieri e dai suoi Presidenti, non solo a Monterrey ma anche in altre città, è encomiabile. Infatti, insieme all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico, svolgono un’eccellente attività di promozione della lingua e della cultura italiana in una buona parte del territorio messicano. La diffusione della lingua e della cultura italiana in Messico ha anche altre articolazioni. Vorrei ricordare al riguardo la presenza dell’On. Ministro all’inaugurazione della Fiera Internazionale del Libro di Guadalajara, che ha visto l’Italia ospite d’onore, primo Paese non ispanofono e non americano ad esser invitato a questo prestigioso evento, per la realizzazione del quale da parte italiana si è sviluppato un forte impegno. Si è trattato di un grande evento promozionale a carattere integrato – culturale ma con una valenza anche economica – dell’Italia in Messico, che ha riscosso un notevole successo. Numerosi, inoltre, sono gli accordi stipulati tra Università italiane e messicane, ed importante è la presenza di lettori e professori italiani presso quest’ultime. Da citare infine, quale evento culturale di grande rilievo, la mostra “Pompei e una villa romana: arte e cultura intorno alla baia di Napoli”, ospitata dal novembre 2009 al febbraio 2010 nella prestigiosa cornice del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, il più importante del paese. La mostra su Pompei si inserisce, attraverso un’accordo tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano ed il CONACULTA messicano nell’ambito di uno scambio di esposizioni ad altissimo livello, che rientrano anche nel quadro delle celebrazioni, nel 2010, del Bicentenario dell’indipendenza del Messico e, nel 2011, dei 150 anni dell’unita’ d’Italia.»

Ambasciatore, manca da molto da Lanciano?


«L’ultima volta che mi sono recato in tale bellissima città e stato nel giugno del 2007, quando il Comune ha organizzato due eventi celebrativi in memoria di mio padre, l’Ambasciatore Pier Pasquale Spinelli. Si è tratta-to dell’apposizione di una Targa commemorativa nella sede del Comune e di un Convegno di studi, intitolato “Un uomo al servizio della pace” presso il Palazzo degli Studi, celebrativo della sua opera a favore della pace, soprattutto nel periodo in cui ha ricoperto l’incarico di Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite e di Direttore dell’Ufficio dell’ONU a Ginevra. Si è trattato di due eventi inattesi, straordinari ed indimenticabili, che hanno commosso profondamente sia me che mia sorella

e che hanno senza dubbio rafforzato i legami ed il nostro amore per la meravigliosa Lanciano e per l’Abruzzo. »

L’Ambasciatore Spinelli pensa spesso all’Abruzzo?

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ABRUZZOpress – N. 148 del 21 aprile ’10                                                                                                               Pag 2

«Si, molto spesso. Proprio recentemente, a Natale, con mia moglie abbiamo avuto il piacere di passare alcuni giorni a casa di amici a Rocca di Mezzo. Durante il soggiorno, oltre a visitare il bellissimo centro storico della cittadina ed il Castello Piccolomini di Celano, con le sue splendide mostre artistiche ed archeologiche, abbiamo potuto ammirare i paesaggi appenninici abruzzesi che ogni volta incantano il visitatore. Il mio pensiero è andato all’Abruzzo anche per le terribili conseguenze del terremoto dell’Aquila. Fra l’altro quando sono arrivato in Messico ho saputo che l’importante pubblicazione della capitale “Mundo Internacional” intendeva dedicare un numero all’Italia. Ci siamo assicurati che la copertina dell’edizione fosse dedicata alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila. Inoltre un intero articolo riguardava il Vertice G8-G5, svoltosi nella stessa

città abruzzese, che ho ricordato anche nel mio messaggio di saluto. In tale occasione, ma anche in altre non mi stanco di ricordare la bellezza dell’Abruzzo e delle sue città, ossia di una Regione forse non sufficientemente conosciuta all’estero ma che merita indubbiamente una visita, per i suoi tesori artistici, storici e culturali, per la magnifica natura, paesaggi e stazioni turistiche, per la sua eccellente eno-gastronomia ma anche per la simpatia dei suoi abitanti e per le grandi capacità dei suoi imprenditori.»

LINO MANOCCHIA

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Brasile. FORMAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO: LA FACOLTÀ DI AGRARIA IMPEGNATA IN BRASILE

università di Teramo

FORMAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO: LA FACOLTÀ DI AGRARIA IMPEGNATA IN BRASILE

Teramo, 7 aprile 2010 – Sono 53 i cittadini italiani residenti in Brasile che frequenteranno i Corsi attivati nell’ambito del Progetto di Valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità (Vapraq) che la Facoltà di Agraria dell’Università di Teramo sta sviluppando in Brasile, nella circoscrizione elettorale di Curitiba (Paranà e Santa Catarina).

Si tratta di un’iniziativa promossa e finanziata dal Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, finalizzata alla formazione dei lavoratori italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea.

Il progetto, coordinato da Andrea Fantini della Facoltà di Agraria di Teramo, si articola in tre Corsi, che inizieranno nei prossimi giorni: Impiego dei prodotti tipici nella gastronomia di qualità; Valorizzazione dei prodotti alimentari di qualità; Sviluppo dell’orientamento al mercato delle imprese agroalimentari. Le lezioni saranno tenute da docenti dell’Università di Teramo e dell’Università Federale di Santa Catarina che, insieme a Slow Food Italia, è partner del Vapraq. Seguirà un’attività di stage che si svolgerà presso imprese brasiliane e imprese italiane, in particolare abruzzesi.




Brasile. IN BRASILE, ARTISTI ABRUZZESI IN MOSTRA AL MUBE DI SAN PAOLO. Falconi e Sulcanese espongono nel prestigioso Museo paulista (1 – 22 aprile), poi a Salvador de Bahia. Riceviamo e Volentieri pubblichiamo

31 marzo 2010

IN BRASILE, ARTISTI ABRUZZESI IN MOSTRA AL MUBE DI SAN PAOLO

Falconi e Sulcanese espongono nel prestigioso Museo paulista (1 – 22 aprile), poi a Salvador de Bahia

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – San Paolo (São Paulo) sta sull’acrocoro della catena montuosa Serra do Mar. La città si distende balzando su dolci declivi del vasto altopiano, ha una vegetazione bella con resti di foresta pluviale atlantica e un clima mite per via dell’altitudine – 800 metri – benché insista proprio sul Tropico del Capricorno e disti appena una settantina di chilometri dall’oceano. Forse si deve a queste invidiabili condizioni, o di certo anche ad esse, se la città è tanto cresciuta in estensione, coprendo quasi 1600 chilometri quadrati, e in popolazione, con gli oltre 11 milioni di abitanti, guadagnandosi il primato di grandezza tra le città dell’emisfero australe. Ma se solo ci si sposta su scala appena più vasta, la regione metropolitana di San Paolo raggiunge i 20 milioni d’abitanti, terza in graduatoria nel mondo. Eppure, a vederla dall’alto, San Paolo ha un suo formale ordine urbano, razionali ed efficienti le sue arterie di comunicazione. Non mostra fenomeni di congestione, né le concentrazioni edilizie tipiche di altre metropoli. Gli edifici non impressionano per imponenza delle dimensioni, non svettano grattacieli, piuttosto le architetture rivelano apprezzabili soluzioni nello stile come nei generosi rapporti con il verde privato ed urbano. Insomma, vi si riconosce la cifra d’una scuola di bravi progettisti urbani, come Paulo Mendes da Rocha, ritenuta un modello del pensiero estetico e la via paulista dell’architettura brasiliana iniziata con João Batista Vilanova Artigas.

Benché criticata per i costi sociali ed economici, la scuola paulista si preoccupava di promuovere un’architettura “chiara, pulita, e socialmente responsabile”, sia all’interno che all’esterno degli edifici.  Ed è proprio quel che si avverte girando per la città. Tre fiumi attraversano San Paolo e due grandi autostrade, la Rodovia Anchieta e la Rodovia dos Imigrantes, la collegano scendendo all’oceano, fino alla città portuale di Santos e alle spiagge di Guarujà. Furono i missionari gesuiti Manuel da Nóbrega e José de Anchieta, nel 1554, a fondarla intorno alla missione di San Paolo di Piratininga, sorta per convertire al cattolicesimo gli indigeni della tribù Tupi-Guaranì, un altro dei numerosi esempi d’insediamento, misiones o reducciones, dei Gesuiti in Brasile, Argentina, Bolivia e Paraguay. La posizione strategica, il clima, la terra fertile e le ricchezze minerarie dell’interno favorirono, nei secoli successivi, una forte immigrazione da tutto il mondo e, dalla fine dell’Ottocento, particolarmente dall’Italia. Oggi San Paolo è una delle città più multiculturali non solo del Brasile, ma dell’intero pianeta. Ma quel che più la caratterizza è la forte presenza italiana, che copre oltre metà della popolazione. Dunque, quasi 6 milioni di abitanti sono oriundi del Belpaese, con numeri ancor più elevati nell’area metropolitana. Insomma, San Paolo è anche la più grande e popolosa città “italiana”. E la nostra cultura si vede e si sente dovunque. Non solo nei quartieri Bras, Bixiga e Mooca una volta abitati dai nostri emigrati, che ancor oggi mantengono forme e gusto italiani, ma anche l’attuale dialetto paulistano risente fortemente dell’influenza dei dialetti regionali portati lì dalla nostra gente.

A San Paolo, in questa grande città “italiana” in Brasile, per l’appunto, due abruzzesi insigni nel mondo dell’arte contemporanea, Gigino Falconi e Mariantonietta Sulcanese, espongono le loro opere al MuBE (Museu Brasileiro da Escultura), prestigiosa struttura progettata nel 1986 dall’architetto Paulo Mendes da Rocha. La mostra, patrocinata dalla Regione Abruzzo e realizzata in collaborazione tra Feabra (Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Brasile), Istituto Italiano di Cultura di San Paolo e lo stesso MuBE, apre dal 1°  aprile fino al 22 dello stesso mese, con inaugurazione ufficiale il 9 aprile. L’evento s’inquadra nel contesto delle iniziative che da qualche anno Feabra promuove, con il sostegno regionale, allo scopo di valorizzare con manifestazioni, incontri, convegni ed eventi culturali le straordinarie potenzialità dell’Abruzzo e le sue notevoli valenze artistiche, architettoniche, ambientali ed enogastronomiche. Feabra, infatti, da tre anni guida in Brasile il progetto ByAbruzzo, nelle sedi di San Paolo e Riberão Preto, per la promozione delle eccellenze abruzzesi e del turismo regionale, con positivi risultati in campo imprenditoriale e con crescenti lusinghiere affermazione sul mercato brasiliano dei prodotti dell’enogastronomia abruzzese.

Dunque, l’evento espositivo s’incastona perfettamente in questa politica di promozione delle eccellenze abruzzesi, anche in campo culturale. E infatti Falconi e Sulcanese, nel settore artistico, rappresentano l’Abruzzo ai massimi livelli d’espressione, come il pubblico brasiliano potrà verificare visitando le mostre personali di questi due artisti di respiro internazionale, proposte in contemporanea al MuBE. La pubblicazione che accompagna le esposizioni di Gigino Falconi e Mariantonietta Sulcanese è curata dalla direzione del  Museo ed entrerà a far parte delle opere conservate e distribuite dalla Biblioteca Nazionale Brasiliana. Sin dalle fasi preparatorie dell’evento, alta è stata la considerazione sulla qualità degli Artisti, tanto che la mostra, per iniziativa degli Istituti Italiani di Cultura in Brasile, va assumendo carattere itinerante ed è già programmata la tappa successiva a Salvador de Bahia.

Gigino Falconi (Giulianova, 1933) inizia a dipingere a sedici anni. Nel 1952 si diploma in ragioneria e due anni dopo ottiene la maturità presso il Liceo Artistico di Pescara. Lavora insegnando disegno presso la scuola media della sua città, e affina la tecnica copiando un migliaio di dipinti e disegni, arrivando così a conoscere i segreti tecnico-coloristici dei grandi Maestri di ogni secolo. Comincia ad esporre nelle principali manifestazioni artistiche che trovano luogo in Abruzzo, e nel 1961 inaugura la sua prima mostra personale alla galleria “Il Polittico” di Teramo. Nel 1975 abbandona l’insegnamento per dedicarsi completamente alla pittura. Il suo metodo di lavoro si sviluppa nel corso degli anni per cicli pittorici che, esposti nelle più prestigiose gallerie italiane, fra cui la Giulia a Roma, la Forni a Bologna, la Appiani Arte Trentadue a Milano e la Davigo a Torino, suscitano l’interesse di autorevoli critici d’arte e della stampa. Contemporaneamente tiene mostre personali a Francoforte, Colonia, Dusseldorf, Parigi, New York, Toronto, Hamilton, Tokio e partecipa a numerose rilevanti rassegne in Italia ed all’estero. Le pubblicazioni monografiche sul ciclo pittorico dedicato a D’Annunzio e sul recente ciclo Ossessioni vengono presentate da Vittorio Sgarbi. Falconi realizza, oltre ai dipinti, numerose opere grafiche ed illustra diversi volumi di amici poeti, tra cui Leonard Cohen, Enzo Fabiani, Giuseppe Rosato, Alberico Sala e Benito Sablone. Vive e lavora tra Montone, in provincia di Teramo, e Roma. Lavora in esclusiva per la Galleria d’Arte Cinquantasei di Bologna, che propone le sue opere nelle più importanti fiere e in prestigiose gallerie italiane.

Che dietro la produzione pittorica fosse presente con intensità in Falconi – scrive Rossana Bossaglia in una nota critica – una riflessione filosofica pessimistica, o meglio, amara e desolata, sul senso della vita, appare evidente. Ma negli anni Cinquanta o poco oltre, la sua formula espressiva presentava tagli di astratto, talora con immagini convulse da matrice espressionista, e qualche inclinazione al surreale. A poco a poco il suo linguaggio si estrapola dalle suggestioni avanguardiste e si orienta verso quello che, per intenderci, definiremo il figurativo. Ma ecco che a questo punto l’impegno di rappresentare con puntiglio la realtà fisica dei personaggi, ripresi da modelli vivi, si stacca da qualunque intonazione veristica; anzi, punta su una trasfigurazione da definirsi edonistica sia per la bellezza fisica delle giovani persone rese con una splendida padronanza pittorica, sia per l’intonazione aulica dell’insieme, con evidente ricorso a matrici seicentesche o comunque antiche, ma rivissute attraverso le formule tardo-ottocentesche. I tratti malinconici – annota ancora la Bossaglia – o, per meglio dire, percorsi da amarezza esistenziale, si coniugano con una tale forbitezza del linguaggio e con un’esplicita seduzione delle immagini, sia sotto il profilo fisionomico, sia sotto quello stilistico, da divenire una ritmica trasfigurazione. Potremmo concludere che Falconi traduce il suo pessimismo filosofico in una coinvolgente bellezza espressiva. L’arte non nega il male del mondo; lo rende sogno”.

Mariantonietta Sulcanese (Pescara, 1961), da molti anni indaga il rapporto estetico/linguistico tra materia/luce/forma/colore. Dopo gli studi scientifici ha frequentato l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Alla sua formazione artistica ha contribuito una lunga esperienza nel settore televisivo, in cui ha potuto approfondire lo studio delle potenzialità dell’immagine. Nel 1995 le sue sperimentazioni, approdate nel ciclo Morfogenesi, vengono proposte in anteprima a Bruxelles in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata d’Italia in Belgio. Con un’opera di questo stesso ciclo si aggiudica il terzo premio al XXV Premio Sulmona. Intanto continua incessante la sua attività espositiva in Italia e all’estero. Negli anni successivi la ricerca evolve nelle evanescenti cromie del ciclo Luoghi comuni, in cui lo studio che coinvolge materia e colore assume i toni di una percezione mutevole e mutante in relazione al punto di osservazione. Questi lavori vengono presentati nel 2000 nella mostra personale realizzata presso la Galleria Espositiva della sede NATO di Bruxelles. Nel 2006 è invitata ad esporre (ancora con una personale) all’Università di Basilea, in occasione della Settimana della Cultura Italiana (in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia e con il patrocinio del Ministero Affari Esteri e Ambasciata d’Italia in Svizzera). Nello stesso anno presenta il ciclo Spazi e ritmi (corredato dal testo critico di Domenico Guzzi) alla Joseph D. Carrier Gallery di Toronto e ripropone la mostra Angelo Metropolitano (già realizzata nel 2005 nella splendida sede seicentesca del Teatro S. Filippo in L’Aquila come mostra ufficiale della 711ª Perdonanza Celestiniana) nella Cattedrale St. Christophorus di Wolfsburg, in Germania. Nel 2008 la sua ricerca si focalizza su una più approfondita indagine del rapporto tra lo spazio e la luce, che si concretizza nel ciclo Dalla luce della materia alla materia della luce, commentato dal testo critico di Gabriele Simongini, e proposto nella personale tenuta al Museo Crocetti di Roma. Nel 2009 espone le opere e le grandi installazioni del ciclo cu/ori presso il Museo di Antrodoco, in una personale corredata dal testo critico di Gérard-Georges Lemaire. E’ attualmente in preparazione una mostra che si terrà presso la galleria Warehouse Contemporary Art di Teramo, in cui verranno presentati i lavori del nuovo ciclo Impronte/La forma e la sua memoria, commentato da Gabriele Simongini.

Sull’arte di Mariantonietta Sulcanese, scrive il critico Gabriele Simongini in Alchimie di luce, il più recente catalogo edito sull’Artista: “La Sulcanese è consapevole che la luce è l’essenza della vita, l’energia del mondo, la più immateriale e la più rapida delle sostanze, il mezzo trasparente e impalpabile che permette alle immagini di manifestarsi e di entrare in contatto con noi tramite il senso della vista. E, da artista, curiosa e sempre aperta ai rischi della sperimentazione, cerca tante nature diverse dell’energia luminosa, dalle sue trasparenze più dinamicamente acquoree alle sue densità più terrene, quando la luce si ferma su una materia compatta e rugosa venendone assorbita quasi completamente. Questo corto circuito luce-materia, movimento-ordine, inseguito tramite la metafisica dei colori e un andamento musicale – aggiunge Simongini – è reso con esemplare rigore soprattutto nei polittici ed evoca un rapporto tra natura naturans in divenire, mobile ed una natura naturata quasi cristallizzata, quella di immemorabili ere geologiche che hanno il sapore dell’eternità. E proprio in questo serrato confronto, fondato sulla compresenza delle differenze, sta uno dei maggiori motivi di forza poetica della ricerca di Mariantonietta Sulcanese”.

Ben a ragione, dunque, possono ritenersi soddisfatti dell’evento Franco Marchetti, presidente della Feabra e curatore del progetto ByAbruzzo, insieme a Rita Blasioli Costa, presidente di InterComites, e Rafael Petrocco de Moura, che compongono la rappresentanza brasiliana nel Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo (CRAM), l’organismo composto dai delegati della comunità regionale nei cinque continenti. Il progetto pilota di promozione regionale in Brasile sta dando riscontri di notevole interesse. L’Abruzzo, terra straordinaria per storia, arte, valori naturalistici ed architettonici, per la bellezza del suo territorio, delle sue città d’arte e per la qualità delle sue produzioni, spesso ancora poco conosciuto all’estero, esprime attraverso le comunità abruzzesi nel mondo forti potenzialità di promozione. Questo esperimento in Brasile lo comprova, sopra tutto nell’affermare che un portentoso veicolo di promozione dell’Abruzzo risiede nelle sue singolarità e nelle sue eccellenze, nelle prestigiose istituzioni musicali, teatrali e cinematografiche note e stimate all’estero, inoltre nelle migliori espressioni delle arti figurative. E Falconi e Sulcanese, nell’arte, sono davvero epigoni di tutto rispetto.

gopalmer@hotmail.com




USA. Ap – Speciale da Detroit. Quando arriveranno “Miao” e “Xiao” della G.M. di Lino Manocchia

Chieti, 1 Aprile ‘10, Lunedì, S. Ugo – Anno XXXI n. 113 – www.abruzzopress.infoabruzzopress@yahoo.it – Tr. di.Ch n. 1/’81


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Ap Speciale da Detroit. Quando arriveranno “Miao” e “Xiao” della G.M. di Lino Manocchia

La General Motors e il suo partner strategico, la Shanghai Automotive Industry Corp (SAIC),  hanno unito le forze per esplorare possibili soluzioni che possano essere utili agli automobilisti di domani: una delle più promettenti è il nuovo concept EN-V.

Entro il 2030 nelle aree urbane si concentrerà più del 60% degli otto miliardi di persone che popoleranno il mondo. Per questo motivo saranno molti i problemi che si dovranno affrontare anche quelli legati alla mobilità.

EN-V è infatti un’auto elettrica a due posti e due ruote progettata affinché nelle città di domani si possano evitare preoccupazioni in merito a traffico, ricerca del posto per il parcheggio e qualità dell’aria.


Tecnologia avveniristica

EN-V trova ispirazione dal prototipo P.U.M.A. (Personal Urban Mobility and Accessibility), sviluppato in join venture tra GM e Segway e presentato nell’aprile 2009. Questo veicolo è spinto da due motori elettrici, ognuno posto in ciascuna delle due ruote a doppia modalità di guida. Si tratta di una tecnologia originariamente introdotta da GM per il concept Hy-wire presentato al Motor Show di Parigi.. In questo caso, i motori non si limitano a produrre l’energia necessaria all’accelerazione ma agiscono anche direttamente sul controllo della decelerazione e della frenata. Il diametro di sterzata è stato notevolmente ridotto rispetto agli attuali veicoli convenzionali, consentendo all’EN-V di “sterzare su una moneta da un centesimo”.

L’energia a zero emissioni utilizzata dai motori è fornita da una batteria agli litio-ioni. La ricarica può essere effettuata tramite una tradizionale presa domestica, permettendo all’EN-V di percorrere un massimo di 40 km con un singolo ciclo.

Con la guida automatica EN-V può contribuire alla riduzione degli ingorghi stradali, scegliendo il percorso più veloce in base alle informazioni ricevute in tempo reale. .

La GM è leader nello sviluppo della tecnologia per veicoli a guida automatica, ha infatti lavorato a numerosi progetti insieme agli studenti di diverse facoltà della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, negli USA. Queste collaborazioni hanno portato, nel 2007, all’ideazione del veicolo automatico Chevrolet “The Boss” Tahoe. EN-V è stato realiz-

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ABRUZZOpress – N. 13 del 1 Aprile ’10                                                                                                                                   Pag 2

zato sulla base delle conoscenze acquisite con il progetto di “The Boss” e offrirà, anche a quelle persone che non sono in grado di guidare, l’opportunità di spostarsi autonomamente.

EN-V è stato sviluppato con l’intento di superare i problemi di mobilità degli automobilisti di oggi. Pesa meno 500 kg e ha una lunghezza di circa 1,5 metri. In confronto, un’automobile media odierna pesa più di 1.500 kg ed è tre volte più lunga di EN-V. In più, le vetture di oggi richiedono uno spazio per il parcheggio che supera i 10 mq e rimangono parcheggiate più del 90% del tempo. Le dimensioni ridotte di EN-V e la sua manovrabilità decisamente superiore permettono invece di parcheggiare almeno 5 veicoli nello stesso spazio.

Design intelligente e dimensioni più contenute

Ogni EN-V è stato sviluppato secondo un diverso tema stilistico, per evidenziare la flessibilità del sistema di propulsione. Ciascun modello ha così una propria personalità, ma tutti sono dotati di sistemi di apertura unici, interni eleganti con colorazioni innovative, tecnologie avanzate per l’illuminazione e i sedili. Xiao ha un’anima più spensierata, con il suo colore “gumball blue” e le linee d’ispirazione nautica. Miao, invece, trae spunto dall’industria elettronica, come si può notare dal profilo filante e muscoloso. Ad esso sono anche state applicate soluzioni d’illuminazione innovative come la tecnologia a LED. Ia Struttura e calotta di EN-V sono realizzati in fibra di carbonio, Lexan in diverse colorazioni, e materiale acrilico, tutti componenti che, grazie alla forte resistenza e leggerezza, vengono di solito impiegati per le auto da corsa, gli aeromobili militari e le navicelle spaziali. Le dimensioni compatte di EN-V e le tecnologie avanzate di sicurezza e propulsione ne fanno un veicolo ideale per le città densamente popolate. EN-V si presenta come un piccolo contenitore con un design interno estremamente innovativo, che garantisce la massima visibilità esterna.

Lino Manocchia




USA. Un pezzo di Giulianova al festival del Cinema Indipendente. Il giovane regista salentino Massimo Fersini si è aggiudicato, con il lungometraggio Totem Blue, il prestigioso riconoscimento internazionale The Indie Award, come protagonista la giuliese Deborah Malatesta

Deborah Malatesta

Negli USA c’è anche un po’ d’Abruzzo al festival del cinema indipendente

Il giovane regista salentino Massimo Fersini si è aggiudicato, con il lungometraggio Totem Blue, il prestigioso riconoscimento internazionale The Indie Award, risultando primo fra gli italiani.

Il film vede la partecipazione di Deborah Malatesta, un’attrice abruzzese di estrazione teatrale che è protagonista della pellicola nelle vesti di un boss.

La giovane artista che attualmente vive a Roma, ma è facile incontrarla in ogni parte del mondo, ha iniziato la sua carriera proprio a Giulianova, debuttando nel musical “Noi e l’Amore” della scrittrice  Marcella Vanni Cibej. Dopo aver frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Pietro Sharoff, si è laureata in Metodologia e Critica dello Spettacolo. E’  stata Cassandra nell’Agamennone di Eschilo e la seconda vegliatrice per il dramma statico “Il Marinaio” di Fernando Pessoa  per la regia di Antonio Ferrante; Estella in ” A porte chiuse” di J .P. Sartre per la regia di Francesco Romeo; Lisa nel “Cyrano di Bergerac” di E.  Ronstand per la Regia di Federica Tatulli. E’ stata su Rai3 nel programma “La principessa sul pisello” di Oreste De Fornari e con Antonio Nola per presentare il programma televisivo www.giovani.it. Protagonista con Cristina Moglia del cortometraggio “Le bilie”, nel quale lavora anche Beatrice Palme, sotto la direzione di Massimo Fersini è tenuta a battesimo dal doppiatore e Direttore di doppiaggio della Fonoroma Claudio Sorrentino nel film “Die Hard-Vivere o morire” con Bruce Willis. Oggi approda sul grande schermo nei panni di un uomo nel film “Totem blue” di Massimo Fersini, premiato per creatività ed originalità al “The Indie Award” in California. Circa 28.000 pellicole, in questi anni, hanno partecipato al premio rendendolo un importante punto di riferimento per i distributori di tutto il mondo che intendono investire nel cinema indipendente e di qualità. Il film è stato girato tra il 2007 e il 2008 nel Salento: una terra ricca di suggestioni e contrasti che ha ispirato il giovane autore pugliese per raccontare una storia realmente originale. Il film è realizzato con il contributo dell’Apulia Film Commission e vede la partecipazione di Massimo Fersini, Mirko Bruno, Elena Arvigo, Anais Rean. Romina Carrisi, Giuseppe Scarpitta, Tommaso Giuranno, Silvana Cucci, Anna De Bartolomeo, Michele Porsi.

2010 Award of Excellence

Leucasia Film (Italia), Totem Blue, creatività / originalità

Bullet Proof Pictures (Canada), Su una notte buia e tempestosa, lungometraggio

Chineze Anyaene, IJE: The Journey, lungometraggio

Magdaline Pictures, LLC, Il Terzo Testamento, lungometraggio

Mi Productions Ecuador, ha insegnato ad odiare, cortometraggio

Films Nothin ‘(Thailandia), Camp Unity, documentario

Paul Taylor, In Memoriam, cortometraggio

Red Palette Pictures, attraverso la porta, cortometraggio

Immagini sconvolgenti Entertainment, percezioni pericolose, lungometraggio

Firma Media Production, The Concept russo: Riflessioni sulla Russia non conformista d’arte, Documentary Feature

Trinity X Productions (Francia), totale di reazione, cortometraggio




Abruzzo. Risposta politica ad un problema industriale. Per una film commission in Abruzzo, di Dom Serafini.

Risposta politica ad un problema industriale. Per una film commission in Abruzzo, di Dom Serafini.

Una delle organizzazioni abruzzesi che dovrebbero operare come film commission nella Regione, AFC, ha inviato un comunicato alle testate che hanno ripreso il mio articolo “L’Abruzzo, i politici e la film commission fantasma” (v. Ap n. 042 del 4 c.m.), obiettando sul suo contenuto ed elencando una serie di produzioni che sono state filmate o parzialmente filmate in Abruzzo dal 2003 al 2009 (40 in tutto).

É interessante notare che la risposta, arrivata dalla responsabile dell’organizzazione generale dell’AFC, Renata De Giorgis, ha richiesto 1.916 parole disposte in 6 pagine per rispondere ad un breve articolo di 500 parole. L’aspetto più interessante é la conclusione che conferma come i responsabili di AFC non capiscano lo show-business o business dello spettacolo: “Concludo dicendo che il CdA che Dom Serafini suggerisce, composto da abruzzesi, esiste già. É formato dai rappresentanti delle Istituzioni culturali che hanno fondato Abruzzo Film Commission, nonché dal Sindaco di L’Aquila e dalla Presidente della Provincia Stefania Pezzopane.”

Quindi un CdA politico, non specializzato, non attivo all’estero e non operativo.

La mia proposta, invece, proponeva un CdA di esperti: registi, produttori, direttori di riviste del settore tutti abruzzesi, molti dei quali operanti all’estero, in particolar modo a New York ed Hollywood. Questo affinché si possa aiutare concretamente a portare produzioni nazionali ed internazionali in Abruzzo.

Per quanto riguarda la fantomatica presenza dell’AFC alle fiere del cinema indicate dalla lettera, posso confermare che, personalmente, non ho mai visto AFC alle fiere alle quali ho partecipato come direttore della rivista di settore “VideoAge”.

Il direttore di “Cinema & Video”, Paolo di Maira, afferma di non aver “ingaggiato alcun esperto piemontese. A seguito delle mie conversazioni con Renata De Giorgis, verificato lo stato di abbandono in cui era stata lasciata la Film Commission abruzzese, ne parlai con Giorgio Fossati, creatore e direttore della Film Commission Torino Piemonte e del primo Cineporto italiano, per avere un suo parere sulle strategie adeguate perché anche l’Abruzzo abbia una Film Commission degna della terra che rappresenta. Per quanto concerne la presenza dell’AFC alle manifestazioni a cui io partecipo, è difficile accorgersene.”

Inoltre, il direttore del Desk Media (il programma audiovisivo della Eu in Italia) deve ancora verificare se una film commission abruzzese sia attiva in seno all’Eu.

Per quanto riguarda l’attività dell’AFC, Giorgio Serafini, regista di uno dei film citato da De Giorgis nell’elenco di produzioni filmate in Abruzzo, afferma che “il merito iniziale della spedizione in Abruzzo [é] dello scenografo.”

Della necessità di una film commission in Abruzzo ne aveva parlato anche l’assessore regionale del turismo, Mauro Di Dalmazio, durante un’intervista a New York con “AmericaOggi”, pubblicata il 28 ottobre 2009, nella quale si lamentava della mancanza di una vera film commission.

Infine, nel corso delle mie ricerche per l’articolo ora contestato, un membro del CdA dell’AFC aveva dato la colpa della sua inattività al fatto che questa riceveva solamente 70.000 euro l’anno dalla Regione (contro i 3 milioni del Piemonte). Quella era stata la prima risposta ottenuta da qualcuno dell’AFC, dopo numerose precedenti richieste di interviste agli amministratori, tutte ignorate.

FONTE: www.abruzzopress.info