Lettere. ——————- La fine dei tiranni ——————-

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La fine dei tiranni
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Le recenti ingloriose, spesso atroci, fini di vari dittatori, insieme al tanto sangue ch’è scorso nei Paesi che se ne sono liberati, ci mostrano, senza alcuna ombra, uno dei tanti conseguimenti di cui il vecchio Occidente può andar fiero: l’introduzione del principio democratico in ambito governativo, tale che la periodica restituzione al popolo dei ruoli pubblici, tramite elezioni, scongiura il pericolo di cruente rivoluzioni. Sono state proprio le elezioni politiche che si sono succedute ad evitarci una o più rivoluzioni in questi ultimi sessant’anni. Come da progetto, esse sono perfettamente riuscite nell’intento di fornirci un rinnovo pacifico dei vertici.

La vita tuttavia sa stupirci con una tale fantasia e ricchezza di varianti che ormai s’approssima velocemente anche per l’Occidente il momento in cui quello stabile territorio democratico, sul quale finora si è svolta più o meno regolarmente e tranquillamente la politica, può tornare ad essere sconvolto dal devastante terremoto di una rivoluzione vecchio stampo. L’Occidente infatti si è limitato a rendere democratico il solo àmbito di Governo, ma non le sue Funzioni Pubbliche. Queste, ahinoi, sono ovunque ancora in mano a delle minoranze assunte a vita secondo il vecchio principio pre-democratico. Zitte zitte, son rimaste dappertutto come ai tempi dei tiranni, fidelizzate al gioco dei potenti, continuando ad emarginare i popoli dalle loro stesse Res Publiche.

Conservando di fatto una micro/macro-tirannia, celata ma diffusa ovunque, che sta infine rigettandoci indietro di cent’anni.

I Paesi, non solo europei ma occidentali in genere, si svellino ordunque da questa situazione che sta annullando quanto di buono finora conseguito. Prendano coscienza che il settore delle “pubbliche” attività si definisce tale non tanto perché esso si rivolge alla collettività quanto affinché questa possa accedervi regolarmente in modo da rinnovare costantemente il suo personale. Non basta aver democratizzato solo una piccola parte del pubblico, il suo ristretto vertice. L’intera piramide pubblica va sottoposta al principio di periodica restituzione al popolo dei suoi ruoli. Così facendo si otterrà anche quella ECONOMIA di EQUITÀ e SOLIDARIETA’ di cui ogni Paese deve dotarsi se desidera per la sua Storia un andamento regolare: di crescente pace interna, benessere e produttività.

Senza contare che così facendo si fornirà un esempio di valore anche al resto del mondo.

Danilo D’Antonio

Monti della Laga
Italia Centrale




Lettere in redazione. PASSEGGIATE ROMANE, CASA MUSEO MARIO PRAZ Emanuela Medoro

PASSEGGIATE ROMANE, CASA MUSEO MARIO PRAZ

Emanuela Medoro

In Palazzo Primoli, via Zanardelli, poco prima di ponte Umberto I, si trova al terzo piano l’ultima casa dove Mario Praz (1896-1982) abitò fino alla morte. Celebre saggista e critico, studioso di letteratura inglese noto in tutto il mondo, docente  presso l’Università “La Sapienza” di Roma , fu autore di testi fondamentali per l’approccio alla cultura anglo-sassone. Fu un accanito collezionista di opere d’arte del XIX secolo, che comprò in tutto il nord Europa in oltre sessant’anni di appassionata ricerca. Accuratamente le disponeva nei diversi ambienti in cui egli ha vissuto a Roma, prima nel grande appartamento di palazzo Ricci in Via Giulia,  dove ha abitato con la moglie a partire dal 1934, poi dal 1969 in  Palazzo Primoli, dove è rimasto fino alla morte.

Oggi questa casa/museo è aperta al pubblico dal 1995 come museo satellite della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Non i grandiosi, fastosi spazi  delle secolari dimore nobiliari romane, ma un comodo ed ampio appartamento   borghese,  abitato da un uomo  che riempiva di oggetti ogni angolo, spazio e parete possibile di casa sua, in una sorta di horror vacui che nutriva una passione esclusiva, totale.

Il museo offre al visitatore una serie di 10 ambienti all’interno dei quali sono disposti  oltre 1.200 pezzi: libri, dipinti, sculture, mobili ed arredi. Numerosi viaggi di studio e di lavoro, compiuti  dal collezionista in  Austria, Francia, Germania e nel nord Europa, furono occasione per acquisti ed hanno contribuito a definire il carattere europeo della raccolta, con i suoi mobili inglesi, bronzi francesi,  malachiti provenienti dalla Russia, cristalli boemi, porcellane tedesche, vedute di tante città italiane ed europee, ritratti delle famiglie regnanti, dai Borbone ai Bonaparte, e quelli di tanti sconosciuti individui vissuti nel XIX secolo. Databili tra la fine del settecento  e la prima metà del XIX secolo, tutte queste opere d’arte e questi oggetti contribuiscono a ricostruire una casa piena di fascino e di carattere, quale poteva  realmente esistere alla metà dell’Ottocento.

Mario Praz  in vita fu notissimo non solo come studioso e collezionista, ma anche come uomo, in una sorta di leggendaria notorietà luciferina da lui stesso,  forse, alimentata. Anche dopo quarant’anni dalla sua morte, mantiene  inalterato questo alone, attraverso le parole della guida della sua casa museo. Lei narra, infatti, tanto convinta da essere convincente, che  di mattina le coperte del suo letto, lasciato intatto la sera,  sono spesso stropicciate, e che dal piano di sotto si sentono rumori di passi e strani colpi provenienti da quell’appartamento. Certamente vuoto. Non è vero ma ci credo, diceva qualcuno. Il solo vedere le migliaia dei libri, la scrivania, gli oggetti del quotidiano vivere del padrone/collezionista  fa rivivere quegli oggetti un tempo amatissimi, infatti per chi ha avuto contatti con gli scritti e la  cultura del padrone di casa, la visita è  emozionante e coinvolgente, ricca di memorie. E’ come arrivare a toccare le sorgenti di un sapere che arricchisce la semplice  abilità del “parlare in inglese”  di un qualcosa di solido, formativo e, soprattutto, duraturo.

emedoro@gmail.com

4 giugno 2012.




Lettere in redazione: DALLE STELLE ALLA STALLA di Emanuela Medoro

DALLE  STELLE ALLA STALLA

Emanuela Medoro

Dalle stelle alla stalla è il percorso inverso del sogno americano, che ha spinto milioni di persone a varcare l’oceano per iniziare un cammino che li portasse dalla stalla alle stelle. E’ il percorso di    Eric Packer , un ragazzo prodigio dell’alta finanza,  rappresentato nel film  Cosmopolis di Pattinson Cronenberg. All’inizio della storia Eric Packer, un uomo non ancora trentenne, geniale visionario della finanza, è  plurimiliardario in dollari. Passa gran parte della giornata in una limousine bianca, attrezzata di schermi che lo collegano ai  mercati finanziari dell’estremo oriente,  e di ogni altro servizio necessario al suo benessere. Prima immagina la fine del suo mondo, la fine del dollaro e l’inizio dell’era del  “Topo”, danaro e simbolo di questa fine. Poi la fine inizia di fatto. La limousine resta invischiata nel centro di New York, il traffico non scorre più, e diventa difficilissimo raggiungere il  barbiere per farsi aggiustare la chioma. Abbiamo così l’occasione di conoscere il tipo, lo vediamo fissato in una sorta di gelida esaltazione di sé, cieco al resto del mondo. Incontra la moglie, perfetta ed algida bellezza bionda plurimiliardaria che non gli consente di avvicinarsi, un paio delle sue amanti, e le sue consulenti professionali. Uccide quasi per gioco un uomo del suo servizio di sicurezza, la vita umana per lui è zero.   E’ una giornata sfortunata, e senza poter fare nulla, perde molto, parecchi miliardi non ci dice esattamente quanti, forse non lo sa  neppure lui. Esaltato ed esasperato quanto lui appare il  contestatore barbone biondo che ha il coraggio di affrontarlo e di subirne le  dolorose conseguenze fisiche.

Nel corso del viaggio Eric dunque perde la sua fortuna, giunge al garage delle limousine, un enorme hangar dove queste vengono conservate e meticolosamente ripulite ogni mattina. L’autista torna a casa con la sua macchina attraverso “un lurido tunnel”. E pure Eric imbocca un lurido tunnel, sottoterra, pieno di avanzi del mondo di superficie, abitato da umani/topi di sottosuolo, e lì  nella sua personale discesa agli inferi, va a cercare un  suo ex collaboratore. Questo abita un ampio spazio oscuro pieno di televisori, computer, scrivanie, cartelle di archivi, mucchi di carte inutili, tavoli e scrivanie, resti del mondo che fu.  Drammatici i colloqui con l’ex collaboratore che vuole ucciderlo, ma non si vede farlo, si vede invece lui, che si spara ad una mano, in un momento di perdita dell’autocontrollo.

Che dire di questo film, tenebroso, senza un sorriso, difficile nelle argomentazioni spesso inafferrabili, senza  un filo di speranza per i comuni mortali? Mi viene solo un breve commento: in casi estremi, il sogno della ricchezza produce mostri.

emedoro@gmail.com

31 maggio 2012.




Lettere. Antimafia e Festa Repubblica: la fiera della (vuota) retorica di Napolitano e Co.

Spett.le Redazione,

A parole vengono declamati i più grandi ideali democratici e s’invoca
la lotta civile contro le mafie. E nei fatti si chiude TeleJato, la Tv
di Pino Maniaci, unica d’antimafia d’Italia e si esegue
un’incostituzionale parata militare

“Retorica, retorica, retorica a buon mercato!”. Sembrano voci di uno
dei tantissimi mercati rionali che animano le piazze di tante parti
d’Italia. E invece è la cronaca politica e sociale delle ultime
settimane. Il ventennale della strage di Capaci, i funerali del
sindacalista Placido Rizzotto (il cui corpo han finalmente trovato
degna sepoltura dopo decenni) e, fra pochi giorni, la Festa della
Repubblica stanno offrendo occasioni per altissimi discorsi
celebrativi e un immenso mare di retorica. Napolitano, addirittura
commosso nel giorno del funerale di Placido Rizzotto, ha ripetuto le
parole di Giovanni Falcone sulla mafia che prima o poi troverà una
fine come ogni “fenomeno umano” e invocato l’opposizione sociale e
civile contro ogni mafia della società civile.

E’ la stessa invocazione che fece il 16 Novembre 2006 davanti a don
Ciotti e all’associazione Libera, riuniti a Roma per la prima edizione
di Contromafie. Ricordammo in quell’occasione che Napolitano era (ed
è) rappresentante delle stesse istituzioni che, mentre “la società
civile si è sempre impegnata nel fronte antimafia. In questi anni è
proprio la politica, ufficiale, di palazzo, che è stata latitante,
pesantemente assente (tranne quando era in manette)” chiudendo
affermando che “l’antimafia sociale ogni giorno innerva il tessuto
civile italiano alle frontiere della legalità, nei luoghi dove più il
peso mafioso e camorristico è imperante” ma ha bisogno di “un serio e
profondo impegno della politica” e non di appelli e retorici discorsi
che rimandano sempre ad altrui responsabilità.

Il 14 luglio 2009 si denunciava che “Pino Maniaci ha rischiato otto
anni di carcere, strumentalmente trascinato in tribunale dai poteri
forti che lui quotidianamente denuncia. E, in questa vicenda, l’Ordine
dei Giornalisti Siciliano (quello di cui, da anni, Riccardo Orioles
denuncia la latitanza e la connivenza con Mario Ciancio Sanfilippo) è
stato protagonista fino alla fine. Costituendosi parte civile e
accusando Pino di ‘abuso dell’esercizio della professione di
giornalista’ in quanto non iscritto all’ordine (in realtà gli è stato
impedito …)”, una vicenda che evocava pesantemente il ricordo di
Antonio Russo, che ebbe identica sorte prima di essere ucciso sulle
alture del Caucaso. E mentre accadeva questo le decine di quotidiane
denunce di Pino e le intimidazioni, le minacce che quotidianamente
subiva(e subisce) cadevano nell’indifferenza istituzionale.

Oggi la situazione è ancora peggiore. La rivista Casablanca, fondata
proprio in quegli anni da alcuni dei collaboratori storici di Pippo
Fava (giornalista assassinato dalla mafia nel 1984) sopravvive, ma
solo sul web. Da anni ormai non è più possibile stampare il periodico,
che viene diffuso solo sul sito http://www.lesiciliane.org/casablanca.
TeleJato, la televisione antimafia di Pino Maniaci di San Giuseppe
Jato, sta per chiudere per “ordine di Stato”. Fra pochi giorni in
Sicilia avrà inizio lo switch-off, il passaggio al digitale terrestre.
E TeleJato sarà costretta a chiudere, non più autorizzata. Per la
legge Mammì TeleJato, in quanto televisione comunitaria, è una onlus
che non ha un bilancio che consente di partecipare all’asta per le
frequenze del digitale terrestre. Se non si è una grande impresa
commerciale e non si è dotati di enormi capitali non si può più
trasmettere…

“L’Italia è una Repubblica democratica” recita il primo articolo della
Costituzione. Quella Costituzione invocata ad ogni occasione e ai cui
altissimi ideali civili dicono tutti di ispirare e uniformare la
propria azione politica, da Napolitano in giù. Repubblica viene dal
latino res-pubblica, cosa pubblica. Ma loro al bene della “cosa
pubblica”, alla democrazia, alla libertà di espressione (art. 21 della
Costituzione) hanno preferito, stanno nettamente ponendo avanti
l’economia più spicciola, la forza del denaro e delle lobby
mercantili. Se non si è una grande impresa commerciale e non si è
dotati di enormi capitali l’articolo 21 non conta e la denuncia delle
mafie e dell’illegalità diventa solo un insignificante dettaglio.

La Repubblica è democratica. E se c’è un qualcosa che democratico non
è e, anzi, ne rappresenta la totale negazione, è l’uso delle armi,
l’esistenza degli eserciti e l’esercizio della guerra. Gli eserciti
fanno guerre, e le guerre uccidono, non costruiscono ma distruggono.
La guerra è morte, dalla guerra nasce solo altra guerra. La forza
militare è l’esatto opposto, il contrario più totale della democrazia.
Essa è depositaria della violenza più bruta, che cancella ogni ratio e
dove prevale solo l’arroganza e il ferro. Una democrazia non può
quindi mai e poi mai esaltare la violenza delle armi, la potenza del
proprio apparato bellico. Essa dovrebbe invece addirittura averne
vergogna, in quanto la “necessità” delle armi è una sua sconfitta, una
sua resa. Eppure, ancora una volta, anche quest’anno fra pochi giorni
“celebreranno” la Repubblica con una tronfia e dispendiosissima parata
militare a Roma.

Passano gli anni ma si sente sempre quel grido “Retorica, retorica,
retorica a buon mercato!”…

Alessio Di Florio
Ass. Antimafie Rita Atria
PeaceLink – telematica per la Pace
http://www.ritaatria.it
http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=74&p=3





Teramo. Lettera di protesta di alcuni avventori dei due bar chiusi dalla Questura

Teramo. Lettera di protesta di alcuni avventori dei due bar chiusi dalla Questura

Spett.le redazione

QUANDO LA SOLIDARIETA’ FA RIMA CON DIGNITA’

La chiusura provvisoria dei due bar teramani, uno di Sant’Atto e l’altro del quartiere Gammarana, disposta dalla Questura di Teramo, motivata da ragioni di ordine pubblico, in quanto considerati abituali ritrovi di persone pregiudicate, continua a suscitare fragorose polemiche, oltre che un’accorata solidarietà sul web.

Il caso sembra voler essere portato alla ribalta nazionale, data “l’iniquità del provvedimento che si riferisce a soggetti comunque liberi e ad una esclusione totale di responsabilità dei titolari dei due caffè”. Il popolo della Rete solleva questi reclami e l’attenzione a firmare una petizione che consentirebbe l’applicazione della stessa misura alla Buvette del Parlamento, posta lì “l’assidua frequentazione di pregiudicati per reati gravissimi quali Mafia, induzione alla prostituzione minorile, concussione, uso improprio dei fondi destinati ai Partiti, solo per citarne alcuni”. È il testo della raccolta firme promossa, nei giorni scorsi, sul sito firmiamo.it.

Dunque, una mobilitazione robusta che tocca blog e social network, ma anche la voglia energica di alzare la voce per difendere l’immagine di “chi ha sempre lavorato con spirito del dovere, di chi con attenzione al prossimo non vieta né un caffè né una birra a nessuno, non potendo chiedere al cliente il certificato del casellario giudiziale”. “Stante l’inadeguatezza della norma e l’importanza del reinserimento sociale come capire un atto simile predisposto dall’Autorità?” Sono queste le parole che emergono dal web e che rimandano ad una riflessione sul sistema giustizia concepito in Italia, tra coloro che urtano contro vecchi ed obsoleti sistemi punitivi e chi rincorre un modello quasi utopico di equità sociale. In realtà la normativa di riferimento, Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, art. 100, approvato con regio decreto del 1931, dispone il potere non punitivo ma cautelare del Questore di sospendere la licenza di un esercizio pubblico qualora nello stesso siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini.”. Se da un lato, l’attività di controllo amministrativa può configurarsi come attività di prevenzione, dall’altro è ipotizzabile il rischio di far patire all’incolpevole gestore una mancanza di tutela del proprio diritto soggettivo. Il rischio di subire cioè un concreto danno economico, derivante dal mancato guadagno dei 15 giorni di chiusura, come nella fattispecie concreta, ed un tangibile danno di immagine in quanto la rappresentazione del locale diventa indebitamente l’equivalenza di un allarme sociale.

“Né al Bar del quartiere della Gammarana né in quello di Sant’Atto, si sono registrati mai episodi di agitazione individuale o collettiva, risse o gravi disordini” hanno confessato i titolari, scossi ma decisi a riprendere la propria attività con la discrezione ed il sorriso di sempre. “A seguito delle due settimane di ferie “forzate”, continueranno a svolgere le loro serate all’insegna della condivisione e della buona musica, realizzando spettacoli che abbracciano tutti i generi e le varie espressioni dell’arte. E’ stato questo il nostro impegno finora  e proseguiremo così sperando di vedere apprezzato il nostro lavoro”.

Un aperitivo che farà da aggregazione domenica 27 maggio sarà l’oggetto della festa di riapertura almeno di quello di Sant’Atto. “La musica conquista l’anima, penetra nelle stanze del nostro locale e restituisce un pensiero nuovo dalla finestra, un pensiero che domani potrebbe essere persino capace di cambiare la società. E’ questo il mio augurio” conclude uno dei due titolari. “Ed il proprio dovere che ciascuno lo faccia per principio e per la propria dignità”.

Documento a firma di un gruppo di sostenitori e clienti del Bar di Sant’Atto.




Lettere in redazione: Caro Grillo e cari grillini cosa fate per combattere la mafia?

Caro Grillo e cari grillini cosa fate per combattere la mafia?

cosa fate per combattere l’evasione fiscale?

cosa fate per combattere il lavora nero?

cosa fate per combattere l’abusivismo nell’edilizia?

Cosa fate per battere la corruzione?

cosa fate per i disoccupati?

Cosa fate per i diversamente abili?

cosa fate per gli anziani non autosufficienti?

cosa fate per far diminuire le disugualianze tra cittadini italiani?

cosa fate per migliorare, la scuola?

cosa fate su tanti problemi per far stare meglio tutti i cittadini italiani?

Io è una vita che mi impegno concretamente dal basso, dalla base, con semplicità ed onetà.

non basta fare festa, urlare, predicare,insultare,
poi chiedo più rispetto per il capo dello stato, rispetto per chi la pensa diversamente,rispetto per l’Italia e gli italiani, rispetto per tutte le persone.
se avete voglia di lavorare per il bene comune, fatelo in silenzio che sarebbe molto meglio,

bisogna impegnarsi in prima persona tutti i giorni, nelle istituzioni, nelle associazioni di volontariato, nei movimenti, nei sindacati, nelle parrocchie, nelle comunità, nei partiti, lavorare per il bene comune, per costruire una società più giusta, dove tutti si possa vivere un’pò meglio.

Per una società onesta, sincera, trasparente,più educata, più civile, più eteca, piena di diritti doveri e di valori veri.

Francesco Lena




Lettere. Amici il Governo italiano ci da la possibilità di inviare suggerimenti, leggete il testo, di sicuro lo condividerete

Amici il Governo italiano ci da la possibilità di inviare suggerimenti, leggete il testo, di sicuro lo condividerete, fate copia e incolla e inviate al collegamento che segue
http://www.governo.it/scrivia/RedWeb_Form.htm
Gent.mo funzionario del Governo
chi Vi scrive non guarda la pagliuzza del piccolo spreco locale, ma guarda la TRAVE che genera tutti gli sprechi, la trave è la BCE che emette solo prestando, indebitando in modo perenne le nazioni.
NOI SIAMO PER LA PROPRIETÀ POPOLARE DELLA MONETA..
Riprendiamoci la proprietà dei nostri soldi
OGGI la NOSTRA MONETA nasce di PROPRIETA’ della banca che la emette prestandocela
Noi vogliamo che nasca di PROPRIETA’ dei CITTADINI e che sia ACCREDITATA ad ognuno come “REDDITO DI CITTADINANZA”
Per scrivere questa frase che è valida per tutte le monete in circolazione sono occorsi 36 anni di studi universitari ( tesi di laurea, convegni ecc.) presso l’ateneo di giurisprudenza di Teramo e “La Sapienza” di Roma.
La SOVRANITA’ MONETARIA va attribuita allo Stato, come quarto potere costituzionale, e tolta alla banca centrale.
La PROPRIETA’ della MONETA va attribuita al Popolo, che, per convenzione sociale le attribuisce il valore: ognuno infatti accetta moneta in previsione di poterla spendere a sua volta. Si attua così il diritto sociale universale, come previsto dalla e del 2° co. Dell’ art. 42 della Costituzione. Riconosciuta la moneta di proprietà dei cittadini, lo Stato deve trattenere all’ origine, sin dall’ emissione, quanto necessario per esigenze di pubblica utilità, ELIMINANDO il 100% dei PRELIEVI FISCALI.
Il sovrastate testo continua quì http://www.simec.org/notizie-essenziali/51-moneta-al-popolo.html
Per maggiori info visitare i sitI:
www.simec.org
www.setedigiustizia.org
Per SAUS TV cliccare quì di seguito http://www.youtubecom/user/ScuolaAuritianaSimec
http://accademiadellaliberta.blogspot.it/
http://www.youtube.com/ALBAMED


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NOI  SIAMO  PER LA PROPRIETÀ  POPOLARE DELLA   MONETA.
– Oggi la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola ai cittadini.
Noi vogliamo che nasca di proprietà dei cittadini e che sia accreditata
ad ognuno come ” REDDITO di CITTADINANZA “.

DISEGNO DI LEGGE N°1282 SENATO XII LEGISLATURA
DIS. LEGGE N°1889 SENATO XIII LEGISLATURA
Disegno di Legge proposto dal Sindacato Anti USura
Segretario Generale  avv. prof. Giacinto Auriti

Info www.simec.org

Per SAUS TV clicca quì http://www.youtube.com/user/ScuolaAuritianaSimec

http://www.setedigiustizia.org/




Lettere in redazione: Gentile Presidente del Consiglio dei ministri Monti

Gentile Presidente del Consiglio dei ministri Monti, Governo e Ministri, alcuni suggerimenti per migliore le condizione economiche e sociale dell’Italia e degli italiani.

Superamento delle provincie, consorziare i comuni piccoli, dimezzamento del rimborso elettorale ai partiti. Semplificazione della burocrazia, che è diventata troppo complessa e insopportabile, semplificazione semplificare e ancora semplificazione. Tagliare i poteri delle mafie, lotta severa all’evasione fiscale, alla corruzione, al mal affare, a chi porta i soldi all’estero e a chi costituisce società fantasma. Istituire una patrimoniale seria sui capitali finanziari e sui grandi patrimoni. Vendere tutte le caserme militari vecchie e vuote. Taglio delle spese militari.

Disoccupazione, creare velocemente nuovi posti di lavoro, tagliare il lavoro nero, il doppio e triplo lavoro. Costruire un sistema informativo pubblico, democratico, obiettivo, pluralista, trasparente, libero. Medici dovrebbero fare un solo lavoro, da dipendente pubblico o dipendente privato o ancora da libero professionista rilasciando sempre le fatture fiscali. Convenzioni sanitarie con le cliniche private e servizi privati, ci vogliono trasparenti e con più controlli. Appalti in tutta la pubblica amministrazione più trasparenti e controlli più severi sullo svolgimento dei lavori. I dirigenti nella pubblica amministrazione devono essere assunti in base all’onestà, serietà, trasparenza, capacità, preparazione, al merito e con stipendi molto più bassi. Sanità, scuola, previdenza, assistenza pubbliche vanno difese e migliorate. La compera e la scelta di macchinari, materiale attrezzature, devono essere trasparenti, senza clientelismi e senza sprechi. Riorganizzazione ristrutturazione, della P.A.superamento di doppioni a volte anche triploni. Che sia fatta una vera liberalizzazione di tutte le professioni, notai, avvocati, farmacisti,taxi, ecc…, ci sono troppe caste in Italia. Dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tante assemblee pubbliche.

Costruire una cultura e una coscienza collettiva, delle persone, dei cittadini,del paese,con dei valori forti e veri, al senso del dovere, al rispetto delle leggi, delle regole, un etica.

Investire nell’agricoltura collinare e montana, che sono semi abbandonate, poi nel turismo, nell’ambiente, per salvaguardare e mettere in sicurezza il territorio. più investimenti nella cultura, nel sapere, nella scuola, nella ricerca, nell’arte e nello spettacolo. Più investimenti nei servizi socio assistenziali, costruire una rete di servizi ai più deboli su tutto il territorio nazionale, per anziani, per i diversamente abili, per bambini e per i poveri veramente.

Tagliare il troppo potere finanziario e alle banche. Tagliare gli stipendi a presentatori, conduttori di trasmissioni televisivi, calciatori, allenatori, piloti di auto e moto da corsa, e tanti altri che prendono fior di milioni di euro annui, che è una vergogna nei confronti di un pensionato o un operaio che non ce la fanno ad arrivare a fine mese.

Caro Presidente del Consiglio Mario Monti, Cari governanti ci vuole più equità, più uguaglianza, più giustizia sociale, più solidarietà, una società piena di diritti e doveri e di valori veri, meno egoista, e guardi meno all’io, ma guardi con orgoglio e amore al noi.

Distinti saluti, Francesco Lena




Ap – Corsa News Will Power bissa in Brasile di Lino Manocchia Per la terza volta consecutiva, l’australiano Will Power domina nella Indycar 300 brasiliana, man-dando in visibilio una copiosa mas-sa di folla che rivedeva il prediletto Rubens Barrichello, il connazio- nale Tony Kanaan, J. Viso, Ana Beatriz, ed Helio Castroneves, più o meno fortunati dell’ex asso di formula uno che raggiunto i 39 anni ha detto addio alla Formula iridata. Preceduta da una pioggia battente – come un anno fa – con in pole position Will Power che ha registrato la quarta pole position e la terza vittoria consecutiva della stagione 2012, incassando tra l’altro, il premio di 10 mila dollari “per il poleman”. La partenza è stata anticipata in vista di un ritorno della male augurata pioggia che, pero, è stata lontana sino alla fine dalla pista ricca di due interminabili rettilinei, e qualche breve raccordo che non ha offerto molto interesse ai brasiliani, di fronte ad una tenuta di gara passata all’insegna del miele, tanto da far chiedere: “Ma questi 26 concorrenti (ne occorrono 33 per la gara) saranno i medesimi che a fine maggio si batteranno sul mitico ovale di Indianapolis per la 500 miglia?” Ed ancora. “La Indy del passato, un mese prima dello spettacolo annoverava 40-50 piloti tutti pronti e preparati a combattere. Notizie recenti da Indy confermano che i patron dello speedway troveranno duro poter allineare 33 piloti, salvo a cercare con la candelina – come faceva l’ex dirigente Tony Gorge –, la cui guerra fredda contro il magnate Jerry Forsythe, ha depauperato i beni materni”. L’arrivo delle marche Chevrolet Honda, Lotus, non sono sufficienti a fornire le squadre di Indy e pertanto incapperebbe in una situazione debilitante per una serie nazionale. E torniamo alla corsa di Sao Paulo. Per fortuna nulla di grave, soltanto due o tre “ammassi” di vetture che han confuso la classifica che non sapeva più a chi offrire l’onore della vittoria. Ma a poche passate dalla fine, Power ha tenuto duro al giovane Ray Hunter Ray vincendo senza sudare. Era attesa una riscossa della lenta situazione in gara dell’italo scozzese Dario Franchitti, ma anche questa volta, l’ex campione della serie si è dovuto accontentare della quinta sedia, dietro a Takuma Sato ed Helio Castroneves. Meritato il podium del giapponese ex Formula uno Takuma Sato il quale dopo tanto disappunto ha lasciato il team KV racing di Kevin Kalkhoven per guidare nel tem di Bobby Rahal Molto scalpore ha fatto la presenza a Sao Paulo del Ferrarista Felipe Massa Il quale ha detto: «Sono venuto a trovare i miei amici brasiliani e spero che ottengano un ottimo risultato.» Richiesto un parere sul cambio di categoria di Ruben nella Indy car, il ferrarista ha detto: «Io sapevo che Barrichello avrebbe avuto difficoltà a compiere il passaggio del Rubicone. Indy e F.1 sono due categorie tanto diverse, ma conoscendo la capacità del mio connazionale sono certo che presto sentiremo parlare di lui.» E’ vero, replichiamo, che spira aria di trasferimento dalla Ferrari alla serie americana? «Tutto è possibile, dipenderà dalla decisione che vagheggia in area ferrarista..Certo che >>> sarebbe anche per me un passo duro e difficile, ma mi piacerebbe provare.» Intanto Barrichello partito 13° concludeva decimo – per la terza volta – nella serie Indy car. Tony Kanan meritava miglior piazzamento (13°). Se non fosse stato un male augurato contrattempo al restart, avrebbe tenuto saldo la quinta piazza grazie ad una sostenute tenuta di gara. La splendida Ana Benitez si accontentava del 20 posto d’arrivo e E. J. Viso finiva nono. L.M.

Ap – Corsa News


Will Power

bissa in Brasile

di Lino Manocchia

Per la terza volta consecutiva, l’australiano Will Power domina nella Indycar 300 brasiliana, man-dando in visibilio una copiosa mas-sa di folla che rivedeva il prediletto Rubens Barrichello, il connazio-

nale Tony Kanaan, J. Viso, Ana Beatriz, ed Helio Castroneves, più o meno fortunati dell’ex asso di formula uno che raggiunto i 39 anni ha detto addio alla Formula iridata.

Preceduta da una pioggia battente – come un anno fa – con in pole position Will Power  che ha registrato la quarta pole position e la terza vittoria consecutiva della stagione 2012, incassando tra l’altro, il premio di 10 mila dollari “per il poleman”.

La partenza è stata anticipata in vista di un ritorno della male augurata pioggia che, pero, è stata lontana sino alla fine dalla pista ricca di due interminabili rettilinei, e qualche breve raccordo che non ha offerto molto interesse ai brasiliani, di fronte ad una tenuta di gara passata all’insegna del miele, tanto da far chiedere: “Ma questi 26 concorrenti (ne occorrono 33 per la gara) saranno i medesimi che a fine maggio si batteranno sul mitico ovale di Indianapolis per la 500 miglia?” Ed ancora. “La Indy del passato, un mese prima dello spettacolo annoverava 40-50 piloti tutti pronti e preparati a combattere. Notizie recenti da Indy confermano che i patron dello speedway  troveranno duro poter allineare 33 piloti, salvo a cercare con la candelina – come faceva l’ex dirigente Tony Gorge –, la cui guerra fredda contro il magnate Jerry Forsythe, ha depauperato i beni materni”. L’arrivo delle marche Chevrolet Honda, Lotus, non sono sufficienti a fornire le squadre di Indy e pertanto incapperebbe in una situazione debilitante per una serie nazionale.

E torniamo alla corsa di Sao Paulo. Per fortuna nulla di grave, soltanto due o tre “ammassi” di vetture che han confuso la classifica che non sapeva più a chi offrire l’onore della vittoria. Ma a poche passate dalla fine, Power ha tenuto duro al  giovane Ray Hunter Ray  vincendo senza sudare. Era attesa una riscossa della lenta situazione in gara dell’italo scozzese Dario Franchitti, ma anche questa volta, l’ex campione della serie si è dovuto accontentare della quinta sedia, dietro a Takuma Sato ed Helio Castroneves. Meritato il podium del giapponese ex Formula uno Takuma Sato il quale dopo tanto disappunto ha lasciato il team KV racing di Kevin Kalkhoven per guidare nel tem di  Bobby Rahal

Molto scalpore ha fatto la presenza a Sao Paulo del Ferrarista Felipe Massa Il quale ha detto: «Sono venuto a trovare i miei amici brasiliani e spero che ottengano un ottimo risultato.» Richiesto un parere sul cambio di categoria di Ruben nella Indy car, il ferrarista ha detto: «Io sapevo che Barrichello avrebbe avuto difficoltà a compiere il passaggio del Rubicone. Indy e F.1 sono due categorie tanto diverse, ma conoscendo la capacità del mio connazionale sono certo che presto sentiremo parlare di lui.»

E’ vero, replichiamo, che spira aria di trasferimento dalla Ferrari alla serie americana?

«Tutto è possibile, dipenderà dalla decisione che vagheggia in area ferrarista..Certo che

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sarebbe anche per me un passo duro e difficile, ma mi piacerebbe provare.»

Intanto Barrichello partito 13° concludeva decimo –  per la terza volta – nella  serie Indy car. Tony Kanan meritava miglior piazzamento (13°). Se non fosse stato un male augurato contrattempo al restart, avrebbe tenuto saldo la quinta piazza grazie ad una sostenute tenuta di gara. La splendida Ana Benitez si accontentava del 20 posto d’arrivo e E. J. Viso finiva nono.

L.M.




Italia. Lettere: W il primo maggio festa del lavoro e dei lavoratori

W il primo maggio festa del lavoro e dei lavoratori

W chi si impegna ogni giorno per creare nuovi posti di lavoro e per superare il dramma della disoccupazione.

W chi si impegna ogni giorno per difendere la bella costituzione italiana e lo statuto dei lavoratori.

W chi si impegna ogni giorno per i diritti doveri e per i valori veri.

W chi si impegna ogni giorno per in silenzio, con onestà, con trasparenza nel volontariato, nei sindacati,nelle istituzioni, nei partiti, nelle parrocchie, in ogni luogo a fare della bella e pulita politica.

W chi si impegna ogni giorno con grande passione, intelligenza e sacrificio per il bene comune.

W chi si impegna ogni giorno per migliorare le condizioni dei più deboli. Gli ammalati, gli anziani, i diversamente abili, i bambini.

W chi si impegna ogni giorno per combattere le ingiustizie e la fame nel mondo.

W chi si impegna ogni giorno per difendere e migliorare lo stato sociale, sanità, scuola, previdenza, assistenza.

W chi si impegna ogni giorno per l’accoglienza, al rispetto dell’altro e al rispetto della dignità della persona.

W chi si impegna ogni giorno per costruire una cultura del rispetto delle regole e per liberarsi dalle mafie, delle corruzioni, e del evasione fiscale.

W chi si impegna ogni giorno per difendere e migliorare l’ambiente.

W chi si impegna ogni giorno per costruire una società più giusta un mondo migliore, cari cittadini bisogna essere tutti più protagonisti e meno spettatori, la storia la facciamo noi, la storia siamo noi.

W il primo Maggio, w unità sindacale. W l’unità d’Italia, w l’unità dei lavoratori, w la democrazia, w l’uguaglianza, w la libertà.

Francesco Lena