I valori devono avere un nome e un cognome di Scipione L’Aquilano

I valori devono avere un nome e un cognome

di Scipione L’Aquilano

La società attuale impone i suoi “valori” con astuzia, potenza e una tattica asfissiante e avvolgente. E’ difficile opporsi per chi non li condivide. Per opporsi ad un sistema forte occorre un sistema più forte ancora. Ed il sistema non può che essere fatto da nuclei sociali che interagiscono e si relazionano, dando appunto nomi e cognomi ai propri valori di riferimento. Sicuramente nella nostra società attuale ha perso molta forza il nucleo familiare, ma per me la famiglia (seppur di genitori separati, allargata ecc..) è il primo tassello di un sistema che può riorientare e ridare speranza al futuro dei nostri giovani. Sì, ma in fondo che cosa vogliamo veramente per i nostri figli?

E’ la domanda a cui tutti i genitori devono dare una risposta –  direi la società intera – perché si è persa la coscienza che mio figlio oltre ad essere mio figlio è figlio di tutta la comunità o società che dir si voglia, a cui lui stesso appartiene. Non è facile rispondere, soprattutto quando si pensa a ciò che per i nostri figli “vuole” il mondo circostante, impegnato com’è in una corsa ossessionante verso l’egoismo e la solitudine. Prime vittime di questa tendenza sono i più indifesi, come sempre: i bambini, ipnotizzati dalla banalità televisiva che tiene loro compagnia per ore e ore; gonfiati dai cibi-pasticcio che inghiottono in piedi, a caso, perché non c’è nemmeno più tempo per un tranquillo pasto tutti insieme alla stessa tavola.

Si fa in fretta a dire: “Vorremmo un mondo migliore per i nostri figli”. Come? Da dove incominciare? “Ricostruendo dei valori di riferimento solidi” è la ricetta che tutti, esperti e non, suggeriscono. Valori, parola chiave, l’unica arma possibile per contrastare il mondo così com’è. Valori che siano radici e ali. Valori che siano radici in cui affondare la propria vita, e ali, cioè forze spirituali per affrontare e superare le difficoltà della vita stessa. Non basta, però, gridare: “Valori, valori!”. L’educazione, seppur difficile, deve essere propositiva e concreta, ma direi che deve essere soprattutto preventiva. In questo nostro mondo si studia geologia il mattino dopo il terremoto e idrografia dopo le alluvioni. I genitori troppo occupati, cominciano a buttar via l’acqua quando la barca è quasi affondata. Sono necessarie alcune strategie e idee chiare. La famiglia non deve più essere docile consumatrice di quello che il mondo propone, questo però il più delle volte significa opporsi decisamente, criticamente, con chiarezza.

Solo un sistema di valori strutturato e gerarchico, non dove va bene tutto ed il contrario di tutto,  può dotare i giovani di una vera armatura, difensiva e offensiva. I valori devono essere come le ciliegie: uno tira l’altro. Il valore fondamentale che una famiglia o comunità sceglie “tira” con sé inevitabilmente una serie di altri valori. Se per esempio si sceglie come uno dei valori fondamentali la pace e la tolleranza , insieme “verranno su” il rispetto per la vita, la dignità e anche l’ecologia, che a loro volta tireranno valori strumentali necessari come libertà, responsabilità, solidarietà, giustizia, interiorità, che avranno come conseguenza naturale degli atteggiamenti quotidiani molto concreti.

I valori devono quindi avere un nome e un cognome. Questi valori devono essere “insegnati”, nascono e si radicano con il contatto. Il mondo, purtroppo, insegna con molta chiarezza la filosofia del vincente, la filosofia del “tutto subito”, il culto del corpo, il piacere come misura di tutto, la violenza, la competitività, il potere della seduzione fisica e della ricchezza, ecc. Quindi, se i valori si insegnano e si formano con il contatto, ogni occasione è buona per conoscersi meglio. I genitori e la società devono fornire ai giovani dei modelli. Ormai comprendiamo chiaramente che i valori sono nozioni astratte, mentre i modelli sono concreti, visibili, sono affascinanti e convincenti. I primi modelli, naturalmente, sono i genitori stessi. Ma non solo: le persone che i genitori dimostrano di ammirare e stimare, diventano di solito dei modelli per i figli.

scipionelaquilano@gmail.com




Abruzzo. Maltempo: Ecco una lettera di denuncia sulla pessima organizzazione dell’Università “G. D’ Annunzio”

Ecco una lettera di denuncia sulla pessima organizzazione dell’Università “G. D’ Annunzio”; molti studenti ad oggi non sanno ancora se l’ Università sarà aperta o meno domani e ciò fa entrare nel panico i tanti ragazzi fuori sede che vorrebbero potersi organizzare in tempo per raggiungere la sede universitaria.

Sono una studentessa fuori sede di Lettere Moderne dell’ “Università G. D’Annunzio” , vorrei segnalare che, sebbene a Chieti e a Pescara le scuole di ogni ordine e grado saranno chiuse fino al 14 Febbraio, l’Università è regolata dal Rettore Franco Cuccurullo che ad oggi (alle 14.30 del 12 febbraio) non ha ancora reso noto nessun cambiamento.

Solitamente gli avvisi vengono scritti sul sito www.unich.it ma da giorni non vi è scritto niente.

Vi lascio immaginare quanto questa inefficienza nelle informazioni provochi ira e sdegno da parte di tutti quegli studenti che domani e martedì dovrebbero recarsi all’Università per svolgere gli esami. Il 70% degli studenti è fuori sede, e a causa del maltempo che ha colpito in questi giorni la regione Abruzzo, non hanno la possibilità di raggiungere la sede universitaria; quei pochi che vivono nei paesi limitrofi all’Università vorrebbero invece avere delle certezze che questa sia aperta per evitare di fare un viaggio a vuoto.

Inoltre, molti treni dal Molise all’Abruzzo sono soppressi, tantissime aree interne dell’Abruzzo sono irraggiungibili e impercorribili.

Su Facebook le polemiche sono alle stelle: basti guardare il gruppo “Unich Facoltà di Lettere Moderne” per farsi un’idea di come gli studenti siano letteralmente abbandonati a se stessi e sopraffatti dai dubbi.

Spero che questa mia lettera serva per sollevare la questione sulla scarsa organizzazione di una delle maggiori università del Centro Italia.

Con gentile richiesta di pubblicazione,

una studentessa indignata.

Lettera Firmata con indirizzo.




Italia. L’ITALIA VISTA DAGLI STATI UNITI D’AMERICA L’Incontro Mario Monti/ Barack Obama

In redazione: riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’ITALIA VISTA DAGLI STATI UNITI D’AMERICA

L’Incontro Mario Monti/ Barack Obama

Emanuela Medoro

Il Presidente B. Obama avrà da riflettere un bel pò sull’Italia. Al di là dei fatti noti quali la rilevanza della comunità americana di  origine italiana negli USA, gli antichi e consolidati rapporti di amicizia e di alleanza fra USA ed Italia che risalgono alla fine della seconda guerra mondiale, in tempi recenti ha visto l’Italia rappresentata  da un uomo che gesticola e chiama il suo nome a voce alta, noto nel mondo per l’entità del patrimonio personale, televisioni private e fatti ameni. Oggi il Presidente Obama conosce il Primo Ministro italiano Mario Monti, diverso dall’altro in maniera shoccante, salutato dalla stampa americana come l’uomo che può salvare l’Europa. Si chiederà ma come è la vera Italia,visto che produce rappresentanti tanto diversi?

M. Monti, ricevuto alla Casa Bianca dopo  solo tre mesi di governo, ha avuto un colloquio con il presidente B. Obama che ha superato il tempo previsto, quasi un’ora. Da notare che M. Monti ha parlato con il Presidente Obama senza interpreti, usando una lingua inglese eccellente, piena, scorrevole,  acquisita con esperienze professionali a livello globale. Ed ecco che finalmente dopo anni di scandali assurdi, rozzi e volgari, l’Italia riprende un ruolo internazionale di ampio respiro nei rapporti con l’Europa e gli USA.

Quest’incontro dà all’ Italia un duplice ruolo. Uno in funzione della comunità europea, ed un’altro  in relazione con gli USA,  sono ruoli antichi, esistenti da sempre per cultura ed emigrazione. In funzione dell’ Europa l’Italia ha il compito di rinforzare e portare avanti l’opera di risanamento dei bilanci, insieme al  coordinamento delle politiche finanziarie a sostegno dell’euro, ed a  quelle economiche per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. E’ opportuno ricordare che sta scorrendo in Italia una ondata fortemente populista che attribuisce all’euro la causa di tutti i mali fino a sostenere il ritorno a monete nazionali, come panacea e rimedio universale. Tornare indietro  sembra assurdo oltre che poco pratico, dunque una funzione di Mario Monti in seno all’ Europa è proprio quella di rinforzare e migliorare le politiche di integrazione economica, finanziaria e soprattutto culturale fra paesi membri. In Italia si tratta anche di ricostruire la fiducia nell’euro  fra i tanti elettori affascinati da semplicisti discorsi antieuropeisti.

In relazione agli USA,  M. Monti è l’uomo che può collegare le  politiche europee di risanamento dei bilanci pubblici con quelle degli investimenti per la crescita, e sono queste  ultime che  stanno particolarmente a cuore al Presidente. “Il premier italiano ha segnato una partenza formidabile”, ha affermato il presidente Obama, a conclusione del suo incontro con M. Monti. Ha inoltre assicurato che gli USA “faranno tutto quello che possono per aiutare la promozione di una strategia di crescita in Europa, importante per l’economia globale e quindi anche per gli USA”. M. Monti, da parte sua, ha sottolineato la volontà dell’Italia di  “continuare a fare il suo ruolo all’interno dell’alleanza che è strategia, ma che è soprattutto alleanza di valori comuni.” Ha inoltre ribadito l’importanza della “visione unanime” con il Presidente USA sulla crescita economica. E poi: “Oggi il mondo ed i mercati vivono di una merce rara che è la credibilità.”

Con questo incontro si è aperta una nuova fase storica per l’Italia,  tutta da costruire, ci vorrà del tempo e fatti  utili  e positivi per tutti noi per riconquistare veramente la  credibilità perduta, e per dare agli USA ed al resto del mondo una immagine positiva dell’Italia.  Un processo da seguire con attenzione.

emedoro@gmail.com

10 febbraio 2010




Cari amici, Il numero di febbraio de “Il giornale dell’arte”

Cari amici, Il numero di febbraio de “Il giornale dell’arte” (casa editrice –Umberto Allemandi – Torino – Venezia – New York), ha pubblicato una recensione del mio libro “Storia dell’arte della cartapesta- La tecnica Universale”.

L’articolo, che vi prego di leggere, è redatto da Giorgio Di Genova. noto critico e storico dell’arte.

Vi comunico anche che la rivista “Leggere tutti” (Agra editrice – Roma), pubblicherà una recensione del libro nel prossimo numero di marzo.

Amichevolmente, Ezio Flammia




GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA Tempo di primarie Emanuela Medoro

GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA

Tempo di primarie

Emanuela Medoro

Mentre lo staff del presidente in carica Barack Obama sta lavorando a tempo pieno per allargare e rinforzare il movimento di base a sostegno del presidente, rimotivare i vecchi elettori ed iscriverne di nuovi nelle liste elettorali, gli aspiranti repubblicani alla nomination di candidato si sfidano nelle primarie in corso negli stati dell’unione.

Importante il risultato della Florida, che rinforza la posizione preminente di Mitt Romney, a suo tempo governatore dello stato del Massachusetts. Ha vinto queste primarie respingendo la sfida di Newt Gingrich. Ha preso voti da un’ampia maggioranza di elettori di varia estrazione sociale, più di N. Gingrich e Rick Santorum, secondo e terzo, messi insieme. Il vincitore, uomo di opinioni moderate, intuitivo e rapido nel respingere i colpi,  nei suo comizi ribadisce la volontà  di redimere l’anima dell’America dal peccato di statalismo assistenziale commesso dall’attuale Presidente appartenente al partito democratico. Ha detto. “Mentre celebriamo questa vittoria, non dobbiamo dimenticare il fine di questa elezione: battere Barack Obama”, per lui questo è più importante che rimettere in moto l’economia, rendere più sicura l’ America, migliorare la vita della gente. Aggiungo che il suo avversario N. Gingrich nel suo discorso finale si è definito come il difensore del “people power” (potere del popolo) contro il “money  power” (potere del danaro) di M. Romney.

Stiamo dunque assistendo ad una battaglia interna che si svolge a colpi di accuse e contro accuse reciproche, soprattutto riguardanti il patrimonio personale ed il rapporto con  il fisco, non sempre chiaro. E’ una brutta battaglia, uno stretto intreccio fra anima in edizione protestante con tutte le  implicazioni sociologiche della parola cristiano, e portafoglio, quello in tasca e quello più importante custodito e celato nelle banche di mezzo mondo. In definitiva avrà un suo costo politico, visto che sta fornendo parecchia legna per il fuoco dell’avversario finale, Barack Obama.

Se non mi sbaglio, questi concorrenti alla nomination repubblicana parteciparono anche  alle primarie del 2008 e furono sconfitti da John McCain che poi perse le elezioni con B. Obama. E’ vero che i tempi sono cambiati, e che pochi credono ancora oggi nel rinnovamento promesso allora da Obama,  ma come può vincere oggi uno di quelli che  allora fu sconfitto da J. McCain? Viene quasi da pensare se per caso i Repubblicani  non stiano spianando la strada a qualche colpo di scena a sorpresa che dia loro più sicurezza di vincere la sfida finale.

Pensando alla scena politica italiana, oggi in rapida e profonda evoluzione, notiamo la larga diffusione dello stesso intreccio di fede, tradizioni,  profitti privati non dichiarati e paradisi fiscali, però declinato in modo diverso, con la obsoleta parola comunista tuttora usata come spauracchio di buoni cattolici ed anime semplici legate a tradizioni antiche, l’esibizione del lusso più appariscente e l’ evasione fiscale, ovvero il furto alla comunità, come prova d’intelligenza superiore, ma quanto rozza e volgare! , rispetto ai fessi a stipendio fisso che subendo prelievi alla fonte, pagano per tutti. Mi piacciono le misure antievasione dell’attuale governo Monti. Dovrebbero essere un impegno costante di tutti i governi.

emedoro@gmail.com

2 febbraio 2012.




SIMONA MOLINARI A FATTITALIANI: “LA MUSICA NON CAMBIA IL MONDO, MA FA SENTIRE MENO SOLI”. L’intervista di Giovanni Zambito.

Gentile direttore,

con il consenso di Giovanni Zambito, curatore dell’intervista e direttore di Fattitaliani.it, invio volentieri il link dell’articolo
intervista a Simona Molinari, giovane cantante di grande talento nata a Napoli, ma aquilana d’adozione. Infatti, è nel capoluogo
abruzzese che si è formata e vive sin dalla tenera età. La nota, per espressa autorizzazione del direttore Zambito,
può essere liberamente ed integralmente ripresa, citando la fonte.
http://www.fattitaliani.it/index.php?mact=News,cntnt01,detail,0&cntnt01articleid=5817&cntnt01returnid=102
Con viva cordialità
Goffredo Palmerini



L’INTERPRETAZIONE DI UN PERSONAGGIO STORICO: MARGARET THATCHER

L’INTERPRETAZIONE DI UN PERSONAGGIO STORICO: MARGARET THATCHER

Emanuela Medoro

A proposito del film The Iron Lady, le interpretazioni da considerare sono due, la prima è quella di Phyllida Lloyd, regista del film. La regista rappresenta l’ex Primo Ministro  inglese Margaret Thatcher  nella sua attuale  dimensione domestica, nella terza età, quella in cui lei divenuta Baronessa, preda di una certa confusione mentale, rivive il suo passato. E così il film si svolge in un continuo alternarsi fra scene odierne di quieta ed agiata vita domestica e raggi di luce su un passato denso di avvenimenti che sono nella memoria di tutti e fanno orami parte della nostra storia. E’ rimasta nella memoria collettiva la Lady di Ferro, la signora curatissima e bionda che credeva ciecamente nel libero mercato privato, nello smantellamento della industria di stato e dell’apparato del welfare, con conseguenti licenziamenti, disordini di piazza, sempre sorda ad ogni osservazione dell’opposizione, che lei ostinatamente accusava di non produrre ricchezza e democrazia. Con particolare risalto è riproposta la guerra per la riconquista delle lontanissime isole Falkland, forse non necessaria da un qualunque punto di vista pratico, ma ottima per riaccendere l’orgoglio imperiale britannico, un po’ affievolito.   Commovente la scena in cui il giovane Primo Ministro David Cameron la fa rientrare nella residenza di 10, Downing Street, dove lei visse e governò per 10 anni, fino al ‘91.

Il verdetto del suo entourage sul film è stato negativo: una fantasia di sinistra, un insulto alla sua immagine. Penso che la deprecata fantasia di sinistra stia nell’insistenza sulle immagini dei disordini di piazza, delle manifestazioni di lavoratori licenziati etc. etc., che tuttavia sono un ricordo preciso dell’Inghilterra degli anni ’80.

La seconda interpretazione da considerare è quella dell’ attrice che interpreta il ruolo della protagonista, Merryl Streep. Credo che per definire le grandi attrici sia stato spesso usato l’aggettivo Divina, è di questo aggettivo che mi servo per definire con un termine chiaro a tutti l’interpretazione di Merryl Streep del personaggio Margaret Thatcher. Sul web circola un giudizio di un giornale inglese su questa interpretazione che mi piace riportare “difficile immaginare un’attrice, seppure inglese, che potesse fare un lavoro migliore”. Proprio così, eccellente, insuperabile l’americana Merryl Streep nel ricreare il personaggio, nelle varie età della vita, da giovane fino alla terza età, mutevole e ricco di espressione il volto: duro, autorevole, autoritario, orgoglioso, sarcastico, forte, ma anche dolce, ironico e amichevole a seconda delle necessità, cosa non facile, visto che la Lady di ferro è entrata nella storia negli anni ’80, quando già la politica era comunicazione mediatica, spettacolo televisivo, fotografi  e reporter al lavoro intorno a lei, scrittori e giornalisti impegnati a studiarne pensieri ed opere. Gran bel film, da vedere.

emedoro@gmail.com

30 gennaio 2012.




LETTERA AL DIRETTORE A proposito di Martone e di sfigati

LETTERA AL DIRETTORE

A proposito di Martone e di sfigati

Il viceministro Martone provoca i fuori corso universitari: “Se a quell’età sei ancora all’università sei uno sfigato”. Ha ragione, eppure finisce alla gogna. Polemiche pretestuose da chi ha la coda di paglia sulla frase del viceministro al Lavoro, Michel Martone, secondo il quale un 28enne non ancora laureato è spesso «uno sfigato».

Ha ragione e lo dico io, Antonio Giangrande, uno che si è laureato a 36 anni. Sì, ma come?

A 31 anni avevo ancora la terza media. Capita a chi non ha la fortuna di nascere nella famiglia giusta.

A 32 anni mi diplomo ragioniere e perito commerciale presso una scuola pubblica, 5 anni in uno (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità), presentandomi da deriso privatista alla maturità assieme ai giovincelli.

A Milano presso l’Università Statale, lavorando di notte perché padre di due bimbi, affronto tutti gli esami in meno di 2 anni (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità), laureandomi in Giurisprudenza.

Un genio? No, uno sfigato. Sì, perché ho fatto sacrifici per nulla: fuori dall’università ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di lavorare.

Mio figlio Mirko a 25 anni ha due lauree ed è l’avvocato più giovane d’Italia (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità).

Primina a 5 anni; maturità commerciale pubblica al 4° anno e non al 5°, perché aveva in tutte le materie 10; 2 lauree nei termini; praticantato; abilitazione al primo anno di esame forense.

Un genio? No, uno sfigato. Sì, perché ha fatto sacrifici per nulla: fuori dall’università ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di lavorare.

Alla fine si è sfigati comunque, a prescindere se hai talento o dote, se sei predisposto o con intelligenza superiore alla media. Sfigati sempre, perché basta essere italiani nati in famiglie sbagliate.

Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE ONLUS




GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ ITALIA La costruzione di un mondo migliore

Riceviamo e Pubblichiamo

GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ ITALIA

La costruzione di un mondo migliore

Emanuela Medoro

La costruzione di un mondo migliore è il tema fondamentale, il filo che lega tutto il Discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato dal Presidente Barack Obama il 24 gennaio 2012, otto pagine scritte fitte fitte, la trascrizione messa in circolazione dalla  Casa Bianca, insieme a materiali integrativi, quali il video del presidente e quello dello staff presidenziale al lavoro da un mese per la preparazione del discorso, coordinato da David Plouff, parecchi visi giovani, di donne ed uomini.

Leggendo il discorso di B. Obama  sullo stato dell’unione trovo  una frase che mi pare possa guidare la lettura del discorso: “Abbassare la temperatura di questa città” (Washington), con riferimento alla necessità   di farla finita con l’idea che i due partiti principali debbano essere chiusi in una perpetua campagna di reciproca distruzione, che la politica consista nel chiudersi in rigide ideologie invece che nella costruzione di consenso su idee largamente condivise per  fare progressi reali, se proprio non si possono superare le differenze di fondo.  Per questo il Presidente Obama cita, lui democratico, un’idea fondamentale di Abramo Lincoln, repubblicano: “Il governo dovrebbe fare per la gente quello che la gente non può fare meglio da sola, e niente più”. “Penso all’America possibile: un’America guida del mondo nell’educare il suo popolo, un America che attragga un nuova generazione di industrie high-tech, un futuro  in cui possiamo controllare le fonti di energia, in sicurezza e prosperità. Un’economia costruita per durare, dove il lavoro sia ricompensato, e la responsabilità premiata.”

Mi fermo su un punto del discorso particolarmente delicato, molto sentito in Italia , quello della redistribuzione del carico fiscale. Il Presidente osserva che ora,  a causa di trappole nel codice fiscale,  molti milionari pagano in tasse meno di milioni di famiglie della classe media. Warren Buffet paga meno della sua segretaria. La soluzione proposta è semplice, se si guadagna più di 1 milione l’anno, non si dovrebbe pagare meno del 30% in tasse, ed inoltre, come sostiene il repubblicano Tom Coburn, Washington dovrebbe smettere di sostenere i milionari…D’altra parte, se si guadagna meno di 250.000 dollari l’anno, come il 98% delle famiglie americane, le tasse non dovrebbero aumentare.

Nel frattempo i  Repubblicani combattono per la scelta dello sfidante del Presidente nel prossimo novembre: per ora le dispute sono centrate su rivalità interne fra sfidanti, emergono milioni di dollari nelle banche delle isole Caimane, evasioni fiscali, storielle più meno amene e quant’altro può riuscire a far emergere un uomo fra un gruppetto di quattro o cinque che lentamente si restringe.

Dal nostro punto di vista,  un pensiero grato va al Presidente Obama, da ora in poi sarà più difficile liquidare con la parola spauracchio comunista quelli che lamentano le crescenti e dannose differenze economiche fra ricchi e poveri e la  iniquità dell’eccessivo carico fiscale sulle classi medie, brillerà la rozza e volgare ignoranza di chi fa gesti di disprezzo per l’avversario. Seguitando a  sperare che anche in Italia emerga un vero talento politico capace di abbassare la temperatura della contesa fra poli opposti, e di diffondere modi più civili nella comunicazione politica a tutti i livelli.

emedoro@gmail.com

26 gennaio 2012.




LETTERA AL DIRETTORE A proposito di Martone e di sfigati

LETTERA AL DIRETTORE

A proposito di Martone e di sfigati

Il viceministro Martone provoca i fuori corso universitari: “Se a quell’età sei ancora all’università sei uno sfigato”. Ha ragione, eppure finisce alla gogna. Polemiche pretestuose da chi ha la coda di paglia sulla frase del viceministro al Lavoro, Michele Martone, secondo il quale un 28enne non ancora laureato è spesso «uno sfigato».

Ha ragione e lo dico io, Antonio Giangrande, uno che si è laureato a 36 anni. Sì, ma come?

A 31 anni avevo ancora la terza media. Capita a chi non ha la fortuna di nascere nella famiglia giusta.

A 32 anni mi diplomo ragioniere e perito commerciale presso una scuola pubblica, 5 anni in uno (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità), presentandomi da deriso privatista alla maturità assieme ai giovincelli.

A Milano presso l’Università Statale, lavorando di notte perché padre di due bimbi, affronto tutti gli esami in meno di 2 anni (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità), laureandomi in Giurisprudenza.

Un genio? No, uno sfigato. Sì, perché ho fatto sacrifici per nulla: fuori dall’università ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di lavorare.

Mio figlio Mirko a 25 anni ha due lauree ed è l’avvocato più giovane d’Italia (non gliene frega a nessuno dell’eccezionalità).

Primina a 5 anni; maturità commerciale pubblica al 4° anno e non al 5°, perché aveva in tutte le materie 10; 2 lauree nei termini; praticantato; abilitazione al primo anno di esame forense.

Un genio? No, uno sfigato. Sì, perché ha fatto sacrifici per nulla: fuori dall’università ti scontri con una cultura socio mafiosa che ti impedisce di lavorare.

Alla fine si è sfigati comunque, a prescindere se hai talento o dote, se sei predisposto o con intelligenza superiore alla media. Sfigati sempre, perché basta essere italiani nati in famiglie sbagliate.


Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE ONLUS

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