Giulianova. Per i “Giovedì in terrazza” a Palazzo Bindi l’11 luglio presentazione del libro “La Cucina Teramana. Dagli appunti di Rino Faranda” a cura di Claudio D’Archivio.

GIULIANOVA – Il prossimo 11 luglio, alle ore 21.30 sulla terrazza di Palazzo Bindi a Giulianova Alta (Corso Garibaldi, 14), verrà presentato il libro curato da Claudio D’Archivio “La Cucina Teramana. Dagli appunti di Rino Faranda” (casa editrice Ricerche&Redazioni).

Insieme con il curatore del volume interverranno lo storico e giornalista Sandro Galantini e la demoetnoantropologa Alessandra Gasparroni. Introduce il direttore tecnico-scientifico del Polo Museale Civico Sirio Maria Pomante.

 

Il volume, stampato su carta naturale avoriata di pregio e la cui illustrazione in copertina si deve a Fabrizio Lucchese, raccoglie, grazie all’attenta selezione operata da Claudio D’Archivio, 121 ricette della più antica tradizione gastronomica teramana provenienti dagli appunti di Rino Faranda (Messina 1922-Ortona 2002), filologo, docente di Latino e Greco nel Liceo classico “M. Delfico” di Teramo nonché saggista, traduttore, narratore e fine conoscitore dei piatti del territorio provinciale da egli considerati  un vero e proprio unicum culturale e culturale.

Viene così a proporsi, pagina dopo pagina e sulla scorta di ricette adunate con il rigore tipico del filologo per quanto nient’affatto scolastiche, un avvincente percorso in quello che lo stesso Faranda, con riferimento alla tradizione gastronomica del Teramano, definì un «bosco sacro di civiltà e tradizioni».

La presentazione dell’11 luglio apre ufficialmente il denso programma della rassegna “Giovedì in terrazza. Incontri di arte, storia e musica a Palazzo Bindi”, curata dalla direzione tecnico-scientifica del Polo Museale Civico ed inserita nel cartellone Giulia Eventi Estate 2019.




L’AQUILA. UNA SCRITTRICE IN MEZZO A NOI: MARIA ELENA CIALENTE di Giuseppe Lalli

  di Giuseppe Lalli

L’AQUILA – In un contesto storico in cui si ha l’impressione che la città dell’Aquila stia vivendo un particolare fermento culturale, una sorta di Rinascimento che lascia ben sperare sul futuro del capoluogo abruzzese, mi sembra doveroso segnalare un piccolo grande libro diMaria Elena Cialente, giovane scrittrice aquilana al suo primo romanzo, che giunge dopo un impegnativo saggio dedicato al fantastico nella letteratura italiana, uscito per i tipi  della casa editrice Solfanelli con il titolo “L’ALTRO E L’ASSENTE”.

Libro Shat Mat

Il romanzo di cui si parla, pubblicato circa un anno fa dalle Edizioni Tabula Fati, è stato presentato l’ultima volta all’Aquila il 24 maggio 2019 al Palazzetto dei Nobili e a Pescara il 7 giugno scorso, nell’ambito del Rosadonna, festival delle eccellenze femminili. Il racconto, che Maria Elena aveva scritto già prima del terremoto che dieci anni fa ha sconvolto il capoluogo abruzzese, ha il titolo accattivante di “SHAT MAT”, che in arabo significa “scacco matto’’. Protagonista principale – e “io” narrante – di questo libretto che ha tutte le caratteristiche di un piccolo moderno “romanzo di formazione”, come un tempo si sarebbe detto, è Raffaele, un ragazzo che, come molti di noi, era adolescente negli anni Sessanta e giovane negli anni Settanta. Ha respirato a pieni polmoni l’atmosfera del ‘68, e per tanti aspetti l’ha anche subìta. Ha fatto tutto il cursus honorum di quegli anni, e, ormai medico e sposato, sentendo di aver pagato il suo conto con la vita, decide di fissare sulla carta le sue esperienze giovanili, come se volesse scaricarsi di un peso.

Maria Elena Cialente

Si stenta a credere che a scrivere le memorie di un uomo nato negli anni Cinquanta sia una giovane donna dei nostri tempi. Bisogna conoscere l’autrice, una donna dall’aspetto fragile e raffinato, per rendersi conto dello sforzo che ha dovuto compiere per immedesimarsi nella psicologia di un personaggio assai diverso da lei, oltre che per il sesso, per il contesto storico, sociale e familiare in cui il protagonista del racconto si muove. Questi ragazzi nati negli anni cinquanta Maria Elena mostra di conoscerli molto bene: ne ha respirato l’aria nei racconti sentiti, fino ad assorbirla. È, questo, il segno di una partecipazione commossa alle vicende di un’epoca e di una generazione che non sono le sue, ma che avverte, quasi con invidia, come un bivio di destini individuali e collettivi: un filo della memoria a lungo coltivata, interrotto dalla sciagura del terremoto, e poi ripreso, ad alimentare forse una nuova speranza.

Per molti coetanei del protagonista (sono anch’io tra questi) che leggeranno il piccolo romanzo di Maria Elena potrebbe valere il famoso detto De te fabula narratur. Del resto, per ogni racconto che si rispetti si può dire De te fabula narratur. Il racconto si apre con la descrizione delle vicende di un gruppetto di bambini di cui fa parte Raffaele: una piccola gang che ruba oggetti (manicotti di bombole del gas, fili di rame) dalle case abbandonate del centro storico aquilano, ma anche oggetti sacri dalle sacrestie delle vecchie chiese, per poi rivenderli ad una vecchia del quartiere in cambio di qualche spicciolo. Si respira a tratti, in queste righe, l’atmosfera di certi romanzi veristi del secondo dopoguerra, nonché di certe scene pasoliniane di “Ragazzi di vita”. Una volta giovane, studente di medicina, Raffaele entra nel tunnel della droga: dapprima erba, poi eroina.

Altro personaggio del racconto è il nonno materno, Roberto, un anziano medico in pensione con il quale Raffaele coltiva un rapporto affettuoso e complice, ma che presenta la stessa fragilità del nipote e che quindi non può essergli di grande aiuto. L’aiuto lo troverà invece in altre persone, prima fra tutte il professor Alberini, originale figura di matematico e anarchico cristiano, conosciuto al circolo, con il quale intreccerà interessanti discorsi filosofici nel corso di interminabili partite a scacchi. C’è nel libro, insieme ad una tensione filosofico-esistenziale, una componente fortemente pedagogica. Raffaele, a un certo punto, dice: «I miei genitori erano anche troppo presi dai loro litigi per accorgersi delle mie fughe. Lo avevo fatto anche da bambino quando, spaventato dalle loro grida e dai piatti che mia madre fracassava a terra, uscivo dal retro per raggiungere la porta del nonno».

Quante famiglie – ci viene da pensare – ci sono state e ci sono come quella di Raffaele…quanti genitori assenti, anche quando sono presenti. «La famiglia è finita», ci ripetono i tanti profeti del nulla che sentenziano ogni giorno nei mass-media. La famiglia la stiamo facendo finire noi ogni giorno, si può ragionevolmente ribattere. Raffaele, che riuscirà ad uscire dal tunnel della droga, finirà per dare un senso alla vita facendo scacco matto (Shah mat, appunto, “scacco matto” in arabo) non contro il professor Alberini, il suo perenne avversario agli scacchi, che in fondo è, come si direbbe in termini freudiani, il suo “super io”, ma contro se stesso, o meglio contro il lato opaco del suo “io”. Raffaele – sembra dirci l’autrice del romanzo – ha il merito di averci provato, e alla fine si è riscattato, mentre si ha l’impressione che oggi molti giovani, purtroppo, nemmeno ci provano. È questo uno dei messaggi che Maria Elena ci insinua.

Sembra proprio che la scrittrice, dando una identità a ciò che ha respirato nell’aria, abbia voluto calarsi nella parte di un protagonista di quegli anni, Raffaele, che alla fine riesce a dare un senso al suo disagio, mentre ogni giorno, anche a scuola, la professoressa Cialente forse tocca con mano un disagio che pare non avere molto senso. Sotto questo aspetto, il libro si presenta come una lettura non canonica e demistificante di quel sessantotto di cui l’anno scorso si sono celebrati i cinquant’anni, se per demistificante si intende, al di là delle indubbie conquiste democratiche di quella stagione, il tentativo di gettare una luce sugli aspetti opachi del mito sessantottino. Tutto ciò a partire da quella filosofia libertaria (ma si potrebbe dire libertina e, come sul dirsi, «buonista») che ha fornito molti alibi, e che si riassume nella frase «Vietato vietare»: quella cultura che ha riportato in auge la pedagogia di Jean Jacques Rousseau (1712-1778) e l’idea che tutti i mali ci vengono dalla società; quella cultura che spesso ha distrutto senza costruire, e che a lungo andare ha prodotto teste vuote, culto delle apparenze, un desolante conformismo spesso contrabbandato per anticonformismo ; ma, anche, paradossalmente, competitività sfrenata, e ricerca del piacere e della trasgressione  scambiata per libertà.

Sotto questo aspetto, l’autrice di questo piccolo romanzo sembra invitarci ad un serio, profondo, coraggioso esame di coscienza. Aspetto non secondario del racconto è la lingua, una lingua che Maria Elena, letterata, padroneggia in ogni riga, e che sa coniugare con un uso sapiente dello stesso parlato dialettale, presente a volte anche nella struttura sintattica della frase. Per finire, una piccola annotazione storico-filosofica (questo della Cialente è anche un piccolo romanzo filosofico, come si accennava), che mi viene suggerita da una frase che si legge nelle prime pagine. Al professor Alberini che gli parla di Ipazia, una giovane filosofa neoplatonica del quarto secolo massacrata da una folla di cristiani fanatizzati dai loro capi, quei cristiani usciti da poco dalle persecuzioni, Raffaele risponde: «…E’ proprio vero, professo’: quando la fortuna cambia corso, i vecchi martiri diventano gli aguzzini di turno».

Una grande intellettuale francese del secolo scorso, Simone Weil (1909-1943), all’indomani di quella tragedia europea che fu la guerra civile spagnola, nella quale lei, come tanti intellettuali francesi, aveva partecipato militando nel fronte repubblicano, dalla parte dei “rossi”, in quella che aveva ritenuto essere la parte giusta, ebbe un rapporto epistolare con lo scrittore Georges Bernanos (1888-1948), che aveva invece combattuto dall’altra parte, cioè sul fronte dei franchisti vincitori, e che in un saggio-romanzo (“I grandi cimiteri sotto la luna”) aveva denunciato, da cristiano onesto quale era, le crudeltà compiute dalla sua fazione. Simone Weil, che aveva letto il libro, si complimentava con Bernanos, e a sua volta rievocava il disgusto che a lei aveva suscitato l’ebbrezza del sangue di tanti suoi compagni che a sera si complimentavano a vicenda per il numero dei preti uccisi. Ebbene, questa grande pensatrice diceva di aver visto in azione una ferocia umana che andava ben al di là delle ragioni dell’appartenenza politica, e concludeva la lettera con queste esemplari parole: «Bisogna essere sempre disposti a cambiare di campo, per inseguire la giustizia, questa eterna fuggitiva dai campi della vittoria». Maria Elena, novella Simone Weil, alla fine del suo denso racconto, ci propone una soluzione abbastanza simile. A questo proposito, vale la pena di riportare le ultime battute del colloquio tra il professor Alberini e Raffaele ormai pronto per la sua nuova vita.

«Non è mica un contratto la vita, Raffae’…non dobbiamo dimenticare di versare l’obolo fondamentale che dà senso a tutto.»

«Sarebbe, professo’?»

«L’amore, Raffae’…L’ha detto pure Cristo, no?», risponde Alberini, e precisa: «Cristo ci ha detto che noi siamo tutti uguali, sì, ma come figli di Dio, e l’anarchismo che siamo tutti uguali nei diritti. Ma non è vero che siamo tutti uguali. Se così fosse ci capiremmo all’istante. Invece…E poi le possibilità non so’ le stesse, c’è poco da fa’, né per il talenti…né per i natali…né per le condizioni economiche…»

«Ma che rimedio abbiamo a tutto questo?», chiede infine Raffaele.

E la risposta del professore non si fa attendere: è la stessa, si deve presumere, di quella di Maria Elena, ed è il vero filo rosso di tutto il piccolo grande romanzo:

«L’amore. Solo chi ha il coraggio d’amare, Raffae’, sopravvive».

Il rimedio suggerito è una di quelle medicine che scarseggiano sul mercato dei rapporti sociali, dove invece abbondano – ne facciamo esperienza ogni giorno – l’orgoglio e l’invidia: la caligine che sempre rimane quando gli eroici furori ideologici sono evaporati. Si ha l’impressione che l’utopia rivoluzionaria che l’ex sessantottino Raffaele finisce per fare propria è quella linea sull’orizzonte dove la terra e il cielo sembrano toccarsi… Una vera scrittrice è in mezzo a noi: Maria Elena Cialente.




La Consulta degli Eventi: presentazione del libro autobiografico di Sonia Marziani

GIULIANOVA – Domenica 30 giugno nella sala Congressi del palazzo Kursaal di Giulianova, la Consulta degli Eventi ha realizzato la presentazione del libro autobiografico di Sonia Marziani “Ho fatto a pugni con Mr. Hodgkin”, la quale ha vinto la battaglia per la vita sul linfoma, con

presentazione libro sonia marziani (2)

un’inedita ma emozionante introduzione curata dal duo I Maelisando,  creando una suggestiva atmosfera leggendo brevi passi del libro intercalate da canzoni contestualizzate al tema della lotta sulla malattia. L’evento si è realizzato grazie alla collaborazione delle associazioni iscritte alla Consulta: Il Cme Nuovi Accordi di Armando Ianni, il GAL (Gruppo Linfoma Abruzzo), Lympha Perennis di Francesca Marano. L’evento è iniziato con l’augurio della vice Sindaco Lidia Albani intervenuta per un saluto dell’amministrazione comunale. La presidente Elisa Concetto e il vice presidente Luigi Chiodi della Consulta, hanno espresso la volontà di promuovere con future iniziative delle associazioni il messaggio del GAL, costituito da ex malati di linfoma e che si occupa di sostenere e guidare tutte.. quelle persone che si ritrovano ad affrontare un percorso di sofferenza e paura a causa della malattia. L’evento è stato magistralmente guidato dalla attenta e sensibile giornalista Evelina Frisa la quale ha intervistato il dottore Francesco Angrilli, ematologo, che ha curato l’autrice, il responsabile del Centro diagnosi e terapia linfoma dell’Ospedale Santo Spirito di Pescara,  ha sottolineato l’importanza che la conoscenza del GAL possa sia una preziosa risorsa, ed il presidente del GAL Antonio Cetrano.




Giulianova. La “nostra” Cristina Mosca in tour con i suoi libri

Luglio in booktour

Questo mese viaggio un po’ per l’Abruzzo in più vesti: come autrice di “Con la pelle ascolto” (Ianieri Edizioni 2018); come cameo in “Ero gracile – la rivincita della B12” di Dom Serafini (Artemia 2019); e come co-autrice nelle antologie “Abruzzesi per sempre” (Edizioni della sera 2019, a cura di Roberto Alfatti Appetiti) e “L’ammidia” (Tabula Fati 2019, a cura di David Ferrante). Alcune anticipazioni: sarò a Campli, a Chieti e a Città Sant’Angelo le sere del 13, 17 e 23 luglio per “Con la pelle ascolto”; a Giulianova e a Chieti il 14 e il 19 con Dom Serafini; a Penne il 20 con “L’ammidia”.

A MONTESILVANO.
Giovedì 4 luglio alle 18.30
 affianco Licio Di Biase nella presentazione del suo libro-intervista a Enrico Vaime “Il mio Flaiano. Un satiro malinconico” (Aliberti 2018) nella “Giunti al punto”di Montesilvano, dentro Porto Allegro. Vi aspettiamo!
A MOSCUFO.
Giovedì 4 luglio alle 21.00 ho anche l’onore di leggere alcuni versi contenuti nel libro che la poetessa Alessandra Angeluccipresenta presso “Il frantoio delle idee” a Moscufo, introdotta dal sindaco uscente Alberico Ambrosini.
A PESCARA.
Lunedì 8 luglio alle 18.00 presto la mia voce a Enrico Vaime ed Ennio Flaiano per il quarto appuntamento della rassegna “Oh per la Majelle, quande cose te Pescare”, organizzata all’Aurum di Pescara dall’associazione culturalePescaratutela.



Castellalto. Tutto pronto per la 2° edizione di Abruzzo Book Festival, unica giornata il 30 giugno




San Benedetto del Tronto. Manuela Taffi reduce dal Salone del Libro di Torino al Caffè Letterario

E’ un libro che apre spiragli e possibilità di fronteggiamento del fenomeno sociale, IO SOLO di Manuela Taffi, presentato all’interno dell’Incontro Monotematico sulla complessa problematica del Bullismo il 16 Giugno 2019 a SAN BENEDETTO DEL TRONTO al CAFFE’ LETTERARIO presso il CAFFE’ FLORIAN sotto la Direzione Artistica del Prof. Antonio Lera (Medico e Scrittore, Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso L’Università de L’Aquila, Presidente dell’Associazione Agape Caffè Letterari d’Italia e d’Europa e Presidente del Rotary Club Teramo Est).  Sono emersi aspetti molto interessanti dal Dibattito cui hanno partecipato Gabriele Gaudieri (Pedagogista), che si e’ soffermato ad analizzare le poliedriche facce del fenomeno, soffermandosi ad analizzare le varie tipologie di bullo:da quello, prevalentemente di sesso maschile, più forte dei suoi coetanei, che si impone su di loro con estrema aggressività, incitandone, spesso alcuni di loro ad emularlo. Ha proseguito il Prof. GAUDIERI, “Alcuni bulli, evidenziano scarsa autostima ed una forte autoefficacia che permette loro di ottenere una considerevole leadership, hanno un basso livello di empatia ed un forte desiderio di avere <tutto è subito>. Secondo alcune teorie una piccola parte, peraltro non statisticamente rilevante, sarebbe affetta da un deficit socio-cognitivo, come causa della condotta aggressiva; più vera si dimostra, al contrario, da parte del bullo, una spiccata comprensione del pensiero dell’altro con elevata conoscenza sociale, che volutamente e coscientemente vengono utilizzate per nuocere altri, provando un sadico piacere”. Manuela Taffi reduce dal Salone del Libro di Torino, dove il 6 Giugno è stata Ospite della Regione Marche, Assessorato alla Cultura, ha illustrato quindi il suo lavoro letterario dibattendo assieme agli esperti presenti al Caffè Letterario le problematiche inerenti il Bullismo, contenute nel suo libro che sarà presentato ancora il 20 Giugno nell’ambito del progetto “LibriFuoriteca” del Consiglio Regionale Regione Marche in Ancona a Palazzo delle Marche; difatti la Scrittrice e Sociologa Franca Maroni ha sottolineato la questione sociale e come la Famiglia sia importante come fattore protettivo, mentre Franca Berardi, Scrittrice ed Insegnante ha approfondito circa il ruolo scolastico assai rilevante in termini di definizione del fenomeno dilagante; infine la Psicologa Mizar Specchio ha tracciato le conclusioni del dibattito affermando di come sia possibile fronteggiare tale manifestazione psicosociale, prevenire ed aiutare oltre alle vittime di bullismo anche chi si trova ad essere nella scomoda e pericolosa condizione di Bullo. Come precisa infatti il Prof. Gaudieri “Il bullo proviene spesso da contesti familiari, in cui prevale l’ostilità, una certa violenza verbale, in cui il proprio figlio non viene pienamente accettato ed anzi è costretto a sottostare ad un’educazione autoritaria che comprime il <sentimento dell’io>. Alcuni atti di bullismo, quali si manifestano in contesti di degrado periferico, alle origini delle gangs giovanili, sono da considerarsi proattivi, ossia vengono posti in essere azioni violente fini a se stesse, imponendo un forte dominio psico-fisico sulle vittime, non disgiunto da comportamenti coercitivi, accompagnati da <riti tribali> e dalla <vida loca>.”



San Benedetto del Tronto. Save the Date IO SOLO di Manuela Taffi – Lo Spettro del Bullismo ai giorni d’oggi Domenica 16 Giugno 2019 –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Grande Evento al CAFFE’ LETTERARIO presso il CAFFE’ FLORIAN curato dal Prof. Antonio Lera (Medico e Scrittore, Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso L’Università de L’Aquila, Presidente dell’Associazione Agape Caffè Letterari d’Italia e d’Europa e Presidente in carica del Rotary Club Teramo Est)  alla presenza del Sindaco Pasqualino Piunti e dell’Assessore alla Cultura Annalisa Ruggieri (particolarmente sensibili alla cultura) che saluteranno la Scrittrice Manuela Taffi autrice del libro IO SOLO che affronta il delicato tema del Bullismo nel periodo adolescenziale.
Nicolas è un adolescente che si trova alle prese con bulli e arroganti.
Il protagonista mette nero su bianco tutti i suoi pensieri finché riuscirà a capire e soprattutto a mettere in pratica gli elementi fondamentali: parlare e reagire.
Non solo, imparerà a fidarsi proprio di tutti quelli che prima riteneva non adatti o da evitare.
Un racconto che appassiona proprio per la semplicità e scorrevolezza di dialogo, narrato tutto d’un fiato, direttamente dalla voce dell’interessato. Un insegnamento prezioso per adolescenti e genitori.
“La forza dell’unione e dell’amicizia sarà sempre l’unica a prevalere, così come quella dell’ascolto e del dialogo, tra amici come con gli adulti”.
Dialogheranno con l’Autrice: Miriam Pasquali (Poetessa e Pittrice), Franca Maroni (Critico Letterario e Poetessa), Franca Berardi (Scrittrice), Gabriele Partemi (Pittore), Pirò (Pittore).
Saranno presenti Psicologi e Psicoterapeuti che dibatteranno sul periodo dell’età evolutiva.



Garrufo di Sant’Omero. XIV EDIZIONE PREMIO SGATTONI RACCONTO BREVE 2019 al giuliese Menotti Sergio Di Diodoro

 

 

Menotti Sergio Di Diodoro si è aggiudicato la XIV edizione del premio racconto breve, intitolato all’intellettuale teramano Giammario Sgattoni, e promosso dalla Pro Loco di Garrufo di Sant’Omero. Il giornalista giuliese, già vincitore nel 2012, ha partecipato con il racconto Viaggio verso un giorno di aprile. Vince un soggiorno per due persone, per due notti, a Castelli (Te), patria della ceramica, tra i borghi più belli d’Italia, presso l’Hotel Art’é dove avrà, inoltre, la possibilità di dipingere, a tema libero, due piatti in ceramica, all’interno dello stesso Hotel-Laboratorio, seguito dai Maestri Nino e Giantommaso Di Simone.

Menotti Sergio Di Diodoro

La giuria composta dal giornalista Rai Antimo Amore (presidente), Eliodoro Di Battista (segretario), Amadio Galiffa, Davide Lucantoni, Franca De Santis, Giovanna Frastalli e Maria Colella, ha assegnato il secondo premio a Ivana Barbara Torto, di Bucchianico, in provincia di Chieti, per il racconto Una favola degli anni Settanta a Sant’Omero. Vince un soggiorno per due persone, a Campli (Te), località di pregevoli architetture artistiche e religiose. Fin dal 1964, ogni ultimo fine settimana del mese di agosto, si tiene la “Sagra della porchetta italica”, la prima sagra d’Abruzzo e una delle prime organizzate in Italia. La cittadina è stata inclusa, nel 2018, nel club dei Borghi più belli d’Italia.

Il terzo premio è andato a Davide Maceroni, di Avezzano (Aq), per il racconto Una valigia di carta. Vince un soggiorno per due persone a Controguerra (Te), Città del vino e Città dell’olio. A Controguerra è da sempre viva la tradizione vitivinicola. Oggi il suo territorio è costellato di ben nove aziende agricole la cui produzione è principalmente a carattere enologico. Nel 1996 è nata la denominazione Controguerra DOC.

La giuria ha assegnato altri due riconoscimenti: il Premio speciale al miglior Autore giovane, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, a Eliana Giraudo, di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo; e il Premio speciale al miglior Autore giovane, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, a Beatrice Saccomandi, di Notaresco (Te). La prima vince un soggiorno per due persone nelle campagne di Campli, con la possibilità di trascorrere una giornata in uno stabilimento della costa teramana, pranzo incluso. Mentre alla collega più giovane, va una “Valigia di libri”, pubblicati da editori abruzzesi.

La cerimonia di premiazione si svolgerà a Garrufo di Sant’Omero, la sera del 2 agosto prossimo.




Giulianova. Alternanza Scuola Lavoro al Curie: progetto di editoria

Al Liceo Statale “M. Curie” di Giulianova i libri non solo si leggono e si studiano ma si producono. Infatti la classe 3G Linguistico, nell’ambito del percorso di alternanza Scuola-Lavoro, ha realizzato il volume “El Auto de Los Reyes Magos”, traducendo un’opera letteraria spagnola per la prima volta in italiano, supportati dai docenti del Consiglio di Classe e in particolar modo dalla prof.ssa Maria Ciprietti e il prof. Andrea Centinaro. Questa traduzione è parte integrante del più ampio progetto riguardante l’Alternanza Scuola-Lavoro e che, per questa classe, ha previsto l’edizione inedita di un testo teatrale. Ogni componente della classe ha partecipato secondo un proprio profilo professionale: redazione, grafica, testi e creazione di un blog e di un profilo Instagram. Grazie, poi, alla collaborazione con la tipografia “Nova Cartotecnica Roberto s.r.l.”, situata nella Zona Artigianale di Ripoli a Mosciano Sant’Angelo (TE), è stato possibile trasformare il lavoro in un prodotto editoriale pensato anche per una didattica inclusiva, in quanto a tecniche di stampa e contenuti multimediali.




Alessandra Angelucci a Roseto con la “Pazienza dei melograni”

Giovedì 13 giugno, alle ore 21, nella Libreria “La Cura” di Roseto degli Abruzzi, Alessandra Angelucci presenta “La pazienza dei melograni”, la sua terza pubblicazione in ambito poetico, edita da Controluna Edizioni, diretta dal poeta contemporaneo Michele Caccamo.

Alessandra Angelucci

L’appuntamento rappresenta un’occasione piacevole in una cornice ideale per parlare di poesia insieme al giornalista e scrittoreLuca Maggitti, che presenterà l’autrice e dialogherà con lei al fine di scoprire cosa abbia mosso questa volta Alessandra a parlare di amore, menzogna, denuncia, capacità di perdono. La presentazione sarà arricchita dalle letture ad alta voce a cura del circolo LaAV.

Alessandra Angelucci

 

La pazienza dei melograni (68 liriche) è un libro che affronta in maniera diretta la durezza dell’esistenza, una esperienza matura per Alessandra Angelucci, che negli anni si è fatta apprezzare nel mondo artistico come critico d’arte, scrivendo per Exibart, quotidiani e riviste di settore, riconoscendo però nel verso poetico il tessuto privilegiato attraverso cui comunicare il suo sentire.

In questo libro, l’autrice auspica un tempo nuovo, fatto di pazienza e cura nella scelta. Sembra fuggire la voracità del contemporaneo che tutto ingloba, il suo sguardo sul mondo si affaccia delicato e allo stesso tempo severo. Non c’è più spazio per la menzogna e la falsità, per l’ipocrisia che lima i coltelli della «trincea dei peccati». Un animo, quello dell’autrice, che si interroga sulla durezza dell’esistenza – «Come te lo dico che la vita è un soffio» – per aprire poi una riflessione senza filtri su ciò che l’uomo ricerca: «Qual è la vera portata della libertà?/Potremmo chiederlo alle gazze sul crinale/ delle tentazioni e aprire anche noi le ali/ per vedere poi fino a quanto dura». Uno scavo che continua fra le ombre dell’esistenza, che denuncia «il buio»che «i ragazzi conoscono presto» perché «non si denuncia più il lerciume che qualcuno ha prodotto». E allora di cosa abbiamo bisogno? Quale soluzione per riappropriarci di quella serenità che l’autrice ritrova fra lo «spiluccare dei melograni»? Probabilmente, bisogna soffermarsi fra le sillabe della lirica che accarezza la purezza dei bambini, parte importante della vita dell’autrice: «Comincia tutto da qui/ dall’ultimo gradino aperto sul paradiso/ quando spingersi in avanti somiglia/ alla danza delle altalene/ La rincorsa la insegnano i bambini/ poco prima dei tuffi/ poco dopo lo spavento[…]».

 

Un’opera, quella di Alessandra, in cui si afferma una distanza rispetto agli scritti precedenti, un tessuto nuovo, fatto di impegno sociale e civile, in cui le parole dei versi si accompagnano alle azioni concrete mosse da Alessandra nella vita di tutti i giorni come docente e come collaboratrice del Premio Nazionale Paolo Borsellino, nella difesa dei valori della legalità.

 

 

Il libro è già acquistabile on line su Amazon, IBS, Libreria Universitaria, LaFeltrinelli, Megastore Mondadori.

 

@BIOGRAFIA

Alessandra Angelucci (Giulianova, 1978) è docente di Lettere e giornalista. Scrive di arte contemporanea per «Exibart» ed è direttore della collana “Fili d’erba” (Di Felice Ed.). Ha collaborato con riviste nazionali e con il quotidiano della provincia di Teramo «La Città» (in uscita con «Il Resto del Carlino»); ha condotto programmi culturali televisivi e radiofonici (Colazione da Alessandra per Radio G) e curato mostre sia in Italia che all’estero. Attivo è il suo impegno con il Premio Nazionale Paolo Borsellino per la divulgazione della Cultura della Legalità.

La pazienza dei melograni è la sua quinta pubblicazione.