Nereto. Presentazione del libro “Come la sigaretta” di Mario Rasicci (Di Felice Edizioni)

 

 

 

Venerdì 6 aprile a1le 18.30 a Nereto (Sala Allende) sarà presentato il libro “Come la sigaretta. Pensieri, poesie e qualche utopia” (Di Felice Edizioni) di Mario Rasicci (Nereto 1936 – 1999). Contadino, figlio di contadini, è ricordato soprattutto per la passione politica che lo animava, per i suoi valori e la solidarietà umana. Ha lasciato un pugno di poesie e un diario di viaggio negli Stati Uniti degli anni Settanta, come alla ricerca delle proprie radici in quei parenti emigrati, uniti in una comune nostalgia per la terra delle origini, l’Abruzzo. Un testo, il diario, che risente del clima sociale che si respirava in quell’epoca in tutto l’Occidente, in un’America stravolta dai conflitti sociali e razziali e in un’Italia lacerata dalle lotte politiche. In complesso pagine condite di valori politici socialisti, molto idealiste, un po’ utopiche, sostanzialmente poetiche.

All’incontro, che ha il patrocinio del Comune di Nereto, interverranno Tito Rubini che ha scritto la prefazione al libro, Luciana Rasicci che ha curato l’edizione, l’editrice Valeria Di Felice. Le letture saranno a cura di Vinicio Ciafrè, Gaetano Polidori e Adele Rasicci.

Dalla prefazione di Tito Rubini: «Alcuni giovani neretesi furono molto attenti al Sessantotto e fondarono il circolo culturale “Gaetano Salvemini”, riproponendo un’azione di sinistra che il paese aveva perso dopo anni di schiacciamento da parte di organismi politici onnipresenti in tutti i settori della vita cittadina. Tra questi giovani emergeva un certo Mario Rasicci, autodidatta, creativo, dignitoso nel contegno, orgoglioso delle sue radici contadine. Di lui ricordo soprattutto la spontaneità, la passione e la tenerezza nell’affrontare i temi istituzionali che sapeva ben argomentare. Era un utopista come può esserlo solo chi crede fermamente in un’idea senza sapere quanto, quando e come essa si trasformi in realtà. Credo che la vera utopia sia quella di avere un’utopia: e Mario incarnava tutto questo.»




Mi prende d’amore una forma di Nadia Alberici: i consueti verdi su per salite strane

 

Quel che dissi/ era un albero alto e diritto/ Beveva l’acqua dal canale/ e l’acqua si faceva forma/ e corteccia dura di tempo/ Raccoglieva visioni dall’azzurro/ e cuciva l’aria con disegni ritorti/ E dissi/ l’albero cresciuto materia/ era quel me/ che sarei divenuta/ se fossi cresciuta sola sotto la luna/ […]” ‒ “Quel che dissi”

In una dimensione senza tempo, l’Io si individua in albero, nella materia in cui avrebbe potuto esprimere ciò che l’acqua rievocava. L’Io sibila i versi tra la folla per coloro che prestano attenzione al valore delle parole, simboli raccolti nell’azzurro, nel cielo.

“Mi prende d’amore una forma” è la seconda raccolta poetica di Nadia Alberici, edita nel 2018 in coedizione tra Negretto Editore e Gilgamesh Edizioni. La prima silloge, “Terre incolte” è stata pubblicata nel 2015 da Gilgamesh Edizioni.

Claudio Borghi, insegnante di matematica e fisica, firma la presentazione della raccolta e Silvano Negretto cura, in chiusura, la nota dell’editore.

La fusione con la natura, desiderata e desiderante, che ispiravan gran parte delle poesie di “Terre incolte”, pare molto attutita, quasi messa tra parentesi; si percepisce un continuo, teso scambio di sensazioni e pensieri tra il centro vivente e la realtà che lo circonda e ne minaccia il corpo, lo confina nel cerchio, pulsante tra sogno e coscienza, desiderio e paura, dell’esistenza.” ‒ Claudio Borghi

Il sentire che genera pensiero in corrispondenza al centro interno ed alla realtà che si percepisce e che si crea. La minaccia del corpo, la manifestazione materiale. Il discorrere interiore che pone limiti all’evoluzione dell’imago che, necessariamente, orienta le percezioni dello stesso. È l’Io che, in viaggio, percepisce Anima come soffio che s’accende quando è riconosciuta.

Corpo morto corpo fermo corpo vacuo/ corpo denso corpo intenso/ cuoce l’anima fresca/ come una goccia di vento/ Io la sento che c’è e non c’è/ che s’inebria di me// […] e quella foce di fiume loquace/ che corre davanti alle braccia e segue la traccia/ stringendo la terra/ Emersa.” ‒ “Corpo morto corpo fermo corpo vacuo”

Nadia Alberici, nelle sue liriche, esercita la volontà di esplorare l’istante, di sciogliersi in frammenti disperdendo la coscienza in parole ‒ simili a capelli attorcigliati ‒ che sgorgano da una sorgente generando connessioni nuove ed autentiche.

L’Io indaga sullo scorrere e correre della vita, ogni domanda è ricerca dell’amica ‒ Anima ‒ che “congiunta e inseparabile” osserva e canta. Ogni domanda è elevarsi dalla “distanza abissale” per vestire la brezza dell’imitarne il canto, come una cascata “di miele disciolto/ che chiama una memoria”.

Le parole non bastano mai, anche se aiutano, per rispondere ai nostri dubbi; e il dubbio non è mai sofferenza, è presa d’atto cosciente della misteriosa bellezza della Materia o Natura vivente di cui Nadia si sente parte. L’anima, anche quando appare sconvolta dalle emozioni, anche quando rischia di “perdere il senso”, trova stabilità nella “terra inerte”, nella natura stabilmente viva, nella quale con meraviglia siamo immersi.” ‒ Silvano Negretto

“Mi prende d’amore una forma” è una sequenza di colori nella quale rigoglia il verde– emblema della Natura ‒. In ben undici liriche, infatti, siamo trasportati in questa figurazione: “il vento/ il verde”, “e gli odori dei passaggi sul verde prato”, “anime molto/ folte/ verdi e scure”, “le pagine verdi”, “sono viaggi di ritorno/ in ranghi desueti/ nei consueti verdi”, “e verdi fiordi dei boschi”, “s’interroga con i segni dell’erba”, “quasi un’erba infestante”, “di erba e capelli”, “col vento e nell’erba alta”, “i colori di erba”.

I consueti verdi, le anime verdi, il vento verde. Quasi a dir che l’evadere dell’Io dal corpo sia un rientrare nello status consueto di Natura nel quale si raccoglievano “fiati di animali e generi umani” e, di alberi. È uno “svanire nell’Universo” “nelle albe ancora piene della notte”, è la determinazione dell’incontro con l’altro che abita nel corpo da quando si ha reminiscenza.

Ed in questa condizione d’astrazione la poesia diviene anamnesi, rievocazione, ricordo.

Ogni volta con lei diverrò marea/ abbandonandomi/ a quell’entrare discreto e inondante/ nelle gole mie infinite./ Ci unisce un filo ininterrotto di memoria/ Un filamento elastico di saliva/ che srotola piano dall’incavo profondo/ dei miei occhi senza/ che fonema gorgogli e si congiunga/ […]” ‒ “Ogni volta con lei diverrò marea”

“Un filo ininterrotto di memoria” che Nadia Alberici insegue, evadendo dalla percezione sensoriale del mondo materiale, per avanzare “su per salite strane” in cui la sensazione non avviene tramite i sensi ma attraverso la volontà di contemplazione.

La meta ‒ se così possiamo nominare lo scopo del tendere dell’Io attraverso l’atto del moto spirituale in unione con la Mente Creativa ‒ è l’Armonia.

[…] La mia ombra là appariva e spariva come se fosse un niente/ trasparente/ Transitare in un paesaggio che è sensazione/ e indossare l’armonia vivente/ fino alla sua eclisse/ Ti dico che era così prima che il giorno mi prendesse.” ‒ “E se ti dico che il mare era un velo di sfumature liquide”

 

Written by Alessia Mocci

Ufficio Stampa Negretto Editore

 

Info

Sito Negretto Editore

http://www.negrettoeditore.it/

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Sito Odori Suoni Colori

http://www.odorisuonicolori.it/

 

Fonte

http://oubliettemagazine.com/2018/03/26/mi-prende-damore-una-forma-di-nadia-alberici-i-consueti-verdi-su-per-salite-strane/

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Cordiali saluti Alessia Mocci http://oubliettemagazine.com/




Editoria. Daniele Cavicchia viene proposto al Premio Strega

 

Per la settantaduesima edizione del Premio Strega, una delle tradizioni letterarie e culturali più importanti d’Europa, è stato proposto al Comitato direttivo da parte di Francesca Pansa l’ultimo libro di racconti dello scrittore abruzzese Daniele Cavicchia, “Zeta l’ultima della fila”, pubblicato dalla casa editrice Di Felice Edizioni, anch’essa abruzzese.

Questa la nota critica dell’opera di Cavicchia a cura di Francesca Pansa: «Il libro che presento agli Amici della domenica è Zeta l’ultima della fila (Di Felice edizioni), il secondo di racconti onirico – visionari di Daniele Cavicchia, finora conosciuto come poeta. Sedici storie, un po’ misteriose, un po’ allusive, sul limite del possibile di ciò che è, e potrebbe non essere. Ognuna sembra coprire lo spazio aperto, indeciso, fluttuante dalle altre. Pensieri, incontri, schegge di biografie, luoghi, paesaggi, occasioni, fantasie, con il dubbio borgesiano che l’esistenza non possa essere altro che un sogno sognato da altri, la cui logica è incomprensibile. «Ma le parole sono di chi scrive. Le parole sono di chi le detta e tu sei la matita», dice uno dei disorientati e sballottati io di questi sedici racconti. Nessuna matita può scrivere la compiutezza del suo destino, inseguire la sua continua confusa interrogazione, la ricerca di una qualsiasi verità. La sensazione di incompiutezza di figure così evanescenti, automi impazziti dentro il proprio minimo spazio di sapienza, coscienza, scienza, Cavicchia riesce a trasmetterla al lettore con il ritmo ipnotico e ansante della scrittura, alternando il pieno e il vuoto di ogni storia.»

L’editrice Valeria Di Felice: «È un’immensa soddisfazione sapere che il libro di Daniele Cavicchia, scrittore e poeta che ho sempre stimato, sia stato proposto allo Strega da Francesca Pansa alla quale va tutta la mia gratitudine. L’aver scelto un libro di una casa editrice indipendente e di “nicchia” come la Di Felice Edizioni è un grande stimolo a continuare nella strada intrapresa e a guardare con più entusiasmo e più fiducia al futuro. Voglio condividere questa gioia con l’autore Cavicchia che non finirò mai di ringraziare per avermi dato la possibilità di pubblicare i suoi sedici racconti, un dono per chi ama immergersi con disinvoltura tra le lande reali e surreali di una scrittura che non lascia indifferenti.»

La scheda può essere visionata direttamente sul sito del premio Strega: https://www.premiostrega.it/zeta-lultima-della-fila/

Il libro di racconti “Zeta l’ultima della fila” di Daniele Cavicchia fa parte della Collana Zeta, diretta da Daniele Cavicchia e Maria Grazia Di Biagio e pubblicata per la Di Felice Edizioni.

 

DANIELE CAVICCHIA è nato a Montesilvano (PE), dove risiede.

Fra le sue pubblicazioni di poesia ricordiamo Il custode distratto (2002), La malinconia delle balene (2004), Dal libro di Micol (2008), La signora dell’acqua (2011), La solitudine del fuoco (2016).

Per la narrativa: Celeste (2003), La matita (2014).

Tra i vari premi ricevuti segnaliamo: Tagliacozzo, Camaiore, Rhegium Julii, Carispaq – L. Bonanni per la poesia; premio Teramo – M. Pomilio per la narrativa.

Ha collaborato con «il Messaggero» e «L’informatore librario» e ha diretto due riviste.

È segretario organizzatore del premio di saggistica “Città delle Rose”, già premio Città di Montesilvano. Ha curato il premio Ovidio e il festival “Moto perpetuo” di Pescocostanzo.

Sue poesie sono tradotte in ebraico, giapponese, inglese, russo, tedesco e ungherese.

 




TOSSICIA. PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI RICERCHE&REDAZIONI SULL’ARTISTA NAIF ANNUNZIATA SCIPIONE

 

Sabato 24 marzo, alle ore 16:30, presso la Sede della Comunità Montana del Gran Sasso in Contrada Piana dell’Addolorata a Tossicia, si terrà l’attesa presentazione del nuovo libro dedicato all’artista Annunziata Scipione. Un ambizioso progetto editoriale: “Annunziata Scipione artista naif”, con testi di Marzio Dall’Acqua, Renzo Margonari, Antonello Rubini (Ricerche&Redazioni, 2018).

 

Alla presentazione, che cade non casualmente nel giorno del novantesimo compleanno dell’artista, interverranno il giornalista RAI Umberto Braccili, il critico d’arte e coautore del volume Antonello Rubini, il presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Tommaso Navarra, il presidente del Consorzio BIM Moreno Fieni, il sindaco di Tossicia Franco Tarquini. Le letture saranno a cura di Titti Salutari, mentre le performance artistiche a cura del Liceo Musicale “Melchiorre Dèlfico” di Teramo.

Il volume è realizzato dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni, con il sostegno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, del Consorzio BIM di Teramo e del Comune di Tossicia.

La presentazione editoriale è realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale “Big Match” di Teramo.

Apprezzata a livello nazionale e internazionale, alla quale tra l’altro il Comune di Tossicia ha dedicato una sala permanente nel locale Museo Etnografico, la Scipione è un’artista che con la sua arte ha raccontato l’Abruzzo di un tempo, i riti e i mestieri contadini. Nato da un’idea del critico d’arte Antonello Rubini, il volume vede la partecipazione di Marzio Dall’Acqua (Parma) e Renzo Margonari (Mantova), tra i più importanti critici italiani esperti nell’arte naif.

Nel 1985 Giammario Sgattoni e Natale Cavatassi realizzarono una corposa pubblicazione – ormai introvabile – sul suo lavoro dal titolo “L’arte naif di Annunziata Scipione. Pittrice della Valle Siciliana”, edita dalle Edizioni Essegi di Teramo, ma da allora non sono più uscite pubblicazioni di una certa consistenza dedicate a quest’artista, che a 90 anni continua tuttora a dipingere e disegnare; per tali ragioni, questo nuovo libro, significativo già di per sé per i contenuti critici, acquista sicuramente una forte rilevanza culturale.

Il piano dell’opera è così strutturato:
1) 
“Un bilancio provvisorio sui naif esaminando l’arte di Annunziata Scipione”, di Marzio Dall’Acqua
2)
 “Alcune riflessioni sui dipinti di Annunziata Scipione, pittrice naif”, di Renzo Margonari
3) “Intervista ad Annunziata Scipione”, di Antonello Rubini
4) Le opere

Annunziata Scipione è nata a Contrada Camerale di Tossicia nel 1928, vive nella vicina Azzinano. Casalinga e contadina, si dedica sin da bambina all’arte da autodidatta.

Così racconta Annunziata ad Antonello Rubini le sue prime creazioni da bambina:

“Quando portavo fuori le pecore facevo con l’erba come dei cestini, a volte persino con i vimini, per passare il tempo. Sapevo fare tante cose. Facevo dei bei pupazzetti con la terra bagnata, delle pecorelle… Disegnavo sui muri della stalla, scarabocchiavo con il carbone, o su qualche foglietto… Signorine, cani, gatti… Io ci sono nata con questa passione. Ricordo che andavo con mio padre nel bosco per vedere se riuscivo a trovare qualcosa di bello, qualche ramo particolare, perché già allora facevo qualche scultura di legno, realizzavo delle teste. Ma andava tutto perso.”

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Dalla intervista ad Annunziata di Antonello Rubini:

A.R.: Dopo i primi tentativi cominciasti a dipingere direttamente con i colori ad olio?

A.S.: Sì, avevo sentito che l’olio era la cosa migliore… Andammo io e mio marito a comprare qualche tubetto di colore e qualche pennello a Montorio, in un negozio che conoscevamo. Non sapevamo niente, ci fidavamo dei consigli del venditore. Io nemmeno scesi dalla macchina. Dissi a mio marito: “Che scendo a fare io, che ne so, vacci tu”, perché lui capiva di cose pratiche più di me. Prese tre o quattro colori, quelli necessari… Era la prima volta che compravamo certe cose.

A.R.: Hai imparato da sola a dipingere.

A.S.: Da sola! E chi mi insegnava?!

A.R.: Come procedevi nella realizzazione di un quadro? Quali erano i passaggi?

A.S.: Prima facevo lo sfondo e lo facevo seccare un po’, poi ci tornavo sopra e facevo la composizione. Gli alberi li facevo quasi sempre prima, pure la stradina, la fontana, poi cominciavo a mettere le altre figure come ci stavano bene… Costruivo poco a poco tutta la scena.




Presentazione del romanzo “L’attesa della felicità” di Roberto Michilli (Di Felice Edizioni)

 

 

 

Giovedì 22 marzo alle 17 alla biblioteca provinciale Melchiorre Delfico di Teramo (sala audiovisivi) sarà presentato l’ultimo romanzo “L’attesa della felicità” (Di Felice Edizioni) di Roberto Michilli.

A dialogare con l’autore sarà l’editrice Valeria Di Felice.

«Si sentiva leggero e forte. Aveva i capelli bagnati, ma non se ne preoccupava. Una brezza gentile gli soffiava sul cuore: in camera sua c’era Silvia, e lui le avrebbe parlato, e lei magari gli avrebbe detto di sì, e poi loro due… Dopo tanto tempo, l’attesa della felicità tornava di nuovo a visitarlo.»

 

Nel mese di settembre del 2005, Elio, maturo professore di francese e studioso di Stendhal, a due anni dalla morte dell’amatissima moglie decide di tornare nella località termale dove per quindici anni è andato con lei a trascorrere due settimane di riposo e cure.

Qui ritrova vecchi amici e fa nuove conoscenze. In particolare incontra una giovane donna con segni di ferite sul volto e nell’anima che lo aiuta a trovare la forza per ricominciare a vivere.

 

 

Roberto Michilli è nato a Campli (Teramo) nel 1949. Vive a Teramo. Ha pubblicato le raccolte di poesie Aprire un giorno (1996); Attraverso la vita (con una prefazione di Giuseppe Pontiggia, 2001); Nuovi versi (2004); i romanzi Desideri (2005), Fate il vostro gioco (2008), La più bella del reame (2011), Il sogno di ogni uomo (2013); il libro intervista La chiarezza enigmatica – Conversazione su Giuseppe Pontiggia (con Simone Gambacorta, 2009). È presente nei libri collettivi di poesia 4 poeti abruzzesi (2004) e L’orma lieve (2011). Si interessa di letteratura francese e russa del XIX secolo. Ha tradotto e curato una raccolta delle poesie di Lermontov (Michail Jur’evič Lermontov, Quaranta poesie, 2014) che ha ricevuto la Menzione d’Onore alla VIII edizione (2014) del premio letterario internazionale “Russia-Italia. Attraverso i secoli”. Di Lermontov ha scritto anche la biografia, la prima  pubblicata in Italia sul grande autore russo (Il prigioniero. La vita, il tempo e le opere di Michail Jur’evič Lermontov, 2015). Il suo libro più recente è Atlante con figure (2016). Tiziano Scarpa, che ne ha scritto la prefazione, lo ha definito: “Un libro che fa onore alla nostra lingua e alla letteratura di questi anni.” Oltre che dal russo (Lermontov, Puškin, Tjutčev, Baratynskij, Achmatova, Mandelštam, Pasternak), ha tradotto poesia anche dal francese, dall’inglese e dal tedesco (Mallarmé, Verlaine, Byron, Keats, Goethe, Heine e altri). Ha da poco concluso una nuova traduzione della Légende de Saint Julien l’Hospitalier  di Flaubert.

È nella giuria del premio Teramo dal 2006 e dal 2007 al 2012 ha curato la rassegna internazionale “Perché i poeti…”, inserita nel progetto culturale “Teramo città aperta al mondo”. Dal 2010 ha un blog: larmegliamori.wordpress.com

 

 




Bellante. Presentazione del libro “SOTTO IL SEGNO DEL RANCORE. Il processo Rubicini – 1918” volume 32 della Collana “La Corte! Processi celebri teramani”

Introduce:
Claudia Angela Barnabei

Interviene l’autore:
Elso Simone Serpentini (storico e saggista)

SABATO 24 MARZO 2018, ORE 17.30, Ex asilo delle suore in PIAZZA ARENGO – BELLANTE paese (TE)

“Un lungo conflitto, un’antipatia personale, una insuperabile gelosia di mestiere tra due storiche famiglie di macellai teramani e un sordo rancore sono alla base di un tragico fatto di sangue veiricatosi cento anni fa nella piazza centrale di Teramo. La vittima, incolpevole e ignara, è uno che con quel ranccore non c’entra nulla, ma si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato, attinto mortalmente da un proiettile di pistola che a lui, quasi certamente, non era diretto. Ma il destino così volle…”




Città Sant’Angelo. Presentazione pubblica del libro “Tulipani e cartoline” di Alberto Corsaro, edito dalle Edizioni Tracce

presentazione pubblica del libro “Tulipani e cartoline” di Alberto Corsaro, edito dalle Edizioni Tracce di Pescara. Si tratta di una silloge di racconti e poesie, in gran parte legate a ricordi di vita vissuta in Olanda e Belgio.

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Dalla postfazione di Ubald
o Giacomucci:
Così Alberto Corsaro ha una visione estremamente articolata, ricca di sfumature, tra cui la nostalgia sembra predominare.

Le poesie, invece, si impongono per una liricità diffusa e per una sensibilità accorata e pressante.

Il linguaggio, scorrevole e attuale, diventa un veicolo di sensazioni e di allegorie, raccontate con forza espressiva ma anche con garbo.




Teramo. Anteprima editoriale, Marcello Mazzoni: “La pietà e la cura”. Storia della sanità e degli ospedali a Teramo

 

Marcello Mazzoni:
“La pietà e la cura”. Storia della sanità e degli ospedali a Teramo
Artemia Nova editrice, 2018
Pagg. 546
Formato 17×24 cm.

Marcello Mazzoni

Prima arrivò la pietà e poi venne anche la cura. In questo libro di Marcello Mazzoni vengono ricostruite le documentate vicende di un particolare aspetto della storia cittadina teramana, dalle prime cure, che nei tempi remoti consistevano in poco più di un giaciglio confortevole, un piatto di minestra e un tetto come riparo dalle intemperie, alla lotta contro malattie epidemiche mortali, fino allo sviluppo delle prime organizzazioni ospedaliere stabili e delle pianificazioni terapeutiche. L’apertura di distinti reparti di medicina e chirurgia, l’edificazione di nuovi ospedali specializzati, l’arrivo di nuove tecnologie e l’avvento di illustri primari costituirono le successive tappe, che vengono anch’esse ripercorse dettagliatamente fino all’epoca contemporanea, in una galleria di luoghi, fatti e personaggi composta con dovizia di tratteggi storici.




San Benedetto del Tronto. Ettore Picardi a In Art con “Logici visionari”

 

 

Domenica 18 marzo alle 18.30 al pub Medoc (San Benedetto del Tronto), verrà presentato “Logici visionari”, l’ultimo libro di poesie del magistrato e poeta Ettore Picardi, edito dalla Di Felice Edizioni.

Oltre all’autore interverrà Francesco Tranquilli. Dopo cena, l’iniziativa continuerà con l’ultimo progetto del musicista Raffaello Simeoni “Orfeo l’incantastorie”, in cui il musicista, cantante e compositore (voce, liuti, organetto e cornamuse) si esibirà accompagnato da Paolo Paniconi al pianoforte e sinth. La serata è organizzata dall’associazione culturale Rinascenza in collaborazione con l’associazione musicale Opus Musik di Rieti.

 

Ettore Picardi è nato a Napoli nel 1963 e vive a San Benedetto del Tronto. Laureato in giurisprudenza, ha lavorato come magistrato ad Ascoli Piceno dal 1991 al 2013, da quando è, invece, in servizio a L’Aquila. La scrittura e la poesia sono da sempre sue compagne di viaggio. Nel 2009 ha pubblicato una prima raccolta di testi poetici, “Da una casa che non so dov’è”, cui hanno fatto seguito nel 2012 “Le predilezioni del pomeriggio” e nel 2015 “Le prossime origini”. “Logici visionari”, che presenterà domenica a In Art, è la sua quarta opera poetica.




Editoria. “Dimmi che esisto”, nuova fatica editoriale di Selene Pascasi

Già in prevendita e presto sugli scaffali delle migliori librerie. E’ DIMMI CHE ESISTO, il romanzo con cui Selene Pascasi (avvocato, giornalista e firma de Il Sole 24 Ore) torna a far parlare della sua carriera artistica, sapientemente affiancata a quella professionale. Il legale aquilano, questa volta, ha scelto di affrontare un tema delicato e purtroppo molto attuale: la violenza di genere.

Avv. Selene Pascasi

Lo ha fatto usando gli occhi e il cuore di Giulia, la protagonista del libro. Una donna stuprata, ferita nell’anima prima che nel corpo, che troverà la forza di guardarsi dentro e tornare a vivere, amarsi, amare, esistere. Si, perché dalle ceneri di una violenza, scrive la Pascasi, si può e si deve rinascere. Ma nel romanzo confluiscono anche tematiche diverse, come la malattia di un padre, la perdita di un amore, il potere della musica. Il libro uscirà per Edizioni La Gru di Massimiliano Mistri. La casa, ispirata alle figure di Longanesi e Neri Pozza e selezionata da Greenpeace tra i 14 editori amici delle foreste, ha lanciato nomi come Lorenzo Marone e combatte l’editoria a pagamento. Si apre, così, un nuovo capitolo per la scrittrice – autrice di Con tre quarti di cuore, In attesa di me e di un testo per Giappichelli, e critico musicale del Premio Lunezia – finalista, in attesa di esito, al Premio De André Parlare Musica.

Dimmi che esisto

Con le sue liriche, ha conquistato il 2° posto al Premio Ju Zirè d’oro 2017, il 4° al Bukowski 2017, il 2° al San Valentino 2017, targa di merito al Nazionale Artisti per Peppino Impastato, il 2° al Merini 2016, il 4° al Polverini 2015 e il 3° al Bukowski 2013. In fase di realizzazione, un corto tratto da un suo soggetto (regia Gabriele Alessandrini) e collaborazioni come paroliere con i cantautori Davide Tosello e David Boriani.