Prefettura di Teramo. Visita Comandante Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova

Prefettura di Teramo. Visita Comandante Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova

Clarissa Torturo , Prefetto,




Boiccottata la nuova webtv teramana tagliati i cavi di Repiùnews

 

 

 

 

 

Brutta sorpresa, questa mattina, per la redazione di Rpiunews. Al momento di preparare la diretta di “Streaming” la trasmissione quotidiana che, alle 9,30, segna l’inizio della produzione web, i tecnici hanno rilevato una improvvisa assenza di segnale, scoprendo qualche minuto dopo che erano stati tagliati i cavi delle linee internet ad alta velocità.

 

Si tratta senza alcun dubbio di un atto volontario, che non aveva altro scopo se non quello di impedire le trasmissioni.

 

Ovviamente, i tecnici della società che gestisce le reti internet sono stati subito allertati e stanno già provvedendo alla sistemazione della linea.

 

«E’ stata un’azione inqualificabile – commenta l’editore Luca Verdecchia – che ovviamente segnaleremo alle forze di polizia, perché non abbiano a ripetersi episodi del genere»

 

La programmazione di Rpiùnews riprenderà già nel pomeriggio, con la dirette dell’intervista ad una delle donne candidate nelle 17 liste al Comune di Teramo.

 

L’intervista con la cantante Angelica Volpi, in programma per oggi, andrà in diretta web mercoledì prossimo alle 9,30




Giulianova. Febbraio 1929 – L’Ultima ascensione di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti. Presentazione venerdì 9 giugno 2018 Sala Buozzi

Amici, dopo più di sei anni di minuziose ricerche di tutti gli elementi di verità e di cronaca, finalmente ce l’ho fatta: a breve, uscirà il mio libro che, partendo dalla drammatica vicenda di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti, ripercorre la storia dell’alpinismo sul nostro Gran Sasso d’Italia, dove, i due protagonisti, persero la vita nel terribile inverno del 1929. Non sono uno scrittore, la mia professione è ben altra, ma la passione per le nostre magnifiche Terre Alte e amore di verità mi hanno spinto a questa impresa più difficile di mille scalate!

Ci sono parecchi eventi programmati, in varie città del centro Italia, in cui presenterò il libro, spero vivamente che vogliate partecipare.

 

Pasquale Iannetti

Personaggio poliedrico, nato a Villa Penna di Campli in provincia di Teramo, Geometra e mancato Architetto ha spaziato in vari campi quali, la ristorazione (Rifugio Carlo Franchetti, Rifugio delle Guide e ristorante Bucciarello da Montone), lo sport la fotografia e tanto altro, ma l’innata passione per la montagna ha dominato la sua esistenza, spingendolo a diventare Guida Alpina, Maestro alpinismo e sci-alpinismo in giovanissima età.
Ancora oggi le cime e l’ambiente montano rappresentano la sua ragione di vita. Il Gran Sasso i Monti Gemelli e gli splendidi Monti della Laga sono la sua casa.

Nel cuore del Gran Sasso, in un posto magico, nel Vallone delle Cornacchie  ha gestito per vent’anni il Rifugio Franchetti, contribuendo con dedizione alla promozione di queste magnifiche Terre Alte.
Ispirato dalle gesta dei grandi Emilio Comici e Walter Bonatti e dagli insegnamenti dei suoi due maestri, Gigi Mario e Luigi Muzii, ha aperto parecchie vie alpinistiche sul Gran Sasso, concorrendo alla nascita dell’arrampicata moderna con le sue “mitiche Superga”.

Avventura e ponderatezza le sue parole d’ordine, confortate dalla sua citazione preferita da “Giorni di Ghiaccio” di Marco Confortola: le vere Guide Alpine sono quelle che arrivano alla vecchiaia, di eroi sono pieni i cimiteri.

casa Cichetti

Nicola Cichetti

Papà di Paolo, era originario di Giulianova e viveva con la famiglia in una bellissima villa situata sulla strada statale per Teramo in località Terravecchia, al bivio di Bellocchio e si trasferì a Roma per studiare Medicina e Chirurgia a cavallo dei due secoli e, una volta laureato, ci rimase impostando una solida attività professionale come odontoiatra, fino ad annoverare tra i propri pazienti addirittura i membri della famiglia reale.

Figlio di Giulio ed Irene Taraschi, provenienti da Canzano, Nicola ha dieci fratelli: Bartolomeo, Domenico, Filomena, Giuseppe, Gaetano, Francesca, Anna, Giovanni, Emanuela e Caterina. Da un primo matrimonio nasce la figlia Maria e dalle seconde nozze con Michelina Papalini, seguono tre figli maschi: Paolo Emilio, Dino e Pier Luigi.

Che cosa c’è oltre quella montagna? Una montagna. 

oltre quell’altra? Un’altra montagna.

Questa è stata la mia vita.

Una continua ricerca… in montagna.

 

Locandina di Giulianova Cichetti

 

Febbraio 1929 l’ultima ascensione di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti
Pasquale Iannetti
Artemia Nova editrice

Sintesi della vicenda.

L’eroico tentativo di due giovani alpinisti  e la straordinaria avventura per la loro salvezza

Nel febbraio1929 una grave tragedia colpì il piccolo mondo dell’alpinismo. Due giovani, soci della SUCAI di Roma (la sottosezione Universitaria del CAI), Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti, tentarono la prima salita invernale del Corno Piccolo lungo la cresta Sud-Sud-Est per la via Chiaraviglio – Berthelet. Bloccati a poca distanza dalla vetta, dal freddo intenso e dalle proibitive condizioni della neve, particolarmente abbondanti quell’anno, tornarono al rifugio Garibaldi per il Passo del Cannone dove rimasero bloccati dalla tormenta senza l’adeguato equipaggiamento, al freddo, semi assiderati e senza viveri. Dopo tre giorni di maltempo, durante i quali cadde un’enorme quantità di neve, ridotti allo stremo, i due tentarono una disperata discesa in direzione del paese di Pietracamela ma persero la vita per sfinimento e per assideramento.

Paolo Emilio Cichetti e Mario Cambi partivano in treno da Roma il 7 febbraio perfettamente equipaggiati ed abbondantemente provvisti di viveri, comunicando ai parenti e agli amici più stretti, la loro intenzione di fermarsi per diversi giorni sul Gran Sasso per compiervi la prima salita invernale della cresta Sud del Corno Piccolo. A conclusione sarebbero tornati a Pietracamela e poi a Teramo dove avrebbero festeggiato il carnevale in compagnia delle rispettive fidanzate: Bianca e Stefania Nardi. La sera del 7 febbraio pernottarono nell’albergo di Assergi, condotto dalla famiglia Acitelli ed al mattino del giorno 8, lasciando inspiegabilmente gli sci ad Assergi, iniziarono la marcia verso il Garibaldi attraverso il Passo della Portella. Alcuni alpinisti, che si erano recati colà per assistere alla messa in suffragio della compianta Guida Giovanni Acitelli, li videro arrampicarsi per l’erta faticosa. Infine essi scomparvero in lontananza. Il tempo si mantenne incerto nei giorni 9 e 10 e divenne pessimo l’11 e seguenti. Dall’8 al 12 febbraio del 1929 furono scritte di pugno da Cichetti le note drammatiche del medesimo e di Mario Cambi che precedettero la loro fine. Il corpo di Paolo Emilio Cichetti fu rinvenuto il 18 febbraio a 3 chilometri da Pietracamela dalle squadre del soccorso guidate da Ernesto Sivitilli.  Le ricerche di Mario Cambi si spostarono in alto; il 21 febbraio il rifugio  Garibaldi viene raggiunto dalla squadra di soccorso di Pietracamela guidata Luigi Paglialonga ed il 23 febbraio da un gruppo di giovani della SUCAI di Roma, Giovanni Enriques, Edoardo Amaldi, Ninetta De Angelis e Giancarlo Canavesio, amici dei due sfortunati alpinisti. Dal 9 marzo al 24 aprile si susseguirono nel registro del rifugio Garibaldi le firme del cap. Mulattieri, quelle frequenti del tenente Enrico Silvestri, campione militare olimpionico di sci, e dei numerosi alpini del 3° reggimento di stanza a Pietracamela. Il corpo di Mario Cambi, già composta amorevolmente dal compagno, fu ritrovata il 25 aprile presso la riva del Rio Arno in località Peschio Ricciuto.

Prefazione del prof. Vincenzo Cerulli Irelli
L’autore di questo libro, uno dei principali protagonisti dell’alpinismo sul Gran Sasso degli ultimi decenni, è un uomo che vive di un amore immenso per la montagna, infatti, essa è la sua casa, tanto che le cose, gli uomini, le avventure e tutto ciò che la riguarda sono al centro dei suoi pensieri, dei suoi affetti. E così, dopo aver percorso tante volte la Val Maone ed essersi fermato, pensoso e un po’ commosso, davanti ai piccoli monumenti di Mario Cambi e di Paolo Cichetti, avvolti nel verde e protetti dall’ombra dei faggi, trova un giorno pubblicate su una rivista, alcune righe del libro del Garibaldi scritte da Cichetti sugli ultimi istanti prima di lasciare il rifugio, viene preso dal desiderio di rivivere quella tragica vicenda, di ricostruire la vita dei due alpinisti e di capire perchè la morte nella quale quella vita, ricca di eventi, di passioni, di amori, doveva spegnersi.
Il libro si svolge su più cerchi concentrici. Anzitutto c’è l’avventura, mossa dalla passione dei protagonisti, quella stessa passione che fa superare ogni sacrificio, come partire da Assergi a piedi, col tempo incerto che volge al peggio, d’inverno (quello terribile  del 1929) verso il Corno Piccolo, tentare in invernale la Chiaraviglio e, fermati dalla tormenta, scendere al Garibaldi, trovare il rifugio aperto alla tormenta del tutto privo degli attrezzi più elementari (la pala!), essere costretti a lasciarlo, ormai privi di viveri, scendere in Val Maone verso Pietracamela, non poterla raggiungere, stremati dal freddo, dalla neve, dalla stanchezza che spezza il cuore.
La vicenda si rappresenta ai nostri occhi nella sua drammaticità; come fatto dovuto a sfortunate circostanze che spezzano l’ardimento degli uomini e che rendono loro irraggiungibile la meta alpinistica. Ma la loro avventura è parte della storia dell’alpinismo, soprattutto del primo, quello dei tempi eroici, delle prime ascensioni, dell’apertura delle prime vie, della scoperta dello sci alpinismo (questa pazza idea di salire con gli sci per conquistare con la fatica il piacere della discesa!), delle poche attrezzature, delle impervie vie d’accesso, dell’ assenza di posti di sosta e di ristoro (c’era solo il Garibaldi, del tutto carente, nella catena del Gran Sasso!).
E qui, il secondo cerchio della narrazione: la storia dell’alpinismo della quale i due giovani sono protagonisti (e di loro vengono narrate le altre imprese, quelle felici e fortunate) insieme a tanti altri protagonisti del nostro territorio, di qua e di là dal Monte. Particolarmente caro ci è il racconto dei primi alpinisti di Pietracamela, alcuni dei quali abbiamo conosciuto ormai anziani ma ancora vigorosi e del carissimo Lino D’Angelo, allora bambino di sette anni, che ricordava ancora la tragedia, lo stupore e la commozione della comunità che, una volta conosciuta la sciagura,  avviava i primi, difficilissimi soccorsi.
Ma anche alpinisti di fuori, di altre parti d’Italia vengono attratti da questa straordinaria montagna. E tra questi, il lettore trova con sorpresa grandi personaggi della nostra storia scientifica e intellettuale, i fisici di Via Panisperna, essi stessi coinvolti nel dramma e partecipi dei soccorsi. Un’immagine dell’alpinismo che si accompagna alla scienza, come a completare, attraverso lo sforzo fisico e la gioia della conquista, lo sforzo della mente che tenta nuove vie del sapere.
C’è un terzo cerchio della narrazione, quello degli affetti e dell’amore: le fidanzate che attendono a Teramo, nel calore di dolci vite familiari, la città che sta vivendo il carnevale, le ragazze che si preparano per la festa del giovedì grasso, una festa che non arriverà mai, sepolta nella neve di Val Maone. L’autore scava nei ricordi, negli oggetti (l’anello!), nei sentimenti che affiorano dalle vecchie testimonianze. La morte qui risalta in tutta la sua inspiegabile assurdità, nel momento in cui viene confrontata alla vita che è in moto, che attende e, all’improvviso, viene spezzata.
Un quarto cerchio della narrazione è quello della società dell’epoca, nella quale i due giovani protagonisti, i loro genitori e le loro famiglie, sono inseriti con piena partecipazione. L’immagine della società nell’atmosfera del fascismo, che oggi ci sembra tanto lontana, qui compare, e viene rappresentata in quegli aspetti che restano positivi, lo sport, il coraggio giovanile, il gusto dell’avventura ed il piacere di osare oltre i propri limiti. Al di là della retorica dei discorsi, c’è qualcosa di vivo e di vero, qualcosa che si rende concreto nella vita e nella morte di Mario e di Paolo.
Credo che dobbiamo essere grati a Pasqualino Iannetti per questo paziente appassionato e lungo lavoro di ricerca, che apre una ricca veduta su un’epoca che non dobbiamo dimenticare, su vicende che costituiscono l’anima stessa della nostra montagna.                                                                                                                                                 V.C.I.

 




Giulianova. Vince il 19° Festival la Polonia Zwolenia

La giuria popolare incorona I berretti verdi di El Salvador

Gli organizzatori a lavoro per la 20°edizione

Prima Assoluta Polonia Zwolen

GIULIANOVA, 4 giugno 2018  – Nuovo record di presenze per il Festival Internazionale di Bande Musicali che si è chiuso domenica sera tra gli applausi del pubblico rimasto fino alle due di notte per ascoltare le esibizioni dei gruppi in gara e poi la grande festa in musica che si ha coinvolto tutti i gruppi bandistici in piazza Buozzi. Il prestigioso trofeo Città di Giulianova in oro impreziosito da smalti ceramici creato dal maestro orafo Luigi Valentini è stato assegnato all’ orchestra di fiati giovanile della Polonia Zwolenia  che ha vinto anche il trofeo dell’assessore al turismo regionale come migliore Banda da parata.

Concerto Finale della Polonia

La cerimonia di premiazione è stata preceduta dalla grande sfilata sul Lungomare centrale di Giulianova, dove le 16 bande hanno sfilato in mezzo a due ali di folla. Madrina d’eccezione le modella Laura Faiella, seconda assoluta al concorso Miss Blumare 2017.

L’Assessore Regionale Giorgio D’Ignazio a Giulianova

A consegnare i premi nella splendida cornice di piazza Buozzi, a Giulianova alta, colma di gente, c’erano il Vice sindaco Nausicaa Cameli, l’assessore Fabrice Ruffini, l’assessore regionale Giorgio D’Ignazio, il presidente del  Bim Moreno Fieni, l’assessore provinciale Federica Vasanella, il segretario nazionale Anbima Andrea Romiti.

La giuria popolare ha incoronato la Banda di El Salvador che ha vinto anche la categoria migliore coreografia.

Il premio della Federazione Nazionale della Stampa è stato assegnato alla Banda del Messico che si è aggiudicata anche il terzo posto nella categoria migliore banda giovanile under 21.

L’orchestra Rzeszow con Majorettes Incanto della Polonia ha vinto il Trofeo del Bim come migliore Banda musicale con Majorettes. L’orchestra ha vinto anche la categoria Migliori costumi.

 

 

 

Alla Banda municipale di Zarcero del Costa Rica è andato il premio offerto dalla Investment e Consulting di Jwan Costantini come miglior gruppo folkloristico musicale.

Il premio come migliore gruppo di Majorettes è stato assegnato al gruppo The First Majorettes of Rijeka della Croazia.

Il premio Anbima per la Categoria migliore Banda musicale è stato assegnato all’Orchestra giovanile di fiati  di Poniec- Polonia.

Migliore direttore d’orchestra è risultato Viktor Bak dell’Orchestra giovanile di fiati di Poniec della Polonia. Alla banda è stato inoltre assegnato il premio Anbima per la categoria Migliore banda giovanile under 21.

Alcira Abigail Hernandez Alvarado della Banda di El Salvador ha vinto il premio come esecutore di maggior talento giovanile.

La fascia di Miss Festival, realizzata a mano da Lidia Di Matteo, e la coroncina del maestro orafo Luigi Valentini, sono stai assegnati alla Majorette dell’Ungheria Nagy Evelin.

Grande emozione in chiusura del Festival per il Girotondo della Pace a cui hanno partecipato i componenti di tutte le bande e il Coro delle Piccole voci di San Gabriele.

“Siamo molto soddisfatti del grande successo ottenuto in questa 19esima edizione – hanno commentato Mario Orsini e Gianni Tancredi, organizzatori del Festival  – abbiamo avuto ospite d’onore la Banda Reale della Marina Belga, una delle migliori orchestre militari del Mondo. La  qualità dei 16 gruppi in gara arrivati da 8 diverse nazioni è stata molto elevata e tutti i gruppi hanno conquistato il cuore del pubblico. E ora si lavora per la ventesima edizione del 2019”.

 




Scerne di Pineto (TE). Nuova sede per la GLS-Teramo

 

Scerne di Pineto (TE). Ieri sera, alla presenza di numerosi invitati, è stata ufficialmente inaugurata la nuova sede della GLS – sede di Teramo (General Logistics Systems Italy SpA con sede centrale a San Giuliano Milanese). Proprio l’anno precedente, la GLS-Italia, aveva festeggiato i 40anni di attività ininterrotta. La sede di Teramo era già operativa a Scerne di Pineto nel 1991 e la succursale di Corropoli (750mq) nel 2001.

Da Sinistra: Antonio Ferrara, Cinzia Di Furia e Bruno Pomante

Oggi, le sedi di Scerne e Corropoli, con un fatturato in continua crescita, può contare su circa 40 mezzi operativi che coprono tutta la provincia di Teramo, con l’impiego di 60 collaboratori. Grande soddisfazione tra gli artefici di questa significativa crescita, i tre soci storici: Antonio Ferrara, Bruno Pomante e Cinzia Di Furia, che con le iniziali dei loro nomi formano “simpaticamente” l’acronimo “ABC”. “Noi crediamo nella collaborazione tra cliente e fornitore – hanno dichiarato i tre soci – perché siamo elastici nel personalizzare tutto quello che ci viene chiesto per i servizi logistici altamente informatizzati. Alla serata erano presenti anche tutti i famigliari dei loro collaboratori.

La nuova sede GLS-Teramo

La nuova sede GLS-Teramo

 




Teramo, un successo la cerimonia di premiazioni del concorso fotografico “Il potere della fame”

Tortoreto, 2 Giugno
Comunicato stampa
con preghiera di diffusione

Teramo, un successo la cerimonia di premiazioni del concorso fotografico

Bellissima mattinata a Teramo per le premiazioni del Concorso Fotografico “Il Potere della Fame” nell’ambito dei progetti di Alternanza scuola-lavoro tra il Liceo Scientifico Delfico ed il Liceo Coreutico di Teramo con Faraone Industrie SpA.

Un’allegra sfilata di Majorette lungo Corso San Giorgio ha aperto l’evento, che è poi proseguito nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Delfico.

Intervenuti all’evento il dott. Giammaria De Paulis, presidente regionale del comitato giovani di Confindustria, il prof. Berardo Rabbuffo, vice preside del Liceo, la dott.ssa Maria Ceci, Vicario dell’Inail di Teramo, la dott.ssa Fabrizi, vice commissario del Comune Di Teramo, l’Assessore provinciale con delega alla scuola Mirko Rossi.

Ringraziamo ancora tutti i ragazzi che hanno partecipato con le loro idee e rendono i progetti di alternanza scuola-lavoro straordinari ed originali. Quest’anno protagonista è stata l’unione tra la realtà industriale, la grazia della danza e l’arte della fotografia. Il fotografo teramano Marco Divitini ha dapprima formato i ragazzi con un corso di fotografia ed in seguito accompagnati nella sede di Faraone Industrie e dintorni per gli scatti per il concorso.

Tutor e responsabili del progetto, la prof.ssa Maria Cristina Marroni, il prof. Yuri Tomassini e la prof.ssa Rosaria Persia hanno parlato della nascita di questa idea e l’evoluzione dell’alternanza scuola-lavoro.

Le foto sono state giudicate da una giuria di esperti: il regista Walter Nanni, la dott.ssa Maria Ceci, Vicario Inail Teramo, il prof. Diego Fusaro dell’istituto Alti Studi Filosofici Milano e saggista, il prof. universitario Università “Carlo Bo” di Urbino Paolo Ercolani, il prof. di diritto costituzionale Università degli Studi di Teramo Enzo Di Salvatore, il dott. Giammaria De Paulis, presidente del comitato regionale Giovani Imprenditori di Confindustria Abruzzo, Simone Gambacorta, giornalista e responsabile delle pagine culturali del quotidiano “La Città”.

Di seguito la classifica:

3° posto (parimerito):
Ianni Giorgio
Di Giacomo Marta
Matteo di Paolantonio

2° posto
Jasmin Nofal

1° posto
Marcone Giulia

Fotogallery dell’evento: http://bit.ly/2LQSEfe
Foto download: https://we.tl/wXhMPdiOA2




2 giugno 2018 – Festa della Repubblica a Teramo

2 giugno 2018 – Festa della Repubblica a Teramo, 72° Anniversario della nascita della Repubblica Italiana: la cerimonia
pubblica ufficiale alle 10.00 in viale Mazzini, presso il Monumento ai Caduti.
Il prossimo 2 giugno, la cerimonia pubblica ufficiale del 72° Anniversario della nascita
della Repubblica italiana si svolgerà, come di consueto, presso il Monumento ai Caduti di
Viale Mazzini in Teramo, alla presenza delle massime Autorità della provincia.
Come da programma, i momenti celebrativi avranno inizio alle ore 10.00 e prevedono, tra
l’altro:
– la deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti;
– i saluti del Commissario straordinario del Comune Capoluogo e del Presidente della
Provincia;
– la lettura da parte del Prefetto di Teramo del Messaggio del Capo dello Stato;
– la consegna di una Medaglia d’Onore “in memoria”;
– la consegna dei diplomi di conferimento delle onorificenze dell’Ordine “Al Merito della
Repubblica Italiana”.
Il Prefetto Graziella Patrizi consegnerà la Medaglia d’Onore, destinata ai cittadini italiani
deportati ed internati nei lager nazisti, “in memoria” ai familiari di Domenico Vannucci.
Sono due i residenti in provincia di Teramo insigniti delle onorificenze dell’Ordine
“Al Merito della Repubblica Italiana”:
CAVALIERE O.M.R.I. :
– Aldo IORI, commissario della Polizia di Stato in quiescenza;
– Giuseppe MECO, vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri.
Quest’anno sarà il Comune di Colledara a ricevere il tradizionale medaglione realizzato, in
occasione della Festa della Repubblica, dagli studenti del Liceo Artistico Statale
“F. A. Grue” per il Design di Castelli e recante lo stemma della Repubblica italiana e
l’emblema del Comune.
Teramo, 31 maggio 2018
IL CAPO DI GABINETTO
Marialaura Liberatore




25 anni fa Giovanni Paolo II tornava sul “suo” Gran Sasso per inaugurare la chiesetta della Madonna della Neve, restaurata dagli Alpini

di Goffredo Palmerini

 

Giovanni Paolo II con mons. Mario Peressin (arcivescovo de L’Aquila)

L’AQUILA – Il 20 giugno di 25 anni fa Giovanni Paolo II tornava sul Gran Sasso d’Italia, la montagna che più amava, forse perché gli ricordava i Monti Tatra, in Polonia, e gli anni della sua giovinezza. Sulle balze delle cime più alte dell’Appennino Papa Wojtyla era stato, più o meno in segreto, oltre un centinaio di volte, a camminare in solitudine o a sciare, guardato discretamente a distanza da qualche collaboratore vaticano, da due o tre dirigenti del Centro Turistico Gran Sasso d’Italia, da alcuni funzionari della Polizia di Stato. Tutti rigorosi osservanti della consegna del silenzio sulle fugaci visite del Santo Padre al Gran Sasso d’Italia. Ma quella domenica del 20 giugno 1993, diversamente, fu per una visita ufficiale e “pastorale”, alla quale fece da sfondo il coro delle vette della catena del Gran Sasso: al centro il Corno Grande (2.912 metri), a sinistra i Pizzi Cefalone, Malecoste, Intermesoli e il Monte Corvo, a destra il Brancastello, il Prena e il Monte Camicia. Il Papa, erto sul palco allestito a Campo Imperatore tra la stazione d’arrivo della funivia e l’albergo, dopo aver benedetto la chiesetta della Madonna della Neve, riaperta dopo i lavori di restauro realizzati dagli Alpini della Sezione Abruzzi dell’ANA, recitò le preghiere dell’Angelus e rivolse parole che sono rimaste scolpite nel cuore degli aquilani e degli appassionati della montagna. Che evento stupefacente! Un inno allo spirito e alla natura le parole del Papa, nell’austera bellezza e maestosità delle montagne alle sue spalle e, di fronte a Lui, la meraviglia delle digradanti discese verso la verdeggiante conca aquilana, racchiusa tra i contrafforti della catena montuosa del Velino Sirente e, in fondo sulla sinistra, la vista imponente della Maiella.

FOTO 2 – PAPA

 

“Carissimi Fratelli e Sorelle! E’ un incontro particolare questo di oggi, nel quale ci è data l’opportunità di recitare l’Angelus nella suggestiva cornice del Gran Sasso, accanto a questa Cappella che ho appena benedetta, semplice e graziosa, incastonata com’è nel maestoso paesaggio a me ben noto e caro. Qui il silenzio della montagna e il candore delle nevi ci parlano di Dio, e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti. Si sente oggi un gran bisogno di allentare i ritmi talvolta ossessivi delle nostre giornate. Il contatto con la natura, con la sua bellezza e la sua pace, ci ritempra e ci ristora. Ma mentre l’occhio spazia sulle meraviglie del cosmo, è necessario rientrare in noi stessi, nella profondità del cuore, in quel centro della nostra persona, in cui siamo a tu per tu con la nostra coscienza. Lì Dio ci parla, e il dialogo con Lui restituisce senso alla nostra vita.

Foto 4 Papa

 

Per questo, carissimi Alpini, che vedo numerosi a quest’appuntamento, ho molto apprezzato la vostra iniziativa di ristrutturare questa Cappella, la quale vuole essere, per quanti qui giungono o sostano mentre salgono la montagna, richiamo al soprannaturale, segno della presenza di Dio, invito alla preghiera. Così è per voi, cari amici, che vi siete qui radunati, preoccupandovi di assicurare al vostro incontro festoso il respiro ossigenante della preghiera. Esso, del resto, si amalgama bene con la vostra storia e la vostra cultura, oserei dire con la vostra “spiritualità”. Voi siete infatti, come “plasmati” dalla montagna, dalle sue bellezze e dalle sue asprezze, dai suoi misteri e dal suo fascino. La montagna apre i suoi segreti solo a chi ha il coraggio di sfidarla. Chiede sacrificio e allenamento. Obbliga a lasciare la sicurezza delle valli, ma offre a chi ha il coraggio dell’ascesa gli spettacoli stupendi delle cime. Essa è pertanto una realtà fortemente evocativa del cammino dello spirito, chiamato ad elevarsi dalla terra al cielo, fino all’incontro con Dio. Voi, cari Alpini, siete esperti di questo suo misterioso linguaggio. Ascoltandolo, il vostro stesso servizio alla Patria si fa, con tutta naturalezza, servizio alla solidarietà e alla pace. Lasciate dunque che, alla ben nota simpatia che il Corpo suscita nell’opinione pubblica, io aggiunga oggi anche l’espressione del mio apprezzamento e della mia amicizia.

Foto 6 Papa

 

Da queste montagne il mio pensiero va a tutta la terra di Abruzzo, e in particolare alla diocesi dell’Aquila, che ebbi modo di visitare nel 1980. Rivolgo il mio saluto affettuoso al Vescovo, il caro Monsignor Peressin, che ha celebrato per voi l’Eucaristia. Saluto anche gli altri Vescovi di questa provincia ecclesiastica, vicini a L’Aquila, poi saluto di cuore i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose e tutta la Comunità aquilana. So dell’impegno che state ponendo, con esemplare entusiasmo, soprattutto nella pastorale familiare. È una scelta che merita un vivo incoraggiamento, in questo tempo difficile in cui sulla famiglia si accaniscono forze corrosive che ne minacciano l’unità e la serenità. È necessario dunque che, nella società civile come nella Chiesa, per il sostegno a questa fondamentale istituzione siano investite le migliori energie. Le famiglie cristiane siano davvero lievito nella società, vivendo la loro vocazione di “chiese domestiche”, ispirate profondamente dal Vangelo, ricche di preghiera, di tenerezza, di testimonianza. Carissimi Fratelli e Sorelle! Affidiamoci a Maria, che in questa Cappella è onorata col titolo suggestivo di “Madonna della Neve”, non solo appropriato per la stupenda cornice della natura circostante, ma anche fortemente evocativo del suo mistero di donna del candore: la “tota pulchra”, l’Immacolata. Ella ci insegni la via della fedeltà a Cristo. Ci ottenga coraggio e fiducia. Benedica questa terra, e in modo speciale le sue famiglie e i suoi giovani”.

Foto 7 Papa

Quell’anno, come ben racconta e documenta il giornalista e scrittore Giustino Parisse nel suo libro “Giovanni Paolo II e l’Abruzzo” (Graphitype Edizioni, 2005), ben tre volte Papa Wojtyla venne sul Gran Sasso. La prima era stata in un martedì di febbraio 1993 (il 16 o il 23) quando, reduce da una settimana di visite pastorali in alcuni Paesi africani – Benin, Uganda e Sudan –, si concesse alcune ore di libertà per una sciata a Campo Imperatore, sulla pista che poi verrà chiamata “pista del Papa”. Lo accompagnavano il suo segretario don Stanislao Dziwisz – che poi diventerà Cardinale e arcivescovo di Cracovia –, il medico Renato Buzzonetti e gli uomini della scorta. Del Centro Turistico erano presenti il presidente, Alfonso Scimia, il direttore Berardino Scimia, il direttore degli impianti Dino Pignatelli, il maestro di sci Bruno Faccia ed Enzo Volpe alla guida del gatto delle nevi.

Foto 10 Papa

Racconta Giustino Parisse: “[…] Il Santo Padre scia per ore, si ferma solo per consumare un pasto frugale. Bruno Faccia ha portato da Assergi dove abita, salame, prosciutto e formaggio di produzione locale e anche un po’ di vino. Il Papa apprezza pur senza esagerare e poi riprende a sciare. […]”. La seconda volta, quell’anno, era stata il 13 aprile 1993. Sempre una visita privata e discreta per concedersi qualche ora di serenità e di sci, in una mattinata tormentata dal nevischio e dal vento, sulla pista della Scindarella. A metà giornata, in una pausa per una colazione accanto alla casetta dei pastori, con gli addetti del Centro Turistico in rispettoso silenzio, “[…] il presidente del Centro Turistico, Alfonso Scimia, – scrive ancora Parisse – quello che appariva il meno “bloccato” dalla presenza del Santo Padre prese il coraggio a quattro mani e si rivolse a Karol Wojtyla dicendo: «Santità, i nostri alpini hanno quasi terminato di restaurare la Chiesetta della Madonna della Neve, vorremmo che fosse Lei a inaugurarla». Il Pontefice guardò Alfonso Scimia e dopo un attimo di pausa disse: “Vedremo”. Una risposta che al presidente del Centro Turistico sembrò un sì senza tentennamenti.”

 

 

Prende così avvio il 16 aprile la procedura d’invito ufficiale in Vaticano, con una lettera riservata del presidente Scimia, nella quale si chiede al Papa di benedire e inaugurare, il 20 giugno 1993, la restaurata chiesetta Madonna della Neve e l’autorizzazione a denominare la pista dove il Pontefice ha sciato “Pista Giovanni Paolo II”. Alla richiesta dà riscontro il 10 maggio l’arcivescovo dell’Aquila Mario Peressin con una lettera nella quale viene data per certa la visita del Pontefice domenica 20 giugno. L’ufficializzazione della visita pastorale del Papa giunge dalla Santa Sede con una lettera della Segretaria di Stato vaticana, datata 1 giugno 1993, diretta al presidente del Centro Turistico, Alfonso Scimia. Il sogno si avvera e il 20 giugno 1993 diventerà un’altra giornata memorabile nel cuore degli aquilani! Saranno così tre le visite ufficiali di papa Wojtyla a L’Aquila e dintorni: il 30 agosto 1980 nella città capoluogo, in occasione del sesto Centenario della nascita di San Bernardino da Siena, il 9 Agosto 1986 a Rocca di Mezzo e ai Piani di Pezza, dove erano in raduno 13 mila scout dell’Agesci, infine la visita del 20 giugno 1993 per inaugurare la restaurata chiesetta della Madonna della Neve a Campo Imperatore, ma in Abruzzo Giovanni Paolo II, in visita ufficiale era stato altre tre volte: nel 1993 a San Salvo, nel 1985 ad Avezzano e altri luoghi della Marsica, il 24 marzo, e il 30 giugno ad Atri, Teramo e al Santuario di San Gabriele.

 

Tuttavia sono oltre un centinaio le visite private e riservatissime di Giovanni Paolo II sul Gran Sasso, dal 16 ottobre 1978, data della sua elezione al Soglio di Pietro in poi. Perfino prima ne è riscontrata una, nel 1962, come documenta una foto che ritrae Karol Wojtyla a Fonte Cerreto, base della funivia del Gran Sasso. Foto rinvenuta dall’appassionata ricerca di Pasquale Corriere, presidente dell’Associazione culturale “San Pietro della Jenca” cui si deve la valorizzazione della chiesetta alle falde del Gran Sasso dove papa Wojtyla si recava in raccoglimento, diventata nel 2011 il primo Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II. Il grazioso borgo di San Pietro della Jenca, che nel 1254 fu uno dei Castelli fondatori dell’Aquila, divenne nei secoli successivi villaggio rurale per la residenza estiva di contadini e pastori di Camarda impegnati nel lavoro dei campi d’altura o sui pascoli circostanti. Fin quando il 29 dicembre 1995 a San Pietro della Jenca, in una delle sue numerosissime e segrete escursioni sul Gran Sasso, Giovanni Paolo II non vi sostò, raccolto in preghiera nella bella chiesetta medioevale. Poi ancora altre volte. Da quel momento quel luogo sacro è diventato molto caro agli aquilani, man mano caro a tanti appassionati della montagna e ai visitatori che lo raggiungono da ogni angolo d’Italia e talvolta dall’estero. Quasi in pellegrinaggio, già da quando papa Wojtyla era ancora in vita. Ma sopra tutto è diventato un luogo dell’affetto e della devozione verso il papa sentito dai fedeli “Santo subito” dal 2 aprile 2005, giorno in cui il più carismatico dei pontefici trapassò in Cielo. Il primo maggio 2011, infatti, con Roma piena di pellegrini da tutto il mondo, in una commovente cerimonia Benedetto XVI dichiarò “beato” Giovanni Paolo II, primo passo verso la sua santificazione. Appena 17 giorni dopo, data non casuale perché giorno della nascita di Karol Jozef Wojtyla (Wadowice, 18 Maggio 1920), la chiesetta di San Pietro della Jenca divenne il primo Santuario dedicato al Beato Giovanni Paolo II, come decretato dall’allora arcivescovo dell’Aquila, Mons. Giuseppe Molinari.

 

In una lettera del 18 maggio 2011, per l’inaugurazione del Santuario, il Cardinale Stanislao Dziwisz, Arcivescovo metropolita di Cracovia, che di papa Wojtyla fu segretario, tra l’altro scrisse: “[…] vorrei salutare cordialmente le Autorità ecclesiastiche e civili dell’Aquila e tutti i presenti, radunati nella chiesa di San Pietro della Jenca, nel giorno della solenne dedicazione del Santuario al Beato Giovanni Paolo II. Insieme con voi ringrazio Dio onnipotente per il giorno della nascita di Karol Giuseppe Wojtyla, il secondo figlio di Karol ed Emilia Wojtyla. Ringrazio il Signore della vita per il giorno 18 Maggio 1920, il quale negli impenetrabili disegni di Dio fu il giorno della sua nascita per Dio, per la Chiesa e per tutta l’umanità. Desidero pure esprimere la mia personale gratitudine al signor Pasquale Corriere, presidente dell’Associazione Culturale San Pietro della Jenca, per la cura incessante di questa piccola chiesetta, nella quale Giovanni Paolo II pregò il 29 Dicembre 1995. Lo ringrazio cordialmente, e voi tutti, per i commoventi segni di grande amore al Santo Padre Giovanni Paolo II. Auguro che questo giorno della solenne dedicazione della chiesa di San Pietro della Jenca come Santuario di Beato Giovanni Paolo II sia per voi il momento della gioia che viene dal fatto di aver conosciuto il Santo dei nostri tempi, il quale c’insegnava come amare Dio ed il prossimo”. Il porporato era tornato ancora una volta nel borgo di San Pietro della Jenca insieme al Cardinale Kazimierz Nycz, Arcivescovo di Varsavia, qualche giorno prima dell’erezione della chiesetta a Santuario, avvenuta con una solenne celebrazione dell’Arcivescovo dell’Aquila. E quello stesso anno, il 7 agosto, il Cardinale Dziwisz donò la Reliquia del Beato Giovanni Paolo II custodita nel Santuario.

 

Ormai da anni, e particolarmente dopo la canonizzazione di San Giovanni Paolo II, il 27 aprile 2014 da Papa Francesco, singoli pellegrini e gruppi organizzati fanno sempre più di San Pietro della Jenca una delle tappe “wojtyliane”. La testimonianza di questo flusso crescente di devozione è testimoniata nei voluminosi registri che raccolgono i nomi dei visitatori, le richieste di grazie e le emozioni provate il quel luogo suggestivo, nel quale si avverte la presenza spirituale d’un Papa santo particolarmente amato dai fedeli. E in effetti in questo luogo ormai tutto parla di Karol Wojtyla. Lungo il percorso che conduce a San Pietro della Jenca si susseguono indicazioni stradali “Santuario S. Giovanni Paolo II”, fino a quel piccolo sentiero che conduce alla Chiesetta, suggestiva nella singolarità del luogo, suggestivo ed invitante al raccoglimento. Il 18 maggio 2005, peraltro, una delle cime della catena del Gran Sasso che si erge proprio di fronte al borgo di San Pietro della Jenca, detta del Gendarme sulle Malecoste, venne intitolata al papa polacco. Sulla Cima Giovanni Paolo II è ora issata una grande croce che guarda il borgo e la valle. E’ lì a testimoniare l’attaccamento del grande Papa Santo verso il Gran Sasso, dove con assoluta discrezione innumerevoli volte Egli venne a camminare o a sciare, e il suo amore per le montagne d’Abruzzo.

 

 

 

FOTO

Le immagini 1-2-4-6-7-10-14-16 (20 giugno 1993) sono tratte dall’opuscolo “Il bianco e l’azzurro” pubblicato nel 1993 dal Centro Turistico del Gran Sasso d’Italia, fornitomi dall’ex direttore Berardino Scimia:

1- Giovanni Paolo II con mons. Mario Peressin (arcivescovo dell’Aquila)

2- Giovanni Paolo II con Alfonso Scimia (presidente Centro Turistico Gran Sasso)

4- il Papa all’Angelus

6- Giovanni Paolo II benedice chiesetta Madonna della Neve

7- Giovanni Paolo II all’arrivo a Campo Imperatore

10- il Papa e mons. Peressin

14- il Papa, salutato al suo arrivo a Campo Imperatore

16- Campo Imperatore, in attesa dell’arrivo del Papa

 

Foto di Giovanni Paolo II sul Gran Sasso (1992), fornita da Berardino Scimia: da sinistra, 3 uomini della scorta, Dino Pignatelli, Giovanni Paolo II, Alfonso Scimia, Bruno Faccia, Berardino Scimia.

 

Le altre foto avute dall’Associazione culturale San Pietro della Jenca. Nella foto in b/n del 1962 Mons. Karol Wojtyla a Fonte Cerreto (Gran Sasso d’Italia).




Teramo. Ciccantelli (SI) : “I rincari nelle bollette del Ruzzo sono inaccettabili”

Apprendiamo dalla stampa e dalle comunicazioni ufficiali della Ruzzo Reti che l’ultima assemblea dell’ATO teramano ha approvato aumenti del 12% sulle bollette dell’acqua, rincari previsti già dalla fatturazione in corso e destinati a finanziare le opere di manutenzione e potenziamento della rete. Come Sinistra Italiana riteniamo inaccettabile che siano sempre i cittadini a pagare di tasca propria le inefficienze del servizio idrico e l’incapacità della governance dell’ente di migliorare la rete e al tempo stesso di evitare l’odioso aumento delle tariffe. I cittadini del territorio teramano stanno fronteggiando da anni una crisi a tre teste sotto i profili economico, sociale ed ambientale ed in particolar modo per quanto riguarda il capitolo acqua siamo ancora in attesa di conoscere un reale piano di natura regionale per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso come denunciato ripetutamente dall’Osservatorio indipendente. Al posto degli aumenti servirebbe ripensare davvero il modello di gestione del servizio idrico dando piena applicazione al dimenticato referendum del 2011 eliminando davvero la “remunerazione del capitale investito” dalla tariffa (per diminuire la bolletta) e trasformando le società per azioni come il Ruzzo in aziende speciali ispirate dall’esclusivo interesse pubblico come fatto ad esempio a Napoli con ABC-Acqua Bene Comune.  Cosa pensano il Partito Democratico e il centrodestra coinvolti da anni nella gestione bipartisan del CDA di questi rincari ? Si sono confrontati con i loro rappresentanti nell’ente o non sono minimamente interessati alle tasche dei cittadini teramani ?

Ciccantelli

Stefano Ciccantelli – segretario provinciale di Sinistra Italiana ed esponente di Liberi e Uguali




Giulianova. Aspettando il XIX Festival Internazionale di Bande Musicali

 

 

Anteprima con l’orchestra Lorenzo D’Egidio e le Bande musicali di Messico e El Salvador

 

Mexicali Baja California Mexico

 

Giulianova, 28 maggio 2018 –  E’ tutto pronto per la 19° edizione de Festival Internazionale di Bande Musicali che si appresta a bissare il successo delle precedenti edizioni.

 

La rassegna dedicata alle Bande Musicali con il concorso abbinato, si terrà dal 30 maggio fino al 3 giugno, proponendo un programma ricco di musica, coreografie, parate, caroselli e tanta allegria.

 

Ad aprire le cinque giornate di spettacoli ci sarà un’anteprima con la partecipazione dei giovani  musicisti dell’orchestra Lorenzo Di Egidio della scuola media Pagliaccetti e dell’associazione “Oltre l’Attimo” che proporranno uno spettacolo all’insegna della musica e della solidarietà.

 

L’anteprima del Festival Internazionale di Bande Musicali, si terrà nella storica piazza Buozzi, all’ombra del Duomo di S. Flaviano e avrà inizio alle ore 20.30.

 

Altra ospite dello spettacolo la giovane cantante Caterina Valle che si esibirà con la sua amatissima chitarra.

Nel corso della serata di martedì 29 si esibiranno anche le bande provenienti da El Salvador e dal Messico. I due gruppi anticiperanno alcuni dei brani preparati per partecipare al concorso abbinato alla rassegna.

 

Sito:  www.bandeinternazionali.it  – 

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