L’Aquila, all’I.I.S. “Amedeo d’Aosta” un Corso di formazione per Tecnici superiori per il turismo

Per 25 allievi residenti in Abruzzo (disoccupati e in cerca di lavoro), scadenza domande il 3 luglio

L’AQUILA – Finanziato con i fondi del Fondo Sociale Europeo alla Regione Abruzzo (PO FSE Abruzzo 2014 – 2020), Obiettivo “Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione”, si terrà dal 20 luglio 2018 e fino ad ottobre 2019 a L’Aquila, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “Amedeo d’Aosta”, un Corso d’istruzione e formazione per “Tecnico Superiore per il Turismo integrato e sostenibile”, completamente gratuito, destinato a 25 allievi (in cerca di occupazione, disoccupati o inoccupati) residenti in Abruzzo. Soggetti attuatori del Progetto sono: Istituto Istruzione Superiore “Amedeo d’Aosta” L’Aquila; Università degli Studi dell’Aquila – Dipartimento di Scienze Umane; Associazione CNOS – FAP L’Aquila; DMC Abruzzo Qualità – Rocca di Mezzo (L’Aquila); Società One Group – L’Aquila.

I requisiti di ammissione al percorso formativo sono: Possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado, preferibilmente dell’ordine tecnico e professionale; Qualifica professionale nel settore del Turismo (3°anno). Il Corso di 900 ore (600 in aula, 300 in stage presso aziende del settore turistico), più 95 ore di misure di supporto, inizierà il 20 luglio. L’ammissione avverrà mediante selezione per titoli, con prove scritte e colloqui motivazionali, il giorno 16 luglio alle ore 9, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “Amedeo d’Aosta” dell’Aquila. Il Bando completo può essere scaricato dal seguente link:

http://www.iisdaostalaquila.it/index.php/284-corso-ifts-tecnico-del-turismo-integrato-e-sostenibile

La scadenza per la presentazione delle domande di candidatura, sul modello previsto dal bando, è fissata alle ore 14 del 3 luglio 2018. Possono essere consegnate a mano al seguente indirizzo: Istituto di Istruzione Superiore “Amedeo d’Aosta” – Via Acquasanta, 5 – 67100 L’Aquila o inviate via e-mail sia all’indirizzoaqis016004@pecistruzione.it che contestualmente all’indirizzo ifts.turismoaq@gmail.com. Possono essere recapitate anche con raccomandata postale A/R o con Posta certificata e dovranno pervenire entro le ore 14 del 3 luglio. Tutte le informazioni possono essere richieste telefonicamente al numero 0862 27641 o all’indirizzo e-mail di seguito specificato: ifts.turismoaq@gmail.com. Il referente per le attività è la prof.ssa Sara Rotellini.

Finalità del Progetto è la formazione di “Tecnici Superiori del Turismo Integrato e Sostenibile”, figura che possiede competenze tecniche e professionali per la progettazione, gestione e la promozione di attività e servizi, tradizionali e innovativi, utili al miglioramento della fruizione di beni ambientali e culturali del territorio. Gli ambiti professionali di riferimento sono quelli del turismo inteso come fenomeno economico e imprenditoriale capace di generare fattori produttivi finalizzati alla crescita economica e sociale delle comunità: tecnici delle attività turistiche e ricettive; tecnici dell’organizzazione di congressi, convegni, fiere ed eventi culturali, sportivi, enogastronomici; accompagnatori specializzati nel turismo scolastico, religioso, per disabili; organizzatori professionisti di servizi ricreativi e culturali. Il Tecnico Superiore del Turismo Integrato e sostenibile opera sia alle dipendenze di soggetti pubblici o privati, sia come libero professionista; si rapporta con operatori dei servizi ricettivi e dell’accoglienza, soggetti istituzionali, associazioni, ambientalisti, archeologi, responsabili di DMC territoriali ed esercita competenze nella progettazione, organizzazione e promozione di servizi turistici.




L’Aquila. I NUOVI CARDINALI E L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO                                                        di Giuseppe Lalli

L’AQUILA – Giovedì 28 giugno a salutare Giuseppe Petrocchi, arvivescovo dell’Aquila nominato cardinale da Papa Francesco, c’erano diverse centinaia di aquilani. La maggior parte di essi erano partiti la mattina a bordo di sei pullman. Si respirava, alla partenza e a bordo degli autobus, un clima di festa. Non era solo l’omaggio dei fedeli al pastore della Chiesa aquilana, c’era qualcos’altro. Si palpava un’atmosfera di serenità, quasi di gioia discreta, che faceva tollerare anche qualche inevitabile disagio. Dopo una lunga attesa e una lunga fila, il popolo dei cappellini verdi (era questo il distintivo dei fedeli aquilani) si è seduto nella navata centrale della grande basilica di San Pietro. Di lì a poco ha avuto inizio la cerimonia del Concistoro.

In quel tempio unico al mondo, dove la storia millenaria e l’arte sublime si inseguono, e dove tutto concorre al bello e al buono, tra le porpore dei cardinali vecchi e nuovi che poco prima avevano fatto il loro ingresso incedendo nella navata centrale come un piccolo fiume rosso lento, solenne e rassicurante, è risuonata la voce di Papa Francesco, voce un po’ stanca ma ferma, e con il solito timbro di originale freschezza. Tre frasi, chiare e penetranti, mi sono parse altrettante staffilate tirate contro la mentalità dominante. Ha ammonito, con parole rivolte a tutti, contro “la ricerca dei primi posti, le gelosie, invidie, intrighi, aggiustamenti e accordi, secondo una logica che logora e corrode da dentro i rapporti umani, provocando discussioni sterili”, e che sono da respingere anche solo in una prospettiva di igiene mentale.

Ha poi proseguito dicendo che l’unica autorità credibile è quella di chi si mette al servizio degli altri e soprattutto dei più feriti dalla vita. Ha detto infine, con parole semplici e folgoranti: “Nessuno di noi deve guardare gli altri dall’alto in basso. Possiamo guardare così una persona solo quando la aiutiamo ad alzarsi”. Questa frase, pronunciata nel cuore della cristianità, esprime amore e umiltà, due cose che vanno sempre insieme. Sono parole che valgono da sole un intero trattato di teologia morale e che ci invitano ad un profondo esame di coscienza. E’ una di quelle lezioni che, in questa nostra società dai rapporti umani sempre più rarefatti e spesso improntati al più raggelante snobismo del “Lei non sa chi sono io…”, non si ascoltano da nessuna cattedra.

Ha concluso la sua appassionata esortazione rivendicando come modello alto Giovanni XXIII, quel “papa buono” che ringraziava Dio per avergli concesso la povertà, di spirito e reale, che lo aveva aiutato – incomprensibile paradosso per la mentalità corrente – a non chiedere mai nulla (né posti, né denari, né favori) per sé, né per i suoi amici o parenti. Agisce, nel pensiero di questo papa, quel talento spirituale che sa andare diritto al cuore delle cose, come capita di leggere spesso ne “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, quel gran libro che non a caso Bergoglio ha confidato di tenere sempre a fianco a sé sul comodino del letto.

Viene da pensare ad un altro prete che si rifaceva alla ruvida chiarezza evangelica, Don Tonino Bello, di cui è in corso la causa di beatificazione, che amava ripetere che Gesù ha usato un solo paramento: il grembiule con il quale il Giovedì Santo ha asciugato i piedi degli apostoli. Il Cristianesimo, in fondo, è semplice. Siamo noi cristiani che spesso lo abbiamo complicato. Francesco ci ricorda che prima dobbiamo chinarci sul prossimo che soffre, poi possiamo parlargli di Dio. L’amore brucia tutte le tappe.




Il welfare dei giovani per L’Aquila che Rinasce

Oggi a L’Aquila si è tenuto un seminario dal titolo “il Welfare dei Giovani” organizzato da “L’Aquila che Rinasce” e dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo.
L’appuntamento si è sviluppato sullo sfondo di un dibattito che ne sta investendo i diversi aspetti, dalle critiche (per lo più pretestuose) all’Erasmus alle ipotesi di introduzione di un Servizio civile universale.
Dalla mobilità universitaria alla definizione della cornice di una vera e propria cittadinanza europea, tanti sono stati i temi affrontati nel corso del dibattito.
Alessandro Sansoni (Componente Esecutivo Odg) ha voluto ricordare come il Servizio civile italiano sia considerato – in Europa – una vera e propria best practice per l’integrazione dei giovani alla vita sociale del proprio Paese e alla cittadinanza attiva.
Enrico Maria Borrelli (Presidente Amesci) – dopo avere descritto nel dettaglio i diversi programmi di welfare disegnati per i giovani – ha voluto sottolineare come il III settore – nonostante la prolungata crisi economica – sia in costante crescita, rappresentando oggi il contesto lavorativo più ambito proprio dai giovani.
Hanno inoltre partecipato: Francesco Bignotti (Comune dell’Aquila), Giulia Tomassi (Urban Center), Concetta Trecco (direttore CVS-L’Aquila), Giancarlo Moretti(MCL) e il giornalista Salvatore Santangelo.



Disinteresse dei parlamentari abruzzesi al confronto sull’acqua del Gran Sasso

Nessuno dei 21 eletti in Parlamento si presenta all’incontro

con l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso

 

Lunedì una delegazione dell’Osservatorio a L’Aquila alla riunione

della “Commissione per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso”

 

Ieri sera nessuno dei 21 parlamentari eletti in Abruzzo ha accettato di partecipare all’incontro sul problema della sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, organizzato dall’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso con il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Teramo.

È sconcertante che nessuno dei parlamentari abbia ritenuto utile confrontarsi su un tema che riguarda la vita di 700.000 abruzzesi. Tutti i deputati e i senatori eletti in Abruzzo hanno almeno una parte del territorio della loro circoscrizione che utilizza l’acqua dal Gran Sasso: dovrebbe essere un loro interesse primario occuparsi di un bene così importante per l’ambiente, la salute dei cittadini e lo sviluppo di un’intera regione.

Ieri sera solo l’On. Valentina Corneli del Movimento 5 Stelle aveva annunciato la sua presenza, comunicando però a pochi minuti dall’inizio dell’incontro l’impossibilità a raggiungere Teramo a causa del blocco delle strade per il maltempo. Da parte degli altri parlamentari risposte di circostanza e in diversi casi neppure quelle.

La politica nazionale è stata una delle grandi assenti del dibattito dopo l’incidente dell’8/9 maggio 2017: i parlamentari eletti nella passata legislatura non hanno assunto nessun reale ruolo e sono mancate anche le più semplici iniziative. Se le assenze di ieri sera sono un segnale di quanto avverrà anche in questa legislatura, la situazione è veramente preoccupante.

I rappresentanti delle associazioni che formano l’Osservatorio e alcuni cittadini intervenuti hanno comunque tenuto una riunione nel corso della quale si è fatto il punto sulla situazione e si sono programmate prossime azioni.

 

Prima fra tutte la partecipazione di una delegazione alla riunione della “Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso” che si terrà lunedì 25 giugno a L’Aquila. In questa riunione, dopo più un anno dall’ultimo incidente dell’8/9 maggio, dovrebbero essere presentati i progetti di messa in sicurezza richiesti all’Istituto di Fisica Nucleare e alla Strada dei Parchi. Fino ad ora la Regione si è sempre rifiutata di far partecipare come uditori i rappresentanti dell’Osservatorio alle riunioni della Commissione, nonostante la partecipazione dovrebbe essere garantita a dei portatori di interesse riconosciuti dalla Costituzione.

Lunedì l’Osservatorio sarà fisicamente presente in Regione a L’Aquila con una propria delegazione e chiederà ancora una volta di poter partecipare non essendovi alcuna plausibile ragione a questo divieto di partecipazione.

 

Sarà inoltre di certo riproposto dall’Osservatorio il confronto con i parlamentari perché fermamente convinti della necessità di portare a livello nazionale la problematica della sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso e perché non si ritiene che i massimi rappresentanti della collettività possano sottrarsi al confronto con i cittadini su un tema così importante.

 

 

L’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso è costituito dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.




FOSSACESIA, IL CONSIGLIO COMUNALE APPROVA UN MUTUO PER RIASFALTARE E SISTEMARE LE STRADE

Il Consiglio comunale di Fossacesia, nella sua ultima seduta del 20 giugno scorso, ha deliberato all’unanimità l’assunzione di un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti, per 200,000 €. per finanziare una serie di interventi per la manutenzione del manto stradale sulle principali vie. Si tratta dei percorsi che presentano maggiori problematiche dovute al consumo della pavimentazione. Il progetto sarà redatto nei prossimi giorni e prevederà, sostanzialmente, il rifacimento del tappettino di usura delle strade comunali maggiormente trafficate. I lavori dovrebbero avere inizio entro il prossimo mese di settembre. “Per noi era importante creare le condizioni per consentire un transito normale sulle principali strade di Fossacesia – sottolinea il Sindaco Enrico Di Giuseppantonio -. E’ un impegno che conferma come l’Amministrazione Comunale abbia in seria considerazione la viabilità, fondamentale per l’economia di Fossacesia e la sicurezza dei cittadini”



L’Aquila. Tutto pronto per domani alle 16:00 quando si alzerà il sipario su “Innova Manet” l’evento organizzato da Strange Office Coworking

, in collaborazione con l’associazione L’Aquila Che Rinasce e patrocinata dall’assessorato alle Politiche Sociali e dall’assessorato alle Politiche Giovanili e Innovazione del Comune dell’Aquila.

La conferenza vuole accendere i riflettori sul tema della trasformazione digitale nelle aziende e istituzioni del territorio e vedrà la partecipazione di realtà locali come Dompè, Dante Labs, Saturno Consulting, CNA L’Aquila, Confindustria L’Aquila, Università dell’Aquila e Gran Sasso Science Institute.
Ospiti speciali della kermesse saranno i 18 ricercatori del master in Digital Transformation di TAG Innovation School che faranno tappa a L’Aquila deviando dal loro tour di 6 settimane in giro per le PMI italiane.
Riccardo Cicerone a riguardo:
“È motivo d’orgoglio per noi riuscire a concentrare l’attenzione cittadina su un tema così importante come la trasformazione digitale. Ne va del futuro delle nostre attività produttive ma anche della qualità della vita che possono offrire i territori e le istituzioni ai propri cittadini. Nella doppia veste di organizzatore con Strange Office ma anche di ospite, in quanto studente del Master di TAG Innovation School, domani sarà una giornata emozionante e spero di mostrare ai miei colleghi, che provengono da tutte le parti d’Italia, una città che dia segni di vita e che anzi possa essere anche la capofila di best practises in ambito digital”
L’assessore Petrella ha voluto proseguire: “Accolgo con piacere questo evento nella città dell’Aquila, che a seguito della ricostruzione post sisma si appresta a diventare un capoluogo all’avanguardia sia sotto il profilo urbanistico che tecnologico.
Grazie all’adeguamento delle  infrastrutture, ora sarà possibile un ulteriore passo avanti anche nel campo dei servizi. Dalla dematerializzazione degli atti, all’integrazione delle banche dati, fino alla creazione del fascicolo elettronico per i cittadini, con un occhio di riguardo al nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati.  Lo scopo è quello di facilitare i rapporti tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione con strumenti idonei per rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale. Ritengo, infatti, necessario – conclude l’Assessore – che per governare il cambiamento il Comune dell’Aquila debba tenere il passo e adeguarsi alle rivoluzioni in corso, recuperando il gap degli anni passati, per diventare una vera e propria città smart”.
 
Appuntamento quindi a domani alle 16 nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni a L’Aquila.




L’Aquila e i suoi cittadini: il 6 aprile 2009, oggi e domani Le riflessioni dell’arcivescovo, Mons. Giuseppe Petrocchi, che il 28 giugno sarà Cardinale

 

 

di Goffredo Palmerini 

 

 

L’AQUILA – Non si attenua ancora l’emozione suscitata nella Chiesa aquilana e nell’intera comunità diocesana dalla notizia della prossima elevazione alla dignità cardinalizia dell’arcivescovo dell’Aquila, Mons. Giuseppe Petrocchi. Anzi, l’emozione sta man mano crescendo in vista del 28 giugno prossimo, quando si terrà il Concistoro con la creazione dei 14 nuovi Cardinali, e il 29 per la Messa del Papa con i nuovi porporati in Vaticano. Del tutto inatteso l’annuncio che papa Francesco, con il consueto tratto di semplicità e naturalezza, ha dato il 20 maggio scorso durante l’Angelus ai tanti fedeli presenti in Piazza San Pietro, rimbalzato in Italia e nel mondo grazie alla diretta televisiva, comunicando la creazione di 14 nuovi Cardinali nel Concistoro già fissato per la Festività dei Santi Pietro e Paolo.

 

Inatteso l’annuncio, sorpresa per le nomine, come ormai da tempo papa Francesco ci ha abituato, rompendo costumi e consolidate tradizioni nell’attribuzione della porpora cardinalizia. Mai scelte scontate. Ogni gesto e ogni decisione di questo Pontefice vanno colti nel loro peso specifico, che costantemente sembra incarnare quella che san Giovanni Paolo II chiamava “opzione preferenziale per i poveri” (Sollicitudo rei socialis, n. 42), con uno sguardo rivolto agli ultimi, alle frontiere delle periferie e della sofferenza. Ecco perché le sue scelte quasi sempre risultano imprevedibili, sorprendenti, controcorrente.

 

Come felicemente sorprendente, appunto, è stato l’annuncio della nomina cardinalizia di Mons. Petrocchi, il quale, per sua stessa ammissione, in un primo momento stentava a crederci e ci ha sorriso sopra, pensando che l’interlocutore trafelato, il quale tentava di dargli la lieta notizia, volesse scherzare. Nessuno scherzo, ma una scelta, quella di papa Francesco, che con il passare delle ore e dei giorni appare pienamente nella sua grande dimensione spirituale e umana: verso Mons. Petrocchi e verso L’Aquila. E così la nomina a Cardinale dell’Arcivescovo dell’Aquila è apparsa nella pienezza del suo significato: riconoscimento dei valori del Pastore, poi anche quale straordinario “dono” alla città e ai centri colpiti dal sisma. Un segno dell’attenzione premurosa del Santo Padre verso le sofferenze delle popolazioni dell’aquilano, squassate dai terremoti del 2009 e del 2016.

 

Mons. Petrocchi ha raccolto nel 2013 la guida della Chiesa aquilana nel momento forse il più difficile della storia della diocesi e della città capoluogo, con le drammatiche ferite materiali e morali inferte dal terremoto del 6 aprile del 2009. Una prova pastorale che l’ha impegnato e lo cimenta ogni giorno, non solo al pensiero della ricostruzione dei luoghi di culto – quasi il 90% delle chiese della diocesi il terremoto del 2009 ha distrutto o reso inagibili – quanto soprattutto alla consapevolezza che occorre ricostruire la dimensione spirituale e sociale della comunità, lacerata dalle conseguenze del sisma. Ricostruire, insomma, la dimensione integrale di una comunità che è sì certamente mirata alla riedificazione di case, chiese, monumenti, uffici, la qual cosa, nei suoi tempi alterni, va comunque procedendo.

 

Tuttavia, ben più importante è la ricostruzione del senso stesso di comunità di un popolo aquilano che si deve riappropriare in pieno della propria identità civile, della speranza, del suo futuro. Specialmente se si guarda alle giovani generazioni, questa è la missione prioritaria, inderogabile. Questa, infatti, la preoccupazione quotidiana dell’arcivescovo Petrocchi sin dal suo primo giorno all’Aquila, con l’impegno pastorale assiduo, tanto intenso e operoso quanto discreto e lontano dalle esposizioni mediatiche. Un impegno pastorale duale: attenzione alla rinascita materiale della città e più ancora alla rinascita morale e sociale, con l’occhio di chi ha consuetudine ad osservare ed analizzare i problemi dell’anima e dell’animo umano – Mons. Petrocchi è psicologo e psicoterapeuta. Di questo particolare aspetto, che attiene alla ricostruzione di una comunità matura d’un umanesimo integrale e d’una coesione sociale profonda che abbia a cuore le generazioni presenti e future, vogliamo parlare con Mons. Petrocchi, in questa conversazione, partendo dall’intensità delle sue riflessioni espresse due mesi fa in occasione del nono anniversario del terremoto.

 

Intanto, Mons. Petrocchi, qual è stato il suo primo pensiero nell’apprendere la notizia che papa Francesco ha pensato a Lei come uno dei 14 nuovi Cardinali?

   

«A me è apparso subito che questa nomina sia segno di un’attenzione speciale che Papa Francesco riserva a questa comunità ecclesiale e alla città dell’Aquila. Una città simbolo della sofferenza, delle attese e della speranza che unisce tutte le popolazioni colpite dalla sequenza dei terremoti che dal 2009 al 2017 hanno martoriato l’Italia Centrale. Dunque è segno di un amore che dà coraggio e apre prospettive di speranza per il futuro.  In questo senso, il servizio cui papa Francesco mi chiama vorrei ancor più rivolgerlo alla promozione di una Chiesa missionaria, che si rende prossima agli ultimi, che raggiunge le periferie.»

 

Ha molto colpito la singolarità del suo messaggio, il 6 aprile scorso, in occasione del nono anniversario del terremoto. Queste le sue prime parole, che sono anche i cardini di una visione di città nuova, di una comunità che si rinnova: “Per la Comunità aquilana questo è il tempo della laboriosità, della ripresa, della saggezza e della prossimità: dimensioni che debbono essere declinate al presente, ma ancora meglio in prospettiva dell’avvenire”. Qual è per lei il futuro possibile per L’Aquila e per la sua comunità, latamente intesa nei suoi Castelli fondatori?

 

«C’è bisogno non solo di riedificare le devastazioni esterne, ancora visibili, ma di ricomporre le fratture interiori, provocate dal sisma. Infatti, c’è un terremoto che scuote la terra, ma c’è anche il terremoto dell’anima, che ferisce la mente, gli affetti e i rapporti interpersonali. Alcuni dolori sono così acuti e profondi che non possono essere espressi “parlando”: forse la loro manifestazione più immediata e intensa è il grido. Quando è impossibile urlare, queste sofferenze restano “mute”: tuttavia il grido non si azzittisce ma diventa “silenzioso”. Per questo, i primi verbi da coniugare per la ricostruzione non sono “progettare” e “fare”, ma “ascoltare” e “incontrare”: cioè, accogliere i bisogni profondi della gente, per disporli secondo il giusto ordine di priorità, e intensificare la tessitura delle “relazioni convergenti”, che potenziano la coscienza fattiva di essere un’unica famiglia. L’Aquila non va ridisegnata al passato, ma pensata al futuro. Inoltre, L’Aquila che deve “risorgere”, non è solo quella raccolta dentro le mura, ma anche quella esterna: cioè, allargata ai centri limitrofi che l’hanno costruita.»

 

Lei, Mons. Petrocchi, ha riservato una particolare attenzione alle lacerazioni della dimensione personale degli aquilani, ai sismi dell’anima che tante sofferenze – e patologie – il terremoto ha provocato. Dal suo punto di osservazione, qual è la situazione che vive la città e il territorio del cratere sismico?

 

«Il sisma del 2009, che ha causato immensi danni e provocato molte vittime, ha conosciuto una sequenza lunga di sciami culminati con i terremoti dell’agosto/ottobre 2016 e del gennaio 2017. Ancora oggi continuano i movimenti di assestamento del suolo, che aumentano l’ansia della gente. Oltre le devastazioni materiali, c’è da sottolineare che le “scosse telluriche” hanno prolungato la loro nefasta azione propagandosi attraverso “onde sussultorie” spirituali, emotive e relazionali, determinando profonde fratture nel vissuto religioso, psicologico, economico e sociale della popolazione. Le vittime del sisma ufficialmente sono 309: ma l’elenco andrebbe rivisto e, purtroppo, aumentato. Infatti, sacerdoti, medici ed esponenti della pubblica amministrazione mi hanno riferito che nei periodi successivi al terremoto molte persone, soprattutto anziane, sono decedute per infarto, per tumore o per malattie riconducibili a sindromi cardiovascolari o a drastiche diminuzioni delle difese immunitarie, causate da forte stress. Questo triste esito viene interpretato, da diversi clinici, come un atteggiamento di “congedo anticipato” dalla vita. Anche i fenomeni di tipo depressivo o di tristezza rassegnata hanno conosciuto, nel territorio, un improvviso e vistoso incremento, come è dimostrato dalla accentuata e anomala crescita nell’uso di psicofarmaci. La gente di montagna, molto dignitosa ma di indole introversa, tende a mantenere “serrati dentro” i sentimenti che prova, correndo il rischio che il dolore scavi solchi interiori e provochi relazioni personali impoverite. In sintesi: il tessuto sociale si è fortemente sfibrato e parcellizzato.»

 

Quali misure, a suo parere, andrebbero prioritariamente prese per ricostruire il senso della comunità, così essenziale per la rinascita della città?

 

«Migliaia sono le persone ancora residenti fuori delle loro case. Gran parte della gente che ha subìto questo “trasloco forzato” ha sofferto la perdita di legami affettivi di primaria importanza e si è ritrovata priva degli spazi tradizionali di aggregazione, come anche delle aree che ospitavano consolidate “abitudini” religiose e sociali. Robusto appare anche l’esodo silenzioso di tanti Aquilani che, pur risultando anagraficamente residenti nel territorio, di fatto hanno lasciato l’area del “cratere” per insediarsi nei centri urbani del litorale abruzzese o in altre città. La causa principale di tali spostamenti è da ricercarsi nelle incertezze che gravano sul presente, con il lavoro che manca, con conseguenti ripercussioni per il futuro. Il “tasso di allontanamento” risulta ancora più alto e preoccupante tra i giovani: per questo recentemente ho parlato di una “emorragia generazionale”, ormai in atto, che ci deve allarmare. Risultano accentuate, purtroppo, le fragilità e le spinte disgregative che colpiscono numerosi nuclei famigliari, come pure appaiono in ascesa inquietanti manifestazioni di disagio giovanile, che si esprimono nel disorientamento esistenziale e in diffusi fenomeni di “dissonanza” comportamentale. Appare perciò fondato concludere che, se non si trovano le vie per dare risposte concrete e rapide a queste sfide, nel prossimo futuro il “senso di appartenenza” di molti credenti e cittadini andrà incontro a fenomeni di “atrofia” e di marcata indifferenza e l’esperienza ci insegna che si rivelano refrattari a tentativi tardivi di recupero. Mi auguro, pertanto, che sia ben presente in tutti questa preoccupazione e che ciascuno operi per sanare e risolvere tali “criticità”. La ricostruzione, per essere vera ed efficace, non può quindi contare solo su logiche ingegneristiche ed efficienze tecnico-finanziarie: ha bisogno, prima di tutto, di ritrovare un’anima, munita di intelligenza “profetica” – che sa progettare l’avvenire valorizzando l’esperienza del passato – e dotata di un cuore che pulsi amore, spirituale e civile, capace di creare coesione sociale e cittadinanza attiva. Certamente la ricostruzione dell’Aquila deve garantire anzitutto la sollecita riedificazione delle abitazioni civili, per consentire alla popolazione di ritornare presto a casa, ma anche – e in modo sincronico – deve puntare al restauro delle chiese, che rappresentano un tesoro spirituale, artistico e storico. Esse costituiscono un fondamentale fattore “identitario” dell’aquilanità. Inoltre, questi luoghi di culto e di incontro assolvono anche al fondamentale e insostituibile compito di essere “spazi di prossimità”, sul versante ecclesiale e sociale».

 

Qual è stato e come può essere utile alla “ricostruzione” del senso di comunità l’impegno pastorale e il contributo operoso della Chiesa aquilana?

 

«La nostra attenzione, quella di tutti i sacerdoti e dei religiosi, quella dell’intera comunità ecclesiale, è quotidianamente impegnata verso il popolo aquilano non solo nella dimensione spirituale, ma anche negli aspetti sociali, culturali e formativi che possano favorire la ricostruzione del senso di una comunità civile coesa, operosa e solidale, con una particolare cura rivolta ai ragazzi e ai giovani. Essenziali in quest’opera sono però le strutture e i luoghi di aggregazione, dunque chiese ed oratori – e qui con rammarico ho osservato i ritardi e i problemi nella ricostruzione della Cattedrale, che ora finalmente appaiono in via di soluzione. In tale prospettiva assume valore determinante il progetto non solo di “riparare” le chiese danneggiate, ma di costruirne di nuove, laddove nelle periferie – in cui si addensa la maggioranza degli abitanti – mancano i luoghi di incontro comunitario e di socializzazione. Penso, come prima esigenza da affrontare, ad una struttura pastorale da costruire in un’area popolosa della periferia ovest della città. Si tratta di un importante investimento verso il futuro, un segno di ripresa dato all’intera comunità, ecclesiale e civile».

 

Di quale importante opera si tratta? Mi sembra di capire che abbia un valore emblematico per la Chiesa aquilana e per l’intera città, proprio come simbolo di “ricostruzione” del senso di comunità e d’identità civica.

 

«La zona di Cansatessa costituisce un popoloso quartiere esterno alla città, che ha urgente bisogno di strutture ecclesiali rispondenti alle esigenze degli abitanti. Attualmente dispone solo di ambienti provvisori, assolutamente inadeguati. C’è necessità di costruire lì una chiesa nuova. Si tratta di una decisione coraggiosa, interamente affidata alla Provvidenza, perché la nostra diocesi esce fortemente indebolita dall’esperienza del sisma. Perciò abbiamo bisogno della generosità e della solidarietà di tutte le persone che, dall’Italia e dall’estero, hanno un cuore grande per contribuire ad un’opera di rilevante utilità sociale, non solo spirituale. I costi globali previsti dal progetto di costruzione della chiesa e delle strutture pastorali della Parrocchia di San Giovanni da Capestrano, in Cansatessa dell’Aquila, sono 3.492.996 euro. Di questo importo il 75% sarà coperto con fondi stanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana, il 25% dei costi della costruzione deve essere assicurato dalla Parrocchia, per una quota di 873.249 euro, cui vanno aggiunti altri 226.753 euro per lavori non ammessi a contributo. Ci occorrono dunque 1.100.002 euro di donazioni per poter iniziare a costruire l’opera. Con i donatori condivideremo ogni passo della costruzione, rendicontando loro le spese fino al centesimo di euro, con la massima trasparenza. Abbiamo fiducia nella Provvidenza. La nostra è una Chiesa che crede fermamente nell’azione Spirito Santo e nella solidarietà fattiva dei fratelli in Cristo! Fin d’ora assicuro le preghiere dell’intera Comunità per tutti i benefattori, ricordando che il Signore è infinitamente ricco di grazie e di misericordia verso coloro che, con il loro aiuto, promuovono la vita e la missione delle Comunità ecclesiali, specialmente quelle segnate dalla sofferenza».

 

L’intervista a Mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila che tra dieci giorni sarà creato Cardinale, si conclude con un appello alla generosità di tutti. Un appello che anche vorrei sottolineare con forza, richiamando la grande solidarietà e la vicinanza che gli italiani di tutto il mondo hanno riservato verso L’Aquila e i centri colpiti dai terremoti del 2009, 2016 e 2017. E che, mi auguro, anche in questa occasione non mancherà d’esserci. Mi rivolgo in particolare alle comunità abruzzesi nel mondo, straordinarie per impegno e passione, perché siano motore di sensibilizzazione in questa ulteriore prova di generosità, che troverà duratura eco e memoria nella Chiesa di San Giovanni da Capestrano in Cansatessa dell’Aquila, dedicata al grande Santo abruzzese, apostolo di unità e di coraggio nelle imprese più impegnative.

 

 




Il “caso” Pascal D’Angelo di Mario Setta

 

 

 

L’AQUILA – Introdacqua, paese natale, si impegna da anni, a livello istituzionale, a far conoscere e valorizzare la personalità e l’opera di un suo degno figlio, il poeta e scrittore Pasquale D’Angelo. Un autore che costituisce un “caso”, come da molti è stato rilevato (cfr. G. Prezzolini, Scrittori italiani nel mondo. Voci di poeti nostri negli Stati Uniti).  E come lui stesso dice, a conclusione del suo libro, Son of Italy: “mi trasformai in un caso di incredibile interesse”.

Pascal D’Angelo

 

Il “caso Pascal D’Angelo” può essere analizzato secondo due aspetti: letterario e sociologico. Sotto il profilo letterario si tratta di un caso intrigante e, per molti aspetti, ancora fitto di interrogativi dalle molteplici risposte. Se applicassimo alla sua opera, estremamente ridotta, le categorie che Italo Calvino espresse nelle Lezioni americane, pubblicate postume, ne verrebbe fuori un quadro interessante. Calvino presenta alcune “proposte per il prossimo millennio”. Sono le linee fondamentali da conservare e tramandare per il millennio che abbiamo iniziato.

 

Della prima, la leggerezza, pone in rilievo “la funzione esistenziale della letteratura, e la leggerezza come reazione al peso di vivere”. E cita Lucrezio e Ovidio, mossi dal bisogno di liberarsi dalla precarietà dell’esistenza. In D’Angelo c’è la stessa esigenza: la fuga verso la letteratura per liberarsi dalla sua condizione di emarginato, di escluso, (“dago”, “wop”). Altra proposta di Calvino, la rapidità: “Sono convinto che scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca d’un’espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile”. Aggettivi che si adattano perfettamente al libro di Pascal D’Angelo.

 

Quanto all’esattezza, il libro di D’Angelo non può essere considerato totalmente “perfetto” (il compianto e grande esperto dell’opera di D’Angelo, Rino Panza, ha spulciato varie inesattezze!).  Ma se Leonardo poteva definirsi “omo sanza lettere”, a maggior ragione Pascal D’Angelo può ben

cover, Son of Italy

ritenersi, con sincera modestia, “uomo del piccone e della pala” (“pick and shovel man”). Per la visibilità, Calvino ricorre a Balzac e scrive: «Balzac nella Commedia umana infinita dovrà includere anche lo scrittore fantastico che lui è o è stato, con tutte le sue infinite fantasie; e dovrà includere lo scrittore realista che lui è o vuol essere, intento a catturare l’infinito mondo reale nella sua “Commedia umana”».  In D’Angelo, i due aspetti sono coesistenti e coessenti: realtà e fantasia s’intrecciano in una continua dialettica. Forse per questo sente il bisogno di integrare, nella sua autobiografia, la prosa con la poesia.

 

Trattando, infine, della molteplicità, Calvino scrive: «Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili». A questi interrogativi di Calvino, ecco gli interrogativi di Pascal D’Angelo, nella lettera all’editore di The Nation: «Io sono uno che arranca con fatica per emergere dal buio dell’ignoranza e portare il suo messaggio di fronte ad un pubblico, di fronte a voi. Voi la cui missione è di difendere l’immensa causa degli oppressi. Questa lettera è il grido di un’anima che si è arenata sui lidi tenebrosi lungo il suo disperato viaggio verso la luce […]» E, a conclusione dell’autobiografia, annota: «Per gli ambienti letterari mi trasformai in un caso di incredibile interesse, divenendo oggetto di grandi festeggiamenti, curiosità e attenzione. […] Ma, fra tutte, le parole più sentite e sincere che mi scaldarono il cuore, furono quelle dei miei compagni…».

 

Queste parole conclusive riportano il “caso Pascal D’Angelo” da quello letterario a quello sociologico. Perché si tratta soprattutto di “caso sociologico”. Pascal D’Angelo, descrivendo la sua vita di emigrante, descrive la vita degli emigranti italiani negli Usa, ai primi decenni del ‘900. Nella sua vita di emarginazione, di stenti, di maltrattamenti c’è la vita delle migliaia di abruzzesi e dei milioni di italiani che emigrarono per le terre scoperte da Colombo. La sua opera non è solo una descrizione, è anche una denuncia. Non un libro politico, ma un grido di rivolta in nome dei valori umani, universali. Jean Paul Sartre, nella prefazione al libro di Frantz Fanon, I dannati della terra, ha scritto: “Le bocche s’aprirono da sole; le voci gialle e nere parlavano ancora del nostro umanesimo, ma era per rimproverarci la nostra inumanità”. Il libro di Pascal D’Angelo si pone su questo filone, che sta tra l’inchiesta e la denuncia, tra l’arte e il messaggio, tra l’intuizione e la ragione.  Un’opera che può ben definirsi: “libro di vita”. Una vita che si “radica” su due terreni: Introdacqua e New-York, Càuze e Mulberry Street.

 

“Càuze”, un agglomerato di poche case, allora come oggi. Il nome, ha rilevato Rino Panza, deriva forse dalla parola “gelso”, in dialetto “céuze”, albero allora diffuso e di cui ancora oggi rimane nella zona qualche esemplare. Vi abitano due o tre famiglie, circa dieci persone. Ai tempi di Pasquale D’Angelo le famiglie che vi abitavano erano una dozzina. Poco meno di cinquanta persone. Si viveva di agricoltura e con l’allevamento del bestiame: pecore, capre, maiali, mucche, galline, ecc. Nella prima parte del libro (un terzo circa), Pascal D’Angelo si sofferma a descrivere la vita che si svolgeva in paese (Introdacqua) e nella contrada (Cauze): la casa, il paese, le montagne, la scuola, il lavoro, le streghe, ecc. È un’indagine dal taglio antropologico, una descrizione da osservatore partecipante (participant observer).

 

Passa poi a presentare le motivazioni di fondo dell’emigrazione: «La nostra gente è costretta ad emigrare, ad allargare i confini di un’esistenza stretta nella morsa di uno spazio angusto. In quelle terre ci sentiamo in trappola. Ogni centimetro appartiene a pochi privilegiati che la fanno da padroni. Col finire dell’inverno buona parte dei campi della nostra valle viene data in affitto o messa stagionalmente a disposizione dei contadini che pagano pigioni altissime a tassi d’usura, vale a dire, beneficiando solo della metà o addirittura di un quarto del raccolto, a seconda delle necessità che dipendono dal proprietario o dalle condizioni disperate del contadino in cerca di terra» (Son of Italy, p. 65)

 

La soluzione al problema dello sfruttamento in casa è la partenza per il Nuovo Mondo: «Cos’è allora che trae l’uomo in salvo impedendogli di rimanere schiacciato sotto il peso di quella inesauribile necessità? Il Nuovo Mondo!» (Son of Italy, p. 65)

 

Si ricrea e si rafforza la solidarietà paesana: «Qui gli immigrati che arrivano dalla stessa città formano gruppi compatti tra loro, e simili ad uno sciame d’api dello stesso alveare, vanno a lavorare laddove il loro caposquadra o ‘boss’ gli trova qualcosa. Così noi che ci eravamo riuniti quasi per caso diventammo come una vera famiglia fino al giorno in cui la morte e altre calamità non ci costrinsero a separarci». (Son of Italy, p. 80)

 

Ma anche qui, la vita non è meno dura: “Ovunque era ammazzarsi di fatica…”; “Ovunque era lavoro e fatica, sotto una cappa di sole incandescente o sotto le sferzate della pioggia, lavoro e sempre lavoro: continuo e inarrestabile”. Le pagine sulla sua condizione di lavoro, sulla sua sopravvivenza precaria, sul suo disagio di vivere sono tra le più toccanti e sconvolgenti. Ma la soluzione non viene ricercata nella politica o nel sindacato. È strettamente personale: il piacere dello scrivere, del comunicare, dell’elaborare un pensiero poetico. Percy Bysshe Shelley, un poeta noto e amato da Pascal D’Angelo, ha scritto: “cibo dei poeti è l’amore e la fama”. Pascal D’Angelo ha cercato di nutrirsi di questi due alimenti. Durante la vita non c’è riuscito. Ed anche “post mortem”, purtroppo, sembra essere ancora uno sconosciuto.

 




L’Ente Porto di Giulianova presenta la rassegna “Terre & Mare”

Festa del Mare edizione 2017

 

Un porto vivo e ricco di eventi sportivi, ludici e culturali per tutti

2018

Giulianova. Un porto da vivere,che sia luogo di congiunzione tra mare, costa ed entroterra attraverso eventi ludici, sportivi, culturali nel rispetto della diversità e dell’accessibilità per tutti. Con questo spirito l’Ente Porto di Giulianova ha realizzato un calendario variegato di eventi ed iniziative che interesseranno il porto da giugno a novembre, grazie alla collaborazione con diversi partner ed enti, coinvolgendo cittadini e turisti di tutte le età. La rassegna si intitola “Terre & Mare” a voler, appunto, sottolineare il significato di un porto vivo e recettivo nei confronti del suo territorio e dei suoi cittadini. Una fucina di iniziative realizzabili anche grazie alla forza ed alla volontà della Camera di Commercio di Teramo che vede, in primo piano la Festa Del Mare, in programma sabato 30 giugno sul porto di Giulianova, e che vedrà coinvolte tante realtà provinciali e regionali nell’ambito della cultura, dell’enogastronomia, della musica e dell’arte in genere. Al suo secondo anno la Festa Del Mare è ormai un evento molto atteso che quest’anno vede la partecipazione di diverse eccellenze della provincia di Teramo come il Consorzio Colline Teramanel’Istituto Musicale Braga, il Comune di Castelli e l’Associazione ceramisti di Castelli con l’allestimento di stand gastronomici e non solo. L’evento, come altri nel calendario di “Terre & Mare”, riconferma inoltre una già stretta e proficua collaborazione con il Circolo nautico “V. Migliori”, l’AMNI, la DMC Hadriatica e la Lega NavaleItaliana di Giulianova con il progetto “Vela senza barriere” per porre l’accento sull’importanza dell’accessibilità del porto a tutti. Iniziative che vedono anche la preziosa collaborazione del BIM Consorzio Dei Comuni Del Bacino Imbrifero Montano Vomano, della Regione AbruzzoComune di Giulianova e dei comuni della Provincia di Teramo. Il calendario di eventi “Terre & Mare”, oltre a vedere anche il coinvolgimento di tutte le attività commerciali e private del porto di Giulianova, vuole essere integrato in una più ampia offerta turistica del territorio che duri e cresca nel tempo. Di particolare interesse sarà il convegno “Porti Aperti” che si terrà alle ore 10 nella sede della Lega Navale, dedicato al mondo della pesca, al rilancio del territorio attraverso turismo e specialità enogastronomiche, riqualificazione portuale e d altro.  I mesi di luglio ed agosto saranno interessati da una serie di meravigliosi concerti a cura del Conservatorio Gaetano Braga insieme alla degustazione di vini del Consorzio Colline Teramane. Il porto si vestirà di magia grazie ad una rassegna cinematografica sotto le stelle, dedicata alla bellezza e al mistero racchiusi da sempre nel mare: si parte il 28 giugno con il film “Le meraviglie del mare” di Jean – Michel Cousteau alle ore 21. Anche quest’anno il porto di Giulianova e tutti i suoi agenti affiancheranno Gabriellino Palestini nella sua impresa: la veleggiata a remi dalle Isole Tremiti a Giulianova mentre l’11 e il 12 agosto saranno riservati alla veleggiata da diporto in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Porto Salvo e la tradizionale processione con la partecipazione libera di barche. La sera del 18 agosto sarà dedicata al connubio tra arte, poesia e mare con “Poesie tra le onde”, che si terrà nella sede della Lega Navale a cura delle associazioni “Il Faro” e “Euterpe”. Il mese di settembre, invece, sarà ricco di regateper gli appassionati della vela: il 789 e 15settembre saranno giornate dedicate al Gran Premio “Terre & Mare”, regata di circolo 3° Trofeo “Memorial Mimmo Zipilli” in collaborazione con la Camera di Commercio di Teramo. Sempre il 7 settembre in programma anche la prova speciale del Rally d’Abruzzo automobilistico. Il calendario “Terre & Mare” si chiuderà aspettando la partenza per la Barcolana di Trieste ad ottobre ed il raduno internazionale classe Optimist a novembre. Ricordiamo che, sabato 23 e domenica 24 giugno il mare di Giulianova sarà nuovamente animato dai colori del primo “Trofeo Città di Giulianova Memorial Giacomo Malignano Stuart”, organizzato dalla Lega Navale Italiana di Giulianova Circolo Nautico “V. Migliori”. La partenza delle regate sarà alle ore 9, mentre la premiazione di domenica 24 alle ore 18. La gara fa parte del Gran Premio “Terre & Mare Camera di Commercio Teramo”. E per chi vuole avvicinarsi al mondo della vela, per tutta l’estate, il Circolo nautico “V.Migliori”, insieme alla Lega Navale Italiana di Giulianova, organizza corsi di vela per grandi e bambini. Per essere sempre aggiornati su tutte le iniziative dell’Ente Porto di Giulianova è possibile visitare il nuovo sito internetwww.enteportogiulianova.it e la pagina FacebookEnte Porto Giulianova.




Giulianova. Round 3 di Campionato Italiano Velocita’ dall’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, con Matteo Ciprietti nella Super Sport 600.

Gare in diretta su Sky Sport MotoGP HD Sabato 15.45 e Domenica 16.25.

Foto Archivio Matteo Ciprietti

L’ELF CIV riparte da Imola. Nel weekend l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari ospiterà il 3° round del CIV 2018, con la grande novità delle gare che saranno trasmesse in diretta su Sky Sport MotoGP HD (canale 208). Si partirà sia al sabato che alla domenica, tutto per uno spettacolo che riprende da dove lo avevamo lasciato e da quella sempre più combattuta  SS600, nella quale Matteo ha risposto fin qui colpo su colpo agli attacchi dei tanti avversari anche senza vittorie.

Eventi – Non mancheranno gli appuntamenti di contorno al 3° round del CIV, a cominciare dalla Premiazione dei poleman prevista per il sabato alle 12 in sala stampa, per proseguire con l’aperifuel, che animerà il paddock dalle 19 sempre di sabato.

TV e biglietti – Le gare del 3° round dell’ELF CIV da Imola saranno trasmesse in diretta da Sky Sport MotoGP HD, e saranno visibili anche in live streaming su Eleven Sports accessibile anche dal sito civ.tv. AutomotoTV trasmetterà invece un corposo programma di repliche secondo il seguente palinsesto:

600 SS – Mercoledì 27/06 ore 16:00, Sabato 30/06 ore 01:30

Per chi non volesse perdersi lo spettacolo dal vivo ecco info e prezzi dei biglietti:

Venerdì: ingresso gratuito

Sabato € 10,00 – Tesserati FMI € 8,00

Domenica € 15,00 – Tesserati FMI € 10,00

Abbonamento 2 giorni € 20,00 – Tesserati FMI € 15,00

I prezzi ridotti per tesserati FMI sono validi anche per donne e pubblico da 14 a 18 anni. Fino a 14 anni l’ingresso sarà gratuito