Giulianova. Anche il dott. Roberto Ciccocelli in difesa del Convento di Mosciano Sant’Angelo

Ho partecipato alla riunione tenutasi ieri presso il piazzale del Convento di Mosciano S.A., ho potuto constatare la profonda convinzione dei tanti cittadini presenti a voler a tutti i costi far restare la presenza di padre Carmine nel convento dei frati con rifiuto unanime alla sostituzione con un sacerdote ;

ho ricordato cosa accadde a Giulianova presso L’Istituto Castorani nel 2001: le suore S.Vincenziane lasciarono la struttura ed io come Presidente mi attivai, pur non trovando un altro Ordine in Italia, tramite le varie Ambasciate presso la Santa Sede  ad individuare un Ordine presso L’Indonesia ed a tutt’oggi sono ancora presso L’Istituto Castorani,

mi chiedo e chiedo a tutti coloro che vogliono che al Convento di Mosciano S.A. rimangano i frati, è possibile formare un comitato ristretto parlare con il Vescovo e con il responsabile provinciale dei frati minori per avere un paio di mesi al fine di trovare un altro ordine di frati ( ce ne sono tanti: Domenicani,frati minori,capuccini ecc.ecc.) che possano venire? e se non dovessero esserci in Italia rivolgersi alle Ambasciate presso La Santa Sede per trovare nel Mondo un Ordine che possa venire al convento dove padre Carmine sarà il  Direttore!!!

E’ giusto cercare di far restare nel convento un ordine di frati perché non è opportuno dare quella struttura alla curia vescovile dopo aver assistito alla trasformazione di una casa rurale in agriturismo da parte della stessa curia con estrema leggerezza, non vorremmo che con operazione complessa si arrivi alla stessa conclusione sopra descritta.

Sono a disposizione a dare un mio contributo al fine di trovare la migliore soluzione per il convento di Mosciano S.A.

Cordiali saluti

Dott.Roberto Ciccocelli




Pescara. CONFERENZA STAMPA LINEE GUIDA DEL PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013

CONFERENZA STAMPA

LINEE GUIDA DEL PIANO SOCIALE REGIONALE 2011-2013

Sclocco: Insufficienti e didascaliche

Domani sabato 11 settembre alle ore 11.30 è convocata una conferenza
stampa nella sala polivalente (3 piano) del Consiglio Regionale nella sede
di Piazza Unione a Pescara.
La consigliera Marinella Sclocco incontrerà la stampa per relazionare
sulle riflessioni condivise con i rappresentanti delle Associazioni e
Cooperative socio-sanitarie, con gli Amministratori e i responsabili degli
ambiti sociali, con i Sindacati in merito alle “Linee guida del piano
sociale regionale  2011-2013”




Casalincontrada. INNOVATIVA E ANTISISMICA, ECCO LA NUOVA “CITTADELLA” SCOLASTICA

10 settembre 2010

INNOVATIVA E ANTISISMICA, ECCO LA NUOVA “CITTADELLA” SCOLASTICA

Domenica, alle ore 10.30, l’inaugurazione del nuovo istituto

Sindaco Cocetta Di Luzio
Sindaco Cocetta Di Luzio

Domenica 12 settembre, alle ore 10.30, s terrà la cerimonia d’inaugurazione del nuovo istituto scolastico della Scuola di Istruzione primaria e secondaria di primo grado nato in via Mascagni, nel cuore della cittadina di Casalincontrada, realizzata dal comune di Casalincontrada con il contributo della Regione Abruzzo.

La nascita della nuova struttura scolastica – afferma con soddisfazione il sindaco Concetta Di Luzio – rappresenta finalmente una sede adeguata al suo prestigio e alla sua vocazione didattica. Si tratta di una struttura antisismica realizzata con materiali ad alta compatibilità ambientale seguendo criteri di avanguardia nella tecnica di costruzione e secondo obiettivi qualificativi predeterminati per la gestione educativa. Le tecnologie, strutturali e impiantistiche, così come i materiali adottati, uniscono l’assoluta salubrità psicologica e il benessere fisico degli spazi”.

L’edificio è stato progettato e realizzato con una precisa riflessione sull’organizzazione degli spazi, fatta in modo condiviso da architetti ed educatori. Lo spazio presenta elementi e ambiti che rispondono pienamente al bisogno degli alunni di alternare attività didattiche, formative, sportive e ricreative (aule, palestra attrezzata, sala computer etc). Ma sopratutto con tecniche antisismiche avanzate.

Al taglio del nastro, alla presenza di autorità civili e militari, di famiglie e alunni, interverranno, tra gli altri, Concetta di Luzio, Sindaco del Comune di Casalincontrada; Giovanni Legnini, Senatore della Repubblica; Anna di Marino, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Sant’Andrea” di Chieti; Arturo Nanni, Architetto; Attilio Falchi, architetto; Sandro Liberatore, primo dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Chieti; Don Enrico D’Antonio, parroco di Casalincontrada.

Ad allietare l’evento non mancheranno le esibizioni musicali degli allievi della Scuola musicale “Michele Lacerenza” e l’A.C.A.M. di Casalincontrada.





ANGOLA: PAGANO, OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE ABRUZZESI

ANGOLA: PAGANO, OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE ABRUZZESI

Nazario Pagano

(Pescara, 10 settembre 2010). (ACRA) «Con la firma del protocollo tra la Regione Abruzzo e la Provincia di Huila (Repubblica dell’Angola) si aprono nuove opportunità per gli imprenditori abruzzesi che operano nei diversi settori produttivi». Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, che questa mattina ha illustrato il protocollo d’intesa sottoscritto tra i due Paesi lo scorso 20 agosto a Lubango (Provincia di Huila). “Il protocollo ha tra i suoi principali obiettivi la lotta contro l’Aids e altre malattie; la promozione dello sviluppo del sistema di insegnamento; la pianificazione di interventi inter-istituzionali di miglioramento della situazione penitenziaria e l’appoggio al settore dell’acqua e al risanamento economico. L’Angola – ha aggiunto Pagano – è un Paese ricco di materie prime (è il primo produttore di petrolio in Africa) e pertanto è possibile investire e creare opportunità di vendita. Nell’ottica di questa collaborazione tra la Regione Abruzzo e la Provincia di Huila gli imprenditori abruzzesi – ha concluso il Presidente – hanno già registrato i primi segnali positivi».

Il Console italiano in Angola, Aldo Di Clemente, che sostiene il programma di cooperazione economico e sociale con il Paese africano, avviato da quasi dieci anni, ha registrato ottimi risultati.  «Il protocollo ci consente di incrementare la presenza degli imprenditori abruzzesi in Angola – ha aggiunto Aldo Di Clemente, Console italiano in Angola -. I progetti di cooperazione avviati tra l’Abruzzo e la Provincia di Huila ci permette di operare nel sistema sanitario e penitenziario angolano, ma anche di allargare gli orizzonti economici nel mercato africano».

Soddisfatti gli imprenditori abruzzesi che hanno partecipato alla visita istituzionale in Angola. «Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria – ha detto l’ingegner Laureti, che ha parlato in rappresentanza delle imprese partecipanti -. Alcuni di noi, soprattutto coloro che operano nel settore siderurgico, alimentare e nella vendita di forni, ad esempio, hanno già registratole prime commesse nel mercato della Huila».

Alla conferenza stampa hanno partecipato Felisiano Soma, Consigliere del Ministero degli Interni dell’Angola e direttore del Carcere di Lubanco, il direttore del Carcere di Pescara, Franco Pettinelli, e commissario Valentino Di Bartolomeo (Comandante Corpo Penitenziario di Chieti) e il direttore del Carcere di Chieti Giuseppina Ruggero.

Pescara, 10 settembre 2010




Abruzzo. BuonGusto, due giorni con i formaggi tipici Anche gli imprenditori agricoli della Coldiretti presenti alla rassegna casearia

BuonGusto, due giorni con i formaggi tipici

Anche gli imprenditori agricoli della Coldiretti presenti alla rassegna casearia

<<Per valorizzare la zootecnica e le produzioni abruzzesi in un particolare momento economico ben vengano iniziative come BuonGusto, che punta proprio a far scoprire e riscoprire la tradizione casearia abruzzese>>. E’ il plauso che arriva dalla Coldiretti per l’iniziativa promossa dall’Associazione regionale allevatori in collaborazione con l’assessorato regionale all’agricoltura che si terrà sabato 11 e domenica 12 settembre a Gessopalena con una mostra mercato di formaggi, degustazioni tematiche, laboratori del gusto e un convegno sulle produzioni alimentari.

Una manifestazione alla scoperta dei più conosciuti ed apprezzati formaggi abruzzesi a cui parteciperà anche quest’anno la Coldiretti, impegnata nell’organizzazione dell’evento fin dalla prima edizione, nata dall’intuizione dell’attuale presidente della federazione teatina di Coldiretti, Domenico Melchiorre, allora presidente dell’associazione regionale allevatori. <<Negli anni BuonGusto ha saputo proporsi come riferimento per esperti, turisti e consumatori trasformandosi in una iniziativa di  ampio respiro e di attento approfondimento culturale. Infatti, nell’itinerario all’aperto si potranno comprare e degustare i migliori formaggi delle nostre aziende, ma sarà anche un’occasione per conoscere formaggi di nicchia per tanti ancora sconosciuti. Ciononostante>> sottolinea il presidente della Coldiretti Chieti Domenico Melchiorre <<il ritardo che la proposta di Coldiretti per la corretta etichettatura dei formaggi e del latte Uht sta subendo a livello europeo, rende oneroso vigilare sull’integrità e lo spessore di questa manifestazione per evitare l’intromissione da parte di falsi Made in Abruzzo. La Coldiretti rinnova la proprio disponibilità a collaborare per le prossime edizioni dell’iniziativa al fine di garantire ai propri soci e ai consumatori l’integrità dello spirito e degli obiettivi della stessa>>.




Giulianova (TE). Anche il Sindaco Mastromauro abbruna le bandiere del Comune per onorare Angelo Vassallo.

Il sindaco Mastromauro abbruna le bandiere del Comune per onorare Angelo Vassallo.

Al terzo piano del Palazzo Comunale di Corso Garibaldi sono state abbrunate le bandiere in segno di lutto per la morte di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica-Acciaroli assassinato domenica scorsa in un agguato. “Una persona coraggiosa Vassallo”, dice il sindaco Francesco Mastromauro. “Un amministratore serio e competente, amato dai suoi concittadini per le sue tante iniziative a favore della comunità e per l’azione ispirata sempre ai principi di legalità e di buon governo. A questo uomo che credeva nelle istituzioni e che lottava strenuamente per l’ambiente, per il futuro della sua gente e contro ogni forma di criminalità – continua il sindaco –  era doveroso tributare l’omaggio commosso e riverente di Giulianova attraverso questo gesto simbolico che, va sottolineato, recepisce l’invito rivolto ai Comuni italiani dal presidente dell’ANCI  Sergio Chiamparino”.

Le bandiere, su espressa disposizione del sindaco Mastromauro, verranno tenute a mezz’asta sino a domenica.




A San Giovanni Teatino il nuovo anno scolastico si apre con una giornata ricca di eventi ed inaugurazioni

A San Giovanni Teatino il nuovo anno scolastico si apre con una giornata ricca di eventi ed inaugurazioni

Da sx, Ass Ferraioli, Sindaco Caldarelli, Dirigente Sc Prof Schiazza
Da sx, Ass Ferraioli, Sindaco Caldarelli, Dirigente Sc Prof Schiazza

Grandi novità, a San Giovanni Teatino, in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico: mercoledì 15 settembre, infatti, il ritorno tra i banchi verrà salutato con una serie di cerimonie promosse ed organizzate dal Comune e dall’Istituto Comprensivo cittadino, nel corso delle quali si procederà al taglio del nastro di importanti ed attese strutture quali il moderno plesso di Dragonara, nonché le piste di atletica ed il Parco Baden Powell all’interno del Polo scolastico di Largo Wojtyla. Il ricco programma di eventi, che accompagnerà il suono della prima campanella della stagione didattica 2010/2011, annovererà la partecipazione della Banda della scuola e prenderà il via nei pressi del sottopasso di via Pertini dove, alle 8:30, si procederà al taglio del nastro del parco intitolato al celebre Baden Powell, fondatore del movimento scoutistico mondiale: il tutto alla presenza, tra gli altri, proprio del gruppo scout Sambuceto1 che, sotto il profilo dell’associazionismo e del volontariato, negli ultimi quindici anni ha scritto pagine importanti nella storia della città di San Giovanni Teatino. Insieme ai giovani in divisa e “fazzolettone”, dunque, alunni, professori, personale scolastico, genitori e le tante autorità che presenzieranno all’evento (tra le quali il Sindaco, Verino Caldarelli, l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Roberto Ferraioli, il Dirigente Scolastico, Prof. Alfredo Schiazza, il Presidente del Consiglio di Istituto, Carmine De Luca, ed altri rappresentanti delle istituzioni comunali, provinciali e regionali) visiteranno lo spazio verde per poi dirigersi, attraverso l’adiacente sovrappasso pedonale, verso i nuovi impianti sportivi: all’interno del Polo scolastico di Largo Wojtyla, infatti, sono state realizzate piste destinate alla pratica dell’atletica (100 metri, salto in lungo ecc), oltre ad una passerella a copertura dello spazio intercorrente tra la scuola e l’attigua palestra. Dopo aver salutato l’ingresso in aula di studenti, insegnanti e personale scolastico di Largo Wojtyla, ci si sposterà nella parte alta della città dove, presso il plesso realizzato accanto alla chiesa di San Giovanni Evangelista, il primo cittadino e le altre personalità istituzionali presenti formuleranno il loro augurio per un sereno e proficuo anno scolastico. La serie di appuntamenti in programma per la mattinata di mercoledì 15 settembre si concluderà, alle 10:30, con un evento molto atteso da tutta la cittadinanza: l’inaugurazione del nuovo e moderno complesso scolastico di Dragonara che accoglierà le classi di Scuola Primaria prima dislocate nelle ormai ex-aule di via Di Nisio e il quale si compone, oltre che di un corpo centrale sviluppato su due piani, anche di un campo polivalente; il tutto in uno spazio immerso nel verde, dotato anche di ampie aree destinate a parcheggio. “Estremamente soddisfatti” delle nuove strutture a servizio di studenti e docenti sia il Sindaco Caldarelli che l’Assessore Ferraioli ed il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di San Giovanni Teatino. “L’augurio – sottolinea lo stesso Ferraioli – è che anche l’intera cittadinanza possa essere soddisfatta del gran lavoro svolto in questo importante settore. I tagli del nastro in programma mercoledì 15, infatti, rappresentano un’ulteriore, importante tappa nel grande ed ambizioso processo di rinnovamento dei plessi didattici i quali sono stati tutti completamente rivisitati dall’Amministrazione comunale. Si pensi al Polo Scolastico di Largo Wojtyla, alla nuova scuola di San Giovanni alta ed alla neonata struttura di Dragonara. Non solo: non bisogna dimenticare che sta per essere completata la realizzazione dell’avveniristico Polo dell’Infanzia in via Ciafarda, il quale ospiterà un asilo nido con capacità ricettiva pari a 120 bambini, oltre ad una moderna scuola materna. Tutto questo – conclude l’Assessore Ferraioli – in un proficuo quadro di grande collaborazione ed eccellenti rapporti con la Dirigenza dell’Istituto Comprensivo della Città”. Sulla scia di quanto dichiarato dall’Assessore alla Pubblica Istruzione si pone anche il Sindaco Verino Caldarelli, il quale aggiunge che “se si considera che l’Italia è agli ultimi posti in Europa sul fronte della spesa nell’edilizia scolastica e che sul territorio nazionale il 60% delle scuole è antecedente al 1974, mentre le strutture sportive non sono presenti in più del 40% dei plessi, si apprezza ancor più la portata degli interventi in materia effettuati dall’Amministrazione comunale di San Giovanni Teatino” .

Da sx_dirig_sindaco_ferraioli
Da sx_dirig_sindaco_ferraioli




Abruzzo. FORMAZIONE: MARTEDI’ CONFERENZA STAMPA DELL’ASSESSORE GATTI

FORMAZIONE: MARTEDI’ CONFERENZA STAMPA DELL’ASSESSORE GATTI

(REGFLASH) Pescara. 10 set. Alle ore 11.00 di martedì 14, a Pescara,
presso la sala blu della sede della Regione in viale Bovio,
l’assessore alla Formazione, Paolo Gatti, il Preside della facoltà di
Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, Luciano
D’Amico, e Antonio De Lorenzo, direttore del mensile Computer grafica,
esperto e docente di software di animazione 3D terranno una conferenza
stampa per presentare 4 corsi di alta formazione professionale,
nell’ambito dell’elaborazione virtuale 3D. Un caso di offerta
formativa caratterizzata da innovazione, qualità e concrete
opportunità di sbocco per profili professionali ricercatissimi dal
mercato del lavoro. (REGFLASH) US100910




Politica. BERLUSCONI: NENCINI, SI SENTE GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE

BERLUSCONI: NENCINI, SI SENTE GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE

ROMA, 10 SET – “La patente di democrazia che Berlusconi ha dato al suo grande amico Putin, definendolo in aggiunta un ‘dono del signore’, show che probabilmente ripeterà alla prima occasione anche con Gheddafi o con Lukascenko, fa venire dubbi sulla solidità dei suoi convincimenti quanto a garanzie di libertà e rispetto dei diritti civili”.

E’ il commento del segretario del Psi, Riccardo Nencini, alle frasi pronunciate dal presidente del consiglio al Forum sulla democrazia a Yaroslav, in Russia.

“Anche questa enormità, assieme ai soliti attacchi alla magistratura, sono un segnale però che Berlusconi si sente ormai in piena campagna elettorale e l’idea – conclude Nencini – che questo clima e queste sciocchezze debbano perseguitarci per i mesi a venire, francamente dà i brividi”.




AD URBINO LA VIA CRUCIS DELL’AQUILA, CON I VERSI DI MARIO NARDUCCI

AD URBINO LA VIA CRUCIS DELL’AQUILA, CON I VERSI DI MARIO NARDUCCI

Presentato da Gastone Mosci e Maria Lenti il volume Tempo di Passione, silloge poetica sul Calvario aquilano

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Agosto, per Mario Narducci, è solitamente un mese migratorio verso le Marche, anzi, più precisamente verso Urbino, straordinaria città d’arte dove il giornalista e poeta aquilano coltiva una grande messe d’amicizie e d’interessi culturali che, di anno in anno, contrappuntano in quella città eventi di significativa valenza. In quelle due settimane, liberatorie dai suoi molteplici quotidiani impegni, rifugge solitamente la quiete feriale per dare invece spazio a spigolature, approfondimenti, confronti su temi letterari, d’arte e costume, dove la diversità d’ambiente produce una fioritura di fecondi parallelismi culturali. Questo, però, è un tempo particolare per Mario Narducci e per tutti gli Aquilani. E Urbino ha voluto dedicare a Narducci, alla sua poesia e sopra tutto all’Aquila, la sua città, un’intensa giornata di riflessione. Lo ha fatto tributando un omaggio all’ultima produzione poetica di Narducci, Tempo di Passione, una silloge composta da un Incipit, dodici liriche numerate come le stazioni d’una Via Crucis, ed un Exitus, raccolta in un bel volume, impreziosito dai disegni originali di sette sensibili artisti: il compianto Ennio Di Vincenzo in copertina, poi Domenico Colantoni, Teofilo Masulli, Maria Giovanna Narducci, Augusto Pelliccione, Massimina Pesce e Vincenzo Tiboni.

L’evento, quasi un religioso convito d’un pubblico assai numeroso e partecipe, è stato guidato dalle riflessioni critiche di Maria Lenti, scrittrice urbinate, già docente e parlamentare per due legislature, e da Gastone Mosci, docente di Letterature religiose comparate all’Università di Urbino, insigne studioso ed infaticabile animatore culturale. Nella sala ricolma, un silenzio quasi sospeso e un’emozione spessa e palpabile. “Tempo di Passione – ha detto Gastone Mosciè un canto di strazio e di disperazione. E’ un poema di tragedia e di dolore che, recando la data del 25 aprile, abbraccia diciannove giorni di sventure, un testo che segna la letteratura della catastrofe, vissuta nel segno delle invocazioni bibliche e cristiane. Narducci ha dato un tono di commozione ininterrotta al ritmo ed alla composizione poetica. Essa procede con tensioni sempre più incisive, dodici atti di una rappresentazione di pianto e di sventura, come il lamento antico di Iacopone da Todi, come la sofferenza collettiva di Ignazio Silone, come il corteo processionale della Perdonanza. Il terremoto dell’Aquila – ha aggiunto il prof. Mosci – ha distrutto la città, ha ferito la gente d’Abruzzo, ha imperversato per centinaia di giorni. E’ diventato la rappresentazione del male, di chi attenta al tuo bene e al tuo spirito. Come già nel suo grande libro di poesia Il Deserto e i Giorni, dove sulla strada dell’esodo del tempo attuale Narducci richiamava l’annuncio del Verbo quale sostegno all’umanità, in un mondo gravato dal dissesto spirituale e sociale, partendo dall’invocazione cristiana per poi proporre un discorso civile, così oggi in Tempo di Passione da una domanda di fede si passa ad una coralità di popolo, di persone colpite che sono alla ricerca di un bene assoluto, per superare la tragedia. Il ritmo segue però il canto di narrazione – ha concluso Mosci – dove domina il giudizio civile ed il cammino della solidarietà, estranei all’idea dell’assedio ed alla cultura dell’alienazione. E’ in fondo un pungente teatro della parola che urla le fratture della natura, che scruta il disastro, che sillaba i nomi delle vittime, che piange la sventura in bilico tra silenzio e preghiera comunitaria, tra silenzio e voci di dolore”.

Nette, decise e convincenti le annotazioni esposte da Maria Lenti, nella sequenza delle dodici stanze poetiche in  Tempo di Passione.E’ il Calvario di una terra spaccata, di una città distrutta, di un evento che ha inghiottito, tragicamente e più o meno metaforicamente, affetti, vite, memorie. Il presente e il futuro. E’ il Calvario – ha commentato Maria Lenti – di chi vede, sa e soffre. E vive la passione delle perdite, in cui il cuore d’improvviso manca e sembra franare l’esistenza ai sopravvissuti. E vive, drammaticamente, le coincidenze, inspiegabili ma reali, di una passione che coincide con l’inizio della Passione di Cristo. Cadute e salite, mentre la ripresa che si determina appare sì terribile, ardua, e però irrinunciabile, perché se la salvezza è possibile lo è solo ricominciando e affidando cristianamente, a chi ha sofferto patimenti ed ingiustizie, il proprio stato e il proprio costato aperto, prostrato e, in apparenza, vinto. Questo – ha ancora annotato la Lenti – è il Tempo di Passione di Mario Narducci: testimoniare il proprio esserci, proclamare la necessità di esserci, farsi tramite di comunicazione con la disperazione dell’altro, avere colleganza con tutti nella condivisione di un dramma restituito nello specchio desolato di una desolata nudità: quella delle speranze troncate, del tempo interrotto, degli amori sottratti, del bene perduto, della serenità svanita, della casa sventrata. Tempo di Passione – ha poi concluso – è momento di ricerca, di fratellanza, di comunione, d’aiuto e sostegno. E’ la solitudine del non essere soli, la voce che può di nuovo chiamare a sé, la Parola che non tradisce e che, anzi, ti porta all’altro. In definitiva, l’accaduto emerge a testimonianza e a messaggio, dentro il calore di un afflato poetico che non nasconde le negligenze umane dentro un dolore rivissuto dalla creatura nel tempo sincopato della passione”. E’ stato un pomeriggio di rara suggestione e davvero emozionante, specie quando Narducci ha parlato dell’Aquila, del suo presente pieno di problemi e difficoltà, della dura condizione d’una comunità che ancor oggi soffre per la forzata diaspora d’una parte consistente di cittadini. In tale stato, stenta a riprendere la normalità della vita quotidiana e specialmente quella culturale. E per una città che della cultura ha fatto una prelazione, tale condizione è tra quelle che più danno preoccupazione, pur se molte iniziative sono in campo per recuperare al più presto una qualche regolarità.

Ora, dovendo chi scrive esprimere non un giudizio critico, che è di ben altre competenze come dianzi annotato, ma qualche emozione per un testo poetico di singolare intensità, avverto un vago senso di pudore. Tante e tante volte ho distillato i versi di Mario Narducci in Tempo di Passione, un viaggio doloroso lungo la via che sale al Golgota aquilano. Un testo poetico che si medita – specie gli Aquilani – come appunto le stazioni d’una Via Crucis. Il volume, infatti, si segnala per essere una delle più immediate e strazianti testimonianze, in versi, del dramma che il 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila, la città capoluogo d’Abruzzo, e numerosi borghi vicini. Le “stazioni” poetiche risalgono alle prime due settimane successive al sisma. Sono il lacerante grido di dolore, senza mediazioni e senza pensamento della ragione, ma l’icastica rappresentazione dell’anima di fronte alla sofferenza morale e materiale degli Aquilani – e dunque propria, dell’Autore – espressa senza la mitigazione del tempo e senza il lenimento delle ferite indotto dal generoso concorso di solidarietà dei Volontari d’ogni angolo d’Italia.

Sono dunque immagini istantanee, e perciò stesso un contributo eccezionale alla memoria d’una comunità che potrà, domani, fra qualche anno o fra qualche secolo, avvertire il peso dell’indicibile sofferenza, rivivere lo strazio della tragedia, e comprendere – per quanto questo sia possibile, dopo – con maggiore sensibilità le pagine della nostra storia dolorosa attraverso il medium poetico che, più d’ogni altro, sa trasmettere il lamento dell’anima. Eppure, meditando queste quattordici “stazioni” liriche, non si può non riconoscervi del Poeta una fede profonda, non solo religiosa, ma anche civile, nelle risorse morali d’una comunità che per secoli ha saputo risorgere dopo le tante “Passioni” della sua storia. L’essenza stessa dell’indole civica è quasi preludio all’opera, che si apre con una Dedica, lancinante, “… /alla Città della distruzione/delle periferie urbanizzate/a quella della diaspora/a quella delle vie desolate/delle piazze vuote/delle Chiese sventrate/del Palazzi minacciati/dei condomini immersi/in una notte di silenzi infiniti/a quella dei monumenti solitari/come eremiti tristi/ …”, che però si conclude con quella fede che guarda fiduciosa al domani, “… /Perché il miracolo si compia/e torni il sereno/e scorra il vino buono/come a Cana/dove nasceva una famiglia nuova/e proseguiva l’avventura umana”.

L’incipit del Poeta guarda ai vicoli della città, a quella caratteristica della singolare struttura urbana medioevale dell’Aquila che disegna appunto vicoli, sdruccioli, coste gradonate che arrancano a piazza del Mercato, intensi di vita. Prima. “L’ultima voce dei vicoli/fu quella del sisma/un grido disperato/serpeggiò per le strette discese/cavalcò gli sdruccioli e le coste/e quando tacque, il silenzio/ ribollì in singhiozzi soffocati./Era scesa la morte/sul numero magico delle piazze/e su quello sacro delle chiese/e su quello limpido delle fontane/cui restò in gola/l’ultima sorgiva …”. Non sembri irriverente l’accostamento. La Via Crucis comincia ricordando “Gesù è flagellato, deriso e condannato a morte”. Ecco la prima stazione di Narducci: “… Mausolei di macerie/lacrime di polvere/randagi divenimmo/cani delusi/tra fotocellule e sirene/per chi resta/soltanto compassione”. Quel 6 aprile era la notte del lunedì della Settimana Santa. Così il Poeta nella seconda stazione: “Domenica delle Palme/mai tante lacrime/riserbò l’ingresso/a Gerusalemme/…/Appena il tempo/dell’ultima cena/e subito il crucifige/…”. Eccolo alla terza: “…/Pasqua non avrà liturgie/se non nelle piazze/degli accampati/e Cristo risorgerà/sulle macerie/e sopra le lacrime/…”. Quarta stazione: “…/Vecchi scampati alla tregenda/bambini nell’abisso/dell’oltretomba/il pianto non ha età/non hanno età i pianti/è l’ora che tutto appiana/nessuno è dissimile/tra i simili/la differenza è un attimo/…”.

Nella quinta stazione c’è il dramma del monastero di Santa Chiara, a Paganica, crollato, con suor Gemma rimasta sotto le macerie: “Per la Badessa delle Clarisse/fu l’ultima compieta/Sobri estote et vigilate/Ma il leone ruggì/con la voce del sisma/e fu l’apocalisse/…”. Poi, alla sesta stazione, il cuore si stringe al cospetto d’una delle tragedie familiari del borgo più martoriato dal sisma: “I due fratelli di Onna/occhi chiari/sorriso dolce/muto il cronista/rappreso nella tragedia/di padre colpito/la raffica di vento nella notte/le lacrime per punteggiatura/…”. Alla settima stazione il pensiero è per coloro che, Vigili del Fuoco e Volontari, sono stati a scavare tra le macerie, per salvare vite, per recuperare vittime, per essere accanto a noi nel dolore: “…/Ma verrà tormentosa/la pioggia a notte/disperante e crudele/ad acuire suture/a moltiplicare fatica/per angeli senz’ali/mai stanchi di vegliare/ogni ferito un altare/il giro dei Sepolcri/sarà tra loro, infinito/Giovedì Santo così diverso/…”. L’ottava stazione del Poeta è straziante, come quel Venerdì Santo di duemila anni fa. Il nostro, all’Aquila, il 10 aprile 2009, vide la cerimonia funebre per le vittime del terremoto. Non ci fu l’annuale processione con i Simboli della Passione, creati da Remo Brindisi: “Non i simulacri di Brindisi/vanno per le strade deserte/sfilano non viste/le bare di tutti i caduti,/asperse di lacrime/d’acqua dell’ultima preghiera/…”. La nona stazione narra quella cerimonia: “…/I vincoli del sangue/non hanno più rantoli/da gridare/L’apocalisse ha rubato/ogni umano sentire/la preghiera sta dura tra i denti/dentro le bare è rinchiusa/anche l’ultima consolazione”. E la decima è la fotografia del Potere: “Roma è scesa/dove è calata la morte/Lo Stato il Governo il Parlamento/lo sguardo compunto del rimorso/le parole del dovere/e quelle della solidarietà/Sospesa a mezz’aria/aleggia colpevole/la coscienza impunita/…”.

Toccante, nell’undicesima posta, il ricordo d’una delle suore dell’istituto che a San Gregorio accoglieva bimbi di famiglie disagiate, morta proteggendo quelle creature: “Una d’esse fu tratta/dalle macerie/nata madre nell’ora della morte/s’era stesa con la veste bianca/su quattro cuccioli per regalare aria/sconfiggere la polvere/aggirare il destino/Era morta di parto/come le mamme del dolore/impagato/dell’amore infinito”. La dodicesima stazione ricorda la Pasqua di Resurrezione. Il dramma volge alla speranza.: “…/La vittima pasquale/tramutò in gaudio ogni pena/Sette giorni di passione/come interminabili mesi/come anni insondabili/il tempo incompiuto/s’è fatto compiuta eternità/…/La Pasqua del Risorto/è già Natale per quanti/conobbero ogni sventura”. Infine, l’exitus della silloge, con il ricordo di una delle stradine del centro storico dell’Aquila, via Crispamonti, molto cara all’Autore: “Le ripide scalette dell’infanzia/i giochi nei cortili/e le complicità dentro i portoni/…/E adesso questo orrore/questa polvere fitta che perdura/oltre i mesi trascorsi/questa malinconia che ci trafigge/questa strada sparita/senza più cuore/lei che straripava”. Ecco, si conclude così il viaggio attraverso il Calvario dell’Aquila. Una testimonianza poetica di prima mano, Tempo di Passione. Una via dolorosa, quella dell’immediato dopo terremoto dell’Aquila, percorsa attraverso lacerti della poesia di Mario Narducci, che meglio d’ogni altro commento descrive sofferenze, emozioni e speranze degli Aquilani. Quei versi restano impressi nel profondo dell’anima, connotano una sensibilità poetica spiccata, disegnano sulla polvere delle nostre macerie il campo della condivisione dei valori antichi d’una comunità che, nonostante tutto, vuole rinascere. Non solo ricostruendo case, chiese e monumenti, ma anche più solide le fondamenta della comunità civile, al pari di quanto avvenuto dopo gli altri terremoti che hanno terribilmente cadenzato la storia della città.

Mario Narducci è nato nel 1938 all’Aquila. Giornalista professionista, ha lavorato per “Il Resto del Carlino”, “La Gazzetta del Popolo”, “Avvenire” e “Il Popolo”, seguendo per quest’ultimo, come vaticanista, i viaggi apostolici di Paolo VI nell’ultimo scorcio del pontificato e, per dieci anni, quelli di Giovanni Paolo II, poi raccontati nel volume, esaurito, “Le ragioni dell’anima”(Calderini, Bologna, 1989). Ha fondato e dirige “Novanta9”, periodico di lettere, arti e presenza culturale. E’ direttore responsabile di TvUno e del quotidiano on line SecoloNuovo.it. Presidente dell’Istituto di Abruzzesistica e Dialettologia, è promotore del Premio L’Aquila intitolato ad Angelo Narducci, direttore storico del quotidiano ”Avvenire”. E’ componente di numerosi Premi letterari. Ha pubblicato i seguenti testi di poesia: “La Ragazza di un mese” (Ceti, Teramo), “Se insiste la speranza” (Cannarsa, Lanciano), “Il deserto e i giorni” (IAED, L’Aquila) con un contributo critico di Alda Merini, “Le offese stagioni” (Confronto, Fondi), vincitore nel 1998 del Premio “Libero De Libero”.

AD URBINO LA VIA CRUCIS DELL’AQUILA, CON I VERSI DI MARIO NARDUCCI

Presentato da Gastone Mosci e Maria Lenti il volume Tempo di Passione, silloge poetica sul Calvario aquilano

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – Agosto, per Mario Narducci, è solitamente un mese migratorio verso le Marche, anzi, più precisamente verso Urbino, straordinaria città d’arte dove il giornalista e poeta aquilano coltiva una grande messe d’amicizie e d’interessi culturali che, di anno in anno, contrappuntano in quella città eventi di significativa valenza. In quelle due settimane, liberatorie dai suoi molteplici quotidiani impegni, rifugge solitamente la quiete feriale per dare invece spazio a spigolature, approfondimenti, confronti su temi letterari, d’arte e costume, dove la diversità d’ambiente produce una fioritura di fecondi parallelismi culturali. Questo, però, è un tempo particolare per Mario Narducci e per tutti gli Aquilani. E Urbino ha voluto dedicare a Narducci, alla sua poesia e sopra tutto all’Aquila, la sua città, un’intensa giornata di riflessione. Lo ha fatto tributando un omaggio all’ultima produzione poetica di Narducci, Tempo di Passione, una silloge composta da un Incipit, dodici liriche numerate come le stazioni d’una Via Crucis, ed un Exitus, raccolta in un bel volume, impreziosito dai disegni originali di sette sensibili artisti: il compianto Ennio Di Vincenzo in copertina, poi Domenico Colantoni, Teofilo Masulli, Maria Giovanna Narducci, Augusto Pelliccione, Massimina Pesce e Vincenzo Tiboni.

L’evento, quasi un religioso convito d’un pubblico assai numeroso e partecipe, è stato guidato dalle riflessioni critiche di Maria Lenti, scrittrice urbinate, già docente e parlamentare per due legislature, e da Gastone Mosci, docente di Letterature religiose comparate all’Università di Urbino, insigne studioso ed infaticabile animatore culturale. Nella sala ricolma, un silenzio quasi sospeso e un’emozione spessa e palpabile. “Tempo di Passione – ha detto Gastone Mosciè un canto di strazio e di disperazione. E’ un poema di tragedia e di dolore che, recando la data del 25 aprile, abbraccia diciannove giorni di sventure, un testo che segna la letteratura della catastrofe, vissuta nel segno delle invocazioni bibliche e cristiane. Narducci ha dato un tono di commozione ininterrotta al ritmo ed alla composizione poetica. Essa procede con tensioni sempre più incisive, dodici atti di una rappresentazione di pianto e di sventura, come il lamento antico di Iacopone da Todi, come la sofferenza collettiva di Ignazio Silone, come il corteo processionale della Perdonanza. Il terremoto dell’Aquila – ha aggiunto il prof. Mosci – ha distrutto la città, ha ferito la gente d’Abruzzo, ha imperversato per centinaia di giorni. E’ diventato la rappresentazione del male, di chi attenta al tuo bene e al tuo spirito. Come già nel suo grande libro di poesia Il Deserto e i Giorni, dove sulla strada dell’esodo del tempo attuale Narducci richiamava l’annuncio del Verbo quale sostegno all’umanità, in un mondo gravato dal dissesto spirituale e sociale, partendo dall’invocazione cristiana per poi proporre un discorso civile, così oggi in Tempo di Passione da una domanda di fede si passa ad una coralità di popolo, di persone colpite che sono alla ricerca di un bene assoluto, per superare la tragedia. Il ritmo segue però il canto di narrazione – ha concluso Mosci – dove domina il giudizio civile ed il cammino della solidarietà, estranei all’idea dell’assedio ed alla cultura dell’alienazione. E’ in fondo un pungente teatro della parola che urla le fratture della natura, che scruta il disastro, che sillaba i nomi delle vittime, che piange la sventura in bilico tra silenzio e preghiera comunitaria, tra silenzio e voci di dolore”.

Nette, decise e convincenti le annotazioni esposte da Maria Lenti, nella sequenza delle dodici stanze poetiche in  Tempo di Passione.E’ il Calvario di una terra spaccata, di una città distrutta, di un evento che ha inghiottito, tragicamente e più o meno metaforicamente, affetti, vite, memorie. Il presente e il futuro. E’ il Calvario – ha commentato Maria Lenti – di chi vede, sa e soffre. E vive la passione delle perdite, in cui il cuore d’improvviso manca e sembra franare l’esistenza ai sopravvissuti. E vive, drammaticamente, le coincidenze, inspiegabili ma reali, di una passione che coincide con l’inizio della Passione di Cristo. Cadute e salite, mentre la ripresa che si determina appare sì terribile, ardua, e però irrinunciabile, perché se la salvezza è possibile lo è solo ricominciando e affidando cristianamente, a chi ha sofferto patimenti ed ingiustizie, il proprio stato e il proprio costato aperto, prostrato e, in apparenza, vinto. Questo – ha ancora annotato la Lenti – è il Tempo di Passione di Mario Narducci: testimoniare il proprio esserci, proclamare la necessità di esserci, farsi tramite di comunicazione con la disperazione dell’altro, avere colleganza con tutti nella condivisione di un dramma restituito nello specchio desolato di una desolata nudità: quella delle speranze troncate, del tempo interrotto, degli amori sottratti, del bene perduto, della serenità svanita, della casa sventrata. Tempo di Passione – ha poi concluso – è momento di ricerca, di fratellanza, di comunione, d’aiuto e sostegno. E’ la solitudine del non essere soli, la voce che può di nuovo chiamare a sé, la Parola che non tradisce e che, anzi, ti porta all’altro. In definitiva, l’accaduto emerge a testimonianza e a messaggio, dentro il calore di un afflato poetico che non nasconde le negligenze umane dentro un dolore rivissuto dalla creatura nel tempo sincopato della passione”. E’ stato un pomeriggio di rara suggestione e davvero emozionante, specie quando Narducci ha parlato dell’Aquila, del suo presente pieno di problemi e difficoltà, della dura condizione d’una comunità che ancor oggi soffre per la forzata diaspora d’una parte consistente di cittadini. In tale stato, stenta a riprendere la normalità della vita quotidiana e specialmente quella culturale. E per una città che della cultura ha fatto una prelazione, tale condizione è tra quelle che più danno preoccupazione, pur se molte iniziative sono in campo per recuperare al più presto una qualche regolarità.

Ora, dovendo chi scrive esprimere non un giudizio critico, che è di ben altre competenze come dianzi annotato, ma qualche emozione per un testo poetico di singolare intensità, avverto un vago senso di pudore. Tante e tante volte ho distillato i versi di Mario Narducci in Tempo di Passione, un viaggio doloroso lungo la via che sale al Golgota aquilano. Un testo poetico che si medita – specie gli Aquilani – come appunto le stazioni d’una Via Crucis. Il volume, infatti, si segnala per essere una delle più immediate e strazianti testimonianze, in versi, del dramma che il 6 aprile 2009 ha colpito L’Aquila, la città capoluogo d’Abruzzo, e numerosi borghi vicini. Le “stazioni” poetiche risalgono alle prime due settimane successive al sisma. Sono il lacerante grido di dolore, senza mediazioni e senza pensamento della ragione, ma l’icastica rappresentazione dell’anima di fronte alla sofferenza morale e materiale degli Aquilani – e dunque propria, dell’Autore – espressa senza la mitigazione del tempo e senza il lenimento delle ferite indotto dal generoso concorso di solidarietà dei Volontari d’ogni angolo d’Italia.

Sono dunque immagini istantanee, e perciò stesso un contributo eccezionale alla memoria d’una comunità che potrà, domani, fra qualche anno o fra qualche secolo, avvertire il peso dell’indicibile sofferenza, rivivere lo strazio della tragedia, e comprendere – per quanto questo sia possibile, dopo – con maggiore sensibilità le pagine della nostra storia dolorosa attraverso il medium poetico che, più d’ogni altro, sa trasmettere il lamento dell’anima. Eppure, meditando queste quattordici “stazioni” liriche, non si può non riconoscervi del Poeta una fede profonda, non solo religiosa, ma anche civile, nelle risorse morali d’una comunità che per secoli ha saputo risorgere dopo le tante “Passioni” della sua storia. L’essenza stessa dell’indole civica è quasi preludio all’opera, che si apre con una Dedica, lancinante, “… /alla Città della distruzione/delle periferie urbanizzate/a quella della diaspora/a quella delle vie desolate/delle piazze vuote/delle Chiese sventrate/del Palazzi minacciati/dei condomini immersi/in una notte di silenzi infiniti/a quella dei monumenti solitari/come eremiti tristi/ …”, che però si conclude con quella fede che guarda fiduciosa al domani, “… /Perché il miracolo si compia/e torni il sereno/e scorra il vino buono/come a Cana/dove nasceva una famiglia nuova/e proseguiva l’avventura umana”.

L’incipit del Poeta guarda ai vicoli della città, a quella caratteristica della singolare struttura urbana medioevale dell’Aquila che disegna appunto vicoli, sdruccioli, coste gradonate che arrancano a piazza del Mercato, intensi di vita. Prima. “L’ultima voce dei vicoli/fu quella del sisma/un grido disperato/serpeggiò per le strette discese/cavalcò gli sdruccioli e le coste/e quando tacque, il silenzio/ ribollì in singhiozzi soffocati./Era scesa la morte/sul numero magico delle piazze/e su quello sacro delle chiese/e su quello limpido delle fontane/cui restò in gola/l’ultima sorgiva …”. Non sembri irriverente l’accostamento. La Via Crucis comincia ricordando “Gesù è flagellato, deriso e condannato a morte”. Ecco la prima stazione di Narducci: “… Mausolei di macerie/lacrime di polvere/randagi divenimmo/cani delusi/tra fotocellule e sirene/per chi resta/soltanto compassione”. Quel 6 aprile era la notte del lunedì della Settimana Santa. Così il Poeta nella seconda stazione: “Domenica delle Palme/mai tante lacrime/riserbò l’ingresso/a Gerusalemme/…/Appena il tempo/dell’ultima cena/e subito il crucifige/…”. Eccolo alla terza: “…/Pasqua non avrà liturgie/se non nelle piazze/degli accampati/e Cristo risorgerà/sulle macerie/e sopra le lacrime/…”. Quarta stazione: “…/Vecchi scampati alla tregenda/bambini nell’abisso/dell’oltretomba/il pianto non ha età/non hanno età i pianti/è l’ora che tutto appiana/nessuno è dissimile/tra i simili/la differenza è un attimo/…”.

Nella quinta stazione c’è il dramma del monastero di Santa Chiara, a Paganica, crollato, con suor Gemma rimasta sotto le macerie: “Per la Badessa delle Clarisse/fu l’ultima compieta/Sobri estote et vigilate/Ma il leone ruggì/con la voce del sisma/e fu l’apocalisse/…”. Poi, alla sesta stazione, il cuore si stringe al cospetto d’una delle tragedie familiari del borgo più martoriato dal sisma: “I due fratelli di Onna/occhi chiari/sorriso dolce/muto il cronista/rappreso nella tragedia/di padre colpito/la raffica di vento nella notte/le lacrime per punteggiatura/…”. Alla settima stazione il pensiero è per coloro che, Vigili del Fuoco e Volontari, sono stati a scavare tra le macerie, per salvare vite, per recuperare vittime, per essere accanto a noi nel dolore: “…/Ma verrà tormentosa/la pioggia a notte/disperante e crudele/ad acuire suture/a moltiplicare fatica/per angeli senz’ali/mai stanchi di vegliare/ogni ferito un altare/il giro dei Sepolcri/sarà tra loro, infinito/Giovedì Santo così diverso/…”. L’ottava stazione del Poeta è straziante, come quel Venerdì Santo di duemila anni fa. Il nostro, all’Aquila, il 10 aprile 2009, vide la cerimonia funebre per le vittime del terremoto. Non ci fu l’annuale processione con i Simboli della Passione, creati da Remo Brindisi: “Non i simulacri di Brindisi/vanno per le strade deserte/sfilano non viste/le bare di tutti i caduti,/asperse di lacrime/d’acqua dell’ultima preghiera/…”. La nona stazione narra quella cerimonia: “…/I vincoli del sangue/non hanno più rantoli/da gridare/L’apocalisse ha rubato/ogni umano sentire/la preghiera sta dura tra i denti/dentro le bare è rinchiusa/anche l’ultima consolazione”. E la decima è la fotografia del Potere: “Roma è scesa/dove è calata la morte/Lo Stato il Governo il Parlamento/lo sguardo compunto del rimorso/le parole del dovere/e quelle della solidarietà/Sospesa a mezz’aria/aleggia colpevole/la coscienza impunita/…”.

Toccante, nell’undicesima posta, il ricordo d’una delle suore dell’istituto che a San Gregorio accoglieva bimbi di famiglie disagiate, morta proteggendo quelle creature: “Una d’esse fu tratta/dalle macerie/nata madre nell’ora della morte/s’era stesa con la veste bianca/su quattro cuccioli per regalare aria/sconfiggere la polvere/aggirare il destino/Era morta di parto/come le mamme del dolore/impagato/dell’amore infinito”. La dodicesima stazione ricorda la Pasqua di Resurrezione. Il dramma volge alla speranza.: “…/La vittima pasquale/tramutò in gaudio ogni pena/Sette giorni di passione/come interminabili mesi/come anni insondabili/il tempo incompiuto/s’è fatto compiuta eternità/…/La Pasqua del Risorto/è già Natale per quanti/conobbero ogni sventura”. Infine, l’exitus della silloge, con il ricordo di una delle stradine del centro storico dell’Aquila, via Crispamonti, molto cara all’Autore: “Le ripide scalette dell’infanzia/i giochi nei cortili/e le complicità dentro i portoni/…/E adesso questo orrore/questa polvere fitta che perdura/oltre i mesi trascorsi/questa malinconia che ci trafigge/questa strada sparita/senza più cuore/lei che straripava”. Ecco, si conclude così il viaggio attraverso il Calvario dell’Aquila. Una testimonianza poetica di prima mano, Tempo di Passione. Una via dolorosa, quella dell’immediato dopo terremoto dell’Aquila, percorsa attraverso lacerti della poesia di Mario Narducci, che meglio d’ogni altro commento descrive sofferenze, emozioni e speranze degli Aquilani. Quei versi restano impressi nel profondo dell’anima, connotano una sensibilità poetica spiccata, disegnano sulla polvere delle nostre macerie il campo della condivisione dei valori antichi d’una comunità che, nonostante tutto, vuole rinascere. Non solo ricostruendo case, chiese e monumenti, ma anche più solide le fondamenta della comunità civile, al pari di quanto avvenuto dopo gli altri terremoti che hanno terribilmente cadenzato la storia della città.

Mario Narducci è nato nel 1938 all’Aquila. Giornalista professionista, ha lavorato per “Il Resto del Carlino”, “La Gazzetta del Popolo”, “Avvenire” e “Il Popolo”, seguendo per quest’ultimo, come vaticanista, i viaggi apostolici di Paolo VI nell’ultimo scorcio del pontificato e, per dieci anni, quelli di Giovanni Paolo II, poi raccontati nel volume, esaurito, “Le ragioni dell’anima”(Calderini, Bologna, 1989). Ha fondato e dirige “Novanta9”, periodico di lettere, arti e presenza culturale. E’ direttore responsabile di TvUno e del quotidiano on line SecoloNuovo.it. Presidente dell’Istituto di Abruzzesistica e Dialettologia, è promotore del Premio L’Aquila intitolato ad Angelo Narducci, direttore storico del quotidiano ”Avvenire”. E’ componente di numerosi Premi letterari. Ha pubblicato i seguenti testi di poesia: “La Ragazza di un mese” (Ceti, Teramo), “Se insiste la speranza” (Cannarsa, Lanciano), “Il deserto e i giorni” (IAED, L’Aquila) con un contributo critico di Alda Merini, “Le offese stagioni” (Confronto, Fondi), vincitore nel 1998 del Premio “Libero De Libero”.

Gentile direttore,
se può essere d’interesse, ecco una nota sulla presentazione ad Urbino del volume “Tempo di Passione” di Mario Narducci, giornalista e poeta aquilano. La silloge poetica è una testimonianza in versi dell’immediato dopo terremoto. Nella nota riporto anche alcune mie annotazioni ed impressioni sul testo poetico. A corredo, due immagini:
una di Mario Narducci, l’altra relativa alla presentazione del volume ad Urbino (da sinistra, Gastone Mosci, Mario Narducci, Maria Lenti).
Con viva cordialità
Goffredo Palmerini