M5S. VECCHIE RUGGINI E VENDETTA, IL CONSIGLIO REGIONALE VIGE “L’OCCHIO PER OCCHIO” E A FARNE LE SPESE SONO I CITTADINI.

 

“Un vecchio detto cinese dice, aspetta seduto sulla riva del fiume e  il cadavere del tuo nemico passerà. Probabilmente è questo che ha spinto il consigliere Berardinetti a non far ammettere (da solo come previsto da regolamento) alcuni emendamenti M5S al DEFR. Convito di fare un danno al M5S, forse per ragioni territoriali, personali o vecchie ruggini,  senza però rendersi conto che il danno lo ha fatto agli abruzzesi”. Con queste parole i consiglieri Smargiassi e Ranieri commentano la decisione del consigliere Berardinetti di non ammettere gli emendamenti presentati dal M5S per migliorare il DEFR.

“Ed infatti se Berardinetti, probabilmente, ha strumentalizzato l’aula di consiglio per una “vendetta”” commentano i 5 stelle “a farne le spese sono sempre i cittadini. Ecco infatti a cosa hanno rinunciato gli abruzzesi:  un controllo sulle partecipate, che consentirebbe di evitare sprechi di denaro pubblico, alcuni temi cari alla  tutela ambientale, alle politiche energetiche e alla attività estrattive, ad un offerta turistica di eccellenza, ed alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale”.

“Cosa più eclatante” commentano “ è contrario anche al salvataggio di alcuni tribunali d’Abruzzo, tra cui anche quello di Avezzano, territorio dello stesso Berardinetti, poiché per questo colpo di livore è stato reso inammissibile anche l’emendamento M5S che recita in parte “Alla luce della D.G.R. n. 600 del 14.07.2015 e nell’ambito della programmazione 2017-2019, la Regione intende mettere a disposizioni le risorse necessarie per l’attuazione della prevista intesa con il Ministero della Giustizia, di cui all’art. 8, comma 4 bis, del Dlgs. N. 155/2012, finalizzata a realizzare in via sperimentale la gestione delle sedi giudiziarie di Tribunali e Procure della Repubblica di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto con un coinvolgimento diretto dell’ente Regione. Allo stesso tempo, la Regione eviterà che dalle iniziative intraprese per la tutela dei quattro presidi di Giustizia possano derivare ulteriori oneri a carico delle Amministrazioni locali, sede dei soppressi Tribunali e Procure della Repubblica abruzzesi”.

“Lo stesso Maurizio Di Nicola,  Presidente della prima commissione” spiegano i consiglieri 5 stelle “ rappresenta al microfono la sua delusione in quanto gli stessi emendamenti erano stati concordati e accettati. Come anche prova a fare da mediatore il Presidente D’Alfonso, che ancora una volta però si dimostra senza polso verso la sua stessa maggioranza che non lo sta a sentire. Una cosa è certa” concludono “l’interesse per il bene della nostra regione deve andare oltre ogni colore politico, Berardinetti oggi ha commesso un errore, che crediamo sia visibile a tutti. Ne sarà valsa la pena?”




DEFR, LA MAGGIORANZA GHIGLIOTTINA LE PROPOSTE DEL M5S E L’ABRUZZO RIMANE FERMO AL PALO.

 

Pettinari “Abbiamo messo sul tavolo soluzioni a problemi che affliggono la regione da anni. Ma probabilmente risolverli non è priorità di questo governo regionale”.

“Hanno detto no. Abbiamo lavorato sul Documento Finanziario in discussione in consiglio portando trenta proposte per migliorare radicalmente l’assetto economico, imprenditoriale, gestionale, sociale e sanitario dell’Abruzzo”. Afferma Domenico Pettinari durante il corso del consiglio regionale nel quale il documento è andato in discussione. Dal reddito di cittadinanza, alla semplificazione per le imprese, dalla riqualificazione dell’edilizia pubblica, alla sicurezza nelle scuole. Dalla centrale unica di acquisto per energia, alla gestione per le grandi opere sostenibili. E poi ancora trasparenza, rifiuti, sociale e sanità. Trenta, in tutto, le iniziative del M5S inserite attraverso emendamenti di merito in prima commissione dove sono presenti i consiglieri Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, ma la maggioranza ha ghigliottinato tutte le proposte impedendone anche la discussione.
“Non è il M5S che dice sempre No, come vorrebbero far credere alcuni vecchi politicanti” commenta Domenico Pettinari “Noi abbiamo proposto fattibili soluzioni a problemi che affliggono la Regione da anni, ma questa maggioranza sorda non è stata capace neanche di tenere il confronto verbale in aula ed ha preferito far cadere tutte le nostre proposte. Gli abruzzesi meritano molto di più di questi giochetti da vecchia politica”. Un commento duro quello di Domenico Pettinari che in aula ha spiazzato tutti con un intervento, un elenco, di tutte le proposte, seguito dall’elenco di quelli che dovrebbero essere gli sprechi di questa regione. ( qui il link dell’intervento  https://goo.gl/qpWOQs)
“Sul tavolo, abbiamo messo trenta iniziative” afferma Pettinari “che avrebbero dovuto portare la maggioranza a ragionare con buon senso approvando quelli che senza ombra di dubbio sarebbero stati dei pasi avanti in vari campi di competenza della Regione. Le proposte che ho inserito” commenta Pettinari “ avevano alla base una visione migliorativa di questa Regione e del territorio che amministra, ma probabilmente la maggioranza continua nella su cieca opposizione alle proposte migliorative del M5S senza pensare a portare a casa provvedimenti che migliorerebbero nettamente la qualità della vita nella nostra regione”.
L’elenco del dettaglio delle proposte M5S lo trovate al seguente link https://goo.gl/0n6caC




IL PRESEPE IN CANNA VEGETALE NATALE 2016

Il Teatino Peppino di Iorio, artista presepista dal 1988, competente nel riprodurre con la canna vegetale, (arundo donax), i presepi

con una tecnica ormai collaudata, seguita a riscuotere successi.

Quest’anno espone i suoi presepi per la prima volta a TERMOLI CB, oltre che a:

  • ROMA: dal 24 novembre 2016 all’ 8 gennaio 2017 per la 41a Edizione Mostra dei 100 Presepi” – Piazza del Popolo- Palazzo Bramante
  • VERONA dal 26 novembre 2016 al 22 gennaio 2017 per la 33a Edizione “Presepi dal Mondo in Arena”
  •  ASCOLI PICENO dal 25 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 per la 41a Edizione Concorso e Mostra dei Presepi “Città di Ascoli” presso la Chiesa di San Giacomo della Marca.
  • CHIETI dal 14 dicembre 2016 al 22 gennaio 2017 per la 28a Esposizione Personale dei Presepi artistici “presso Liceo Classico G.B.Vico Corso Marrucino
  • LANCIANO CH dal 7 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 per la 16a Rassegna “Riscopriamo il Presepe” – Auditorium Diocleziano
  • TERMOLI (CB) dal 23 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017 – 18° Mostra dei Presepi Castello Svevo

Realizzare i presepi con la canna vegetale curandone i particolari, con passione e pazienza ,è impegnativo, ma il presepista Di Iorio utilizza anche materiale di recupero. La costanza, l’amore, l’inventiva, il genio, fanno di questo artista l’arma vincente dei suoi successi. Senz’altro la città ne guadagna in notorietà, ed è auspicabile che l’amministrazione gli offra un locale dignitoso, nel centro storico, per una mostra permanente.

 

Le foto sul link:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210631821905092&set=a.10210631796824465.1073741873.1633912542&type=3&theater

 

 

Luciano Pellegrini  agnpell@libero.it

cell +393404904001

 




Nastrini rossi: No al vincolo triennale e al blocco delle assegnazioni provvisorie al Sud. Sì alla parità di diritti tra insegnanti.

 

Questi gli slogan del nuovo sit-in targato nastrini rossi docenti di martedì 27 dicembre alle 11 in quattro capoluoghi del centro-sud ai piedi delle sedi dei rispettivi  Consigli regionali: a Bari sotto il porticato della regione in viale Capruzzi, a Napoli in via Santa Lucia, a Palermo in pazza Indipendenza e a Pescara in piazza Salotto. flash-mob-nastrini-rossi-docentiDi nuovo insieme per rivendicare il diritto ad insegnare nelle cattedre del Sud, nonostante i docenti assunti con la riforma siano stati mandati da un algoritmo impazzito (e di cui non si conoscono le procedure e neppure le graduatorie) nelle scuole del Nord a centinaia di chilometri dalla propria famiglia, dai propri alunni e dalla propria vita. Mai più discriminazioni né giuridiche e neppure economiche tra docenti a partire dal prossimo contratto sulla mobilità. Non è più pensabile che docenti con pari diritti vengano trattati diversamente o che si ritenga di poter modificare la legge 107/2015 solo per tutelare alcune categorie di insegnanti.  I docenti dei nastrini rossi sono circa 25mila professionisti per lo più donne di età media di 45 anni e con mille incombenze familiari, che nel mezzo delle loro carriere lavorative sono stati costretti a sconvolgere le proprie vite. I docenti assunti con la riforma sono i più danneggiati. Ed i nastrini rossi chiedono alla ministra Fedeli ed ai sindacati che si incontreranno mercoledì prossimo per discutere delle nuove procedure di mobilità che il faro da perseguire sia prioritariamente quello di rimediare ad un errore ripristinando equità e giustizia attraverso la deroga al vincolo sia per il trasferimento che per la possibilità di produrre domanda di Assegnazione Provvisoria nel prossimo anno scolastico. Affinché siano finalmente la ragionevolezza e il buon senso a prevalere. Il Sud ha bisogno dei suoi docenti e i suoi docenti hanno bisogno di serenità per svolgere al meglio la propria missione a scuola. I disservizi ancora presenti nelle scuole del Sud come in quelle del Nord continuano ad essere ancora troppi  e a farne le spese sono ancora gli alunni, soprattutto quelli più deboli. I nastrini rossi continuano a chiedere a gran voce che i diritti del Sud siano ascoltati e che sia finalmente scongiurata una  nuova questione meridionale  attraverso un piano di rientro per tutti e la possibilità di nuovo reclutamento per i colleghi precari perché la verità, ormai gridata a gran voce da quando la ”Buona scuola” è entrata in vigore, è che i docenti non sono troppi, ma troppo pochi!

Bari, Napoli, Palermo, Pescara, 26 dicembre 2016

I nastrini rossi docenti




Assessore Regionale all’Agricoltura – “50 milioni di euro per gli agricoltori abruzzesi”

LE NOTIZIE DELLA SETTIMANA

AGRICOLTURA REGIONE ABRUZZO http://www.regione.abruzzo.it/agricoltura/

PSR 2014-2020 http://www.psrabruzzo.it

50 MILIONI DI EURO PER GLI AGRICOLTORI ABRUZZESI

“Sotto l’albero di natale, le imprese agricole troveranno una bellissima notizia dalla Regione Abruzzo: quasi 50 milioni di euro disponibili in 5 nuovi bandi.” Esordisce così l’Assessore Regionale alle Politiche Agricole Dino Pepe annunciando la pubblicazione dei nuovi bandi del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. “La Commissione Europea ha approvato il PSR nel novembre 2015 e – spiega l’Assessore – …

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BIOLOGICO: PEPE, ECCO I FONDI PER AZIENDE AGRICOLE

Pescara, 13 dic. Ammontano ad oltre 3 milioni di euro i contributi che la Regione Abruzzo sta erogando per la misura 214 azione 2 del Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 ovvero per il premio relativo alle aziende agricole che hanno fatto istanza per consolidare o avviare la coltivazione di prodotti biologici nel 2016 relativamente al secondo anno di impegno. 242 …

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SEGRETERIA ASSESSORE REGIONALE DINO PEPE
Via Catullo 17 – Pescara

085.7672977  –  dino.pepe@regione.abruzzo.it

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WWF e Legambiente rinnovano l’appello già diffuso nell’ottobre del 2015: “La Regione volti finalmente pagina: fuori la politica dall’ARTA”

 

Indispensabile finanziare con somme adeguate sia l’Agenzia che il Parco Sirente-Velino e le Riserve. “La natura è una ricchezza preziosa per l’Abruzzo: va difesa e valorizzata”. Il 27 un presidio di sindaci e ambientalisti davanti al Consiglio regionale per la seduta sul bilancio

Le indiscrezioni di stampa di questi giorni confermano che la politica regionale continua a considerare la direzione dell’Azienda Regionale per la Tutela Ambientale (in sigla ARTA) alla stregua di un assessorato da attribuire per appartenenza alla coalizione che ha vinto le elezioni e non per competenze e capacità tecniche specifiche. Oltre un anno fa, il 20 ottobre 2015, Legambiente e WWF avevano diffuso una nota per chiedere formalmente alla Regione di azzerare i vertici dell’Agenzia e di rinnovarli affidandosi a un concorso europeo e non a una selezione burla, come è sempre avvenuto sinora, con la decisione presa nelle segreterie di partito. “Siamo rimasti – osserva il delegato regionale del WWF Luciano Di Tizio – del tutto inascoltati e anzi il fatto che si stia ora procedendo verso il rinnovo alla vigilia dell’entrata in vigore, il 14 gennaio prossimo, di una legge nazionale che finalmente impone una elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore ambientale lascia legittimamente ipotizzare che si voglia procedere di nuovo con la scelta di un direttore senza tali requisiti. La conseguenza sarà inevitabilmente una ulteriore perdita di credibilità dell’ARTA, a meno che il presidente D’Alfonso e la sua giunta non vogliano dimostrare nei fatti e non soltanto a parole di voler cambiare qualcosa nella gestione della cosa pubblica”.

“Un fatto altrettanto grave – aggiunge il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco – è che nel nuovo bilancio regionale i fondi destinati all’ARTA sono previsti in diminuzione, il che renderà ancora più problematico il lavoro dell’Agenzia. In quella che si vanta essere la regione verde d’Europa le scelte dovrebbero essere ben altre. Occorre potenziare e non svilire chi è chiamato a vigilare sull’ambiente”.

Allo stesso modo occorre garantire alle aree protette di competenza regionale, il Parco del Sirente Velino e le Riserve, adeguati finanziamenti: ogni euro investito sull’ambiente ne produce quattro nell’indotto ed è impensabile ridurre anno dopo anno gli stanziamenti su questo capitolo di bilancio, come gli ultimi governi regionali hanno continuato a fare.

“Avevamo chiesto – ricorda Di Tizio – in audizione alla Regione e con una nota diffusa il 9 dicembre scorso 2,5 mln di euro per le Riserve Naturali e 1,5 mln di euro per il Parco. La Regione ha del resto investito 660 mila euro per la campagna di comunicazione di Abruzzo Open Day Winter per promuovere l’ambiente nei suoi vari aspetti ed è paradossale che non investa invece sulla tutela di quello stesso ambiente che è il principale punto di forza della propria politica turistica”.

“Legambiente e WWF – conclude Di Marco – saranno il 27 a L’Aquila, davanti alla sede del Consiglio Regionale, insieme alle altre associazioni ambientaliste e ai rappresentanti delle comunità locali, sindaci in testa, per chiedere ai consiglieri, che esamineranno il bilancio, di riflettere e di operare in modo che l’Abruzzo non vanifichi con scelte incoerenti un patrimonio prezioso per la qualità della vita e l’economia stessa del nostro territorio”.




SI RIPETE LA TRADIZIONE DELLA TOMBOLATA PER I DETENUTI

 

Pescara – 23/12/2016 . Si è svolta venerdì 23 dicembre, presso la Casa Circondariale di Pescara, la tradizionale Tombolata di auguri con i detenuti organizzata dalla Croce Rossa Italiana di Pescara. Quest’iniziativa  da molto tempo, ormai, è diventato un appuntamento importante per  i volontari del Comitato di Pescara.  ” La Croce rossa di Pescara – ha sottolineato Fabio Nieddu, Presidente del Comitato nonché Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Pescara – è entrata in questa realtà già da qualche anno per cercare di ricostruire quel concetto di Comunità che purtroppo spesso oggi manca, in particolare della famiglia; occorre sempre rammentare che il detenuto è, prima di tutto, una persona che ha certamente sbagliato ma alla quale occorre dare una possibilità di riscatto, occorre riabilitare l’uomo  affinché comprenda di essere portatore di talenti. La CRI di Pescara durante l’anno, di concerto con la direzione e con l’area trattamentale del Carcere Pescara, organizza attività specifiche, consapevole del fatto che il detenuto può rappresentare una risorsa per la società e, in occasione del Natale, si è cercato di ricostruire quell’atmosfera di festa che normalmente si vive nelle proprie famiglie, giocando a tombola, cantando e ballando insieme”.

Come premi per la tombolata, dei piccoli regali concreti. Sono stati messi a disposizione cesti natalizi, dolci, diversi articoli di quotidiana utilità che i nostri volontari hanno raccolto e preparato appositamente per l’occasione grazie all’aiuto di realtà commerciali locali alle quali va il più sentito ringraziamento.

Un momento di vicinanza e divertimento, quello della tombolata, al quale hanno preso parte numerosi detenuti e volontari allietati, oltre che dal gioco della tombola, dalle gheg dei bravissimi clown dottori della Croce Rossa.




Abruzzo. NEL GIORNO DELL’ ADDIO A FABRIZIA ,I GIOVANI UDC ABRUZZESI CHIEDONO ALLA POLITICA DI NON LITIGARE MA DI RIDARE SPERANZA AI GIOVANI .

Nel giorno dell’ addio a Fabrizia Di Lorenzo, i giovani Udc abruzzesi si stringono attorno ai familiari, Gaetano, Giovanna e Gerardo, ed a tutta la comunità di Sulmona. Rivolgono il loro saluto affettuoso a Fabrizia, vittima del terrorismo. “I suoi grandi ideali, i suoi forti valori, il suo coraggio- si legge in un documento del Coordinamento regionale dei Giovani UDC- resteranno scolpiti nei cuori degli abruzzesi”. In questa giornata triste per l’Abruzzo, deve far riflettere tutti il richiamo del vescovo di Sulmona Spina, “sulla nostra terra amata che non riesce a dare speranza alle giovani generazioni che cercano lavoro. Quel lavoro che dà dignità alle persone umane”. “Viviamo una realtà amara: noi giovani siamo i più colpiti da una lunga crisi economica, che si trascina da molti anni. Non solo per il tasso di disoccupazione che ha superato il 40%, ma anche per la fiducia che si è incrinata nei confronti delle Istituzioni- aggiungono i giovani UDC- Molti di noi giovani , troppi, cercano speranza in altre terre che ancora sanno concedere occasioni. Fabrizia faceva parte di questo esercito di espatriati” . Riccardo Cicchetti, coordinatore regionale dei Giovani UDC, spiega. “Alla politica abruzzese diciamo con forza : basta chiacchiere, basta litigi, basta demagogia, basta propaganda sterile. Si cambi registro in Abruzzo : bisogna riorganizzare la nostra speranza nel futuro. Non abbiamo bisogno di promesse, ma di occasioni giuste per costruirci la nostra vita. Le nuove generazioni si sentono tradite e deluse da una politica che sa solo litigare e da un modello sociale di sviluppo che dimentica la persona”. Nel documento, condiviso anche dal segretario regionale del partito Enrico Di Giuseppantonio,si legge ancora: “chiediamo ai nostri coetanei di scendere in piazza per il lavoro. Quel lavoro ,che come ha ricordato Papa Francesco , “non è solo occupare del tempo o guadagnare dei soldi, ma è fonte primaria di dignità per la persona e per il senso di una vita orientata al futuro e alle relazioni con gli altri” .



IN BELGIO, A MONS E MARCINELLE, PER CHIUDERE L’ANNO COMMEMORATIVO Un convegno a Hornu e la visita a Bois du Cazier per ricordare le vittime a 60 anni dal disastro

 

 

di Goffredo Palmerini

 

MONS – E’ una bella città Mons. Vi arrivo in treno da Charleroi nel primo pomeriggio di metà dicembre, il sole splendente e un insolito cielo color turchese. Arrivo in albergo. Mi appare tutto singolare. L’ingresso copre parte della facciata d’una antica chiesa, adorna d’un bel rosone vetrato e un timpano a vela. Ma è solo l’inizio, perché dalle evidenze interne constato che l’hotel Dream è proprio realizzato all’interno d’una chiesa, forse un complesso monastico nel centro della città. Restano ancora in vista i basamenti delle colonne ed altre tracce della primitiva destinazione intorno alle strutture portanti in acciaio che supportano l’attuale disposizione alberghiera. Al terzo piano, mentre cerco la mia camera 309 “Art nouveau” – tutte le stanze hanno un nome – m’imbatto nella vetrata policroma interna al rosone della facciata. Fa da sfondo al lungo corridoio dove sono distribuite le stanze. La camera è ampia, con bagno arricchito da una finestra ogivale ornata da stipiti in pietra grigia a foggia gotica, propria delle antiche chiese di questa parte d’Europa. E’ la prima sorpresa d’una città sorprendente come Mons, il cui antico centro storico non rivela sbavature nell’armonia delle architetture di palazzi, case e chiese, con l’intrico di vie tutte pavimentate in selci e bordature in pietra grigio chiaro e ambra. Oggi è il 15 dicembre. Non ho impegni e questa mezza giornata è utile per conoscere un poco questa città che l’anno scorso è stata Capitale europea della cultura.

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Il cuore della città è la Grand Place. E’ poco distante. La raggiungo godendomi i graziosi negozi e le vetrine ben addobbate con i simboli del Natale incipiente. Rue de la Triperie conduce direttamente nella piazza maggiore, la strada lievemente in salita. L’ingresso nella piazza, salotto della città, è salutato dal canto dell’acqua che sgorga da quattro bocchette d’una fontana. La Grand Place, un vasto rettangolo irregolare, appare nella sua bellezza, contornata com’è di magnifiche facciate. Vi spicca quella del Municipio, l’Hotel de Ville con i pennoni imbandierati e ghirlande a cascata di luci natalizie. Animata di voci la grande piazza, di gente, di colori. Piccole casette bianche di legno del mercatino vendono prodotti tipici, cucina pronta e bevande a chi va godendosi il tepore del sole calante e un anticipo d’aria natalizia. Animatissimo il palaghiaccio all’aperto, dove ragazzi e bambini piroettano sui pattini, in gare dal breve respiro. Mi piace annusarla, questa città. E scoprirla pian piano, anche per l’orgoglio di sentirvi tracce d’Abruzzo. Ne è sindaco, infatti, il figlio di un’umile famiglia d’emigrati abruzzesi, Elio Di Rupo, personalità politica di grande rilievo in Belgio, e in Europa, per essere stato più volte parlamentare, uomo di governo e, dal 2011 per tre anni Primo Ministro. Giro per il centro storico facendomi guidare dai campanili. Le chiese, se si ha pazienza di guardarle con attenzione, raccontano la storia d’una città, l’arte, l’anima e persino l’indole degli abitanti, meglio d’ogni altro monumento.

 

Mons ha la sua nascita nel Medioevo, il suo insediamento urbano sul luogo dove Giulio Cesare, arrivandovi nel primo secolo a.C., fece edificare un castrum, proprio sul colle che domina ora la città. Proprio da questa particolarità, l’essere nata su un rilievo presente in un ampio territorio pianeggiante, gli deriva l’attuale nome che richiama il termine latino. Nel VII secolo, proprio nei pressi di quel monte, la figlia di Clotario II, Waltrude, andata in moglie ad un signorotto del luogo, fece edificare un oratorio dove poi si ritirò in santità fino alla sua morte, nel 688. La santa Waltrude (Sainte Waudru) è patrona della città. Intorno a quel primo nucleo altomedioevale si cominciò a sviluppare un aggregato urbano, cresciuto fortemente nel XII secolo sotto l’impulso del conte Baldovino IV di Hinault, che ne fece una città fortificata. La popolazione aumentò notevolmente e fiorirono i commerci, con numerose attività che si disposero man mano intorno alla Grand Place, centro della vita civile e mercantile. Gli abitanti si dedicarono al commercio e all’artigianato, tanto che Mons diventò la più importante città della Contea di Hinault nella produzione di grano, birra, nell’industria laniera e nella gioielleria. Ancor oggi, come allora, la Grand Place – una delle più belle del Belgio – è il cuore della città, dove si svolgono le tradizioni più care ai cittadini di Mons, come la festa della Ducasse de la Trinité, con il combattimento del Lumeçon che ricorda la lotta di San Giorgio contro il drago, e la processione del Car d’or, quando la statua della Santa Waudru viene portata per le vie del centro sull’antico carro di legno, scolpito e dipinto di bianco e oro. Nel Quattrocento i cittadini di Mons (montois) costruirono in stile gotico l’Hotel de Ville, la casa comunale dove nel 1515 l’imperatore Carlo V – il sovrano sul cui regno non tramontava mai il sole – prestò giuramento in quanto anche Conte di Hinault. Nei due secoli successivi prima gli spagnoli poi i francesi occuparono la città e il grande Sebastien Vauban la munì d’una solida cinta muraria. Le mura fortificate seicentesche sono ora solo un ricordo storico, perché smantellate nel 1864 per essere sostituite dagli ampi viali alberati che contornano come un perfetto ovale l’antica capitale degli Hinault.

 

Il mio giro nel centro città inizia appunto dalla Grand Place, ammirando l’imponente palazzo municipale, impreziosito da bifore ogivali. Accanto al portone la celebre scimmia in ferro battuto, portafortuna della città e di chiunque le carezzi il capo. Poco distante, sulla Rue de Nemy, la chiesa tardo-gotica di Santa Elisabetta. Ne ammiro l’interno a tre navate, con ampie finestrature vetrate e belle opere pittoriche nelle cappelle, con l’altare maggiore e coro in legno lavorato. Arrancando su stradine lastricate salgo fino al colle più alto della città, al Parco dei Conti, dove gli Hinault avevano il castello. Del complesso resta la Beffroi, torre barocca con grande orologio dalla quale si ammira tutta la città e i dintorni. Lì accanto la Cappella di San Callisto, risalente all’XI secolo, le cui volte ostentano lacerti di affreschi bizantini. Da lassù si può avvistare la corona delle cappelle absidali della Collegiata di Sainte Waudru, che raggiungo percorrendo la Rue de Clercs. E’ un tempio magnificente di stile gotico brabantino, opera di Matheus de Layens, edificata a metà Cinquecento e completata nel 1686. L’interno è a tre navate, imponente l’altezza degli archi e delle vetrate dell’abside principale circondata da cappelle con raffinate sculture, mentre nei bracci del transetto stupiscono i preziosi rilievi cinquecenteschi in alabastro, opera di Jacques Dubroeucq, artista del Rinascimento. La chiesa custodisce il Car d’Or, il bianco carro ligneo processionale della Santa Waudru, finemente decorato con putti e oro zecchino. Ultima visita alla chiesa di Saint Nicholas, anch’essa imponente, con tutti gli altari in legno cesellato arricchiti con dipinti seicenteschi. Il tempo tiranno non consente di visitare i musei della città. Mons è molto viva in campo culturale, non a caso ha avuto il privilegio d’essere per un anno capitale della cultura europea. Lo deve alle sue sensibilità umanistiche, alla sua storia, al suo patrimonio artistico e architettonico. Lo deve anche alla presenza d’una prestigiosa università. L’Umons è nata nel 2009 dalla fusione dell’Università di Mons e dell’antica Facoltà Politecnica, fondata nel 1837. Attualmente la città, che conta 95mila abitanti, ha 22mila studenti, di cui 7mila provenienti da una quarantina di Paesi e ospitati nel campus dell’ateneo.

 

Passata pressoché indenne attraverso due guerre mondiali, Mons ha chiuso da molti anni l’attività estrattiva che aveva richiamato migliaia di immigrati italiani per il lavoro nelle miniere, in base all’Accordo italo-belga del 1946. Di quell’intesa tra Italia e Belgio – braccia contro carbone – ricorre quest’anno il 70° anniversario, come pure ricorre il 60° della tragedia di Marcinelle, dove nella miniera di Bois du Cazier l’8 agosto 1956 persero la vita 262 minatori, 136 dei quali erano italiani. Nel corso del 2016 numerose manifestazioni si sono tenute in Belgio per l’Anno commemorativo, che si chiude con il Convegno del 16 dicembre a Hornu. Siamo qui per questo, per partecipare all’evento promosso dai Comites del Belgio, d’intesa con l’Ambasciata d’Italia a Bruxelles e in collaborazione con le associazioni storiche dell’emigrazione operanti nel Paese, quali ANFE, ITAL-UIL, INCA-CGIL, FILEF, ACLI, USEF, ASBL. La scelta di Hornu per la manifestazione di chiusura dell’Anno commemorativo non è casuale. C’erano qui diverse miniere di carbone. E il Grand Hornu, villaggio industriale realizzato nel 1810 dall’imprenditore francese Henri De George, grande quartiere urbanisticamente integrato, comprendente il complesso minerario, le abitazioni di minatori e operai, l’isolato degli impiegati. Questo straordinario complesso, esempio d’archeologia industriale, restaurato su progetto di Pierre Habbelinck, dal 2002 ha ripreso a vivere come Museo delle Arti Contemporanee (MAC’s), dove si tengono esposizioni, eventi culturali e concerti.

 

Raffaele Napolitano, presidente del Comites di Bruxelles e coordinatore dell’Inter-Comites del Belgio, insieme agli esponenti delle associazioni promotrici, per il convegno ha scelto il Centro Culturale italiano di Hornu. In agenda sono previsti gli interventi dello stesso Napolitano, di Michele Schiavone, Segretario Generale del CGIE, dell’on. Gianluca Miccichè, Assessore all’Emigrazione Politiche sociali e del lavoro della Regione Sicilia, del Consigliere d’ambasciata Giovanni Maria De Vita, del Ministero degli Esteri – Direzione Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, di Gaetano Calà, Direttore nazionale dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati (ANFE) e componente del CGIE, e di Goffredo Palmerini, Presidente dell’Osservatorio Regionale Emigrazione dell’Abruzzo. Nel pomeriggio di venerdì 16 dicembre sono arrivati a Mons, da Bruxelles, Raffaele Napolitano e Gaetano Calà. Giusto il tempo per sistemarsi in albergo e si parte. Arriviamo intorno alle 6 di sera ad Hornu. All’ingresso del Centro Culturale c’è Tindaro Tassone, stretto collaboratore di Elio Di Rupo, consigliere alla presidenza del Partito Socialista belga. Abbiamo passato con Tindaro e la splendida moglie Maria una bella serata in amicizia, il giorno precedente, insieme a cena al Tocco d’Italia, un ottimo ristorante di Mons gestito dai coniugi Claudio e Carmela, coppia d’origine siciliana che ci ha regalato il meglio della loro sapienza culinaria. Un grande abbraccio tra Tindaro e Gaetano Calà, sono entrambi siciliani e grandissimi amici. Hanno collaborato e condiviso importanti iniziative dell’ANFE in Belgio. Nel Centro Culturale da oltre mezzo secolo la comunità italiana tiene i suoi incontri di socialità, le iniziative culturali e ricreative, i corsi di lingua italiana per gli emigrati. La grande sala si va già riempiendo. Ezio D’Orazio, abruzzese, project manager della Siemens e una vita nel sindacato e nell’associazionismo in Belgio, sta sistemando il tavolo dei relatori con le bandiere d’Italia e Belgio. Alle 18:30 è previsto l’inizio dei lavori. Qualche minuto prima arriva il sindaco di Mons, Elio Di Rupo, accolto calorosamente ed affettuosamente dal pubblico. Ha un impegno a Bruxelles, ma volentieri è venuto a portare il suo saluto, anche se dovrà lasciare l’incontro. Raffaele Napolitano gli dà subito la parola, non prima però che la Corale Multiculturale abbia cantato l’inno d’Italia, tutti in piedi e la mano sul cuore, e un altro brano tradizionale. Proprio sulle note di questo canto tradizionale è l’incipit del Presidente Di Rupo. “Quando ho sentito il coro cantare mi sono commosso – ha dichiarato Di Rupo – perché mi ha ricordato mia madre. Oggi ricordiamo 70 anni dell’Accordo tra Italia e Belgio. In base a quell’accordo vennero qui dall’Abruzzo mio padre, mio zio, i miei fratelli. Sono venuti a lavorare nelle viscere della terra, in condizioni molto difficili, e hanno resistito perché venivano dalla miseria. Hanno vissuto nelle baracche, in condizioni che non si possono scordare. Fino a quel giorno terribile del 1956. Il mio primo ricordo è quello della tragedia, delle donne che piangevano e gridavano ai cancelli della miniera. Avevo 5 anni. Da quella data tragica i minatori sono stati finalmente accettati e rispettati in Belgio. La mia vita è incredibile. All’università, in politica fino a diventare Primo Ministro. I giovani non debbono scordare da dove veniamo, le nostre radici che hanno forgiato il nostro carattere”. Ancora qualche parola di saluto, poi Di Rupo si congeda.

 

Raffaele Napolitano richiama il valore delle manifestazioni commemorative, ringraziando per l’impegno profuso tutto l’associazionismo italiano in Belgio e i Comites. Scusa poi l’assenza del Segretario generale del CGIE, Michele Schiavone, trattenuto a casa da problemi di salute. E considerando che l’on. Miccichè è ancora in viaggio da Bruxelles, dà la parola a Gaetano Calà che parla delle condizioni dei nostri emigrati e del ruolo significativo svolto dall’ANFE dal 1947, quando la deputata costituente Maria Federici fondò l’associazione. E soffermandosi sulla tragedia di Marcinelle, che portò al cambiamento radicale delle condizioni di sicurezza delle norme sul lavoro nelle miniere, Calà reca una straordinaria testimonianza storica con la lettera a Maria Federici scritta da una testimone presente a Marcinelle una settimana dopo il disastro, sulla gravità dei problemi che vivevano le famiglie delle vittime e degli altri minatori. E ancora altre testimonianze scritte, tratte dal ponderoso archivio centrale dell’ANFE. Diventeranno, promette Calà, materiale d’archivio da condividere nei luoghi della Memoria in Belgio. Chiude poi il suo intervento ricordando Domenico Azzia, il presidente dell’associazione Sicilia Mondo, un pilastro del mondo dell’emigrazione, scomparso recentemente.

 

Chi scrive, nel suo intervento, ha ringraziato gli emigrati per il servizio e l’onore che hanno reso all’Italia con il lavoro, la serietà e la dignità dei comportamenti, con il prestigio e la stima guadagnati sul campo contro ogni pregiudizio. Il rispetto conquistato in anni di sacrifici, i successi in tutti i settori della società e in ogni Paese raggiunti dagli 80 milioni di emigrati italiani e loro discendenti – un’altra Italia più grande dell’Italia dentro i confini – sono il tributo più importante reso alla Patria, perché attraverso le loro testimonianza di vita i nostri emigrati hanno dimostrato quanto valgano davvero gli italiani, in talento, creatività e capacità d’impresa, ma anche in politica, nei Parlamenti e nei Governi, come il caso di Elio Di Rupo insegna, rendendoci orgogliosi della sua opera e dei traguardi raggiunti. Eppure, questo grande patrimonio di storia della nostra emigrazione è poco conosciuto, in Italia talvolta trattato con superficialità dalle istituzioni e dalla classe dirigente. Dunque, ogni iniziativa che tenda a valorizzare la Memoria è importante, come questo Anno commemorativo in Belgio. Ma sarà necessario che la storia dell’emigrazione italiana diventi materia da studiare nelle scuole italiane, che diventi patrimonio di conoscenza di tutti gli italiani, entrando finalmente nella Storia d’Italia. Questo deve essere l’obiettivo a cui tendere, anche per onorare degnamente la memoria delle 136 vittime italiane dell’8 agosto 1956 e di tutte le vittime della tragedia di Marcinelle.

 

Il Consigliere Giovanni Maria De Vita nel suo intervento in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per gli Italiani all’Estero, riprendendo l’intervento precedente, annota come non solo la classe dirigente abbia scarsa conoscenza della storia dell’emigrazione, ma il fenomeno è latamente diffuso. E’ una situazione che deve preoccupare. E deve essere risolta, facendo diventare la storia dell’emigrazione un patrimonio comune per tutti gli italiani. Dunque, ogni iniziativa utile a diffonderne la conoscenza è vista dal Ministero con interesse e favore. Come il progetto che fra poco verrà illustrato, con la realizzazione di una storia dell’emigrazione a fumetti per le scuole, è un’iniziativa importante che va in questo senso, avvicinando i ragazzi alla conoscenza del fenomeno migratorio italiano che per un secolo e mezzo ha toccato tanti milioni di connazionali. Il sostegno del Ministero vuole essere un segno di doverosa attenzione al progetto e alle sue finalità.

 

Napolitano invita quindi a parlare Gianluca Miccichè, Assessore all’Emigrazione e al Lavoro della Regione Sicilia. L’uomo di governo siciliano tratteggia con spunti molto interessanti la vicenda migratoria siciliana, quella storica e anche l’attuale, che porta all’estero tanti giovani per ragioni certamente diverse che nel passato. Illustra quindi le politiche che la Regione sta seguendo nel settore e, con riferimento ad un recente convegno tenutosi a Palermo con la partecipazione delle maggiori associazioni operanti nel campo dell’emigrazione, ha tenuto a ribadire gli impegni assunti in quella sede specie per ridare all’associazionismo l’attenzione che merita, in termini di risposte e di politiche mirate. A cominciare dalla Consulta dell’Emigrazione siciliana che presto sarà convocata, dopo anni di inattività. Con la stessa Consulta, e con le associazioni, sarà inoltre valutato come modificare al meglio la legge 55 del 1980, che regola il settore. Viva soddisfazione suscita l’intervento tra gli esponenti dell’associazionismo siciliano presenti.

 

Dopo gli interventi dei relatori l’artista Antonio Cossu, figlio d’un emigrato sardo, presenta il progetto dell’opera a fumetti “Storia dell’immigrazione italiana in Belgio”, illustrando gli studi dell’opera, i bozzetti, il linguaggio comunicativo, il più adatto ai ragazzi e giovani studenti. Sicuramente ha fatto colpo la qualità e l’espressività del disegno, cifra dell’artista e del suo valore. Il progetto si svilupperà nell’arco di due anni. Dopo la consegna dei riconoscimenti alle associazioni dell’emigrazione operanti in Belgio – una stampa autografa di Antonio Cossu con un’immagine che simboleggia l’essenza del progetto -, una festosa conviviale intrattiene i presenti. Alla mescita gli Alpini di Hornu e dintorni. Nel corso della serata sono stati raccolti fondi da destinare alle zone terremotate del centro Italia, colpite dai sismi del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre 2016.

 

Sabato mattina, 17 dicembre, Tindaro Tassone ci porta con la sua auto a Marcinelle. Non può mancare l’omaggio alle vittime della tragedia. Gianluca Miccichè, Gaetano Calà e chi scrive compongono la delegazione. Alle 11 ci attendono alla miniera di Bois du Cazier. Arriviamo puntuali. Il cielo è plumbeo, sebbene non piova. L’accoglienza al Bois du Cazier la fa Alain Forti, Soprintendente (Conservateur) del complesso minerario ora diventato un grande museo patrimonio dell’Unesco. E’ grazie alle lotte degli ex minatori se la miniera di Marcinelle non è diventata un centro commerciale, come s’intendeva trasformarla. Dal loro impegno generò la proposta all’Unesco per il riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità, concesso nel 2012. Il dr. Forti ci illustra la storia del tragico evento dell’8 agosto di 60 anni fa. Arrivati dai dintorni sono presenti anche alcuni esponenti dell’associazionismo italiano. Ci fermiamo davanti al Monumento alle vittime, un enorme parallelepipedo di marmo bianco con incisi i 262 nomi dei morti nel disastro. Lo ha donato la città di Carrara. C’è con noi in divisa da lavoro Uberto Ciacci, originario di Pesaro, ex minatore 81enne scampato per un caso al disastro. L’Assessore Miccichè, insieme alla delegazione, depone un mazzo di fiori tricolore, bianco rosso e verde, sotto il cippo marmoreo delle vittime. Uberto Ciacci ci racconta la miniera, le terribili condizioni di lavoro, il caldo infernale e il pericolo di grisù. Si scavava supini, talvolta in cunicoli non più alti di 40 centimetri. Ci guida, ci spiega tutte le fasi operative nella miniera, quando si entrava al lavoro e quando neri di carbone se ne usciva esausti a fine turno, avendo magari lavorato a più di mille metri di profondità. La visita è una via Crucis, con la stazione più dolorosa nella stanza del Memoriale, con le foto dei 262 minatori morti nella tragedia. Ce li indica, Urbano Ciacci, con le lacrime agli occhi. Ora, come altri suoi compagni dell’Associazione ex Minatori di Marcinelle, Urbano sente ogni giorno l’obbligo morale di guidare i visitatori, spiegare e raccontare, perché la terribile storia della tragedia della miniera di Bois du Cazier – una delle pagine nere dell’emigrazione – sia sempre presente nella Memoria degli italiani e dell’intera umanità. Mi fermo a meditare sulle vittime, sul tributo di 136 italiani, di cui 60 abruzzesi. Grande la dimensione del sacrificio abruzzese. Le vittime in gran parte originarie di Manoppello, Lettomanoppello, Tuttivalignani, Roccascalegna, Farindola. Una tragedia sul lavoro che denunciò la sommarietà se non l’assenza delle condizioni di sicurezza in miniera, la lacunosità della previdenza e dell’assistenza ai lavoratori, il vergognoso contratto tra i due Stati, per il quale i lavoratori destinati in miniera avevano rilevanza solo per assicurare le forniture di carbone all’Italia.

 

Quella data e quella tragedia sono ora riconosciute nella memoria collettiva del nostro Paese come Giornata del Lavoro italiano nel mondo. Tante cose sono cambiate da quegli anni per i nostri emigrati in Belgio. Oggi il figlio d’un emigrato abruzzese di San Valentino, in provincia di Pescara, è stato Primo Ministro del Belgio ed è una figura istituzionale di primo piano in Europa. Elio Di Rupo è motivo d’orgoglio per l’Italia e per l’Abruzzo, terra dei suoi padri. Nel locale delle testimonianze, adiacente al Memoriale, sono apposte molte targhe commemorative. Ci soffermiamo davanti a quelle apposte dalla Regione Sicilia, dalla Regione Abruzzo e dall’ANFE che tanto operò nei giorni della tragedia in aiuto alle famiglie delle vittime. La nostra visita si conclude, con un abbraccio collettivo e liberatorio dell’emozione. Ognuno prende la sua destinazione. Ho il volo per Roma a tarda sera, dall’aeroporto di Charleroi. C’è tempo di passare il pomeriggio con un coetaneo e compagno di scuola: Francesco, emigrato giovanissimo da Paganica (L’Aquila) qui nei pressi di Charleroi. Con lui e sua moglie Clelia raggiungiamo Dino e Giovina, altra coppia di amici aquilani. Si festeggia con un’agape fraterna il compleanno di Dino. Partito da Camarda, un paesino alle falde del Gran Sasso, Dino venne qui a lavorare. Fino a realizzare una catena di distributori di benzina “Scipioni” e un florido commercio di vari altri combustibili. Un’impresa condotta ora dai figli. Passiamo in allegria un magnifico pomeriggio. Poi il volo, quasi in orario. E l’arrivo all’Aquila, a notte inoltrata. Gelida, ma con un cielo puro, trapunto di stelle splendenti.

 

 

 




L’Aquila. “COME A BETLEM”, DA 44 ANNI A NATALE SI RINNOVA LA SUA SUGGESTIONE Il presepe vivente di Pianola incanta il pubblico e si prepara alla trasferta di Gorizia

26 dicembre 2016

 

 

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L’AQUILA – Un cielo stellato e un clima insolitamente mite hanno accompagnato l’incanto della sera di Natale, nello splendido contesto ambientale, con il Presepe vivente di Pianola a rinnovare la straordinaria suggestione della nascita di Gesù, nella 44^ edizione di “Come a Betlem”. Diverse migliaia di persone sono accorse ieri sera e hanno potuto ammirare, in un silenzio assoluto, la rappresentazione della storia della salvezza del popolo ebreo, dall’Eden all’Egitto, dal Sinai alla Palestina. Fino a quella notte di Betlem quando nacque il Bambino, l’Emanuele.

Più di trecento le comparse per questa rappresentazione sempre nuova e stupenda, in uno scenario naturale che mozza il fiato, con testi di forte intensità, con una riproduzione scenica eccellente nelle parti mobili e nel villaggio palestinese di duemila anni fa, progettati dall’architetto Giuseppe Santoro. Perfetta la regia di Carlo Gizzi. Ammirevoli la bravura delle comparse, la bellezza dei costumi e la sapienza dell’uso delle luci. Tutto ha contribuito a rendere la rappresentazione all’acme d’una qualità drammaturgica che sa muovere le corde profonde della spiritualità, specie quando il Salvatore nasce nella grotta di Betlem. Quest’anno al piccolo Manuel Parisi, ultimo nato dell’anno a Pianola, l’onore d’interpretare Gesù Bambino, in questa edizione dedicata allo storico presidente Andrea Corridore, scomparso qualche mese fa, che nel 1973 promosse la fondazione del Gruppo artistico di Pianola, cui si deve l’annuale organizzazione del Presepe vivente.

Grande la soddisfazione del nuovo presidente Mario Corridore per il successo di questa 44^ edizione, mentre il Gruppo Artistico si prepara ad un’impegnativa missione in Friuli, a Gorizia.  Il 29 dicembre prossimo, infatti, nella grande Piazza della Vittoria cuore della città, la suggestione di “Come a Betlem” sarà rinnovata per il pubblico friulano. Una selezione di 50 comparse non potrà riporre ancora i costumi, perché il 28 notte si parte per Gorizia. C’è vivissima attesa nel capoluogo friulano per lo straordinario evento, come testimoniano le dichiarazioni del sindaco Ettore Romoli uscite con evidenza sui giornali locali. E’ infatti la prima volta che la città può ammirare un Presepe vivente.

L’iniziativa, che ha il patrocinio e il sostegno della Municipalità e della Camera di Commercio di Gorizia, si deve alla determinante capacità di proposta dell’Associazione Abruzzesi e Molisani in Friuli Venezia Giulia, il cui presidente, sin dalla fondazione del sodalizio nel 1989, è l’aquilano Roberto Fatigati. L’Associazione si è sempre distinta per la qualità delle iniziative culturali, sociali e nel campo della solidarietà, in un proficuo dialogo interculturale tra tre regioni: Abruzzo, Molise e Friuli Venezia Giulia. Un impegno importante e significativo, infatti, molto apprezzato dalle istituzioni e delle autorità regionali friulane.

Con questa particolare manifestazione del Presepe vivente a Gorizia si vuole peraltro esprimere al Friuli Venezia Giulia la gratitudine dell’Aquila per la notevole mole di aiuti e donazioni alle popolazioni colpite dal terremoto del 2009, ad opera di pubbliche istituzioni, privati ed associazioni. La rappresentazione di “Come a Betlem”, dopo una fiaccolata nelle vie del centro storico, si terrà dalle ore 18 nella bella Piazza della Vittoria, con le scene dell’Annunciazione, dell’arrivo a Betlem, della nascita del Bambin Gesù, fino all’arrivo dei Re Magi, con colonna sonora e commento.

Infine, un’appendice di solidarietà. Dopo la rappresentazione, a cura di un’équipe della scuola “Scherza col cuoco” coordinata da Carlo Gizzi, verrà preparata pasta all’amatriciana per il pubblico presente, con la cucina da campo messa a disposizione dal Gruppo Alpini di Gorizia. La degustazione sarà gratuita all’interno dei locali Krainer e Osteria Klandestina, in Via Rastello, nelle vicinanze di Piazza della Vittoria. Ma chi lo vorrà potrà lasciare un’offerta e il ricavato sarà destinato alle popolazioni terremotate in Lazio, Marche e Umbria colpite dal sisma il 24 agosto e 30 ottobre scorsi.

Goffredo Palmerini