Luigi Rantucci cadde sulla “trincea del lavoro” in Canada nel 1922. Era nato nel 1875 ad Ovindoli (AQ).

Associazione Culturale “Ambasciatori della fame”

Pescara, 10 dicembre 2016

“Riportiamoli in  … Abruzzo” … contro la vergognosa e colpevole dimenticanza.

STORIE DELLA NOSTRA EMIGRAZIONE

Luigi Rantucci cadde sulla “trincea del lavoro” in Canada nel 1922. Era nato nel 1875 ad Ovindoli (AQ).

Quando gli Stati Uniti ritennero di “arginare” una sempre crescente immigrazione il Canada decise, invece, di rendersi più disponibile verso nuovi arrivi. Questo atteggiamento non fu il prodotto di una grande amorevole accoglienza bensì frutto di una necessità. Necessità  di mano d’opera e soprattutto di una nuova popolazione che andasse ad abitare un territorio sterminato. Gli italiani risposero, comunque,  in maniera entusiastica spinti da  motivazioni economiche. Si calcola che solo nei primi anni del ‘900 furono 150.00 gli italiani che scelsero il Canada come loro nuovo “sogno”. Tra questi Luigi Rantucci nato sicuramente ad Ovindoli (Aq) e probabilmente il 10 gennaio del 1875 (Nel libro “This Colossal Project: Building the Welland Ship Canal, 1913-1932” si fa risalire la sua nascita al 1865). Luigi era arrivato, una prima volta,  ad “Ellis Island” nel 1902 sulla nave “Sicilia”. Successivamente raggiunse il Canada dove trovò lavori più remunerati. Nel 1919 tornò in Italia dove era rimasta Rosa sua moglie. Nel 1920 fece di nuovo ritorno in Canada dove giunse, sempre tramite una sosta ad “Ellis Island”, sulla “Duca degli Abruzzi”. Questa volta con lui arrivò anche il figlio, ventiquattrenne, Emilio. I due si stabilirono inizialmente a  Quebec City dove trovarono una comunità proveniente da Ovindoli. Qualche tempo dopo Luigi Rantucci andò a lavorare alla costruzione dell’imponente “Canale di Welland” (“Welland Ship Canal”) che, in maniera navigabile, collegava il lago Ontario al lago Eire. Il 7 gennaio 1922 Rantucci caddè da un traliccio mentre lavorava al blocco 7 nella  sezione 3. Nella caduta riportò la frattura del cranio. Fu trasportato all’ospedale. Inizialmente le sue condizioni sembrarono stabilizzarsi ma poi peggiorarono rapidamente e il 14 gennaio, pochi giorni dopo il suo 47 ° compleanno, il cuore di Luigi cessò di battere. Un’inchiesta determinò, non poteva essere altrimenti, che la sua morte era da ritenersi “puramente casuale”. In realtà in quel cantiere le misure di sicurezza erano totalmente inesistenti. Fu un nipote, Tommaso Rantucci, a dover provvedere al riconoscimento della salma e alle successive pratiche burocratiche. Oggi il corpo di Luigi Rantucci riposa, come quella di tanti altri caduti nella costruzione del “Welland Ship Canal”, in  una tomba anonima del “Victoria Lawn Cemetery” della cittadina di St. Catharines.  Oggi, almeno idealmente, lo restituiamo alla sua terra.

 

foto-3-1

Foto 1: Il cantiere dove trovò la morte Luigi Rantucci;foto-1-1 foto-2-1

Foto 2: Operai impegnati nella costruzione del “Welland Ship Canal”;

Foto 3: La pagina del libro “This Colossal Project: Building the Welland Ship Canal, 1913-1932” nella quale è riportato il nominativo di Luigi Rantucci.




Mia Casa d’Abruzzo . Coordinamento Regionale, comunicato

Dopo la cessazione dello “stato di emergenza”, a partire dalCiò nonostante, ancora oggi permane una situazione di grandissimo abbandono di un preziosissimo patrimonio abitativo pubblico, mentre aumenta la disgregazione, la solitudine sociale e umana in cui vivono migliaia di persone ancora sfollate, bambini, giovani, adulti e anziani, e, purtroppo, nonostante i tanti proclami, tante donne sole, in particolare, sotto la soglia della povertà.

Pio Rapagnà – ex Parlamentare

COLDIRETTI, IN ABRUZZO 52MILA ETTARI DI SUOLO CONSUMATO, NECESSARIA ATTENZIONE SU CEMENTIFICAZIONE TERRENI AGRICOLI

 

Pescara con maggiore percentuale di suolo consumato, Lettopalena è il Comune quello con il maggior incremento

 

In Abruzzo sono ben 52.125 gli ettari di suolo consumato con l’erosione di territorio agricolo, naturale o seminaturale a beneficio di asfalto, edifici e capannoni, a causa dell’espansione di aree urbane e di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio. Ad affermarlo è la Coldiretti Abruzzo sulla base del rapporto 2016 Ispra*, secondo il quale nella nostra regione il suolo consumato nel 2015 è pari al 4,8 per cento della superficie territoriale contro una media nazionale del 7,8% e con un incremento dello 0,8 % rispetto al 2012.

A livello comunale, il centro con la maggior percentuale di consumo di suolo è Pescara con il 50,8% del consumo a livello proivinciale davanti a Montesilvano (33,1%) e Martinsicuro (32,9%) per la provincia di Teramo. Se si considera, invece, chi nel periodo 2012-2015 ha avuto il maggior incremento di terreno cementificato, spicca il Comune di Lettopalena in provincia di Chieti con un +17,5% davanti a Monteodorisio (+14,1%) sempre in provincia di Chieti e Cerchio (+13,4%) in provincia di L’Aquila.

 

Coldiretti ricorda che l’impermeabilizzazione del terreno comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità. Su un territorio reso più fragile si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti e vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire con un grave problema per l’assetto idrogeologico del territorio. Non dimentichiamo, infatti, che alla cementificazione forzata, frutto di un modello di sviluppo che oggi dimostra tutti i suoi limiti, si aggiunge il rischio dell’abbandono di quelle zone oggi curate dagli agricoltori che assicurano una costante manutenzione. Per Coldiretti Abruzzo serve dunque un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli per difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali spesso ricadenti nelle aree protette, con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola ma anche affrontando quei problemi annosi, come i danni causati dagli animali selvatici, che danneggiano le attività economiche.

 

Fermare il consumo e il degrado del suolo è inoltre lo scopo della campagna People4soil promossa da un gruppo di associazioni quali Acli, Coldiretti, Fai – Fondo Ambiente Italiano, Inu, Legambiente, Lupu, Slow Food, WWF e altre realtà italiane insieme ad altre 400 organizzazioni europee.

 

*Fonte: per vedere indagine 2016 consultare:

http://admin.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2016

 

IL CONSUMO DI SUOLO PER REGIONE

Suolo consumato in ettari
Piemonte                  207.038
Valle D’Aosta                      9.376
Lombardia                  306.077
Trentino-Alto Adige                    60.047
Veneto                  224.041
Friuli Venezia Giulia                    68.889
Liguria                    44.185
Emilia-Romagna                  215.401
Toscana                  161.704
Umbria                    45.045
Marche                 65.512
Lazio                  140.571
Abruzzo                    52.125
Molise                    16.751
Campania                  142.872
Puglia                  157.750
Basilicata                    33.219
Calabria                    74.298
Sicilia                  176.534
Sardegna                    86.363

Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Ispra

 




Acque pubbliche, Di Nicola: iniziativa legislativa assicura maggiori garanzie a lavoratori e pubbliche amministrazioni”.

Soddisfazione per l’approvazione in Commissione dell’iniziativa legislativa attraverso la quale si intende introdurre nella disciplina delle acque minerali, termali e di sorgente la possibilità di revoca dei titoli autorizzativi per lo sfruttamento della risorsa idrica alle imprese che commettono gravi violazioni in materia fiscale e previdenziale. Dopo questo primo passaggio, auspico che si possa giungere velocemente all’approvazione definitiva del testo in Consiglio, con lo scopo di colmare questo vuoto normativo ed assicurare maggiori garanzie a lavoratori e pubbliche amministrazioni quando l’impresa sfrutta economicamente un bene pubblico e comune come l’acqua.

Il Consigliere della Regione Abruzzo
Maurizio di Nicola




LEGAMBIENTE E WWF: PIU RISORSE PER LE AREE PROTETTE REGIONALI

 

PER IL 2017 SERVONO ALMENO 4 MILIONI DI EURO PER  SOSTENERE QUESTI LABORATORI DI ECONOMIA CIRCOLARE NATI DALLA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ

 

Il sistema delle Riserve regionali e il Parco regionale del Sirente-Velino, le aree protette istituite dalla Regione Abruzzo, è in difficoltà per la scarsità di risorse economiche e per la poca considerazione che la politica manifesta verso questi strumenti dedicati alla tutela della biodiversità e allo sviluppo di economie circolari locali. In particolare, le scarse risorse economiche messe a disposizione nel bilancio regionale non ripagano nemmeno la passione e la volontà di chi vi opera, anche perché troppe volte questi operatori sono costretti ad anticipazioni di cassa per rispondere alle emergenze quotidiane che devono affrontare.

Una situazione di crisi – denunciano WWF e Legambiente – che si trascina da anni perché da parte della Regione Abruzzo non è ancora maturato un ragionamento adeguato ad affrontare le sfide che pongono le strategie globali per frenare la perdita di biodiversità, di cui la stessa Regione si deve sentire investita poiché conserva nel suo territorio specie e habitat a rischio di estinzione. Una mancanza di strategia che non fa valorizzare al meglio le aree protette abruzzesi che sono, oggi, sempre più al centro di un’economia circolare potenzialmente valida ma che tarda ad affermarsi nonostante gli sforzi che operatori, associazioni e Comuni compiono in questa direzione.

Molte sono le lacune del sistema, dovute soprattutto ad una mancanza di visione da parte della Regione che tutela specie e habitat tra i più importanti d’Europa ma non riesce a mettere al centro una programmazione unitaria delle risorse economiche e dei progetti di conservazione di tutte le aree protette d’Abruzzo, e soprattutto non ragiona su una strategia di successo per la natura, la bellezza e la cultura delle aree interne dell’Appennino. Un esempio concreto è la discussione attorno alla nuova versione della Legge Regionale n.38/96 che dimostra tutti questi limiti: il testo proposto dall’Assessorato regionale ai parchi va dunque rivisto e fortemente migliorato, a partire proprio dall’attribuzione delle risorse per finanziare il sistema delle aree protette regionali.

La Regione investe 660 mila euro per la campagna di comunicazione di Abruzzo Open Day Winter, per promuovere le bellezze naturali e culturali che interessano e costellano le aree protette e per valorizzare biodiversità, paesaggi, borghi e itinerari per sport verdi; è paradossale che invece non investa adeguatamente sul patrimonio stesso, gestito e valorizzato dalle Riserve e dal Parco.

Un patrimonio di esperienze e di lavoro che non può e non deve essere disperso, ma che va invece valorizzato e messo a sistema. Gli obiettivi primati devono essere omogenei standard di qualità, conservazione, servizi per migliorare e uniformare i modelli di gestione, semplificazione della macchina burocratica, innovazione… Tutto questo è possibile soltanto garantendo le giuste risorse per dare piena attuazione alle strategie Europee e nazionali per la tutela della biodiversità. Al tempo stesso bisogna mettere in campo gli strumenti necessari per lo sviluppo sostenibile delle aree protette abruzzesi che sono, nonostante le lacune nella programmazione regionale e l’inadeguatezza dei fondi per la gestione ordinaria, esempi di buone pratiche di sostenibilità applicata, creano valore per le comunità locali e attrattività per le nuove forme di turismo esperienziale.

Le aree protette possono rappresentare ancora di più la risposta per uscire dalla crisi e attuare una nuova economia circolare che garantisce il benessere vero e durevole ed è importante che anche la politica creda in questa strategia che interessa la gran parte del territorio interno e montano della regione.

E poiché si avvicina la formulazione del bilancio di previsione 2017, Legambiente e WWF si augurano che questa volta vengano adeguatamente finanziate le Riserve Naturali Regionali e il Parco Sirente-Velino partendo dai fabbisogni reali per dare continuità e dignità a chi da anni, in modo precario e incerto, ha accettato la scommessa di trasformare una passione in lavoro e per attuare una conservazione e una gestione di habitat e specie effettiva e rispondente alle sfide che ci derivano dal grande patrimonio che abbiamo ricevuto in dote e che dobbiamo preservare per noi e per le generazioni future.

Le richieste di 2,5 mln di euro per le Riserve Naturali Regionali e 1,5 mln di euro per il Parco Sirente Velino avanzate durante la riunione dello scorso 29 novembre appaiono il minimo che la Regione verde d’Europa, che ha sottoscritto la Convenzione degli Appennini ed è stata protagonista dell’unica, ad oggi, strategia per conservare e valorizzare le nostre montagne e le loro bellezze, debba appostare sui capitoli a loro dedicate per il 2017. Sarebbe opportuno che si programmasse, come più volte chiesto, un Piano Pluriennale che metta in prospettiva, almeno per un triennio, l’impegno della Regione in attuazione delle strategie europee e nazionali in merito a Biodiversità, Reti Ecologiche e Servizi Ecosistemici che veda nelle Riserve e nel Parco Sirente Velino i nodi che si aggiungono a quelli costituiti dai Parchi Nazionali con i quali in tale ottica si dovrà sviluppare una programmazione convergente.

Chiediamo alla Regione di adottare queste misure da questo esercizio finanziario. Questo rappresenteremo alle Commissioni competenti del Consiglio Regionale nelle audizioni di rito e nel consueto presidio della seduta di bilancio ai Consiglieri Regionali prima del voto in aula.

 




Il Futuro del Gran Sasso d’Italia, patrimonio identitario d’Abruzzo

Il Gran Sasso d’Italia, fonte inesauribile di storia, tradizione, cultura e biodiversità,  non è mai stato considerato nella sua reale dimensione, né dai cittadini, tantomeno dalle istituzioni. Ancora oggi gli abruzzesi e gran parte degli italiani non hanno la percezione che il Gran Sasso d’Italia è la montagna più alta della catena degli Appennini sulla quale e attorno alla quale nei millenni si è fatta la storia d’Italia.

Sarà  una sfida nella sfida – dichiara Walter Mazzitti –  quella di promuovere e diffondere i valori più straordinari e attraenti della Montagna più alta dell’Italia peninsulare dove  si concentrano autentici primati: la più elevata biodiversità vegetale in ambito europeo e mediterraneo; Campo Imperatore, il più esteso e spettacolare altopiano appenninico; il ghiacciaio del Calderone posto alla latitudine più bassa d’Europa”.

La costruzione e l’implementazione di un progetto di sviluppo per l’Appennino abruzzese promossa dai cittadini e fondata sulla sostenibilità ambientale ed economica – sottolinea Mazzitti – consentirà di attrarre nuove energie  per tessere le trame  di una nuova economia locale  in grado  di favorire il lavoro per le generazioni future. Attorno a questo straordinario “ totem identitario” costruiremo tutti assieme una solida strategia di sviluppo turistico ecosostenibile in grado di restituire linfa vitale alla agonizzante economia della regione.  

L’Associazione darà vita ad una  rete delle “Comunità del Gran Sasso d’Italia”  nella quale  tutti, indistintamente, potranno soddisfare e promuovere i propri interessi, culturali, sportivi, ricreativi, imprenditoriali e beneficiare delle diverse opportunità che a ciascuno questa grande montagna è in grado di offrire.

L’Associazione nasce per porsi al servizio di questo grande progetto. Il principale obiettivo da conseguire, che sarà il risultato di un’azione condivisa di quanti desidereranno prendere parte ad una autentica storica impresa, è far sì che il Gran Sasso d’Italia diventi il naturale luogo di aggregazione degli abruzzesi.

Forgeremo un’economia locale di nuova concezione- aggiunge Mazzitti –  profondamente legata alle radici  storiche e produttive del territorio. Elaboreremo assieme un progetto globale che punti alla qualificazione dell’offerta turistica, alla formazione, alla cultura dell’accoglienza e che sappia coniugare i valori del capitale umano, del genius loci e del sapere e i valori della conoscenza con la ricchezza vera dell’Abruzzo montano fatta di paesaggio, arte, bellezza, parchi naturali invidiabili, delle tante testimonianze artistiche sparse generosamente sul territorio e della inimitabile tipicità dei suoi prodotti “.

In questa ottica saranno create le condizioni per la promozione e la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali in molteplici settori ( turistico alberghiero, produttivo, commerciale e artigianale ), accrescendo e valorizzando i fattori di attrattività  collegati alla specificità dei luoghi e delle tradizioni culturali, nel rispetto dei valori ambientali e naturalistici. Superare le divisioni tra città e versanti montani, mettere in rete i borghi, adottare quelli in difficoltà e fare fronte comune, promuovere l’albergo diffuso e strategie di marketing che coinvolgano più soggetti possibili. L’economia verde troverà, nell’area montana, il suo orizzonte privilegiato, per creare benessere e lavoro. Sulla scia del  successo dei pastai, dei viticoltori e degli chef di qualità che hanno il merito di aver fatto conoscere l’Abruzzo ovunque nel mondo,  accrescere l’aggregazione di agricoltori, pastori  e imprese, aiutarli a migliorare la qualità delle attività e dei prodotti, consolidare l’immagine dei territori montani, promuoverne le tradizioni, la storia e la cultura. Le realtà agroalimentari definite “nicchie”, tutte insieme, se sapientemente “raccontate”, potranno  valere – afferma Mazzitti – molto di più della Ferrari  e del suo indotto.

L’esito del  progetto è affidato ai più innovativi strumenti di comunicazione a rete e alla costruzione in atto, di un grande portale del Gran Sasso d’Italia che nella prima fase di implementazione avrà l’obiettivo di aggregare quanti più soggetti attorno a sè, rivolgendosi indistintamente a tutti coloro che amano la montagna, i quali potranno liberamente entrare a far parte della “Comunità del Gran Sasso d’Italia, senza alcun onere.

In apertura dell’evento di sabato 10 dicembre,  verranno  presentati un trailer sul Gran Sasso d’Italia realizzato con le straordinarie immagini del Fotografo Maurizio Anselmi e l’innovativo sito web dell’ Associazione. Sarà proiettato il filmato Cuore Rosso per il Gran Sasso di Sandro Visca. Verranno annunciate le iniziative in favore di Castelli, capitale della maiolica, uno dei punti di forza del progetto per il Gran Sasso d’Italia. In conclusione sarà consegnato il premio della prima edizione “ Fedeltà al Gran Sasso d’Italia “a Giulio Petronio, presidente del Consorzio per la produzione del Canestrato di Castel Del Monte, uno dei prodotti tipici d’eccellenza del Gran Sasso d’Italia.

Teramo, 9 dicembre 2016




Fratini d’Italia: vernissage a cura del WWF sabato alle 17 presso la Libreria De Luca a Chieti Cronache di resistenza dalle nostre spiagge con Franco Sacchetti

 

***

Questa storia comincia da due semplici linee tese a dividere il cielo…

Il WWF Chieti-Pescara vi invita sabato 10 dicembre alle ore 17, presso la libreria De Luca di via De Lollis a Chieti, per la presentazione del libro “Fratini d’Italia”, cronaca di resistenza dalle nostre spiagge, di Franco Sacchetti, Terra Nuova Edizioni.

L’autore ne parlerà con Luciano Di Tizio, giornalista e delegato Abruzzo del WWF.

Il Fratino – Charadrius alexandrinus è la sua denominazione scientifica – è un piccolissimo trampoliere che si ostina a nidificare su spiagge troppo affollate nonostante i nostri insensati comportamenti cerchino da decenni di scoraggiarlo e allontanarlo.

Franco Sacchetti è invece uno scrittore e disegnatore che dal Fratino è stato letteralmente conquistato durante lunghe giornate spese tra i volontari che a questo uccellino cercano di dare una mano.

Quello che ci propone in questa sua nuova pubblicazione è un vero e proprio reportage a fumetti, un diario di esperienze in cui il Fratino rappresenta il filo conduttore e la ragion d’essere della storia. Una storia minima, di resistenza e di voglia di esserci, che esalta la passione di chi si sforza di tutelarlo ma soprattutto la tenacia di questo minuscolo ma determinato cittadino delle nostre spiagge…

Un libriccino da donare a Natale, da leggere ai più piccini, da consigliare e adottare nelle scuole,  per imparare da questo inarrendevole protagonista come affrontare le difficoltà e per conoscere un sorprendente “fratel coniglietto” che sarà possibile incontrare là ove le dune, su litorali sempre più invasi da ombrelloni e sdraio, sono ancora presenti. Un libro adatto a tutte le età per saperne di più e per scoprire che la spiaggia offre, a chiunque abbia voglia di guardare con occhi attenti, un mondo tutto da scoprire.

Franco Sacchetti ci propone tutto questo e anche molto di più nelle sue pagine, farcite con piacevoli disegni e testi accattivanti. Se vi chiedete come si conclude la storia, se c’è o meno un lieto fine, ebbene là si fermano la penna e la matita dell’autore… quel lieto fine dovremo scriverlo noi, tutti insieme.

 

Franco Sacchetti. Fratini d’Italia. Terra Nuova Edizioni, 10 euro.




l’assemblea annuale degli iscritti all’Associazione Radicali Abruzzo.


Nella giornata del 18 dicembre, a partire dalle ore 9, si terrà, presso l’Hotel Plaza in Piazza Sacro Cuore a Pescara, l’assemblea annuale degli iscritti all’Associazione Radicali Abruzzo.  come comunicato nei giorni scorsi da Alessio Di Carlo e Dario Boilini, rispettivamente segretario e tesoriere dell’associazione.
Fra i punti all’ordine del giorno, il rinnovo delle cariche associative e  le eventuali modifiche statutarie , in aggiunta alle relazioni ed ad un dibattito generale volto alla promozione di future iniziative a supporto dell’attività politica di Radicali Italiani.
Ai lavori parteciperanno il tesoriere di R.I., Michele Capano, e Valerio Federico, membro di direzione, già tesoriere del movimento.
L’assemblea si riunirà a partire dalle ore 9 presso la Sala Michetti dell’albergo e, come qualunque altra riunione radicale, sarà accessibile a chiunque volesse partecipare ai lavori.
Giovanni Di Carlo



Pescara. Congresso regionale PSI, SABATO 10 DICEMBRE ORE 10.00

L CONGRESSO SI TERRA’ ALLE ORE 10.00

 

Ogg: congresso regionale PSI.

Domani, presso la sala Figlio di Iorio nel palazzo della Provincia a Pescara, si celebrera’ il Congresso Regionale del PSI.
All’ordine del giorno sara’ il rinnovo di tutte le cariche regionali e lo sviluppo di una linea politica riformista per lo sviluppo dell’Abruzzo.
Ospiti saranno il Presiente della Regione e le delegazioni dei partiti politici alleati di CentroSinistra.



WWF E LEGAMBIENTE RILANCIANO L’ALLARME DEL COORDINAMENTO NO TRIV A volte ritornano: la Rockhopper chiede la proroga del permesso di ricerca

 

IL GOVERNO NON CONCEDA RINVII E OBBLIGHI A SMONTARE IL POZZO

Un comunicato stampa diffuso questa mattina dal coordinamento nazionale No Triv ha rilanciato l’allarme per Ombrina Mare. La Rockhopper Italia ha infatti chiesto una proroga per tenere attivo il permesso di ricerca (titolo minerario), la cui scadenza è al momento prevista per il 31 dicembre prossimo, relativo al contestatissimo pozzo, pubblicata nell’ultimo bollettino dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse.

Questo nonostante sia in vigore il divieto, contenuto nella legge di stabilità 2016, di rilascio di nuove concessioni in mare in una fascia di 12 miglia marine dalla costa, in base al quale la richiesta della Rockhopper Italia di avviare le attività estrattive è stata a suo tempo respinta. Il permesso di ricerca è invece tuttora vigente, ed è di questo permesso che è stata chiesta la proroga. Non avrebbe alcun senso, visto che lo sfruttamento è vietato, se non quello di tenersi “in ostaggio” (ripetiamo l’espressione utilizzata dal Coordinamento No Triv) una fetta dell’Adriatico in attesa di eventuali future norme contrarie alla volontà popolare.

Facciamo un po’ di chiarezza: dopo il rigetto della Istanza di Concessione a Coltivare che tutti conosciamo sotto il nome di Ombrina Mare, restava attivo il titolo minerario la cui scadenza, prevista a maggio 2015, era stata tenuta in sospensione per ben 2 volte. Sia la prima che la seconda richiesta (datata 27 novembre 2015) di sospensione del decorso temporale erano state presentate dalla società petrolifera in conseguenza della Istanza di Concessione. La proroga oggi vigente venne infatti concessa “… a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza “d 30 B.C-.MD” e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016”, anche per permettere alla società Rockhopper di provvedere alla manutenzione e alla tenuta in sicurezza del pozzo Ombrina Mare 2. Proprio in relazione a quest’ultima motivazione e alla necessità di smontare le strutture già impiantate in mare – ci auguriamo – potrebbe nascere la richiesta di proroga. Nel luglio scorso abbiamo seguito le fasi di chiusura mineraria del pozzo “Ombrina Mare 2Dir”: manca a quanto ci risulta lo smontaggio della struttura emersa, che avrebbe dovuto essere completato entro la fine dell’anno in corso. La Rockhopper potrebbe voler guadagnare tempo per questa onerosa e impegnativa operazione. Il bollettino riferisce della pervenuta richiesta di proroga. Legambiente e WWF si riservano, attraverso un accesso agli atti, di verificare le motivazioni e intanto si associano con convinzione alla richiesta del Coordinamento chiedendo al Ministero dello Sviluppo Economico di comportarsi coerentemente con la normativa in vigore chiudendo definitivamente le porte a un progetto frutto di una visione novecentesca dell’economia, da sempre “bocciato” senza mezzi termini dalla popolazione abruzzese in quanto dannosa per l’ambiente e rovinosa per l’economia tutta del territorio regionale. Non a caso del vasto movimento che si è opposto a Ombrina hanno fatto parte, accanto alle grandi associazioni e a tantissimi movimenti locali, forze imprenditoriali e sindacali, partiti, amministrazioni e persino la Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana.

WWF e Legambiente ricordano per inciso che se il presidente del Consiglio e il Capo dello Stato avessero, come sarebbe stato loro dovere, firmato il decreto per la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina sulla base del lavoro svolto dal commissario straordinario, la questione sarebbe probabilmente già risolta e per sempre.

WWF e Legambiente