Brigata Maiella: ADDIO AL PRESIDENTE CARLO AZEGLIO CIAMPI

 

 

 

 

 

 

 

Cordoglio della Fondazione Brigata Maiella per la scomparsa del

Presidente Emerito della Repubblica

 

Aveva rapporti antichi con la terra d’Abruzzo il Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Rapporti di quelli che lasciano un segno intenso. Visse qui i giorni dello sbandamento dell’esercito successivi all’8 settembre 1943.

 

Al momento della dichiarazione dell’Armistizio, Ciampi si trovava a Livorno, città dov’era nato, in temporanea licenza dall’Albania. Da Livorno si era recato a Roma per avere notizie circa la sua destinazione e dopo gli scontri di Porta San Paolo si era diretto alla volta di Scanno.

 

Proprio in questo piccolo centro d’Abruzzo egli affermò di aver ritrovato il sentimento profondo della Patria:

 

“Vi giunsi dopo aver provato, come tanti giovani militari, l’amarezza della dissoluzione dell’esercito, l’umiliazione della disfatta, la rabbia perché non ci era stato dato modo di reagire […] Nel silenzio di queste montagne, si avviò un dialogo, una riflessione in primo luogo all’interno di noi stessi, con le nostre coscienze. Ci ponevamo la domanda sul come ritrovare il fondamento del vivere civile. […] Patria è una parola che non dobbiamo avere esitazione a pronunciare con orgoglio. Se fummo capaci di ritrovare i punti cardinali di riferimento, di riconquistare la serenità dell’animo, di fare le conseguenti scelte e di perseguirle con determinazione, di sentirci di nuovo parte viva di una società di uguali, ciò fu dovuto al clima umano che respirammo in queste montagne, in questa terra d’Abruzzo”. (Parte del discorso pronunciato il 4 agosto 1996 in occasione del ricevimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Scanno, pubblicato in “Nuova Antologia”, a. 131°, fasc. 2200, ottobre-dicembre 1996, p. 237-239).

 

Il 24 marzo 1944 si mise in cammino per compiere la traversata che da Sulmona lo avrebbe portato a Casoli, superando il Guado di Coccia, al lato sud della Majella, in modo da raggiungere gli alleati anglo-americani. Della difficile traversata rimangono pagine intense nel suo diario.

 

All’annuncio della scomparsa, il Presidente della Fondazione Brigata Maiella, Nicola Mattoscio, il vice Presidente, Antonio Rullo, e tutti gli organi della Fondazione si sono uniti al dolore della famiglia per l’immensa perdita ricordandone la visita ufficiale a Taranta Peligna, Sulmona e Scanno il 17 maggio 2001 quando si soffermò in un momento di raccoglimento e di omaggio al Sacrario della Brigata “Maiella”, situata di fronte alle grandi e magnifiche montagne dell’Abruzzo che egli dovette attraversare, più di mezzo secolo prima, tra difficoltà e stenti, per raggiungere la libertà.

 

In allegato alcune foto della visita al Sacrario della Brigata Maiella

 

 

 

 

www.fondazionebrigatamaiella.it

085.4219109




L’omaggio sul Gran Sasso a due vittime dell’Operazione Quercia dimenticate dalla Storia Onorata la memoria di Giovanni Natale e Pasquale Vitocco 73 anni dopo quel 12 settembre ‘43 di Antonio Giampaoli *

 

 

 

L’AQUILA – In occasione del 73° anniversario del blitz dell’esercito tedesco che portò alla liberazione di Mussolini dalla prigione di Campo Imperatore, il Centro Turistico Gran Sasso d’Italia ha voluto ricordare il 12 settembre scorso il carabinere Giovanni Natale e la guardia forestale Pasquale Vitocco, che persero la vita in quella circostanza. Due vittime dell’Operazione Quercia dimenticate dalla Storia che ritrovano la dignità del ricordo, attraverso l’intitolazione a loro delle stazioni di Monte e di Valle della Funivia del Gran Sasso, con due targhe che sono state scoperte dai parenti delle vittime e benedette dal parroco don Giovanni Gatto. Una bellissima cerimonia con la presenza di autorità civili e militari, con l’omaggio doveroso alle famiglie del carabiniere e del forestale uccisi nell’assolvimento del loro dovere.
I parenti delle vittime si sono incontrati e abbracciati per la prima volta, con gli onori dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato. I dettagli di quella giornata sono stati ricostruiti grazie agli storici Walter Cavalieri e Goffredo Palmerini. Il prof. Cavalieri, nel suo intervento, ha parlato di presunta “liberazione” di Mussolini dal Gran Sasso, con un ampio intervento ricostruttivo di quel periodo e di quegli eventi, ha così concluso:

 

“… qualche storico dell’ultim’ora pare aver scoperta l’acqua calda, cioè che esistesse un accordo segreto italo-tedesco che prevedeva la consegna del duce in cambio della fuga del re e di Badoglio. Per la verità, la tesi dell’accordo Ambrosio-Kesselring fu sostenuta per la prima volta da Ruggero Zangrandi (“L’Italia tradita”, Mursia, 1971) e più recentemente rilanciata dal giornalista Marco Patricelli. Come si sa, l’accordo fu pienamente eseguito a Campo Imperatore, ma qualcuno dimenticò di avvertire i pochi carabinieri di Assergi e ogni altro uomo in divisa. Per questo a valle furono uccisi dai tedeschi il carabiniere Giovanni Natale e il forestale Pasqualino Vitocco. Vittime della ragion di Stato di cui oggi è stata finalmente onorata la memoria”.

 

Dopo Cavalieri, l’intervento di Goffredo Palmerini.

 

“Farò un intervento breve, dopo l’ampia relazione sul contesto storico di quei giorni che con la sua competenza ha fatto il prof. Cavalieri. Cercherò, per quanto mi riguarda, dai fatti che ricordiamo di trarre un giudizio e un ammonimento – da modesto uomo delle istituzioni fino a qualche anno fa – che valgano per allora, per l’oggi e sopra tutto per il futuro. Mi sono interessato a queste vicende leggendo pubblicazioni che l’hanno analizzate – i libri di Marco Patricelli, Walter Cavalieri, Aldo Rasero, Vincenzo Di Michele – ma ancor più ultimamente scrivendo la Presentazione a un bel libro di Antonio Muzi, “L’ala tedesca sul Gran Sasso”. Antonio Muzi, studioso di storia per pura passione, ha scritto un volume di forte interesse e di grande utilità specie per le giovani generazioni, per far conoscere meglio uno dei periodi più bui e penosi della nostra storia nazionale. E quello del quale qui e ora stiamo parlando resta un buco nero della nostra storia nazionale, con la quale ancora non facciamo del tutto i conti. Parliamo degli avvenimenti che interessarono l’Italia dal 25 luglio 1943, con il voto del Gran Consiglio e la conseguente caduta del regime fascista, fino alla “liberazione” di Mussolini dalla “prigione” di Campo Imperatore, il 12 settembre, che poi portò alla nascita della Repubblica di Salò e alle drammatiche conseguenze che ne seguirono.


Fu un mese e mezzo, o poco più, denso di avvenimenti che cambiarono il corso della nostra storia, tra miserie morali e fughe dalle responsabilità, culminate in quell’8 settembre 1943, quando l’Italia andò allo sbando per l’inqualificabile comportamento del Re, del capo del Governo generale Badoglio e del capo di Stato Maggiore generale Roatta, fuggiti dalla capitale ad Ortona, da qui imbarcatisi per Brindisi, senza aver lasciato ordini chiari e precisi alle nostre Forze Armate, rimaste in balia della reazione tedesca in Italia e nei diversi fronti di guerra. La pagina più nera della nostra storia patria, dalla quale tuttavia sarebbe nata la Resistenza e la lotta di Liberazione, con il riscatto della dignità del Paese, prodromo alla riconquista delle libertà democratiche e alla nascita della Repubblica.


Torniamo, per un momento, a quei giorni, quando dall’isola della Maddalena il prigioniero Mussolini il 28 agosto fu tradotto sul Gran Sasso, dapprima alla “Villetta” di Fonte Cerreto e qualche giorno dopo all’albergo di Campo Imperatore. Accanto e intorno al Duce, nel corso della sua prigionia e fino alla sua “liberazione”, avvenuta il 12 settembre di 73 anni fa, con la proditoria “Operazione Quercia” dei Tedeschi, concertata dal generale Student con il maggiore Mors, si aggira una fioritura di varia umanità, personaggi che sembrano più adatti al teatro delle maschere, tanto sono capaci di recitare a soggetto. Funzionari dello Stato ciascuno dei quali, rispetto ai propri doveri e alle proprie responsabilità, opera a suo piacimento, omettendo o modificando le disposizioni ricevute, a seconda delle personali convenienze o convinzioni. Oppure adottando comportamenti non del tutto compatibili o appropriati a quelli che la propria funzione dovrebbe osservare. Eccone un campionario: Polito, Meoli, Senise, Gueli, Faiola, ma anche altri.


Sicché la catena di comando risulta svilita, praticamente aleatoria, come dimostrano i fatti susseguitisi dal 25 luglio al 12 settembre ’43. E l’ordine di Badoglio di non far cadere vivo il prigioniero in mani tedesche, dunque all’occorrenza di sopprimerlo – ma Badoglio sapeva pure che Mussolini, in base al patto d’armistizio firmato a Cassibile il 3 settembre dal generale Castellano, avrebbe dovuto essere consegnato vivo agli Alleati! – non ha praticamente alcun séguito. Come non ha praticamente séguito per tentennamenti nell’esecuzione l’ordine superiore, ribadito dal prefetto dell’Aquila all’ispettore Gueli, di trasferire Mussolini da Campo Imperatore a Fano Adriano, nel versante teramano, in vista d’un possibile imminente attacco tedesco. O come Gueli interpreta a suo modo la raccomandazione del capo della Polizia Senise di regolarsi “con prudenza” in caso d’attacco tedesco, tradotto praticamente nell’ordine “non sparate” quando il capitano delle SS Otto Skorzeny, sceso dal primo degli alianti tedeschi atterrati a Campo Imperatore e precipitatosi verso l’albergo, va a “liberare” Mussolini.

Il “fortilizio inespugnabile”, così definito dal medesimo Gueli per rassicurare Badoglio, non produce difesa o reazione alcuna in chi è a sua difesa, diventa una casa aperta ai militari del commando tedesco venuto dal cielo che in pochi minuti “liberano” Mussolini, fanno persino foto di gruppo con i militari italiani, caricano Mussolini su un monomotore biposto Fieseler Storch – sul quale pretende di salire e sale anche Skorzeny, l’avventato capitano delle SS fatto poi passare per eroe, mettendo a serio rischio il decollo – lo portano a Pratica di Mare e da quell’aeroporto un aereo trasferisce il Duce e Skorzeny al cospetto di Hitler.


Da questo quadro viene fuori – per quel periodo e per quegli avvenimenti – un’Italia che non vorremmo mai più vedere, uno Stato liquefatto, le sue istituzioni sfarinate, dove imperano sotterfugi e menzogne, furbizie e fughe dalle responsabilità, mancanze di lealtà o insufficienze verso i propri doveri. Un cercare di arrangiarsi, di adattarsi agli eventi secondo convenienza, dove il rigore del dovere è perso, il senso del rispetto verso la nazione e il suo destino, in una congiuntura così drammatica, viene declinato secondo la personale utilità. Il segno d’una decadenza etica, nel corpo stesso dello Stato, terrificante. Solo alcuni giorni dopo quel 12 settembre inizierà la riscossa dell’Italia, il recupero della dignità nazionale.

Questa decadenza etica del senso dello Stato e dei propri doveri trova qui a Campo Imperatore il suo apice. E di fronte alla vergogna d’una simile condizione il comportamento del carabiniere Giovanni Natale e della guardia forestale Pasquale Vitocco, due umili persone in divisa che erano al posto di blocco nei pressi di Assergi o nelle immediate vicinanze a fare il loro dovere, furono le sole a lasciarci la vita, sotto i colpi della mitragliatrice sparati dalla colonna motorizzata tedesca al comando del Maggiore Harald Mors che procedeva verso Fonte Cerreto. Due persone, due uomini dello Stato, due padri di famiglia che stavano facendo il proprio dovere, morti nell’esercizio del proprio dovere. Il loro comportamento, nel contesto di tradimento dei valori di lealtà verso lo Stato e delle responsabilità, li fa assurgere a semplici eroi. A loro va il nostro rispetto, la nostra gratitudine e l’onore che a loro compete per la dignità del loro comportamento. L’onore che oggi, seppure tardivamente, gli tributiamo, facendone memoria con l’apposizione di queste due targhe, nelle stazioni di partenza e arrivo della Funivia del Gran Sasso.


Quel loro comportamento ci riscatta in parte dalla vergogna di quei giorni. Un riscatto che sarebbe poi cresciuto proprio dall’Aquila, con i partigiani che s’erano organizzati sulle nostre montagne, cui s’aggiunsero alcuni giovani. Nove di essi furono catturati dai tedeschi e fucilati, dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa. Accadde il 23 settembre. Sono anche loro i nostri eroi, i 9 Martiri Aquilani. Il loro sacrificio nello stesso giorno dell’eccidio di Cefalonia. Per questo andiamo orgogliosi e come Abruzzesi ancor più per il contributo rilevante reso dall’Abruzzo alla lotta di Liberazione dal nazifascismo, con la nascita della Brigata Maiella, nel dicembre ’43: il primo reparto partigiano militarmente inquadrato, l’unico insignito di Medaglia d’Oro al valor militare, la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, dall’Abruzzo alle Marche, all’Emilia Romagna e al Veneto, fino alla completa liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Se dunque c’è un ammonimento da trarsi per l’oggi e per il futuro dal sacrificio di Giovanni Natale e Pasquale Vitocco, esso risiede nel richiamare in ciascuno di noi il senso dello Stato, nel rispetto dei propri doveri, ciascuno nell’ambito delle proprie responsabilità piccole o grandi. In ogni condizione o circostanza, ordinaria o eccezionale. L’unico modo, qusto, per dare dignità alla nostra vita e un futuro migliore alla nostra comunità e alla nostra Italia”.

 

Il prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, in un intervento molto intenso e toccante, ha infine sottolineato che «lo Stato all’epoca non fu capace di governare la situazione. Ingloriosa fu la vita di Mussolini, come ingloriosa fu la sua fuga. Non fu una liberazione».
Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha parlato di due persone che la storia ha voluto nascondere.

«Una delle vittime più grandi è la verità di quel giorno», ha osservato il presidente del Ctgs, Fulvio Giuliani, che ha avuto il merito di promuovere questa significativa manifestazione.
Con un pizzico di orgoglio e con tanta commozione Giocondina Giusti, nipote di Pasquale Vitocco, ha voluto ringraziare gli organizzatori della cerimonia, anche a nome della mamma (figlia della vittima), degli zii e cugini residenti in Australia ed in America:

 

«Ringrazio l’amministrazione del Centro Turistico, le Autorità militari, civili e religiose che hanno voluto onorare la memoria di nonno Pasquale, uomo onesto e ligio al dovere che esercitò la sua professione di guardia forestale ai piedi di queste nostre bellissime montagne. L’occasione mi suggerisce l’augurio che le generazioni future non possano mai più conoscere le sofferenze della guerra e che questo nostro bellissimo Gran Sasso sia fonte di benessere per le popolazioni che vivono nei suoi dintorni. Grazie ancora».
Un episodio storico che si consumò ad Assergi, che scosse la nostra comunità. Il sito web “Assergi Racconta” ha ricostruito la vicenda, attraverso le testimonianze dei figli del Vitocco e del soccorritore Costanzo Alloggia. Si trattò di un’azione di guerra, un’azione coordinata nella quale reparti di terra si incaricarono di spianare la strada per facilitare l’atterraggio a Campo Imperatore degli alianti che portavano i soldati che avevano il compito di liberare il Duce. Le truppe tedesche al comando del Maggiore Mors, viaggiavano sulla strada che porta a Fonte Cerreto dove è situata la stazione di partenza della Funivia per Campo Imperatore. L’avanguardia della lunga colonna motorizzata, costituita da motorette munite di mitraglia, costrinse alla resa un drappello di carabinieri che presidiava la strada verso la Base della Funivia. Un carabiniere, per l’appunto il Natale, rimase ucciso, non essendosi accorto che tutto il drappello si era arreso senza nemmeno sparare un colpo. In un pagliaio poco distante una guardia campestre, Pasquale Vitocco, avvedutosi del trambusto e temendo forse per sé e per la sua famiglia, pensò di uscire e di allontanarsi attraverso un viottolo che conduceva al paese (alla Porta del Colle, per essere precisi), ma alcuni soldati tedeschi lo avvistarono e, temendo, a motivo della divisa di guardia forestale che indossava, che avesse intenzione di chiamare rinforzi, gli spararono, ferendolo gravemente. L’episodio avveniva ad Assergi, all’altezza della località detta Fraunil. Soccorso poi da Costanzo Alloggia e dalla moglie che subito lo raggiunse, fu condotto alla casa della maestra Battista Sacco, in prossimità della Porta dell’Orologio. Successivamente fu portato all’ospedale dell’Aquila su di una camionetta degli stessi soldati tedeschi, che nel frattempo si erano resi conto del tragico errore, ma il mattino dopo Vitocco spirò.

 

*direttore Assergi Racconta – http://assergiracconta.altervista.org/

 




Ancona. I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con i colleghi del Comandi provinciali di Pesaro e Teramo, recuperano tre antichi dipinti e una campana rubati nell’Emilia Romagna in Puglia e in Friuli .

 

 

SAN GIUSEPPE COL BAMBINOdscn0503

 

I Carabinieri del Nucleo  Tutela Patrimonio Culturale di Ancona nel corso di specifici servizi di controllo di restauratori di opere d’arte, hanno effettuato una ispezione in una bottega di restauro di Pesaro. Nel corso del controllo tra le varie opere detenute per il restauro l’attenzione dei militari si focalizza su una tela  databile tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700,  realizzata ad olio delle dimensioni di Cm 63X50, raffigurante “San Giuseppe col Bambino”.  Dopo aver fotografato l’opera i Carabinieri  tramite la Banca Dati del Comando Tutela Patrimonio Culturale di  Roma effettuano le ricerche del caso scoprendo  che il quadro in questione era  stato asportato dal Duomo di Cerignola (FG) nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1980. Pertanto viene interessata la Procura della Repubblica Presso il Tribunale di Pesaro  che dispone il sequestro del dipinto.  Successivi accertamenti hanno permesso di appurare che il quadro era di proprietà di un pesarese che lo aveva affidato al restauratore controllato dai Carabinieri che è risultato estraneo alla vicenda.  Circa il proprietario della tela è emerso che questi aveva comprato l’opera da un antiquario sempre di Pesaro almeno da 30 anni. Gli  ulteriori accertamenti non sono ulteriormente proseguiti in quanto  l’antiquario è morto alla fine degli anni ottanta.

La magistratura pesarese ha disposto la restituzione del quadro alla diocesi di Cerignola (FG).

 

 

MADONNA DEL ROSARIO-SAN VINCENZO FERRERI

 

Sempre nel corso di servizi di controllo di esercizi antiquariali nella città di Pesaro i Carabinieri del Nucleo di  Ancona, fotografano alcuni dipinti detenuti da due diversi antiquari.  Tra questi  un olio su tela delle dimensioni di cm 100X75 raffigurante “Madonna del Rosario con Santi” , e un altro olio su tela delle dimensioni  di cm 68X60 raffigurante “San Vincenzo Ferreri”, ambedue risalenti al 1800. Effettuando il controllo dei quadri tramite la Banca dati dei beni illecitamente sottratti è emerso che gli stessi erano  stati trafugati da una abitazione della provincia di Ravenna nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 2014.  Pertanto veniva interessata la magistratura Pesarese  che emetteva un decreto di sequestro dei due dipinti.

Le successivi indagini permettevano di appurare che l’antiquario che deteneva il primo dipinto  era lo stesso che aveva venduto al secondo l’altro dipinto . Lo stesso  forniva indicazioni circa l’acquisto dei due quadri effettuati nel mercatino dell’antiquariato di  Pesaro. Per tali attività ci sono accertamenti in corso.

La magistratura ha disposto la restituzione dei quadri all’avente diritto.

 

 

 

 

CAMPANA IN BRONZO

 

A seguito del monitoraggio dei siti internet che pongono i vendita beni culturali i Carabinieri  rilevavano che era offerta  in vendita una campana in bronzo che riportava delle diciture riconducibili al 114° Reggimento Fanteria “Mantova”.  Il venditore veniva identificato in una persona residente nel teramano. Quindi veniva lo stesso interpellato circa la proprietà del cimelio , questi  riferiva di averla avuta in regalo una diecina di anni prima da un soggetto del quale non è stato in grado di indicare le generalità, tuttavia si diceva disposto a restituire il bene qualora fosse emerso che era di proprietà di un ente militare.

A seguito di ciò  sono stati sviluppati  ulteriori accertamenti per addivenire all’originaria collocazione del bene. Le ricerche sono state assai difficili perché il Reggimento Mantova è stato sciolto nel 1995 ,  e quando era in attività occupava varie caserme poste nel Nord Est d’Italia e pertanto difficile capire da dove provenisse la campanella.  Tuttavia con l’aiuto del Museo della Fanteria di Roma e dell’Associazione Nazionale di Fanteria sono stati raccolti ulteriori e importanti elementi ma la svolta definitiva  per appurare il luogo di provenienza della campana è stata data dal Generale di Fanteria  in congedo  SALVATO Gennaro,   ottantenne , attualmente residente a Savona, con la memoria di ferro a cui i Carabinieri sono giunti tramite i social.  Infatti il Generale SALVATO una volta vista la campana ha inequivocabilmente raccontato la storia della stessa. Infatti lui da giovane capitano  comandava una compagnia di stanza nella caserma Chiaradia di Artegna (UD) e in questa caserma c’era una piccola cappella dedicata alla Madonna con un campanile dove era allocata la campana. La caserma fu distrutta a seguito del terremoto che colpì il Friuli nel 1976 e con questa anche la cappellina ridotta a un cumulo di macerie  ma evidentemente la campana si salvò e da qui  probabilmente arrivò in Abruzzo. Il Generale oltre ad offrire i sui ricordi  ha fornito delle vecchie foto  in particolare  in una è schierata la sua compagnia  davanti alla cappellina;  e un’altra  della cappella  stessa.

A seguito di tale risultanze la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo ha emesso un decreto di sequestro per la campanella , eseguito dai militari del Nucleo di Ancona in collaborazione con i colleghi del Comando Provinciale di Teramo. Adesso  la Magistratura ha disposto la restituzione della campanella al Comune di Artegna (UD) che la custodirà nel proprio museo civico. La stessa è l’unica testimonianza della caserma andata completamente distrutta a causa del terremoto del 1976 , caserma da cui sono passati migliaia di giovani che facevano il servizio di leva  nel 114° Fanteria e proprio alcuni di questi in particolare quelli nati nel 1943/1944  la fecero realizzare in una fonderia di Udine  donandola alla caserma per essere collocata  nella cappella della caserma Chiaradia,   in sostituzione di quella già presente  e che gli alpini una volta lasciata la struttura , nei primi  degli anni 60 del secolo scorso,  si portarono via.

 




Chieti. TERRORI ANTICHI E MODERNI. STORIE PSICOLOGICHE DI MONOTEISMI.

il 2 Ottobre 2016 a Chieti presso la Camera di Commercio si terrà il III CONVEGNO DI PSICOLOGIA: 
 
 
Il tema del terrore e del terrorismo ha una forte attualità e rilevanza nella nostra contemporaneità.
 
 

TORNA IL MOVIMENTO FIVE FESTIVAL AL PARCO SABUCCHI DI PESCARA

 Il 16, 17 e 18 settembre, dalle 17 in poi una serie di incontri, laboratori, dibattiti e tanto divertimento. 

Una tre giorni all’insegna del divertimento, della creatività, dell’informazione e della formazione. Questo e tanto altro è il Movimento FIVE Festival, l’evento ideato ed organizzato dal Movimento 5 Stelle di Pescara con l’obiettivo di “finire di colorare il mondo che vogliamo abitare” e che quest’anno volge alla sua seconda edizione nella straordinaria cornice del parco Villa Sabucchi di Pescara.

Il Festival, il cui nome nasce dall’acronimo F.I.V.E. – Fatti, Idee, Volontà, Evoluzione – vedrà tanti ospiti e tante attività per un cartellone unico nel suo genere: nello spazio dedicato ai FATTI sarà possibile informarsi sui risultati ottenuti dal Parlamento alla Regione fino al Comune dai portavoce m5s pescaresi. In quest’area sarà allestito, inoltre, un gazebo Microcredito Abruzzo realizzato con il taglio degli stipendi dei consiglieri regionali per permettere la nascita di nuove aziende abruzzesi o il risanamento di quelle già esistenti.

L’area dedicata alle IDEE sarà arricchita da numerosi novità: gazebo dedicati alla stampa 3D, all’artigianato creativo, all’energie rinnovabili, all’acqua, agli utilizzi della canapa, alla formazione e alla democrazia diretta fino ai corsi e percorsi con gli animali d’affezione con la presenza della Lega del Cane, della LAV e dell’OIPA.  Ed ancora, nello spazio della “VOLONTA’” vi saranno attività divertenti: animazioni con giochi per bambini, micromagia e trucca-bimbi ed ancora riciclo creativo. 

Lo spazio “EVOLUZIONE” sarà “abitato” dai bambini che verranno coinvolti da Bimbo Teatro in un laboratorio perform-attivo sperimentale che permette al bambino di sviluppare già nei primissimi anni di vita la sua attitudine alla teatralità, grazie ad un’esposizione diretta al teatro, con grande rispetto per le sue doti naturali di ascolto e di assorbimento.

In questa edizione tante novità tra cui spiccano i FIVElab, spazi formativi ed esperienziali dedicati al confronto ed al dibattito su tre temi importanti:

  • FIVElab Ambiente – DIFENDIAMO IL NOSTRO FIUME DALL’ASSALTO DEL CEMENTO (Venerdì 16 settembre ore 18:00)

Lo stato del fiume Pescara, il Progetto TOTO, l’inquinamento chimico derivante dalle discariche illegali di Bussi, il Piano Regolatore Portuale del Comune di Pescara, il progetto delle vasche di laminazione in cemento e l’inquinamento biologico del fiume con la sua influenza sulla balneabilità del nostro mare. Saranno questi i temi del FIVElab e che verranno affrontati con Gianluca Vacca (deputato M5s), Domenico Pettinari (consigliere regionale M5s), Massimiliano Di Pillo (consigliere comunale M5s), Remo Angelini (esperto in agroecologia e protezione ambientale), Antonio Spina (ex armatore), le associazioni ambientaliste e i cittadini che vorranno partecipare

  • FIVElab TECNOLOGIA – LA RETE COME OPPORTUNITA’: PROFESSIONI DIGITALI, OPENGOV E DEMOCRAZIA DIRETTA (Sabato 17 settembre ore 18:00)

Un laboratorio dedicato alle potenzialità offerte dalla Rete nel campo delle professioni digitali, dell’opengovernment e della democrazia diretta e che vedrà ospiti d’eccezione. Interverranno sul tema Simona Salvi, responsabile del progetto Wwworkers, la prima job community che raccoglie migliaia di lavoratori della rete che hanno abbandonato il posto fisso per reinventarsi un nuovo lavoro grazie alle opportunità offerte dal mondo digitale e Vittorio Alvino, presidente di Openpolis, l’osservatorio civico della politica, riconosciuto ormai dai media locali ed esteri, che racconterà come i cittadini possono accedere alle informazioni che riguardano l’attività politica ed amministrativa e comprenderle, dai bilanci dei singoli Comuni fino alle votazioni in Parlamento. A moderare l’incontro la consigliera comunale m5s Enrica Sabatini.

  • FIVElab URBANISTICA – AREA DI RISULTA:LABORATORIO DI PARTECIPAZIONE POPOLARE (Domenica 18 settembre ore 18:00)

Un laboratorio, quello di urbanistica sulla riqualificazione dell’area di risulta, che vedrà un ampio coinvolgimento della cittadinanza che verrà chiamata ad immaginare il futuro del centro città attraverso una serie di attività esperienziali e formative quali una mostra dei progetti e dei concorsi elaborati negli anni, la somministrazione di questionari, la realizzazione pratica di un plastico, la visione di un cortometraggio con interviste sulla visione attuale dell’area. E nella giornata di domenica un dibattito finale con vari ospiti: Paula Marques, Assessore allo sviluppo locale di Lisbona (Portogallo); Enzo Calabrese architetto e docente alla Facoltà di Architettura dell’Università D’Annunzio; Laura Antosa, Presidente dell’Ordine degli Architetti; l’Osservatorio di Cittadinanza Attiva e Peter Ranalli, regista. A moderare l’incontro la consigliera comunale m5s Erika Alessandrini.

In prima serata ore 21 sul palco centrale tre appuntamenti con ospiti d’eccezione: venerdì 16 settembre il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio parlerà con i cittadini, mentre sabato 17 settembre si parlerà di trasparenza ed anticorruzione con i deputati m5s in commissione giustizia Giulia Sarti ed Andrea Colletti ed il consigliere regionale Domenico Pettinari. Domenica sera, sempre alle ore 21, gran finale con il tema più sentito, il Referendum Costituzionale, ne che verrà affrontato dai Senatori Nicola Morra,  Alberto Airola e Gianluca Castaldi e con il Deputato Gianluca Vacca. 

Il parco sarà dotato di un punto ristoro con una scelta di menu per tutti i gusti. 




“Brasile – A Porto Alegre Maria Cristina Liberatore Prando eletta presidente dell’Associazione Abruzzese del Rio Grande do Sol”

 

 

 

Recentemente in Brasile a Porto Alegre, si è tenuta l’assemblea elettiva dell’Associazione Abruzzese del Rio Grande do Sol (A.A.R.S.) per il rinnovo delle cariche sociali per il triennio 2016 – 2019. Lo spoglio delle schede ha visto eletti; presidente Maria Cristina Liberatore Prando, vice presidente Lucia Esposito Vieira, tesoriere Franco Mammarella, segretaria Teresina Mammarella Dahmer, revisori dei conti Giacomo Liberatore, Gustavo Mammarella Dahmer, Rosa Esposito Ilha. Nella circostanza, Sergio Paolo Sciullo della Rocca ambasciatore d’Abruzzo nel mondo e presidente della Libera Associazione Abruzzesi Trentino Alto Adige, ha fatto giungere un suo messaggio augurale di buon lavoro alla neo presidente eletta ed a tutti i componenti del consiglio direttivo. Nel corso di una breve intervista, Sciullo della Rocca ha precisato che la neo presidente eletta, in passato aveva già rivestito la carica di presidente e di fondatrice del sodalizio. Oggi questo è un ritorno molto gradito in quanto si tratta di una persona permeata da un forte sentimento di abruzzesità e di un forte senso di appartenenza alla propria terra d’origine. Nata a Ateleta in provincia di L’Aquila, è da tutti conosciuta sia in Italia e sia in Brasile con l’appellativo di “figlia della guerra” in quanto nata sulle macerie alla fine del secondo conflitto mondiale sulla linea del Sangro meglio conosciuta come la linea Gustav, giovanissima ha conosciuto il sacrificio di essere emigrante oltre oceano dove sin da giovane si è sempre battuta per difesa della cultura e delle tradizioni della Terra d’Abruzzo. Laureta in Lettere e in Pedagogia ha insegnato nelle scuole superiori, sia come insegnante di Portoghese e sia come insegnante di Italiano. E’ membro del direttivo dell’Associazione Rio-grandese dei docenti di italiano ed è presidente della Commissione che unisce tutte le associazioni di docenti di lingue straniere, ha promosso diverse attività per diffondere la cultura italiana ed è stata tra i fondatori del Centro di cultura Italo – Brasiliano., è stata più volte ospite di importanti convegni, tra cui l’apertura dell’Anno Accademico dell’Università di Teramo su invito del Magnifico Rettore Mauro Mattioli nel 2008 per il mantenimento dei rapporti culturali con i paesi del Sud America.il%20consiglio%20a-a-r-s-2

 

 

ALLEGATA: Foto – Archivio privato – Asmodeo Rennes – citare la fonte.

 




L’ASSESSORE PEPE RISPONDE SUL RICORSO DEL WWF AL CALENDARIO VENATORIO “ PROSEGUIRE NELLA CONCERTAZIONE E MEDIAZIONE TRA IL MONDO AMBIENTALISTA E QUELLO DELLE ASSOCIAZIONI VENATORIE NEL PIENO RISPETTO DELLE NORME”

 

 

(REGFLASH) Pescara, 13 sett. “Prendo atto dei rilievi del Tar su alcuni aspetti del calendario, la mia struttura è già al lavoro per garantire, anche alla luce del giudizio atteso per la data del 28 settembre, una corretta apertura della caccia il prossimo 1 ottobre”. Lo afferma l’assessore alle politiche venatorie, Dino Pepe, che interviene sul ricorso presentato sul calendario venatorio 2016/17 dal Wwf, azione che ha determinato la provvisoria sospensione del calendario a pochi giorni dall’avvio della stagione venatoria. Il ricorso presentato dal Wwf è stato accolto dai giudici amministrativi esclusivamente sulla decisione della Regione (perfettamente in linea con la normativa nazionale e regionale, ma non con talune prescrizioni dell’ISPRA) di consentire l’apertura della caccia solo per alcune specie (cornacchia, gazza, ghiandaia, volpe, lepre, fagiano e quaglia) prima del 1 ottobre e per alcune date fisse; sono specie di interesse puramente venatorio e in alcuni casi addirittura in aumento e dannose per l’agricoltura.

“Voglio ricordare che la Regione – osserva Pepe – all’atto della redazione del calendario aveva ipotizzato anche l’apertura in una data unica, il 1 ottobre, come suggerito dall’ISPRA, con una bozza discussa in Consulta regionale, alla quale non ha purtroppo partecipato il rappresentante del WWF,  a prevalere come tesi maggioritaria in quella sede, dove sono rappresentate tutte le componenti venatorie, agricole e ambientaliste, è stata quella di programmare aperture differenziate, oggetto questo appunto del ricorso del WWF”.

“Il calendario venatorio – sottolinea ancora l’assessore Pepe – è un documento di difficile realizzazione perché risultano necessarie, oltre a competenze tecniche, anche un costante lavoro di uniformazione di norme nazionali, regionali, direttive comunitarie, peraltro costantemente in evoluzione, e soprattutto equilibrio nella gestione di esigenze differenti provenienti talvolta da visioni contrapposte della gestione della fauna, come quella tra cacciatori ed ambientalisti. Non a caso, infatti, nella precedente amministrazione regionale, ci furono innumerevoli ricorsi al Tar che costrinsero la Regione a ripetute modifiche dei calendari oggetto di ricorsi”.

L’assessore Pepe, già all’inizio del suo mandato, ha intrapreso un percorso di concertazione con le diverse componenti che ha portato ad avere diversi risultati e che, anche alla luce degli eventi attuali, avrà nei prossimi giorni ulteriori impulsi e stimoli. La decisiva azione di controllo sul cinghiale, che ha rappresentato nel 2015 una svolta e ridotto significativamente il danno sul territorio di circa il 25% a livello regionale ne è un pratico esempio, in cui sono state contemperate le esigenze del mondo agricolo, venatorio ed ambientalista.

L’assessore Pepe, infine, vuole puntualizzare anche che “alla base delle rimostranze del Wwf c’è soprattutto il mancato rinnovo del Piano faunistico venatorio regionale, carenza, questa, non certamente imputabile esclusivamente a questa amministrazione, visto che l’ultimo Piano approvato risale al 1992”. Su questo punto l’Assessore precisa che avvierà a breve la procedura per la redazione di un nuovo Piano e in questo percorso intende coinvolgere attivamente attraverso una procedura aperta e partecipata tutti i portatori di interesse.(REGFLASH) US160913




Silvi marina (TE). Maria Luisa Cocozza dal TG5 a UNICA BEACH. Presentato l’ultimo lavoro editoriale “Un cane in famiglia” della Sperling & Kupfer.

Si è tenuta ieri, 11 settembre, in occasione della chiusura estiva dell’esperienza di UNICA BEACH  a Silvi Marina, la presentazione del libro “Un cane in famiglia”, di Maria Luisa Cocozza, conduttrice televisiva della trasmissione “L’Arca di noè” di Canale 5.  “Un manuale per aiutare le famiglie che intendono adottare un cane, perchè introdurre un amico a quattro zampe in famiglia è un grande passo , a cui questo libro intende fare da supporto grazie ai consigli degli esperti della rubrica del tg5 dedicata agli animali, l’arca di Noè.  C’è un forte bisogno di supporto, servizi, strutture, accoglienza e informazione, per il sempre crescente numero di persone che si decide a fare questo grande passo. E il successo dirompente di Unica Beach ne è la dimostrazione.  Il senso comune nei confronti degli animali è cresciuto enormemente in questi ultimi anni , anche se sono ancora poche le istituzioni e le amministrazioni che si fanno carico di tramutare le richieste di chi ha un amico a quattro zampe  in agevolazioni  per questa convivenza così proficua per tutti.” Ha dichiarato l’autrice che ha voluto occuparsi dell’iniziativa proposta dalla mia associazione, per tutta l’estate 2016, dal giorno dell’inaugurazione (il 30 giugno 2016), fino al momento del bilancio finale, nettamente superiore alle più rosee delle previsioni. La conferenza è stata moderata dal giornalista Walter De Berardinis che non ha mancato di rivolgere domande per conoscere le impressioni, ma soprattutto le intenzioni future del Sindaco di Silvi Marina, Francesco Comignani. “Ringrazio la dott.ssa Branella che, ha dimostrato l’importanza della convivenza con gli animali. Ho avuto modo di recarmi in spiaggia durante l’estate, e di constatare di persona, non solo il clima e l’atmosfera presente, ma anche il livello di gradimento da parte dei turisti e i complimenti per la novità apportata.11-sett-3 E’ dunque mia intenzione rinnovare l’invito a tornare nella mia città e se , per avere questo progetto fosse necessario l’intervento e la collaborazione dell’Amministrazione, siamo pronti a metterci a disposizione affinchè si ripeta e aumenti il successo di quest’anno”. Immancabile infine il quesito da parte del giornalista giuliese: ” sono di Giulianova e so quanto è stata osteggiata la tua iniziativa, ti manca la spiaggia che comunque eri riuscita ad aprire nel 2012? ti conosciamo per le tue battaglie, puoi dirci cosa “bolle in pentola” adesso?” Mi sono molto commossa per le parole pronunciate dal Sindaco Comignani,dsc_0044a nome della sua città, un Comune a cui non appartengo e che mi ha salutata da subito con grande affetto. L’esperienza del 2012 , voluta dal Sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro, è stata bellissima, ma la violenza con cui venni accolta da alcuni residenti del posto, mi portano a dire che non vorrei tornare mai più in via Lungo Mare Rodi, zona in cui è stata istituita in seguito, tra l’altro, la “spiaggia per soli umani” . Ho già detto al Sindaco di Giulianova quali sarebbero, in base all’esperienza che ho fatto sul campo, le caratteristiche che una spiaggia di questo tipo dovrebbe avere. Dopo l’esperienza di Silvi, ne sono maggiormente convinta. Mi sono opposta con tutte le mie forze affinchè non venisse ubicata alla foce del Salinello. La spiaggia di Silvi ha tutte le caratteristiche ideali, non a ridosso degli stabilimenti, ma non è ghettizzata e ha un mare meraviglioso e pulito. Ma è vero, sono conosciuta per essere una battagliera. A Giulianova sono stata definita “la tigre” , quindi il mio messaggio a Giulianova è : “la tigre è ancora viva”. Ringrazio l’Amministrazione del Comune di Silvi Marina per la disponibilità a continuare questo progetto, è indispensabile lavorare bene immediatamente per migliorare l’offerta, attrezzando la spiaggia e aumentando i servizi. A questo proposito termino esprimendo la mia più profonda riconoscenza per i ragazzi che hanno collaborato alla buona riuscita del progetto, gli educatori di “Vivendo in Branco” e del Centro Cinofilo “Gran Sasso” e la mia vice presidente, Serena Crescentini, senza il cui sostegno, tutto il lavoro fatto non sarebbe stato possibile.

per UNICA BEACH
la Presidentessa Dott.ssa Giusy Branella
Le Foto



Finale Regionale di Miss Blumare Abruzzo 2016, le vincitrici

Miss Blumare Abruzzo ha chiuso i battenti per l’estate 2016: Ad Alba Adriatica, nella splendida cornice dello Sporting Village Beach, la giuria presieduta da Benedetta Felci, la Gran Dama del Palio del Barone di Tortoreto Alto, ha incoronato Nicole Costanzo Batista con la fascia di MISS BLUMARE ABRUZZO 2016. Vittoria annunciata quella della bellezza di origini dominicane viste le sue precedenti affermazioni in alcune tappe della kermesse. Gloria anche per la milanese Laura Faiella e per l’aquilana Erica Di Francesco, rispettivamente seconda e terza classificata. Le tre staccano il biglietto per la crociera MSC dal 23 al 30 ottobre p.v. durante la quale si terrà la finale nazionale.

Manila Nustriani ha indossato la 4° fascia, Miss Ristorante Il Faro, e Silvia di Stefano la 5a, Miss Gelateria Il Tucano.

Erica Di Francesco
Erica Di Francesco

La presentatrice della serata è stata la sempre bravissima Anna Di Paolantonio e l’Atelier Modis di Bellante ha magnificamente vestito le 12 concorrenti con abiti da sogno che hanno messo ancora di più in risalto la loro già prorompente bellezza.

Nicole Constanzo Batista
Nicole Constanzo Batista

Il Patron della manifestazione abruzzese, Maurizio Monge, si è detto molto soddisfatto per i risultati ottenuti nell’estate da Miss Blumare Abruzzo: “è stata una piacevole sorpresa vedere l’interesse suscitato nelle partecipanti, nel pubblico, nei media e anche negli sponsor in questo concorso di bellezza. Evidentemente il messaggio di pulizia, serietà e correttezza che ho cercato di trasmettere è stato recepito integralmente. Spero che le tre finaliste nazionali portino alto il nome dell’Abruzzo in crociera e che possa quindi arrivare una fascia nazionale a dare ancora più lustro a questo sorprendente risultato per la nostra Regione.”

Laura Faiella
Laura Faiella

Molto apprezzati, come sempre, l’intervento di Cristina Piccioni presidente di Una rosa per la vita, attiva nella sua lotta contro la leucemia, e le esibizioni canore di Federica Di Domenicantonio e Doriano Sansonetti. Applauditissimo anche Patrizio Sciroli che con la sua cyclette ha scaldato il cuore dei non più giovanissimi sulle note della colonna sonora del Pinocchio di Comencini.

La finale è stata trasmessa in diretta streaming da Rete Tv Italia, con l’apprezzatissima regia di Carmine Pelusi.

Arrivederci all’estate 2017.

Antonio Gagliardi

le-5-fasciate




PRETI AQUILANI IN PRIMA LINEA. Il clero aquilano negli anni della dittatura fascista e dopo l’8 settembre 1943

 

 

 

L’AQUILA – L’11 settembre ricorre il 65° anniversario della morte di uno dei sacerdoti più esemplari del clero aquilano: don Natale Mariani, nato nel 1889 a Bazzano, ordinato sacerdote nel 1915, tre anni d’insegnamento presso il Seminario Aquilano e le monache di S. Basilio e dal 1918 al 1948 parroco di Tione. Trasferito a Cese di Preturo, vi spirò nel 1951. Nel 2007 Paride Duronio ne ha fatto un romanzo.

Don Natale Mariani
Don Natale Mariani

Orlando Antonini Nunzio
Orlando Antonini Nunzio

 

Dio non ha scelto gli angeli, scriveva un autore anni fa riferendosi ai preti, ma essere umani in carne ed ossa attraverso i quali egli fa fluire nei credenti la sua vita. Canali di creta, i preti, che spesso possono trovarsi in più o meno cattivo stato, ma egli fa loro assolvere ugualmente la funzione di canali conduttori, ragion per cui la Chiesa continua ad esistere confermando un’origine non da questo mondo. Don Natale fu tra gli ottimi di tali canali conduttori di vita, in quel di Tione.

 

Uomo di profonda spiritualità, solida cultura e notevoli doti umane, intellettuali e pratiche poliedriche che mise tutte a disposizione della sua gente, colpì quando disse ai Tionesi appena arrivato: “Sono nato in una famiglia ricca, ma non sono venuto qui per accumulare ricchezze; ho fatto voto al Signore di vivere in povertà… e vorrò spendermi soltanto per voi, fino a morire poverissimo”. Apparteneva a quella categoria di sacerdoti provenienti da casate patrizie che si servirono delle facoltà di famiglia tanto per arricchire le nostre chiese di preziosi paramenti e vasi sacri quanto e soprattutto per aiutare la gente bisognosa.

 

Il campo nel quale don Natale esplicò maggiormente la sua passione pastorale fu l’istruzione dei giovani. Còlte al suo arrivo a Tione le necessità della popolazione stremata dal terremoto del 1915 e dalla prima guerra mondiale, vide specialmente le necessità educative della gioventù: fino agli anni Venti del ‘900 nei nostri piccoli paesi la scuola pubblica si arrestava alla IV elementare, per cui i giovani erano senza futuro, obbligati a servire nei campi i possidenti locali, per vivere. Così organizzò, usando a volte gli inginocchiatoi dei banchi della chiesa per sedie e le loro panche per scrittoi, corsi di insegnamento superiore per giovani, anche dei paesi vicini. I frutti furono sorprendenti: contadini e pastori, con la preghiera e lo studio, hanno appreso “come l’uom s’eterna”, e molti dei suoi alunni, che agli esami di stato risultavano meglio preparati dei loro coetanei, sono ascesi a gradi notevoli nella società, nell’esercito, nell’amministrazione pubblica.

 

Questa dedizione ai giovani gli attirò le ire dei gerarchi fascisti, preoccupati che invece di frequentare la ‘Casa del Fascio’ essi affollavano la scuola di don Natale: anche a lui fecero trangugiare l’olio di ricino. Poi, durante l’occupazione tedesca nel 1944, sorpreso a rifornire di viveri i giovani rifugiati alle Pagliare di Tione, fu arrestato e messo in prigione all’Aquila, uscendone per l’intervento dell’arcivescovo di allora, Carlo Confalonieri.

 

La testimonianza di don Natale per il periodo di occupazione tedesca, tra 1943 e 1945, non fu isolata. Si segnalano altri casi, non meno coraggiosi, compiuti da vari nostri sacerdoti. La posizione ufficiale delle gerarchie ecclesiastiche era di porsi al di sopra delle parti; nella pratica, attraverso appunto i parroci, si cercò per quanto possibile di sostenere le comunità e le persone in pericolo, i partigiani feriti, gli ebrei perseguitati. Oltre a quanto ha scritto nel 2004 Amedeo Esposito in un noto volume circa l’impegno in merito dell’arcivescovo Confalonieri e dei suoi collaboratori, è auspicabile condurre uno studio approfondito sull’opera della Chiesa aquilana in genere, in quelle tragiche circostanze. Alcuni parroci non esitarono ad intervenire presso le autorità tedesche per invocare tratti più umani verso civili prigionieri: è il caso del parroco di Tornimparte don Berardino Santucci. Altri come il parroco di S. Gregorio don Adolfo Riddei e il parroco di Aragno don Antonio Mei aiutarono partigiani braccati o feriti, alloggiandoli nelle soffitte magari in presenza, al piano inferiore, di soldati tedeschi. Altri ancora ebbero il coraggio di esporre la loro vita per salvare condannati a morte.

 

Don Peppe Bernardi, parroco di Ripa Fagnano, nella primavera del 1944, dietro soffiata di una persona del luogo, che poi egli perdonò, venne arrestato con l’accusa di aver aiutato alcuni giovani ex militari ritornati in paese dopo l’8 settembre 1943, di aver nascosto animali domestici dei parrocchiani nei sotterranei della chiesa per sottrarli alle razzie dei Tedeschi, di aver aiutato prigionieri inglesi. Deportato nella caserma Pasquali all’Aquila e umiliato fino ad esser portato in giro per la città in mutande e con un fiasco in mano, venne condannato a morte ed obbligato a scavarsi la ‘fossa’. Poi per interessamento di un personaggio autorevole fu liberato pochi giorni prima della data stabilita per la fucilazione.

 

Don Luigi Cinque, parroco di S. Demetrio, si offrì ai Tedeschi in cambio di due inglesi da fucilare. Don Giorgio Giancarlo, parroco di Collepietro, fu messo al muro ad armi spianate affinché rivelasse la presenza in paese degli Inglesi, ma non parlò. E il parroco di Casentino don Ferdinando Camilli, assieme al segretario politico f.f. del Fascio – il ben noto Cav. Antonio Lisi oggi più che novantenne –, salvò dai tedeschi un gruppo di ebrei rifugiati nel paesello, facendoli, col loro consenso, passare per cristiani battezzati.

 

È giusto far conoscere all’opinione pubblica queste notizie riguardanti don Natale Mariani ed i sacerdoti aquilani ricordati, i quali, come spesso succede al bene, non fanno notizia.

 

Orlando Antonini

 

 

 

  1. DURONIO, Don Natale- Romanzo, L’Aquila 2007

Foto a pag. 80: “Don Natale in compagnia del calzolaio Angelo Ferri. Alle spalle si notano le macerie del terremoto del 1915.” (gentile concessione di Ruggiero Mariani)