Chieti. Decennale dalla scomparsa del prof. Giacinto Auriti > > 11 agosto 2006 – 11 agosto 2016.

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> Il decorso del tempo non lenisce in chi conobbe Auriti la grande perdita ma rende sempre più attuali le sue idee. Infatti, normalmente, quando si ricordano personaggi famosi, l’importanza è contestualizzata al momento in cui erano in vita e, soprattutto, l’apprezzamento è relativo ad un fatto di particolare rilievo verificatosi durante la loro esistenza ma,ormai, passato e superato.
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> Con il prof. Auriti invece è l’esatto contrario, non certo perché le sue idee non si sono ancora attualizzate, ma perché le questioni che affliggono il nostro tempo costituiscono la prova continua e la dimostrazione della verità dei suoi studi. Come dire: una teoria che il tempo, giorno dopo giorno, rende sempre più vera.
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> La scoperta scientifico giuridica di Auriti della proprietà popolare della moneta è, al di là ed a prescindere da ogni scelta culturale e politica, la panacea di tutti i mali, con particolare riferimento al devastante ed inesistente debito che contamina e condiziona ogni espressione di vita umana. Se la moneta fosse dichiarata, all’atto dell’emissione e a titolo originario, di proprietà dei cittadini, la truffa del debito pubblico non potrebbe essere perpetrata, così come non avrebbe ragion d’essere la questione della sostenibilità e della sufficienza delle risorse per finanziare il sistema previdenziale e pensionistico che spaventa le future generazioni. Lo stesso discorso vale per gli ammortizzatori sociali la cui copertura finanziaria pare impossibile, a sentire la vulgata della classe politica,  ma anche il finanziamento delle famiglie e delle imprese con il riconoscimento del diritto di proprietà della moneta in favore dei cittadini sarebbero finalmente risolti senza dover fare ricorso all’iniqua ed illecita pressione fiscale che si è trasformata in una politica di rastrellamento senza corrispettivo di moneta nel corpo sociale già dilaniato dalla truffa e dal debito inesistente.
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> Se fosse attuata anche le reazioni patologiche della classe dirigente, culminanti nella corruzione quale forma di errata reazione alla consapevolezza acquisita della funzione di cameriere dei banchieri, sarebbero, se non eliminate nell’interezza, notevolmente ridotte.
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> La proprietà popolare della moneta, che presuppone, tra l’altro, l’accreditamento a titolo originario della moneta emessa sul territorio in favore della collettività, produce il vero reddito da cittadinanza, non l’elemosina o la ridistribuzione del risparmio o dei proventi da reato tra la collettività (che, pur se in parte meritevole di positivo apprezzamento, sicuramente non è reddito e non da’, soprattutto, il diritto di pretendere). La moneta proprietà consente, proprio perché di proprietà dei cittadini sin dall’atto dell’emissione, l’azzeramento del debito pubblico, non potendosi indebitare le collettività per il “pagamento” di un bene che nasce di sua proprietà. Ed è solo in tal modo, cioè attraverso la distribuzione della moneta in favore di ogni singolo componente la collettività nazionale, che si potrà dare attuazione alla vera istanza di diritto sociale a contenuto patrimoniale consentendo ad ogni cittadino di ricevere il minimo indispensabile per la sopravvivenza. E’ l’intuizione della Rerum Novarum, del “tutti proprietari” che finalmente ha trovato il suo quadro attuativo eliminando la lotta di classe e superando le iniquità del capitalismo, privato e di stato, senza mortificare l’iniziativa privata e le attitudini di ogni persona in quanto con le proprie capacità ognuno potrà avere il sovrappiù.
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> Anche l’emigrazione economica avrebbe termine. Quella cioè programmata a tavolino da chi vuole il disagio sociale, la distruzione della tradizione e lo stravolgimento del diritto naturale, imponendo a milioni di persone attanagliate dal debito di migrare in luoghi che non hanno un benessere perché più ricchi o perché abitati da persone più capaci ma,semplicemente, per non essere stati ancora colpiti in modo definitivo dalla consapevolezza del debito. Con la moneta di popolo ogni cittadino, di qualsiasi nazione, avrà l’incentivo a valorizzare il proprio territorio ed a (ri)costruire la sua Nazione perché, eliminato il debito si crea la semplice speranza ma anche la certezza di vivere in condizioni umane migliori e di avere un futuro roseo.
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> In tal modo, le diversità di razza, di culture, di religione, di tradizioni e di pensiero che costituiscono la bellezza del nostro pianeta, garantendo l’armonia nel reciproco rispetto delle differenze, potranno evitare l’omologazione e la globalizzazione che è il meccanismo procedurale per giungere all’indebitamento dell’uomo in favore di una piccola e ristretta cerchia di iniziati.
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> Ma il prof. Auriti non si è limitato a teorizzare questa verità scientifica, l’ha anche riempita di contenuto etico e, soprattutto, lo ha fatto con spirito di servizio, anche se il termine esatto è amore. Un amore verso l’umanità che ha dimostrato preferendo combattere contro la grande usura del sistema bancario e finanziario piuttosto che privilegiare il suo tornaconto personale.
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> “Solo chi ama può servire e non servirsi del popolo”, amava ripetere, precisando che l’amore non può essere oggetto di un obbligo giuridico, anche se sancito di una norma positiva, o si ama o non si ama, o si serve o ci si serve dell’uomo. Ecco la differenza incolmabile tra chi è al potere economico finanziario, bancario e, purtroppo, anche politico e il prof. Auriti.
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> E lo ha dimostrato introducendo due principi importanti: il primo prevede che chi emette moneta non può partecipare al mercato e quindi alla dinamica economica finanziaria, mentre con il secondo ha precisato che si può guadagnare in qualsiasi modo (ovviamente lecito), eccezion fatta che attraverso il prestito del denaro. Ogni unità di misura, quindi anche la moneta, è adespota, nel senso che è di ognuno di noi e non può essere fonte di lucro per alcuno. Non si può lucrare sul metro, si potrà però produrre un bene più lungo ed efficiente, non si può lucrare sulla moneta, perché è di proprietà dei singoli cittadini, ma si potrà legittimamente lucrare sui beni e servizi che ognuno, con il proprio ingegno e la propria intraprendenza, sarà in grado di creare.
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> Si tratta di due verità inconfutabili: chi emette la moneta, infatti, deve rimanere estraneo al fenomeno della circolazione e non può entrare nel mercato, perché diversamente altera il sistema ed incorre in un conflitto di interessi, alla stessa stregua di chi modifica la tara per diminuire il peso netto. Corollario: l’unità di misura non può essere modificata ad nutum dal tipografo e dal titolare dell’ufficio dei pesi e delle misure. Solo così il popolo è realmente sovrano.
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> Questi due aspetti furono attuati coerentemente dal prof. Auriti nell’esperienza del Simec – nel 2000 – tanto che lui fornì il documento cartaceo (appunto il Simec), al quale la collettività territoriale conferì valore monetario con l’accettazione, nel rispetto del principio dello “stampo e do’”, diametralmente opposto a quello del sistema bancario che “stampa e presta”. Nel contempo, non ha partecipato alla circolazione dei Simec essendosi limitato a  concedere, peraltro gratuitamente, il cd. know how ed ovviamente non ha svolto alcuna attività nell’ambito del sistema.
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> Si comprende così l’importanza rivoluzionaria delle sue scoperte che lo hanno proiettato come guida nella riforma del sistema monetario, bancario, tributario e previdenziale in quanto la sostituzione della moneta di proprietà del popolo alla moneta debito non può rimanere nel limbo dei buoni propositi ma deve necessariamente convergere nel dibattito politico per la sua concreta attuazione.
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> Oggi quando si parla del prof. Auriti e delle sue tesi la discussione si cala naturalmente sul piano scientifico poiché le sue idee sono divenute patrimonio culturale sul quale confrontarsi per attuarle, non solo per discuterle sul piano puramente teorico. E’ questa la sua vittoria postuma!
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> Per dimostrare la sua visione profetica basti pensare allo sviluppo tecnologico, che porterà necessariamente ad una riduzione progressiva del lavoro, si lavorerà sempre meno e ci saranno sempre minori lavori da svolgere, con la conseguenza che per evitare la creazione di schiavi o di polli in batteria la moneta deve essere riconosciuta bene comune, cioè in comunione tra i tutti i partecipanti alla collettività nazionale. Se non sarà introdotta la moneta proprietà (di popolo) ed eliminata la moneta debito, il sistema finanziario, bancario e le multinazionali avranno la possibilità di monopolizzare la scienza e, soprattutto, le sue applicazioni tecnologiche riservando all’uomo il ruolo di schiavo e comunque di essere privo di qualsiasi possibilità di autodeterminarsi, precludendogli anche il libero arbitrio.
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> La sua battaglia è, quindi, una scelta di vita che ci pone dinanzi ad un bivio: continuare a farci prendere per i fondelli o prendere a calci nel sedere chi vuol mantenervi schiavi del debito. Noi ci schieriamo in favore della seconda opzione perché “non bene pro toto libertas venditur auro”, ossia la dignità non ha prezzo.
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> Per questi motivi, ricorderemo il prof. Auriti nel decennale della sua scomparsa con un incontro tra tutti i crescenti estimatori sparsi per l’Italia, e nel mondo, con una giornata commemorativa che si svolgerà a Guardiagrele l’11 agosto p.v.. Data che, per volere della destino, coincide sia cin la sua dipartita nel 2006 che con il sequestro dei SIMEC avvenuto nel 2000 ( poi dissequestrati )
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>                                                                        Antonio Pimpini
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Incendiari e bracconieri, domani tana libera tutti dal Consiglio Regionale?

In merito al precedente comunicato sulla questione delle strade segnaliamo che poco fa è intervenuto anche il Ministro dell’Ambiente Galletti con un comunicato stampa con cui chiede alla regione Abruzzo di dare piena attuazione della vigente norma sulla regolamentazione delle strade (Legge 3/2014).

Il Comunicato è riportato sulla home-page del Ministero (si allega screen-shot).

http://www.minambiente.it/comunicati/ambiente-galletti-sollecita-impegno-abruzzo-lazio-su-orso-marsicano

Stazione Ornitologica Abruzzese

primo comunicato

Incendiari e bracconieri, tana liberi tutti?

Se domani il Consiglio vota questa norma chiunque a qualsiasi orario potrà circolare liberamente con le auto su qualsiasi strada sterrata della regione, nelle aree più delicate e vulnerabili, anche per il rischio incendio. Già è difficile prevenire il bracconaggio e gli incendi boschivi, figurarsi se sarà possibile farlo con tale norma. Ad oggi se uno gira su una sterrata chiusa alle 3 di notte è perseguibile (con una multa) e può diventare oggetto di attenzione da parte della Forestale o di altri corpi di sorveglianza. Invece con questa norma chiunque potrà andare dappertutto e viene meno qualsiasi deterrenza per fenomeni odiosi e addirittura distruttivi.

STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS

INFO: 3683188739

*a pag.46 del Piano si può leggere:

Scelto il Comune in funzione della classificazione della pericolosità e della gravità si ritengono

prioritarie :

limitazione del traffico lungo le strade rurali e forestali. Tale limitazione è esistente solo per

l’11 agosto prossimo a Pescina in occasione della Giornata del Miele APRE LA PRIMA MIELOTECAITALIANA IN ABRUZZO

 

 

L’appartenenza della Città abruzzese a Le Città del Miele sarà rafforzata il prossimo 11 agosto in occasione della Giornata del Miele a Pescina, con l’apertura della prima sede regionale di MielotecaItaliana.

MielotecaItaliana è un marchio registrato da Le Città del Miele che si propone di attivare sui territori associati ‘punti vendita’ specializzati nel prodotto miele.  Un ideale franchising istituzionale che sviluppi il ‘sistema a rete’ di promozione promozione permanente a valenza individuale e collettiva e rafforzi l’immagine di qualità dei mieli italiani attraverso una vera e propria ‘cultura di prodotto’.

In Italia il valore del ‘turismo gastronomico’ è stimato in circa 5 miliardi di euro; sei turisti su dieci oggi scelgono come souvenir un prodotto alimentare, confermando le potenzialità e il valore legato ai prodotti tipici dei tanti e diversi territori regionali italiani.  La gita e la vacanza come occasione ideale per scoprire o riscoprire le produzioni gastronomiche locali.  In questa offerta produttiva si inseriscono i mieli italiani: oltre 65 diverse tipologie di prodotto molte delle quali ‘uniche’ proprio in virtù del loro territorio d’origine.  Tante diversità di mieli che l’Italia è unico Paese al mondo a poter vantare.

L’obiettivo di MielotecaItaliana è di offrire al turista gastronomico, e agli appassionati di mieli, de Le Città del Miele un punto di riferimento qualificato, in grado di approfondire la conoscenza del prodotto nelle sue tante e diverse tipologie, con degustazioni guidate, che aiutino il consumatore negli abbinamenti gastronomici con i formaggi e i salumi. Attivando la capacità di vedere il miele non solo come prodotto salutistico naturale, ma anche nelle sue molteplici valenze di ‘cibo’ scoprendo i suoi abbinamenti legati ai tanti piatti in cucina.

L’adesione a MielotecaItaliana è riservata agli apicoltori de Le Città del Miele che condividono la scelta di rafforzare l’appartenenza alla rete nazionale dei territori che danno origine e identità ai tanti mieli italiani, contribuendo alla migliore promozione di prodotto.

MielotecaItaliana nella Città del Miele di Pescina, la prima per la regione Abruzzo, è in Località Ponte San Valentino, gestita dall’apicoltuta Raggi di Sole.

 

 

 

 

8 agosto 2016




Giulianova. Damiana Pinna premiata dal CONI con la Stella di Bronzo

Giulianova. Il CONI ha concesso la Stella di Bronzo a Damiani Pinna una dei più importanti riconoscimenti non solo per lo Sport, ma anche per la lunga attività di Cultura e Solidarietà

Damiana Pinna, la prima da sx

 

In allegato comunicazione CONI

 

stella bronzo coni




Mezzi a motore nei boschi

No ai mezzi a motore nei nostri boschi Il Consiglio regionale d’Abruzzo domani dovrà esprimersi sulla modifica alla L.R. 4 gennaio 2014, n. 3 “Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste, dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo”- In particolare la modifica all’art. 45 consentirà l’accesso a tutti ed indistintamente con mezzi a motore su piste e strade forestali. Già possiamo immaginare che auto, moto e quod scorrazzino liberamente accanto a comitive di escursionisti e mountain bike; un bel biglietto da visita per il nostro turismo. La regione Abruzzo, ancora una volta sembra guardare con distrazione e superficialità al potenziale turistico ed economico che i nostri boschi possono offrire. Invece di trasformare le strade e le piste forestali in stupendi percorsi per mountain bike, escursioni e nordic walking, pensa solo alle auto, avvantaggiando, anche involontariamente, bracconieri e possibili piromani. Ma non solo, l’apertura delle strade e delle piste forestali ai mezzi a motore è anche una problema di sicurezza “Sempre più spesso le persone meno esperte si avventurano in funzione della possibilità di avvicinarsi attraverso strade e piste forestali nei luoghi più selvaggi e spesso pericolosi dei nostri boschi e della nostra montagna – afferma Massimo Fraticelli resp. parchi Mountain Wilderness – E’ necessario che tale modifica venga eliminata, anzi che si dia piena attuazione alla legge anche in funzione della piano della tutela per l’orso.(PATOM).” Lo stesso Ministro Gian Luca Galletti ha recentemente sollecitato la Regione Abruzzo perché dia piena attuazione alla legge regionale 3 del 2014 per la gestione forestale quale strumento per la regolamentazione dell’accesso alle piste forestali e del pascolo brado proprio per dare maggiore forza all’azione del Ministero Ambiente per salvare dall’estinzione gli orsi bruni dell’Italia centrale. http://www.minambiente.it/comunicati/ambiente-galletti-sollecita-impegno-abruzzo-lazio-suorso-marsicano Dare attuazione alla regolamentazione già presente nella Legge, significa favorire i controlli, inserire strumenti adatti alla chiusura di alcune strade ( secondo sempre i principi già stabiliti dalla legge nel 2014) apporre giusta cartellonistica che avverta tutti dei divieti e delle sanzioni. Crediamo e siamo certi che tutti i consiglieri di buona volontà e dotati di una semplice e necessaria sensibilità ambientale blocchino tale modifica. Non serve nessuna nuova Legge, ma semmai è ora che si dia attuazione a ciò che c’è e che è già ampiamente accettato dalle popolazioni e da chi lavora in montagna.




Legge sul Trasporto Pubblico Locale intervengono Mercante e Ranieri “Approvato due emendamenti M5S per limitare i danni della legge”

 

“Una battaglia durissima quella di oggi in commissione per contrastare il progetto di legge sul trasporto pubblico locale presentato da Camillo D’Alessandro col fine di aumentare le tariffe e ridurre le corse: un provvedimento inaccettabile da parte di un Governo regionale che non si fa alcuno scrupolo quando si tratta di mettere mano alle tasche dei cittadini abruzzesi o quando si tratta di ridurre prestazioni o servizi essenziali”. Questo il commento dei Consiglieri regionali del M5S, Riccardo Mercante e Gianluca Ranieri, che hanno così proseguito: “Una seduta lunghissima durata molte ore che ci ha visto lottare contro una legge che riteniamo fortemente ingiusta e che va a scoraggiare, anziché incentivare il trasporto pubblico in Abruzzo. Inaccettabile, innanzitutto, la possibilità di prevedere un aumento fino al 15% delle tariffe in un periodo di crisi economica ed occupazionale che non ha precedenti. Ed altrettanto inaccettabile la riduzione delle tratte soprattutto quando tale riduzione va a colpire aree interne od aree svantaggiate rendendo praticamente impossibile per i residenti ogni possibilità di spostamento.
Proprio per questo – hanno proseguito i Consiglieri pentastellati – abbiamo presentato due importantissimi emendamenti che sono stati APPROVATI e che miglioreranno in maniera decisiva la legge.

 

Il primo consentirà di dare avvio alla lotta contro l’evasione tariffaria, una vera e propria piaga del trasporto pubblico che comporta per la nostra Regione la perdita ogni anno del 20% degli introiti pari a circa 6 milioni di euro. Una cifra enorme che finisce col gravare ancora una volta sui cittadini che potrebbero usufruire di servizi migliori ed a prezzi più bassi.

Il secondo emendamento permetterà, invece, di porre un freno al taglio indiscriminato delle tratte, prevedendo che nella rimodulazione delle stesse si debba comunque tenere conto della grandezza del bacino di utenza e delle condizioni orografiche delle aree interessate.
Modifiche fondamentali – hanno concluso Mercante e Ranieri – che andranno ad incidere in maniera decisiva sul trasporto pubblico locale migliorandolo a servizio dei cittadini. Un risultato che ci da grande soddisfazione e che ci ripaga senza alcun dubbio di tutto il lavoro e l’impegno profuso per l’Abruzzo”.

I Consiglieri regionali M5S
Riccardo Mercante
Gianluca Ranieri




TORNA PECORINO & PECORINI: FARINDOLA PRONTA A VIAGGIARE NEL GUSTO DELLA TRADIZIONE

 

 

Altro che la solita sagra: è ormai questo il motto di Pecorino & Pecorini, rassegna enogastronomica che giunge alla nona edizione e immerge nuovamente Farindola in tre serate di delizia e divertimento.

Da giovedì 11 a sabato 13 agosto, il borgo ai piedi del Gran Sasso orientale darà vita per tre serate a un viaggio nel gusto e nella tradizione: sapori antichi che si incontrano e si sposano tra i vicoli del centro storico, all’insegna del connubio tra il formaggio Pecorino, tesoro farindolese unico al mondo, e la selezione del miglior vino Pecorino prodotto da 20 cantine della Regione Verde d’Europa.

Ieri mattina, lunedì 9 agosto, condotta dall’esperto di enogastronomia Gianluca Marchesani, la presentazione direttamente dalla splendida cornice dell’Hotel Rigopiano. «Un vero e proprio tour nei sapori della terra d’Abruzzo – ha rimarcato l’organizzatore Luca Labricciosa, presidente dell’Associazione Culturale La Zanzara – arrivati alla nona edizione, Pecorino & Pecorini è divenuto ormai un must tra gli eventi enogastronomici estivi, contraddistinto dall’alta qualità delle degustazioni proposte e dagli spettacoli che animano le piazzette del borgo di Farindola, prediligendo la buona musica a quella più chiassosa. E il pubblico conferma l’apprezzamento: sono già 500 le prevendite vendute attraverso il sito web e i social».

Un percorso degustativo, infatti, attraverserà 4 piazze, ognuna delle quali ospiterà i caseifici del Consorzio di Tutela del Pecorino di Farindola e i maestri della Fondazione Italiana Sommelier, pronti a consigliare l’abbinamento ideale tra vino e formaggio. Tutto accompagnato da esibizioni musicali live, tutte le sere e in tutte le location a partire dalle 21:30.

A un passo dal decennale, la rassegna si prefigge ora lo scopo di allargare sempre più la promozione dell’eccellenza del gusto a livello regionale, mettendo insieme prodotti di ogni provincia abruzzese: «Una funzione promozionale eccellente – ha confermato Fiorenzo Sarto, vice presidente del Consorzio di Tutela del Pecorino di Farindola – quella che svolge questa manifestazione per il formaggio di riferimento per tutta l’area Vestina pedemontana: una d.o.p unica al mondo, grazie all’impiego del caglio di suino, declamato già duemila anni fa dai poeti romani e oggi sempre più richiesta anche all’estero, in quantità spesso superiori a quelle in cui viene prodotta».

«Da Pescara, a Chieti a Teramo, le cantine che hanno sposato Pecorino & Pecorini sono ormai venti, superando ogni record», ha aggiunto il sommelier Domenico Carpinone, pronto alla mescita con i maestri della Fondazione Italiana Somellier, «e, soprattutto, a diffondere la cultura del vino a chi parteciperà alle degustazioni, valorizzando sempre più le cantine e questo vitigno antichissimo nelle terre d’Abruzzo, recuperato negli ultimi anni e ora richiestissimo».

Ma i palati fini saranno coccolati da numerose altre tipicità d’eccellenza abruzzese: miele, biscotti, cioccolato e birra artigianali, olio autoctono e pane casereccio di solina e farro: «Questo è il valore aggiunto di Pecorino & Pecorini rispetto ad altre manifestazioni di genere: celebrare il cibo e avvicinarlo l’uomo al gusto ancor prima di pensarne la commercializzazione », – ha sottolineato Ezio Centini, maestro cioccolatiere autore dell’unicità nell’unicità: affinare il formaggio di Farindola in fave di cacao, producendo forme dal sapore introvabile, assaggiabili soltanto durante le tre serate dell’11, 12, e 13 agosto.

Tra storia e leggenda, infine, l’apertura di Pecorino & Pecorini sarà affidata nuovamente al Viaggio del Formaggio: giovedì alle 22:30, dalla casera consortile, verrà rievocato il percorso che il Pecorino percorre dai pascoli sui monti fino alla tavola, con una folkloristica sfilata che attraverserà tutto il paese e terminerà in piazza Marconi, culminando nell’Oro della Vita, sorpresa inedita di quest’anno.

 

Le cantine

Cantina Wilma (Chieti), Cantina Galasso (Loreto Aprutino-PE), Cantine Bosco Nestore (Nocciano-PE), Cantina Collefrisio (Frisa-CH), Masseria Coste di Brenta (Camicie-CH), Azienda agricola Ciavolich (Miglianico-CH), Chiusa Grande (Nocciano-PE), Azienda agricola Costantini (Città Sant’Angelo-PE), Azienda agricola Centorame (Atri-TE), Cantina Anfra (Pineto-TE), Tenuta I Fauri (Chieti), Azienda agricola Contesa (Collecorvino-PE), Tenute Barone di Valforte (Silvi-TE), Cantine Mucci (Torino di Sangro-CH), Azienda agricola San Lorenzo (Castilenti-TE), Cantina sociale Sincarpa (Torrevecchia Teatina-CH), Tocco Vini (Alanno-PE), Azienda vinicola Torre Zambra (Villamagna-CH), Casal Thaulero (Ortona-CH).

Il Pecorino di Farindola

Azienda agricola D’Agostino Daniele, Azienda agricola Astolfi Raffaele, Azienda agricola Martinelli Pietro Paolo, Azienda agricola Marcella Mirko, Cooperativa Agricola Masseria del Parco.

Le tipicità

Olio Azienda agricola Cantagallo Marcello, Oleificio Gentile, Miele Le delizie dell’orso, Salumi Azienda agricola Di Mascio, Biscotti artigianali Kucino, Panificio Villa Cupoli, Birrificio Lacu, Centini Chocolate.

Le band

Piazza Marconi

Giovedì 11 agosto, ore 22:30 GLI AMICI MIEI-R’n’R, Surf, Rockabilly, Ska;

Venerdì 12 agosto, ore 22:30 DESPERADOS-Tribute band Mannarino

Sabato 13 agosto, ore 22:30 MADE IN ITALY-Rock cover italiane

Tutte le sere live music in piazza Mazzocca, piazzale Trieste e largo S.Cesidio dalle 21:15.

APPecorino

Pecorino & Pecorini diventa anche un’applicazione per dispositivi iOS e Android: basterà scaricarla gratuitamente da AppStore di Apple e PlayStore di Google per vivere l’applicazione in modalità multimediale. Arrivati a Farindola attivate il Bluetooth e, grazie alla tecnologia iBeacon, il vostro smartphone e il vostro tablet rileveranno automaticamente tutte le piazze che ospitano Pecorino & Pecorini, informandovi al vostro passaggio sulle aziende e i prodotti in degustazione e sugli eventi in programma. Oltre a tutte le informazioni, attivando il GPS troverete anche la mappa interattiva dei ristoranti partners.

 

Per tutti i dettagli sono a disposizione il sito internet www.pecorinoepecorini.com e la pagina Facebook Pecorino & Pecorini.

 

 

 

 




Non dimenticare Marcinelle. Quel sacrificio di 60 anni fa che ha contribuito a costruire il nostro presente di Domenico Logozzo *

7 agosto 2016

 

Non dimenticare Marcinelle. Quel sacrificio di 60 anni fa che ha contribuito a costruire il nostro presente

 

di Domenico Logozzo *

 

 

GIOIOSA JONICA (Reggio Calabria) – “La sicurezza sul lavoro è una battaglia di civiltà a cui tutti dobbiamo contribuire per consolidare sempre più la dignità della persona umana”. Di grande attualità le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a 60 anni dalla sciagura mineraria di Marcinelle, dove l’8 agosto del 1956 morirono 262 minatori, 136 dei quali italiani. L’Abruzzo, la regione che pagò il tributo più alto con 60 vittime. “L’immane sacrificio di coloro che sono partiti con la speranza di migliorare le condizioni di vita dei propri figli – ha recentemente ricordato il Capo dello Stato, incontrando al Quirinale una delegazione abruzzese guidata dal governatore D’Alfonso – ha contribuito a costruire il presente del nostro Paese”.

 

Dal 2001 per iniziativa del presidente Carlo Azeglio Ciampi, l’8 agosto si celebra la “Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo”. Quattro anni dopo lo stesso Ciampi, in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, conferì la medaglia d’oro al Merito Civile ai 136 minatori italiani morti a Marcinelle “per avere sacrificato la vita ai più nobili ideali di riscatto sociale. Luminosa testimonianza del lavoro e del sacrificio degli italiani all’estero, meritevole del ricordo e dell’unanime riconoscenza della Nazione tutta”.

 

Anche questo 8 agosto deve rappresentare un nuovo momento di profonda e convinta riflessione. Alcuni giorni fa, inaugurando in Abruzzo un monumento al minatore donato dall’associazione ‘Minatori – Vittime del Bois du Cazier”, la presidente della Camera Laura Boldrini ha auspicato “meno precarietà, più controlli e anche più importanza al lavoro come aspetto della dignità dell’individuo”, sottolineando che “purtroppo sul lavoro e di lavoro si continua a morire” e che “le perdite non possono essere effetti collaterali, non possiamo convivere con la morte sul lavoro”. Ancora oggi tante le emergenze. Tanti i problemi irrisolti. Dalla sicurezza sui luoghi di lavoro alla precarietà occupazionale; dalla nuova emigrazione all’accoglienza degli immigrati. No agli schiavi del lavoro. “Il valore primario del lavoro è il bene della persona umana – ha più volte ricordato papa Francesco -, perché la realizza come tale, con le sue attitudini e le sue capacità intellettive, creative e manuali. Da qui deriva che il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità”.

 

Non solo in Abruzzo, ma anche nelle regioni italiane che hanno vissuto e vivono il dramma dell’emigrazione, per l’8 agosto sono state programmate iniziative di studio. In Calabria, l’Associazione Museo della Scuola “I Care” di Siderno, presieduta dal dirigente scolastico prof. Vito Pirruccio, con il comune di Mammola e con il Centro Studi Nicodemei ha organizzato un pomeriggio di riflessioni su “MARCINELLE, LA TRAGEDIA DELL’EMIGRAZIONE”. Coordinerà i lavori il dirigente scolastico Giovanni Pittari, con interventi del sindaco Stefano Raschellà, del prof. Vito Pirruccio, del presidente del “Centro Studi Nicodemei” Giuseppe Agostino, dello studioso Franco Blefari e di familiari delle vittime di Marcinelle. Verranno tra l’altro proiettati servizi della Rai dell’Abruzzo con immagini d’epoca.

 

Testimonianze toccanti. Maria Martinelli, la bimba di 6 anni che nel 1956 commosse il mondo. Il suo pianto disperato durante i funerali divenne l’immagine-simbolo del dolore collettivo. Maria Di Valerio, la vedova-bambina: aveva una figlia di 14 mesi e aspettava la nascita della seconda. Il minatore-eroe Silvio Di Luzio: aveva coraggiosamente cercato di salvare i compagni, scendendo nella miniera e rischiando la morte”. Eroe nazionale in Belgio, dove era stato insignito dell’ordine del merito di Leopoldo II dal Re Baldovino nel 1957, Di Luzio nel 2002 aveva avuto dal presidente Ciampi l’onorificenza di commendatore della Repubblica Italiana. Enzo Biagi nel libro “Consigli per un Paese normale”, gli dedicò un capitolo dal titolo “In un Paese normale gli eroi sono gente come noi”. Silvio Di Luzio, che è morto in Belgio a 79 anni, raccontò a Biagi: “Quando arrivammo alla miniera vedevamo solo fumo, era tutto buio, ma sapevamo che lì sotto, a mille metri di profondità, c’erano 275 nostri colleghi. Io avevo già partecipato ai soccorsi per altre sciagure, ero allenato. Ma quando siamo arrivati lì sotto, abbiamo trovato l’inferno. Non so come noi stessi siamo riusciti a salvarci”.

 

Non dimenticare. “Oggi, più che mai, è importante ricordare. Oggi che l’Italia è tornata ad essere terra di emigrazione per tanti giovani in cerca di una vita dignitosa e, allo stesso tempo, si trova ad essere meta o luogo di passaggio per tanti, tantissimi migranti disperati, in fuga dai paesi colpiti da fame e da guerre”. A scriverlo nel libro “La nostra Marcinelle. Voci al femminile”, appena pubblicato da Edizioni Menabò-Fondazione Pescarabruzzo di Pescara, è Martina Buccione, nipote di una delle vittime della miniera belga. Un libro scritto “per non far morire la memoria della miniera” e per ricordare che “la tragedia di Marcinelle impose alla Storia un nuovo corso, fece sì che si riflettesse in modo diverso su questioni cruciali come il lavoro, la sicurezza, l’emigrazione, su scala europea”. Riflettere ancora sulle questioni cruciali. Così attuali, 60 anni dopo. Questo si propone innanzitutto l’Associazione Museo della Scuola “I Care” con l’iniziativa programmata a Mammola. Il presidente prof. Vito Pirruccio conosce bene il mondo dell’emigrazione. Attento studioso, viene da una famiglia di emigranti: nonno, padre e zii. L’anno scorso ha pubblicato il libro “L’emigrazione vista da vicino. Storia di ordinaria emigrazione di una famiglia calabrese tra racconto e intervista” (Calabria Letteraria-Rubbettino Editore). Scritto con il cuore. Le difficoltà, i sacrifici e il coraggio degli emigranti.

 

“Abbiamo scelto Mammola – ci dice il prof.Pirruccio – perché è uno dei paesi della Locride da cui partirono, nella prima e nella seconda ondata emigratoria del ‘900, lavoratori destinati alle miniere d’Europa e delle Americhe. Ma altri “distretti minerari” calabresi si caratterizzarono negli anni per l’offerta di manodopera nelle principali miniere del Belgio e non solo. Sono stati quattro i calabresi che hanno perso la vita nello scoppio della miniera Bois du Cazier: Antonio Danisi di 34 anni, nativo di Reggio Calabria, sposato con 4 figli; Pasquale Papa, di 31 anni, anch’egli di Reggio Calabria, sposato con 4 figli; Pietro Pologruto, di 29 anni, di Petrizzi (CZ), coniugato senza figli e Vincenzo Sicari, di 29 anni, di Rosarno. La loro storia è simile ai tanti italiani, del Nord e del Sud, che risposero all’appello del governo italiano, nell’ambito dell’accordo uomo-carbone tra il Belgio e l’Italia, per reclutare giovani sotto i 35 anni da destinare ai distretti minerari del Belgio in cambio della fornitura di carbon fossile alla disastrata economia italiana del dopoguerra”.

 

Un accordo scellerato. Un sacco di carbone valeva più della vita di un uomo! I rischi erano moltissimi e non c’era nessuna tutela. Vigliacchi speculatori! Tanta fame. Tanta disperazione. Tanta disoccupazione. Fuga obbligata. Ci fu una massiccia e ingannevole campagna di “reclutamento”. Ricorda il prof. Pirruccio: “Agli appelli apparsi sui famosi “manifesti rosa” affissi nei paesi del Sud, risposero tantissimi giovani (saranno 156.000 gli italiani che raggiungeranno il Belgio nell’arco di un decennio) che, prima di varcare la frontiera italiana, dovevano sottoporsi alle visite mediche nella stazione di Milano e successivamente, con un biglietto pagato dall’Italia e dal Belgio, varcare il confine con destinazione i distretti minerari più produttivi d’Europa. Molti di questi giovani, dopo poco tempo, verranno raggiunti dalle giovani spose e il Belgio ospiterà una delle più numerose comunità di italiani in Europa”.

 

Vita dura quella dei nostri emigranti. Sfruttati e in condizioni di lavoro disumane. Simonetta Fiori, recensendo su Repubblica del 3 luglio scorso il libro di Toni RicciardiMarcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone”, edito da Donzelli, ha scritto: “Alcune pagine sembrano ricalcare l’attualità, soprattutto là dove viene ricostruita la rete dei trafficanti, «individui privi di scrupoli, cooperative, società di spregiudicati che illegalmente reclutavano nelle campagne braccia e famiglie da destinare al fruttuoso business dell’immigrazione». Regolari o irregolari, l’importante era «che fossero in tanti ad andare a scavare il carbone nelle viscere della terra». Si trattò di una “emigrazione di Stato”, «uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi».

 

Cercavano una vita migliore. Molti hanno trovato la morte. Dal 1946 al 1963 gli italiani che hanno perso la vita nelle miniere sono stati 867. La Calabria ha pagato un pesante tributo, non solo in Belgio ma in tante altre parti del mondo. Ricordiamo i sette operai di San Giovanni in Fiore morti in Svizzera il 30 agosto 1965, nella disgrazia di Mattmark. Una valanga di quasi due milioni di metri cubi si staccò da un ghiacciaio e in pochi secondi travolse le baracche e gli operai impegnati nella costruzione di una diga. I lavoratori avevano denunciato i pericoli. Inascoltati. Assurdamente ignorati. Zero umanità, turni anche fino a 16 ore al giorno! Fu un nuovo grave lutto per San Giovanni in Fiore, dopo che il 6 dicembre 1907, nell’esplosione della miniera di Monongah, negli Stati Uniti, persero la vita decine di minatori emigrati dal comune cosentino. Una ecatombe a lungo dimenticata. Si parlò di 362 morti. Ma sarebbero stati molti di più. 171 le vittime “ufficiali” italiane, soprattutto provenienti dal Molise. Il numero preciso e l’identità dei minatori scomparsi non si sono mai saputi con certezza. Molti non erano stati registrati all’ingresso in miniera. E questo perché “c’era il buddy system, o pal system, il sistema dell’amico, prassi secondo la quale i minatori potevano avvalersi, senza essere obbligati a darne comunicazione al datore di lavoro, dell’aiuto di parenti (anche bambini!) e amici con i quali poi dividevano la paga”. Più carbone consegnavano e più guadagnavano. Senza orari e senza alcuna tutela. Lavoratori-schiavi!

 

Ma ritorniamo al disastro del 1965 in Svizzera. 88 vittime, 56 italiani, 7 di San Giovanni in Fiore. Poco meno di un anno dopo, il 21 aprile 1966, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, durante la visita ufficiale in Calabria, si recò a San Giovanni in Fiore per incontrare le mogli ed i figli degli operai morti in Svizzera. Prima era stato a Motta San Giovanni per rendere omaggio al sacrificio dei minatori del comune reggino e presenziare all’inaugurazione del “Monumento al Minatore”. A San Giovanni in Fiore Saragat era stato accompagnato dal presidente della Camera, Sandro Pertini, dal presidente del Senato Zelioli Lanzini e in rappresentanza del governo dal ministro dei Lavori Pubblici Giacomo Mancini. Presenti anche i sottosegretari Antoniozzi e Principe, l’on. Misasi e i maggiori esponenti politici e amministrativi del cosentino.

 

“Una giornata indimenticabile, di grande commozione e dolore”, ci dice la prof.ssa Damiana Guarascio, allora giovanissima docente a San Giovanni in Fiore, oggi preside in pensione a Pescara, dopo avere per anni diretto la Scuola Media Villa Verrocchio di Montesilvano. “Una toccante cerimonia”, ripete più volte. Ha gelosamente conservato le foto di 60 anni. Ce le mostra. Ci fa fare una copia. Si commuove, ripensando a quel giorno che l’inviato Lamberto Furno, ha così raccontato sulla prima pagina del Corriere della Sera. “Sul piazzale delle scuole elementari, l’unica piazza esistente, sono cessate di colpo le acclamazioni mentre il Capo dello Stato scopriva una lapide a memoria di questi e di altri caduti sul lavoro. Saragat ha sostato qualche istante, poi si è avvicinato al mesto gruppo dei congiunti: erano tutti vestiti di nero, anche i bambini. Le donne piangevano compostamente sotto i veli calati sui volti. Sino ad oggi non erano mai uscite di casa dal 30 agosto 1965, quando accadde la sciagura. Portavano sul petto la Croce al merito del lavoro assegnata ai loro cari.

 

Teresa Guarasci, perse a Mattmark il marito di vent’anni, il figlio ne aveva due. C’era anche la «vedova bambina», Serafina Cappelletti, 18 anni, che visse con il marito appena otto mesi. Il Presidente ha baciato la mano a ciascuna vedova, ha carezzato gli orfani. Le donne si chinavano per baciare la mano di Saragat, secondo il costume locale, ma egli le tratteneva. Ripeteva: «Coraggio». La lapide reca questa scritta: «Alle vittime di Mattmark, agli emigrati caduti sul lavoro che per sé, la famiglia e la terra natia rifiutando miseria e arretratezza affrontarono sacrifici, sofferenze e morte lasciando alle nuove generazioni esempio luminoso di dignità umana e appello sublime alla lotta per il riscatto e l’avvenire di Calabria». E’ un’epigrafe che rispecchia la condizione della Calabria che ha centinaia di paesi come San Giovanni in Fiore dove l’unica alternativa all’emigrazione è la miseria. Su 20 mila abitanti, 7 mila sono lontani, il reddito pro capite non arriva a 100 mila lire l’anno, l’ospedale più vicino è a 72 chilometri e non pochi malati sono morti per via. Il presidente Saragat, dopo l’incontro con i congiunti dei caduti, ha dedicato un commosso ricordo alla tragedia di Mattmark, augurando che l’auspicata unificazione economica e sociale delle due Italie si realizzi”.

 

L’auspicio del presidente Saragat purtroppo non si è concretizzato, mentre il prof. Pirruccio sottolinea l’obbligo soprattutto della gente del Sud di ricordare “coloro i quali hanno rappresentato il più alto contributo dato all’Italia come nazione moderna. Questi uomini sono il nostro orgoglio che nessuna antistorica politica leghista può mai mettere all’angolo. Purtroppo siamo spesso anche noi meridionali, noi calabresi, a relegare nel dimenticatoio le risorse umane che hanno elevato l’Italia come Nazione e il Sud come portatore di cultura del lavoro nel Mondo”. Il prof. Nicola Mattoscio, che è stato presidente della Fondazione Pescarabruzzo e che ha scritto la presentazione del libro di Martina Buccione, partecipando all’incontro della delegazione abruzzese con il presidente Mattarella, ha evidenziato il dramma sociale dell’emigrazione del Novecento con 300mila abruzzesi emigrati in tutto il mondo. Un dramma da non dimenticare che deve essere posto “a fondamento del patrimonio umano e culturale della regione”.

 

Sostenere le azioni positive di chi si impegna per onorare la memoria delle vittime del lavoro. “Tanti italiani erano partiti alla volta del Belgio per inseguire il sogno di una vita migliore, non solo per loro, ma anche per le loro famiglie. Sopportavano la lontananza dal loro Paese e le privazioni del durissimo lavoro in miniera, per raggiungere gli standard di una vita accettabile, normale, per concedere a sé, alle mogli e ai propri figli un paio di scarpe nuove, un’uscita al cinema o un concerto. Ciò che desideravano era rendere meno duro il futuro dei loro familiari. Sono andati in Belgio per trovare più vita, ma hanno trovato la morte”. A scriverlo è ancora Martina Buccione, nel libro “La nostra Marcinelle. Voci al femminile” che ha dedicato “alle donne, che danno vita alla vita”, sottolineando che “è un omaggio alle donne di Marcinelle, vedove ed orfane, che hanno coraggiosamente rotto il silenzio, consentendo di raccontare quel mondo di una volta che intorno alla miniera si era creato, denso di valori semplici ma essenziali, quali la condivisione, la solidarietà, l’autenticità, l’accoglienza”. Perché è importante “trasmettere la memoria alle nuove generazioni e mantenere vivo il ricordo di ciò che è stata l’emigrazione italiana”.

 

La memoria da coltivare. I buoni esempi da seguire. “L’Abruzzo – rileva a questo proposito il prof. Pirruccio -, ha l’orgoglio della Memoria e constato che sia le istituzioni politiche che culturali sono particolarmente sensibili a lasciare tracce del passato e a trasmetterle alle nuove generazioni. Penso alla Fondazione Pescarabruzzo che ha curato una mostra sulla tragedia di Marcinelle e ha finanziato il lavoro di Martina Buccione. Purtroppo, la nostra Calabria arranca, anche quando avrebbe facile motivo di alzare la testa. Trasmettere memoria è la più grande opera enciclopedica dell’uomo e senza memoria non ci si può orientare, specie nel mondo “liquido” di oggi. Per noi Sud, per noi Calabria, se vogliamo capirlo, coltivare la memoria significa alimentare il nostro possibile riscatto anche rispetto ad una subalternità culturale in cui siamo stati relegati dalle centrali politiche e mediatiche del Paese”. Il prof. Pirruccio, preoccupato, evidenzia che “c’è un altro tema impellente da affrontare e che la dice lunga sulla nostra proverbiale “distrazione”: la fuga dalla nostra terra degli emigranti di oggi, emigranti del “non ritorno”, giovani con un robusto bagaglio culturale e professionale costretti a lasciare il Sud con destinazione non solo il Nord ma i Paesi europei che li hanno ospitati, in molti casi, come studenti Erasmus. Giovani energie che vanno ad arricchire le terre di destinazione con il conseguente impoverimento umano ed economico del martoriato Mezzogiorno”. Proprio così. Purtroppo.

 

Iniziative come quella calabrese di Mammola vanno sicuramente nella giusta direzione, rendendo omaggio al sacrificio dei nostri emigranti e facendo conoscere le grandi lezioni che ci hanno lasciato come preziosa eredità. Da non disperdere. “Quella tragedia – ripeteva con commozione ed orgoglio il minatore eroe Silvio Di Luzio -, ha fatto sì che cambiasse l’atteggiamento dei belgi nei nostri confronti. Noi italiani venivamo finalmente rispettati. Fino ad allora eravamo trattati come schiavi”. Ed è opportuno riportare anche le parole del presidente Ciampi, che nel corso della visita di Stato in Belgio, il 17 ottobre 2002, incontrò le vedove e gli orfani delle vittime di Marcinelle. “Le terre che essi abbandonarono hanno da allora conosciuto la fioritura di un nuovo benessere, grazie anche a quelle che si chiamavano “le rimesse degli emigranti”, e grazie all’operosità dei loro fratelli”. E citò in particolare l’Abruzzo “che è oggi una regione che avanza sicura sulla via del progresso civile ed economico”. La Calabria continua invece ad essere ultima. Purtroppo. Ma non può essere ancora così. Cinquanta anni fa a San Giovanni in Fiore il presidente Saragat auspicava “l’unificazione economica e sociale delle due Italie”. Speriamo che ci sia finalmente una forte presa di coscienza da parte del governo centrale e di quello regionale, affinché finalmente si arrivi alla concretizzazione di un progetto comune di sviluppo. E’ un dovere al quale non ci si può più sottrarre, per onorare la memoria di quanti hanno perso la vita lavorando all’estero, per garantire un futuro migliore alle loro famiglie ed all’Italia, tutta intera!

 

*già Caporedattore Tgr Rai

 

 

 

 

Foto:

5 – Silvio Di Luzio, il minatore eroe di Marcinelle.

7 – il prof. Vito Pirruccio, presidente dell’Associazione Museo della Scuola “I Care” di Siderno.

11 – Il presidente della Repubblica Saragat in Calabria nel 1966 per rendere omaggio alle vittime di San Giovanni in Fiore nel disastro svizzero di Mattmark. Era accompagnato dall’allora presidente della Camera, Sandro Pertini.

14 – Ciampi nel 2002 in Belgio parla alle vedove ed agli orfani dei minatori di Marcinelle.

 

 

 




Misure insufficienti della Regione. Vogliamo garantito il diritto alla mobilità.

 
” Gratuità degli abbonamenti agli studenti pendolari che hanno un reddito inferiore a 15 mila euro e applicazione di uno sconto, pari al 50% del costo dell’abbonamento, a favore di inoccupati e disoccupati che aderiscono ai progetti del pacchetto lavoro della Regione Abruzzo. “
Questi sono i punti dell’ultima proposta di legge regionale sui trasporti.
A poche settimane dal lancio degli obiettivi della campagna ” Mi Muovo“, promossa dal Collettivo Studentesco Pescara e sviluppatasi nel corso dei mesi precedenti grazie alle segnalazioni dei problemi e alle proposte nate nelle tante assemblee studentesche, la Regione presenta un progetto di legge che dovrebbe incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici.
“Riteniamo insufficiente questo piano ” affermano gli studenti.
“Si vuole incentivare l’utilizzo di un servizio scadente con delle misure carenti. Riteniamo fondamentale, per ottenere un vero e proprio diritto alla mobilità per studenti e cittadini, assicurare in primis un servizio adeguato che copra orari e tratte.
Inoltre – continua il Collettivo Studentesco Pescara non basta assicurare un servizio gratuito solo a determinate fasce di reddito, ma richiediamo degli abbonamenti gratuiti per ogni studentessa e studente per far si che venga anche garantito realmente il diritto allo studio.”
A breve, con la ripresa dell’anno scolastico, noi studenti e studentesse ci mobiliteremo per richiedere:
– Servizio gratuito  per studentesse e studenti;
– Tariffe ed abbonamenti integrati ferro-gomma;
– Maggior coincisione degli orari dei mezzi con gli orari di entrata/uscita dalle scuole;
– Corse notturne
Ci auspichiamo che la Regione accoglierà le proposte degli studenti al momento della loro pubblicazione in una grande assemblea a settembre.
Collettivo Studentesco Pescara
INFO:
> collettivo.studentesco.pescara@gmail.com
> Alessandro Bernabei: 388 0926145
> collettivostudentescopescara.wordpress.com
> https://www.facebook.com/studentipe
> https://www.facebook.com/MiMuovoPescara



Cambiamenti climatici. La Regione Abruzzo presenta il progetto Life

 

 

 

La Regione Abruzzo, attraverso la partecipazione diretta del Servizio Politica Energetica, Qualità dell’Aria, SINA, sta presentando, in qualità di capofila, un progetto in tema di cambiamenti climatici da sottomettere a valere sul bando LIFE, il programma per l’ambiente e l’azione per il clima con scadenza 7 settembre 2016. In caso di valutazione positiva, il progetto partirà presumibilmente in data 01/9/2017 con durata di 36 mesi.

 

Il contributo UE massimo per i progetti in tema di adattamento ai cambiamenti climatici è del 60% dei costi ammissibili. Il programma LIFE richiede un cofinanziamento pari al 40% del budget totale di progetto e prevede la possibilità di ricorrere a co-finanziatori esterni al partenariato che beneficeranno dei risultati e di un’intensa campagna di visibilità grazie alle attività di comunicazione e disseminazione previste.

 

I co-finanziatori avranno un ruolo attivo nel processo partecipativo, volto a coinvolgere tutti gli stakeholder del territorio nella definizione e implementazione delle attività di adattamento ai cambiamenti climatici.

 

I soggetti ai quali è rivolto l’avviso sono imprese, società, associazioni, ONG, università e centri di ricerca che intendono promuovere la propria immagine ed il cui messaggio pubblicitario, a giudizio insindacabile della Regione, risulti compatibile con il tema e le finalità pubbliche proprie del progetto LIFE.

 

I co-finanziatori possono fornire un contributo che va da 5.000 Euro a 400.000 euro. Le modalità di erogazione del co-finanziamento saranno definite in seguito all’esito positivo della valutazione della proposta progettuale.

 

La data di scadenza per la presentazione delle proposte è il 10 agosto 2016.

 

Tutte le info: www.regione.abruzzo.it/portale/index.asp?modello=avvisoSing&servizio=le&stileDiv=sequence&template=default&tom=3903&b=avviso