Insopportabile taglio degli alberi lungo “Viale dei Pini”

: il  patrimonio arboreo di Pescara va gestito e non distrutto. Il Comune anziché rincorrere le vie giudiziarie approfitti della sospensione per consultare cittadini e associazioni e per le opportune verifiche

 

Il recente taglio dei Pini lungo Viale  Regina Margherita, storicamente denominato appunto Viale dei Pini, ripropone drammaticamente il problema relativo alla mancanza cronica di un’oculata gestione del verde pubblico a Pescara.

Mancanza di gestione, ripetutamente denunciata dal WWF e dalle altre associazioni ambientaliste, derivante sicuramente anche da scarsità di fondi ma principalmente, purtroppo, dall’assenza di sensibilità, cultura e interesse su questi temi. I valori ecologici, ambientali storici del verde urbano, illustrati da decenni in occasione di ripetuti convegni dedicati a questo tema, in pratica non sortiscono mai un effetto pratico. «Si continua – denuncia Camilla Crisante, del WWF Chieti – Pescara – a non curare gli alberi quali esseri viventi; non si adottano  cure specifiche, non vengono attivati programmi di monitoraggio e non vengono rimossi i manufatti inopportunamente collocati a ridosso dei tronchi». (nella foto n. 1 un pino segnato per il taglio situato all’angolo di Viale R. Margherita e Via Leopoldo Muzii). «Il risultato – continua Camilla Crisante – è che di fronte a un contrasto o conflitto, derivato il più delle volte da una totale assenza di gestione del verde, a soccombere è sempre l’albero: la decisione più facile e comoda è quella di tagliare, spesso senza poi neppure provvedere alla adeguata sostituzione della pianta sacrificata. Basta effettuare un sopralluogo lungo le strade della città per contare le aiuole vuote; nello stesso viale dei Pini non sono stati ancora sostituiti gli alberi tagliati alcuni anni fa» (foto n. 2).

Ma Viale dei Pini ha anche una valenza storica e paesaggistica per la città di Pescara e bene ha fatto la Soprintendenzaalle Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzoad intervenire tempestivamente con il blocco dei tagli.

Riteniamo che sia possibile, con un supplemento di analisi,  individuare soluzioni alternative alla soppressione  delle piante; basterebbe dirottare in tal senso le risorse economiche  destinate  per il taglio.  Del resto lo stesso tecnico incaricato dal Comune ad effettuare la “Valutazione dei rischio” ha considerato diversi parametri tra cui le condizioni in cui vegeta ogni singolo albero, ossia la presenza di cordoli a ridosso del fusto e/ o strutture varie (esempio cabine elettriche) che rendono problematica la vita della pianta.

In molti casi sarebbe stato possibile effettuare delle operazioni colturali a vantaggio della capacità d’adattamento della pianta, o rimuovere i problemi antropici, operazioni anche economicamente più vantaggiose rispetto al taglio dell’albero.

Insomma queste piante non sono così pericolose e si possono adottare pratiche diverse al fine di valorizzarle, tutelarle e  non cancellarle per  sempre. Gli stessi  tecnici, intervenuti durante la manifestazione di ieri l’altro lungo Viale  dei Pini a fornirci informazioni sul lavoro svolto, si sono dimostrati disponibili a rivedere, con gli opportuni approfondimenti, le loro valutazioni perché in natura, per fortuna, non esistono soluzioni rigide e preconfezionate.

Resta l’amarezza nel constatare come la nostra Amministrazione Comunale non abbia sentito il dovere di informare i cittadini di questi interventi e di coinvolgere le associazioni ambientaliste che avrebbero potuto dare il proprio contributo anche sul piano scientifico.

Nel mentre, ci troviamo ancora una volta a sostenere la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzo ringraziandola della sospensione dei lavori non dalla stessa autorizzati.  L’autorizzazione secondo il WWF sarebbe stata necessaria in quanto Viale Regina Margherita rientra  tra i beni tutelati dal Codice dei Beni Culturali. In ogni modo proprio grazie a questa sospensione, gli approfondimenti tecnici sono ancora possibili in modo da coniugare in modo armonioso le diverse esigenze, da quelle ecologiche e storico-paesaggistiche, a quelle riguardanti l’incolumità pubblica.

«Ricordiamo  – aggiunge la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco – che l’amministrazione municipale ha convocato più volte le associazioni ambientaliste tra fine anno scorso e i primi mesi del 2016 sul tema della qualità dell’aria a Pescara, messa in crisi principalmente dal traffico. Ebbene in quelle circostanze il WWF presentò un dossier indicando alcuni possibili rimedi, uno dei quali riguardava proprio il verde pubblico: piantare alberi nella città è infatti una operazione che offre molteplici vantaggi ambientali, igienici, climatici, estetici, sociali e culturali, il più immediato dei quali è l’assorbimento degli inquinanti. Le ricerche effettuate sull’argomento hanno evidenziato che un ettaro di superficie a bosco trattiene in un anno 50 tonnellate di polveri. Nel pianificare il proprio futuro Pescara deve riscoprire a livello urbanistico il valore del verde diffuso e delle isole senza traffico allo scopo primario di garantire la salute dei cittadini».

Lo stesso sindaco Marco Alessandrini l’11 marzo scorso, nel presentare quanto fatto dalla città sul piano del risparmio energetico aveva del resto accennato, citiamo alla lettera dalla sua relazione, «alla volontà di procedere alla piantumazione di nuovi alberi e vegetazione mangia smog, stiamo reperendo risorse sia dentro che fuori dal bilancio per rendere effettiva questa possibilità».

Ebbene la decisione di tagliare senza consultare cittadini e associazioni e il ricorso al TAR contro la sospensione decisa dalla Soprintendenza sono decisioni in contrasto con quelle affermazioni. Il WWF chiede all’amministrazione municipale di non percorrere una insidiosa strada giudiziaria ma di utilizzare saggiamente la sospensione per riflettere e per mettere in atto tutte le precauzioni (approfondimenti, consultazione) sin qui erroneamente trascurate.

 

WWF Chieti Pescara




Il Master universitario di II livello in “Gestione e internazionalizzazione dei sistemi aggregativi delle imprese” (GISAI) esce allo scoperto…

 

 

 

Sabato 9 aprile gli allievi e i docenti del Master GISAI (“Gestione e internazionalizzazione dei sistemi aggregativi delle imprese”), gestito da Abruzzo Sviluppo, attivato in partenariato con i tre Atenei abruzzesi e coordinato dal Prof. Riccardo Palumbo, porteranno le lezioni fuori dalle aule universitarie per realizzare una giornata di formazione esperienziale a Manoppello, presso la Galleria del gusto di Terre pescaresi, sede della Scuola del Gusto Abruzzo della Provincia di Pescara.

Durante la giornata i partecipanti, coordinati dal Dott. Alessandro Rasetta, responsabile dell’attività, si cimenteranno con attività di Team Cooking, secondo il modello della formazione esperienziale.

La metodologia, molto diffusa all’estero sia nel mondo accademico che organizzativo, permette di raggiungere risultati di aggregazione attraverso il ricorso a metafore e attività che permetteranno di riflettere su di sé, sui propri punti di forza e aree di miglioramento, in vista di una crescita personale che abbia ricadute anche in termini di “occupabilità”, uno dei principali obiettivi di questo percorso.

Il Master, giunto alla sua seconda edizione e finanziato da Abruzzo Sviluppo nell’ambito dell’Accordo di Programma Abruzzo 2015, anche quest’anno offre la possibilità a 25 studenti (20 allievi + 5 uditori) di usufruire gratuitamente di un percorso di alta formazione che, alla sua conclusione, consegnerà al mondo produttivo abruzzese dei professionisti strutturati per favorire la crescita e lo sviluppo, in Italia e all’estero, dei nostri sistemi aggregativi (reti d’imprese, contratti di rete, poli d’innovazione) e delle aziende che operano al loro interno.

 




Granfondo Città di L’Aquila, dal dramma del sisma alla rinascita con lo sport e il ciclismo

 

 

Sono trascorsi sette anni da quel 6 aprile del 2009: un lunedì notte, la terra trema alle 3:32, la paura, il dolore e le 309 persone che hanno perso la vita, vittime innocenti di un tragico evento catastrofico impossibile da dimenticare.

 

Enorme fu la violenza del sisma e la sua estensione che hanno segnato profondamente una città, una comunità e una regione.

 

Il terremoto ha apportato danni notevoli al patrimonio storico-artistico di cui era particolarmente ricca la città dell’Aquila: tutte le chiese (più di un centinaio), a partire dalle più importanti basiliche, sono state dichiarate immediatamente inagibili per lesioni o crolli importanti assieme a palazzi storici nel centro storico compreso il Forte spagnolo, uno dei simboli della città.

 

Tutto il mondo dello sport, del ciclismo e anche il Giro d’Italia (nel 2009 una pedalata tra il silenzio delle macerie e nel 2010 la “tappa della rinascita” arrivando quasi vicino alla Zona Rossa) si è mosso per ridare vigore e slancio a una città provata da questo terribile evento ma che al giorno d’oggi sembra ancora dimenticata nell’oblio e a distanza di 7 anni la ferita sembra ancora non riemarginata.

 

La Granfondo Città di L’Aquila celebra la sua prima edizione il 15 maggio riprendendo spunto dall’idea di un gruppo di amici che, all’epoca del terremoto, vollero lanciare una granfondo nel capoluogo di regione.

 

Questa idea è stata ripresa nel tempo dall’associazione Ciclocral L’Aquila, un gruppo di appassionati di ciclismo dipendenti del comune dell’Aquila nel 2002. L’intento era quello di promuovere la disciplina tra i dipendenti comunali, organizzare viaggi e tour in bicicletta. Nel tempo hanno aderito anche soggetti non dipendenti del Comune ed oggi è diventata una ASD a tutti gli effetti.

 

Obiettivo del Ciclocral è ridare una nuova veste alla città aquilana con lo sport e per lo sport: un sodalizio che ha orgoglio, cuore, spirito di gruppo e inventiva nell’allestire una manifestazione alla portata di chi partecipa con lo spettacolo della catena del Gran Sasso d’Italia e quella del Velino-Sirente a fare da cornice dei due percorsi: il lungo di 122 chilometri con 1650 metri di dislivello e il medio di 83 chilometri con 1180 metri di dislivello.

 

La quota di iscrizione in vigore ad oggi è di 20 euro fino al 30 aprile, poi 25 fino al 13 maggio. Nei giorni 14 e 15 maggio iscrizioni in loco a 30 euro, riferimento www.kronoservice.com .

 




Arancia Meccanica di Anthony Burgess giovedì 7 aprile al Teatro Massimo di Pescara

 

 

Crediti minimi

Arancia meccanica

di
Anthony Burgess

con
Daniele Russo,

Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza,
Alfredo Angelici, Martina Galletta, Paola Sambo, Bruno Tramice
scene Roberto Crea

costumi Chiara Aversano
luci Salvatore Palladino

ARANCIA MECCANICA

 

musiche

Morgan

regia
Gabriele Russo

produzione
Fondazione Teatro di Napoli

 

Locandina completa

 

Arancia Meccanica di Anthony Burgess

con

   Daniele Russo……………………………………………………………………… Alex                Sebastiano Gavasso……………………………………………………………. Dim

  Alessio Piazza………………………………………………………………….. Georgie

 Alfredo Angelici……………………………Barbone, Dott Brodsky, padre Alex

 Martina Galletta…………………………………….Moglie Alexander, Adolf, Joe

Paola Sambo……………………………………….. Deltoid, ministro, madre Alex

 Bruno Tramice……………………… Alexander, anziana signora, cappellano

 

scene

Roberto Crea

costumi

Chiara Aversano

disegno luci

Salvatore Palladino

 

musiche

Morgan

 

regia

Gabriele Russo

 

aiuto regia Eugenio Dura, Carmen Pommella/additional music Massimiliano

Pace/ assistente scenografo Michele Gigi/assistente costumista Viola Di Costanzo, Nunzia Russo/direttore di palcoscenico Antonio Verde/capo macchinista Generoso Ciociola/aiuto macchinista Nicola Grimaudo/datore luci Salvatore Palladino /fonico Massimiliano Tettoni/sarta Anna Marino/scene Retroscena Srl Napoli/service luci e fonica Megaride Srl Napoli/realizzazione costumi Masquerade Srl Napoli/ foto di scena Francesco Squeglia/Ufficio Stampa Katia Prota/comunicazione e grafica Kidea/ufficio produzione Rino Di Martino/distribuzione Patrizia Natale/coordinamento organizzativo Alessandra Attena/organizzazione generale Roberta Russo

 

produzione

Fondazione Teatro di Napoli

 

Durata 1h e35min

 

 

sinossi

 

Arancia meccanica, è il romanzo che Anthony Burgess scrisse nel 1962, divenuto un cult grazie alla trasposizione cinematografica che ne fece Stanley Kubrick nel 1971. A distanza di oltre cinquant’anni dalla sua stesura, ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare oltre il suo tempo presagendo, attraverso la storia di Alex e dei suoi amici Drughi, una società sempre più incline al controllo delle coscienze e all’indottrinamento verso un “pensiero unico”. La messinscena di Gabriele Russo parte dall’adattamento drammaturgico che lo stesso Burgess fece del romanzo e rimane fedele alla volontà del testo originale di porre delle domande e di scuotere le coscienze. Sceglie di farlo attraverso un originale e raffinato racconto per immagini e suoni, dove le scene di Roberto Crea e le musiche di Marco Castoldi, in arte Morgan, sono parte integrante della narrazione, agiscono con gli attori, tasselli di un lavoro dall’estetica mozzafiato e dall’emotività dirompente. Un meccanismo perfetto, che riesce a incantare ma, al tempo stesso che spinge a una seria riflessione sulla libertà di scelta e sul vero significato della parola “libertà”.

 

Note di regia

 

«Ho deciso di fare il delinquente e odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età.»

                                                                                                                      Riccardo III

 

Arancia meccanica rappresenta uno dei romanzi distopici meglio rappresentativi nel suo genere, non meno visionario e lungimirante di un altro classico come 1984 di Orwell, con cui, in modo non casuale, esistono diverse convergenze.

A distanza di 54 anni dalla prima pubblicazione del romanzo ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare anche oltre il suo tempo, presagendo, attraverso la storia di Alex e dei suoi amici Drughi, una società sempre più incline al controllo delle coscienze ed all’indottrinamento di un “pensiero unico”. Se negli anni sessanta quei temi stavano appena cominciando a diventare materia di argomento e riflessione oggi siamo tutti molto più consapevoli del tentativo di controllo delle coscienze a cui noi tutti siamo sottoposti.

L’opera ha favorito delle domande, la libertà di scelta è davvero così importante? E a questo proposito, l’uomo è davvero capace di scegliere? E ancora: la parola “libertà” significa qualcosa di preciso? E, in particolare, è meglio essere malvagi per propria scelta o essere retti ed onesti grazie ad un lavaggio scientifico del cervello?

Il film di Kubrick del 1971, ha saputo tradurre perfettamente il mondo descritto da Burgess, facendo della versione cinematografica di Arancia Meccanica un caposaldo della cinematografia di tutti i tempi. Un film che ha lasciato un segno tale da scoraggiare l’idea di una messinscena.

Tuttavia, quando ho letto l’adattamento che lo stesso Burgess ha elaborato a suo tempo per il teatro, sono rimasto sorpreso e coinvolto dalla sua completa autonomia drammaturgica.

Nella prima parte al linguaggio originale e caratterizzante dei 4 Drughi, si alternano canzoni in versi corredate di libretto e spartito scritto dallo stesso Burgess, aspetto che almeno nella struttura se non nel contenuto mi ha fatto pensare ad un testo brechtiano.

Trovando nella parte musicale uno degli elementi distintivi dell’opera, è stato naturale pensare ad un musicista fuori dagli schemi, prorompente e originale, un musicista che in qualche modo somigliasse ad Arancia Meccanica, Marco Castoldi in arte Morgan.

Così come nel romanzo la storia viene raccontata in prima persona da Alex, il capo carismatico dei Drughi, nella messinscena tutto sarà vissuto come se ci trovassimo in un suo incubo.

Ragion per cui, visioni, musiche, ritmo saranno scanditi dal sentire del protagonista.

La scena sarà una scatola nera al cui interno si materializzeranno le visioni di Alex, installazioni di arte contemporanea che si autodistruggeranno nella scena successiva. Un mondo rarefatto e onirico in cui però avvengono cose reali. In cui ad una causa corrisponde sempre un effetto.

In tal senso sarà interessante indagare e chiedersi quanto sia possibile l’idea del male assoluto, del male come fine a se stesso, come puro godimento. Non a caso lo stesso Burgess descrivendo Alex lo paragona a Riccardo III. Questo sta a significare che non ci sono cause reali a giustificare la violenza perpetrata da Alex, e Kubrick stesso ha scelto questa strada.

I costumi dei Drughi non guarderanno ad un possibile futuro, ma saranno più vicini all’immagine ed i simboli dei ragazzi di oggi, così da cercare un rapporto empatico più immediato ed inquietante con lo spettatore.

Con Tommaso Spinelli abbiamo curato la tradizione del testo rimanendo fedeli il più possibile alle originarie intenzioni di Burgess.

Il lavoro più duro ha riguardato la trasposizione del linguaggio dei Drughi, il Nadsat inventato dallo stesso autore, uno slang inglese con influenze russe.

Per non perdere lo straniamento oltre che la violenza che questa parlata ha il potere di trasmettere, abbiamo lavorato sui singoli termini con attenzione scrupolosa, in qualche caso confrontandoci con la generazione dei nostri 18enni avvezza all’utilizzo di un linguaggio che crei identità.

La sottile linea di confine fra bene e male, il rapporto fra vittima e carnefice, la connessione fra la violenza del singolo individuo e quella della società saranno i temi che metterò in evidenza.

 

Gabriele Russo

 

 

Note dell’autore delle musiche

 

Arancia Meccanica è un testo bellissimo, con una sceneggiatura appassionante soprattutto per il linguaggio che utilizza, un linguaggio particolare, moderno.

E Beethoven per Arancia Meccanica è fondamentale! Io ho sempre amato la deformazione della musica classica e “mettere le mani” nella musica classica è esattamente come mettere le mani nei testi classici. Ludovico Van, rispetto a quello che rappresenta il protagonista Alex, simboleggia la forza e la dirompenza della violenza sonora!

L’idea che tutto avvenga attraverso la testa di Alex per me è stato fondamentale ai fini della realizzazione dei brani: le mie musiche iniziano riferendosi all’originale, per poi man mano deformarsi: trascendono e degenerano proprio perché stanno nella testa di Alex; quello che Alex ascolta non è Beethoven, è la sua idea deformata di Beethoven, è il suo delirio di Beethoven. E’ questa deformazione musicale che mi ha interessato e sulla quale ho lavorato. Credo che tutto ciò che è nella mente, nel “planetario”, di Alex sia giusto, è il modo di metterlo in pratica, attraverso la violenza, che è sbagliato! Paradossalmente il canale della creatività, che si attua mettendo in scena un’opera come questa, è la strada giusta per trasmettere alla società di oggi un messaggio di non-violenza!

 

Morgan

Note dell’autore delle scene

 

La quotidiana “ultraviolenza” ha i suoi chiaroscuri, le sue contraddizioni, i suoi risvolti inaspettati e improvvisi, ma il suo meccanico o strategico esercizio, sia esso scatenato dallo scrigno di un televisore o dal bastone di un “drugo”, infetta chiunque e non risparmia nessuno, nemmeno la musica. La violenza trasfigura ogni cosa, crea ossimori e sinestesie, rende il mondo abbacinato e cupo allo stesso tempo, traspira mistiche ossessioni e laiche inappagate libidini, galleggia nello squilibrio, rovescia la realtà, come un bicchiere di “lattepiù” al “Korova Milk Bar”, accende nei suoi “drughi” bevitori. La lobotomia psicologica che ne consegue è, ormai, collettiva, composita, estetizzante, essa riguarda un’intera umanità disperata e sola.

Roberto Crea

 

Note dell’autrice dei costumi

 

In un presente ibrido ed infetto, il rigore composto di una gioventù repressa da uno Stato cieco e totalitario. La ribellione diventa rabbia, l’ultraviolenza prende il sopravvento  diventando una festa in cui  poter sfoggiare impeccabili smocking sartoriali, alternati alla pelliccia intesa come elemento primitivo, feroce ed assoluto.

Ad una gioventù persa nella sua primitiva incoscienza si contrappone un mondo di figure  grottesche e polverose, un ricordo sgualcito di fredde metropoli nordiche dei regimi totalitari.

Lo Stato cinico, cieco si nasconde dietro cupe lenti nere che diventano un muro invalicabile e minaccioso.

Un mondo opaco che viene squarciato da lampi di giallo che irrompe folle,violento e pericoloso come l’urlo disperato di chi è perso in un mondo meccanico.

Chiara Aversano

 

 

teaser: https://www.youtube.com/watch?v=FvG7O6DECpE

 

 

Qui di seguito i prezzi dello spettacolo di “Arancia Meccanicadi Anthony Burgess con
Daniele Russo, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Paola Sambo e Bruno Tramice al Teatro Massimo di Pescara:

 

giovedì 7 aprile 2016 ore 21:00
1° SETTORE numerato 27,50€

2′ SETTORE numerato 22,00€

3′ SETTORE numerato 16,50€

 

Per l’evento è abilitata la vendita online con ritiro del biglietto al botteghino.

Non sarà necessaria alcuna spedizione con corriere espresso: si dovrà soltanto stampare la ricevuta d’acquisto con la propria stampante di casa/ufficio (è sufficiente una stampa in bianco e nero) e, consegnandola all’ingresso dell’evento, si riceverà in cambio i biglietti SIAE con il proprio nominativo per accedere all’evento.

I biglietti per lo spettacolo di “Arancia Meccanicadi Anthony Burgess con
Daniele Russo, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Paola Sambo e Bruno Tramice al Teatro Massimo di Pescara il 7 aprile sono disponibili online all’indirizzo http://www.ciaotickets.com/node/10638?mini=calendar/10638/2016-04

e in tutti i punti vendita del circuito Ciaotickets.

Per informazioni: 340 7891430 aproduzioniteatrali@alice.it

 




Sette anni dopo il terremoto dell’Aquila GOFFREDO PALMERINI·MERCOLEDÌ 6 APRILE 2016

 

 

Cari Amici nel mondo,

Concero 6 aprile 2016.1

oggi è il giorno del ricordo di quella terribile notte di 7 anni fa, alle 3 e 32, quando il terremoto squassò L’Aquila e le sue 64 frazioni, ed altri 55 Comuni. La città capoluogo d’Abruzzo fu martoriata, paralizzata nei suoi servizi, mutilata e ferita nel suo straordinario patrimonio d’arte e d’architetture. 309 vittime. A loro va il nostro pensiero e la nostra preghiera, ai loro familiari che resteranno per sempre con una lacerazione nel cuore e con il peso di continuare a vivere, in specie chi ha perso i propri figli. Un dramma simile l’Italia non conosceva dal 1908 e 1915, dagli anni dei terremoti di Messina e della Marsica. Avrebbe potuto essere ancora più tragico il sisma dell’Aquila, se fosse accaduto 5-6 ore dopo, con la città in piena attività.

Ma in tanta tristezza d’un ricordo che riporta nella mente immagini nitide, come fossero di qualche giorno fa, il dolore e la disperazione di quei giorni tremendi, non possiamo non ricordare con amore e con immenso affetto la vicinanza, la generosità, la solidarietà dei Vigili del Fuoco e dei tanti Volontari giunti da ogni parte d’Italia, organizzati in associazioni che sono impresse nel nostro cuore (Associazione Nazionale Alpini, Caritas, CRI, Misericordie, reparti di Protezione Civile delle varie Regioni italiane, e tante altre ancora), delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale), dell’Esercito italiano. Una gara di premurosa attenzione verso la popolazione aquilana e dei borghi colpiti dal sisma.

Non potremo mai dimenticare questa che è la più bella Italia, quella del Volontariato e della Solidarietà, pronta generosa sensibile e straordinaria. Come pure non potremo mai dimenticare l’affetto e la vicinanza di tutti gli italiani nel mondo – in particolare degli Abruzzesi e delle loro Associazioni -, manifestati con tanti gesti di grande valore morale e di significativa generosità. E l’attenzione di tutte le nazioni del mondo, di fronte alla tragedia, che così hanno scoperto una delle più belle città d’Italia, sebbene brutalmente ferita dalla violenza del sisma.

Dopo i mesi e i primi anni dell’emergenza, L’Aquila e i comuni colpiti dal terremoto stanno ora risorgendo dalle macerie. Da tre anni, assicurato dal Governo il regolare flusso dei finanziamenti, la ricostruzione sta andando alacremente avanti. Fuori dai centri storici è molto avanzata. Diversa la situazione dei centri storici, dove la ricostruzione è più complessa. Specie per il centro storico dell’Aquila, che tuttavia è abbastanza avanti nella ricostruzione privata e ora s’incammina anche quella pubblica. Tornerà più bella di prima, la città capoluogo d’Abruzzo. Stanno invece ancora indietro i centri storici delle frazioni dell’Aquila, perché si è data prelazione alla città, ma ora, e nei prossimi mesi ancor più, s’avviano molti cantieri nel primo gruppo di frazioni definite nel cronoprogramma. Dalla Municipalità aquilana viene assicurato che entro il 2017 saranno approvati tutti i progetti per la ricostruzione dei centri storici, della città e delle frazioni.

In questi anni complicati la nostra comunità ha dato un grande esempio di dignità. Nella tragedia è emersa la parte migliore e più bella della nostra gente. Ma non possiamo nasconderci che ha messo in luce, per una minoranza, anche i lati peggiori del comportamento umano, l’egoismo e l’ingorda speculazione sulla tragedia. Come pure c’è da annotare che su quello che viene definito “il cantiere più grande d’Europa” anche altri interessi non chiari hanno girato e girano, ma che la Magistratura e le Forze dell’ordine stanno tuttavia controllando, scoprendo, censurando e condannando. Non aggiungo altro, su questa parte squallida e più dolorosa. Non ultima la responsabilità di chi poteva informare la popolazione sulla prevenzione e sul rischio, durante il lungo sciame sismico e prima della grande scossa del 6 aprile, anziché rassicurare.

In questo settimo anniversario, oltre la gratitudine per la continua calorosa vicinanza che abbiamo avvertito, vogliamo essere aperti alla speranza di futuro per la nostra comunità, per una sollecita ricostruzione materiale. Ma sopra tutto con la speranza operosa di una forte ricostruzione sociale e morale della nostra comunità, che deve ritrovare il senso profondo del vivere insieme con i valori antichi del Bene comune, quegli stessi valori che nei secoli ha fatto e mantenuto grande L’Aquila. Fraternità sociale, reciproca solidarietà, rispetto, impegno civico, etica delle responsabilità, cultura, creatività, attaccamento alla propria terra, amore per la propria storia e gratuita dedizione al bene comune: sono gli ingredienti che disegnano il nostro futuro, il futuro dell’Aquila nuova, non solo più bella di prima, ma anche migliore di prima. Chiudo questo ricordo, nonostante amarezze e problemi, con questo forte senso di speranza e di futuro. A ciascuno di noi aquilani è assegnato una parte d’impegno nella ricostruzione morale ed etica della nostra città, perché la qualità delle relazioni umane presieda a riedificare il connettivo d’una comunità più forte, perché più unita nei suoi valori fondanti. E’ il modo migliore per ricordare ed onorare degnamente le 309 vittime del terremoto dell’Aquila.

Grazie ancora e un forte abbraccio a tutti!

Goffredo Palmerini

 

Qui di seguito i link di due brevi video che riportano le immagini delle prime ore dopo la tragedia e le immagini riprese da un drone, qualche settimana fa, nel centro dell’Aquila.

https://www.youtube.com/watch?v=ggEJ2u9VoQs

http://www.videoinformati.info/video/laquila-come-non-lavete-mai-vista-126381/?fb_action_ids=1070859689640304&fb_action_types=og.likes

 




D’Angelo: “La sfida sia su programmi veri e non su vicende datate, come la discarica di Montevecchio morta e sepolta due anni fa»

Il primo cittadino ricorda anche che la Tari è diminuita a due riprese: «era nel nostro programma, e abbiamo rispettato i patti»

«Io non sfido proprio nessuno, sono il sindaco uscente e semmai è a me e alla mia amministrazione che viene portata la sfida». Rettifica così il sindaco, Giuseppe D’Angelo, la notizia riportata stamane da un quotidiano. « Se così fosse -rimarca D’Angelo- le elezioni comunali si svolgerebbero almeno a Casacanditella secondo uno schema inedito e mai visto: il primo cittadino che sfida eventuali candidati alla successione nella più alta carica del Comune. L’incertezza non poteva in ogni caso sussistere -aggiunge il sindaco- dal momento che non ho mai fatto mistero di essere intenzionato a ricandidarmi come del resto fa pressoché ogni sindaco al termine del primo quinquennio».
Eletto nel 2011 a capo di una lista civica, D’Angelo fa notare che la campagna in vista del voto di primavera inoltrata si apre all’insegna di malintesi che potrebbero disorientare gli elettori. «Sento da qualche parte che i nostri avversari intenderebbero cavalcare la tigre della discarica di Montevecchio. Ma si tratta di un progetto morto all’incirca due anni fa, non esiste più. Si tratta di un’informazione nota a tutti -sottolinea D’Angelo- un dato acquisito e passato alla Storia se non fosse che la discarica viene messa al centro di un presunto dissenso nei confronti del sindaco e dell’amministrazione uscente. In questo modo troverebbe la sua legittimazione quello che era il comitato contro la discarica; ma, mancando l’oggetto del contendere, si tratta di un argomento elettorale che non può funzionare ed è bene che i nostri concittadini ne siano informati; io so invece che le sfide si giocano sui programmi, non su questioni di principio intorno a vicende datate».
D’Angelo sottolinea poi un passaggio decisivo per comprendere la questione di Montevecchio. «Il progetto della discarica l’ho dichiarato finito io stesso circa due anni fa, a prescindere da presunte pressioni esercitate da comitati. Fin dall’inizio avevo dichiarato che sarebbero stati valutati con attenzione pro e contro di quella struttura, e alla fine di quella fase preliminare l’ipotesi venne scartata per una serie di ragioni concordanti».
La fine del progetto discarica non ha nemmeno comportato conseguenze, come un paventato aumento della tassa sui rifiuti, spiega D’Angelo. «In realtà -commenta il primo cittadino- La Tari è stata prima ribassata del 30 per cento, quindi di un ulteriore 11 per cento, smentendo così sul nascere ogni strumentalizzazione che condizionava l’eventuale discesa della tassa alla realizzazione della discarica. Noi l’abbiamo fatto comunque, dando così corso al nostro programma elettorale del 2011. Sono questi i fatti da cui deve partire ogni confronto».
Casacanditella, 6 aprile 2016
Comune di Casacanditella



Incendio alla Italpannelli di Ancarano (TE): summit tecnico a Teramo presieduto dal Prefetto Valter Crudo e dalla dott.ssa Graziella Patrizi, Prefetto di Ascoli Piceno.

 A fare il punto della situazione, i Comandanti Provinciali dei VV.F. ed i rappresentanti dei servizi delle Aziende Sanitarie, delle Agenzie regionali per la Tutela dell’Ambiente e degli Istituti Zooprofilattici abruzzesi e marchigiani.

 

Si è svolto questa mattina a Teramo, presso il Palazzo del Governo, il “tavolo tecnico” che il Prefetto Valter Crudo e la dott.ssa Graziella Patrizi, Prefetto di Ascoli Piceno, hanno convocato, d’intesa, per fare il punto della situazione e verificare le ulteriori azioni sinergiche da attuarsi per il superamento delle condizioni emergenziali.

 

Sarà incentivata la massima sinergia, nei prossimi giorni, tra i Servizi sanitari e gli Enti scientifici delle province di Teramo e di Ascoli Piceno per uniformare l’eventuale programmazione di ulteriori campionamenti, favorirne le analisi e condividere risultati ufficiali e misure da intraprendersi, considerata la vigenza di talune prescrizioni precauzionali fissate da ordinanze sindacali in entrambi i territori, per un raggio di 5 Km dalla ditta Italpannelli.

 

Nel frattempo, si è ancora in attesa dei risultati degli esami svolti dall’ARTA di Teramo (centralina di monitoraggio dell’aria e sulle acque dei pozzi) e dall’I.Z.S. “G Caporale”, anche se il rappresentante di quest’ultimo ha fornito buone notizie circa gli accertamenti effettuati su vegetali e foraggio, mentre non   sono ancora disponibili gli esiti delle analisi effettuate sul latte ovino. Se confermati ufficialmente dai responsabili dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL – cui è stato affidato il compito di coordinamento di tali attività – detti risultati potrebbero consentire una favorevole revisione, da parte dei Sindaci, delle misure adottate.

 

La descrizione tecnica e la dinamica dell’evento incidentale è stata fornita dai Comandanti Provinciali dei VV.F., ai quali è stato rinnovato il più sincero apprezzamento, da parte di entrambi i Prefetti e degli   intervenuti, per l’esemplare operato delle squadre intervenute che, per tecniche e modalità, hanno consentito lo spegnimento dell’incendio in poche ore, evitando che lo stesso coinvolgesse l’intero stabilimento con ulteriore aggravio delle conseguenze.

 




“Opere d’arte per la tutela ambientale” Venerdì 8 aprile INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA

Si inaugura venerdì 8 aprile alle ore 17.30 presso la Maison des Arts in Corso Umberto I, 83 a Pescara la mostra “Opere d’arte per la tutela ambientale”. La Mostra è l’esito del concorso nazionale bandito dalla Fondazione Pescarabruzzo in occasione della settimana europea del rifiuto con cui l’Istituto ha inteso sostenere l’Arte e il Design contemporaneo come veicolo espressivo alternativo ed originale della cultura della sostenibilità. Dalla riflessione dei molti giovani artisti che hanno partecipato sono state selezionate 29 opere composte da oggetti raffinati, frutto dell’intento compositivo degli autori e della loro personale ricerca della bellezza in materiali destinati alla dismissione. La giuria, oltre ad essere composta dal Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio e della Vice Presidente della Fondazione, Nicoletta Di Gregorio, si è avvalsa del contributo di prestigiosi esperti del settore: Claudia Ciccoti, architetto e designer affermato, ha istituito e promuove dal 2012 con cadenza biennale il Premio Design Abruzzo; Luigi Cuppone, docente universitario presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche e l’Istituto Europeo di Design di Roma, come collaboratore del Laboratorio Linfa si occupa di progettazione sostenibile e creatività applicata all’immagine, impegno per cui ha ottenuto, tra gli altri, il premio dalla Commissione europea per il migliore progetto italiano di eco-design in circular economy; Glauco Della Sciucca, scrittore e illustratore di fama internazionale, ha disegnato uno degli orologi Swatch più apprezzati e di successo; ha inoltre disegnato copertine per le riviste The New Yorker, Linus, The Brooklyn Rail, Columbia Journalism Review e la prestigiosa The New York Review of Books. Attraverso il concorso e la relativa mostra, la Fondazione Pescarabruzzo intende promuovere il dibattito sulla sostenibilità e l’educazione al rispetto dell’ambiente. L’esposizione, originale ed innovativa, è una vetrina offerta agli artisti che meglio hanno saputo utilizzare la sperimentazione per trasformare oggetti spesso mercantili in espressioni d’arte orientate a una migliore qualità della vita. Stimolo per operatori e visitatori, le opere selezionate mettono in evidenza processi creativi che hanno saputo riutilizzare i materiali rispettando l’intima coerenza tra la funzione, lo scopo, la bellezza e la sostenibilità. L’ingresso alla Mostra è gratuito. L’esposizione sarà visitabile dal lunedì al sabato dalle 17.30 alle 19.30




Pescara – dichiarazione di interesse culturale de “La Nave” del maestro Pietro Cascella e dell’area circostante

 

 

“Abbiamo voluto tutelare un’opera testimone dell’identità culturale della città di Pescara e della sua collettività,  da sempre gelosa custode di chi, con l’arte,  come Gabriele d’Annunzio, Ennio Flaiano e in questo caso Pietro  Cascella, hanno parlato e parlano  al mondo intero di  Pescara”

 

Così il Soprintendente BeAP Arch. Maria Giulia Picchione esprime la propria soddisfazione per il  Decreto ministeriale  del  24 marzo 2016 con il quale è stata finalmente sottoposta a tutela , ai sensi dell’art.10, comma 3, lett. d) del Decreto legislativo 42/2004, La Nave di Cascella,  sita  in Largo Mediterraneo a Pescara, omaggio del maestro alla marineria della città di Pescara   ed alla sua storia.

L’interesse culturale particolarmente importante dell’opera d’arte è stato dichiarato – su proposta della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, dalla Commissione regionale per il patrimonio culturale nella seduta del 15 marzo 2016 – in ragione della valenza storico-artistica del bene, testimone dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche e collettive della città.

Al fine di salvaguardare l’integrità di detto complesso artistico-architettonico e delle sue condizioni di prospettiva, luce, visibilità, cornice ambientale e decoro, è stata sottoposta a tutela  anche l’area circostante La Nave,  rispettando così pure la volontà dell’artista che l’aveva pensata libera al varo sul mare aperto.

Molte sono le opere dei Cascella e dello stesso Pietro nella città abruzzese, ma La Nave è sicuramente quella più rappresentativa per i pescaresi. L’opera, ultimata nel 1986, dopo essere stata esposta per alcuni mesi a Piazza Santa Croce di Firenze, fu collocata nel 1987 sull’arenile dove si trova ancora oggi, concludendo in maniera definitiva la suggestiva prospettiva di corso Umberto I.

Fu lo stesso scultore a ideare lo scenario artistico al cui interno collocare l’opera, rimarcando la vocazione monumentale ed urbana della scultura e del largo che già in passato aveva ospitato il monumento ai caduti della I° Guerra Mondiale di Castellammare Adriatico.

L’opera, inserita in un contesto paesaggistico unico per la città, belvedere straordinario verso il mare, oltre ad avere un valore squisitamente artistico, per la sua simbologia – di nave pronta a salpare libera da qualsiasi vincolo, quale ideale strumento di scambio culturale con l’altra sponda del mare –rappresenta le aspirazioni della città adriatica, votata a una dimensione internazionale, ed al tempo stesso costituisce uno degli emblemi di Pescara.

 

 

 




INQUINAMENTO DEL FIUME SALINE: LA GUARDIA COSTIERA SEQUESTRA LA DISCARICA “VILLA CARMINE” DI MONTESILVANO

 

 

Il personale della Guardia Costiera appartenente alla Capitaneria di porto di Pescara ed alla Delegazione di Spiaggia di Montesilvano, in seguito ad indagini finalizzate all’individuazione delle cause dell’inquinamento del Fiume Saline, le cui acque confluiscono in mare, minando la sicura balneazione, ha posto sotto sequestro in data odierna l’intera discarica ubicata in località Villa Carmine del Comune di Montesilvano, oltre che l’adiacente argine fluviale, sul quale percolavano pericolosi liquami.

La discarica di “Villa Carmine”, realizzata intorno alla seconda metà degli anni settanta, è stata utilizzata dal Comune di Montesilvano sino a circa un decennio fa, prima di essere dismessa a seguito del raggiungimento del tetto massimo di conferimento di rifiuti autorizzato.

Si è giunti all’odierno sequestro a seguito di un’intensa attività di indagine iniziata con una serie di sopralluoghi finalizzati ad individuare immissioni illecite e scarichi abusivi nelle acque fluviali del Saline, nell’ambito della più ampia attività finalizzata alla tutela dell’ambiente marino, obiettivo ormai di primaria importanza per la Capitaneria di porto di Pescara. Nello specifico, nel corso di tali sopralluoghi, concentrati nella parte sottostante la discarica, all’interno dell’alveo del fiume Saline, veniva accertata la presenza di un’estesa chiazza di colore scuro maleodorante, che percolava direttamente dal terreno adiacente la discarica, per lo più costituito da una stratificazione di rifiuti solidi di diversa natura interrati (quali teloni di plastica, pneumatici, ecc.), ormai costituenti l’argine del fiume stesso. Il liquido in parola, depositato in notevole quantità sulla parte destra dell’alveo del fiume, a causa della pendenza del suolo, si univa al corso principale del fiume Saline, defluendo direttamente in mare.

Il provvedimento di sequestro, emanato dal GIP del Tribunale di Pescara, è stato ritenuto necessario in quanto l’accertato stato dei luoghi ha evidenziato una cattiva gestione della discarica, che di fatto ha provocato un grave degrado con conseguente danno dell’ambientale circostante.

All’attuale Commissario ad acta, designato con Decreto della Regione Abruzzo, sono stati contestati, in concorso, i reati di inquinamento ambientale, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica del sito per lo sversamento sulla sponda del fiume Saline e quindi nelle sue acque confluenti nel mare Adriatico, di percolato, il liquido che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua meteorica nella sovrastante massa dei rifiuti e dalla decomposizione degli stessi con conseguente formazione di refluo con un tenore elevato di inquinanti organici e inorganici.

Il monitoraggio sul Fiume Saline, intrapreso ormai da tempo dalla Capitaneria di Porto di Pescara continuerà nei prossimi giorni al fine di assicurare la ricerca di eventuali scarichi abusivi, dalla foce sino all’entroterra, nonché il controllo di tutti i depuratori che scaricano nello stesso, per verificare il rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente in materia ambientale.-