Montepagano-Colledara. Giuseppe Canzerini, l’Alpino catturato dai greci e prigioniero a Creta.

Storie di emigrazione

di Walter De Berardinis

Giulianova. La ricerca storica sui militari italiani caduti e sopravvissuti durante la Seconda Guerra Mondiale riserva sempre delle incredibili scoperte. Il caso dell’Alpino Giuseppe Canzerini è davvero singolare per le peripezie di questo militare italiano che fin da piccolo ha combattuto contro le avversità della vita fino ad arrivare alla veneranda età di quasi 100 anni. Giuseppe nasce il 28 novembre 1919 a Montepagano (oggi comune di Roseto degli Abruzzi), ma viene subito abbandonato dalla madre naturale davanti una casa dell’antico comune abruzzese. Il giorno seguente, le autorità del luogo, non avendo ricevuto nessuna segnalazione da parte di alcuno, probabilmente tramite l’Assessore supplente Alberto Guerrieri, viene registrato con il nome di Giuseppe e il cognome Canzerini. Sempre in giovane età, ma non sappiamo le modalità in cui avvenne l’incontro a Montepagano, una coppia (la famiglia Catalogna) di Colledara se ne prende cura portandolo sotto le pendici del Gran Sasso lasciando al bambino lo stesso nome e cognome d’origine. Alla maggiore età viene chiamato alla visita di leva nel distretto di Teramo, risultando idoneo il 21 febbraio 1939. Il 1 febbraio 1940 viene chiamato alle armi e il giorno successivo inviato a Sulmona per essere inquadrato nel 9° Reggimento battaglione l’Aquila. Il 25 febbraio parte per l’Albania e il giorno dopo sbarca a Durazzo.

All’indomani del famoso “NO!” del primo ministro greco, Ioannis Metaxas, il 28 ottobre 1940, Giuseppe si ritrova catapultato nella Campagna di Grecia. Il 7 marzo 1941, durante l’ennesima offensiva per piegare la resistenza greca, viene ferito e catturato nella località di Mezhgoranit di Klisura o Valle di Tepeleni (Albania) – Monte Golico. Tragico è il racconto di un sopravissuto, l’Alpino Albino Porro della 114° Compagnia, battaglione Tolmezzo dell’8° reggimento, pubblicato postumo nel libro di Giulio Bedeschi “Fronte greco-albanese: c’ero anch’io”, edizione Mursia nel 1977: “…innanzi ai nostri occhi uno spettacolo orribile decine di morti accavallati uno su l’altro, alcuni trafitti nel corpo. Qualcuno ancora in vita invocava la mamma, chi invocava la Madonna.” Finito nelle mani dei greci e con l’aiuto degli inglesi, viene internato in un campo di prigionia a Creta. La sua incolumità, nonostante prigioniero sull’isola maggiore, viene messa a dura prova quando i tedeschi, arrivati in soccorso dei camerati italiani nella Campagna di Grecia, attaccano Creta nell’Operazione Mercurio del 20 maggio 1941 con pesanti bombardamenti e il lancio di moltissimi paracadutisti. Il 28 maggio viene liberato e imbarcato per Bari il 6 giugno dove arriva il 12 giugno. Viene trattenuto sotto le armi per essere interrogato come prigioniero fino al 1 agosto. Successivamente viene inviato in licenza il 29 agosto. L’11 settembre rientra nel deposito del 9° reggimento alpini L’Aquila. Solo il 26 gennaio 1942, la commissione interrogatrice dei militari nazionali reduci dalla prigionia di guerra (fronte Greco) di Verona da il nulla osta per essere reintegrato. Il 22 aprile cessa di essere in forza nella 29° sezione salmeria (la stessa che verrà decimata con l’ARMIR-Armata italiana in Russia, corpo di spedizione che operò nel 1942-43 nella zona del Don). All’indomani dell’8 settembre 1943, ben consapevole di quello che aveva passato in Grecia e a Creta, si da alla macchia. Dopo la liberazione del giugno 1944, nonostante il nuovo comando militare Lazio-Umbria-Abruzzo avesse emesso il bando di arruolamento del 14 novembre 1944, non si presenta alle armi. Il 1 novembre 1945 viene posto in congedo e il 31 dicembre 1964 in quello assoluto. Alla fine della guerra, con un Paese da ricostruire e con scarsa possibilità di trovare lavoro, emigrerà prima in Belgio e poi in Francia come minatore. Stabilitosi a Villerupt, un comune francese situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella nella regione nord-est, si sposerà con la sua concittadina della frazione di Collecastino, Addolorata Candelora Maria Di Girolamo (figlia di Giustino e Domenica Mucciarelli nata a Colledara, 7 gennaio 1921 e morta a Villerupt, 28 dicembre 1997), dal matrimonio nasceranno 9 figli, i primi tre nati a Colledara dal 1943 al 1949: Diego, Giovanna, Rolando e gli altri a Villerupt dal 1951 al 1960: Maria Teresa, Gilberto, Elena, Walter, Sergio, Nadia. Per tornare nella sua terra e per godersi il mare della sua infanzia, acquistò una casa a Giulianova per le vacanze estive. Il 3 maggio 2019 (mancavano 6 mesi per i 100 anni di vita), a Villerpurt, si spegneva l’esistenza terrena di Giuseppe Canzerini con l’unico rammarico di non aver conosciuto la sua mamma naturale di Montepagano. Un sogno però lo aveva realizzato, quello di avere una famiglia tutta sua composta da ben 9 figli che lo hanno amato fino alla fine insieme ai tredici nipoti (Eric, Karine e Mario, Céline e Florent, Lionnel e Sloanne, Nathalie, Thomas, Mathieu e Marion, Martha, Lucas, Giorgia, Ettore, Giuseppe, Alessia), dieci pronipoti (Alexandra, Eva, Emma, ​​​​Louis, Lou, Alexandre, Thomas, Antoine, Leo e Loua) e la nuova compagna, la signora Ginette Cialini.

Walter De Berardinis




Giulianova. La cartolina ritrovata. Quando Il Cav. Francesco Ianni e figlio scrivevano all’Ing. Johs Koch di Trossingen (Germania)

Giulianova. “…compiacendosi far sapere”, iniziava così una cartolina recentemente ritrovata dal sottoscritto a Pistoia dove svela l’internazionalità di questa azienda giuliese che, oltre a tenere il mercato interno, si adoperava per far conoscere e apprendere da altre realtà internazionali la sua produzione di armoniche. Proprio il 20 novembre 1923, Francesco Ianni, scriveva all’azienda Koch per aver informazioni per una macchina utile al suo lavoro di fabbricante di organetti. L’azienda dell’Ing. Johs era già nota in Europa, situata a Trossingen, nel land tedesco del Baden-Württemberg, era conosciuta anche come “Musikstadt”cioè come la Città della Musica. Era una fabbrica di macchine fondata nel 1878, proprio dallo stesso Ing. Johs Koch, per la lavorazione del legno della migliore qualità, in particolar modo produceva delle smerigliatrici con carta vetrata imperiale a tre cilindri, tanto da meritarsi la Medaglia d’oro “Villingen” nel 1907. La cartolina, affrancata per l’estero con tre francobolli, era partita da Giulianova composta da: 2 francobolli da 25 centesimi e 1 da 10 centesimi, per un totale di 60 centesimi di valore, ed erano della serie dell’ottobre 1906 (effigie di Vittorio Emanuele III) annullati con il timbro guller (ideato da Johann Jakob Güller), probabilmente arrivò a destinazione il 23 novembre dello stesso anno (in basso alla cartolina viene riportato due volte un timbro interno dell’azienda). Chi sa cosa pensò l’Ing. Koch quando arrivò la cartolina del Cavaliere Ianni Francesco dove veniva riportata la dicitura “Premiata con 8 medaglie d’oro e 3 croci al merito”? Considerando che, da soli 5 anni, i tedeschi avevano perso la Prima guerra Mondiale e nella famiglia Ianni furono battezzati con nomi risorgimentali e di buon auspicio: Trentino Vittorio Ianni e Triestina Italia Roma, entrambi (nati all’inizio di Via della Montagnola, oggi l’odierna Via Amendola) figli di Giuseppe Ianni e Francesca Ettorre.

Walter De Berardinis




Teresa Sacchi Notte, la pittrice ritrovata

 

Di Walter De Berardinis

Giulianova. La vita ci riserva sempre delle strane ed incredibili coincidenze. Recentemente, tramite la nipote del Prefetto emerito di Teramo Elmo Bracali (Pistoia, 25 febbraio 1888 – Serravalle Pistoiese (PT), 15 febbraio 1975; Prefetto emerito a Teramo dal 16 giugno 1943 al 25 ottobre 1943), la prof.ssa Donatella Bracali mi ha incaricato di cercare l’origine e l’autrice del quadro dove veniva raffigurato il nonno. Purtroppo, nonostante nel mare magnum di internet, di questa pittrice ho trovato ben poco. I vari motori di ricerca riportano che è stata la sorella del famoso pittore Emilio Notte (Ceglie Messapica (BR), 30 gennaio 1891 – Napoli, 7 luglio 1982, esponente del movimento futurista) e molte sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Teresa era figlia di Giovanni, un funzionario di stato di Marostica e Lucinda Chiumenti Fincati, originaria di Vicenza. Per i tanti spostamenti del padre (prestò servizio a Ceglie, Lagonegro, Bovino, Sant’Angelo dei Lombardi ed altre città italiane), la pittrice, nasce a Serino (Avellino) il 27 febbraio 1896. All’età di 11 anni arriva a Prato, probabilmente dove la famiglia trova una maggiore stabilità e il fratello maggiore frequenta l’Accademia di belle arti di Firenze. Infatti, come autodidatta, esordisce nel 1920 a Venezia alla “Ca’ Pesaro” – Galleria Internazionale d’Arte Moderna. Intanto diventa socia de “La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente” di Milano e della Federazione degli Artisti Indipendenti Italiani di Roma ed a honorem, nell’Unione professionisti e artisti del Sindacato belle arti di Modena.

Partecipò alla VI mostra regionale d’arte di Bologna (1953), XXIX Triennale d’Arte di Modena (1953), VI Esposizione Nazionale d’Arte “Biennale di Brera” e della “Permanente” a Milano (1953), Premio Città di San Donà (1953), mostra provinciale d’Arte Contemporanea di Treviso (1953), Biennale d’Arte Triveneta di Padova (1953), VI Premio Nazionale di Pittura “Golfo della Spezia” (1954), Mostra Annuale del Sindacato delle Belle Arti di Modena (1954), Quadriennale di Roma e i Premi di Francavilla al Mare, Macerata, Bari, Trento, Strà, Suzzara ed altre città. Di lei hanno parlato, scritto e recensito: Sergio Samek Ludovici, docente, bibliotecario e presidente dell’AIB; il notissimo pittore Giorgio de Chirico; i giornalisti Silvio Branzi, Severo Boschi, Mario Fantuzzo e Federico Castellani; i pittori e critici d’arte come: Anacleto Margotti e Nino Corrado Corazza; il famoso scrittore Giovanni Comisso, con cui ebbe degli scambi epistolari nello stesso periodo che conobbe il giurista e Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira; Giorgio Zamberlan, antiquario e critico veneto; Mario Rimoldi, allora Sindaco di Cortina d’Ampezzo e apprezzato collezionista. Oltre a dipingere i paesaggi e scorci italiani, raffigurò molti personaggi pubblici come: Alcide De Gasperi che inaugurò, nel 1947 a Treviso (poi replicata nel 1950), la sua personale e seguì una lettera di complimenti vergata a mano direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri; poi il Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni, del soprano Gianna Pederzini, dell’attore Francesco “Cesco” Baseggio, ed anche quello dell’allora Prefetto di Treviso Elmo Bracali (in carica dal  10 ottobre 1946 al 19 ottobre 1950), ritratto dalla Sacchi Notte nel 1947. Di lei non è stato possibile reperire una foto o un suo autoritratto, ma con questo articolo vogliamo stuzzicare gli appassionati di pittura, collezionisti o galleristi,  a trovare ulteriori notizie su questa figura femminile caduta nell’oblio. Morirà nel 1974 ad Avellino. Sarebbe auspicabile che quel ritratto ad olio torni nella sua sede naturale, cioè il Palazzo del Governo a Teramo.

Walter De Berardinis

Nota: desidero ringraziare la famiglia Bracali per avermi dato in comodato d’uso il quadro e le biblioteche italiane per avermi fornito dettagliate notizie: la Quadriennale di Roma, la “Poletti” di Modena, la diocesana del seminario vescovile di Treviso e la Biblioteca Comunale Centrale – Palazzo Sormani di Milano.




Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra: in effetti è raro trovare un articolo giornalistico rivolto al reale pericolo determinato dai residuati bellici delle due guerre mondiali del secolo passato.

Intento anticipare che tali ordigni, in Italia, solo nel 2022 hanno ucciso due persone e ferito altre quattro. Questo mostruoso e impensabile dato risponde a chi potrebbe ritenere che il tempo trascorso avrebbe rimosso ai residuati la capacità di portare a fine il compito per cui sono stati studiati, costruiti e utilizzati durante le guerre. Come dimostra la cronologia di Biografia di una Bomba, questi ordigni possiamo trovarli ovunque: durante lavori di movimento terra, tra campi incolti o da coltivare, nelle case abbandonate, talvolta nei giardini pubblici o privati, ma dobbiamo avere la massima attenzione quando passeggiamo nei luoghi “storicamente” noti per aver sofferto battaglie di terra. Difatti in codesti terreni, sponde o greti di fiumi o laghi potremmo imbatterci in munizioni inesplose e pericolosissime. Esempio Bombe a mano da mortaio, proietti di piccolo calibro etc. Ma quali sarebbero gli ordigni più pericolosi? A questa domanda sarebbe facile rispondere: “tutti”, certamente non esiste una precisa gamma di pericolosità, tuttavia il rischio andrebbe contestualizzato. Se un bambino trovasse una bomba d’aereo o una granata di medio o grande calibro non avrebbe la forza fisica di smuoverlo e di attivare i meccanismi che danno il via all’esplosione. Al contrario questi grandi e potenti ordigni metterebbero in serio pericolo operatori di macchine escavatrici che operano nei cantieri e notate bene che il rischio si estenderebbe a tutti i lavoranti presenti e anche ai residenti. Bombe a mano e altri ordigni di piccolo calibro rappresentano più rischi per bambini o adolescenti. Intatti questi ordigni possono essere smossi, quindi inconsapevolmente attivati da tutti. Ma a distanza di tanti anni i residuati possono ancora esplodere? Il dato del 2022 che ho già citato risponde a questa domanda. Molti esplosivi contenuti nei residuati con il passare del tempo non perdono la capacità detonante, quindi massima attenzione se crediamo di trovarci al cospetto di una bomba che immaginiamo vintage. Ma esiste una mappa sui luoghi più a rischio? Esistono le mappe dei campi minati, foto aeree dei fori d’ingresso delle bombe d’aereo, ma della posizione di residuati interrati assolutamente no. Quindi occorre chiamare in causa il buon senso che accompagna le nostre azioni. Come ben sappiamo il 2 maggio un modenese ha notato una bomba a mano risalente alla seconda guerra mondiale abbandonata vicino ai cassonetti della differenziata. Il comportamento del residente è stato esemplare, infatti non ha toccato l’ordigno, ha subito allertato le Forze dell’Ordine, quindi è rimasto sul posto per accertarsi che non si avvicinassero curiosi fino all’arrivo degli agenti di Polizia.

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Giovanni

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA LETTERA DELLA PROFESSORESSA SOPHIE JITTA, VOLONTARIA DEL MUSEO EBRAICO DI AMSTERDAM, OSPITE DELLA CITTA’ GIULIANOVA DAL 28 AL 30 APRILE.

Buongiorno Signor Sindaco,
non le posso dire quanto mi sia piaciuto il mio soggiorno nella sua città! E`stato un continuo bagno di calore umano per me: sono stata accolta come se fossi una VIP o una regina o minimo minimo una principessa (come ho avuto modo di dirle personalmente in occasione della festa dello Street Food), mentre sono una persona niente speciale che semplicemente ama l’Italia (e ora anche l’Abruzzo) e che parla l’italiano (laurea in lingua e letteratura italiana e insegnante della lingua italiana in pensione).
Walter De Berardinis è stato un cicerone perfetto, disponibilissimo e simpaticissimo e ho legato subito con lui. Ho conosciuto alcuni concittadini – tutti pieni di riguardo nei miei confronti – ma non mi sarei mai e poi mai potuta immaginare un’accoglienza così calorosa.
Spero di poter tornare a Giulianova e di poterle di nuovo stringere la mano,
Le mando i miei più sentiti saluti (telematici), da un’ Amsterdam soleggiata ma grazie al vento siberiano troppo FREDDA,
Sophie Jitta




Fra storia e memoria: nasce il più grande archivio delle Sinistre abruzzesi

Domani a Teramo la presentazione di un progetto che mette insieme università e grandi fondazioni

https://www.abruzzoriforme.it/). I risultati di un lavoro certosino che ha preso le mosse ormai da tre anni saranno, oggetto di un convengo, dal titolo “Costruire un archivio delle Sinistre in Abruzzo fra storia e memoria” organizzato per domani, 9 maggio, in programma alle 10 a Teramo nella sala consiliare del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Teramo, al Polo didattico Gabriele D’Annunzio del Campus Saliceti.

A dare il senso dell’importanza del percorso avviato ormai da tre anni, e che domani farà il punto sui risultati già raggiunti e sugli obiettivi futuri, è il pool di sigle che darà vita al confronto: con la fondazione “Abruzzo Riforme” ci saranno il Dipartimento di Scienze politiche dell’Ateneo teramano, la prestigiosa Fondazione Gramsci, la Biblioteca Archivio Luciano Lama della Cgil, ed History Lab, centro di ricerca specializzato nelle nuove tecniche di divulgazione degli studi storici.

A spiegare quale sia la consistenza dei materiali assemblati in questi anni con grande pazienza e un’attenta ricerca dei protagonisti – non solo politici, ma anche sindacali e culturali del grande arcipelago che ha composto la Sinistra abruzzese – è Stefania Misticoni, presidente del Consiglio di amministrazione della fondazione “Abruzzo Riforme”: «La costruzione di questo archivio, su cui abbiamo investito un grandissimo lavoro e in cui abbiamo potuto contare sul prezioso contributo della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica Abruzzo e Molise, è una sfida particolarmente impegnativa in un periodo in cui il tempo sembra parlare solo al presente, recidendo la memoria. Si tratta di una sfida politica che vuol riconnettere appunto storia e memoria su temi che oggi sembrano aver perso di considerazione nella sfera pubblica».

Quale sia invece la consistenza dell’archivio che la Fondazione ha sin qui assemblato per metterlo a disposizione di cittadini e studiosi, in attesa che altri preziosi documenti vengano ad arricchirlo, è il professor Pasquale Iuso, che coordina il Comitato scientifico della Fondazione stessa, e che domani presiederà e introdurrà il convegno: «Abbiamo avviato un lavoro importante di digitalizzazione iniziato nel 2020, ma che ha riguardato finora oltre 34mila fogli, ai quali occorre aggiungere 500 fotografie e 300 manifesti. In più, abbiamo avviato una raccolta di interviste-memoria di militanti e dirigenti: ne abbiamo realizzate tredici, ma presto riprenderemo la campagna. Però, per quanto ampio, il nostro lavoro non è ancora finito: c’è molto da riordinare e catalogare, c’è ancora molto da raccogliere».

Tornando all’appuntamento di domani, dopo i saluti del Rettore dell’Ateneo Dino Mastrocola e della Direttrice di History Lab e Preside del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Unite, Francesca Fausta Gallo, interverranno numerosi studiosi, espressione del mondo accademico e di diversi istituti prestigiosi anche nazionali: Piero Di Girolamo, Enzo Fimiani, Maria Paola Del Rossi, Andrea Sangiovanni, Alessandra Di Giovanni, Giuseppina Rigatuso, Ilaria Romeo, Agostino Attanasio e Francesco Giasi.




Giulianova. 8 Maggio, Giornata Mondiale della Croce Rossa.

Comune di Giulianova

Da ieri, la bandiera dell’associazione sventola dal palazzo municipale in segno di partecipazione. Sabato la consegna al Vice Sindaco Lidia Albani. Da ieri, 6 maggio, una bandiera in più, quella della Croce Rossa, sventola sui pennoni del palazzo municipale di corso Garibaldi, e lo farà fino alla prossima settimana. Il vessillo è stato consegnato appunto ieri da Danilo Di Giancamillo, referente del comitato giuliese dell’associazione, al Vice Sindaco e assessore alla Protezione Civile Lidia Albani. L’ Amministrazione Comunale intende con questo esprimere la propria partecipazione alla settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale della Croce Rossa, che cade l’8 maggio. La bandiera, com’ è noto, racconta di un’idea nata nel lontano 1864. Da quell’anno, anno della fondazione, una strada lunghissima è stata percorsa. Presente infatti in 192 Stati, l’associazione conta oggi milioni di volontari e costituisce la più grande organizzazione umanitaria del mondo. “Colgo l’ occasione – sottolinea il Vice Sindaco Albani – per rinnovare ancora una volta a nome della Città di Giulianova stima e gratitudine ai volontari di Croce Rossa che ogni giorno, da più di 30 anni, si impegnano per garantire assistenza e sostegno alle persone in difficoltà, intervenendo tempestivamente ed efficacemente anche nelle situazioni di massima criticità”.




4 MAGGIO 2023, 162° ANNIVERSARIO DELL’ESERCITO ITALIANO: alzabandiera al Comando Militare Esercito “ABRUZZO MOLISE”

 

Questa mattina, 4 maggio 2023, all’interno della Caserma “Campomizzi” in L’Aquila, sede del Comando Militare Esercito “ABRUZZO MOLISE”, è stato celebrato il 162° anniversario della costituzione dell’ESERCITO ITALIANO.  Il 4 maggio 1861 con un provvedimento del Ministro della Guerra Manfredo Fanti veniva decretata la fine dell’Armata Sarda e la nascita dell’Esercito Italiano. Fin dalla sua costituzione la Forza Armata ha raccolto sotto la sua bandiera cittadini di ogni estrazione sociale, provenienti da tutte le regioni del Paese accomunati dalla sola volontà di servire le Istituzioni per la realizzazione degli ideali di unità e indipendenza del popolo Italiano. Come noto, la storia dell’Esercito Italiano si è intrecciata con la storia della Nazione; dalle lotte Risorgimentali, ai conflitti mondiali, alle operazioni sul territorio nazionale in concorso alle Forze di Polizia, agli interventi di soccorso alle popolazioni per pubbliche calamità, all’impiego nei teatri operativi all’estero, fino ad arrivare al concorso nella gestione dell’emergenza sanitaria di contrasto alla pandemia. Il Colonnello Marco IOVINELLI, Comandante del Comando Militare Esercito “ABRUZZO MOLISE”, dopo la cerimonia dell’alzabandiera, ha dato lettura dei messaggi pervenuti dalle SS.AA., per mezzo dei quali sono stati espressi sentimenti di riconoscenza verso gli uomini e le donne della Forza Armata, definiti risorsa importante per il nostro Paese, per il loro quotidiano impegno e servizio reso alle istituzioni della Repubblica. Analoghe cerimonie si sono svolte nelle Caserme di Campobasso e Chieti, rispettivamente sedi dei dipendenti Uffici Affari Territoriali Presidiari Molise e Documentale.




Dal 23 al 25 giugno, a Giulianova, la Nave “Alpino”, gioiello della Marina Militare. Ormeggiata in porto, l’imbarcazione a vela “Altair”.

Nell’ambito dell’iniziativa “Il mare, ponte e risorsa per la comunità” organizzata dalla Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, arriverà nelle acque di Giulianova, il prossimo 23 giugno, la Nave Alpino, mentre in porto sarà ormeggiata l’imbarcazione a vela “Altair”.
Saranno tre giorni, quelli compresi tra il 23 e il 25 giugno, difficili da dimenticare. Per valorizzare e promuovere la bellezza della costa teramana, infatti, la Camera di Commercio si è avvalsa della collaborazione della Marina Militare, che patrocinerà l’evento.
La Nave Alpino è una fregata multimissione, impiegabile sia in ambito militare che di protezione civile, appartenente all’ultima generazione di fregate. Per motivi di pescaggio dovrà restare al largo, ad una distanza che sarà stabilita dopo attente valutazioni tecniche. L’imbarcazione a vela “Altair”, invece, è un nave da addestramento, sotto il Comando Scuole della Marina Militare, e può essere aperta anche ai civili.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Regione Abruzzo, vedrà anche convegni, stand istituzionali e commerciali, mostre e momenti celebrativi. Prevista anche l’esibizione della Fanfara Dipartimentale del Comando Interregionale Marittimo Sud.
Alla conferenza stampa di presentazione, tenutasi questa mattina nella sede della Camera di Commercio, erano presenti il Presidente dell’ente Antonella Ballone, il Governatore d’Abruzzo Marco Marsilio, il Comandante Stefano Pignotti in rappresentanza dello Stato Maggiore della Marina, l’assessore al Turismo del Comune di Giulianova Marco Di Carlo, il Comandante della Guardia Costiera di Giulianova Alessio Fiorentino, il Presidente dell’Ente Porto di Giulianova Valentino Ferrante, il Presidente di Assonautica Teramo Gloriano Lanciotti, il Presidente di Federalberghi Abruzzo e membro di giunta della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia Giammarco Giovannelli, l’assessore del Comune di Roseto Annalisa D’Elpidio.




L’AQUILA. LUTTO: È ANDATO AVANTI IL GENERALE LUCIANO D’ANDREA, GIÀ COMANDANTE DEL “COMANDO MILITARE ESERCITO ABRUZZO”, STRAORDINARIO PROFESSIONISTA, PROTAGONISTA DI UNA BRILLANTE CARRIERA MILITARE.

Nato a Sulmona l’8 giugno 1950, dopo aver conseguito la maturità al liceo classico è entrato nell’Accademia
Militare di Modena il 22 ottobre 1968 con il 150° Corso “Montello”. Al termine del quadriennio di studi ha
iniziato la carriera di Ufficiale in Servizio Permanente Effettivo nel Corpo degli Automobilisti. Ha ricoperto
l’incarico di comandante di plotone, compagnia e Battaglione. Ha prestato servizio nella Legione Carabinieri
di Chieti. Ha chiuso la carriera a L’Aquila quale Comandante del “Comando Militare Esercito Abruzzo”.
Decorato della Medaglia “Mauriziana” al merito di Lungo Comando. Laureato in “Tecnologie Industriali
Applicate”. Dal carattere molto forte, ma generoso, e con una grande curiosità intellettuale, si aggiornava
continuamente su ogni materia e non esisteva campo dove lui non potesse intervenire con una
straordinaria proprietà di linguaggio e competenza.
Il generale è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari, dopo una rara malattia incurabile, nel giro di pochi
mesi. Le esequie avranno luogo martedì 2 maggio 2023 alle ore 15,30 nella chiesta di S. Pio X in L’Aquila.