Montorio al Vomano. ANPI: scompare Spartaco Di Pietrantonio, già Presidente provinciale

La sezione A.N.P.I. di Montorio al Vomano “Donato Di Giammarco e Giuseppe Valentini” esprime le più sentite condoglianze ai familiari di Spartaco Di Pietrantonio, già Presidente Provinciale A.N.P.I. Teramo fino al 2010.

Presidente A.N.P.I. Sezione Montorio al Vomano “Donato Di Giammarco e Giuseppe Valentini” Dott.ssa Sabrina Evangelista




Giulianova. Il Comandante Militare dell’Esercito “Abruzzo Molise”, Colonnello Marco Iovinelli, scopre la targa in memoria di Vincenzo Alleva e Flaviano Poltrone, uccisi dalle truppe tedesche d’occupazione.

Nella suggestiva terrazza del Kursaal la presentazione del libro dedicato al martire Mario Capuani  

Giulianova. L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore al Pantheon – delegazione di Teramo, capitanata dal delegato provinciale, Walter De Berardinis, ha scelto proprio la data dello scorso sabato perché era l’anniversario dei 77anni dalla morte di Flaviano Poltrone (12 giugno 1944 / 12 giugno 2021). La manifestazione, in collaborazione istituzionale con il Comune di Giulianova, il Comune di Campli e dell’Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Giulianova, è stata impreziosita dalla presenza della docente e avvocata, Grazia Romani, autrice del libro “Mario Capuani – frammenti di vita” edito da Ricerche & Redazioni di Teramo. La giornata storica-patriottica è stata inaugurata proprio con la scopertura della targa da parte del Comandante Militare dell’Esercito “Abruzzo e Molise”, Colonnello Marco Iovinelli. A seguire ci sono stati i saluti istituzionali di: Jwan Costantini, Sindaco di Giulianova; Federico Agostinelli, Sindaco di Campli e Franco Gizzi, Presidente A.N.C. – Associazione Nazionale Carabinieri di Giulianova. Mentre Antonio Franchi, Presidente provinciale A.N.P.I.; Luigi Ponziani, storico e Grazia Romani, autrice del volume, hanno relazionato sulla figura del martire teramano, Mario Capuani. La targa, successivamente, sarà sistemata in via definitiva all’ingresso del cimitero monumentale dove già persistono altre targhe alla memoria frutto del lavoro di ricerca dello storico Walter De Berardinis. Sulla scia di queste recenti lavori, l’amministrazione comunale sta valutando di promuovere 19 pietre d’inciampo in memoria dei giuliesi caduti per mano tedesca a Giulianova e i deportati nei lager tedeschi, oltre al conferimento di una medaglia alle vittime civili di guerra giuliesi. Alla manifestazione erano presenti i nipoti di entrambi i caduti. Flaviano Poltrone fu assassinato il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la ritirata delle truppe tedesche sulla dorsale adriatica. Fu un soldato tedesco che, nel tentativo di requisire il suo cavallo, estrasse la sua pistola uccidendolo per essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Invece Vincenzo Alleva morirà il 10 gennaio 1944, alle 16,30, quando verrà fucilato e sotterrato nei pressi della Villa Migliori. Alla fine della guerra, il 18 luglio 1945, alla memoria, gli fu concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Essendo nativo di Campli, il Sindaco Federico Agostinelli, gli dedicherà anche una targa o una via e l’On. Valentina Corneli, presente alla manifestazione, collaborerà con De Berardinis per realizzare degli incontri istituzionali a Roma.  L’evento è stato reso possibile dalla collaborazione della Giulianova Patrimonio Srl, la Gamma Investigazioni, l’Autoscuola-San Flaviano di Gabriele Barcaroli e dell’Archivio di Stato di Teramo dove sono stati trovati documenti ufficiali di entrambi i caduti.




RIFONDAZIONE COMUNISTA RICORDA LA LIBERAZIONE DI TERAMO DAL NAZIFASCISMO NEL 77° ANNIVERSARIO – 14 GIUGNO 1944

 

Liberazione di Teramo

I caduti Partigiani

Armando Ammazzalorso

Partigiani entrano a Teramo

Il Circolo di Teramo del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea ricorda la Liberazione di Teramo dal nazifascismo avvenuta il 14 giugno 1944, a perenne ricordo dei martiri della resistenza e dei combattenti partigiani. Anche in occasione del 77° anniversario della Liberazione della nostra città dall’infame regime nazifascista riteniamo doveroso rendere omaggio a tutte/i le/i partigiane/i teramane/i, alle tante vittime antifasciste, agli eroi di Bosco Martese e a quanti animarono la lotta di liberazione in Provincia di Teramo, Medaglia d’Oro della Resistenza.

Da comunisti non possiamo esimerci dal ricordare questa data fondamentale per la storia della nostra città, che meriterebbe attenzione ed impegno anche da parte dell’Amministrazione comunale, del Consiglio e delle altre istituzioni. È un dovere civico e morale celebrare degnamente il giorno in cui Teramo ha riconquistato la libertà dopo la sanguinaria dittatura fascista, onorando i caduti, i protagonisti e i luoghi della Liberazione, come monito collettivo presente e futuro, per trasmettere i valori democratici ed antifascisti alle nuove generazioni e all’intera cittadinanza.

Ricordiamo le donne e gli uomini che anche a Teramo subirono per oltre un ventennio la violenza e l’odio del regime mussoliniano con il carcere, il confino, persecuzioni e abusi di ogni tipo e non possiamo dimenticare gli eventi che la nostra città visse in quei momenti di 77 anni fa. Il 13 giugno 1944, ultimo giorno dell’occupazione nazifascista, le truppe tedesche si ritiravano verso nord con ogni tipo di automezzi, veicoli e carri requisiti ovunque. Le automobili di cui non potevano servirsi perché inefficienti, venivano rese inservibili rompendo il motore. Pattuglie di tedeschi armati di bastoni e mazze di ferro andavano a caccia di laboratori di fabbri e falegnami per sequestrare attrezzi e danneggiare tutto. Entrando nelle case dei teramani rapinavano oggetti, orologi, biciclette. I reparti guastatori tedeschi minarono e distrussero l’officina meccanica di Adone Di Teodoro, i macchinari del mulino Palumbo, la fabbrica di ghiaccio e gassosa Gavini e il pastificio D’Antonio. Furono completamente distrutte con ordigni l’unica sala operatoria dell’Ospedale civile di Teramo, la centrale telefonica provinciale e le sale del cinema Apollo.

I nazisti per isolare la nostra città fecero saltare in aria il ponte di Fiumicino e minarono i due ponti, stradale e ferroviario di Cartecchio e quelli di Porta Romana e Viale Bovio. Riempirono di esplosivi anche l’intero Ponte San Ferdinando che collegava la città alla stazione ferroviaria. Ma nottetempo un gruppo di valorosi partigiani teramani, tra cui l’eroico Salvatore Tirabovi, riuscì a salvare quest’ultima arteria, disinnescando le cariche esplosive. Poche ore dopo in quegli stessi luoghi la rabbia nazifascista si accanì con feroce rappresaglia contro alcuni giovani teramani, catturati tra la caserma Mezzacapo e la caserma Rossi, e poi barbaramente fucilati. Caddero sotto i colpi del mitra, nei pressi del Santuario della Madonna della Grazie, otto vittime civili: Bruno Chiavone, 20 anni; Antonio Cipro, 16 anni; Antonio Di Bernardo, 46 anni; Mauro D’Intino, 22 anni; Carlo Durante, 16 anni; Luigi Marcozzi, 48 anni; Amedeo Parabella, 33 anni ed Aldo Quarchioni, 15 anni.

Il 14 giugno 1944 un folto gruppo di antifascisti composto dai rappresentanti delle forze politiche socialiste, comuniste, democristiane ed azioniste, insediò al municipio di Teramo il primo Comitato Provinciale di Liberazione proclamando la fine dell’occupazione nazifascista. Il 15 giugno i primi nuclei partigiani entrarono in città diretti dal gappista Vincenzo Masignà. La numerosa formazione di Felice Rodomonti occupò la regia questura. Il 16 giugno la folla accolse la formazione di Armando Ammazzalorso, composta anche da militari stranieri, slavi, inglesi e americani che occupò il palazzo della Prefettura. Dal balcone dell’edificio il comandante Ammazzalorso annunciò la fine del nazifascismo e l’insediamento del Comitato di Liberazione per l’amministrazione del territorio della provincia teramana. Il 17 giugno entrarono a Teramo il quinto corpo d’armata britannico e l’esercito polacco che apprezzarono il lavoro svolto con responsabilità delle forze politiche democratiche che avevano già costituito un governo provvisorio della città, con il sostegno delle formazioni partigiane, per il mantenimento dell’ordine pubblico prima ancora dell’arrivo delle forze alleate. Ora e sempre Resistenza. Viva la Liberazione di Teramo dal nazifascismo!

 

Mirko De Berardinis

Segretario cittadino PRC – SE Teramo




Roseto degli Abruzzi. L’ASSOCIAZIONE IL FORO PRESENTA IL FESTIVAL “CONTROCORRENTE”

L’associazione il Foro è lieta di presentare la prima edizione del festival “controcorrente – la cultura non va in vacanza” che si svolgerà durante l’estate con tre appuntamenti presso il Lido Celommi di Roseto degli Abruzzi.

<<Arte, musica, mostre, dibattiti, presentazioni di libri ed incontri enogastronomici caratterizzeranno la prima edizione di questo festival>> dichiara Martina Figliola presidente dell’Associazione il Foro.

<<Partiremo il 28 Giugno con un incontro dal titolo “teatri di guerra” in cui si parlerà di geopolitica e delle ostilità in corso, con un occhio particolare al Donbass, alla Siria e al riacuirsi  del conflitto arabo-israeliano, parteciperanno i giornalisti e reporter di guerra, nonché editori, Daniele dell’Orco e Sebastiano Caputo.

Proseguiremo l’8/9 luglio con la seconda edizione di “Roseto incontra il Giappone”, dopo il successo di pubblico e di opinione della scorsa edizione, tenutasi nel luglio 2020, l’associazione raddoppia l’impegno e programma due giorni di dibattiti, incontri, presentazione di libri, concerti, mostre e fusioni enogastronomiche in un ideale incontro tra Oriente e Occidente, in cui anticipiamo la presenza del diplomatico e scrittore Mario Vattani e del cantautore Federico Goglio, in arte “Skoll”.

Chiuderemo il 23 Agosto con “triplice fischio” con ospite lo scrittore Fabrizio Ghilardi in cui si affronterà con goliardia il tema che da sempre appassiona milioni di italiani e miliardi di persone attorno al globo: il gioco del calcio e i racconti, gli aneddoti che vanno oltre il 90’esimo minuto.

Dare continuità e un legame ideale tra gli incontri che ideiamo e promuoviamo era un nostro obiettivo che perseguitavamo da tempo, assieme a quello di risvegliare culturalmente una Città intorpidita.

Quest’anno complice la crescita dell’associazione in termini di volontari e associati siamo riusciti a programmare per tempo questo festival e auspichiamo che coinvolga sia i turisti presenti in città che la cittadinanza non solo di Roseto ma di tutta la Provincia di Teramo.

Infine sono doverosi i ringraziamenti a tutti gli sponsor che ci sosterranno, al dott. Francesco Di Giuseppe per aver curato il calendario e gli ospiti e a Silvio Celommi, titolare dello storico chalet che ci ospita, per il sostegno e la proficua collaborazione.

Ricordo che l‘ingresso a tutte le date è libero e gratuito, nel rispetto delle normative anticontagio vigenti>> conclude Figliola.




Giulianova. Sabato 12 giugno, sulla terrazza del Kursaal, il ricordo di due giuliesi uccisi dall’esercito tedesco durante l’occupazione della città

Presentazione del volume “Mario Capuani. Frammenti di vita” di Grazia Romani Esattamente 77anni fa, il 12 giugno 1944, moriva Flaviano Poltrone, ucciso da un soldato della Wermacht in ritirata verso Ancona. Su iniziativa dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, Delegazione di Teramo, con la collaborazione istituzionale del Comune di Giulianova e dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Giulianova, sabato 12 giugno, alle ore 17.30 presso la Terrazza del Kursaal a Giulianova Lido, si terrà la presentazione del libro di Grazia Romani, “Mario Capuani – frammenti di vita” edito da Ricerche & Redazioni. Ad introdurre e moderare l’incontro il giornalista Walter De Berardinis, rappresentante dell’I.N.G.O.R.T.P., con i saluti istituzionali di Jwan Costantini, sindaco di Giulianova; Federico Agostinelli, sindaco di Campli e Franco Gizzi, presidente A.N.C. – Associazione Nazionale Carabinieri di Giulianova. A seguire gli interventi di Antonio Franchi, presidente provinciale A.N.P.I., Luigi Ponziani, storico e dell’autrice del volume, Grazia Romani. Partendo dallo studio delle carte di famiglia, Grazia Romani racconta nel suo libro la vicenda di Mario Capuani, eroe antifascista e capo della Resistenza teramana perito sulle montagne del Teramano nel settembre del 1943. “Il proposito di raccontare la vicenda di Mario nasce dal fatto che si collega e intreccia con alcuni eventi bellici del settembre 1943 come percepiti e vissuti dalla comunità teramana, che portarono alla battaglia di Bosco Martese e a quanto da essa scaturì. L’importanza di quell’atto di ribellione, uno dei primi delle lotte partigiane, sarà ribadito molti anni dopo, il 23 giugno del 2005, dal conferimento all’Amministrazione Provinciale di Teramo della Medaglia d’Oro al Merito Civile da parte dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per i fatti culminati nella prima battaglia campale della Resistenza”. (Dalla Premessa dell’Autrice) All’inizio della giornata letteraria, il sindaco e il più in alto in grado militare presente all’evento, scopriranno la targa alla memoria dei caduti: Flaviano Poltrone e Vincenzo Alleva. Successivamente, la targa, sarà sistemata in via definitiva all’ingresso del cimitero monumentale dove già persistono altre targhe alla memoria frutto del lavoro di ricerca dello storico Walter De Berardinis. “Prendendo spunto dalle recenti ricerche, l’amministrazione sta valutando di promuovere 19 pietre d’inciampo in memoria dei giuliesi caduti per mano tedesca o deportati nei lager tedeschi – dichiara il sindaco Costantini – e ringraziamo il ricercatore De Berardinis per averci fornito degli spunti anche in merito al conferimento di una medaglia alle vittime civili di guerra. La città di Giulianova terrà in seria considerazione queste proposte per tenere vivo alto il ricordo dei nostri concittadini. Vorrei iniziare subito ricordando che, lo scorso 31 maggio, al punto 6 dell’ordine del giorno del consiglio comunale, l’intera assise civica, ripeto, l’intero consiglio comunale, ha votato a unanimità il conferimento della cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Già nella funesta Prima Guerra Mondiale Giulianova diede il suo contributo di sangue con circa 150 caduti tra nativi, residenti e malati ricoverati presso il locale ospedale di riserva. Proprio in questi giorni ho tagliato il traguardo dei due anni di mandato elettorato alla guida di questa città e, consapevole del ruolo istituzionale che mi compete, non posso e non possiamo dimenticare chi ha sacrificato la propria vita per la Patria prima e la Libertà dopo”. Di seguito due brevi profili storici per ricordare i giuliesi Flaviano Poltrone e Vincenzo Alleva. Flaviano

Flaviano Poltrone

Poltrone Nasce a Giulianova il 4 luglio 1887, nella casa posta in Via per Mosciano al civico 29, da Domenico (proprietario agricolo) e Teresa Castorani. Il 20 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 19 ottobre viene chiamato alle armi nel 56° Reggimento Fanteria – Brigata “Marche”. Il 9 settembre 1909 viene congedato nel deposito di Teramo del Reggimento Fanteria Genova e il 30 ottobre ottiene il visto per l’espatrio in America. Il 12 novembre parte da Napoli con la nave Konig Albert ed arriva a New York il 25 novembre. Il 14 agosto 1911 viene dispensato dall’istruzione militare perché all’estero con regolare nulla osta. Il 31 luglio 1915, all’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, non si presenterà al distretto militare di Teramo e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Finita l’avventura americana, torna in Italia e si sposa il 21 aprile 1924 a Castellalto (TE) con Angeladea Fidanza (6 giugno 1891/23 dicembre 1975). La coppia andrà a vivere sulla strada Nazionale per Teramo al civico 73 (oggi Via Mulino da Capo). Il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la ritirata delle forze tedesche sulla dorsale adriatica, un soldato tedesco, nel tentativo di requisire il suo cavallo, estrasse la sua pistola uccidendolo (altre fonti parlano di alcuni fendenti per finirlo) per essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Moriva così Flaviano all’età di 57 anni. Si deve al lavoro degli storici locali, tra cui il ricercatore storico Walter De Berardinis il ricordo della sua vita e della tragedia che lo colpì. Vincenzo Alleva Sempre grazie alla ricerca storica di De Berardinis possiamo ricostruire la vita di Vincenzo Bruno Mario Alleva, figlio di Paolo e Vittoria Iaconi, nato a Nocella di Campli (TE) il 27 novembre 1914. Si trasferisce a Giulianova il 10 maggio 1923 e si stabilisce con la famiglia prima in Via Quarnaro e successivamente in Viale Vittorio Emanuele III (oggi Via Turati – SS16). Dal 1 aprile 1935 al 31 agosto 1936 farà il servizio di leva nel 9° Reggimento Bersaglieri a Zara. Il 13 maggio 1939 emigra a Roma con la moglie, Igina Buccella, di Cugnoli di Campli, sposata a Giulianova il 4 settembre 1935 nella Chiesa della Natività di Maria Vergine da Don Raffaele Baldassarri. Vincenzo, a Roma, è impiegato come operaio per il Genio militare Marittimo e ritarda la chiamata alle armi. Il 28 agosto 1941 viene richiamato in guerra come pilota di carrarmati con il grado di Sergente. Dopo i noti fatti dell’8 settembre 1943, Vicenzo rientra a Giulianova con tutta la famiglia il 28 settembre.

Vincenzo Alleva

Sfollato in località Convento di Mosciano Sant’Angelo, la mattina del 10 gennaio 1944, con un carretto, si recherà a Giulianova lido nel tentativo di recuperare alcuni suppellettili. Nel risalire Via XXIV maggio, nei pressi di una curva a gomito dove persiste la ex fabbrica di liquori e confetti “Orsini”, Alleva taglierà o raccoglierà un filo del telefono per legare le masserizie. Un soldato della Wehrmacht, appostato sul belvedere della città, lo segnalerà agli altri commilitoni per poi farlo arrestare. Portato dentro il comando tedesco di Villa Migliori, nella parte alta della città, verrà interrogato e subito condannato alla fucilazione, nonostante le suppliche del prigioniero. Alle 16,30 verrà fucilato e sotterrato nei pressi della stessa villa. Aveva 29 anni. Sarà il Commissario straordinario, Col. Giovanni Piccinini, implorato dai familiari, a trattare con i tedeschi per il recupero del corpo che avvenne probabilmente il 12 gennaio, quando alle or 11,00 si presenterà in Comune per dichiarare la morte di Alleva l’imprenditore giuliese, Luigi Iaconi, alla presenza di due testimoni. I funerali, sempre da documenti vergati dall’arciprete Tito Nespeca del Duomo di San Flaviano, furono fatti il 14 gennaio. Alla fine della guerra, il 18 luglio 1945, alla memoria gli fu concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.




Fondazione Brigata Maiella: presentazione del volume di Chiara Colombini, Anche i partigiani però…

ANCHE I PARTIGIANI Però…

anche i partigiani però

Sarà presentato mercoledì 9 giugno 2021, nel corso di un evento pubblico organizzato on line dalla Fondazione Brigata Maiella, il volume di Chiara Colombini, Anche i partigiani però… (Laterza 2021). La presentazione è inserita nella Rassegna “Questione di Resistenze”, che vuole favorire la conoscenza dei più aggiornati prodotti della ricerca storica sui fenomeni plurali delle Resistenze.

Tra oblio e approssimazioni, rimozione e interessata rilettura, alcuni pregiudizi pericolosi tendono a mettere in discussione il significato storico, politico ed etico della Resistenza. Il libro di Chiara Colombini, Anche i partigiani però…propone una lucida disamina dei meccanismi di revisionismo che prendono sempre più piede nella nostra società, attraverso il linguaggio pubblico ed un uso politico della storia, e tenta di ridimensionarli, uno per uno, con accuratezza e metodo storiografico.

L’elenco delle falsificazioni sulla stagione della Resistenza – secondo l’autrice – è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria. La distanza temporale rende il ricordo degli eventi sempre più sbiadito e l’interesse verso la verità sempre più tenue. Dal dopoguerra ad oggi, alcune accuse hanno trovato crescente spazio registrando una ingiustificabile diffusione negli anni Novanta, fino ad entrate a far parte del nostro quotidiano sotto forma di luoghi comuni difficili da sfatare.

La lotta partigiana fu un “derby tra fascisti e comunisti”, un conflitto tra minoranze contrapposte a cui la maggioranza della popolazione rimase estranea? Dato che furono gli Alleati a sconfiggere i tedeschi il ruolo dei partigiani fu davvero determinante per liberare l’Italia? La loro iniziativa non alimentò piuttosto uno scontro fratricida, scatenando anche sanguinose rappresaglie? Il rapporto tra Resistenza e popolazione fu improntato ad una scarsa solidarietà? Ed infine, la storia “mitizzata” della Resistenza è stata scritta dai vincitori? Simili dubbi offrono legittimazione ad un passato “scomodo”, il passato più buio della storia d’Italia.

Se poi ci si chiede perché circolino ancora tali mistificazioni si entra nel secondo piano di lettura offerto dal libro che si interroga sull’oggi, sul presente più che sul passato. Quale ideologia ispira il nostro tempo e se sia opportuno etichettare come “fascista” una mentalità che in oltre Settant’anni ha chiamato in causa situazioni politiche e relazioni sociali di volta in volta differenti è un tema non nuovo, ma quanto mai attuale. Ha visto interrogarsi storici, scrittori, intellettuali del calibro di Pasolini, Eco, non ultima Chiara Colombini. La sua ricetta contro questa perdurante offensiva ai danni della Resistenza è il ritorno puntuale alla storia. Una storia che non ha bisogno di retorica, né di enfasi. L’autrice invita pertanto a riappropriarsi della complessità, a contestualizzare e capire gli eventi, per un esercizio vigile della memoria.

Applicando il suo metodo è facile allora dare risposta anche al provocatorio “negazionismo” su Bella Ciao. Così, quando il deputato leghista on. Basini, proprio ieri, ha sostenuto che “nessun partigiano ha mai cantato Bella Ciao”, il ritorno puntuale alla storia evidenzia in modo inequivocabile come invece sia stata cantata dai partigiani della Brigata Maiella e da altri gruppi di combattenti marchigiani e romagnoli (vedi Bermani 2020, Flores 2020 e Mattoscio 2020). I testi sono certamente diversi e da ognuno rimaneggiati, ma l’aria è sempre la stessa. Anche in questo caso, perciò, si dimostra che la storia fa giustizia: se Fischia il vento fu la canzone più cantata durante la Lotta di Liberazione, Bella Ciao fu cantata dai resistenti che, a fianco degli Alleati, risalivano lungo la dorsale appenninica e adriatica, ed ora, non a caso, è l’inno di tutti i resistenti del mondo.

 

Dopo i saluti introduttivi del Presidente dalla Fondazione Brigata Maiella, Nicola Mattoscio, discuterà con l’autrice Filippo Focardi, professore ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Padova. L’evento sarà visibile il 9 giugno 2021 dalle ore 17.30 sul profilo Facebook della Fondazione Brigata Maiella al seguente link https://www.facebook.com/Fondazione-Brigata-Maiella-1594887637406894

 

Chiara Colombini è ricercatrice presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”. Ha curato, tra l’altro, Resistenza ed autobiografia della nazione. Uso pubblico, rappresentazione, memoria (con Aldo Agosti, Edizioni SEB27 2012) e gli Scritti politici. Tra giellismo e azionismo (1932-1947) di Vittorio Foa (con Andrea Ricciardi, Bollati Boringhieri 2010). È autrice, inoltre, di Giustizia e Libertà in Langa. La Resistenza della III e della X Divisione Gl (Eataly Editore 2015).

Filippo Focardi è Professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova, dove tiene anche l’insegnamento di Politiche della memoria e relazioni internazionali. Si è occupato di memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale, dell’uso politico della memoria della Resistenza, della questione della punizione dei criminali di guerra italiani e tedeschi, dei rapporti fra Italia e Germania dall’Ottocento ad oggi, delle politiche della memoria dell’Unione europea. Attualmente   è   Direttore   scientifico dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec) presso l’Università di Padova. Dal 2019 al 2020 ha coordinato il progetto di ricerca “Le vittime italiane del nazionalsocialismo. Le memorie dei sopravvissuti. Conoscere, ricordare, diffondere”, finanziato dal Fondo italo-tedesco per il futuro. Fra i suoi numerosi studi, molti dei quali tradotti in tedesco inglese francese e spagnolo, si ricordano: La guerra della memoria. La Resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 a oggi, (Laterza, 2005); Criminali   di   guerra   in   libertà.   Un   accordo   segreto tra Italia e Repubblica federale tedesca 1949-55, (Carocci, 2008); Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale, (Laterza, 2013); Nel cantiere della memoria. Fascismo, Resistenza, Shoah, Foibe (Viella, 2020).

 

 

 




Giulianova. Editoria: sabato 12 giugno ospite della “Terrazza Kursaal” Grazia Romani con “Mario Capuani – frammenti di vita”, edito dalla Ricerche & Redazioni

Si torna finalmente a presentare libri… ripartendo da Giulianova! L’appuntamento è per sabato 12 giugno col libro di Grazia Romani su Mario Capuani.
 

Invito Mario Capuani a Giulianova

Sceglie Giulianova la casa editrice teramana Ricerche&Redazioni per la prima presentazione estiva: un libro importante scritto da Grazia Romani dal titolo “MARIO CAPUANI. FRAMMENTI DI VITA” sulla vicenda di Mario Capuani, eroe antifascista e capo della Resistenza teramana perito sui Monti della Laga nel settembre del 1943.

La scelta di Giulianova non è casuale, intrecciandosi in vario modo con le esistenze dei personaggi narrati nel volume e anche con quella dell’autrice Grazia Romani.

Mario Capuani

Nata su iniziativa dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Tombe Reali del Pantheon Delegazione di Teramo, con la collaborazione istituzionale del Comune di Giulianova e dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Giulianova, la presentazione si terrà sabato 12 giugno alle ore 17:30 presso la Terrazza del Kursaal sul Lungomare Zara, a Giulianova Lido. Ospite il Comune di Campli.
A introdure e moderare l’incontro il giornalista Walter De Berardinis, rappresentante I.N.G.O.R.T.P.
I saluti istituzionali affidati a Jwan Costantini, Sindaco di Giulianova, Federico Agostinelli, Sindaco di Campli e Franco Gizzi, Presidente A.N.C. Giulianova.
Seguiranno gli interventi di Antonio Franchi, Presidente provinciale A.N.P.I., dello storico Luigi Ponziani e dell’autrice del volume Grazia Romani.

Mario Capuani

Il libro.
Partendo dallo studio delle carte di famiglia, Grazia Romani racconta nel suo libro la vicenda di Mario Capuani, eroe antifascista e capo della Resistenza teramana perito sulle montagne del Teramano nel settembre del 1943.
«Il proposito di raccontare la vicenda di Mario nasce dal fatto che si collega e intreccia con alcuni eventi bellici del settembre 1943 come percepiti e vissuti dalla comunità teramana, che portarono alla battaglia di Bosco Martese e a quanto da essa scaturì. L’importanza di quell’atto di ribellione, uno dei primi delle lotte partigiane, sarà ribadito molti anni dopo, il 23 giugno del 2005, dal conferimento all’Amministrazione Provinciale di Teramo della Medaglia d’Oro al Merito Civile da parte dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per i fatti culminati nella prima battaglia campale della Resistenza.» (Dalla Premessa dell’Autrice)

Mario Capuani

«La scelta di Grazia Romani di seguire attraverso percorsi famigliari la parabola umana e civile di Mario Capuani è sembrata la strada migliore per collocare il sacrificio di un combattente per la libertà in una dimensione più intima ma non meno significativa del ruolo “pedagogico” e morale che dal suo destino promana. In tal modo le «carte di casa» assurgono a fonte di particolare rilievo attraverso cui ricomporre un mosaico nel quale le piccole tessere già sbiadite dal tempo edace riacquistano vividezza, luminosità, vita. Con Mario Capuani muore un giovane antifascista, un milite consapevole dell’azionismo democratico, un lucido interprete di quei principi di libertà da affermare fino al sacrificio supremo. Ma con lui muore un amato e stimato medico, un pediatra soccorrevole e colmo di umanità la cui figura ancor oggi aleggia, quasi un mito oltre il tempo, tra le popolazioni della montagna teramana che ne tramandano nome e gesta.» (Dalla Presentazione di Luigi Ponziani)



Domenico Di Berardino, Medaglia d’Onore del Presidente della Repubblica alla memoria.

Domani, 2 giugno la consegna quale riconoscimento morale per essere stato deportato e internato nei lager nazisti.

Domenico Di Berardino – tesserino del campo di concentramento – b

Domenico Di Berardino – tesserino del campo di concentramento – a

 

Corropoli (Termo) – 1 giugno 2021: Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, decine di migliaia di ufficiali, sottufficiali e soldati italiani vennero catturati dai tedeschi che erano stati, fino a quel momento, i loro alleati. Oltre settecentomila furono i deportati in Germania e in Polonia, come internati militari italiani. In ventimila morirono nei campi di prigionia.

 

Domenico Di Berardino, giovane soldato di leva, nato e vissuto sempre a Corropoli (Teramo), era figlio di Michele Di Berardino, combattente nella prima guerra mondiale e insignito di medaglia d’oro e croce di guerra. Egli fu arruolato nel 57° reggimento artiglieria di Pola, dove giunse nell’agosto del 1943. Nella stessa Pola fu consegnato alla Wermacht, le forze armate tedesche, il 12 settembre del 1943, insieme ai suoi commilitoni che scelsero di non combattere contro l’Italia. Fu liberato dagli americani solo due anni dopo, nel giugno del 1945. Due anni passati nel lager Steinbach Eschenstruth, tra Norimberga e Brema, occupato in condizioni disumane nel lavoro coatto presso la fabbrica di esplosivi Sprengstoffabrik Hirschhagen. Durante la prigionia i tedeschi sottoposero i militari italiani ad un trattamento punitivo, la cosiddetta “alimentazione proporzionata alla produttività”, riducendoli in un terribile stato di denutrizione, al limite della sopravvivenza. Il campo di concentramento diventò così per Domenico Di Berardino, come per gli altri prigionieri, il luogo della lotta per l’affermazione della dignità umana prima ancora di quella dell’essere soldati.

Come tanti suoi commilitoni, Domenico Di Berardino scelse la patria, scelse gli ideali di onestà, libertà e di onore: scelse la parola data al suo Paese. Scelse di non tradire mai la sua nazione e il suo credo, sia il primo giorno da deportato, sia durante la prigionia, quando le sofferenze e le privazioni facevano quotidianamente intravedere la morte.

La Medaglia d’Onore del Presidente della Repubblica che gli verrà conferita alla memoria il giorno 2 giugno 2021 nell’ambito delle celebrazioni del 75° anniversario della Repubblica Italiana, rende onore ad un uomo di umili origini contadine che ha saputo, sia nella vita civile che nella realtà militare, combattere per difendere gli ideali di libertà e democrazia, soprattutto per le generazioni future.

Per noi è stato un esempio di onestà morale ed intellettuale, di invito ad essere sempre la migliore versione di se stessi, in particolar modo grazie allo studio ed alla cultura.

Domenico è stato un luminoso modello di coerenza tra l’affermazione dei valori e il comportamento da seguire per difenderli e viverli davvero.

Pur essendo rientrato dalla prigionia con il morbo di Addison e con una grave forma di tubercolosi polmonare bilaterale che l’ha costretto a sottoporsi a cure estenuanti per tutto il corso della sua lunga vita, egli non ha mai lasciato spazio all’odio e al rancore, ma ha insegnato a trasformare il dolore in un’occasione di crescita e a cogliere nelle difficoltà che la vita pone, l’opportunità di migliorare se stessi e la realtà, a beneficio della famiglia e del prossimo.

Possiamo orgogliosamente affermare, da testimoni della sua vita, che è stato realmente un esempio di persona capace di contribuire a ricostruire materialmente e moralmente un’Italia devastata e povera.

Per questo è fondamentale conoscere il suo nome, come quello dei suoi commilitoni, leggere le loro esperienze di sacrificio, ispirarsi al loro eroismo.

E’ nostro dovere non dimenticarli ed affidarli alla memoria delle generazioni future affinchè il loro sacrificio non sia stato vano.

Cogliamo, infine, l’occasione per ringraziare Giuseppe Lorentini e Walter De Berardinis, storici competenti e dotati di spiccate doti umane, i quali hanno contribuito a ricostruire la storia dell’internamento di Domenico Di Berardino.

 




Giulianova. Al via gli interventi di restauro sul monumento ai Caduti del Mare

gli artisti gli artisti Loreto Cicoria e Donatella Massi al lavoro sul monumento

gli artisti gli artisti Loreto Cicoria e Donatella Massi al lavoro sul monumento

Sono iniziati, stamane, i lavori di restauro del monumento “Ai Caduti del Mare”, contestualmente agli interventi di riqualificazione di piazza Dalmazia. L’opera, nel 2016, era stata vittima di atti vandalici che ne avevano danneggiato una parte del bassorilievo in due punti, in basso a destra e in alto a sinistra. Dopo un primo sopralluogo con l’artista Maria Luisa Falanga, che ha curato la parte artistica, la modellazione e la cura del bozzetto, gli artisti Loreto Cicoria e Donatella Massi hanno iniziato a lavorare oggi al restauro dei punti danneggiati. “Ringraziamo il presidente dell’Anmi (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) sezione di Giulianova, Nicolino Carusi, per aver recuperato e custodito in questi anni i pezzi del monumento ed averli riconsegnati all’artista Maria Luisa Falanga – dichiara il sindaco Jwan Costantini – oggi diamo seguito alla promessa che facemmo alla città qualche mese fa, nella volontà di restituirle il momento dedicato ai caduti del mare e dell’aria completamente restaurato nelle parti danneggiate. Gli artisti e collaboratori della Falanga stanno lavorando al restauro che, con molta probabilità, verrà ultimato in settimana e l’opera troverà nuovamente collocazione della nuova piazza Dalmazia”. I restauratori sono entrati all’interno del cantiere di piazza Dalmazia in condizioni di totale sicurezza, operando in un’area appositamente recintata.




Giulianova. Cerimonia di intitolazione di una strada all’onorevole Filomena Delli Castelli

Onorevole Filomena Delli Castelli

Mercoledì 2 giugno 2021, alle ore 11.00 a Villa Pozzoni (adiacenze via Falgioni) si svolgerà la cerimonia di intitolazione di una strada all’onorevole Filomena Delli Castelli, eletta insieme ad altre venti donne all’Assemblea Costituente Italiana il 2 giugno 1946, rieletta alla Camera dei Deputati (1948 e 1953), componente dell’Assemblea Costituente (1946), parlamentare della Repubblica Italiana ( dal 1948 al 1958) e prima sindaca d’Abruzzo (1949-1953). La cerimonia si svolgerà nel rispetto delle norme anticontagio Covid-19.