Giulianova. Berardo Mazzaufo, il Caporal Maggiore di fanteria morto sul versante ripido del Mrzli Vrh.

Nasce a Giulianova il 31 agosto 1879, alle ore 23:15, nella casa posta in Via Piane al civico 50, da Berardo e Flavia Cardinà. Il giorno successivo sarà l’Assessore, Francesco Acquaviva D’Aragona, a registrare il bambino alla presenza di due testimoni: Raffaele Del Nunzio, 34enne, proprietario e Michele De Ascentiis, 33enne, benestante.
Il 14 febbraio 1903 si unisce in matrimonio con la tortoretana Anna Eufemia Calvarese, figlia di Angelo e Maddalena Ruggieri. La coppia si trasferirà a Tortoreto il 23 agosto 1915 (ancora non era al fronte); uno dei figli della coppia, Sabatino, nato a Giulianova nel 1907, si unirà in matrimonio con la tortoretana Veronica Fracassa nel 1930 nella Chiesa di San Nicola.
Il 22 giugno 1899 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 1 dicembre chiamato alle armi. Il 9 dicembre viene inviato in congedo temporaneo per essere richiamato il 26 marzo 1900. Il 6 aprile arriva al deposito del 6° Reggimento Bersaglieri, il 30 settembre nominato Caporale e il 29 marzo 1901, viene retrocesso soldato semplice. L’11 settembre 1901 sarà congedato nel deposito del Reggimento Bersaglieri di Ancona. Il 23 agosto 1908 viene chiamato per istruzione militare, ma il girono successivo viene dispensato per aver frequentato il corso nazionale di tiratore scelto nel 1904. Il 15 giugno “transita” d’ufficio nella Milizia Mobile. Il 5 luglio 1909 e 16 agosto 1910, viene richiamato per istruzione militare, ma non si presenta perché malato.
Il 25 maggio 1915, richiamato in guerra, entra nel 151° Battaglione di Milizia Territoriale e il 18 giugno 1916 viene nominato Caporale. L’8 marzo 1917 entra nel 220° Reggimento Fanteria – Brigata “Sele” – 10° Compagnia ed arriva in prima linea. Il 25 maggio diventa Caporal Maggiore. Nell’agosto del 1917, nella battaglia sul Mrzli Vrh, da Valle del Natisone fino alla valle dell’Isonzo, Berardo Mazzaufo, viene colpito duramente da una granata alla coscia destra. Subito soccorso e ricoverato nel 284° reparto someggiato di Sanità, della 84^ Sezione Sanità (9° Compagnia di Sanità – Roma), muore il 1 settembre 1917, alle ore 20:00, all’età di 38 anni. Sarà sepolto sul “Vrh” (oggi territorio della Slovenia)
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro “I salmi della Patria” di Francesco Manocchia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria



Giulianova. Ferdinando Mastrilli, l’alpino del 7° Rgt. morto sul Monte Solarolo

di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova il 14 gennaio 1885, da Raffaele e Francesca Amabile (per una serie di errori di trascrizioni negli atti pubblici, figurerà l’inesistente paternità di nome Francesco e la madre Santa Mastrilli o Francesca Del Turco, solo il 28 maggio 1889 arriverà la sentenza del Tribunale di Teramo per riparare all’errore).
Il 17 maggio 1905 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 21 novembre chiamato alle armi. L’8 dicembre entra nel 1° Reggimento Alpini – Battaglione “Ceva”, il 30 settembre 1906 viene nominato Caporale e il 9 ottobre 1907 Caporal Maggiore. Il 5 ottobre 1907 entra nel Battaglione “Pieve di Teco”, qui incontra l’alpino, originario di Bellante, Carlo De Berardinis (1888/1917). Il 13 settembre 1908 arriva il congedo con la qualifica di Tiratore scelto, dopo aver frequentato con lode il corso nazionale. Il 30 luglio 1911 transita (d’ufficio) nel 7° Reggimento Alpini – Battaglione “Feltre” e il 31 dicembre 1914 nella Milizia Mobile.
Prima dello scoppio della 1° Guerra Mondiale si unisce in matrimonio con Antonietta Zenoble.
Il 10 ottobre 1915 arriva in territorio dichiarato in stato di guerra e il 15 novembre entra nell’8° Reggimento – Battaglione “Tolmezzo”; il 27 aprile 1916 nel 7° Reggimento Alpini – Battaglione “Feltre” e poi “Val Cismon”, (anche qui incontra Carlo De Berardinis) e il 30 settembre gli viene concesso il grado di Sergente.
La morte
Il 25 novembre 1917, alle ore 08:00, sul Monte Solarolo (mt. 1676, del gruppo montuoso del Grappa), mentre combatteva la 1° battaglia del Grappa o battaglia d’arresto, colpito al ventre da pallottola nemica, muore all’età di 32 anni. Sepolto in un primo momento sul campo e poi a Cavaso, nel dopoguerra verrà riesumato e tumulato nel Tempio Ossario di Bassano del Grappa, tomba numero 3044.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro “I salmi della Patria” di Francesco Manocchia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria #7alpini



Giulianova. Davide Mastrilli, il giovanissimo fante caduto sul Montello.

Nasce a Giulianova il 1 ottobre 1899, alle ore 15:00, in Via per Mosciano, dal 30enne Ferdinando e Elisa Maiorani. Il 3 ottobre sarà l’Assessore anziano, Apollo Caravelli, a registrare il bambino alla presenza di due testimoni: Giuseppe Di Giuliano, 40enne, illuminatore e Tommaso Marcellini, 60enne, anche lui illuminatore.
Il 9 maggio 1917 (era ancora diciasettenne) viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e l’11 giugno viene chiamato alle armi. Il 25 giugno entra nel 59° Reggimento Fanteria – Brigata Calabria e il 20 novembre arriva in prima linea. Il 30 novembre viene inquadrato nel 39° Reggimento Fanteria – Brigata “Bologna”, reduce dal massacro della 12° battaglia dell’Isonzo, dove l’intera brigata viene decimata dagli austro-tedeschi (si salvano in 800). Il 1918 inizia in prima linea sul Monte Grappa. Il 6 giugno rimane ferito e ricoverato in un ospedale di retrovia. Subito dimesso, viene inviato di nuovo al fronte, per partecipare alla battaglia del “Solstizio” con l’8° Armata. Il 19 giugno, sul “Montello” (un colle alto 371 mt, ai piedi del Monte Grappa, sulla sponda destra del fiume Piave), viene colpito gravemente: ferita lacero contusa – scriveranno i rapporti dell’epoca – al braccio destro con frattura commutativa ed esposta dell’omero; ferita passante emitorace destro con penetrazione in cavità. Muore, tra atroci sofferenze, il 28 giugno 1918 all’età di 18 anni. Solo nel 1927, tramite sentenza del Tribunale di Teramo, verrà ufficializzata la morte del giovanissimo fante giuliese.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro “I salmi della Patria” di Francesco Manocchia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria



Giulianova. Luigi Maiorani, morto nell’ospedale da campo n° 104

Nasce a Giulianova il 30 luglio 1892, alle ore 8:30, nella casa posta in Via Provinciale, dal 35enne Domenico e Rosaria Quatraccioni. Il giorno successivo sarà l’Assessore anziano, Apollo Caravelli, a registrare il nascituro alla presenza di due testimoni: Nicola Petrella, 31enne, agricoltore e Emidio Paolone, 39enne, benestante.
Il 17 aprile 1912, nel distretto militare di Teramo, viene rimandato rivedibile nella classe successiva (1893) e parte per l’America, dove giunge il 16 agosto con la nave “Mendoza”.
La famiglia Maiorani si trasferisce a Mosciano Sant’Angelo.
Il 25 maggio 1913 non si presenta alla chiamata del distretto militare perché all’estero, ma 5 giorni prima si era presentato spontaneamente al consolato italiano di Philadelfia per la visita medica e la firma dell’atto di sottomissione. La visita sarà registrata a Teramo il 1 agosto 1913. L’8 settembre 1914, non presentatosi alla chiamata alle armi perché all’estero, gli viene concesso una proroga fino al 1 giugno. Il 15 aprile si costituisce al distretto militare e il 17 aprile entra nel 41° reggimento – Brigata Modena. Il 20 ottobre 1916 giunge in prima linea con la 409° Compagnia mitraglieri modello 1907 Fiat.
La morte
L’8 luglio 1917, a Elimak, una scheggia di granata lo colpisce alla testa, ricoverato nell’ospedale da campo n° 104, muore il giorno successivo alle ore 16:40, all’età di 24 anni. Verrà sepolto a Mscck.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano, nel libro “I salmi della Patria” di Francesco Manocchia e nella lapide dei caduti di Mosciano.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova



Domenico Candeloro Biagio Michini, il soldato giuliese morto nell’ospedale militare di Taranto.

Nasce a Giulianova il 7 febbraio 1879, alle ore 6:15, nella casa posta in Via dei Magazzeni, dal 35enne Pietro e Maria Giuseppa Camiscione. L’11 febbraio il bambino sarà registrato dal Sindaco, il Cav. Pasquale De Martiis, alla presenza di due testimoni: Girolamo De Benedictiis, 33enne, guardia municipale e Tommaso Lattanzi, 26enne. Il 9 marzo 1918, si unisce in matrimonio con Linda Ernestina Montebello, figlia di Giustino ed Elisabetta Marcozzi.
Il 22 giugno 1899, il giovane studente giuliese, viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 4 febbraio 1900 passa dalla 1° alla 3° categoria. Il 15 maggio 1916 viene chiamato in guerra e il giorno successivo viene lasciato in congedo temporaneo. Il 15 luglio, di nuovo richiamato, entra nel 267° Battaglione di Milizia Territoriale e il 18 dicembre diventa Caporale. La malattia. Il 30 dicembre, per malattia, entra nell’ospedale militare di riserva di Taranto ed esce il 7 febbraio 1917. L’11 giugno 1918 rientra in ospedale per il secondo ricovero ed esce il 16 giugno per essere destinato al deposito del distretto militare di Taranto. Il mese successivo, per il riacutizzarsi della malattia, dopo essere stato curato all’interno del distretto militare, viene di nuovo trasferito all’ospedale militare di riserva di Taranto dove muore all’età di 39 anni, alle ore 24:00 del 2 settembre 1918.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro “I salmi della Patria” di Francesco Manocchia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #taranto



Giulianova. Celebrazione della Festa dell’Arma di Artiglieria.




Editoria. “Alla ricerca dei dispersi in guerra” di Vincenzo Di Michele. Un libro di testimonianze, ricordi e drammi dei nostri soldati nei vari fronti di guerra

 

Vincenzo Di Michele

di Goffredo Palmerini

 

 

 

L’AQUILA – Un’altra opera Vincenzo Di Michele aggiunge alla sua già ricca produzione, con questo ultimo libro “Alla ricerca dei dispersi in guerra”, del quale è anche editore. Un volume intenso, di storie e testimonianze, ma anche di dolorosi ricordi di famiglie italia­ne che nell’immediato dopoguerra soffrirono l’angoscia per i propri cari, dispersi nei vari fronti bellici. Mogli, madri, padri, fratelli, figli talvolta in tenera età, che aspettarono invano il ritorno del loro familiare in armi alla fine del 2° conflitto mondiale, senza avere altre notizie se non l’ultima lettera ricevuta dal fronte. Vicende che, pur non riportate nei libri di storia, sono però incise nel cuore e nella memoria di chi altro non poté fare se non tramandare di padre in figlio il proprio dramma familiare.

Vincenzo Di Michele

Dalla campagna di Russia dell’Armir alla tragica ritirata dopo la battaglia di Nikolajewka, da Tobruk a El Alamein al fronte jugoslavo, fino all’eccidio di Cefalonia, nel volume vengono raccontate le vicende di famiglie rimaste per anni e anni ad aspettare il rientro dal fronte di guerra del loro caro o almeno qualche notizia sulla sua sorte. E ancora, Di Michele riporta nel libro alcune testimonianze di reduci, le terribili sofferenze vissute dai prigionieri italiani nei lager sovietici e nei campi di concentramento di Suzdal, Tambov, Mičurinsk, Nekrilovo, Oranki e Krinovaja, fino ai campi di prigionia di Tashkent e Pakta Aral nelle sperdute lande del Kazakistan e dell’Uzbekistan. Moltissimi non ce la fecero, pochi riuscirono a rientrare dopo la fine della guerra.

 

Interessante come gli altri, questo ulteriore lavoro di Vincenzo Di Michele è ora anche in formato e-book. Dal fronte greco-albanese a quello settentrionale africano, fino al fronte russo sulle rive del Don, l’autore espone, attraverso la voce dei familiari, la sua ricerca sull’avventura bellica italiana durante la Seconda Guerra mondiale, decine di migliaia di giovani mandati a combattere una guerra finita in un disastro. In Russia, grazie a straordinari atti di eroismo – cito per tutti il Battaglione L’Aquila, del quale solo 165 dei 1856 alpini partiti si salvarono – i nostri reparti poterono ripiegare in una dolorosa ritirata, dove fame e freddo fecero altre migliaia di vittime tra i nostri soldati, dove alcuni si salvarono aiutati da pietose famiglie russe che condivisero il pane delle loro frugali mense.

 

Terribile anche la sorte di moltissimi prigionieri, morti per le privazioni o resi invalidi dal gelo, sopravvissuti a stento ai rigori dei cam­pi di concentramento. Ecco, di queste storie si racconta nel libro: 208 pagine e 24 capitoli, l’ultimo dei quali dedicato alla sofferta testimonianza dell’alpino Alfonso Di Michele, del Battaglione L’Aquila, abruzzese di Intermesoli (Teramo) e padre dell’autore, prigioniero dapprima nel campo di Tambov, poi nel lazzaretto di Pakta Aral. Alfonso alla fine ce la fece, rientrò in Italia nel dicembre 1945, raccontando poi la sua storia di prigioniero in Russia in un libro di Vincenzo Di Michele, venduto in oltre 50 mila copie.

 

(Alla ricerca dei dispersi in guerra, Vincenzo Di Michele, edito in proprio; € 12, formato 15×21, pagine 208 con illustrazioni)

 

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Vincenzo Di Michele è nato a Roma il 23 settembre 1962. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Roma “La Sapienza”, giornalista e scrittore, ha pubblicato i seguenti volumi: La famiglia di fatto (2006), un’analisi della convivenza more uxorio; Io prigioniero in Russia (2009), oltre 50.000 copie vendute, vincitore di premi alla memoria storica; Guidare oggi (2010), un manuale per le problematiche stradali; Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso (2011), una revisione storica sulla prigionia del Duce a Campo Imperatore; Pino Wilson, vero capitano d’altri tempi (2013), la biografia ufficiale dello storico calciatore della Lazio campione d’Italia nel 1974; Come sciogliere un matrimonio alla Sacra Rota (2014), un’inchiesta sull’iter di annullamento dei matrimoni innanzi ai Tribunali ecclesiastici; L’ultimo segreto di Mussolini (2015), quel patto sottobanco tra Badoglio e i tedeschi e i retroscena dell’operazione Quercia sulla liberazione di Mussolini, tradotto in inglese The Last secret of Mussolini, the undercounter pact between Badoglio and the Germans; Cefalonia. Io e la mia storia (2017), un racconto autobiografico sullo sfondo degli avvenimenti bellici dell’eccidio di Cefalonia del settembre 1943; Animali in guerra, vittime innocenti (2019), le barbare uccisioni nelle due Guerre mondiali di cani, cavalli, muli, piccioni e di tante altre bestie; Alla ricerca dei dispersi in guerra (2020), dal fronte greco a El Alamein fino alla Russia: i familiari dei caduti raccontano le loro storie.

www.vincenzodimichele.itinfo@vincenzodimichele.it  




Sante Messa, il soldato di Castellana Grotte morto alla stazione ferroviaria di Giulianova.

Nasce a Castellana (nel 1950 fu aggiunto Grotte) il 13 aprile 1881, da Giovanni e Cristina Recchia. Il 1 agosto 1901 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Bari con le seguenti caratteristiche: alto 1,68 e colorito pallido; capelli castani e lisci; occhi celesti e nei sulla guancia sinistra; di professione falegname. Avendo il fratello, Giacomo Messa, classe 1879, nel corpo dei Reali Carabinieri, ritarderà la chiamata.
Prima dello scoppio della Grande Guerra si sposa con Paola Antonia Montanaro. L’8 febbraio 1916 viene chiamato in guerra ed assegnato alla 75° Centuria (appartenente al primo blocco (160) nate nel 1916, composte da uomini della 3° categoria del 1881) ed inviato in zona di guerra. Il 22 gennaio 1918 entra nel 1° Reggimento Genio zappatori.
La morte
Il 21 dicembre 1918, alle ore 9:00, presso la stazione di Giulianova, per infortunio (forse investimento), muore all’età di 37 anni. Solo nel 1922, grazie alla testimonianza di due giuliesi: Tommaso Lattanzi, 36enne, impiegato e Giovanni Piccinini, 74enne, pensionato, verrà trascritto l’atto di morte.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, ma non sulla lapide dei caduti di Giulianova del Duomo di San Flaviano.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #castellana



Luigi Marà, il marinaio giuliese morto nell’ospedale marittimo di Venezia.

Nasce a Giulianova il 24 aprile 1888, alle ore 11,30, nella casa posta in Via Marina al numero 9, dal 30enne Savino (industrioso) e Annadomenica Rossi. Il 26 aprile sarà il Sindaco, Francesco Ciafardoni, a registrare il bambino alla presenza di due testimoni: Emidio Paolone, 35enne, benestante e Achille Nanni, 40enne, anche lui benestante.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, già arruolato nella Regia Marina Militare nel 1908, viene richiamato dal Compartimento Marittimo di Ancona.
Probabilmente, per una convalescenza o permesso, torna a Giulianova il 27 dicembre 1917 per unirsi in matrimonio con la giuliese Giuseppina Amalia Elvira Mosciano (figlia di Emidio e Lucia D’Antonio). Un matrimonio preceduto dalla perdita del fratello della sposa, Camillo Mosciano, morto il 19 giugno 1917 sul Monte Zebio in combattimento. I testimoni degli sposi: Quintino Cittadini, 28enne, commerciante e Francesco Marà, 49enne, pescatore.
Il 23 marzo 1919, per malattia, alle ore 8:20, nell’ospedale militare marittimo di riserva numero 1 di Venezia, muore all’età di 31 anni.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide dei caduti di Giulianova del Duomo di San Flaviano, nella lapide dei caduti del mare in Piazza Dalmazia e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. Non verrà menzionato nella lapide di Piazza Dalmazia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova #venezia



Flaviano Marà, il marinaio morto a Giulianova.

Nasce a Giulianova il 18 febbraio 1896, alle ore 24:00, nella casa posta in Via della Rocca, dal 28enne Casimiro e Splendora Marcellini. Sarà l’Assessore anziano, Apollo Caravelli, a registrare il nascituro alla presenza di due testimoni: Emidio Paolone, 44enne, benestante e Raffaele del Nunzio, 51enne, proprietario.
L’8 settembre 1915 viene cancellato dalla lista di leva del distretto militare di Teramo perché già iscritto al Compartimento Marittimo di Ancona, insieme a Nicola Marà, anche lui giuliese (nato il 1 dicembre 1896 a Giulianova, figlio di Giovanni Marà e Splendora Montese)
Alla fine della Grande Guerra, per le gravi patologie invalidanti, muore all’età di 23 anni nella sua casa in Via della Rocca. Il decesso fu comunicato da: Giacinto Ridolfi, 50enne, usciere e Vittorio Ridolfi, 26enne, fornaio. Il funerale fu celebrato nel Duomo di San Flaviano da Don Celestino Colli.
Il nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide dei caduti di Giulianova e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. Non verrà menzionato nella lapide di Piazza Dalmazia.
3 le medaglie alla memoria: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918 #primaguerramondiale #giulianova