Giulianova. 1944: Flaviano Pultrone, ucciso da un sodato della Wehrmacht

Un civile dimenticato dalle istituzioni
Flaviano Pultrone 1887/1944
Ucciso da un soldato della Wehrmacht durante la ritirata
Nasce a Giulianova il 4 luglio 1887, alle ore 21:20, nella casa posta in Via per Mosciano al civico 29, dal 40enne Domenico (figlio di Gaetano e Caterina Elisabetta Maria Romagnoli, nato a Giulianova nel 1847 e morto ad Atri il 1 agosto 1923), proprietario agricolo e Teresa Castorani (figlia di Gennaro e Maria Papiri o Papirj Calzone, nata a Giulianova nel 1856 e morta a Castel Castagna il 30 dicembre 1915); il giorno successivo sarà il Sindaco, Francesco Ciafardoni, a registrare il nascituro alla presenza di due testimoni: il M° Luigi Leone, 38enne, professore di musica (papà del primo Senatore giuliese della Repubblica Italiana, Leo Leone) e Emidio Paolone, 34enne, possidente.
La famiglia era composta anche dai fratelli: Gaetano (1885/1917, morto nella 1°G.M.), Luigi (1890/1917, morto nella 1° G.M.), Alessandro, Splendora (sposata con Rastelli), Rosa (sposata con Ippoliti)
Il 20 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 19 ottobre viene chiamato alle armi nel 56° Reggimento Fanteria – Brigata “Marche”. Il 9 settembre 1909 viene congedato nel deposito di Teramo del Reggimento Fanteria Genova e il 30 ottobre ottiene il visto per l’espatrio in America.
Il 12 novembre parte da Napoli con la nave Konig Albert (Costruita dalla A/G Vulcan Shipyard, a Stettino in Germania nel 1899, con una capienza di 2.175 passeggeri: 257 di prima classe, 119 in seconda, 1799 in terza. Di proprietà della compagnia tedesca “Lloyd”, fece servizio tra Bremerhaven e Yokohama e dopo il 1903, da Bremerhaven a New York; solo nel 1905 iniziò la tratta da Napoli a New York. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu requisita dallo stato italiano per poi essere ribattezzata “Ferdinando Palasciano” e nel 1926 fu radiata) ed arriva a New York il 25 novembre, qui verrà accolto da un parente, Marco Dimarzo o Di Marzio che gli troverà un lavoro in West Virginia, forse come minatore. Il 14 agosto 1911 viene dispensato dall’istruzione militare perché all’estero con regolare nulla osta. Il 31 luglio 1915, all’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, non si presenterà al distretto militare di Teramo e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Il 31 dicembre verrà denunciato al Tribunale Militare di Ancona per diserzione e nel 1917 perderà due fratelli in guerra: il 21 agosto Luigi a Monte San Marco e il 28 agosto Gaetano Giovanni a quota 774 (Hoje). Finita l’avventura americana, torna in Italia e si sposa il 21 aprile 1924, a Castellalto (TE), con Angeladea Fidanza (6 giugno 1891/23 dicembre 1975), la coppia andrà a vivere sulla strada Nazionale per Teramo al civico 73 (oggi Via Mulino da Capo); dal matrimonio nascono 4 figli: Antonietta (1925/2002, sposerà Vincenzo Sechini o Sighini 1920/1999 (cugino carnale di mia nonna Barbara Cordone), la coppia avrà tre figli: Paolo, Marcelliano o Marcello e Silvia), Domenico (1927/2012), Zaccaria (1925/2017, tre figli: Flaviano, Stefania e Alfonso) e Luigi (1931/vivente). Il 20 aprile 1927, dal Tribunale Militare di Bari, arriverà la sentenza di proscioglimento per avvenuta amnistia.
La tragedia.
Il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la ritirata delle forze tedesche sulla dorsale adriatica, un soldato tedesco, nel tentativo di requisire il cavallo di Flaviano Pultrone, estrasse la sua pistola uccidendolo (altre fonti parlano di alcuni fendenti per finirlo o fucile) per essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Moriva così Flaviano all’età di 57 anni, lasciando la moglie Angeladea Fidanza (53enne) e i 4 figli: Antonietta (19enne), Domenico (17enne), Zaccaria (15enne) e Luigi (13enne). Anche in altre masserie avvenne la stessa cosa, come nel caso di mio nonno Giovanni De Berardinis (località Campocelletti di Colleranesco) il quale consegno il cavallo, il calesse e il frustino per prenderli in giro. Il giorno successivo, nell’ufficio dello stato civile di Giulianova, si recherà per comunicare la morte di Pultrone, Fiorindo Badino, 51enne, bracciante agricolo; a redigere il verbale sarà l’impiegato comunale Tommaso Lattanzi, alla presenza di due testimoni: Marco Di Giallorenzo (figlio di Antonio), 44enne, proprietario agricolo e Carmine Palena (figlio di Nicola), 33enne, commerciante.
Purtroppo, nonostante il povero Flaviano Pultrone fosse una vittima civile di guerra, ucciso dai tedeschi, non è stato mai ricordato in una lapide, monumento, Via o parco, neanche con una onorificenza alla memoria. Dobbiamo ringraziare gli storici locali che, in più occasioni, hanno ricordato la triste vicende legata alla 2° Guerra Mondiale a Giulianova, tralasciando però l’aspetto umano e familiare. Per uno scherzo del destino, Pultrone, era uscito indenne dalla Prima Guerra Mondiale, ma poi era rimasto vittima nella Seconda Guerra Mondiale, probabilmente ucciso da un figlio di un combattente della Prima Guerra Mondiale.
La moglie e i 4 figli, chiusi nel loro dolore, non hanno mai preteso nulla e neanche espresso odio verso i tedeschi. Questo scritto vuole essere il degno riconoscimento alla sua memoria.



Giulianova. Vincenzo Roselli, il 66enne disperso nella “rotta” di Caporetto

di Walter De Berardinis*
E’ la vittima più anziana della 1° Guerra Mondiale registrata nel Comune di Giulianova. Nasce a Città Sant’Angelo – distretto di Penne – in Provincia di Teramo – Regno delle Due Sicilie (oggi in provincia di Pescara), il 5 aprile 1851, alle ore 16:00, nella casa posta nella strada del Corso, dal 38enne Ferdinando, fabbro e dalla 44enne Concetta Di Giovanfelice. Sarà il Sindaco, Pio Coppa (discendente da un soldato di ventura veneziano), a redigere l’atto di nascita alla presenza di due testimoni: il 45enne Vincenzo Santini, calzolaio e il 24enne Francesco Pasquale Bellantese, anche lui calzolaio. Nello stesso giorno, il parroco, battezzava il bambino nella Collegiata di San Michele Arcangelo.
Probabilmente, per motivi di lavoro o familiari, si trasferisce a Giulianova nel primo decennio del 1900, con la moglie e i suoi tre figli: Ferdinando, Amalia ed Emilia.
Allo scoppio della Grande Guerra, l’amministrazione del Regno, iniziò il reclutamento dei civili per creare le reti stradali, ferroviari e baraccamenti per il personale militare. Secondo alcuni studi, il numero dei civili coinvolti, fu di circa un milione di uomini trattati come soldati: ore massacranti, promiscuità nei baraccamenti, cibo scarso e il pericolo di morire per fatto di guerra. Vincenzo, esperto fabbro ferraio come il padre, nonostante l’età, accettò di seguire l’Esercito Italiano al fronte.
La morte
Il 24 ottobre 1917 iniziò la battaglia di Caporetto o 12° battaglia dell’Isonzo, le forze austroungariche aiutate dai tedeschi cercarono di sfondare le linee italiane per dilagare verso il Piave. La battaglia terminava il 10 novembre con il ripiegamento del nostro esercito sul Piave e una scia di morti: 10.000 (4.000 solo il 24 ottobre), 300.000 prigionieri e altrettanti sbandati o disertori. Sul campo rimasero circa 8.000 pezzi di mitragliatrici, bombarde e pezzi d’artiglieria, compreso i mezzi per la logistica.
Da quel giorno, il fabbro ferraio di Città Sant’Angelo, Vincenzo Roselli, non darà più notizie alla famiglia. L’ultimo contatto, con la famiglia d’origine, risaliva al 9 ottobre 1917, quando a Giulianova arrivò l’ultima cartolina di saluti. Aveva 66 anni.
Per avere la certezza della sua morte bisognerà aspettare il 29 giugno 1920, quando l’impiegato Luigi Paolini (figlio di Leopoldo), procuratore dell’ultima figlia Emilia, consegnerà la sentenza di morte presunta al Sindaco di Giulianova, Giuseppe De Bartolomei, per trascriverla negli atti dello stato civile.
La sentenza del Tribunale di Teramo, datata 22 maggio 1920, stabiliva che, non avendo dato più notizie dal 9 ottobre, Vincenzo Roselli era morto nei noti fatti della rotta di Caporetto; quindi fissavano la data presunta di morte alla mezzanotte del 31 dicembre 1917, seguita dalle firme del collegio: Francesco De Cicco, Presidente; Antonio De Luca e Adolfo Sacchetti, giudici.
Entrambi i comuni, Città Sant’Angelo e Giulianova, non ricordarono mai il povero fabbro militarizzato, ma neanche l’albo d’oro dei caduti della 1° Guerra Mondiale. Dopo 100 anni dai quei tragici fatti, è stato ricordato sul pieghevole storico “La città di Giulianova per non dimenticare” edito dal Comune di Giulianova nel 2018, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Teramo #unitiperlapatria #caporetto #cittasantangelo #giulianova #primaguerramondiale #operaimilitarizzati.



Giulianova. Carlo Alberto Giulio Manzi, il figlio del Maresciallo dei Carabinieri morto a Ponte Paludello.

Carlo Alberto Giulio Manzi, il figlio del Maresciallo dei Carabinieri morto a Ponte Paludello.
di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova il 18 agosto 1890, alle ore 5:30, nella casa posta in Via Porta Marina, dal 39enne Giuseppe, Maresciallo dei Reali Carabinieri e Rosina Soria. Il giorno successivo sarà l’Assessore Battista De Luca a registrare il nascituro alla presenza dei testimoni: il 37enne Emidio Paolone, benestante e il 22enne Alfonso Nespeca, contabile. La famiglia, nel primo decennio del 1900, si trasferisce a Lucoli (L’Aquila), forse luogo d’origine del padre.
Il 3 dicembre 1910 viene giudicato idoneo al servizio di leva e firma l’atto di sottomissione per poter espatriare verso l’America. Il 1 giugno 1915 viene chiamato alle armi, ma non giunge perché all’estero. Il 28 dicembre si presenta al distretto militare de L’Aquila con giustificato motivo e il 30 dicembre viene inquadrato nel 70° Reggimento Fanteria – Brigata Ancona. Il 25 maggio 1916 giunge in prima linea per essere destinato, il 5 giugno, al 226° Reggimento Fanteria – Brigata Arezzo (costituita il 18 maggio 1916 con battaglioni provenienti da altri depositi). Il 20 giugno combattono sul Monte Cucco di Mandrielle e il 7 luglio a Casara Zebio, con scarsi risultati. Il 7 agosto gli austriaci cercano di sfondare a quota 1763, senza riuscirci e con gravi perdite in entrambi gli schieramenti. Da agosto a dicembre, la Brigata, raggiunge Monfalcone, senza guadagnare posizioni rilevanti. Il 1917 inizia senza grossi problemi fino a maggio, poi partecipa alla 10° Battaglia dell’Isonzo, avanzando verso l’Hermada e le foci del Timavo. A giugno inizia la controffensiva austriaca che mette in seria difficoltà la prima linea italiana, nonostante la Arezzo ritorna prontamente in linea per aiutare i compagni, l’intera Brigata viene decimata (3081 soldati e 118 ufficiali). Ad agosto inizia l’11° Battaglia dell’Isonzo ripartendo dalle precedenti posizioni. Il 1 settembre viene nominato Caporale zappatore. Il 24 ottobre, con la rotta di Caporetto, l’intera brigata lascia il Carso per assestarsi sul Fiume Tagliamento. Il 13 novembre, schierata a Capo Sile, combatte eroicamente tra gli innumerevoli bracci e canali del Piave. I primi mesi del 1918 scorrono senza grossi problemi e il 31 marzo viene nominato Caporal Maggiore.
La morte
Il 13 giugno, pochi giorni prima della Battaglia del solstizio, in cui perse la vita anche l’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca, Carlo Alberto Manzi cadeva sotto i colpi del nemico in località Ponte Paludello nel Piave. Sepolto sul campo, aveva 27 anni. La comunicazione ufficiale della morte arriverà nella città di residenza, Lucoli, il 3 gennaio 1919.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra e sulla lapide dei caduti di Lucoli.
Non compare sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”, perché nessuno sapeva della sua morte, neanche l’anagrafe.
3 le medaglie alla memoria del soldato giuliese: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con 3 anni di guerra: 1916/1917/1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria #lucoli #piave



Milano. 75° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Mauthausen. Un saluto di Floriana Maris

75° anniversario della liberazione
del campo di sterminio di Mauthausen.
Un saluto di Floriana Maris

In occasione del 75° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Mauthausen, pubblichiamo un saluto di Floriana Maris, presidente della Fondazione Memoria della Deportazione   Leggi tutto.

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Giulianova. Luigi Di Ilio, la tragica morte del soldato giuliese nel burrone del Monte Pasubio.

di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova il 29 aprile 1895, alle ore 15:00, nella casa posta in Via per Mosciano, dal 36enne Domenico e Assunta Savonelli (in realtà, per un errore di trascrizione, il vero nome della madre era Mariassunta Samuele). Il giorno 30, sarà l’Assessore anziano Apollo Caravelli a trascrivere l’avvenuta nascita alla presenza dei testimoni: il 43enne Domenico Paolone, benestante e Raffaele Del Nunzio, 50enne, proprietario.
Il 19 dicembre 1914, il distretto militare di Teramo lo giudica idoneo al servizio di leva con le seguenti caratteristiche: alto 1,64 e torace 0,86, capelli castani e lisci, occhi cerulei e colorito roseo. Il 12 gennaio 1916 viene chiamato alle armi e il 29 gennaio entra nell’Artiglieria a cavallo. Il 28 maggio arriva in prima linea sul Monte Pasubio, un posto diventato abbastanza tranquillo perché la spinta austriaca si era già affievolita. Il 2 luglio, gli austriaci, iniziarono l’attacco e le prime linee italiane, in alcuni punti, devono arrendersi. Nelle prime settimane di luglio, sul Monte Corno, il battaglione alpino Vicenza perse due famosi eroi del “Pantheon” risorgimentale italiano: il Tenente, Cesare Battisti e il Sottotenente, Fabio Filzi, poi impiccati a Trento dopo sommario processo.
La morte
Il 16 agosto 1916, mentre con il suo reparto della 329° centuria del Reggimento Artiglieria a cavallo “Milano” trasportavano un cannone da 75/27 Mod. 1912, per una tragica fatalità, cadeva in un burrone morendo sul colpo. Aveva 21 anni. Nei giorni successi il corpo venne recuperato e sepolto nel cimitero del 155° reparto di Sanità someggiato – 55^ Sezione Sanità – della 1° Compagnia di Sanità di Torino. La comunicazione ufficiale della sua morte arriverà a Giulianova solo il 28 novembre 1917.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano (cognome D’Ilio) e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
3 le medaglie alla memoria del soldato giuliese: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con 2 anni di guerra: 1916/1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria #cesarebattisti #fabiofilzi #montepasubio



Giulianova. Il Cittadino Governante: vogliamo le dimissioni del Presidente Vasanella

Protocollato questa mattina dal gruppo consiliare del Cittadino Governante un ordine del giorno urgente redatto sulla base del comunicato congiunto diffuso nei giorni scorsi dalle forze democratiche ed antifasciste, con l’ODG si chiedono le dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale Poalo Vasanella.

Al Sindaco Jwan Costantini
Al Presidente del Consiglio Comunale Paolo Vasanella
Ai Consiglieri comunali

ORDINE DEL GIORNO URGENTE
Oggetto:  LE FORZE DEMOCRATICHE E ANTIFASCISTE PRESENTI IN CONSIGLIO COMUNALE, SULLA BASE DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI, CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI GIULIANOVA PAOLO VASANELLA.
Il 25 aprile, ricorre un anniversario importante per il popolo italiano: è la festa della Liberazione che celebra la fine della dittatura fascista e la liberazione dell’Italia dall’occupazione dell’esercito nazista. Una data dal forte valore simbolico che ogni anno viene celebrata con orgoglio dalle Istituzioni e dai Cittadini italiani.
Una ricorrenza felice – nonostante sia collegata a un periodo drammatico della nostra storia – che segna la nascita della Repubblica democratica e antifascista e ci ricorda l’importanza di valori come la fratellanza, la pace, la solidarietà, il senso di identità civile e culturale e, soprattutto, la libertà e la democrazia.
Anche quest’anno il Presidente della Repubblica Mattarella ha reso omaggio ai caduti ed è intervenuto sul tema dichiarando che la Resistenza e la Liberazione costituiscono una “riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale”.  L’ANPI nazionale  ha proposto ai cittadini il canto collettivo di Bella Ciao dalle finestre e via web. Il Cittadino Governante in Città ha promosso una iniziativa unitaria per celebrare il 25 aprile.
Ma nella vita istituzionale di Giulianova – Città dalle nobili tradizioni democratiche e antifasciste, che ha dato i natali a figure storiche della Resistenza e della lotta di Liberazione – in occasione del 25 aprile 2020 sono accaduti fatti davvero sconcertanti: un consigliere comunale di maggioranza ha vilipeso con linguaggio greve il 25 Aprile e poi si è dimesso; l’amministratore unico della Partecipata pubblica Julia Rete, noto esponente della destra giuliese, in un post sul suo profilo facebook ha deriso con toni sprezzanti la Festa della Liberazione e quella del 1° Maggio.
Poi sono arrivate le gravi dichiarazioni esternate a mezzo stampa dal Presidente del Consiglio Comunale di Giulianova Paolo Vasanella in merito alla Festa della Liberazione. In particolare il Presidente Vasanella, ricalcando le posizioni più reazionarie dell’estrema destra italiana, ha fatto affermazioni inaccettabili sotto il profilo della cultura politica democratica – straparlando di odio, onore, e festa delle bandiere rosse – sino ad affermare che: “questa giornata merita un riflessivo silenzio!”. Ogni parola delle sue dichiarazioni ha mostrato, senza veli, un’assoluta lontananza dai principi costituzionali posti a fondamento della nostra Repubblica democratica e antifascista, principi che invece dovrebbero essere convintamente rispettati e valorizzati da tutti coloro che rappresentano le istituzioni.
Proprio in virtù della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla lotta antifascista, Vasanella da libero cittadino può avere le idee che vuole, ma come Presidente del Consiglio Comunale deve essere rispettoso dei principi costituzionali e dell’istituzione che rappresenta visto che tale istituzione è costata il sacrificio di tantissimi democratici appartenenti ad una pluralità di forze politiche antifasciste (comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, liberali, demolaburisti) che hanno combattuto per la libertà e la democrazia. Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Vasanella, secondo il quale la Festa della Liberazione è divisiva, semina odio, discordia e non rappresenta l’intero Paese, offendono profondamente la coscienza democratica della Città di Giulianova.  È  inaccettabile che il rappresentante della massima assise civica, vieppiù usando il proprio ruolo, azzardi un tentativo di rimozione del significato autentico del 25 aprile, data fondativa della  Repubblica Italiana presidiata dalla Costituzione democratica e antifascista.
Quanto accaduto dimostra che il consigliere comunale Paolo Vasanella non è la figura più adatta a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio Comunale a Giulianova. Sottolineiamo che stigmatizzando dette dichiarazioni il direttivo provinciale ANPI di Teramo, con un documento del 27 aprile 2020, ha rivolto un appello “ai democratici che siedono nel Consiglio Comunale di Giulianova di rimuovere dalla carica di Presidente il Vasanella” e in data 5 maggio è stato reso noto un documento unitario di forze democratiche e antifasciste presenti in città che chiedono  le dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale Paolo Vasanella.
Pertanto alla luce dei motivi sovraesposti invitiamo tutti i consiglieri di questo consesso civico a  chiedere le dimissioni dell’attuale Presidente del Consiglio, approvando il seguente ORDINE DEL GIORNO:  Il Sindaco e i Consiglieri Comunali di Giulianova chiedono le dimissioni di Paolo Vasanella dalla carica di Presidente del Consiglio e pongono in essere quanto necessario per la sua sostituzione.

Giulianova 8 maggio 2020

Gruppo Consiliare IL CITTADINO GOVERNANTE




Giulianova. Giulio Sistilli, il fante morto a Rutasce (Altipiano Bainsizza) – Slovenia

di Walter De Berardinis*
Nasce il 6 gennaio 1887, alle ore 10:30, nella casa posta in Via Provinciale, al civico 22, dal 26enne Paolo e Splendora D’Andrea. Il giorno stesso verrà registrato da Giuseppe De Martiis, Assessore anziano, alla presenza dei due testimoni: Camillo Falini, 63enne, servente e Girolamo De Benedictiis, 40enne, anche lui servente. Giovanissimo parte per l’America.
Il 19 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di leva, tramite il Consolato Italiano di New York, dove firma anche l’atto di sottomissione alla Patria. Il 19 ottobre viene chiamato al servizio ma non si presenta perché all’estero e il 29 ottobre ottiene un ulteriore proroga per rientrare in Italia fino al 31 marzo. Non avendo ottemperato alla chiamata, gli vengono concessi altri mesi fino al 30 settembre. Allo scadere della proroga viene denunciato per diserzione al Tribunale Militare di Ancona. Il 6 ottobre, giunto dall’America, si costituisce al distretto militare di Teramo e il 9 ottobre entra nel 93° Reggimento di Fanteria –Brigata Messina. Per tale comportamento, il distretto militare di Teramo, sarà costretto a ritardare la partenza del fratello Nicola. Il 31 ottobre, la commissione d’inchiesta, proscioglie il fante e il 10 novembre è destinato al 44° Reggimento Fanteria – Brigata Forlì. Il 15 maggio diventa Caporale e il 20 dicembre viene congedato al distretto militare di Teramo nel Reggimento Genova. Il 14 agosto 1911 viene chiamato per istruzione e il 10 dicembre viene congedato.
Il 4 gennaio 1913, a Giulianova, si unisce in matrimonio con la coetanea, Maria Carmina Iaconi, figlia di Francesco e Splendora Buonpadre; alla presenza dell’Assessore, Gaetano Capone Braga e dei due testimoni: Giuseppe Di Giuliano, 53enne, servente e Luigi Bellantese, 33enne, Guardia Municipale.
Il 31 luglio 1915, all’indomani dello scoppio della 1° Guerra Mondiale, viene richiamato alle armi e il 7 agosto entra nel 17° Reggimento Fanteria – Brigata “Acqui”. Il 25 maggio 1916 arriva in prima linea e il 31 maggio viene inquadrato nel 70° Reggimento Fanteria – Brigata Ancona. Il fante giuliese si ritrova nel bel mezzo della “Strafexpedition” austroungarica, dove il nemico occupa: Costa d’Agram e Monte Maronia. Nel giugno dello stesso anno, la Brigata, tenta di riguadagnare terreno, nel settore Pasubio – forte Valmorbia, contribuendo alla ripresa del Monte Trappola. Il 1 agosto viene nominato Caporal Maggiore. Il 15 settembre, a seguito di alcune ferite in combattimento, viene portato nelle retrovie per essere curato. Il 1 dicembre rientra in prima linea con il 127° Reggimento Fanteria – Brigata Firenze – 3° Compagnia. Agli inizi del 1917, in alternanza con la Brigata Avellino, vengono presidiati le posizioni di Zagora. Il 12 maggio inizia la 10° battaglia dell’Isonzo, con l’obiettivo di prendere i Monti Kuk e Vodice, poi conquistati al costo di 1800 uomini. Dal 17 al 31 agosto, avviene l’attacco alla Bainsizza – Valle del torrente Rohot. In questa battaglia prese parte un famoso volontario, il pittore e scrittore, Ardengo Soffici; quei terribili e gloriosi giorni del mese di agosto del 1917 furono poi trascritti nel libro “Kobilek” – giornale di battaglia
La morte
Il 21 agosto 1917, alle ore 16:00, a Rutasce (Altipiano della Bainsizza), durante l’ennesimo combattimento, moriva il Caporal Maggiore, Giulio Sistilli, poi sepolto nel Vallone del Rohot. La sua morte uffciale venne comunicata il 30 dicembre 1917 a Giulianova. Aveva 30 anni.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
3 le medaglie alla memoria del soldato giuliese: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con 3 anni di guerra: 1915, 1916, 1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #primaguerramondiale #giulianova #unitiperlapatria #bainsizza #ardengosoffici



Giulianova. Amerigo Cristofaro Giulio Senatore, il Sottotenente morto in Albania.

di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova il 21 maggio 1888, alle ore 02:30, nella casa posta in Via Marina, al civico 46, dal 33enne Salvatore, impiegato ferroviario e Splendora Beccaceci. Il 23 maggio sarà il Sindaco Francesco Ciafardoni a registrare il nominativo del nascituro alla presenza dei due testimoni: Raffaele Del Nunzio, 42enne, e Emidio Paolone, 35 anni, entrambi benestanti. La coppia avrà un altro figlio, Renato (1898 / 1918, anche lui morto in guerra a Fossalta di Piave ). La coppia, per motivi lavorativi, si trasferirà prima nel beneventano e poi a Brindisi.
Il 13 aprile 1908 viene chiamato a visita di leva dal distretto militare di Teramo, ma non si presenta e viene denunciato al Tribunale Militare di Ancona per diserzione. Solo il 10 luglio verrà archiviata la denuncia a suo carico perché giustificato da una nota del distretto militare di Benevento.
In realtà, Amerigo, era già partito il 31 gennaio 1907 quando entra volontario nell’11 compagnia di sussistenza come allievo ufficiale contabile per la classe 1886. Il 31 maggio diventa Caporale, il 31 ottobre Sergente e il 1 marzo 1908 viene inviato in licenza illimitata in attesa di nominarlo Sottotenente. Il 29 aprile, in forza al distretto militare di Benevento, viene destinato al deposito dell’81° Reggimento Fanteria – Brigata Torino, non giunge perché il 1 maggio si ammala. Rientrato il 15 maggio come Sottotenente di prima nomina e il 12 settembre di ammala di nuovo. Il 12 ottobre rientra e il 29 dicembre si ripresenta la malattia. Il 12 gennaio 1909 rientra al corpo e il 21 marzo viene congedato nel distretto di Napoli e successivamente, d’ufficio, a Benevento. Il 17 ottobre 1911 si sposta a Torino e il 17 dicembre 1912 a Milano. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene destinato, il 1 dicembre 1915, al “Corpo speciale italiano d’Albania”. Sbarcato a Durazzo, seguirà i movimenti delle truppe delle Brigate “Savona” e “Verona”, nella 156° Sezione di Sussistenza.
La morte
Il 6 settembre 1918, alle 7:00, forse per il riacutizzarsi della malattia, morirà nell’ospedaletto da campo 320 (50 posti letto, della 1ª compagnia di Sanità di Torino) a Delvino in Albania (sud), dove verrà sepolto. Aveva 30 anni. Sarà il Tenente Gualtiero Piccini a trascrivere l’atto di morte alla presenza dei testimoni: il Tenente cappellano militare, Don Gaetano Giovenzano; il Tenente farmacista, dott. Giuseppe Orizio; il Capitano medico e direttore dell’ospedale, dott. Francesco Carmio; e il dott. Luigi Armeti. La comunicazione ufficiale della sua morte arriverà a Giulianova il 12 dicembre 1918. Per la famiglia Senatore sarà il secondo figlio perso in guerra, il 19 giugno 1918, tre mesi prima, a Fossalta di Piave perdeva la vita il più giovane della famiglia all’età di 20 anni.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
Recentemente, il collega di Brindisi, Roberto Piliego, sul sito www.brindisireport.it , ha ricordato entrambi i fratelli Senatore perché residenti nella città pugliese.
3 le medaglie alla memoria dell’ufficiale giuliese: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con 4 anni di guerra: 1915, 1916, 1917, 1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #benevento #primaguerramondiale #brindisi #giulianova



Giulianova. Renato Senatore, il Sottotenente Medaglia d’Argento al Valor Militare a Fossalta di Piave

di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova il 26 aprile 1898, alle ore 10:00, nella casa posta in Via Marina, dal 42enne Salvatore, impiegato ferroviario e Splendora Beccaceci. Il 30 aprile sarà l’Assessore Apollo Caravelli a registrare il nominativo del nascituro alla presenza dei due testimoni: il 56enne Alessandro Paolini, proprietario e il 36enne Carlo Santalucia, negoziante. La coppia avrà un altro figlio, Amerigo (1888), di cui racconterò la storia domani. La coppia, per motivi lavorativi, si trasferirà a Brindisi nel primo decennio del 1900.
Il 20 febbraio 1917, tramite la visita di leva nel distretto militare di Brindisi, viene giudicato idoneo al servizio con delega del distretto militare di Teramo con le seguenti caratteristiche: alto 1,80 e 0,94 di torace, capelli castani e lisci, naso greco e mento ovale, occhi neri e colorito bruno, dentatura sana e di professione studente. Prima di partire per il fronte, il 28 febbraio, viene messo in congedo illimitato provvisorio in attesa dell’apertura dei corsi per allievo ufficiale di complemento e il 22 aprile parte come aspirante ufficiale nella scuola militare di Caserta (il mese prima, da questa scuola, era uscito l’altro ufficiale giuliese, Fernando Leone). Il 3 ottobre viene destinato al 68° Reggimento Fanteria – Brigata “Palermo” e il 31 ottobre nel 58° Reggimento Fanteria – Brigata “Abruzzi”, già decimata dalla rotta di caporetto. Il 1 novembre si trova in prima linea. Il 3 novembre avanza fino a San Donà di Piave e il 5 a camposampiero. Il 5 dicembre a Col della Berretta dove iniziano i duri combattimenti dall’11 al 13 dicembre, sarà una carneficina, la Brigata perderà 2200 uomini tra morti, feriti e prigionieri, perdendo anche le posizioni conquistate giorni prima. Il 14, la Brigata, duramente provata, viene inviata a Bassano e Romano alto per riposarsi e riorganizzarsi. All’inizio del 1918, il Sottotenente, viene di nuovo spostato e inviato al 231° Reggimento Fanteria – Brigata “Avellino” I Battaglione, in località Fossalta del Piave. L’anno scorre relativamente tranquillo, in entrambi gli schieramenti, per la normale amministrazione e qualche scaramuccia fino alla metà di giugno. Nella famosa Battaglia del Solstizio, così chiamata da Gabriele D’Annunzio – in realtà la 2° del Piave – gli austroungarici tentarono di sfondare la linea per dilagare nella pianura padana.
La morte
Il 18 giugno 1918, alle ore 20,00, in località Scolo Palumbo di Fossalta di Piave, veniva colpito al petto da proiettili di mitragliatrice nel tentativo di respingere il nemico. Aveva solo 20 anni. Nello stesso luogo della morte operava un giovane autista della Croce Rossa Americana, Ernest Hemingway. Sarà il Tenente Lazzaro Cresseri a redigere il verbale di morte alla presenza dei testimoni: Tenente Ciralli, soldato Amedeo Puccetti, Tenente Rossi, dott. Palmieri e il Comandante del Reggimento, il Colonnello Angelo Pau. Fu sepolto nel cimitero di Fossalta. Per i motivi fin qui descritti gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Senatore Renato, da Giulianova (Teramo), Sottotenente di complemento del 231° reggimento fanteria – essendo stato accerchiata la sua compagnia da forze preponderanti e fulminata alle spalle da intensi fuochi di mitragliatrici e fuciliera, conduceva i suoi a furioso assalto alla baionetta, riuscendo a scompigliare e a ricacciare il nemico il quale, fuggendo, con una ultima scarica lo colpiva a morte – medio Piave (Fossalta). 19 giugno 1918. La comunicazione di morte arrivò a Giulianova il 14 ottobre 1918.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
Recentemente, il collega di Brindisi, Roberto Piliego, sul sito www.brindisireport.it , ha ricordato entrambi i fratelli Senatore perché residenti nella città pugliese.
4 le medaglie alla memoria dell’ufficiale giuliese: Medaglia d’Argento al Valor Miliatre, Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con due anni di guerra 1917/1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #unitiperlapatria #brigataavellino #primaguerramondiale #brindisi #giulianova



Pescara. Brigata Maiella: In onda domani su Rai3 l’intervista di Gad Lerner a Gilberto Malvestuto

 

 

Arrivato lo scorso 26 febbraio a Sulmona con la sua équipe, Gad Lerner ha incontrato Gilberto Malvestito, ultimo ufficiale in vita del Gruppo patrioti della Maiella. I due si sono a lungo intrattenuti in un’intervista che è stata selezionata per essere trasmessa nel programma “la Scelta – i partigiani raccontano”, uno speciale dedicato alla Memoria dei Partigiani italiani, curato, in occasione del 75° Anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, dal noto giornalista e conduttore televisivo.

Gilberto Malvestuto, lucidissimo 99enne, ha ripercorso il ruolo avuto nella Brigata Maiella dall’adesione a Sulmona, fino all’ottenimento della Medaglia d’Oro alla Bandiera, conferita proprio nella sua città natale, il 14 novembre 1963 dall’allora Ministro alla Difesa Giulio Andreotti.

La Fondazione Brigata Maiella racconta in anteprima alcuni passaggi estratti dall’intervista che andrà in onda integralmente il 6 maggio 2020 dalle ore 20.30 su Rai Tre.

 

Malvestuto: Mi chiamo Gilberto Malvestuto, sono nato a Sulmona il 17 aprile 1921. Era di domenica e nevicava, stando al racconto di mia madre. Frequentai le magistrali a Sulmona e lì ebbi il piacere di conoscere la mia futura moglie, Leda Comitis. Nella Brigata Maiella comandavo la sezione mitraglieri: una sezione importante, che fu determinante per la nostra avanzata”.

 

Lerner: Aveva un nome di battaglia?

Malvestuto: (Si schernisce) Erano l’ambizione di qualcuno, che aveva bisogno di farsi vedere. Noi rifuggivamo certi metodi.

 

Lerner: Chi era il fondatore e comandante della Brigata Maiella?

Malvestuto: A Torricella Peligna nacque Ettore Troilo nel 1898, fu lui a fondare il primo nucleo della Brigata Maiella, mentre a Montenerodomo c’era un altro Troilo, un omonimo, ma non parente. Ettore era il politico, mentre il militare era Domenico. Era un eroe, un uomo valorosissimo. Quando unirono le forze e passarono a Sulmona li conoscemmo e in seguito confluimmo in massa alla Brigata.

 

Lerner: l’VIII Armata britannica vi hanno aggregato, vi hanno riconosciuti come facenti parte del loro esercito. È un fatto eccezionale! (Lerner ha insistito molto sull’eccezionalità del riconoscimento ottenuto dagli Alleati). Prima ed unica eccezione, ripetuta successivamente solo per la XXVIII Brigata Garibaldi guidata da Arrigo Boldrini.

Malvestuto: Eravamo dei valorosi. Anche il Luogotenente ci chiese di unirci all’esercito e ci propose il passaggio in blocco, promettendoci di riconoscere tutti i nostri gradi, ma noi eravamo repubblicani.

 

Lerner: Nel giugno del 1944 sareste state liberi? Perché avete voluto continuare la guerra per andare verso Nord? È l’altra eccezione, il caso raro, che rende il carattere costitutivo della formazione abruzzese.

 

Malvestuto: Sì è vero, da noi la guerra era finita, ma l’ufficiale della Maiella Claudio Di Girolamo invitò tutti gli ufficiali della Valle Peligna a partire per recarsi a Recanati dove avrebbero potuto proseguire la lotta contro i nazi-fascisti, contro il nemico. E difatti noi ci unimmo ai “vecchi” della Maiella, formando con loro un Gruppo molto saldo. Eravamo una nazione in guerra contro i tedeschi. La nostra ambizione era di andare in soccorso dei  “Fratelli del Nord”. Ettore Troilo ci aveva lanciato questa ambizione: proseguire dalla nostra montagna per aiutare i fratelli del Nord e infatti in seguito diventerà prefetto di Milano.

 

Lerner: Che rapporto avevate con polacchi ed inglesi?

Malvestuto: Ottimo. Quando ci furono i funerali di Anders, a Salerno, fummo invitati a partecipare ufficialmente come rappresentanti della Brigata Maiella. Lungo la fascia adriatica fummo sempre insieme, abbiamo combattuto fianco a fianco nel V Corpo Britannico e nel II Corpo Polacco nell’ambito dell’VIII Armata.

 

Lerner: Mi parli degli scontri che ha vissuto.

Malvestuto: alle porte di Bologna, negli scontri nella zona del Senio, avemmo una feroce battaglia a Brisighella. Noi la liberammo, sì voglio dire liberare (non occupare) perché occupare significa prendere qualcosa che non è tuo. Invece noi la liberammo perché volevamo restituirgli l’indipendenza. Lì combattei in prima linea coi mitraglieri. Poi si avanzò di nuovo il 19 dicembre a Monte Mauro, dove morì Mario Tradardi, un giudice del Tribunale dell’Aquila che si era arruolato sotto mentite spoglie.

 

Lerner: Mi lascia il suo ricorso del 21 aprile 1945, quando siete arrivati a Bologna con i ragazzi del II Corpo polacco di Anders?.
Malvestuto:
Ne ho un ricordo entusiasmante, perché appena avvicinatici a Bologna, appena messo piede su Via Nazionale la folla si accalcò e ci abbracciò letteralmente. Lì ero stato allievo carrista solo due anni prima. Quell’alba del 21 aprile, tra la folla, una ragazza mi venne incontro e cingendomi mi disse: “Grazie Tenete!”. Chiaramente io pensavo sempre alla mia ragazza, poi diventata mia moglie.