Giulianova. Gilberto Barretta, il Sottotenente medico morto a Bologna nel 1917

di Walter De Berardinis*
Gilberto Ulderico Amilcare Barretta, il Tenente Medico morto a Bologna.
Nasce a Giulianova il 4 luglio 1882, alle ore 18:30, nella casa posta in Piazza Belvedere, al civico 2, dal 22enne Nicola e Chiara Valentini (figlio di Antonio (1838/1891), negoziante. Questa famiglia arrivò a Giulianova nella seconda metà dell’800 con il nonno Antonio Barretta, originari di Frasso Telesino nel beneventano e sua moglie Michelina Renzi). L’8 luglio sarà l’Assessore Francesco Acquaviva d’Aragona a registrare il bambino alla presenza dei due testimoni: Ettore Marabotti, 29enne, Brigadiere dei Reali Carabinieri e Girolamo De Benedictiis, 33enne, guardia municipale. La coppia aveva anche un altro figlio, Antonio (Giulianova, 15 febbraio 1886 / Giulianova, 8 settembre 1943 – sposato nel 1912 a Notaresco con Anna De Lucia, anche lui negoziante di generi vari insieme alla moglie di cui si ricorda la produzione in serie, in “concorrenza” con il tipografo Francesco Pedicone, delle famose cartoline su Giulianova).
Il 13 ottobre 1902 viene giudicato idoneo al servizio di leva in 3° categoria con le seguenti caratteristiche: alto 1,75 e colorito roseo, capelli castani e lisci, occhi castani e dentatura sana, di professione studente sa leggere e scrivere. Il 4 luglio 1908, al compimento del suo 26° compleanno, si laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna con una tesi sulla malattia etiologia – sintomatologia – patogenesi. Probabilmente, durante i soggiorni nella città emiliana, conosce la coetanea e benestante, Enrica Franceschelli, nata a Conselice (Ravenna), figlia di Leo e Maria Sarti, sua futura moglie. L’8 maggio 1909, essendo laureato in medicina e chirurgia, viene destinato alla 7° (VII) Compagnia di Sanità Militare. A Bologna, dove era tirocinante, si unirà in matrimonio il 2 luglio 1910, alle ore 21,00 – purtroppo senza la presenza di entrambi i padri, scomparsi prematuramente (Nicola Barretta era morto a Giulianova all’età di 38 anni nel 1889). Il lieto evento sarà celebrato nel comune bolognese dall’Assessore, Cav. Luigi Romagnoli e dalla presenza dei due testimoni: Alfonso Trombetti, 44enne, impiegato e dalla sorella della sposa, Gilda Franceschelli, 29enne, possidente. Il 30 maggio 1915, all’indomani della dichiarazione di guerra, è assegnato come Sottotenente medico alla Milizia Territoriale presso la direzione sanità di Ancona e il 7 giugno giunge all’ospedale militare di Ancona. l’8 luglio diventa Tenente con decreto Luogotenenziale e il 20 settembre viene destinato all’Ospedale militare contumaciale di Pordenone. Il 13 febbraio 1917 viene trasferito all’ospedale militare di Latisano (Udine), presso la direzione di sanità della 3° Armata. Probabilmente, per malattia, il Tenente Barretta, il 25 marzo tornerà a Bologna per essere ricoverato nell’ospedale militare. Il 4 aprile 1917, all’età di 34 anni, si spegneva per malattia la breve esistenza del medico giuliese. Lascerà la moglie, Enrica Franceschelli e l’unica figlia.
La salma oggi è custodita nel Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra nel cimitero della Certosa (Chiostro VI). Raccoglie i resti di circa 3.000 soldati di Bologna e del resto d’Italia, morti negli ospedali di riserva della città. Qui si trovano anche le spoglie del martire risorgimentale, Ugo Bassi. Barretta è ricordato anche nel Lapidario della Basilica di Santo Stefano. Le lapidi sono 64 e portano incisi i 2536 nomi dei caduti bolognesi. Furono inaugurate da Re Vittorio Emanuele III il 12 giugno 1925 e nel decennale della vittoria, 12 giugno 1928, dalla Regina Elena.
Purtroppo, il comune di Giulianova, non avendo all’epoca ricevuto la comunicazione ufficiale della morte, non segnalò il caduto all’albo nazionale, ma lo fece Bologna ed infatti risulta nativo proprio della città emiliana, sull’albo d’oro non viene citata Giulianova. Neanche la lapide dei caduti del Duomo di San Flaviano reca il nome dello sfortunato medico giuliese. Dobbiamo ringraziare Francesco Manocchia che, nel pubblicare il suo libro “I salmi della patria”, ricordò Gilberto Barretta.
3 le medaglie alla memoria: guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con tre anni di guerra 1915/1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. #unitiperlapatria #giulianova #primaguerramondiale #bologna #sanitamilitare
In questo di mese di maggio, era prevista la commemorazione con la Croce Rossa e i Corpi Sanitari di Giulianova.
*ricercatore storico dei caduti della 1° guerra mondiale
Per il caduto qui citato siamo alla ricerca della foto o dei familiari a Bologna
walterdeberartdinis@gmail.com



Giulianova. 4 ottobre 1943, quei manifesti carichi di vendetta

di Elso Simone Serpentini*
DOCUMENTI STORICI. 4 ottobre 1943. Il Capitano Comandante della Compagnia Carabinieri di Giulianova, Giuseppe Vannucchi relaziona sul rinvenimento a GIULIANOVA di due manifestini scritti a macchina che portano il titolo “BANDO PER GLI SPECULATORI”, che seguitano con cinismo ad accumulare denaro succhiando il sangue dei lavoratori e degli impiegati. (Documento conservato nell’Archivio di Stato di Teramo)
* Docente e Scrittore
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Tu, Luca De Leonardis e altri 2
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Giulianova. Baldassarre Giuseppe Luigi Nicola de Müller e la città adriatica

GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 50.
di Sandro Galantini*
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Il 25 novembre 1872, il giorno dopo la festa del protettore San Flaviano, nella chiesa madre di Giulianova si univano in matrimonio il 41enne Baldassarre Giuseppe Luigi Nicola de Müller e la 33enne Dorilla Fanny Francesca Caravelli.
Due sposi dal nome particolare e, secondo le consuetudini del tempo, non giovanissimi ma entrambi appartenenti a famiglie di ceto assai elevato.
Lei, benestante proprietaria terriera giuliese, era infatti la figlia del medico Celio Caravelli, a sua volta figlio del celebre omeopata Eusebio, e di Rachele Rozzi, figlia del giudice Bartolomeo fratello del più noto naturalista Ignazio.
Lui, nato a Napoli il 17 febbraio 1831, era figlio del barone Tobia Antonio, di famiglia svizzera originaria di Friburgo, e di Caterina Savarese, benestante del luogo.
Il matrimonio di Baldassarre e Dorilla, andati a vivere in una casa di via Porta Marina dove sarebbe nata nel 1875 la prima figlia Caterina e quattro anni dopo la secondogenita Nelly, suggellava il legame tra due famiglie in vista reso ancor più solido dai trascorsi di Celio Caravelli e Baldassarre.
Il primo, antiborbonico al pari del padre Eusebio (benché questi fosse stato non poco beneficiato da Leopoldo, fratello del re delle Due Sicilie), negli ultimi anni che avevano preceduto l’Unità aveva svolto attività cospirativa rimanendo però sempre indenne da denunce, processi e condanne.
Il secondo, militare di carriera, come molti suoi colleghi ufficiali si era convertito agli ideali unitari assai tardivamente, fiutando il cambiamento ormai imminente. Ed anche se non si era dimostrato un perfetto voltagabbana come il generale Luigi De Benedictis, che da comandante in armi dell’Abruzzo si era già venduto ai piemontesi mentre dal quartier generale di Giulianova guidava le truppe borboniche schierate ai confini abruzzesi del Regno, certo aveva rapidamente dimenticato il giuramento d’onore a Francesco II di Borbone.
Ancora nel 1859 a Caserta, dove da primo tenente dei granatieri inquadrato nel 2° Reggimento svizzero delle Due Sicilie godeva della stima dei suoi superiori per lo zelo che oltretutto gli aveva fruttato quattro ricompense, Baldassarre era stato poi trasferito a Teramo, dimostrando peraltro indubbie capacità di cartografo. A lui si deve infatti la pianta di Teramo pubblicata da Fausto Eugeni nel suo bel libro Atlante storico della città di Teramo.
Quella pianta era stata approntata nel 1860, prima probabilmente che il tenente de Müller, al pari di tutti i suoi commilitoni del XII Cacciatori dell’esercito borbonico, si convertisse alla causa italiana passando armi e bagagli, nel settembre di quell’anno, nella neonata 1^ Compagnia del I Battaglione Cacciatori del Gran Sasso agli ordini di Savino Tripoti.
Il 25 aprile 1861 Baldassarre, forse l’unico ufficiale proveniente dai corpi svizzeri ad essere passato nei ruoli dell’esercito italiano, diveniva capitano. E con decreto del 1 agosto 1862 veniva insignito della medaglia d’argento al valor militare per aver preso parte attiva alle operazioni contro il brigantaggio. Quindi, il 9 luglio 1869, veniva promosso al grado di maggiore divenendo capo di Stato maggiore del generale Pallavicini.
Il matrimonio e la vita giuliese, allietata dalla nascita delle due figlie, avevano dunque rappresentato per Baldassarre de Müller il degno coronamento di un’esistenza ricca di gratificazioni. Ma il destino aveva in serbo per lui momenti di grande dolore.
Il 26 ottobre del 1887, quando con la sua famiglia aveva lasciato da tempo Giulianova per Napoli e allorché usciva il suo libro Gli ultimi fatti d’Africa, Baldassarre perdeva la moglie Dorilla Fanny.
E lui stesso, autore di un secondo volume sul brigantaggio e risposatosi nel 1892 con Carola Carmela Rosa Quaranta, napoletana ma di famiglia latifondista originaria di Cava de’ Tirreni, cessava di vivere il 4 aprile 1904.
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*Storico e Giornalista



Giulianova. Romolo Trifoni, il Sottotenente morto sul Monte Roccolo (Altipiano di Asiago)

Romolo Sabatino Davide Trifoni, il Sottotenente giuliese morto sul Monte Roccolo.

La famiglia di Giustino Trifoni

 

Nasce il 27 luglio 1895, alle ore 17,30, nella casa posta in Via Provinciale, dal 32enne Giustino Trifoni, proprietario e Adelina Iannetti; il 30 luglio viene registrato all’anagrafe dall’Assessore Apollo Caravelli e dai due testimoni: il 43enne, Emidio Paolone e il 43enne, Tiberio Orsini, entrambi proprietari.
Il 7 gennaio 1915 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 12 gennaio viene ammesso alla richiesta di ritardare la partenza. Già residente a Roma con la famiglia, il 1 giugno, all’indomani dello scoppio della 1° Guerra Mondiale, viene chiamato alle armi e il 2 giugno viene inquadrato nell’81° Reggimento Fanteria – Brigata “Torino”, mentre il 7 luglio viene destinato al 60° Reggimento Fanteria – Brigata “Calabria”.

Foto Walter De Berardinis per giulianovanews.it

L’11 settembre viene ammesso al 2° corso accelerato per Ufficiale di Complemento nella scuola Militare di Modena e il 12 novembre viene nominato Sottotenente per l’arma di Fanteria, destinato al 41° Reggimento Fanteria – Brigata “Modena”. Il 22 novembre arriva in prima linea, partecipando alla 4° Battaglia dell’Isonzo (10 novembre / 5 dicembre) a quota 1.360 – Mrzli. Il 1916 rimane relativamente tranquillo (il 16 maggio Trifoni farà il giuramento alla bandiera a Sleme) nei settori di competenza: Sleme, Monte Vodil e Dolje, tranne a giugno quando inizia la “Strafexpedition” degli austriaci in Val Canaglia. Nonostante l’avanzata del nemico, la Modena, riesce verso la metà del mese ad arginare l’offensiva. Il 27 giugno viene destinato all’87° Reggimento Fanteria – Brigata “Friuli”, rimanendo in linea, saranno i suoi ultimi tre giorni di vita.
La morte.
Dislocati in Val Frenzela, nell’altipiano di Asiago, attaccano e difendono: Monte Catz, Monte Mosciagh, Monte Zebio e Monte Roccolo. Il 30 giugno, sul Monte Roccolo (altra fonte Monte Mosciagh), Romolo Trifoni dava la carica ai suoi uomini per attaccare una posizione nemica, ma una pallottola gli penetrava l’addome, facendolo stramazzare a terra. Aveva solo 20 anni. Successivamente, recuperato il corpo, verrà sepolto in località “Case Leushe” (altipiano di Asiago). Sarà il Sottotenente medico Guido Rossetti (originario di Chieti), a trascrivere l’atto di morte nel registro dello stato civile del Reggimento alla presenza dei testimoni: il Capitano Medico, Giovanni Piccinini; il portaferiti, Lupo Di Blasio; il fante, Domenico Muco e il Comandante del Reggimento, il Colonnello Ettore Buzio (dopo la guerra sarà nominato Generale di Divisione di Fanteria). A Giulianova, Il 10 ottobre 1916, arriverà la notizia ufficiale della morte del giovane giuliese.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano, nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria” e sugli alberi dell’ingresso al cimitero comunale, Viale delle Rimembranze.
3 le medaglie alla memoria del fante giuliese: guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con un solo anno di guerra 1915/1916; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918. Anche se il suo ruolino militare risulta incompleto.
Il suo nome compare anche nel Lapidario ai caduti dell’Accademia Militare di Modena – cortile del Palazzo Ducale di Modena.

 

La famiglia di Giustino Trifoni

 

Segnalo queste due note importanti su Trifoni:

1) “Nell’estate del 1935 compare un singolare numero unico edito dal Nucleo Universitario Fascista “Romolo Trifoni” di Giulianova: “Il Goliardo”. Diretto da Ivanhoe Zechini e stampato dalle Arti Grafiche Braga, “Il Goliardo” raccoglie un gruppo di studenti «cresciuti nell’atmosfera ideale della Rivoluzione» posseduti da una «giovinezza allegra, non deviata mai dalla serietà, e il senso del dovere spinto all’estremo sacrificio», come si legge nell’articolo di presentazione dal non casuale titolo Clima ardente” (Sandro Galantini in “La stampa periodica a Giulianova dall’età giolittiana al Ventennio”, saggio storico pubblicato sulla rivista storica “Madonna dello Splendore” n° 20 del 22 Aprile 2001)

2) Secondo il racconto del compianto Domenico Trifoni, pubblicato nel libro “Dieci favole vere” edito nel 2007, con prefazione dello storico Sandro Galantini e la postfazione di Padre Serafino Colangeli, Trifoni partecipò al soccorso e recupero dei terremotati di Avezzano (purtroppo, nell’Archivio di Stato di Teramo e nell’Archivio nazionale di Roma, dove sono depositati i fogli matricolari degli ufficiali, non ho trovato traccia). Sempre nel libro, vengono citati i funerali nel Duomo di San Flaviano dopo aver recuperato la salma ad Asiago (nell’archivio parrocchiale del Duomo non c’è traccia della funzione religiosa).

Romolo Trifoni
Romolo Trifoni

RINGRAZIO LA FAMIGLIA TRIFONI PER AVERMI CONCESSO L’USO DELLE FOTO DELL’UFFICIALE DI FANTERIA.
Il legame della mia famiglia “De Berardinis” con i “Trifoni” risale al 1924, quando arrivammo in Contrada Campocelletti di Colleranesco. Inoltre, ricordo bene, l’amicizia fraterna tra mio padre Carlo e Don Romolo Trifoni (altro Romolo).



Giulianova. Giovanni De Berardinis, mio nonno

Artiglierie Giovanni De Berardinis, mio nonno paterno, del 3° Reggimento Artiglieria Costa nel settembre 1917, poi con il 10° Reggimento Artiglieria Fortezza, 11° compagnia, 57° batteria assedio a Pola fino 1 marzo 1920. Croce al Merito di Guerra conferita dal Comando in Capo della Piazza Marittima di Pola, il Vice-Ammiraglio Umberto Cagni. Il 26 gennaio 1919 partecipò al funerale dell’irredentista, patriota e Comandante marittimo, Nazario Sauro, riesumato l’11 gennaio e sepolto nel cimitero di Marina di San Policarpo a Pola. #unitiperlapatria



Giulianova. Aldo De Berardinis, fratello di mio padre Carlo

Artigliere Aldo De Berardinis, fratello di mio padre Carlo. Il 31 gennaio 1942 è arruolato nel 10° Reggimento Artiglieria; il 12 settembre 1942 parte per il fronte greco; Il 20 settembre 1942 viene inquadrato nel 2° Reggimento Artiglieria contraerea ad Atene. Catturato dai tedeschi, dopo l’8 settembre 1943, viene condotto nei campi di prigionia tedeschi come I.M.I. – Internati Militari Italiani. Liberato dagli alleati l’8 maggio del 1945, verrà trattenuto dagli angloamericani fino al 2 luglio 1945, per poi ritornare in patria con mezzi di fortuna. #unitiperlapatria



Mosciano. Giovanni Toscani, fratello di mio nonno Andrea

Giovanni Toscani (era il 2° di 10 figli), fratello di mio nonno materno Andrea. Nasce a Mosciano Sant’Angelo il 30 dicembre 1885 in Contrada Calgiano (lungo la strada da Colle Santa Maria al Convento). Nel 1903 e fino al 1906, viene arruolato nel Corpo Reale Equipaggi della Marina Militare. Il 21 novembre 1910 parte da Napoli per arrivare a New York il 7 dicembre con destinazione finale Philadelphia. Si sposa con Maria Donata Sabatini nel 1916 (nata a Bomba il 24 marzo 1888 – morta nel 1971), non avranno figli; nel 1918 chiede la cittadinanza americana insieme alla moglie; nel 1921 inizia la pratica di naturalizzazione americana; nel 1924 ottengono il passaporto USA. Muore il 4 febbraio 1937 all’età di 51 anni a Philadelfia per broncopolmonite, oggi è sepolto nel “Holy Cross Cemetery”, nella città di Yeadon, contea Delaware, stato della Pennsylvania (USA), insieme alla moglie. #unitiperlapatria



Mosciano. Manfredo Toscani, fratello di mio nonno Andrea

Manfredo Toscani (era il 10° di 10 figli), fratello di mio nonno materno Andrea. Nasce a Mosciano Sant’Angelo il 6 gennaio 1907 in Contrada “Pozzo di Riccio” (lungo la strada che collega Colle Santa Maria al Convento), da Antonio (Giulianova, 19 gennaio 1864 / Mosciano, 6 ottobre 1950) e Filomena Umili (Mosciano, 27 aprile 1884 / Mosciano, 11 settembre 1927). Il 14 dicembre 1926 viene giudicato idoneo dal distretto militare di Teramo e rinviato per aver un fratello sotto le armi. Il 29 aprile 1927 viene chiamato ad assolvere gli obblighi di leva con l’11° Reggimento Fanteria “Casale” e congedato il 4 settembre 1928, con la qualifica di “tiratore scelto fucile”; l’11 settembre 1927 muore la madre (43 anni), Filomena Umili, indosserà la fascia nera al braccio in segno di lutto per tutta la durata del servizio militare. L’8 ottobre 1936 si unisce in matrimonio con Santa Verni (1 novembre 1911 / 9 giugno 1990), nasceranno 4 figlie: Maria Giannina (1937), Filomena Elvezia (1939), Delfina (1941) e Adalgisa (1943). Il 14 dicembre 1942, durante le fasi concitate della 2° Guerra Mondiale, viene mobilitato (la moglie aspettava la 4° figlia) con il 48° Reggimento Fanteria “Ferrara”, con destinazione il fronte balcanico: Grecia e Montenegro, ma per esigenze logistiche dirottato in Sicilia con il 448° Battaglione Costiero a difesa dell’isola. Durante lo sbarco in Sicilia degli angloamericani (chiamata operazione Husky, 9 luglio / 17 agosto 1943) e i successivi combattimenti sull’isola, Manfredo verrà catturato il 25 luglio 1943 (il 21 luglio era nata la 4° figlia, Adalgisa) dagli uomini della 7a Armata statunitense comandata dal Generale George Smith Patton. Gli angloamericani, conquistata l’intera Sicilia, il 19 agosto lo trasferiranno in un campo di concentramento in Tunisia e successivamente in Algeria. Il 6 gennaio 1945, come ex prigioniero di guerra, rientra in patria con destinazione Livorno e viene inquadrato con il 7145° Battaglione lavoratori sotto controllo degli alleati. Solo il 1 luglio viene riconsegnato, come militare libero, all’Esercito Italiano e il 23 luglio rientra a Mosciano Sant’Angelo. Muore il 1 aprile 2000 a Mosciano Sant’Angelo all’età di 93 anni, riposa insieme alla moglie nel cimitero comunale di Mosciano. #unitiperlapatria



Mosciano. Gennaro Toscani, zio di mia madre Margherita

Gennaro Toscani (9° di 10 figli), fratello di mio nonno materno Andrea. Nasce a Mosciano Sant’Angelo il 4 gennaio 1904, alle ore 04:05, in Contrada “Pozzo di Riccio” (lungo la strada che collega Colle Santa Maria al Convento), da Antonio (Giulianova, 19 gennaio 1864 / Mosciano, 6 ottobre 1950) e Filomena Umili (Mosciano, 27 aprile 1884 / Mosciano, 11 settembre 1927). Sarà il Sindaco di Mosciano (dal 1895 al 1905), Francesco Rossi, a redigere l’atto di nascita alla presenza dei testimoni: il 33enne notaio e avvocato, Giovanni Saliceti e il 29enne benestante, Nicola Pompizii. Il 9 gennaio 1924 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel Distretto Militare di Teramo e il 19 maggio viene chiamato alle armi. Il 21 maggio è inquadrato nel 64° Reggimento Fanteria – Brigata “Cagliari” e il 15 ottobre 1925 viene congedato a Salerno. L’11 agosto 1932 viene richiamato per istruzione militare e congedato il 30 agosto con il 157° Reggimento Fanteria “Liguria”. Si sposa con Costanza Cianella (Mosciano, 1907 / Aberdeen, 2003), dal matrimonio nasceranno 4 figli: Elio Edward (Mosciano, 14 ottobre 1937 / USA, 6 ottobre 1985 – si sposerà con Antonietta De Angelo); Silvana (Mosciano, 6 maggio 1940 / USA, 11 luglio 1998); Ada Matilde (Mosciano, 30 maggio 1942 / vivente); Gianfranco (Mosciano, 6 maggio 1944 / vivente). Nel 1956, anno che coincise con la storica nevicata e l’ondata di gelo che investì l’Italia intera, Gennaro decise di tentare l’avventura americana. Salparono con la nave passeggeri “Independence” il 2 aprile dal porto di Napoli e arrivarono a New York l’11 aprile, costruita dalla “Bethlehem Steel Co.” Di Alameda, nello stato della California, nel 1918. Commissionata dalla “US Shipping Board”, per le rotte: Londra, Rotterdam, Havre, Napoli, New York. Un’intera famiglia abruzzese, con quattro figli al seguito (Elio, 19 anni; Silvana, 16 anni; Ada Matilde, 12 anni; Gianfranco, 10), lasciava la terra natia per una nuova avventura. Gennaro Toscani morirà all’età di 92 anni a Edgewood (Maryland) il 20 giugno 1996, oggi le sue spoglie riposano nel cimitero “Harford Memorial Gardens” di Aberdeen, nella contea di Harford, stato del Maryland, USA. #unitiperlapatria



Giulianova. Ricordato il 1 maggio e il 100° della lapide in Piazza della Libertà

Anche Giulianova ricorda il 1 maggio.
Una cerimonia spartana, senza canti e suoni, non accadeva dalla fine del regime Fascista a Giulianova. Nel giugno del 1944, la città di Giulianova, tornava a vivere dopo la liberazione dall’occupazione tedesca. Dal 1 maggio 1945, ininterrottamente, le organizzazioni sindacali e gli antifascisti giuliesi, avevano appeso sul porticato De Bartolomeis il tradizionale cuscinetto di garofani rossi in ricordo della classe operaia caduta nella 1° Guerra Mondiale.
Questa mattina, nonostante i divieti imposti dal governo, nel rispetto del distanziamento sociale, la manifestazione si è svolta in pochi minuti, il tempo di sistemare l’omaggio floreale.
Anche il Polo Museale Civico di Giulianova, con un post che riportiamo qui sotto, ha ricordato il 100° della posa della stessa lapide. Oggi considerato un altro documento storico della nostra città.
Polo Museale Civico Giulianova
#1maggio con #GiulianovaMuseoDiffuso: la #storia a portata di sguardo. Il 2 maggio di 100 anni fa l’apposizione dell’Epigrafe sul portico De Bartolomei in piazza della Libertà
Riporta lo storico Riccardo Cerulli in “#Giulianova 1860″ (1959):
sera del 29 agosto 1922, “un forte nucleo di fascisti abruzzesi e marchigiani, inquadrato militarmente (…) sbuca dalla via del Sole – oggi via Gramsci – in piazza Vittorio Emanuele II – oggi piazza della Libertà. Obiettivo: una colonna del portico de Bartolomei dove una lapide, fatta murare dalla Lega proletaria degli ex combattenti è dedicata: Ai proletari vittime della guerra borghese.
Il proposito dell’orda non potrebbe apparire più evidente a un gruppo di giovani animosi, reduci di #guerra, militanti nei diversi partiti democratici, che immediatamente accetta la battaglia. Si apre la pagina più bella della #Resistenza antifascista dei giuliesi (…) attraversando la piazza esposta al fuoco serrato ed incrociato (…) si portano fin sotto la lapide, che mai come in questo momento rappresenta il simbolo di una fede pacifista, per la quale è bello morire”. Mutuando la testimonianza diretta di Lidio Ettorre, il Cerulli continua che dopo ben 5 ore di lotta, quando gli #operai e reduci della #PrimaGuerraMondiale si devono ritirare sulla collina retrostante, “la Lapide è fatta bersaglio di rabbiosi colpi di moschetto”. Si apre la strada al regime fascista anche nella nostra città. “Nel dicembre 1922, Giuseppe De Bartolomei è destituito da Sindaco. Contemporaneamente il Consiglio Comunale viene sciolto”. La Festa internazionale dei #Lavoratori, istituita al #primomaggio nel 1890, dal 1924 al 1944 venne anticipata dal Fascismo al 21 aprile in concomitanza con il natale di Roma.
#lavoro #pace #diritti #Repubblica #Costituzione

Città di Giulianova – Cultura, Turismo e Notizie
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo

#Abruzzo #GrandeGuerra

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