Giulianova. La misteriosa morte di Alessandro Giorgini in Germania

Di Walter DE BERARDINIS
La tragica scomparsa di Alessandro Giorgini in Germania (1903/1941)
Grazie alla richiesta e segnalazione dei nipoti,

Alessandro Giorgini

, già Consigliere comunale di Giulianova e

Maciollo Giorgini

, ho cercato di ricostruire la vicenda, avvolta nel mistero, della scomparsa di Alessandro Giorgini in Germania.

Nasce a Giulianova il 31 ottobre 1903, da Serafino e Domenica Ciafardoni (aveva anche un fratello, Alfredo). Il papà, nel 1907, partirà per New York. Il 17 ottobre 1922 viene giudicato idoneo per il servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 9 novembre 1923 viene chiamato alle armi. Il 12 marzo 1924 viene inquadrato nel 15° Reggimento Artiglieria da Campagna e il 6 settembre viene congedato. Il 18 marzo 1925 parte per lavorare in Francia, ma l’anno successivo torna a Giulianova per sposare Splendora Moretti (24 dicembre 1907 / 8 ottobre 1962), la coppia avrà 8 figli: Armando, Fulvio, Italia, Renato, Esterina, Romolo (1933/2015), Sisto e Bruno. Il 19 ottobre 1930, già trasferito con la famiglia a Mosciano, viene chiamato per istruzione. Il 6 marzo 1939 viene richiamato alle armi nel 10° Reggimento Artiglieria di Bologna (poi si trasferiranno sul fronte libico nel 1940), ma subito congedato per problemi di salute. Il 28 luglio viene definitivamente congedato dal distretto militare di Teramo. Con lo scoppio della 2° Guerra Mondiale e l’esigenza di Hitler di richiamare gli uomini in guerra, l’industria e l’agricoltura tedesca chiede al nostro Paese operai e agricoltori per portare avanti la nazione, quindi si apriranno molte opportunità per i lavoratori italiani di emigrare in Germania e Austria. Sicuramente, Alessandro Giorgini, voleva cogliere questa opportunità di guadagnare di più per sfamare la sua numerosa famiglia. Tra il 1939 e il 1940 la situazione è molto confortevole per gli emigranti italiani in Germania: vitto e alloggio assicurato, più i soldi da rimandare in Italia. Ma dalla metà del 1940 la situazione peggiora, soprattutto per gli italiani, perchè non verranno più trattati come “camerati”. Questa triste vicenda italiana, poco conosciuta dal grande pubblico, viene ben descritta nel libro di Cesare Bermani “Al Lavoro nella Germania di Hitler – racconti e memorie dell’emigrazione italiana 1937/1945”. Il 15 marzo 1941 (per altre fonti il 9 giugno 1941) viene ritrovato morto all’età di 37 anni, nella città di Insel (oggi accorpato alla città Stendal) nel land della Sassonia (un’altra fonte cita una città ad oggi inesistente, forse perché fu sbagliata la trascrizione, di nome Ismensel). Alla fine della guerra, il corpo, fu riesumato e riportato a Mosciano dove tutt’ora riposa con la data di morte sbagliata, 1940. Secondo il prof. Sandro Melarangelo, autore del libro “La resistenza a Teramo – documenti e immagini”, citando un fondo dell’Archivio di Stato di Teramo, il nome di Alessandro Giorgini compare tra gli internati italiani (non militari, visto che mancavano altri due anni per l’8 settembre 1943) in un campo di lavoro o di rieducazione (per chi non rispettava le leggi tedesche) in Baviera. Io presumo che, assumendomi le responsabilità del caso, Giorgini sia incappato in un arresto da parte della Gestapo per poi essere processato dai tribunali speciali per insubordinazione, quindi fucilato o impiccato, in altre sentenze si parla di ghigliottina. Non avendo prove certe possiamo anche ipotizzare una malattia o un incidente in fabbrica.
Nella speranza di aver contribuito a ricordare un giuliese dimenticato. #unitiperlapatria



Giulianova. Il 3 novembre commemorazione di 4 Carabinieri giuliesi morti nella 2° Guerra Mondiale

Il Comune di Giulianova commemorerà quattro carabinieri giuliesi periti
nella Seconda Guerra Mondiale

Carabiniere Antonio Scimitarra

Carabiniere Antonio Nazziconi

Carabiniere Ernesto Zenobi

Il Comune di Giulianova, nell’ambito delle Celebrazioni per la Vittoria
della Prima Guerra Mondiale 1915-1918, è lieto di compartecipare
all’organizzazione dell’evento che si terrà domenica 3 novembre, in Sala
Buozzi, per ricordare i quattro carabinieri giuliesi periti durante la
Seconda Guerra Mondiale. Grazie all’impegno del Presidente Associazione
Nazionale Carabinieri Sezione di Giulianova Franco Gizzi e alle indagini
del ricercatore storico dei caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale,
nonché Commissario della delegazione di Teramo dell’Istituto Nazionale per
la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Walter De Beradinis,
l’Amministrazione Comunale, nel concedere l’alto patrocinio all’evento, si
è adoperata per supportare le ricerche storiche, contattando l’ufficio
Onorcaduti del Ministero della Difesa, al fine di conoscere ulteriori
notizie sui quattro carabinieri. Si tratta di Antonio Scimitarra, nato il
10 giugno 1882 e morto il 30 novembre 1943 a Giulianova; Giovanni
Calvarese, nato a Giulianova il 2 giugno 1920, residente a Roseto degli
Abruzzi dal 28 dicembre 1931 e fucilato a Cefalonia il 13-21settembre
1943; Ernesto Zenobi, nato a Canosa di Puglia il 3 gennaio 1908, morto per
malattia in un campo di concentramento tedesco di Gorlitz il 15 novembre
1943, residente a Giulianova dal 26 febbraio 1923; Antonio Nazziconi, nato
a Giulianova il 25 settembre 1916 e morto a Derna il 14 settembre 1941 per
malattia.

Per commemorare i quattro militari, domenica 3 novembre, alle ore 10 in
sala Buozzi, avverrà la scopertura ufficiale di una targa a loro dedicata
e la consegna delle medaglie alla memoria ai famigliari, con la presenza
del Sindaco Jwan Costantini.

“Dovere civile e morale, nostro e di tutti i giuliesi, quello di onorare
questi concittadini periti nel secondo conflitto mondiale – ha dichiarato
il Sindaco Costantini – e siamo felici che finalmente, dopo 74 anni,
ricorderemo questi nostri figli come meritano”.

Il allegato foto dei carabinieri giuliesi caduti nella Seconda Guerra
Mondiale Antonio Nazziconi, Ernesto Zenobi e Antonio Scimitarra (purtroppo
non è stato possibile reperire la foto di Giovanni Calvarese).




Giulianova. Antonio D’Ascenzo, la tragica morte sotto al tram

Antonio D’Ascenzo, quando il destino ti perseguita.
di Walter De Berardinis
Nasce a Giulianova l’11 ottobre 1897, alle ore 11:00, nella casa posta in Via Cupa, al civico 55, dal 38enne Domenico e Maria Di Cesare. Lo stesso giorno sarà l’Assessore Apollo Caravelli a registrare il bambino alla presenza di due testimoni: il 22enne, Luigi Petrini, servente e il 38enne, Giuseppe Di Giuliano, illuminatore.
Il 6 maggio 1916 viene giudicato idoneo al servizio militare dal distretto militare di Teramo e il 21 settembre viene chiamato alle armi. Il 14 ottobre viene destinato al 2° Reggimento Genio zappatori e il 5 gennaio 1917 arriva al fronte. Il 15 marzo entra nel 1° Reggimento Genio – 18° compagnia – zappatori. Il 12 febbraio 1918, mentre approntava una trincea sul Monte Busibollo, a quota 1157 (Alpe del Garda), una grossa pietra gli frattura la mano sinistra. L’8 aprile, per il riacutizzarsi della ferita, viene portato in ospedale per le cure del caso. Il 3 settembre rientra al corpo in prima linea fino alla fine dell’armistizio del 4 novembre. Il 4 dicembre parte dal fronte per rientrare nella sede di pace di Pavia, sempre con il 1° Reggimento Genio. Il 2 febbraio 1920, a Sesto San Giovanni (Milano), mentre si accingeva a rientrare in caserma, veniva investito mortalmente alle ore 17:00, dal tram della linea Monza-Milano nei pressi dell’unico rondò della città. Con un banale ed inspiegabile incidente tramviario, moriva all’età di 22anni, il soldato Antonio D’Ascenzo della 3° Centuria Genio Autonomo. Solo il 14 aprile arrivò la comunicazione della morte al Comune di Giulianova da parte dei colleghi di Sesto San Giovanni a firma del Segretario comunale, Antonio Barlassina e del medico del locale ospedale, Umberto Pesce.
Nonostante la buona volontà dell’amministrazione comunale dell’epoca, avendo trasmesso la scheda censimento di tutti i caduti giuliesi per realizzare l’Albo d’Oro dei militari italiani caduti della Grande Guerra, il Ministero della Guerra ritenne di non pubblicare il suo nominativo tra i caduti. Non comparirà neanche sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. Dobbiamo aspettare il 2015, quando, in occasione del centenario della Grande Guerra a Giulianova, il suo nominativo viene pubblicato e ricordato per la prima volta sulla ristampa del libro “Quando c’era la Guerra” di Francesco Manocchia.
Tre le medaglie alla memoria per il giovane giuliese: guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con tre anni di campagna, 1916, 1917 e 1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918.
Anche con questo piccolo scritto spero di aver ricordato un altro soldato giuliese dimenticato. #unitiperlapatria



Giulianova. Flaviano Zenobli, il fante scudato

Flaviano Zenobli, il fante scudato. Nasce a Giulianova il 7 aprile 1881, alle ore 16:15, nella casa posta in Via Madonna, dal 41enne Sabatino e Maria Grazia Brecciara. Il giorno 11 verrà registrato dal Sindaco, Gaetano de Maulo e dai due testimoni: il 34enne guardia municipale, Girolamo De Benedictis e dal 34enne Enrico Iezzi. Il 3 luglio 1902 viene mandato rivedibile dal distretto militare di Teramo per debole costituzione. Il 23 marzo 1903 viene chiamato alle armi e inquadrato nel 76° Reggimento Fanteria – Brigata Napoli e il 12 settembre 1904 viene congedato nel deposito del Reggimento Genova a Teramo. Il 17 settembre 1905 convola a nozze con Vincenza Casaccia, la coppia avrà in seguito due figli: Splendora e Sabatino. Il 12 agosto 1910 e il 5 agosto 1913, viene richiamato per istruzione. Il 24 ottobre 1915 viene richiamato per lo scoppio della 1° Guerra Mondiale e il 24 novembre giunge all’11° Reggimento Fanteria – Brigata “Casale”.
Il battesimo di “fuoco” arriva con la 4° Battaglia dell’Isonzo (10 novembre – 5 dicembre). A metà novembre, dopo attacchi all’arma bianca, raggiungono quota 184, per le perdite subite la Brigata viene mandata a riposo. All’inizio del 1916, i due reggimenti, si preparano alla 5° Battaglia dell’Isonzo (11 – 15 marzo), purtroppo senza esiti per le avverse condizioni meteo. La 6° battaglia dell’Isonzo (battaglia di Gorizia / 6 – 17 agosto), dove muoiono altri due giuliesi, vengono attaccate le posizioni il “Calvario” e il “Podgora”, con discreti successi; nei giorni successivi la truppa oltrepassa l’Isonzo ed arriva nei pressi di Gorizia. Gli austriaci, in ritirata, si assestano sulle colline circostanti controllando tutto territorio dall’alto. La 7° battaglia dell’Isonzo (dal 14 al 18 settembre) non porterà grosse novità, ma inaugurò la nuova tattica del Generale Cadorna: “le spallate”, utilizzando grosse risorse di uomini e mezzi, fu una carneficina. L’8° battaglia dell’Isonzo (10-12 ottobre) si concluse tragicamente per Flaviano Zenobli. Il 10 ottobre, il comando supremo diede ordine di attaccare le postazioni nemiche, nonostante alcuni successi sul campo, le perdite furono pesanti (oltre 20.000 per l’Italia e il doppio per gli austroungarici), in uno di questi cruenti scontri, moriva all’età di 35anni, il giuliese Zenobli della compagnia “Scudati”, poi sepolto o lasciato sul campo del Veliki Kriback (ora Kribak sul Carso). La sua morte verrà redatta il 5 marzo 1919, nella sede di pace di Forlì, dal Tenente Arturo Acquarone ed inviata a Giulianova il 5 aprile.
Le tre medaglie alla memoria: ricordo dell’Unità d’Italia, Interalleata della Vittoria e campagna di guerra 1915 e 1916, non sono state trascritte sul foglio matricolare probabilmente per una svista. A Giulianova il suo nominativo è scolpito sulla lapide del Duomo di San Flaviano e trascritto nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. #unitiperlapatria
Considerazione
A Flaviano e agli uomini che facevano parte dei plotoni scudati, vere compagnie della morte o uomini votati al suicidio (aprivano i varchi tra i reticolati) , gli alti comandi dovevano dare almeno una medaglia al Valor Militare d’ufficio. Per capire l’atmosfera dell’epoca, consiglio di vedere il film “antimilitarista”, Uomini contro
di Francesco Rosi, Italia-Jugoslavia, 1970.



Giulianova. Riunione in Comune per organizzare le celebrazioni del 101° anniversario della Vittoria 1915-1918 e Giornata delle Forze Armate

Come da tradizione l’Amministrazione Comunale ha indetto per domani,
giovedì 10 ottobre alle ore 18 nella Sala Consigliare del Comune di
Giulianova, una riunione con le associazioni combattentistiche, d’arma e
di volontariato per organizzare le celebrazioni del 101° anniversario

Monumento ai caduti Seconda Guerra Mondiale (cimitero di Giulianova)

Invito 101° ann.

Monumento ai caduti Seconda Guerra Mondiale (cimitero di Giulianova)

della Vittoria 1915-1918 e Giornata delle Forze Armate. La Vice Sindaco
Lidia Albani incontrerà le associazioni per programmare i tre giorni di
manifestazioni che prevedono per sabato 2 novembre l’organizzazione della
Santa Messa, con deposizione delle corone ai caduti al cimitero di
Giulianova; per domenica 3 novembre, invece, è in programma un evento
istituito dall’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Giulianova e
dall’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore al Pantheon mentre, per
lunedì 4 novembre, giorno conclusivo delle celebrazioni, si sta procedendo
con l’organizzazione della tradizionale sfilata in città delle
associazioni d’Arma e combattentistiche, insieme ad autorità e
partecipanti e deposizione delle corone al Monumento ai caduti.

In allegato foto del monumento ai caduti della Seconda Guerra Mondiale al
cimitero di Giulianova




USA. Benny Manocchia: continuate a ricordare chi è morto per la nostra Patria

Gent.le Direttore,

Sempre piu’ assistiamo alla assoluta assenza, da parte della stampa e  di enti governativi, alle cerimonie  che ricordano (o dovrebbero ricordare) i caduti in guerra. Gente dimenticata. Eppure fanno parte di un mondo che molti italiani conoscono o hanno conosciuto. Una societa’ che pensa soltanto a se stessa. I morti sono morti,in  guerra o anche come civili che hanno fatto parte della nostra patria. Ormai ci sono problemi che soprassiedono i tristi,amari ricordi. Il lavoro che non c’e’,i figli agli studi che non studiano, addirittura i “dolori” per via della squadra che non vince…Che miseria! Percio’ mi inchino al caro amico Walter De Berardinis, direttore di questo giornale. Lui non dimentica. Mai.Forse un esempio unico a Giulianova.

Benny Manocchia

figlio del giornalista giuliese Francesco Manocchia, una vittima civile di Guerra e reduce della Grande Guerra.

Francesco Manocchia, riproduzione di Walter De Berardinis
Francesco Manocchia, riproduzione di Walter De Berardinis

Francesco Manocchia

Francesco Manocchia




SAVONA                                          CONCORSO             “La vetrina più bella”    22.mo Raduno Alpino1ˆ Raggruppamento Liguria, Piemonte,  Valle D’Aosta, Francia

 

 

Il Progetto Alpini in Bianco e Nero”,colorati da “cimarò”, nasce dalla collaborazione di ANFE Pescara con ANFE Savona, allo scopo di far conoscere due realtà italiane, diverse, ma entrambe unite dall’amore per la tradizione italiana e la propria Patria.

Dal 30 settembre al 6 ottobre verranno esposte in vetrina al Café Boselli di Savona,  foto, testi canzoni e Storia degli Alpini, per partecipare al concorso “La vetrina più bella”, organizzato dall’ÁNA in occasione del 22 raduno del i raggruppamento.

Alpini durante la prima guerra mondiale. Foto Archivio

Abbiamo pensato di rendere omaggio agli Alpini scegliendo le foto che sono state esposte nel capoluogo abruzzese, presso il Parco del Castello a L’Aquila, in occasione dell’adunata del 2015, ed altre foto presenti su siti Web.

La Mostra fotografica dal titolo “Gli Alpini… ci sono sempre!” fu organizzata a L’Aquila  dall’Associazione Nazionale Alpini e dalle Truppe Alpine dell’Esercito.

Le immagini di archivio ANA, sono state scelte tra le più significative, che testimoniano da sempre l’impegno delle “Penne nere” sia in Italia che all’estero.

Questi scatti sono stati ”rubati” agli Alpini mentre prestano il loro aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali: Vajont, Irpinia, Friuli , Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Afghanistan e Africa.

 

Abbiamo completato la miniMostra anche con immagini della I e II Guerra mondiale caratterizzanti l’impegno degli Alpini ed alcune foto di figure storiche importanti che, in qualità di patrioti, ne amavano gli ideali e lo spirito : D’Annunzio, Garibaldi e Verdi, tanto che quest’ultimo  utilizzò il copricapo degli Alpini nella sua  famosissima Opera “Ërnani”.

 

Si ringraziano: lo Scrittore Gianfranco Giustizieri, i Giornalisti Domenico Logozzo, Goffredo Palmerini (Presidente ANFE Abruzzo), l’Archivio del Vittoriale, l’Artista Graziano Martini e tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita del progetto.

 

 

 

 

 

Comitato ANFE Savona

Presidente Luigi Pastorino

 

 

ANFE Pescara

Presidente Cinzia Rossi

 

 




Civitella del Tronto. 2° Convegno “Montagne e Briganti”e presentazione libro di Roberto Carlini “Civitella del Tronto.1806-1810. I briganti e il massacro dei legionari hannoveresi”, edito da Artemia Nova Editrice

Alle ore 17,30 di giovedì 26 settembre 2019, presso l’Hotel Ristorante Fortezza di Civitella del Tronto, si terrà il secondo Convegno “Montagne e Briganti”.

Durante l’incontro, verrà presentato il libro di Roberto Carlini “Civitella del Tronto.1806-1810. I briganti e il massacro dei legionari hannoveresi”, edito da Artemia Nova Editrice per la collana “Storie di misfatti, briganti ed evasioni”.

L’Autore, basandosi su inediti documenti d’archivio, ricostruisce un episodio avvenuto nel 1806, durante l’assedio del Forte di Civitella del Tronto.

In quei tempi difficili e travagliati, fatti di battaglie, brigantaggio, fame e paura, gli uomini della banda del famoso brigante Sciabolone tesero un agguato a cinque componenti di un particolare corpo militare della Grande Armée: i Cacciatori a cavallo della Legione Hannoverese. Erano, questi soldati francesi, due uomini, un ragazzo e due donne.

I briganti, preparata una trappola mortale, assalirono, uccisero e derubarono i cinque hannoveresi nel folto della Selva di Santa Croce, lasciandoli poi nudi e insepolti, in pasto alle fiere.

Nel libro,viene descritto come operava la Legione Hannoverese, perché ne facevano parte anche donne e ragazzi, come, da chi e perché venne preparato l’agguato, come avvenne il massacro, come vennero scoperti, processati e condannati gli autori.

Inoltre, nel libro, viene riportata un raro e inedito disegno del 1807, fatto preparare dagli inquirenti, che raffigura la scena del crimine.

Al convegno, oltre all’Autore, saranno presenti il Sindaco di Civitella del Tronto, avvocato Cristina Di Pietro, il Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, avvocato Tommaso Navarra, la dottoressa Paola Di Felice, Presidente della sezione di Teramo di Italia Nostra, il professore Elso Simone Serpentini e il dottor Domenico Di Felice come moderatore.

 




GABRIELE D’ANNUNZIO: IL POETA-SOLDATO E I SUOI PASTORI (A 100 ANNI DALL’IMPRESA DI FIUME)

Gabriele-DAnnunzio-2

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.

Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare :

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

 

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d’acqua natìa

rimanga ne’ cuori esuli a conforto

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d’avellano.

 

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente

su le vestigia degli antichi padri.

O voce di colui che primamente

conosce il tremolar della marina!

 

Ora lungh’esso il litoral cammina

la greggia. Senza mutamento è l’aria.

Il sole imbionda sì la viva lana

che quasi dalla sabbia non divaria.

 

Isciacquìo, calpestìo, dolci rumori.

Ah perché non son io co’ miei pastori ? ’’

 

Quelli sopra riportati sono i versi di una celebre poesia che Gabriele D’Annunzio ( Pescara 1863 – Gardone Riviera 1938 ) scrisse nel 1903, conosciuta con il titolo “ I pastori “ . Il titolo autentico della lirica è

“Rimembranze’’, ed effettivamente ci fa tornare alla mente un Abruzzo ancestrale. Trasuda da questi versi, appresi da bambini sui banchi di scuola, l’atmosfera di quel mondo che i racconti dei nostri nonni ci ha tramandato, quando, nel mese appena entrato, i loro padri partivano con le greggi verso la Puglia, camminando per giorni lungo “ il tratturo antico “.

Odori, sapori, voci e rumori settembrini sembrano sprigionarsi da ogni parola. Una malinconia infinitamente dolce sgorga dalla penna del poeta, che quasi accarezza da lontano la sua terra madre.

Sembra di vedere la scena, a San Pietro della Jenca, a Chiarino, a Campo Imperatore, o nelle montagne della Maiella, in quei luoghi dell’anima che la memoria ha custodito. Nell’aria frizzante del mattino, ecco i pastori con il cappello, il mantello, anzi “la mantella’’ , il tascapane rifornito dalle donne di casa a tracolla, e le fanciulle in fiore che salutano il papà che si accinge a partire con il bastone per compagno; mentre i cani abbaiano a lungo prima di correre in aiuto al padrone.

E, finalmente, ecco il fiume di lana che inizia a scorrere, tra il belato delle pecore e i fischi ritmati dei pastori.

La transumanza: vera epopea ! Meriterebbe che ci si scrivesse un romanzo. Chissà…

Gabriele D’Annunzio, illustre conterraneo d’Abruzzo, è senza dubbio un grande poeta. Lo riconosce anche Benedetto Croce, che pure non lo ama. In un saggio a lui dedicato in uno dei primi numeri di “La Critica”, agli inizi del secolo scorso, così si esprime : “Il poeta c’è, a volte manca l’uomo’’.

Si possono disapprovare certe sue scelte, tanto nella vita privata quanto nella vita pubblica, ma non si può non riconoscere che la poesia è l’essenza stessa della sua vita, che cercò di costruire sul modello di un’opera d’arte.

Originale modello di “dandy’’italiano, anela ad incarnare ciò che Oscar Wilde scriveva di sé: «Feci dell’arte una filosofia, e della filosofia un’arte». E’ sempre opportuno tener separate arte, politica e morale quando si giudica un’artista del calibro di D’Annunzio, se non si vuol correre il rischio di rendere un cattivo servigio all’arte, alla politica e, in ultima analisi, alla morale stessa.

Gabriele D’Annunzio è poeta sempre, non solo quando compone versi, ma anche quando parla, quando passeggia, quando corrisponde con un amico, quando scrive ad una donna, quando scava nel significato delle parole per cavarne suoni nuovi. La poesia, che affonda le sue radici in quella  regione  misteriosa dello spirito dove la parola si fonde con l’essenza stessa delle cose, è per lui una religione di cui si sente sacerdote. Ad Andrea Sperelli, il protagonista del suo primo romanzo, “Il piacere’’, mette in bocca queste parole, attinte da una sua precedente lirica:

« O poeta, divina è la parola;

nella pura Bellezza

il ciel ripose ogni letizia;

e il verso è tutto ».

Al grande pescarese va, non ultimo, il merito di aver rinnovato, insieme a Giovanni Pascoli, il linguaggio stesso della poesia italiana.

Poeta sempre, si diceva, in pace e in guerra, nel beffardo volo su Vienna e al comando dell’impresa fiumana : poeta della patria.

Ci si potrebbe azzardare a dire, se la cosa non suonasse un po’ cinica, che per lui andare in guerra è un modo per fare poesia con altri mezzi: il poeta-soldato è un poeta che veste i panni del soldato. C’è un episodio poco noto della sua avventura militare, quando, imbattendosi al fronte in un soldato del quale riconobbe l’accento abruzzese, ebbe con lui il seguente colloquio (che riferisco così come ricordo), in dialetto, in quella lingua che sa andare diritta alle cose, senza tanti giri di parole :

Ma si abbruzzés tu ? (Sei abruzzese tu?)

– Scì, e tu chi sì ? (Sì, e tu chi sei?)

– So’ Gabriele D’Annunzio (Sono Gabriele D’Annunzio)

– Ah…si D’Annùnzie, e che stì ffà ècch ? (Ah…sei D’annunzio, e cosa stai    facendo qui?

– Quéll che stì ffà tu…(Quello che stai facendo tu…)

– Stàtt accòrt, ka ècch s’ mòr…(Stai attento, che qui si muore)

– Statt accort pur tu…(Stai attento pure tu…)

– Eh…ma s’ mòr ji n’ succéd nnént, ma s’ t’ mor tu, chi gl’arfà ùn’ cumm’a ti ? (Se muoio io non succede niente, ma se muori tu, chi lo rifa uno come te ?).

Stupendo! Si stenta a capire chi tra i due è il vero poeta in questo inedito dialogo, se il Vate già celebre o l’oscuro fante incolto ma perfettamente in grado di cogliere il valore dell’arte.

E che dire di quest’altro scambio di parole, questa volta in perfetta lingua letteraria, che giusto un secolo fa si svolse tra il poeta-soldato e un ufficiale italiano che comandava la truppa incaricata di bloccare al confine l’esercito “ribelle” che avanzava verso Fiume?

– Chi va la! Di qui non si passa!- , grida l’ufficiale. Si fa allora avanti il comandante-poeta e grida a nome di tutti i suoi uomini:

– Siamo italiani anche noi! Ecco i nostri petti: viva l’Italia!

Un fremito di sacro patriottismo percorre tutti i cuori, dall’una parte all’altra; le armi si abbassano, e ai dannunziani si schiude la strada per Fiume. Fanno il loro ingresso nella città tra un tripudio di bandiere tricolori. La popolazione, quasi tutta italiana, presto riversatasi nelle strade e nelle piazze, quasi fuori di sé per la gioia, abbraccia i soldati e inneggia al poeta che li guida. In quei memorabili momenti non c’è traccia di politica, c’è solo poesia allo stato puro: Fiume anela a ricongiungersi alla madre-patria, cosa che avverrà qualche anno dopo.

Gabriele D’Annunzio, a poco più di ottant’anni dalla morte e a un secolo dall’impresa di Fiume: un gigante della letteratura italiana nato e cresciuto sotto il cielo del nostro magico Abruzzo.

 

 

 

 




Inaugurata la mostra “Memoria Viva” 1939 – 1945 Cassino. La

“Memoria Viva” 1939 – 1945 Cassino.

La storia prende vita con la realtà aumentata e coinvolge anche i bambini

Un modo innovativo e interattivo per raccontare gli eventi del passato, attraverso tecnologie innovative, personaggi virtuali che prendono vita e ricostruzioni di foto in 3D. Previsto un percorso con cartoon, dedicato ai più piccini

 

È stata inaugurata oggi “Memoria Viva” 1939 – 1945 Cassino, la mostra che propone un nuovo modo di raccontare la storia e i fatti della Seconda Guerra Mondiale, più coinvolgente e immediato. L’esposizione è stata realizzata utilizzando tecnologie innovative, allestita presso il Museo Historiale di Cassino, e organizzata da DBG Management & Consulting.

Hanno preso parte alla cerimonia di inaugurazione: Barbara Molinario, Amministratore di DBG Management & Consulting, Giovanna Pugliese, responsabile dei Progetti Speciali della Regione Lazio, Enzo Salera, Sindaco di Cassino, Danilo Grossi, Assessore alla Cultura Cassino, Gaetano De Angelis Curtis, Presidente dell’Associazione Culturale CDSD – Centro Documentazione Studi Cassinati ONLUS, e Michele Merola, Vicepresidente Gruppo Giovani Unindustria Frosinone. È, inoltre, intervenuto lo storico dell’arte Professor Vittorio Maria De Bonis, citando aneddoti e fatti di quei terribili anni.

La mostra ha aperto ufficialmente al pubblico proprio nell’anniversario del bombardamento del 10 settembre 1943, che distrusse gran parte della città di Cassino. Esposte oltre 400 vecchie fotografie, selezionate dal CDSD tra oltre 2.000 scatti, e catalogate per anno e luogo, restaurate per l’occasione in formato digitale 3D.

A raccontare i fatti del passato saranno sette personaggi chiave di quel periodo, che prendono voce se inquadrati con il tablet grazie ad un software specifico, per raccontare i fatti dell’epoca. Questi personaggi, uno per ogni anno oggetto della mostra, dal 1939 al 1945, sono disposti su sette pannelli, ciascuno con uno schermo interattivo, che ripropone immagini d’epoca restaurate in 3D, stralci di vecchi quotidiani e una linea temporale con i fatti salienti dell’anno.

È stata realizzata anche una postazione touch screen pensata appositamente per i più piccoli, dove potranno imparare divertendosi, con personaggi cartoon che racconteranno la storia con un linguaggio più leggero.

L’evento, cofinanziato dall’Unione Europea, rientra nell’ambito del bando “Atelier, Arte, Bellezza e Cultura“, una misura del Por-Fesr Lazio 2014-2020 che promuove, la valorizzazione culturale di cinque luoghi storici del Lazio. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 18 ottobre. In seguito, tutto il materiale resterà disponibile gratuitamente online.

Museo Historiale, Via San Marco, 23, Cassino.